LIBRO DELLE LAMENTAZIONI
COMMENTO TEOLOGICO DEL TESTO
PRIMA LAMENTAZIONE
Alef 1 Come sta solitaria la città un tempo ricca di popolo! È divenuta come una vedova, la grande fra le nazioni; la signora tra le province è sottoposta a lavori forzati.
Gerusalemme è un ammasso di macerie. Il tempio è distrutto. Le case sono abbattute. Le mura divelte. Nulla è rimasto intatto. È la desolazione.
Il profeta, voce di Dio, intona un lamento su di essa, priva di ogni vita. Come sta solitaria la città un tempo ricca di popolo!
È divenuta come una vedova, la grande fra le nazioni. La signora fra le province è sottoposta a lavori forzati. È un vero capovolgimento.
Dalla somma bellezza alla più grande desolazione. Dall’abbondanza di vita alla sua scomparsa. Da un giardino di Dio ad un deserto.
È tuttavia sia la somma bellezza e la pienezza di vita che la devastazione e la mancanza di ogni segno di vita sono tutte e due le cose un frutto.
Sono un frutto allo stesso modo del giorno e della notte. Il sole si alza, la terra viene illuminata e riscaldata. Il sole tramonta, viene il buio e il freddo.
Il profeta sta descrivendo un frutto visibile dinanzi agli occhi di tutti. Ancora però non rivela l’albero che lo ha prodotto. Ora la sua attenzione è sui frutti.
Questi frutti sono amari. Sono frutti di desolazione, morte, rovina, strage, distruzione, devastazione, spada, fame, esilio, deportazione.
Bet 2 Piange amaramente nella notte, le sue lacrime sulle sue guance. Nessuno la consola, fra tutti i suoi amanti. Tutti i suoi amici l’hanno tradita, le sono divenuti nemici.
Ecco cosa vede ancora il profeta: Gerusalemme che piange amaramente nella notte. Vede le sue lacrime sulle sue guance. Sono lacrime pensati.
Gerusalemme piange ma nessuno la consola, fra tutti i suoi amanti. Tutti i suoi amici l’hanno tradita, le sono divenuti nemici.
Gli amanti di Gerusalemme sono gli idoli. Essi sono nullità. Non possono aiutare. Mai aiuteranno. Essi non hanno alcuna facoltà di consolare.
I suoi amici sono i popoli nei quali essa ha cercato aiuto. Anche costoro nulla hanno potuto fare per essa. Non era in loro potere fare qualcosa.
È verità eterna: cose e persone nulla mai potranno fare quando l’albero produce frutti di morte. È l’albero che produce i frutti. Non sono eventi o circostanze.
Nessuno ha potere sulla natura dell’albero. Agli uomini non è dato questo potere. L’albero produce i frutti e l’albero è costretto a nutrirsi di essi.
Questa verità eterna si applica ad ogni albero. Gusterai i frutti che produci. Mangerai ciò che partorisci. Ti nutrirai dell’opera delle tue mani.
Solo Dio può cambiare la natura dell’albero. Cambiando la natura, cambiano anche i frutti. Ma Gerusalemme ha deciso di non ascoltare il suo Dio.
Essa ha pensato di essere albero cattivo e di produrre frutti buoni. Ora il suo lamento attesta che i frutti sono stati oltremodo cattivi.
Di questi frutti ora si deve nutrire. Essi devono essere il suo pasto, finché non si deciderà che per produrre frutti buoni è la sua natura che deve cambiare.
Questa legge vale per ogni uomo, ogni città, ogni popolo, ogni nazione. Tutti produrranno secondo la loro natura e nessuno potrà aiutare.
I frutti vanno mangiati tutti. Nessuno andrà perduto. Gerusalemme si sta saziando di tutti i suoi frutti di morte. Sono stati prodotti e vanno consumati.
MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI
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