domenica 17 maggio 2020

16 maggio 2020 – Rispettate la Mia Divina Volontà per voi



Ancora una volta, vedo una Grande Fiamma che ho conosciuto essere il Cuore di Dio Padre. Egli dice:

“Figli, quando pregate, prima preparate i vostri cuori col ricordare di avere a mente l’amore per Me. Riflettete sulle Scritture e sul grande amore che ho per voi, che vi viene mostrato nella Mia creazione di voi e di tutto il mondo.”
“Non venite a Me come bambini viziati con un elenco di richieste che vi aspettate siano soddisfatte a vostro modo e al vostro tempo. Rispettate la Mia Divina Volontà per voi. A volte, devo dirvi di ‘no’ per vostro bene e per il bene degli altri. Sono Onnisciente e so sempre come tessere l’arazzo della vostra salvezza attraverso o nonostante il vostro libero arbitrio.
“Le vostre preghiere sono più forti quando pregate con un cuore aperto. Siate aperti alla Mia risposta, poiché sarete aperti a un Padre Onnisciente e Saggio. Non mettetemi alla prova o perdete la fede in Me quando non ottenete ciò che volete. Provvederò per le vostre necessità, ma non sempre riguardo a ciò che volete. La Mia Volontà per voi non erra mai. Ognuno di voi ha una certa croce nelle vostre vite, che se le offrite a Me con amore potete cambiare cuori e situazioni. Questo è il modo con il quale siete Mio strumento nel mondo. Questo è il modo per sconfiggere Satana.”
Leggi Efesini 2:8-10
Per questa grazia infatti siete salvi mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene. Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone che Dio ha predisposto perché noi le praticassimo.
Holy Love

Apocalisse di S. Giovanni



LA QUINTA COPPA  DELL’IRA DI DIO

«Il quinto angelo versò la sua coppa sul trono della bestia e il suo regno fu avvolto dalle tenebre. Gli uomini si mordevano la lingua per il dolore e bestemmiarono il Dio del cielo a causa dei dolori e delle piaghe, invece di pentirsi delle loro azioni» (Apoc. 16; 10-11).

Con questa coppa, Dio colpisce il trono della bestia e il regno dell’Anticristo. Ma cos’è e dove si trova il “trono della bestia”? E chi ha l’autorità di poter definire il “trono della bestia” con questo nome?

Nel dossier: “Chi era realmente Don Luigi Villa?” abbiamo riportato un fatto interessante che mi fu riferito personalmente.

«Tempo fa, l’Autore di un libro sull’Anticristo, mi telefonò chiedendomi di inviargli una ventina di copie dello studio sul “Tempio satanico” di San Giovanni Rotondo, perché doveva tenere una conferenza.
Nel corso della telefonata, mi mise al corrente di un fatto che gli era accaduto poco tempo prima. Insieme ad un gruppo di persone, era andato a far visita ad un esorcista, il quale, informato del suo libro sull’Anticristo, gli raccontò uno strano esorcismo capitatogli.

Stava esorcizzando una persona posseduta da Lucifero, quando, ad un tratto, lo udì urlare: «Io ho fatto il mio Trono nel Gargano!». L’esorcista rimase stupito, non riuscendo a comprendere il significato di quelle parole. Poi raccontò: “La mattina seguente, per posta, ricevetti una copia di ‘Chiesa viva’ sul Tempio Satanico di San Giovanni Rotondo e, letto lo studio, finalmente compresi le parole di Lucifero pronunciate il giorno precedente!”».

Quindi, fu lo stesso Lucifero a chiarire cosa fosse e dove si trovasse il suo “trono” e nessuno più di lui poteva avere l’autorità per farlo.
Oggi, dunque, sappiamo che il “trono della bestia” è nel Gargano, a San Giovani Rotondo, ed è rappresentato dal Tempio Satanico dedicato a San Padre Pio. 

Ora, il “trono” è un “seggio di sovrani o papi, elevato di alcuni gradini e generalmente coperto da un baldacchino o da un padiglione”, e anche “seggio su cui si immagina seduta una divinità”.
Inoltre, il “trono” simboleggia il Potere, l’Autorità, la Dignità reale. E trattandosi del “trono” di Lucifero, Potere, Autorità e Dignità non possono essere che di pari empietà di chi l’ha fatto!

Il Tempio Satanico dedicato a San Padre Pio, a San Giovani Rotondo, con un linguaggio simbolico occulto e cabalistico, è un’orribile bestemmia e un orrendo insulto alla Santissima Trinità e a Nostro Signore Gesù Cristo, perché Lucifero, in questo tempio, ha fatto imprimere i simboli con i quali si presenta e si dichiara: Dio, Salvatore e Re dell’Universo.

Ma in questo tempio, vi è un aspetto che supera ogni altro per empietà e disprezzo per la Redenzione del Sacrificio di Gesù Cristo in Croce: le cinque piaghe di Gesù Crocifisso sono state sostituite da cinque rappresentazioni della blasfema e satanica Triplice Trinità massonica, la “redenzione gnostico-satanico-massonica” che Lucifero offre, dal suo trono e al vertice della sua “chiesa”, ad una umanità scristianizzata e auto-divinizzata. Questo è il vero scopo finale al quale tende Lucifero: cancellare il Sacrifico di Cristo in Croce e sostituirlo col la redenzione satanica della sua blasfema e satanica Triplice Trinità massonica.


Questa “quinta coppa”, però, non parla della distruzione di un “trono” o di un “tempio”, ma di uomini che “si mordono la lingua per il dolore e bestemmiano il Dio del cielo a causa dei dolori e delle piaghe, invece di pentirsi delle loro azioni”. Quindi, con questa coppa, Dio colpirà gli uomini che fanno parte della Corte di Lucifero, detta anche “Nono Cerchio”; uomini che hanno potere e autorità luciferina e che sono i dignitari che si trovano intorno al suo “trono”.

Sarà, forse, con questa quinta coppa dell’ira di Dio che si realizzerà la promessa fatta da Padre Pio quando, poco prima di morire, disse: «Farò più fracasso da morto che da vivo»? Vedremo, forse, l’ira di Dio scatenarsi sull’abominio di questo Tempio Satanico infame che ha orribilmente offeso la Santissima Trinità e Nostro Signore Gesù Cristo?
Sarà questo il “segno visibile” della punizione che Dio infliggerà agli uomini della Corte di Lucifero “che si morderanno la lingua per il dolore e bestemmieranno il Dio del cielo”?

a cura del dott. Franco Adessa

VITA DI CRISTO



Il nome «Gesù»  

Il nome «Gesù» era abbastanza comune presso gli Ebrei, e nella lezione ebraica originaria era «Giosuè». Di Maria, l'angelo disse a Giuseppe:  «Darà alla luce un figlio che tu chiamerai Gesù poiché salverà il suo popolo dai peccati commessi» (Matt. 1: 21)  

La prima indicazione della Sua missione sulla terra non fa cenno del Suo insegnamento, giacché inefficace sarebbe stato l'insegnamento se prima non si fosse data l'opera di salvezza.  

Un altro nome, contemporaneamente, Egli ebbe: «Emanuele».  «Ecco, la Vergine concepirà e darà alla luce un figlio che sarà chiamato "Emanuele", il che vuol dire: "Dio con noi"» (Matt. 1: 23)  

Questo nome risaliva ad una profezia di Isaia e assicurava qualcosa di più che una presenza divina: insieme col nome «Gesù», significava una presenza divina liberatrice e salvatrice. L'angelo inoltre disse a Maria:  

«Ecco, tu concepirai nel tuo seno e darai alla luce un figliuolo, a cui porrai nome Gesù. Questi sarà grande e sarà chiamato Figliuolo dell'Altissimo; il Signore Iddio gli darà il trono di Davide, suo padre, ed egli regnerà in eterno sulla casa di Giacobbe, e il suo regno non avrà mai fine» (Luca 1: 31-33)  

Il titolo «Figliuolo dell'Altissimo» fu appunto quello con cui si rivolse al Redentore lo spirito maligno che possedeva il giovane del paese dei Geraseni.  

L'angelo caduto riconobbe quindi in Lui ciò che l'angelo non caduto aveva detto ch'Egli era:  «Che vi è tra me e te, Gesù, Figlio del Dio Altissimo?» (Marco 5: 7)  

La salvezza promessa dal nome «Gesù» non è d'ordine sociale, bensì d'ordine spirituale. Egli non avrebbe, necessariamente, salvato il popolo dalla povertà: lo avrebbe sebbene salvato dal peccato. Distruggere il peccato significa sradicare le cause prime della povertà.  

Il nome «Gesù» rammentava al popolo quel suo grande condottiero che lo aveva tratto, in base all'eredità assegnata ad Israele, a riposare nella terra promessa.  

Ora, che Egli fosse prefigurato da Giosuè indica ch'Egli aveva le doti militari necessarie per riportare la vittoria finale sul male, la quale sarebbe conseguita dalla gioiosa accettazione delle sofferenze, dall' indomito coraggio, dalla risolutezza della volontà e dall' incrollabile dedizione al mandato del Padre.  

Il popolo, ridotto in schiavitù sotto il giogo romano, ambiva la liberazione, sicché credeva che qualsiasi compimento profetico dell'antico Giosuè sarebbe stato di natura politica.  

Più tardi, il popolo gli avrebbe chiesto quando lo avrebbe liberato dal potere di Cesare; ma adesso, fin dall'inizio della Sua vita, il Divino Soldato aveva affermato, attraverso un angelo, di esser venuto per vincere un nemico più potente di Cesare.  

Il popolo doveva dunque seguitare a rendere a Cesare quello che era di Cesare, ché la missione Sua era di liberarlo da una servitù di gran lunga più grave: dal peccato, cioè. Per tutto il tempo in cui Egli visse, il popolo continuò tuttavia a materializzare il concetto di salvezza, credendo che la liberazione dovesse interpretarsi solamente in termini di politica.  

Il nome «Gesù», cioè Salvatore, non Gli fu dato dopo ch'Egli ebbe operato la salvezza, ma nel momento stesso in cui venne concepito nel seno di Sua madre. Non già dal tempo traeva fondamento la salvezza ch'Egli recava, ma dall'eternità. 

Venerabile Mons. FULTON J. SHEEN

Io vi chiedo, piccoli miei, non date modo di dissacrare il corpo di mio Figlio;



Trevignano Romano, 16 maggio 2020.
Cari figli, grazie per essere uniti nella preghiera e per aver ascoltato la mia chiamata nel vostro cuore. Amati miei, il disordine che vi sta attorno a volte, ad alcuni di voi fa paura, ma abbiate pazienza ancora un pò e l'ordine tornerà in questa terra. Il prezzo sarà un po' caro perché l'umanità berrà il calice amaro della sofferenza, ma chi affida tutto a me e al mio Gesù non deve temere. Figli cari, il male è entrato nella Chiesa, ma voi intanto continuate nella preghiera, nella verità e nelle leggi di Dio e nulla vi accadrà. Io vi chiedo, piccoli miei, non date modo di dissacrare il corpo di mio Figlio; vi prego di non seguire il modernismo che ormai fa vacillare il gregge che non sa più cosa è giusto e cosa è sbagliato, ma voi seguite il Vangelo e non potrete sbagliare. Ora vi accarezzo uno ad uno, continuate a essere luce per il mondo. Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Vostra Madre.

sabato 16 maggio 2020

DIO E IL CREATO



L‘ALFA E L‘OMEGA 

A soli dieci anni dall‘inizio del suo insegnamento, dopo aver conosciuto vari tipi di pubblico, Tommaso aveva potuto misurare i limiti della pedagogia in uso allora nelle facoltà di teologia. L‘uso di commentare sia le Sentenze sia la Sacra Scrittura condannava i maestri a impartire il loro insegnamento in modo frammentario, a seconda delle occasioni offerte dal testo commentato. Il raggruppamento di Questioni disputate permetteva indubbiamente di mettere in evidenza alcune tematiche, ma non si superava la loro dispersione e gli studenti non avevano nessuna visione globale della materia teologica. E a questa situazione che fa eco il celebre Prologo della Somma:  «Abbiamo notato che nell‘uso degli scritti di vari autori, i novizi in questa materia sono molto imbarazzati: sia per la moltiplicazione inutile delle questioni; degli articoli o degli argomenti; sia perché ciò che devono imparare non è trattato secondo l‘esigenza della materia insegnata (secundum ordinem disciplinae), ma come richiede il commento dei libri o l‘occasione delle questioni disputate; sia infine perché la ripetizione frequente delle stesse cose genera negli animi degli ascoltatori stanchezza e confusione» 114 .  Ci si è spesso interrogati sulle qualità intellettuali degli studenti ai quali fra Tommaso si rivolgeva, visto che ancora oggi anche specialisti competenti possono incontrare difficoltà nel leggere il libro così introdotto. Ma lo stesso interrogativo potrebbe essere sollevato a proposito di sant‘Alberto o di san Bonaventura, anch‘essi di non facile accesso. Supponendo che Tommaso abbia sopravvalutato le capacità dei suoi ascoltatori, egli non pensava tanto alla difficoltà dei temi trattati quanto piuttosto al modo in cui li avrebbe messi in relazione in un corpo di dottrina organizzata. Invece di proporre una semplice serie di questioni che si sarebbero succedute senza uno stretto legame, egli offriva una sintesi già generatrice di sapere mediante la semplice valorizzazione dei legami e della coerenza interna delle questioni. La grande novità della Somma non consiste nel suo contenuto, ma nella sua organizzazione — Tommaso si accontenta, per lo più, di riprendere la dottrina cristiana tradizionale: la sua dipendenza da numerosi filosofi e teologi lo mostra bene. E questo ciò che egli chiama «l‘ordine del sapere» (ordo disciplinae) e che enuncia, con una sobrietà di cui possiede il segreto, all‘inizio della questione seguente: «Dato che l‘oggetto principale della sacra doctrina è di far conoscere Dio, e non soltanto in se stesso, ma anche in quanto è principio e fine delle cose, e specialmente della creatura ragionevole..., noi dovremo trattare innanzitutto di Dio (Prima Pars), poi del movimento della creatura razionale verso Dio (Secunda Pars), infine di Cristo, il quale, nella sua umanità, è per noi la via che conduce a Dio (Tertia Pars)» 115   

La straordinaria semplicità di questo enunciato non esprime evidentemente tutto ed occorrerà spiegarlo al momento opportuno. Per ora, l‘essenziale è notare la continuità con quanto abbiamo percepito circa il soggetto della teologia: «Dio inizio e fine di tutte le cose». Con un vocabolario leggermente diverso, questa era già la dottrina del commento alle Sentenze: «Il teologo considera le creature in quanto escono dal primo Principio e ritornano verso il loro fine ultimo, che è Dio stesso» 116 . Secondo l‘espressione consacrata, è dunque lo schema «uscita-ritorno» (exitus- reditus) che si trova alla base del piano della Somma.. Tale questione è stata lungamente trattata altrove quando ho ricordato sia il cammino che aveva spinto Tommaso ad iniziare la sua opera, sia le interpretazioni che ne propongono oggi i discepoli del Maestro 117 . Non è dunque necessario riprendere qui i dettagli di queste spiegazioni ma resta molto da dire sulle implicazioni di questa scelta.  Si è spesso sottolineata l‘origine neoplatonica dello schema utilizzato da Tommaso. Ciò non è vero se non in un senso da precisare: vi è qui il rischio di un grave equivoco. Quando Tommaso, al seguito delle sue fonti, utilizza la parola exitus (o egressus) per dire che le creature «escono» da Dio, evidentemente non ripropone per conto suo una emanazione di tipo neoplatonico, eterna e necessaria 118 . Pensatore appartenente alla tradizione giudeo-cristiana, Tommaso non può concepire questa uscita se non come una creazione libera, inauguratrice del tempo e della storia della salvezza. E, per essere più espliciti, forse è questo il motivo per cui egli fa sempre un minore uso di questo vocabolario, passando dalle Sentenze alla Somma: invece di parlare di «uscita» delle creature, ormai parlerebbe piuttosto del modo in cui esse «procedono» da Dio mediante l‘atto creatore 119  

Ciò non modifica per niente l‘intuizione centrale che intende il rapporto dell‘universo c on Dio come un movimento circolare che riconduce verso la loro origine, ormai vista come fine, le creature che ne sono uscite. Se fino a poco tempo fa si poteva attribuire a Tommaso l‘onore di aver eliminato la concezione ciclica a favore di quella lineare del tempo 120 , oggi si è più coscienti del fatto che questa concezione lineare — ben reale dato che la storia della salvezza va verso un fine — si iscrive essa stessa in questo grande movimento di «uscita-ritorno» di cui Tommaso ha fatto la struttura della sua opera, proprio perché ne scopriva la presenza in tutto l‘universo:  «Allora un dato effetto raggiunge il culmine della perfezione quando ritorna al proprio principio. Così, tra tutte le figure geometriche, il cerchio è quella più perfetta, come il moto circolare è il più perfetto tra tutti i moti, perché in essi si fa ritorno al rispettivo principio. Ora, affinché l‘universo creato possa conseguire la sua ultima perfezione, è necessario che le creature ritornino alloro principio. Ma tutte e singole le creature ritornano al loro principio in quanto rivestono una somiglianza di esso nel loro essere e nella loro natura che costituiscono per esse una certa perfezione» 121 .  
L‘apparente semplicità del punto di partenza non deve indurre a pensare che si tratterebbe soltanto di una mera rappresentazione immaginativa. La formulazione filosofica può essere molto più precisa: «Tutto ciò che si trova in noi viene da Dio e a lui risale perché egli ne è o la causa efficiente o la causa esemplare: causa efficiente, in quanto è mediante la potenza attiva di Dio che tutto si compie in noi causa esemplare, in quanto tutto ciò che in noi è di Dio, in un certo modo imita Dio» 122 . Tommaso non si lascia sfuggire nessuna occasione per sottolineare questo movimento circolare d‘insieme, ed è questo che il piano della Somma cerca di riprodurre. E così dunque che, dopo la parte che parla del Dio uno e trino della rivelazione cristiana (qq. 2-43), più della metà della Prima Pars tratta principalmente della processione delle creature a partire da Dio creatore, e del modo in cui egli se ne occupa (qq. 44- 119). In seguito comincia la descrizione del movimento di ritorno delle creature a Dio, che occupa tutta la Secunda «e» la Tertia Pars. Occorre sottolineare questo «e» poiché è il caso qui di prevenire un altro equivoco che spesso si fa a seguito del primo. Alcuni lettori, applicando in modo molto materiale alla Prima Pars il movimento di uscita e il movimento di ritorno alla Secunda, non riescono più a situare correttamente la Tertia Pars, e hanno ragione di meravigliarsi del fatto che Tommaso non parli di Cristo se non come un‘aggiunta, a modo di un ripensamento letterario.  Che un autore cristiano così rigoroso come Tommaso abbia potuto «dimenticare» Cristo, componendo il suo piano, è già molto poco verosimile. Se l‘ha situato in questa Terza parte, è proprio perché egli così ha voluto e ben presto diremo il perché. Ma si nota già come questo errore di lettura non si spiega molto se non mediante la precedente erronea identificazione dello schema «uscita-ritorno» con quello dell‘emanatismo plotiniano. Un‘attenta frequentazione dell‘opera tomasiana non permette questo equivoco: se il vocabolario è neoplatonico la realtà è biblica, e non si tratta soltanto di una questione di struttura, verificata nell‘intemporale di un mito d‘eterno ritorno, ma proprio di una storia che si svolge nel tempo della salvezza. Così, il ritorno della creatura verso Dio non termina con la descrizione della vita contemplativa che si trova alla fine della Secunda Pars. Esso non è completo se non con l‘ingresso effettivo nella beatitudine al momento del ritorno di Cristo che viene ad assumere gli eletti nella sua gloria. La morte ha impedito a Tommaso di completare la sua opera, ma è proprio qui che voleva condurre il suo lettore; il Prologo della Terza Parte è molto chiaro a questo proposito: «Il nostro Salvatore, il Signore Gesù... si è presentato a noi come la via della verità, mediante la quale ci è possibile ormai giungere alla risurrezione e alla beatitudine della vita immortale».  Questi termini riprendono quasi testualmente le prime parole della Somma che già annunciavano così lo scopo di questa Terza Parte:  «Cristo, che nella sua umanità è per noi la via che conduce verso Dio». Qualunque fossero le ragioni che hanno portato alle scelte concrete che guidano l‘esposizione di Tommaso, non si può dubitare che il movimento circolare che egli descrive non si completa se non mediante Cristo. Il Dio di cui ci parla non è il primo Principio impersonale di un qualsiasi deismo, ma il Creatore e il Redentore della Bibbia. Ci si può ancora rendere conto di ciò leggendo il Prologo alla Seconda Parte, che inizia col ricordare la prima pagina della Genesi sull‘uomo come immagine di Dio. Situato al centro di gravità della Somma, nel luogo stesso in cui, dopo aver descritto l‘«uscita», Tommaso inaugura il movimento di «ritorno», questo testo-chiave che ritroveremo ben presto non lascia alcun dubbio circa questa ispirazione biblica.  

di P.Tito S. Centi  e P. Angelo Z.

La guerra Europea e le Profezie



Profezia di Rodolfo Gekner fatta nel 1620.

« Prima della metà del secolo decimonono sorgeranno per ogni dove in Europa sedizioni di popoli, massime nella Francia, nell’Elvezia ed in Italia. Si creeranno repubbliche, si uccideranno dei Re, degli ottimati ecclesiastici, ed i regolari abbandoneranno i loro conventi. La fame, le pestilenze ed i terremoti devasteranno molte città. Roma perderà lo scettro per l’oppressione dei pseudo filosofi. Il Papa sarà fatto prigioniero dai suoi, e la Chiesa di Dio, posta prima sotto tributo, sarà spogliata del suo temporale. Poco tempo dopo il Papa non sarà più. Un principe del settentrione percorrerà con poderosissimo esercito tutta l’Europa, rovescierà le repubbliche e sterminerà tutti i rivoltosi. La spada di lui, mossa da Dio, difenderà acremente la Chiesa di Cristo. Combatterà in favore della fede ortodossa e si assoggetterà l’impero maomettano. Un nuovo pastore della Chiesa universale Pastor Funalis  (2) verrà dal lido, come per prodigio celeste, nella semplicità del cuore e nella dottrina di Cristo, e la pace sarà renduta al mondo.

 (2) Dell ordine dei cappuccini che portano la corda ai lombi ?

Cammino di perfezione



Quanto alla prima, cioè l’amore reciproco, essa è di grandissima importanza, perché  non vi è nulla di così gravoso che non si sopporti facilmente fra coloro che si amano, e  occorrerebbe che fosse cosa ben dura se riuscisse gravosa. Se questo comandamento  fosse osservato nel mondo come si deve, credo che aiuterebbe molto a osservare anche  gli altri; ma, ora per troppo zelo, ora per poco, non si arriva mai a osservarlo in modo  perfetto.

Sembra, in proposito, che l’eccesso fra noi non debba essere nocivo, eppure porta con sé  tanto male e tante imperfezioni che, a mio giudizio, non può crederlo se non chi è stato  testimone oculare. Qui il demonio tende molte insidie, che in coscienze le quali procurano di piacere a Dio alla bell’e meglio si avvertono poco, anzi sembrano ispirazioni virtuose. Coloro che, invece, mirano alla perfezione, se ne rendono perfettamente conto,  perché a poco a poco tolgono alla volontà la forza di applicarsi interamente all’amore di Dio.

E credo che questo difetto si riscontri nelle donne ancor più che negli uomini; esso  reca evidentissimi danni a una comunità, perché ne segue che le monache non si amino  tutte ugualmente, che si soffra per la mortificazione subita da un’amica, che si desideri  di aver qualcosa da regalarle, che si cerchi il momento di parlarle, e molte volte per dirle  che la si ama e altre cose inopportune, più che per parlarle dell’amore che si nutre per  Dio. È raro, infatti, che queste grandi amicizie siano rivolte ad aiutarsi vicendevolmente  ad amare di più Dio; anzi, credo che il demonio le faccia nascere per creare fazioni opposte negli Ordini religiosi. Si vede subito quando, invece, l’amore è rivolto al servizio  di Sua Maestà; si vede subito, perché l’affetto non è guidato dalla passione, ma cerca un  aiuto per vincere altre passioni.

Di questa specie di amicizie io ne vorrei molte nei grandi monasteri, perché in questa  casa – ove non siamo e non dobbiamo essere più di tredici – tutte devono sentirsi amiche, tutte devono amarsi, volersi bene e aiutarsi reciprocamente. Per sante che siano, si  guardino, per amor di Dio, da queste amicizie particolari, le quali di solito anche tra fratelli sono un veleno. Io non vedo in esser alcun vantaggio, se riguardano parenti meno  prossimi, peggio ancora: una vera peste. Credetemi, sorelle, che anche se questo vi sembra esagerato, comporta un’alta perfezione e una grande pace ed evita molte occasioni  pericolose a quelle che non sono ben salde nella virtù. Se l’affetto inclina più verso una  che verso un’altra (né potrà essere altrimenti, trattandosi di un sentimento naturale, che  molte volte ci porta ad amare la più imperfetta, se particolarmente dotata di attrattive innate), teniamo a freno il nostro sentimento per non lasciarci dominare da quell’affetto.  Amiamo le virtù e le qualità interiori, sforzandoci sempre attentamente di non far caso  alle qualità esteriori.

S. Teresa d’Avila

ESERCIZIO DI PERFEZIONE E DI VIRTÙ CRISTIANE



Del desiderio ed affezione che dobbiamo avere alla virtù e alla perfezione 


Supplisce la vigilanza dei Superiori. 

Questo negozio della perfezione non è negozio, che si abbia a fare per forza, ma ha da procedere dal cuore. E così disse Cristo nostro Redentore a quel giovinetto del Vangelo: «Se vuoi essere perfetto» (Mt 19, 21). Ma se tu non vuoi, non basteranno tutte le diligenze e i mezzi che possono usare i Superiori per farti perfetto. Questa è la risposta e la dichiarazione della domanda, che fa S. Bonaventura, dicendo: qual è la cagione che anticamente un Superiore bastava per mille monaci, e per tre mila, e per cinquemila, come in fatti S. Girolamo e S. Agostino dicono, che tanti volevano stare sotto un Superiore; ed ora uno non basta per dieci; né per meno di dieci? (S. BONAV. De exter. etc. l. 2, c. 50, n. 5.) La ragione di questo si è, perché quegli antichi monaci avevano dentro del loro cuore un vivo ed ardente desiderio della perfezione, e quel fuoco, che là dentro ardeva faceva pigliar loro molto a petto il proprio profitto e li spingeva a camminare con gran fervore. «Risplenderanno i giusti e trascorreranno come scintille in un canneto» (Sap. 3, 7). Con questa metafora lo Spirito Santo ci dichiara molto bene la velocità e la facilità con cui camminano i giusti per la via della virtù quando si è acceso questo fuoco nel loro cuore. Guarda con che velocità e facilità corre la fiamma per un canneto secco, quando s'appicca in esso il fuoco: ora in questa maniera corrono i giusti per la via della virtù, quando sono accesi ed investiti da questo fuoco divino. Così facevano quei monaci antichi, e perciò non avevano bisogno di Superiore per quest'effetto; ma piuttosto per andarli ritenendo nei loro fervori. Quando poi non vi sia questo, non solo non basterà un Superiore per dieci, ma né anche basteranno dieci per uno solo, né lo potranno far perfetto, se egli non vuote. Questa è cosa chiara perché; a dire il vero, che gioverà il visitare all'orazione? Passato il visitatore, non può uno fare quel che gli piace? e stando ivi inginocchiato, non può stare pensando allo studio, al negozio e ad altre cose fuor di proposito? E quando va a render conto della coscienza, non può egli dire quello che vuole, e tacere quello che fa più al proposito, e dire che le cose vanno bene, non andando così, ma molto male? Tutto è superfluo e buttato via se egli non vuole e non desidera davvero la sua perfezione. 
 In questo luogo, viene ben a proposito quel che rispose S. Tommaso d'Aquino. Domandandogli una volta una sua sorella, come si sarebbe potuta salvare, le rispose il Santo: «volendo tu» (Hist. Praedic. l. 3, c. 37). Se tu vorrai, ti salverai: e se tu vorrai, farai profitto: e se vorrai, sarai perfetto. Qui batte il punto, che tu voglia, e lo desideri davvero, e ti esca dal cuore; ché Dio dal canto suo sta molto pronto per accorrere a noi: e se non v'è questo, tutto quello di più che possono fare i Superiori, sarà perduto. Tu sei quegli che hai da pigliare a petto il tuo profitto; perché questo è il negozio tuo, e a te importa, e non ad altri, e per questo sei entrato nella religione. E stia pur persuaso ognuno, che quel giorno che allenterà in questo e si dimenticherà di se stesso e di quel che concerne il suo profitto, e non userà diligenza per far bene i suoi esercizi spirituali, e non avrà un vivo ed acceso desiderio di profittare e d'andare innanzi nella virtù e di mortificarsi in quelle cose, nelle quali sa che ha necessità di mortificazione; quel giorno stesso, dico, il suo negozio andrà in rovina. E perciò il nostro S. Padre nel principio delle Costituzioni e delle Regole ci propone e mette questo per fondamento: «La legge interna della carità e dell'amore, che lo Spirito Santo suole scrivere ed imprimere nei cuori, è quella che ci ha da conservare, governare e promuovere nel suo santo servizio» (In prooem. Const. et Summ. reg. l; Epit. 351). Questo fuoco d'amore di Dio e questo desiderio del suo maggior onore e maggior gloria è quello che ci deve andare del continuo sollecitando, per avanzarci e far progresso nella virtù. 
 Quando davvero è nel cuore questo desiderio, esso fa che usiamo diligenza e sollecitudine per conseguire quel che desideriamo; perché la nostra inclinazione è molto industriosa per cercare e trovare quello che desidera, né le mancano mai mezzi per arrivarvi: e perciò disse il Savio, che il principio per acquistar la sapienza è il vero e sviscerato desiderio di essa (Sap. 6, 18). 

ALFONSO RODRIGUEZ 

Il vero amore spinge all'azione. Dimostratemi prima di tutto che mi amate veramente, poi mi sistemerò tra di voi, perché il mio amore è sconfinato.



La Domenica della Misericordia di aprile 2020. 




Nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo. Amen 

Io, il Padre Celeste, parlo ora e oggi, attraverso il Mio strumento volenteroso, obbediente e umile e la figlia Anna, che è interamente nella Mia Volontà e ripete solo le parole che vengono da Me. 

amato piccolo gregge, amati seguaci e amati credenti da vicino e da lontano Avete celebrato l'Ora Santa, l'Ora della Misericordia in tutta riverenza. Un'ora prima che il Santissimo Sacramento valga il suo peso in oro. In questo giorno avete ricevuto grazie speciali. Vi ho promesso questo perché siete i Miei amati e fedeli su cui posso contare. Vi ringrazio per la fedeltà che mi avete dimostrato in questo momento di crisi. Che conforto mi hai dato. 

Che cosa significa questa volta, in cui molte persone hanno perso la strada. Sono istruiti da tutte le parti e sono privati della loro indipendenza e non considerano le conseguenze. 

In questo tempo di Corona si è verificato un caos totale. Molte persone sono inferiori a questa follia e non si rivolgono più al pubblico senza paradenti. La maggior parte delle persone segue le istruzioni che vengono date loro erroneamente. Non sono più in grado di formarsi un proprio giudizio. Una teoria di cospirazione è stata forzata su di loro. Non sono in grado di usare la loro mente lucida. Nuotano e si lasciano insegnare ciò che gli viene detto, pensando che tutti lo stiano facendo e che debba essere giusto. 

Purtroppo nessuno si chiede fino a che punto questa obbedienza incondizionata porti e fino a che punto l'uomo possa essere manipolato? A causa della paura del panico per questo virus, l'uomo si è messo in una situazione in cui l'uomo è controllabile e non può usare la propria mente. Il panico lo ha fatto ammalare. 

Miei amati figli, venite tutti al Mio caro Cuore, io solo so veramente di tutte le vostre preoccupazioni e non vi lascerò mai soli. Perché non mi credete? 

Vi è stata detta la verità finora? Perché le chiese sono state chiuse? Perché le autorità non compaiono e non lottano per i vostri diritti? 

Miei cari, state seguendo una credenza sbagliata. Non ti rendi più conto di essere circondato da una rete di menzogne. Non si riesce a trovare la via d'uscita da soli da questo caos. Dove avete trovato un vero aiuto finora? Non lo troverete da nessuna parte. 

Perché non afferri ancora la cannuccia che ti sto lanciando da tempo? Non ti ho forse dato una Madre, una Madre Celeste? Lei è la migliore Madre e Lei sola ti capisce. Consacratevi al Suo Cuore Immacolato. Allora non può succederti nulla e la pace arriverà al tuo cuore ferito. 

Sarete privati della libertà e della sicurezza di cui avete bisogno per la vostra vita. Svegliatevi, miei fedeli, voglio svegliarvi. Avete dimenticato che io sono il Sovrano dell'intero universo e nessuno può dirigere i destini del mondo, perché io rimango il Creatore del mondo intero. 

Siete caduti in un'anticristianità e nessuno dei miei pastori è disposto a trasmettervi la vera fede. 

I miei pastori sono diventati impotenti perché non sono disposti a ripiegare su una vita reale di sacrificio. Tutto ciò che contiene la vera fede cattolica, lo rifiutano categoricamente. Si potrebbe dire che si vergognano della loro fede. Si sono ritirati e conducono una vita instabile e stanno accumulando sempre più sensi di colpa. Questi peccati gravi devono essere tutti espiati. Il peso del peccato pesa così tanto sulle loro spalle che diventa insopportabile. Non trovano il modo di pentirsi, perché nessuno vuole oltrepassare la linea. Tutti lo fanno e in qualche modo andrà avanti. Hanno perso la leadership, perché sono guidati dal Pastore Supremo e non lo sentono nemmeno. 

Miei amati figli, quanto vi amo, perché il mio desiderio per voi cresce di giorno in giorno. 

Purtroppo questa mancanza di fede ha assunto dimensioni incredibili. Ecco perché c'è stata una persecuzione dei cristiani. Distruggono e profanano le chiese, calunniano e si fanno beffe dei veri credenti. La vera fede cattolica non è più riconoscibile, perché è diventata una tra le tante. I comandamenti più importanti sono stati dimenticati e si vive come se non esistessero. 

Perché non credete a Me che io sia il Signore sulla vita e sulla morte? 

Perché l'eutanasia è ancora oggi in primo piano? Nessuno può decidere della propria morte senza commettere un grave reato. Sono atti di disperazione perché la gente è alla ricerca di Dio e nessuno dei miei pastori è in grado di aiutare queste persone nel loro bisogno. Sono lasciati soli e questo è il modo più comodo perché l'illuminazione richiede un aiuto permanente di cui questi uomini hanno bisogno. 

Uno è davvero lì per l'altro oggi? No, uno ha dimenticato come si fa. La varietà è cresciuta così tanto che uno non riesce a trovare il tempo per l'altro. Si parla in digitale e si perde l'opportunità di costruire un rapporto con l'altro. 

Perché non usare la tecnologia per il bene? Non lasciatevi guidare dal male. Vi vengono insegnate le cose sbagliate e vi lasciate guidare. Non avete capito che questo virus può contenere anche qualcosa di buono? 

Io, il padre amorevole, voglio che ci siano di nuovo delle vere famiglie e che le persone trovino la felicità. 

Se una persona non è guidata dalla fede, cadrà fuori dalla norma, cadrà senza limiti nel male, se non sente l'urgenza di una conversione. 

Come vedete, la mancanza di fede è progredita a tal punto che l'uomo non sa come pentirsi. È caduto in una disperazione e in una disperazione che non può più aiutare se stesso. L'oscurità che lo circonda è così forte che non riesce a vedere le luci della vera fede. 

Mio amato piccolissimo, ora tu continui a portare l'oscurità del tuo occhio destro, come è mio desiderio. Non chiedete nemmeno più la liberazione da questa sofferenza perché conoscete il peso del peccato che il Salvatore Gesù Cristo porta per tutti gli uomini. Mio Figlio Gesù Cristo è morto per tutti gli uomini e vuole redimere tutti gli uomini anche oggi. Se tutti gli uomini fossero pronti per la conversione, il virus non potrebbe diffondersi ulteriormente. 

Non sentite che la spirale disegna cerchi sempre più ampi? Non lasciatevi guidare dal male perché Satana è a caccia di anime e vuole trascinarne molte altre nell'abisso.

Miei cari cristiani, siete chiamati ad alzare la voce. Ognuno di voi dovrebbe essere pronto oggi a lottare per la verità, perché siete nell'ultima battaglia tra il bene e il male. Decidetevi, finalmente, perché i tempi sono maturi. Non aspettate così a lungo finché l'altro non vorrà indicarvi la strada. Questa strada potrebbe essere la strada sbagliata e vi state allontanando sempre più verso la rovina. Convertitevi e tornate indietro! Lasciatevi aiutare e decidetevi per la verità. 

Scoprirò tutto ciò che ancora giace nelle tenebre. Non sarete lasciati soli perché vi farò conoscere la saggezza quando confesserete la verità. Non sarà facile entrare nella tana del leone. Solo se prendete la Mia mano camminerete sulla strada giusta. Non sarà facile prevalere contro un'orda non credente. Chiedete lo Spirito Santo perché vi insegnerà tutto quello che vi ho detto nel Libro della Verità, nella Bibbia. Quando riprenderete questo libro, la vera illuminazione entrerà nei vostri cuori. 

Io sono la via, la verità e la vita, chi crede in Me non si vergogna. Niente sarà mai troppo difficile per te, perché io sono con te tutti i giorni della tua vita. Senza la vera fede non si supera questo momento di crisi del coronavirus. 

Chiediti continuamente se ciò che ti viene detto di fare è compatibile con la tua fede. Allora non si può sbagliare e si rimane pazienti e calmi. Solo la calma può portarla. Usate il vostro intelletto e non lasciate che la vostra maturità vi venga tolta. Lei è una persona indipendente che deve svolgere il proprio compito nella vita. Ogni persona è preziosa e non dovete lasciare che vi venga tolta l'indipendenza. Lavorate per questo e io sarò con voi.

 L'amore sarà la cosa decisiva, perché vi spingerà in avanti. Abbandonatevi completamente alla mia guida, perché non vi può accadere nulla. Schiaccerai la testa con la tua cara Madre Celeste del serpente. Siate dunque vigili, perché Satana vuole anche in quest'ultimo tempo cogliere tutto ciò che può divorare. Quindi rimanete vigili. 

Vi benedico ora con tutti gli angeli e i santi, specialmente con la vostra cara Madre e Regina della Vittoria e la Regina Rosa di Heroldsbach nella Trinità nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. 



Il vero amore spinge all'azione. Dimostratemi prima di tutto che mi amate veramente, poi mi sistemerò tra di voi, perché il mio amore è sconfinato. 

Anne Mewis

Geremia



Il re Sedecia chiede consiglio a Geremia

1Nabucodonosor re di Babilonia aveva messo come re di Giuda un figlio di Giosia, di nome Sedecia, al posto di Conia figlio di loiakim. 2Ma nemmeno Sedecia ascoltò gli avvertimenti che il Signore gli dava per mezzo del profeta Geremia. Anche i capi e la gente comune si comportavano come il re. 3Un giorno Sedecia inviò Iucal figlio di Selemia e il sacerdote Sofonia figlio di Maasia dal profeta Geremia a dirgli: 'Per favore, prega il Signore nostro Dio per noi'. 4In quel periodo Geremia non era ancora stato messo in prigione e poteva muoversi liberamente tra la gente. 5Frattanto i Babilonesi che assediavano Gerusalemme ebbero la notizia che l'esercito del faraone era uscito dall'Egitto, e così si allontanarono dalla città. 6-7Allora il Signore, Dio d'Israele, ordinò al profeta Geremia di dare la sua risposta agli inviati del re di Giuda: 'Riferite al re che l'esercito del faraone, partito per portarvi aiuto, se ne ritornerà presto in Egitto. 8A questo punto i Babilonesi torneranno indietro, attaccheranno questa città, l'occuperanno e la distruggeranno con il fuoco. 9Vi illudete se pensate che i Babilonesi non torneranno più indietro. Quelli non se ne andranno affatto. 10Anche se voi riusciste a sconfiggere l'esercito babilonese e lasciaste in vita solo qualche ferito, questi si alzerà nella propria tenda e distruggerà la città col fuoco. Ve lo dico io, il Signore'.

Geremia è arrestato
11Mentre l'esercito babilonese era lontano da Gerusalemme per l'avanzata dell'esercito egiziano, 12Geremia volle uscire dalla città per andare nella regione di Beniamino a prendere possesso della sua parte di eredità. 13Ma quando giunse alla porta di Beniamino, Geremia fu fermato dal capo del corpo di guardia, un certo Ieria figlio di Selemia, nipote di Anania, che disse al profeta:
- Tu hai intenzione di passare dalla parte dei Babilonesi.
14Geremia rispose:
- Non è vero! Non voglio passare dalla parte dei Babilonesi!
Ma Ieria non volle sentir ragioni, prese Geremia e lo consegnò ai suoi superiori. 15Questi si infuriarono contro Geremia, lo bastonarono e lo fecero rinchiudere nella casa di Gionata, segretario di corte, che essi avevano trasformato in carcere. 16Geremia fu gettato in una cella sotterranea. Si trovava li da molti giorni, 17quando il re Sedecia mandò a prenderlo. Poi, nel palazzo reale, in segreto, domandò a Geremia:
- Hai qualche messaggio del Signore per me? - Sì, - rispose il profeta. - Tu sarai consegnato prigioniero al re di Babilonia.
18Quindi Geremia domandò al re:
- Quale colpa ho commesso contro di te e i tuoi ufficiali o contro questo popolo? Perché mi avete messo in prigione? 19Piuttosto, dove sono finiti i vostri profeti che annunziavano: 'Il re di Babilonia non verrà a combattere né contro di voi né contro questa terra'? 20Ed ora, re mio signore, ascolta la richiesta che ti rivolgo: non farmi ritornare nella casa di Gionata, segretario di corte, se no io ci muoio.
21Allora il re Sedecia ordinò di rinchiudere Geremia nell'atrio della prigione e di dargli ogni giorno un pane. Così Geremia mentre era rinchiuso nell'atrio della prigione ricevette la sua razione di pane che gli veniva portata dalla via dei Fornai, finché in città non furono esaurite tutte le scorte.

Regina della Famiglia



Apparizioni a Ghiaie 

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Il ruolo del Cortesi 

Ella conoscerà certamente la letteratura moderna sulla  bugia dei bambini e dei fanciulli; ne ho dato conto nel volume  che ho pubblicato ora con la Sidlauskaitè sulla psicologia dell'età evolutiva. 

Io sono tra quelli che dubitano che fino ai 7, 8 anni si  possa parlare di bugia. Il bambino ed il fanciullo rispondono  seguendo la via della più ovvia difesa, che dall'adulto viene giudicata bugia, perché valuta la risposta con criteri propri dell'adulto.

Comunque, nel caso dell'Adelaide Roncalli non mi pronuncio; mi rimetto a quello che ha costatato la Sidlauskaitè, la  quale afferma che l'Adelaide Roncalli messa in ambiente sano  (psichicamente) terminerà, se non l'ha già fatto, di ricorrere  inconsciamente alla reazione di difesa. 

Quanto al sonno ed ai sogni dell'Adelaide Roncalli la  Signorina Sidlauskaitè l'ha osservata per otto giorni durante il  sonno e lo ha fatto con occhi da buona psicologa e non può confermare il di Lei giudizio. Essa afferma che si debbono interpretare come l'effetto dello shok psichico esercitato sull'Adelaide  Roncalli. 

Conclusione: Ella, io ritengo, si è avventurato in un  campo non suo, e vi si è avventurato con insufficiente preparazione, e con una sicurezza ed un entusiasmo comprensibili, giustificabili, ma che noi, consumati nella tecnica, non abbiamo.  Quindi non reca meraviglia che Ella sia giunto a sostenere una  tesi che non può essere accettata. 

Naturalmente io nulla dico delle "visioni" e io non mi pronuncio; non ardisco nemmeno cercare una "spiegazione";  ritengo, se mai, che una spiegazione non si può trovare per la  via battuta da Lei, ossia attraverso l'esame psichico dell'Adelaide Roncalli, proprio perché questo è un soggetto normale.  Dalla lettura del di Lei volume mi sorge il sospetto (ma è solo  un sospetto; occorre infatti un esame approfondito dei fatti per  arrivare a certezza) che la spiegazione deve essere cercata nell'ambiente; non nel senso che l'ambiente abbia volontariamente, o no, create le "visioni"; ma nel senso che l'ambiente,  anche all'infuori della volontà dei singoli, abbia esercitata tale  influenza sulla Adelaide Roncalli che, grado a grado, si è determinata l'atmosfera favorevole all'insorgere delle "visioni". 

Mi rinvigorisce in questo sospetto sia il ricordo di ciò che  io ho costatato in tre bambini del Belgio, sia ciò che è stato  osservato per altre "visioni". Nel caso da me osservato in Belgio  si trattava di apparizione della Madonna delle più clamorose. 

Incaricato dalla Superiore Autorità di esaminare i fatti sono  giunto alla dimostrazione che tutto trovava spiegazione nell'ambiente. Forse è altrettanto per le apparizioni delle Ghiaie? Non  mi pronuncio. Comunque sia, è certo che l'Adelaide Roncalli è  un soggetto normale e chi vuole cercare la spiegazione dei fatti  mediante l'esame di essa, costruisce sulla sabbia. 

Ella mi scuserà la franchezza con la quale Le ho scritto;  ma la verità deve essere cercata sempre con carità ma con  fedeltà. E perciò Ella non mi vorrà male di quanto Le ho scritto.  Cordiali saluti". 

Aggiungo che sarebbe stato meglio se padre Gemelli si  fosse attenuto alla regola di non entrare in un campo non suo, e  quindi non avesse nemmeno avanzato il sospetto che le visioni  di Adelaide Roncalli possano trovare una spiegazione nell'ambiente. Fu un errore anche il suo giudizio dato sulle apparizioni  di Banneux (Belgio), da lui ritenute un fatto non soprannaturale,  perché causato dall'ambiente. Infatti, non molto tempo dopo,  l'autorità ecclesiastica riconobbe, nonostante il suo giudizio  scientifico, la soprannaturalità delle medesime. 

Padre Gemelli, psicologo e psichiatra insigne, non era un  teologo, né un esperto conoscitore di fenomeni mistici e l'infortunio occorso allo scienziato Gemelli, ci dice quanto sia difficile  distinguere le vere dalle false apparizioni. 

Tuttavia la smentita della spiegazione data dal Cortesi,  sulle apparizioni di Ghiaie, viene ribadita affermando più volte  padre Gemelli che Adelaide è una bambina normale e non è una  bugiarda. 

Il 28 novembre 1945, padre Gemelli inviò al vescovo di Bergamo una lettera che riporto: 

"Eccellenza Reverendissima e carissima, compiego copia di una lettera, che ho scritto a Don Cortesi in risposta all'omaggio che egli mi ha fatto di un volume sui  fatti di Bonate. Desidero che tu, come Vescovo, abbia conoscenza di quello che gli scrivo. Non domando alcun giudizio. Alla  mia lettera era allegata una della Signorina Sidlauskaité, la quale,  sotto la mia direzione, ha eseguito gli esami all'Adelaide Roncalli;  anche di questa mando copia. 
Benedicimi e gradisci i miei cordiali saluti". 

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Severino Bortolan