mercoledì 12 gennaio 2022

Una considerazione dei nostri peccati, per i quali la nostra coscienza ci brucia di più e per i quali abbiamo perso tutte queste benedizioni.

 


Meditazioni e preghiere di Sant'Anselmo.

[§ 7.] VII. Una considerazione dei nostri peccati, per i quali la nostra coscienza ci brucia di più 16 e per i quali abbiamo perso tutte queste benedizioni. Ma mentre tu consideri a quali e quante benedizioni sei stato anticipato dalla Sua grazia, rifletti anche a quali e quante grandi benedizioni a cui hai rinunciato per tua colpa, e in quali mali sei caduto, oberato da un carico di peccati. Rifletti con sospiri sui mali che hai commesso sconsideratamente; Rifletti con gemiti e lacrime sulle benedizioni che per quegli stessi mali hai miseramente perso. Perché quale bene non ti ha profuso il tuo generoso Creatore nella sua bontà? 

E quale male non gli hai pagato come ricompensa, crescendo nell'esecrabile empietà? Tu hai gettato via il bene e meritato il male; anzi, hai fatto naufragare il bene e hai scelto liberamente il male; e, la grazia del tuo Creatore è stata così persa, o piuttosto gettata via, tu sei miseramente incorso nella sua ira. Non hai alcuna risorsa per dimostrarti innocente quando una folla di mali fatti da te ti circonda come un esercito innumerevole, che qui ti confronta con le tue azioni empie, là, schierando un'innumerevole schiera di parole inutili e, ciò che è più da condannare, dannose; e là, ancora, parando un'altra volta un'innumerevole schiera di parole dannose e là ancora sfilando un'infinita schiera di pensieri malvagi. Questi, 17 sono il prezzo per il quale hai rinunciato a benedizioni inestimabili; per questi hai perso la grazia del tuo Creatore. Evocali e affliggiti per loro; e rinuncia ad esse; e condannale; condannale e cambia la tua vita a un corso migliore. Lotta con te stesso nel tuo cuore, per evitare che anche per un momento di dare il tuo consenso a qualsiasi tipo di vanità, sia nel cuore, sia nella lingua, sia, peggio di tutto, nelle azioni. Che ci sia una lotta quotidiana, anzi incessante, nel tuo cuore, affinché tu non mantenga qualsiasi tipo di alleanza con i tuoi difetti. Esamina sempre e incessantemente te stesso con severità; scruta nelle tue profondità segrete; e, qualunque cosa tu trovi di sbagliato in te, con un vigoroso rimprovero colpiscila, stendilo a terra, ammaccalo, schiaccialo, gettalo via da te e annientalo. Non risparmiarti, non lusingarti ma alla luce del mattino, cioè in vista dell'ultima sentenza che, come il raggio del mattino, irrompe su di te, si sta rompendo sulla notte di questa vita presente - uccidi tutti i peccatori della terra - cioè i peccati e le delusioni della tua vita terrena - e distruggi così fuori dalla città di Dio che dovresti costruire a Lui in te stesso tutti coloro che operano l'iniquità, cioè tutte le suggestioni diaboliche, tutte le delizie odiose a Dio, tutti i consensi mortali, 18 tutti gli atti ripugnanti. Da tutte queste cose tu, come città di Dio, devi essere completamente purificato, affinché il tuo Creatore possa trovare, possedere e mantenere in te una dimora a Lui gradita.

Non essere di quelli la cui ostinazione sembra essere il lamento di Dio stesso quando dice: "Non c'è nessuno che consideri nel suo cuore e dica: "Che cosa ho fatto? (Is. lvii. 1) Se devono essere gettati via che hanno rifiutato di arrossire e di accusare se stessi per i peccati che hanno commesso, puoi tu trascurare di accusare, di giudicare e di castigare te stesso con severa disciplina? Ripassa, dunque, riflettendo attentamente sulle innumerevoli benedizioni con cui il tuo Creatore ti ha nobilitato, senza che intervengano meriti tuoi, e richiama alla mente i tuoi innumerevoli mali, la tua unica risposta, quanto malvagio e quanto immeritato, per tutti questi suoi benefici, e grida nelle doglie di un grande dolore: "Che cosa ho fatto? Ho provocato il mio Dio, ho sfidato l'ira del mio Creatore gli ho restituito innumerevoli mali per innumerevoli beni. Che cosa ho fatto? 

E parlando così, strappa, strappa il tuo cuore, emetti sospiri, piangi fiumi di lacrime. Poiché se tu non piangi qui, quando piangerai?

E se il Volto distolto di Dio non ti eccita alla contrizione - un Volto distolto dai 19 tuoi peccati - almeno lascia che le pene intollerabili dell'inferno, che quei peccati hanno provocato, spezzino il tuo duro cuore.

Ritorna dunque, anima peccatrice, ritorna in te stessa. Tira fuori il tuo piede dall'inferno; così potrai sfuggire ai mali che ti sono dovuti e recuperare i beni perduti di cui sei così giustamente perché se torni con piacere ai tuoi mali, allora tutti i beni che ti sono stati dati da Lui sono persi e gettati via.

Ti conviene, quindi, tenere sempre d'occhio e soprattutto quelli di cui la tua coscienza ti accusa più aspramente, affinché Egli possa distogliere da essi il Suo occhio d'ira. Perché se tu allontani i tuoi peccati con la dovuta intenzione di soddisfarli, Egli allontana il Suo sguardo di punizione. Se tu dimentichi, Egli si ricorda.


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