sabato 16 maggio 2020

Cammino di perfezione



Quanto alla prima, cioè l’amore reciproco, essa è di grandissima importanza, perché  non vi è nulla di così gravoso che non si sopporti facilmente fra coloro che si amano, e  occorrerebbe che fosse cosa ben dura se riuscisse gravosa. Se questo comandamento  fosse osservato nel mondo come si deve, credo che aiuterebbe molto a osservare anche  gli altri; ma, ora per troppo zelo, ora per poco, non si arriva mai a osservarlo in modo  perfetto.

Sembra, in proposito, che l’eccesso fra noi non debba essere nocivo, eppure porta con sé  tanto male e tante imperfezioni che, a mio giudizio, non può crederlo se non chi è stato  testimone oculare. Qui il demonio tende molte insidie, che in coscienze le quali procurano di piacere a Dio alla bell’e meglio si avvertono poco, anzi sembrano ispirazioni virtuose. Coloro che, invece, mirano alla perfezione, se ne rendono perfettamente conto,  perché a poco a poco tolgono alla volontà la forza di applicarsi interamente all’amore di Dio.

E credo che questo difetto si riscontri nelle donne ancor più che negli uomini; esso  reca evidentissimi danni a una comunità, perché ne segue che le monache non si amino  tutte ugualmente, che si soffra per la mortificazione subita da un’amica, che si desideri  di aver qualcosa da regalarle, che si cerchi il momento di parlarle, e molte volte per dirle  che la si ama e altre cose inopportune, più che per parlarle dell’amore che si nutre per  Dio. È raro, infatti, che queste grandi amicizie siano rivolte ad aiutarsi vicendevolmente  ad amare di più Dio; anzi, credo che il demonio le faccia nascere per creare fazioni opposte negli Ordini religiosi. Si vede subito quando, invece, l’amore è rivolto al servizio  di Sua Maestà; si vede subito, perché l’affetto non è guidato dalla passione, ma cerca un  aiuto per vincere altre passioni.

Di questa specie di amicizie io ne vorrei molte nei grandi monasteri, perché in questa  casa – ove non siamo e non dobbiamo essere più di tredici – tutte devono sentirsi amiche, tutte devono amarsi, volersi bene e aiutarsi reciprocamente. Per sante che siano, si  guardino, per amor di Dio, da queste amicizie particolari, le quali di solito anche tra fratelli sono un veleno. Io non vedo in esser alcun vantaggio, se riguardano parenti meno  prossimi, peggio ancora: una vera peste. Credetemi, sorelle, che anche se questo vi sembra esagerato, comporta un’alta perfezione e una grande pace ed evita molte occasioni  pericolose a quelle che non sono ben salde nella virtù. Se l’affetto inclina più verso una  che verso un’altra (né potrà essere altrimenti, trattandosi di un sentimento naturale, che  molte volte ci porta ad amare la più imperfetta, se particolarmente dotata di attrattive innate), teniamo a freno il nostro sentimento per non lasciarci dominare da quell’affetto.  Amiamo le virtù e le qualità interiori, sforzandoci sempre attentamente di non far caso  alle qualità esteriori.

S. Teresa d’Avila

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