sabato 29 gennaio 2022

I frutti vanno mangiati tutti. Nessuno andrà perduto. Gerusalemme si sta saziando di tutti i suoi frutti di morte. Sono stati prodotti e vanno consumati.

 


LIBRO DELLE LAMENTAZIONI 


COMMENTO TEOLOGICO DEL TESTO 

 

PRIMA LAMENTAZIONE

Alef  1 Come sta solitaria la città un tempo ricca di popolo! È divenuta come una vedova, la grande fra le nazioni; la signora tra le province è sottoposta a lavori forzati. 

Gerusalemme è un ammasso di macerie. Il tempio è distrutto. Le case sono abbattute. Le mura divelte. Nulla è rimasto intatto. È la desolazione. 

Il profeta, voce di Dio, intona un lamento su di essa, priva di ogni vita. Come sta solitaria la città un tempo ricca di popolo! 

È divenuta come una vedova, la grande fra le nazioni. La signora fra le province è sottoposta a lavori forzati. È un vero capovolgimento. 

Dalla somma bellezza alla più grande desolazione. Dall’abbondanza di vita alla sua scomparsa. Da un giardino di Dio ad un deserto. 

È tuttavia sia la somma bellezza e la pienezza di vita che la devastazione e la mancanza di ogni segno di vita sono tutte e due le cose un frutto. 

Sono un frutto allo stesso modo del giorno e della notte. Il sole si alza, la terra viene illuminata e riscaldata. Il sole tramonta, viene il buio e il freddo.  

Il profeta sta descrivendo un frutto visibile dinanzi agli occhi di tutti. Ancora però non rivela l’albero che lo ha prodotto. Ora la sua attenzione è sui frutti. 

Questi frutti sono amari. Sono frutti di desolazione, morte, rovina, strage, distruzione, devastazione, spada, fame, esilio, deportazione. 

Bet 2 Piange amaramente nella notte, le sue lacrime sulle sue guance. Nessuno la consola, fra tutti i suoi amanti. Tutti i suoi amici l’hanno tradita, le sono divenuti nemici. 

Ecco cosa vede ancora il profeta: Gerusalemme che piange amaramente nella notte. Vede le sue lacrime sulle sue guance. Sono lacrime pensati. 

Gerusalemme piange ma nessuno la consola, fra tutti i suoi amanti. Tutti i suoi amici l’hanno tradita, le sono divenuti nemici. 

Gli amanti di Gerusalemme sono gli idoli. Essi sono nullità. Non possono aiutare. Mai aiuteranno. Essi non hanno alcuna facoltà di consolare.  

I suoi amici sono i popoli nei quali essa ha cercato aiuto. Anche costoro nulla hanno potuto fare per essa. Non era in loro potere fare qualcosa. 

È verità eterna: cose e persone nulla mai potranno fare quando l’albero produce frutti di morte. È l’albero che produce i frutti. Non sono eventi o circostanze. 

Nessuno ha potere sulla natura dell’albero. Agli uomini non è dato questo potere. L’albero produce i frutti e l’albero è costretto a nutrirsi di essi. 

Questa verità eterna si applica ad ogni albero. Gusterai i frutti che produci.  Mangerai ciò che partorisci. Ti nutrirai dell’opera delle tue mani. 

Solo Dio può cambiare la natura dell’albero. Cambiando la natura, cambiano anche i frutti. Ma Gerusalemme ha deciso di non ascoltare il suo Dio. 

Essa ha pensato di essere albero cattivo e di produrre frutti buoni. Ora il suo lamento attesta che i frutti sono stati oltremodo cattivi. 

Di questi frutti ora si deve nutrire. Essi devono essere il suo pasto, finché non si deciderà che per produrre frutti buoni è la sua natura che deve cambiare.  

Questa legge vale per ogni uomo, ogni città, ogni popolo, ogni nazione. Tutti produrranno secondo la loro natura e nessuno potrà aiutare. 

I frutti vanno mangiati tutti. Nessuno andrà perduto. Gerusalemme si sta saziando di tutti i suoi frutti di morte. Sono stati prodotti e vanno consumati.

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI

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