mercoledì 9 giugno 2021

LA PIA PRATICA DELLA GRANDE PROMESSA TUTTI IN PARADISO

 


ALCUNI ESEMPI 

Perché crediamo nella presenza reale del Corpo e del Sangue di Nostro Signore Gesù Cristo sotto le specie eucaristiche? Soltanto perché Gesù ce lo ha rivelato. Ci conforta però il sapere, che il Redentore divino si è degnato di fare molti miracoli eucaristici in Italia e all'estero. Questi miracoli non creano la fede nell'Eucaristia; non crediamo perché sono avvenuti questi miracoli, crederemmo egualmente senza di loro, come credettero gli Apostoli e i primi cristiani; pure essi fortificano la nostra fede, e giovano moltissimo per condurre gli erranti e dubbiosi alla divina Eucaristia.  

[44] Allo stesso modo Noi crediamo nella Grande Promessa, perché l'amabilissimo Signore la fece alla sua serva, Santa Margherita Maria Alacoque, e perché il Pontefice Benedetto XV la riconobbe autentica; né dubitiamo che Gesù la manterrà, perché Egli è fedele e mantiene sempre le sue promesse. Pure godiamo delle molte prove che Gesù ha dato di mantenere la Grande Promessa e delle molte grazie e dei molti favori spirituali che Egli ha concesso ai devoti del suo Cuore adorabile; grazie e favori che ci assicurano che Egli manterrà anche verso di noi la Grande Promessa, se gli offriremo le nove Comunioni.

Ecco alcuni di questi prodigi, pochissimi, raccolti tra i molti registrati in numerosi libri e riviste.   

Il massone Gian Battista Ferrari di Ventimiglia era stato da giovanetto molto pio; educato dai Gesuiti nel loro celebre Collegio di Monaco (Principato), aveva fatto più volte con grande devozione la pia pratica dei nove primi Venerdì del mese.  

Uscito dal collegio passò al Liceo di San Remo, dove si lasciò adescare da cattivi compagni, abbandonò la Chiesa, non frequentò più i Sacramenti. Si ascrisse, negli anni di Università, alla massoneria. Combatté i [45] principi religiosi, pur non potendosi liberare da continui, persistenti rimorsi di coscienza.  

Rimase ostile alla Chiesa fino a trentatré anni; fu allora, nel 1905, che la grazia riportò il primo trionfo sul suo cuore; egli fece la confessione generale al Vescovo di Ventimiglia e uscì dalla massoneria. Tre anni più tardi, il 6 maggio 1908, mentre difendeva alla Corte d'Assise un imputato, ebbe un primo sbocco di sangue. Lo portarono in un sanatorio, dove dette mirabili esempi di rassegnazione e di pazienza. Pregava continuamente il S. Cuore di Gesù, ed accettava, quelle pene, quei dolori, in sconto dei suoi peccati e per riparare in qualche modo, col buon esempio, per tutto il male che aveva fatto.   

Morì il 14 aprile 1909, a soli 34 anni, nella natia Ventimiglia, colle immagini dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria tra le mani.  

Il Cuor di Gesù aveva mantenuto così la sua Grande Promessa.   

Riprende la conoscenza e la parola per poter ricevere gli ultimi Sacramenti. - Il signor Giovanni Maiorana, Marchese di Leomaga, colpito da emorragia cerebrale; era agonizzante nella sua abitazione in Palermo. La famiglia, che era consacrata al Sacro [46] Cuore, pregava e lacrimava, addolorata sopra tutto per la impossibilità di far ricevere all'infermo i santi Sacramenti.  

Ma il Cuor di Gesù mantiene la su promessa. Una zelatrice, entrata il 13 febbraio 1928 nella stanza dell'infermo, gli presentò un quadro del S. Cuore, gli disse ad alta voce: «Ecco il Cuore di Gesù!» ed incominciò a recitare la preghiera degli ascritti all'Apostolato.  

Appena terminata la recita dell'Offerta quotidiana si notò, qualche cosa d'insolito nel morente: i suoi occhi incominciarono a versare copiose lacrime e il suo volto si rasserenò. I cuori dei congiunti si animarono a sperare e furono intensificate le preghiere, per ottenere dal divin Cuore la grazia di far riacquistare all'infermo la conoscenza e la parola, almeno per il tempo necessario per ricevere i santi Sacramenti.  

Verso sera il Canonico Gioacchino Bibbia gli amministrò l'Estrema Unzione, e poco dopo l'infermo cominciò a parlare, e fece tali progressi, che l'indomani lo stesso canonico lo poté confessare e amministrargli la santa Comunione sotto forma di Viatico. Dopò di aver ricevuto la sacra Particola il morente si assopì di nuovo, come prima. Visse ancora sette giorni, senza poter [47] proferire parola alcuna; ma dal suo volto traspariva, con consolazione di tutti, la tranquillità della sua anima. Rese il suo spirito a Dio il 21 febbraio 1928, lasciò a tutti colla sua morte il soave ricordo della misericordiosa bontà del S. Cuore di Gesù.  

Date fiori a Gesù . - L'ingegnere Ettore Sarrocci, di Barbara (Ancona), straziato da parecchio tempo da un male terribile, che lo conduceva inesorabilmente al sepolcro, aveva perduto da anni la fede della sua infanzia e parlava di suicidarsi, per mettere fine alle sue sofferenze. Si pregò molto il Sacro Cuore di Gesù; finalmente, commosso da un sogno della nipote, che aveva veduto Santa Teresina del Bambin Gesù, la quale le aveva assicurata la salvezza dell'anima dello zio, risolutamente accettò di ricevere i santi Sacramenti e aggiunse che nulla voleva fare di nascosto; anzi, desiderava che Gesù Sacramento entrasse trionfalmente in casa sua.  

Questo avveniva il 20 luglio 1928. Fu subito chiamato telegraficamente il P. Luigi Rinaldi della Compagnia di Gesù, che immediatamente accorse, confessò l'infermo e gli portò il Viatico in forma solenne, prendendovi parte tutta la cittadinanza, edificata e profondamente commossa. Visse ancora 25 giorni, ricevette tre volte ancora, con rinnovato [48] fervore, Gesù sotto le eucaristiche specie, e l'ultima volta che lo ricevette esclamò: Fiori, date fiori a Gesù Sacramentato!  

Morì interamente conquistato alla grazia, confortato dalla benedizione papale; un grande graziato dal Cuore di Gesù.  

Oh sì, tanto volentieri ! - Teresa Golia ­Cappello di Verona, aveva fatto con tutta la famiglia più volte la pratica dei primi nove venerdì del mese. Il Sacro cuore di Gesù le fece la prima grazia concedendole la consolazione di assistere alla prima Messa di suo figlio Giuseppe, gesuita.  

Durante la guerra, schiacciata dalla fatica e accasciata da pensieri e affanni per i figli che aveva sotto le armi, venne colpita da una grave spinite, che le tolse la conoscenza, facendola passare di delirio in delirio. I membri della sua famiglia erano addoloratissimi al pensiero che la buona donna sarebbe morta senza ricevere i santi sacramenti. Si rivolsero perciò al Cuore di Gesù, ricordandogli la sua grande promessa; e il terzo giorno di un triduo di preghiere, fatto con questa intenzione, nella vigilia della festa del Sacro Cuore di Gesù del 1916, il sacerdote che l'assisteva chiedendole se desiderasse confessarsi, ebbe con generale sorpresa la risposta: «Oh! sì, tanto volentieri!».  

[49] Da quell'istante ritornò pienamente in sé, contro ogni umana speranza; ricevette con piena lucidità di mente quella sera il Viatico e l'indomani festa del Sacro Cuore, di nuovo la santa Comunione. Chiese a Gesù come specialissima grazia di poter morire in quel giorno, consacrato al suo Cuore adorabile, e Gesù la esaudì. Trovandosi circondata, in quel giorno, dai suoi cari, alzò gli occhi al cielo, e mentre le sue labbra, movendosi lievemente, recitavano un'ultima preghiera, Gesù la chiamava a sé.  

Ritorna subito ! - Giuseppina Vasile, di Bivonal (Agrigento), si recò il 15 gennaio 1929 in una bella giornata, in una sua piccola tenuta, non molto lontana dall'abitato. Verso le undici, mentre il cielo era sereno, sentì una voce che le diceva: «Ritorna subito a casa tua!». Girati gli occhi non vide nessuno e ritenendo che quella fosse un'allucinazione continuò a raccogliere le ortaglie; ma la voce facendosi sentire con insistenza, finì per ritornare nella borgata.  

Appena entrata nella casetta, si scatenò un temporale fortissimo accompagnato da scariche elettriche. «Ora comprendo l'origine di quella voce. Era il Cuore di Gesù che mi voleva salva», disse la Vasile. E fu salvata veramente dal S. Cuore, perché, durante [50] quell'uragano: un fulmine schiantò l’ulivo sotto il quale la donna ordinariamente sostava per riposarsi e deponeva le ortaglie che aveva raccolto, e si sarebbe certo rifugiata se l'uragano l'avesse colta all'aperto. Quando vide l'albero schiantato comprese la fine che avrebbe fatto, se il S. Cuore non fosse intervenuto.  

La Vasile stava compiendo allora la devota pratica dei primi nove venerdì del mese. Aveva già fatte otto Comunioni; e fece il primo venerdì di febbraio la nona ed ultima con un senso speciale di pietà e riconoscenza verso il divin Cuore di Gesù, che l'aveva [51] scampata dalla morte per darle occasione di compiere la pia pratica e garantirsi il Paradiso.  

Cecchino . - Nel novembre del 1926 moriva in una città delle Marche (così il Messaggero del S. Cuore del novembre 1928) il giovanetto F. Z. chiamato Cecchino. La sua morte serena e tranquilla mostrò come muoiono santamente coloro, che hanno compiuta la pia pratica dei nove primi venerdì.  

Cecchino era un caro fanciullo. Era ascritto nell' Apostolato della Preghiera e recitava tutti i giorni l'Offerta quotidiana. Quando sentì parlare della Grande Promessa del S. Cuore volle subito praticarla, per assicurarsi la bella grazia di non morire senza i santi Sacramenti. Aveva poi così bene compreso lo spirito di questa pia pratica, che dopo di aver finita la prima serie di Comunioni ne aveva incominciata subito un'altra; ma una malattia venne a interrompere questo novello turno.  

Dopo due mesi di malattia il medico ritenne che il ragazzo corresse il rischio di venir colpito da meningite. La terribile malattia facendo perdere la conoscenza ed essendo generalmente mortale, occorreva dare al ragazzo quanto prima i conforti religiosi. I parenti, afflittissimi per lo stato del [52] piccolo ammalato, non osarono chiamare sacerdote al suo capezzale e temporeggiarono, per il solito sciocco timore di spaventar l'infermo, consigliandolo a ricevere i santi Sacramenti.  

Una zelatrice del S. Cuore, visitando il caro fanciullo, gli suggerì più volte di ricevere Gesù nella S. Comunione, assicurandolo che il Medico divino ne avrebbe alleggerito i dolori; ma Cecchino, ignaro della gravità del suo stato, rispondeva invariabilmente: «Sì, sì, lo farò, ma quando mi sentirò meglio. Ora soffro troppo».  

«Non c'è che fare. Bisogna che intervenga il Sacro Cuore», disse la buona zelatrice, e senz'altro si rivolse a Lui, pregandolo di manifestare anche in questo caso come sia fedele nel mantenere le sue promesse. Né la grazia si fece attendere.  

L'ammalato ricordò improvvisamente i primi venerdì del mese, quando si recava in chiesa e riceveva con tanto fervore Gesù; sentì vivo dispiacere di non poterlo ricevere ora, perché inchiodato al suo letto; ricordò però che quando non possiamo andare da Gesù, Gesù è così buono di venire da noi, purché lo domandiamo, e chiese spontaneamente il santo Viatico.  

La visita di Gesù lo consolò molto, e per [53] meglio santificare gli ultimi giorni della sua vita offrì al Cuore di Gesù i suoi patimenti secondo l'intenzione del mese, che era quella di pregare perché il clero indigeno crescesse di numero, e pregò Gesù di concedere la vocazione sacerdotale a qualche moretto.  

Con questo ideale nobilissimo, veramente apostolico, che gl'irradiava la mente, passò gli ultimi giorni della sua vita; e dopo di aver ricevuta l'Estrema Unzione, assistito fino all'ultimo dal sacerdote, volò al cielo.  

La sua bella morte ci prova quanto sia grata a Gesù la pia pratica dei nove primi venerdì.  

Trionfo completo . - A Roma (così riporta il Messaggero del S. Cuore del 1° gennaio. 1932) un uomo ancora, giovane lottava colla morte in una corsia di ospedale: La malattia faceva rapidi progressi e il malato rifiutava i conforti religiosi. Lo venne a sapere una zelatrice e giacché lo conosceva corse al suo capezzale, lo confortò, lo incoraggiò, e gli disse con dolcezza: «Ti ricordi quando ogni primo venerdì del mese per nove mesi continui facevi la S. Comunione; ed ora»?. Ma non poté continuare, perché in quel momento era entrata una donna ... e si avanzava verso il letto dell'infermo. La zelatrice [54] corse da lei, la condusse in disparte e la giurò di lasciare morire l'infermo in pace. Le sue parole dolci e forti nel medesimo tempo, fecero una profonda impressione sul cuore di quella disgraziata, che rivolse un ultimo sguardo all'infermo e si allontanò.  

La zelatrice sapeva che il giovane era ammogliato, ma la sua povera moglie trovandosi nel manicomio egli si era lasciato trascinare da un altro affetto. La grazia non si fece attendere: l'infermo chiese l'indomani i santi Sacramenti e spirò dopo una settimana serenamente, confortato dal dolce Cuore di Gesù, che aveva mantenuto così la Grande Promessa; ed anche la donna, alla quale egli si era illecitamente unito, ritornò al Signore e diventò una cristiana fervente.  

Erano quarant'anni . - Il Messaggero del luglio 1926 ha da Verona: «Incontravo spesso alla Messa, anche durante la settimana, un mio caro amico, e sapevo pure che era molto lontano dai Sacramenti. Un giorno venne da me a raccomandarsi per avere un posto. L'occasione era propizia, e lo invitai ad un corso di ritiri operai a San Floriano. «Verrò, mi disse, ma prima devi trovarmi un posto». - «Non si può, soggiunse, né si deve ricattare il buon Dio in questo modo». Passarono alcuni mesi, ma per quanto [55] ritornassi alla carica per ritiri operai, tutto era inutile.  

Incontratolo alla metà di marzo u. s. gli chiesi se aveva letto il fogliettino «La Grande Promessa», che gli avevo donato qualche giorno prima. Alla sua risposta affermativa gli dissi: «Il prossimo 3 aprile scade per me il nono venerdì». «E per me sarà il primo», rispose. Feci una smorfia perché mi sembrava una cosa troppo straordinaria. Ma il fatto dimostrò che il Cuor di Gesù aveva già concesso la grazia.  

Il 3 aprile, alle ore 9, l'amico mi aspettava a casa mia per venire alla chiesa del Cimitero, [56] luogo favorito per le grandi risoluzioni, e alle 10,30 tutto era fatto con immensa gioia dell'amico, che abbracciandomi commosso mi disse: «Ti prometto, sai, che mi comunicherò a V. anche negli otto prossimi primo venerdì del mese». «Come a V.? ». «Mi ci reco perché il S. Cuore di Gesù mi ha trovato un buon posto colà. Ed ora indovina quanti anni sono passati da che non mi confessavo». «Dieci!». «Di più», «Venti? ». «Il doppio. Quaranta: cioè quattro anni prima del mio matrimonio».  

La grazia, fatta a quest'anima nel primo dei nove venerdì santificati in onore del S. Cuore è davvero meravigliosa. 

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