domenica 7 luglio 2019

I NOSTRI MORTI



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IL CULTO DEI MORTI NELLA RIVELAZIONE DIVINA

Una fruttuosa e cristiana visita al camposanto deve tener presente l'insegnamento della sacra Scrittura, rettamente inteso. Il comando di Dio al suo popolo, più volte ribadito, era perentorio: Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo, né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto terra (Es. 20,4). Fedele a un rigoroso «monoteismo», il popolo ebreo escluse ogni forma di culto che non avesse per oggetto l'unico vero Dio: quindi anche il culto dei morti.
  La sacra Scrittura, fin dall'origine, ricorda il dovere della sepoltura per qualsiasi defunto: parente, nemico, pellegrino o forestiero che fosse. Vi si legge che lo stesso patriarca Abramo comperò un pezzo di terra in Ebron per la sepoltura della moglie, della propria e di quella dei suoi discendenti: Isacco e Giacobbe (Gn. 23,3ss.). Il libro del Siracide sottolinea l'obbligo della sepoltura con queste parole: Figlio, versa lacrime sul morto ..., poi seppelliscine il corpo secondo il suo rito e non trascurare la sua tomba (Sir. 38,16). Il dovere della sepoltura era così radicato nel popolo ebreo, che il pio Tobia interruppe il pranzo quando seppe che il corpo di un uomo strangolato giaceva insepolto sulla pubblica piazza. Andò a prelevarlo e lo portò sul suo letto per seppellirlo al tramonto del sole. L'arcangelo Raffaele ebbe a lodare la pietosa opera di Tobia (Tb. 12,13), come il re David, qualche secolo prima, aveva lodato coloro che avevano dato sepoltura al re Saul, sebbene fosse stato il suo persecutore (2 Sam. 2,5). Per queste ragioni la Chiesa considera la sepoltura dei morti una delle «opere di misericordia corporali».
  Dai testi dell'Antico Testamento che abbiamo ora ricordato, si deve dedurre un importante insegnamento: la formula «culto dei morti» si presenta come ambigua e anche pericolosa. Pericolosa lo era specialmente per il popolo ebreo, costretto a vivere fra popoli politeisti e pagani, che spesso deificavano i loro morti, specie se «eroi», attribuendo loro un culto divino, con sacrifici e cerimonie corrispondenti. Da qui ebbero origine notevoli deviazioni di carattere religioso e cultuale, come dimostra la storia delle religioni. Dio, quindi, opportunamente, dissuase il suo popolo da ogni pratica cultuale verso i defunti, allo scopo di preservarlo da simili deviazioni e, nello stesso tempo, preservare la purezza del culto dovuto al solo e vero Dio.

Del Padre francescano Pasquale Lorenzin

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