mercoledì 31 luglio 2019

LE SETTE ARMI SPIRITUALI



La terza diabolica apparizione 

Dopo qualche tempo, nel vedere che non l'aveva del tutto gettata a terra, il nemico le apparve nuovamente nelle forme della Vergine Maria con Gesù bambino in braccio e la rimproverò così: - Tu non hai voluto ripudiare l'amore vizioso, perciò non ti darò l'amore virtuoso, cioè quello del mio Figliolo. - e, detto questo, disparve con espressione turbata.  

Si può ben comprendere in quale stato di indicibile amarezza essa rimase, convinta di avere veramente visto la Madre di Cristo e di essere in colpa verso di Lei e il suo Figlio; e si pensi in quanta mortale miseria e tristezza si ritrovò nei giorni che seguirono l'apparizione che, a malapena, sopportava sé stessa tanto che, più volte, fu sul punto di cedere alla disperazione; se non avesse saputo che il peccato più grave è la disperazione; ma la divina bontà la sostenne, lasciandole il dono della buona volontà e il vivo desiderio di non fare nulla contro il volere divino.  

Allora il maligno parve ricevere da Dio la libertà di accrescere la sua rabbia. 
Poiché non riusciva a dannarla con gli inganni, cercò di affliggerla con altri mezzi e colpi il bene comune a tutte le sorelle e l'onore del monastero, che lei amava sinceramente; una notte, mentre le altre sorelle dormivano, essa lo udì girare intorno alle mura del monastero urlando rabbiosamente con spaventosa e terribile voce e, se Dio gli negò la libertà di abbatterlo, come invece poté fare con la casa del beato Giobbe, tuttavia intrigò tanto che, in poco tempo, rimase vuoto delle sorelle e delle cose.  

Ferma nei suoi propositi, essa non acconsentì di abbandonarlo senza la certezza del ritorno in migliori condizioni e, con questa promessa, anche se con grandissimo dolore, dopo le altre uscì anch'essa, ma volle essere accompagnata in un luogo dove non fosse stato possibile vedere e parlare con alcuno.  

Come piacque alla divina Provvidenza, con cinque sorelle, già sue compagne, tornò poi al monastero e lo rimise in ordine; ma passò alquanto tempo prima che riuscissero a chiudersi in clausura, perché molte persone desideravano visitarlo.  

Il nemico approfittò della situazione per tentare ancora di nuocere e istigò alcune persone, altolocate secondo il mondo, a proporle con insistenza di trasferirsi nella loro casa, come compagna di una loro figliola ammalata, e credevano di rassicurarla nel dire che, se fosse stato necessario trovare licenza dal Papa o da qualunque altro superiore, non dubitasse e, così, per il necessario alla salute dell'anima e del corpo, che sarebbe stata servita meglio di quanto avesse saputo domandare. Ma essa non acconsentì, forte e costante nel proposito di chiudersi in clausura sotto la regola di Santa Chiara. E così avvenne.  

Ma il nemico non si disarmò e tentò di distruggere nuovamente l'edificio rinnovato; così lei, temendo fortemente, ricorse all'arma della orazione e invocò dal Cielo il divino aiuto, con tutto il suo affetto. Narrare ogni cosa, sarebbe troppo, basti sapere che, prima di essere pienamente esaudita, sostenne ancora molti e diversi tormenti e con lei anche le sue compagne; ma infine, come è scritto, così avvenne: «Nel giorno della sofferenza ti hanno invocato e Tu, dal Cielo, li hai esauditi».  

L'edificio finora è prosperato di bene in meglio, il nemico ha perduto la battaglia ed è rimasto confuso, a lode del Signore Iddio che non abbandona coloro che sperano in Lui, anche se, a volte, permette che vengano colpiti da molti e grandi mali, per metterli alla prova e farli degni di maggiore gloria.  

La infernale penuria, durata circa cinque anni, è passata e Dio, apertamente, le ha rivelato che le apparizioni furono permesse al diavolo per farla giungere a una grande conoscenza di sé. Essa è rimasta tanto illuminata dalla vera divina visitazione e nella conoscenza della propria impotenza, che se tutte le anime beate le giurassero il contrario, non lo crederebbe. Se è stata nuovamente consolata, è rimasta però in grande salutare timore, che al cospetto della divina Maestà, vede sé stessa come assoluta, incomprensibile e spregevole nullità.  

Santa Caterina da Bologna

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