LA SPIEGAZIONE MATERIALISTA DEI FATTI PARANORMALI
È stile dei materialisti la tantologia, ossia il pretendere di dare la spiegazione di fatti che non accettano ripetendo la parola o ricorrendo a una parola piú difficile. Cosí
i materialisti, mentre da un lato negano i fatti che non possono spiegare, dall'altro pretendono spiegare i fatti che comportano una componente spirituale dell'uomo (quella che chiamiamo anima), ricorrendo alla parola
psiche o a quella « paranormale ».
Accettiamo, per intenderci, la parola « paranormale » per indicare tutti i fatti inspiegabili comunemente, compresi quelli mistici.
Il problema dei fatti paranormali lo ha affrontato scientificamente il sacerdote Andreas Resch, redentorista, sud-tirolese. Con quanta serietà lo abbia affrontato lo testimoniano le
due grandi e importanti Università che lo hanno chiamato a creare in esse e a dirigervi due nuove facoltà: quella di Innsbruck, presso la quale ha creato e dirige «l'Institut fur Grenzgebiete der Wissenschaft
», ossia « Istituto per le zone di frontiera della scienza »; e la Pontificia Università Lateranense, presso la quale, nell'Accademia Alfonsiana, insegna « psicologia clinica e paranormologica
».
A Innsbruck il Padre Resch ha costruito una palazzina a due piani, chiamata « Maximilianstrasse », dove ha creato un imponente schedario nel quale raccoglie tutti i fatti paranormali
che avvengono nel mondo, classificandoli in quattro categorie principali: fenomeni parafisici (ad es. fantasmi, bilocazioni, tavoli rotondi, telecinesi, ecc.); fenomeni parabiologici (ad es. guarigioni inspiegabili, digiuni
prolungati, stimmatizzazioni); fenomeni parapsichici (ad es. pre-cognizioni, chiaroveggenza, telepatia); fenomeni paranormali spirituali (ad es. intuizione, profezia, esperienze extracorporee di morti rianimati, sopravvivenza,
apparizioni).
A tutti questi fatti bisogna aggiungere i molti casi di mistici cristiani che stanno per molti anni senza mangiare, né bere, sostenuti unicamente dalla comunione quotidiana: casi debitamente
controllati come quello di Alexandrina da Costa che stette 13 anni senza mangiare, né bere; o di Teresa Neumann che cosí stette ben 32 anni. Mistici viventi che vivono sostenuti dalla sola comunione ce ne sono
tanti. Abbiamo sentito parlare di Sisina Tanzariello da Ostuni, e di Elena Martoriello da Castellammare di Stabia.
Su tali fatti il Padre Resch organizza periodicamente convegni internazionali di studi, i cui Atti vengono richiesti dalle piú importanti biblioteche del mondo.
Volere escludere per principio in tutti questi fenomeni la presenza e l'azione di forze spirituali è precludere ogni spiegazione, è antiscientifico ed è voler escludere
quello precisamente che si deve cercare; contemporaneamente è voler negare e voler rifiutare ogni spiegazione alle centinaia di milioni di fenomeni di spiritismo, di stregoneria, di medianismo, di magia nera e bianca,
che solo a Torino hanno un fatturato superiore a quello dell'intera industria della FIAT; ed è, infine, negare o rifiutare ogni spiegazione a fatti scientificamente e storicamente provati con ogni scrupolosità,
quali i miracoli, le apparizioni e i prodigi.
Pretendere, assente, di vederci meglio di tante migliaia di testimoni oculari è quanto di piú stupido si possa immaginare.
A titolo esemplare citiamo qualche caso.
A Rosenheim, presso Monaco di Baviera, una forza occulta, che chiamiamo Foltergeis (cioè spirito folletto), fa volare in aria tanti oggetti, altri li fa muovere e scompiglia. Il fatto
è stato appurato dalla Polizia, dalla Magistratura e da vari scienziati, oltre che dal Centro di Fisica Max Plank.
Ad una persona che attribuiva ad auto-suggestione la comparsa di stimmate di Teresa Neumann, la medesima rispose: « Perché, allora, quando penso al diavolo non mi spuntano le
corna? ».
E se si volesse attribuire ad auto-suggestione il racconto di tanti morti incontrati da morti rianimati (quali, ad es. quelli citati dal Moody nel suo libro La vita oltre la vita), come attribuire
a suggestione identici racconti di indú morti rianimati che non credono alla sopravvivenza personale? Tutto questo è capitato a un mio amico vivente: si chiama Alfio Coppola, è di Adrano (CT), ma risiede,
per lavoro, in Germania. Il suo indirizzo è: 852o Erlangen - Eggeneuterweg, 46.
Il 25.6.1982 egli venne solo con la sua Fiat 150o da Erlangen in Sicilia. Giunto alle ore 24 per l'autostrada allo svincolo della Casilina a Roma, e non sapendo per dove andare per giungere
a Piazza Zama, vicino alla quale stavano due sue sorelle, tentò di fermare diverse macchine per chiedere informazioni, ma inutilmente. Preoccupato per non sapere cosa fare, vede venire da Roma una 500. Fa segno. La
500 si ferma; scende un giovane elegante, il quale gli indica la strada: prendere lo svincolo, fare il rettilineo fino a un incrocio a T, dove avrebbe dovuto svoltare a sinistra. Il Coppola svolta la macchina ed esce per lo
svincolo; ma il giovane, inspiegabilmente, fa come un fulmine marcia indietro, lo precede per il rettilineo e dopo alcuni secondi scompare, sebbene il Coppola marciasse a tutto motore. Dopo circa un Km, alla luce della luna
e dei fari, il Coppola vede venire un uomo a piedi. Giuntogli vicino, si ferma, scende dalla macchina che lascia con i fari accesi, e gli chiede per dove andare per giungere a Piazza Zama. Il pedone gli dà le stesse
indicazioni del giovane della 500; ma, appena il pedone cessa di parlare, una voce da dietro gli dice: « Prosegua come le è stato detto ». Il Coppola si volta, e vede alle sue spalle un uomo corpulento,
alto m 1,8o. Si rigira, e vede accanto al primo pedone un
altro uomo e due donne, una alta e grossa, l'altra magra. Tutti e cinque erano scalzi: gli uomini senza cravatta; le donne in camicia da notte, una chiara, l'altra scura. Il Coppola
per il momento non ci fece caso e pensò che tutti e cinque avessero fatto voto di un pellegrinaggio a piedi scalzi e che lo facessero di notte per il fresco. Li salutò, si rimise in macchina e riparto. Ripensandoci,
di colpo si fermò e si voltò per vedere dove i cinque andassero; ma tutti e cinque erano spariti. Ridiscese dalla macchina; ma non c'era piú nessuno. Il cancello piú vicino era a 3oo mt; ed
era impossibile che avessero in pochi secondi percorso i 300 mt. Dopo 500 mt vide un cartello con freccia a sinistra; credendo fosse l'indicazione dell'incrocio, andò a sinistra e si trovò subito dinnanzi
a un cancello con la scritta: Cimitero. Qui il Coppola fu preso dal terrore; scappò in macchina come un disperato e, fortunatamente, poco dopo si trovò in Via Antonio Coppi dalle sue sorelle. Queste, vedendolo
cosí terrorizzato, gli dissero che a Roma c'è l'uso di seppellire tutti i morti senza scarpe; gli uomini anche senza cravatta e le donne in camicia da notte. Di questo fatto il Coppola mi ha fatto un
verbale.
A questo punto non ci resta che dare la spiegazione cattolica a tutti quei fatti paranormali che non possono spiegarsi naturalmente: esistono gli spiriti buoni (gli angeli) e quelli cattivi
(i demoni); i morti sopravvivono e vanno o in paradiso o in purgatorio o all'inferno; i morti, col permesso di Dio, possono comparire o anche solo parlare; quelli che danno consigli buoni sono o in paradiso o in purgatorio;
quelli che danno consigli contrari agli insegnamenti del Vangelo sono demoni.
Ed infine due fatti raccontatimi dagli interessati stessi.
Una ragazza mi raccontò quanto le successe nell'ottobre 1986. Invitata da un'amichetta, mise un bicchiere su un tavolo e disse a voce forte: « Spirito, se ci sei fatti
sentire ». All'istante il bicchiere cominciò a muoversi e a camminare sul tavolo. All'indomani, presoci gusto, ripeté l'esperimento, e con lo stesso successo. Allora io le dissi: « Ma
non sai che hai fatto peccato mortale? » La ragazza, spaventata, mi rispose: « Non lo sapevo; ora che lo so non lo faccio piú ».
L'anno scorso mi venne a trovare un'anziana vedova con un suo figlio e mi disse: « Padre, mi venga in aiuto. Non posso piú stare nella mia casa. Sono terrorizzata; ho
dovuto ora rifugiarmi nella casa di questo mio figlio. Da sei mesi, giorno per giorno, nella mia casa i quadri sacri cadono dalle pareti per terra. Li riattacco alle pareti, l'indomani li ritrovo per terra. E questo, giorno
per giorno: mentre sono in una stanza avviene nell'altra stanza. Le immaginette sacre e i quaderni li trovo stracciati; tanti oggetti mi scompaiono e alcuni li ritrovo un altro giorno in altro posto ». Il figlio
mi conferma il racconto della madre e mi dice di esserne testimonio. Chiedo se in quella casa entrano bambini o altre persone. Mi rispondono: « Nessuno ». Consiglio loro gli esorcismi e di vivere in grazia di Dio.
Mi pregano di fare tutto io. Li confesso, vado a fare gli esorcismi nella casa e
quindi ne benedico le stanze e tutti gli angoli! Trovo i quadri per terra, ma intatti, perché erano stati tutti benedetti; immaginette e quaderni stracciati, il porta-vivande ripieno
sopra il vaso del gabinetto, ecc.
Dopo il mio intervento finí tutto.
Un infermiere dell'ospedale di Biancavilla (CT), di nome Tomasello Pietro, stimatissimo da quanti lo conoscono, mi racconta e mi scrive tanti fatti a lui capitati, dei quali ne accenno
solo alcuni.
Aveva un figlio, di nome Alfredo, molto intelligente, ma condannato su una sedia a rotelle per distrofia muscolare. Alfredo faceva ogni domenica la comunione, sopportava tutto con pazienza,
e quando la mamma s'impazientiva vedendolo cosí condannato, egli con dolcezza le diceva: « Perché fai cosí, mamma? Un giorno starò bene! ». Il 18.12.198o, a 17 anni, Alfredo improvvisamente
si aggravò e morì il padre lo amava profondamente, lo aveva voluto sempre servire lui stesso e, da allora, non fa che piangerlo. Alfredo ora lo ricompensa salvandogli tante volte la vita. Riporto dal racconto
del Tomasello soltanto alcuni fatti.
Quattro mesi dopo la morte del figlio, il Tomasello raccoglieva nella sua sciara le ulive. Ritto su un alto ramo, perdette l'equilibrio e cadde indietro. Avrebbe battuto la nuca nelle
pietre e sarebbe morto; ma gli spuntò di sotto il figlio, lo prese sotto le ascelle, lo rimise sull'albero e spari.
Dopo alcuni altri mesi, mentre irrigava il suo agrumeto fatto a terrazze, cadde bocconi dall'altezza di due metri sulle pietre sottostanti. Come minimo si sarebbe rovinata la faccia;
ma gli spuntò di sotto il figlio, lo prese fra le braccia, lo andò a deporre piú in là sul terreno soffice, e spari.
Infine, un fatto che sta facendo scalpore in tutta l'Italia: viene raccontato da Lino Sardos Albertini, avvocato e cassazionista e presidente dell'Accademia di Studi Giuridici ed
Economici di Trieste, nel suo libro Esiste l'al di là, il 1o ottobre 1985 (Reverdito Editore, Trento).
Il libro in alcuni anni ha raggiunto la 1oa edizione. Porta la presentazione di Padre Pasquale Magni, presidente dell'Ass. Culturale « Acropoli » di Roma, scrittore, ex-generale
della Compagnia S. Paolo, e la prefazione di Paola Giovetti, parapsicologa di fama internazionale, giornalista, scrittrice, redattrice della rivista « Luci e ombre ».
Il Sardos Albertini aveva un figlio, di nome Andrea, nato il 29.7.1955. All'età di 5 anni, Andrea a causa del morbillo perdette completamente l'udito dell'orecchio sinistro.
Visitato dai piú illustri otorini europei ebbe la stessa diagnosi: l'udito era irrecuperabile. I genitori, andati a Lourdes, ne riportarono una boccetta d'acqua benedetta e per alcune settimane l'applicarono
all'orecchio di Andrea, pregando e facendolo pregare. Improvvisamente Andrea riacquistò l'udito; visitato dagli stessi medici che lo avevano visitato prima, questi rimasero sbalorditi. Lo stesso Vescovo di Trieste
volle dare l'annuncio del miracolo nel giornale « Il Piccolo » il 15.7.1961.
Andrea si fece un giovanottone alto m 1,95; era intelligentissimo, buonissimo, religioso, atleta, incapace di un qualunque male.
Il 9.6.1981, partito da Trieste con un assegno di £. 3.000.000, scomparve. Tutte le ricerche fatte dalla Polizia e da Investigatori privati per vari anni rimasero vane.
Un giorno il padre, ripetutamente sollecitato da un cliente, andò a trovare una sensitiva nella stessa Trieste, di nome Anita, donna molto religiosa e riservatissima, per avere notizie
del figlio.
I colloqui con Anita cominciarono il 17.2.1983 e si protrassero, naturalmente con intermittenze, fino al 17.8.1985. L'avvocato verbalizzò tutte le domande e le risposte delle sedute.
La Anita, seduta a un tavolo, si raccoglieva, apriva il palmo della mano sinistra e la biro vi si attaccava come un ferro alla calamita. Quindi la Anita, avute le domande del Sardos Albertini, scriveva col palmo aperto in
un foglio dall'alto in basso, le risposte date da Andrea. Sembrerebbe incredibile, se la Anita non ne avesse data la dimostrazione, dopo molte sollecitazioni, alla TV, canale 1, col patto che non fosse ripresa di faccia
per non essere assalita da tutti gli italiani; essa non vuole denaro da quei pochi che riescono ad avvicinarla, perché, dice, i doni di Dio non si vendono e non si comprano.
Per mezzo di Anita, Andrea disse al padre come 1'11.6.1981, andato a un Banco a Torino a riscuotere l'assegno di £. 3.000.000, osservato da alcuni malviventi, era stato derubato,
ucciso e gettato nell'argine del Po; e ne indicò il posto. L'avvocato poté tutto verificare.
Naturalmente questo non bastò all'avvocato per convincersi che suo figlio gli parlava per mezzo di Anita; e stette per diversi anni a studiare la donna. Poté constatare
che era impossibile scrivere dall'alto in basso come i cinesi; che la Anita non conosceva il contenuto di quanto aveva scritto, se prima non metteva il foglio orizzontale e lo leggeva; che le espressioni, i vocaboli, lo
stile, la sintassi delle risposte scritte erano di gran lunga superiori al patrimonio linguistico e culturale di Anita; che nelle risposte venivano date notizie di fatti che la Anita non poteva assolutamente sapere. Restava
questo problema: queste risposte venivano da Andrea o da un demonio?
Allora l'avvocato, per vedere la provenienza, gli chiese quale fosse il suo parere circa questi versetti di s. Giovanni: «Da questo conoscete lo spirito di Dio: ogni spirito che
confessa Gesú Cristo, venuto in carne, è da Dio; e ogni spirito che non confessa Gesú non è da Dio » (1 Gv 4,2). Andrea rispose: «Sull'argomento posso confermare su tutto. Infatti
Gesú, cioè la Luce infinita, vuole con infinito amore che tutte le sue pecorelle pascolino sul grande prato cosparso di divine parole che è la Bibbia ».
Domanda: « Quindi confermi che Gesú Cristo è venuto in carne sulla terra da Dio? ».
Risposta: « Si, lo confermo in nome di Cristo ».
Un altro giorno Andrea disse al padre che spessissimo intervengono a dare delle risposte a nome di defunti dei demoni, e che bisogna stare molto attenti sul tenore delle risposte per vedere
la loro provenienza; in ogni caso quando si fanno domande inutili, o soltanto curiose o di vincite intervengono sempre i demoni a dare le risposte.
In definitiva l'avvocato si convinse che era suo figlio a dare le risposte; che suo figlio non poteva intervenire con chiunque tra i viventi, né per anime che non conosceva; che
egli dava le risposte soltanto in rapporto alla missione alla quale era destinato e non per alcun'altra finalità.
Un altro giorno il padre chiese ad Andrea cosa avesse provato al momento della morte. Andrea rispose: « Io ti posso dire cosa ho provato personalmente, perché si differenzia
molto morte da morte. Al momento, io fisicamente stavo bene, però ero spaventato. Infatti la mia situazione era brutta, alla mercede di individui pericolosi. Quando sono stato ucciso io non mi sono accorto, però
vedevo la scena dall'alto ed ho seguito tutti i particolari dall'alto con distacco, con indifferenza. Questo è durato un bel po', finché la mia anima ha imboccato il lungo tunnel ».
Domanda: «Puoi dire qualcosa di piú preciso su questo tunnel?». Risposta: « L'entrata ti attrae perché vedi in fondo al tunnel una grandiosa Luce che ti
chiama; ma non sempre arrivi presto ad attraversarlo. Quelli piú fortunati, come me, che sono accolti e accompagnati da amici o parenti, si. Altri, invece, devono aspettare anche molto tempo, e questo dà sofferenza,
perché si sa che oltre è meraviglioso e si vorrebbe arrivare quanto prima ».
Domanda: « Cosa hai provato appena morto? ».
Risposta: « Tanta pace, nessun desiderio di tornare indietro. Il mio amico Marco (ottimo giovane morto prima) è venuto ad accogliermi per oltrepassare la grande Luce ».
Domanda: « In che ambiente si trova a vivere l'anima? ». Risposta: « Bellissimo, tanto bello, che è indescrivibile ».
Domanda: « C'è veramente un giudizio relativo al modo in cui si è vissuti? ».
Risposta: « Tutto viene giudicato dalla Luce Infinita. Il bene viene premiato; il male condannato ».
Domanda: « Cosa è questa Luce Infinita? ». Risposta: « È Gesú ».
Domanda: « Esiste da voi l'odio e l'amore? ».
Risposta: «Qui non esiste l'odio; la cattiveria e tutte le sensazioni che provate voi sono terrene. Il nostro mondo è fatto di tutt'altro. II nostro amore ce lo dà
tutto ciò che ci circonda, non solo per i nostri cari, ma anche per tutti i malvagi, perché assorbiamo l'amore che ci dà la Luce Infinita ».
Un altro giono Andrea disse al padre che egli era nato ed era morto per far conoscere agli uomini che esiste l'aldilà, e concluse: «Bisogna far conoscere al mondo intero
che esiste un aldilà, perché solo con queste convinzioni l'umanità si ricrederebbe e vivrebbe in pace, in onore della Luce Infinita ».
Quindi Andrea disse al padre che, per compiere questa sua missione, si doveva fare aiutare da Paola Giovetti. Il padre, non conoscendo neanche il nome di tale persona, chiese ad Andrea chi
essa fosse. Andrea gli rispose: « Quella che trasmette nel programma TV "Italia Sera" ».
L'avvocato andò poi a rintracciare la Giovetti; ed essa si mise a disposizione. Intervenendo la Giovetti, alcune settimane dopo, l'11.11.1984, ad una seduta, Andrea la ringraziò
della sua disponibilità e le disse: « Tu, Paola, devi, per piacere, far conoscere tramite stampa che esiste un aldilà; ma se vuoi rivolgerti a persona interessata, fallo tu. Tu lo sai, vero? ».
Resta opportuno qui notare che quanto dice Andrea sul tunnel scuro e sulla Luce Infinita trova un preciso riscontro con quanto dicono i morti rianimati del Moody (La vita oltre la vita),
e che in confronto con la dottrina cattolica, il tunnel scuro può identificarsi col purgatorio.
ILDEBRANDO A. SANTANGELO