L'OPERA DEL PADRE
1. La creazione dell'universo
L'opera specifica del Padre è la creazione, è il «Fiat lux» (sia fatta la luce) con cui fece esplodere la luce, lanciandola in tutte le direzioni e materializzandola lungo questa corsa, cosí da formare i quasars e le galassie; le stelle dentro le galassie, e i sistemi planetari attorno alle stelle, almeno quello nostro attorno al sole.
Oggi tutti sappiamo che i quasars sono lo stadio primordiale delle nebulose; che la loro luce, giungendo a noi dopo miliardi di anni dagli estremi confini dello spazio, ci rivela come essi erano quando da essi partí; che tale luce ci fa conoscere come era nello stesso tempo la nostra nebulosa.
Oggi tutti sappiamo che esistono almeno un miliardo di nebulose; che il diametro dell'universo esplorato è di circa 15 miliardi di anni luce; che ogni nebulosa ha da 50 a 200 miliardi di stelle; che ogni stella è oltre un milione di volte piú grande della nostra terra; che in ogni nebulosa ci sono meraviglie che qui non è il luogo di descrivere (le stelle giganti, le nane, i pulsar, i buchi neri, i buchi bianchi); che la nostra nebulosa è formata da circa 200 miliardi di stelle; che esse sono distanti l'una dall'altra molti anni luce; che il diametro della nostra nebulosa è di oltre 100.000 anni luce; che il nostro sole è di 1.300.000 volte piú grande della terra e dista dalla terra appena 8 minuti - luce.
Giustamente dice Eccles, premio Nobel per le Scienze: «La mia idea è che nell'origine e nella storia dell'universo si manifesti un grande disegno. Noi non siamo semplici creature del caso e della necessità ma partecipiamo in un ruolo centrale al grande dramma cosmico».
Il grande disegno è quello del Padre che tutto prepara per creare e far vivere gli uomini.
Il grande dramma cosmico è quello della Croce.
2. La creazione della terra
Non abbiamo ancora imparato a meravigliarci, e tutto quello che vediamo non ci dice nulla.
Lo scienziato è colui che si sa meravigliare. Egli si meraviglia delle minime cose e dei minifenomeni che osserva, cerca di darsene una spiegazione, risale alle cause prossime e cosí fa le sue scoperte.
Il mistico è colui che guarda stupito tutto ciò che vede, il vento e l'acqua, le pianure e i monti, i fiori e le stelle, risale alla causa prima, Dio e lo loda e lo ringrazia. Come ha potuto Dio da un mare di fuoco ricavare l'acqua, la neve, i fiori, le pecorelle e tutto quanto esiste? Tutto il creato è cosí meraviglioso che, conoscendolo bene, non si finisce mai di sbalordirci.
E tutto è in rapporto a noi, tutto è creato per darci la possibilità di nascere, di vivere e di svilupparci: la grandezza dell'universo, il sistema solare, la grandezza della terra, i minerali della crosta terrestre, i vegetali, gli erbivori, i carnivori, ecc.
Tutto era necessario, indispensabile per la nostra esistenza. Tutto all'occhio superficiale sembra semplice, ma tutto è complicato all'inverosimile: l'intima costituzione di un atomo, la formazione delle acque, delle nubi, dei ghiacci, dei venti nel pianeta terra, la struttura di un filo d'erba, di un albero, di un fiore, di un frutto, di un insetto, di un animale, della serie infinita di vegetali e di animali, e la loro reciproca universale interazione. Ma dove le meraviglie raggiungono il culmine è soprattutto nell'uomo. Per conoscere a fondo i vari membri, i vari organi, i vari sensi dell'uomo, la loro intima costituzione, la loro interazione, l'interazione tra corpo e psiche si è resa ormai necessaria una grande quantità di specializzazioni. L'uomo intelligente, informato di quanto oggi si conosce, onesto, non può che sbalordirsi ovunque posi lo sguardo, non può trovare altra spiegazione di tutto che in Dio, nella sapienza e nella provvidenza infinita di lui e di tutto lo loda e lo ringrazia. Aveva ben ragione S. Francesco d'Assisi di rimanere estatico dinanzi alla natura e esplodere in quel meraviglioso cantico delle creature che ogni cristiano dovrebbe imparare a memoria e recitare spesso: Altissimo, onnipotente, bon Signore tue so' le laude, la gloria e l'onore et onne benedizione. Ad te solo Altissimo, se confano et nullo omo ene dignu te mentovare. Laudato si, mi Signore, cum tucte le tue creature, spezialmente messer lo frate sole, lo quale jorna, et allumini per lui; et ellu è bellu e radiante cum grande splendore; de te, Altissimo, porta significazione. Laudato si, mi Signore, per sora luna e le stelle; in celu l'hai formate clarite et pretiose et belle. Laudato si, mi Signore, per frate vento et per aere et nubilo et sereno et omne tempo, per le quale a le tue creature dai sustentamento. Laudato si, mi Signore, per sora acqua, la quale è molto utile et umile et preziosa e casta. Laudato si, mi Signore, per frate focu, per lo quale enallumini la nocte, et ellu è bello, et jucundo et robustoso e forte. Laudato si, mi Signore, per sora nostra matre terra, la quale ne sostenta et guberna e produce diversi fructi, con coloriti fiori et erba. Laudato si, mi Signore, per quelli che perdonano per lo tuo amore e sustengono infermitate e tribolazione. Beati quelli che sosterranno in pace, ca de te, Altissimo, sirano incoronati. Laudato si, mi Signore, per sora nostra morte corporale, da la quale nullo omo vivente po' scappare. Guai a quilli, che morranno ne le peccata mortali. Beati quilli che se troverà ne le sue sanctissime volutanti; ca la morte secunda no'1 farrà male. Laudate et benedicite mi Signore, e ringraziate, e serviteli con grande umilitate.
Tutti questi stupendi capolavori di Dio non potevano essere destinati a scomparire.
Questo universo immenso e questo mondo bellissimo nei quali viviamo, e questi nostri corpi cosí meravigliosi non potevano avere la sorte del fiore del campo che oggi è, e domani non è piú.
Ecco perché Dio nella sua infinita sapienza e nel suo infinto amore ha voluto la resurrezione nostra. E alla nostra resurrezione creerà la cornice adatta per la nostra felicità e cioè «Cieli nuovi e terra nuova» (2Petr. 3,13) immensamente piú belli di quelli esistenti.
3. L'amore infinito del Padre
Gesú ci parla del tenerissimo amore del Padre per spingerci ad amarlo e a collaborare all'opera sua di salvezza che coincide col suo regno.
« Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale piú del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non cantate voi forse più di loro? E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un'ora sola alla sua vita? E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora se Dio veste cosí l'erba del campo, che oggi c'è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai piú per voi, gente di poca fede? Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta» (Mt. 6, 25-33).
Quindi ci rivela il culmine di tale amore, che è la passione di Gesú. «Cosí Dio ha amato il mondo da dare per esso il suo Figlio» (Gv. 3,16).
Qui ci troviamo dinanzi all'inconcepibile. Immagina un re che, per risparmiare un gruppo di suoi sudditi ribelli rei di morte, propone al suo dilettissimo unico figlio di morire in loro vece; e il figlio accetta. Non sappiamo se ammirare di piú il Padre o il Figlio. Veramente l'amore di Dio è infinito. «Dio è amore (Gv. 4,16).
4. La novità del cristianesimo
Il celebre naturalista ateo Jan Ronstand, richiesto se fosse stupito dalla presenza del male sulla terra, rispose: «Non che esista il male. Al contrario, il bene mi stupisce. Che talvolta appaia, come dice Schopenhauer, il miracolo della pietà. È piuttosto il bene che mi fa dire che non tutto è molecolare. La presenza del male non mi disturba, ma i piccoli lampi di bontà, questi lampi di pietà costituscono per me un grande problema ».
Non esiste in natura qualcosa non orientata e non finalizzata alla propria esistenza e alla propria conservazione: sia nei minerali che nei vegetali, sia negli animali che nell'uomo.
Ora il piú delle volte in natura « la morte tua è la vita mia », come nel pesce grosso che vive mangiando il pesce piccolo. Questo principio universale lascia tranquillo Ronstand per la presenza del male nella terra.
È l'amore disinteressato ciò che la terra non può produrre. Esso è la grande rivelazione che ci viene dalla passione di Gesú; e comincia nella terra per esso l'opera diretta dall'esempio e dal comandamento di Gesú.
La novità del cristianesimo è tutta li: nella rivelazione dell'amore disinteressato di Dio verso l'uomo che lo porta a dare il suo figlio unigenito per salvarci; è nell'amore disinteressato dell'uomo, che porta l'uomo ad amare Dio non piú per averne un'utilità (salute, benessere, ecc.), ma perché Dio merita di essere amato, e ad amare il prossimo altrettanto gratuitamente, non per averne un contraccambio o un'utilità qualsiasi, ma soltanto per pietà verso lui e per amore verso Gesú presente in ogni uomo. A tal fine Gesú esorta tutti i suoi discepoli a pregare ogni giorno cosí: « Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà, come in cielo cosí in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male ».