lunedì 1 luglio 2019

LEGGENDA PERUGINA



( COMPILAZIONE DI ASSISI )

DURO CON SE STESSO, TENERO CON I FRATELLI

E veramente i primi frati e quanti vennero dopo di loro, per molto tempo, erano soliti strapazzare il proprio corpo non solo con una esagerata astinenza nel mangiare e nel bere, ma anche rinunciando a dormire, non riparandosi dal freddo, lavorando con le loro mani. Portavano direttamente sulla pelle, sotto i panni, cerchi di ferro e corazze, chi poteva procurarsene, o anche i più ruvidi cilizi che riuscivano ad avere.
Ma il padre santo, considerando che con tali asprezze i fratelli avrebbero finito per ammalarsi,  –  e taluni in breve tempo erano effettivamente caduti infermi, – durante un Capitolo proibì loro di portare sulla carne null’altro che la tonaca.
Noi che siamo vissuti con lui, siamo in grado di testimoniare a suo riguardo che, dal tempo che cominciò ad avere dei fratelli e poi per tutta la durata della sua vita, usò discrezione verso di loro bastandogli che nei cibi e in ogni altra cosa non uscissero dai limiti della povertà e dell’equilibrio, cosa tradizionale tra i frati dei primordi. Quanto a se  stesso,  invece,  dal  principio  della  conversione,  prima  di  avere  dei  fratelli,  e ininterrottamente per tutto il tempo che visse, fu molto duro, sebbene fin da ragazzo fosse fragile e debole di costituzione, e quando era nel mondo non potesse vivere se non usandosi molti riguardi.
Una volta, notando come i frati già debordavano dai limiti della povertà e della discrezione  sia  nei cibi che  nelle  altre  cose, disse  ad  alcuni,  con  l’intenzione  di rivolgersi a tutti: «Non pensano i fratelli che al mio corpo sarebbe necessario un vitto speciale? Eppure, siccome devo essere modello ed esempio per tutti i fratelli, voglio che mi bastino alimenti da povero e oggetti grossolani ed esserne contento».

Traduzione di VERGILIO GAMBOSO

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