sabato 31 luglio 2021
Guardate ciò che accade nel mondo! Guardate ciò che accade in Europa! Soltanto la preghiera vi preserverà dalla terza guerra mondiale!
Un vescovo parla
II. LETTERA AI MEMBRI DELLA CONGREGAZIONE DELLO SPIRITO SANTO SULLA PRIMA SESSIONE DEL CONCILIO VATICANO II
FONDAMENTI DELLA LITURGIA
Il complesso delle preghiere che hanno la loro origine nella Chiesa, quelle che furono da essa formulate, raggruppate, armonizzate intorno ad atti prescritti, forma quella mirabile liturgia che è l'espressione della fede, della speranza, della carità della Chiesa di questa terra verso Dio, per mezzo di Cristo Nostro Signore. Il pensiero di questa liturgia è tutto orientato per prima cosa verso Dio, che introduce la Chiesa nella vita trinitaria. Il Padre si compiace nella sua Chiesa perché vi ritrova ovunque il suo Figlio diletto che non ebbe altro desiderio se non quello di accendere del suo Spirito di verità e d'amore la Chiesa, in tal modo veramente assunta alla vita trinitaria. Ma come tutto ciò che procede dalla Trinità è fatto per viverne e ritornarvi, così la Chiesa, a immagine della Trinità e nel suo spirito d'amore, trae tutte le anime che a essa vengono e che odono il suo appello, a quella nuova vita divina, in Gesù e per virtù dello Spirito Santo. Essa le genera, le nutre, le trasforma nella e mediante la sua liturgia. Si può dire in verità che la liturgia è il seno della Chiesa, ove le anime trovano il nutrimento completo, l'alimento perfetto della loro vita spirituale, l'insegnamento della verità, la stima dei veri valori e della loro gerarchia, l'apprendimento di tutte le virtù. È nell'atmosfera della liturgia che sono nati le scuole, gli ospedali religiosi, gli ospizi, la formazione dei chierici, l'apprendimento della cultura e dei mestieri, le scienze e le arti in novitate spiritus. La storia della civiltà cristiana trova il suo fondamento, il suo sviluppo, la sua vitalità nella grande preghiera pubblica della Chiesa che infonde lo spirito di carità, lo spirito di giustizia a coloro che ne vivono. Tutte le iniziative caritatevoli e sante hanno origine nello spirito che ci è dato dai sacramenti e dal sacrifìcio dell'altare.
RINNOVAMENTO LITURGICO
Ecco perché dobbiamo profondamente rallegrarci di constatare nei nostri contemporanei un grande desiderio di vivere della liturgia, un nuovo apprezzamento di questa sorgente incomparabile dello spirito di Dio. Il Concilio non poteva esimersi dall'incoraggiare tali sante aspirazioni guidandole, orientandole. È la Chiesa tutta intera a provare questo desiderio di rimettere la liturgia al suo vero posto nella vita cristiana. I papi per primi furono all'origine di tale rinnovamento, non esprimendo così, d'altronde, se non ciò che numerosi vescovi, sacerdoti e fedeli sentivano nel loro intimo. Non è forse questa, del resto, la maniera d'agire profonda e soave dello Spirito Santo?
LITURGIA E APOSTOLATO
Ma la questione di ciò che si può chiamare la rinascenza liturgica pone problemi fondamentali per la Chiesa intera. Effettivamente, qual è il compito della liturgia nell'apostolato della Chiesa? La riforma del complesso liturgico edificato nel corso dei secoli deve vertere sull'aspetto del culto liturgico, oppure puntare sulla liturgia come mezzo di apostolato? Ridurre la liturgia a mezzo di apostolato, non più considerandola nel suo aspetto di culto pubblico e di lode di Dio, non significherebbe in realtà sottovalutarla? La disistima della liturgia deriva soprattutto dalla presentazione liturgica di atti e insegnamenti che serbano in sé un valore sempre ugualmente vivo o, al contrario, ha la sua origine nella diminuzione dello spirito di fede e dello spirito religioso nei fedeli, e ciò per motivi estranei alla liturgia? L'attività umana è divenuta talmente estranea a Dio, talmente remota dal suo Creatore, dal suo spirito vivificante, che le anime ancora religiose aspirano a riannodare i legami spezzati tra la preghiera e l'azione. Sarebbe troppo semplice e quasi puerile accusare la liturgia, nel modo in cui attualmente si esprime e si attua, di essere all'origine della diminuzione di fede nei fedeli, e di esserne la causa unica o perlomeno principale. Il papa Pio XII diceva ai parroci e ai quaresimalisti: «Quando noi consideriamo l'umanità che ci circonda e ci chiediamo se sia disposta e atta a ricevere in sé questa realtà della vita soprannaturale, è evidente che per molti la risposta non può essere affermativa. Il mondo soprannaturale è loro divenuto straniero, non dice loro più nulla. È come se gli organi spirituali della conoscenza di verità così alte e così salutari fossero in loro atrofizzati o morti. Si è preteso spiegare un tale stato d'animo con questo o quel difetto della liturgia della Chiesa; si è creduto che basterebbe purificarla, riformarla, onorarla, per vedere quelli che oggi errano ritrovare la via dei santi misteri. Chi ragiona così mostra di avere una concezione superficialissima di quell'anemia e di quell'apatia spirituale. Essa ha radici ben più profonde» (17 febbraio 1948). Diciamo dunque senza esitazione che certe riforme liturgiche erano necessarie e che è auspicabile che il Concilio prosegua su questa via, purché a un certo punto si arresti, essendo inconcepibile che si rinnovino ogni dieci anni messali, breviari, rituali, eccetera, e non meno inconcepibile che si modifichino continuamente i testi e le traduzioni ufficiali. Ma perché il rinnovamento liturgico sia pienamente efficace, è forse ancora più necessario riannodare i legami della preghiera liturgica, della lode di Dio - legami naturali e legami soprannaturali - con le attività quotidiane. Fu ed è ancora, questa, l'opera della Chiesa missionaria. Omnia instaurare in Christo: instaurare tutto in Cristo, vale a dire soprattutto la famiglia, la scuola, il borgo, la professione, la città. Bisogna rifare questo lavoro con l'aiuto delle famiglie cristiane e con il concorso di tutti i movimenti di Azione cattolica e altre associazioni che si industriano di dilatare il regno di Nostro Signore.
È necessario, onde ben situare la riforma liturgica, considerare in maniera chiara ed evidente come la liturgia, che è innanzi tutto lode di Dio, sia un culto pubblico e veramente una preghiera della società, della comunità vista in tutti i suoi aspetti. Le grazie della liturgia discendono sul popolo cristiano e sul mondo per santificarlo in tutte le sue attività. Lo spirito del mondo ha ricacciato nella chiesa e rinchiuso nei limiti dei luoghi di culto la liturgia, la preghiera pubblica e i ministri dell'altare, invadendo campi che erano sottomessi allo spirito cristiano e scavando così un abisso tra la preghiera e l'azione, tra la chiesa e la scuola, tra l'altare e la professione, tra l'Eucarestia e la città; ha distratto gli uomini dalla preghiera, la cui efficacia non si mostra più nella vita. Non è forse questo uno dei motivi della sclerosi della liturgia all'interno delle chiese stesse? La liturgia, mutilata del suo normale effondersi in tutta la vita esteriore, è divenuta sotto certi aspetti incomprensibile alle anime semplici, per le quali sono necessarie le manifestazioni popolari che prolungano il culto all'esterno della chiesa.
Ma lasciamo per il momento quest'ultimo aspetto, che sarà senza dubbio oggetto delle preoccupazioni del Concilio, per tentar di precisare come può concepirsi una nuova espressione della liturgia e quali sono i princìpi che debbono guidarci in questa materia.
PRINCÌPI DIRETTIVI DI UNA RIFORMA LITURGICA
Carattere umano della liturgia.
Riconosciamo in primissimo luogo che la liturgia ha un doppio carattere che la segna e la segnerà sempre: un carattere profondamente umano: «Sciebat quid esset in homine»: «Egli sapeva che cosa c'è nell'uomo» (Gv. 2, 25). La psicologia di Nostro Signore è impressa nella liturgia, egli conosce i bisogni profondi degli uomini, delle loro povere anime ferite dal peccato, ma anche anime di fanciulli di fronte al loro Padre celeste, anime sensibili alla Passione del Figlio di Dio, anime fiduciose verso ciò che rappresenta per esse la loro madre Chiesa, anime più sensibili agli esempi che alle parole, più commosse dal canto che dalla lettura, meglio toccate da una parola viva che da una recitazione, anime preoccupate di un perdono visibile, anime più facilmente educate dagli occhi che dagli orecchi. Egli sa, il nostro Maestro, che tutto questo è necessario, o almeno utile alla nostra santificazione, all'elevazione delle nostre anime verso di lui.
Carattere divino della liturgia.
A tale carattere umano della liturgia deve aggiungersi, ancor più reale, il suo carattere divino. Tutto ciò che vi è di umano in essa serve a condurci a Dio, per mezzo di Nostro Signore, nello spirito di luce e di carità. Siamo alla soglia del mistero della liturgia. Fin qui essa poteva somigliare a tutte le iniziazioni dei riti pagani. Entriamo ora nella sfera divina, nella quale Dio stesso si è incaricato di guidarci. Nostro Signore ha detto: «Nemo venit ad Patrem nisi per me»: «Nessuno viene al Padre se non per mio mezzo» (Gv. 14, 6). Più nessuno va al Padre senza passare per lui, per il suo sacrificio, per la sua preghiera. Così, dunque, solo la sua liturgia apre i misteriosi orizzonti celesti in tutta la loro realtà, in tutta la loro unione con le realtà terrestri. Il ministro perfetto della liturgia è il Pontefice, colui che getta il ponte tra le realtà di quaggiù e la vita eterna. Nostro Signore era il solo a conoscere suo Padre: «Neque Patrem quis novit nisi Filius»: «Nessuno conosce il Padre se non il Figlio» (Mt. 11, 27). Il cielo, vale a dire il Padre, resta per noi il grande mistero, e il dovere della liturgia è di rispecchiare questo mistero, nei suoi silenzi o in talune delle sue cerimonie simboliche, in certi suoi riti e in tutta la sua atmosfera architettonica, musicale, ornamentale, rituale. Bisogna dunque che tutto in essa sia nobile, grande, bello, ordinato, a immagine di Dio stesso presente nel santuario, poiché il tempio non è anzitutto casa del popolo di Dio ma è principalmente domus Dei, dove il popolo viene a incontrare, a trovare Dio e a comunicare con lui. Tale mistero si esprime maggiormente in certe liturgie orientali nelle quali il sacerdote sembra isolarsi con Dio per venire a portarlo più perfettamente al popolo fedele. La liturgia deve dunque conservare sempre ed essenzialmente questi due caratteri fondamentali, essere ciò che è: divina e umana, con orientamento dell'umano verso il divino che è il suo fine ultimo. L'uomo che si accosta a Dio non può divenirne che più umano, ritrovare la vera immagine divina secondo la quale è stato creato: «Rivestitevi dell'uomo nuovo, creato a immagine di Dio nella giustizia e santità verace» (Ef. 4, 24). Solo ricordando questi princìpi fondamentali del mistero di Dio e della psicologia umana, con tutti i dati della teologia del peccato e della giustificazione, della redenzione operata da Nostro Signore, del suo sacrificio e dei suoi sacramenti, e con i dati della vera filosofia concernente l'educazione e l'insegnamento della verità e che abbraccia tutte le facoltà del corpo e della mente, potremo dare ai ritocchi liturgici il loro giusto luogo, la loro vera opportunità. Sforziamoci dunque di circoscrivere e di definire più da presso il problema che ha tanto preoccupato i padri conciliari.
ELEMENTO UMANO IMPORTANTE: L'INTELLIGENZA DEI TESTI
Per partecipare realmente a questi misteri della liturgia, l'anima fedele prova il bisogno di sempre meglio e più profondamente comprendere i testi liturgici e di associarsi intimamente a ciò che si opera sotto i suoi occhi. Essa cerca il suo nutrimento spirituale in quei mirabili testi carichi di verità e di vita; sembrerebbe dunque indispensabile offrirgliene l'intelligenza, si tratti di testi letti o di canti.
LINGUA LITURGICA: UNIVERSALE O VERNACOLA?
Converrà dunque facilitare tale comprensione. Da qui a concludere che si debba proscrivere una lingua incomprensibile il passo è presto fatto. Ma altre considerazioni ci invitano a riflettere bene prima di procedere a misure così radicali.
Vantaggi della lingua universale.
In realtà conviene ricordare che noi partecipiamo a un'azione di Chiesa, di Chiesa cattolica, a una preghiera che ci insegna la nostra fede, la nostra fede cattolica. Così la liturgia, nella misura in cui serba un carattere universale, ci forma a una comunione cattolica e universale. Nella misura in cui la liturgia si localizza, si individualizza, essa perde questa dimensione universale e cattolica che s'incide profondamente nelle anime. Sembra opportuno citare due esperienze dirette. È innegabile che le azioni liturgiche, e l'azione per eccellenza, la santa Messa, espresse interamente in lingua nazionale, come è il caso di taluni riti orientali, circoscrivono la comunità cristiana, le impongono dei limiti. Esse richiedono per le comunità in diaspora la presenza di sacerdoti dello stesso paese per celebrare il rito liturgico. Le comunità si isolano e i loro membri soffrono di tale isolamento. E non appare per nulla evidente che tali comunità siano più ferventi e più praticanti di quelle che fanno uso di una lingua universale, incompresa da molti ma suscettibile di traduzioni alla portata di tutti. Un secondo fatto è quello che si manifesta nelle nuove comunità cristiane che traggono argomento proprio dall'universalità della liturgia cattolica come prova della verità della Chiesa cattolica contro la molteplicità, ad esempio, dei riti protestanti È d'altronde questa una delle principali ragioni della coesione dell'Islam, che considera l'arabo classico come la lingua unica del Corano e giunge a interdirne la traduzione. Prima considerazione che fa riflettere. Alludevamo all'espressione della fede universale cattolica grazie a una lingua universale. Non si può negare che la fede sia condizionata dalla formulazione della preghiera liturgica: Lex orandi, lex credendi. La lingua unica protegge l'espressione della fede contro gli adattamenti linguistici nel corso dei secoli e, di conseguenza, la fede stessa. Le lingue parlate sono mutevoli e mobili. E se non si adatta via via l'espressione liturgica alla lingua dell'epoca moderna, si finisce a poco a poco con l'esprimersi ugualmente in una lingua incompresa, come è il caso della lingua usata nel rito etiopico, il gheez, che era la lingua corrente antica, ormai non più parlata né compresa.
Fine ultimo della liturgia: l'unione con Dio.
Altra considerazione che ha il suo valore: l'intelligenza dei testi non è il fine ultimo della preghiera, né il solo mezzo di mettere l'anima in preghiera, vale a dire in stato di unione con Dio, che è lo scopo della preghiera. L'oggetto proprio della preghiera è Dio. L'anima che si accosta a Dio e si unisce spiritualmente a lui è in preghiera e si abbevera alla sorgente della vita. Sarebbe dunque contrario al fine stesso dell'azione liturgica dedicare all'intelligenza dei testi un'attenzione tale che ostacoli l'unione con Dio. D'altra parte l'anima semplice, non necessariamente colta, veramente cristiana, troverà la sua unione con Dio ora in virtù di un celestiale canto religioso, ora dell'atmosfera generale dell'azione liturgica, della pietà e del raccoglimento del luogo, della sua bellezza architettonica, del fervore della comunità cristiana, della nobiltà e pietà del celebrante, della decorazione simbolica, dell'aroma dell'incenso, eccetera. Poco importa il piedistallo, purché l'anima si elevi in Dio e vi trovi il suo elemento soprannaturale, in virtù della grazia di Nostro Signore. Tutte queste considerazioni non diminuiscono in nulla la necessità di cercare una miglior comprensione dei testi liturgici e una più perfetta partecipazione all'azione liturgica. Ma esse vogliono attenuare quella tendenza spontanea e imprudente a non concepire che un solo mezzo per giungervi, il quale sarebbe l'impiego puro e semplice della lingua parlata e la soppressione della lingua universale della Chiesa in tutta la Messa.
CONCLUSIONE SULLA LITURGIA
Quali saranno in definitiva le decisioni del Concilio? È ancora troppo presto per dirlo. Vi sarà forse un adattamento nel senso della lingua parlata per la prima parte della Messa, ma il Concilio insisterà vivamente sulla preparazione dei fedeli e sulla loro istruzione liturgica per mezzo delle esortazioni e predicazioni dei pastori e dei catechisti; su una ricerca costante di comprensibilità dei messali posti a loro disposizione, onde facilitare tale migliore intelligenza della liturgia e un'attiva partecipazione spirituale e soprannaturale all'azione liturgica. E, riducendo alle giuste proporzioni queste riforme di particolari, la Chiesa chiamerà tutti i suoi figli, e quelli che non lo sono ancora, ad accostarsi ai misteri divini per accostarsi al mistero di Dio, a unirsi al corpo e al sangue della divina vittima per vivere della vita trinitaria e accrescere così la vitalità del corpo mistico di Nostro Signore, la santa Chiesa di Dio. Poiché tutto è mezzo al fine essenziale, che è di salvare le anime restituendole alla loro filiazione divina. Queste poche riflessioni evocano le preoccupazioni dei padri conciliari intorno alla liturgia e il loro desiderio di renderle il suo vero posto nella vita cristiana.
ALTRI ARGOMENTI AFFRONTATI DAL CONCILIO
Altri argomenti sono stati affrontati, quali le fonti della Rivelazione, l'ecumenismo, gli schemi dogmatici in generale, proposti in due gruppi di schemi: il primo affrontava argomenti diversi di teologia dogmatica e morale, il secondo trattava in modo speciale della Chiesa. Ci è impossibile descrivere nei particolari le discussioni che ebbero luogo intorno a tali schemi, non soltanto per via del segreto sulle deliberazioni ma perché dovremmo dedicarvi parecchie pagine. Sembra tuttavia possibile distinguere tre gruppi di interventi in generale.
ASPETTO ECUMENICO
Gli uni avevano come oggetto principale l'aspetto ecumenico del Concilio e per ciò stesso tendevano a omettere tutto ciò che nei testi presentati rischiasse di ravvivare le separazioni anziché tendere all'unità. Tale preoccupazione è certo in buona parte all'origine della discussione intorno alle due fonti della Rivelazione; all'origine anche delle richieste di modifiche degli schemi sull'ecumenismo. Aggiungiamo che coloro che si erano particolarmente occupati di questo aspetto del Concilio tendono a insistere sulla collegialità episcopale della Chiesa, sforzandosi di provare la giurisdizione universale abituale del collegio episcopale unito al Papa, anche sparso attraverso il mondo; essi auspicano la costituzione di una rappresentanza episcopale che affianchi la Curia romana e aspirano a dotare di poteri magisteriali e di giurisdizione le assemblee episcopali nazionali. Tutto ciò tenderebbe a facilitare l'unione con le Chiese dissidenti.
ASPETTO PASTORALE
Un altro gruppo è particolarmente ansioso di orientare il lavoro del Concilio verso la pastorale. Chiede cioè, da un lato, che gli atti conciliari si rivolgano direttamente al mondo e ai fedeli, e dall'altro che il Concilio esamini le possibilità di adattamento della liturgia, dei sacramenti, della disciplina ecclesiastica, del diritto canonico, alle necessità dell'apostolato contemporaneo. Donde la tendenza di costoro a non ricercare le espressioni dogmatiche né le precisazioni scolastiche relative alle definizioni teologiche: dal Concilio Vaticano II deve nascere una nuova espressione conciliare; il mondo d'oggi attende ciò dal Concilio. In questo essi si riallacciano al primo gruppo, quello che si oppone agli schemi dogmatici presentati tradizionalmente; ma il motivo è diverso.
ASPETTO DOTTRINALE
Infine, un terzo gruppo giudica che non si concepisce un Concilio che non esprima precisazioni dogmatiche contro gli errori moderni che tendono a deformare il dogma o addirittura a negarlo. Donde la necessità di riaffermare verità tradizionali in tal modo che questi errori siano formalmente eliminati. Per questi padri tale è il primo fine del Concilio, che appare loro altresì un fine pastorale, poiché proteggere il proprio gregge contro i lupi significa essere buon pastore. Essi affermano che gli errori compaiono numerosi ai nostri giorni e sono proclamati negli stessi ambienti di Chiesa: in merito alla sacra Scrittura, al peccato originale, alla morale, ai Novissimi, nel campo del dogma; in merito alle prove dell'esistenza di Dio, la conoscenza della verità, la metafisica, la cosmologia, la distinzione tra natura e grazia nel campo delle verità filosofiche: tutto è rimesso in questione. Appare dunque indispensabile a questi padri che il Concilio indichi chiaramente le fonti della verità e riaffermi certi dogmi in maniera esplicita. Essi sono anzitutto ansiosi di far apparire la fede in tutta la sua purezza e la sua integrità. Non pensano che l'omissione sia un incoraggiamento all'ecumenismo, ma al contrario che la verità rechi in sé la grazia di creare l'unità. Essi temono parimenti che l'aspetto puramente pastorale del Concilio lo trascini in discussioni senza fine e preferiscono lasciare la cura degli adattamenti a commissioni post-conciliari. Sono altresì contrari a una decentralizzazione abusiva e ripugna loro una moltiplicazione di assemblee munite di poteri importanti, che introducano nella Chiesa una democratizzazione contraria a tutta la sua tradizione.
Questi timori non sopprimono il desiderio di talune riforme nella Curia romana, nelle assemblee episcopali, nella liturgia, eccetera, purché siano guidate da grande prudenza. È infine nettissima la tendenza a lasciar tali cure al Sommo Pontefice. Questi tre gruppi hanno manifestato il loro pensiero in tutta franchezza e libertà. Perché non dire che appare evidente come il Santo Padre desideri raggiungere questi tre obiettivi? Lo dimostrano i documenti importanti comunicati ai padri conciliari in occasione dell'apertura e della chiusura della prima sessione. Dottrina, pastorale, ecumenismo: tale il trittico sottoposto agli sguardi dei padri del Concilio. E proprio perché il perseguire tali obiettivi in una sola e medesima espressione ha provocato divergenze serie, io mi sono umilmente permesso di proporre quale soluzione una doppia espressione: dottrinale da un lato, che esiga termini scientifici, scolastici, precisi, onde eliminare le ambiguità e gli errori; pastorale ed ecumenica dall'altro, ispirata a una presentazione comprensibile a quelli ai quali è diretta, sotto forma di esortazione e di direttorio. Il Concilio di Trento ci ha dato un esempio di tale doppia espressione nelle sue definizioni ed esposizioni dogmatiche e nel suo catechismo più particolarmente pastorale. Non è forse un dato dell'esperienza che tale dilemma si pone continuamente ai pastori incaricati di insegnare il catechismo, e soprattutto a coloro che lo redigono? È difficilissimo serbare al catechismo tutta la sua ricchezza dottrinale e tutta la sua precisione se si vuole adattarlo nell'espressione alla mentalità e alla psicologia dei fanciulli e dei catecumeni. Donde la necessità di spiegazioni, dell'insegnamento impartito dai catechisti. La seconda sessione ci chiarirà tutti questi problemi appassionatamente interessanti e che hanno avuto un'eco straordinaria nel mondo intero. Il Santo Padre sta provvedendo all'elaborazione di nuovi schemi per mezzo delle commissioni conciliari. Mentre i membri delle commissioni lavorano, è per noi l'ora della preghiera, come per gli Apostoli nel cenacolo nell'attesa dell'avvento dello Spirito Santo. La Vergine Maria era fra essi e fu senza dubbio onnipotente sul cuore di Gesù onde inviasse il suo Spirito. Non cessiamo di pregarla affinché ottenga dal suo divino Figlio l'invio dello Spirito Santo che illumini le intelligenze e i cuori dei successori degli Apostoli in una nuova Pentecoste.
Parigi, festa dell'Annunciazione della Beata Vergine Maria, 25 marzo 1963
Marcel Lefèbvre
Voi sarete la nuova generazione, sarete il sostegno del Nuovo Mondo, della Nuova Chiesa, del Mio Amore in pienezza tra voi.
Messaggio del Nostro Dio Padre a J.V.
ATTACCAMENTO INVIOLABILE ALLA RELIGIONE CATTOLICA
NECESSARIO MASSIMAMENTE AI TEMPI NOSTRI CALAMITOSI
RISOLUZIONI SODE PER CONSERVARSI BUON CATTOLICO
1. La Chiesa Cattolica è Divina,
Io coll'ajuto della grazia di Dio voglio vivere, e morire figlio fedele della Santa Chiesa Cattolica Apostolica, e Romana , perchè essa è Divina. Essa fu stabilita sulla terra da Gesù Cristo Figlio eterno di Dio, Dio egli stesso ed in tutto uguale a suo Padre. Gesù Cristo è quegli che ha posto S. Pietro per capo de' suoi Apostoli, e che loro ha ordinato di istruire tutte le nazioni del Mondo. Egli è che ha promesso a S. Pietro, ed agli altri Apostoli che avrebbero successori, e che la Chiesa sussisterebbe sino alla consumazione de secoli. Egli è parimente che diede alla Chiesa; in un con l'infallibilità, il potere e la missione divina che avea egli stesso da suo Padre: Ogni potestà mi è stata data in Cielo, e sulla terra ; in virtù di questa pode stà ; andate per tutto il mondo, istruite tutte le nazioni, insegnate loro a fare tutto ciò che vi ho comandato. Come mio Padre ha mandato me, così io mando voi nella stessa maniera. Chi ascolta voi ascolta me, e chi disprezza voi, disprezza me . . . E se qualcheduno non ascolta la Chiesa, sia risguardato come un infedele, ed un pubblicano. - La Chiesa è dunque tutta Divina, poichè ella ha la sua origine, e la sua istituzione, la sua dottrina, e la sua forma da Gesù Cristo, che è veracemente Dio, ed il vero Mes sia già predetto dai Profeti, e che doveva perfezionare la legge di Mosè, e convertire, per mezzo della sua Chiesa, tutte le nazioni della Terra. - Gli altri culti sono tutti umani: Sono stati uomini che gli hanno inventati, e stabiliti con mezzi puramente umani, e spesso scandalosi: E per esempio Lutero, che nel secolo decimosesto stabilì il Luteranismo. Questo frate apostata dilatò la sua setta lasciando la briglia a tutte le passioni, e sfigurando la dottrina antica che egli avea trovata nella Chiesa Cattolica. E stato Calvino parimente apostata quegli che ha fondato il Calvinismo. Questi due fondatori del Protestantismo, ritennero ancora qualche verità della Religion Cattolica, ma vi framischiarono mille errori mostruosi; ed eccovi l'origine dell'eresia moderna.
QUADERNO DELL'AMORE
LA SACRA BIBBIA È IL TESTAMENTO DETTATO DA DIO ALL’UOMO
La Voce di Dio si fece udire attraverso l’orecchio sensibile di uomini scelti per scrivere le Volontà Testamentarie del «PADRE DIO» per il Bene dei figli uomini viventi sulla terra.
Il Testamento di Dio è la Verità Una e Trina della volontà di giustizia, di misericordia e d’Amore delle tre uguali e distinte persone dell’Uno Dio Creatore e Padre degli uomini.
La Terza Persona della SS. Trinità - Lo Spirito Santo - è la vita d’Amore del Trino Dio che si fa Voce e Parola di Dio nel cuore dell’uomo, figlio della SS. Trinità di Dio.
La Voce del Santo Trino Spirito d’Amore di Dio si fa Parola di Giustizia e di Misericordia del Padre e del Figlio, nei palpiti di vita e d’Amore del Cuore di un figlio uomo.
La Voce del Santo Spirito sceglie il cuore di un uomo per donare le Grazie di Vita nell’Amore, a tutti i cuori dei figli uomini, che accolgono il dono della Sua Viva Voce fatta «Parole».
Il Trino Santo Spirito vuole donare la Sua Voce a tutti gli uomini di buona volontà, per offrire alle vite mortali l’Eterna Vita di Dio, fatta Voce che può, vuole riunire tutto e tutti in un solo Corpo vivente nella armonica unità della Santissima Trinità.
Il Testamento di Dio è l’immutabile Parola scritta nella Sacra Bibbia.
I «Quaderni dell’Amore» sono stati scritti dalla mia mano per Volontà Testamentaria espressami, a nome di Dio, dalla viva voce di Padre Pio.
Egli mi diceva: «I Quaderni» sono, saranno la Voce di Giustizia e d’Amore della immutabile Volontà di Dio, espressa nel Suo Unico, Eterno Testamento. Sulla terra regna la discordia perché nei cuori degli uomini figli di Dio, non si è fatta UNICA la Voce d’Amore nella Conoscenza della Volontà Testamentaria di Dio (Sacre Scritture).
Per tale ragione Padre Pio mi assicura che è Volontà di Dio che i «Quaderni dell’Amore» entrino nelle case di tutto il mondo, per aiutare gli uomini ad amare la Verità nella conoscenza delle S. Scritture.
Le parole dei «Quaderni dell’Amore» saranno la luce che illumina per accrescere la conoscenza della Verità. L'accresciuta conoscenza della Verità di Dio riporterà all’orecchio dei cuori degli uomini LA VOCE DELL’ETERNO AMORE DI DIO.
L‘Amore di Dio si stabilirà, attraverso la Sua Voce, nel cuore degli uomini, per unirli nella Sua Pace. La Voce di Dio disperderà le «nere nubi» addensate sulle menti degli uomini, che impediscono alla Luce di Vita del Pensiero, SOLE DI DIO, di portare la Sua Vita che è amore, salute, gioia e ricchezza per tutti gli uomini. Se la voce di Padre Pio non mi avesse chiamato, mi domanderei: «Perché sono qui con voi?»
Lo Spirito Santo mi ha chiamato, per mezzo di Padre Pio, per dirmi della Sua Vita in noi.
Io devo dirvi tutto ciò che Egli dice a me per voi.
LO SPIRITO SANTO È UNO E PARLA IN OGNUNO NEL QUALE È IL PADRE.
Il Padre dice le stesse Verità a tutti i veri figli Suoi. Egli parla a me per farvi conoscere il Suo amore per Voi.
IO SONO COME VOI, EGLI È NOI, IN LUI SIAMO: IO - VOI - LUI.
Ecco perché dovevo venire a voi, perché voi dovevate avvicinarvi a me; è per meglio conoscere l’Amore di Dio in voi, in me; per riconoscermi in voi, che in Lui siete parte di me, come io sono parte di voi in Lui, che è Noi. È facile conoscere Dio solo quando si riconosce il legame che fa di noi una SOLA VITA UNITA, anche se distinta nelle persone di Lui e di Noi.
La nostra vita è gioia solo quando amiamo credere che l’Amore che ci unisce è Lui, nell'’UNITÀ DELLO SPIRITO che ci comunica, per fare di noi IL CORPO DEL SANTO SPIRITO. AMARE DIO È AMARE LA NOSTRA VITA.
AMARCI FRA DI NOI È RICEVERE IL DONO DELLA SUA GIOIA:
A voi tutti, amici e fratelli del mondo, auguro che la VOCE DEL SANTO SPIRITO SI faccia il tuono dell’Amore di Dio, che squarcia le nubi tutte della vostra vita, per entrare a portare ad ognuno di voi LA LUCE DEL SUO SOLE.
Luigi Gaspari
Preghiera per l’instabilità:
Creatore ineffabile, che dai tesori della tua sapienza hai tratto le tre gerarchie degli Angeli, le hai collocate con meraviglioso ordine sopra il cielo empireo ed hai disposto con grandissima precisione tutto l’universo; Tu, che sei celebrato come autentica Fonte della Luce e della Sapienza, e supremo Principio di ogni cosa, dégnati di infondere sulle tenebre del mio intelletto il raggio della tua chiarezza, liberandomi dalle due tenebre in cui sono nato: il peccato e l’ignoranza.
Tu, che rendi faconde le lingue degl’infanti, istruisci la mia lingua e infondi nelle mie labbra la grazia della tua benedizione. Dammi l’acutezza dell’intelligenza, la capacità della memoria, il modo e la facilità dell’apprendere, la perspicacia dell’interpretare, il dono copioso del parlare. Disponi Tu l’inizio, dirigi lo svolgimento e portami fino al compimento: Tu che sei vero Dio ed uomo, che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.
Mio Dio, non dimenticarti di me,
quando io mi dimentico di te.
Non abbandonarmi, Signore,
quando io ti abbandono.
Non allontanarti da me,
quando io mi allontano da te.
Chiamami se ti fuggo,
attirami se ti resisto,
rialzami se cado.
Donami, Signore, Dio mio,
un cuore vigile
che nessun vano pensiero porti lontano da te,
un cuore retto
che nessuna intenzione perversa possa sviare,
un cuore fermo
che resista con coraggio ad ogni avversità,
un cuore libero
che nessuna torbida passione possa vincere.
Concedimi, ti prego, una volontà che ti cerchi,
una sapienza che ti trovi,
una vita che ti piaccia,
una perseveranza che ti attenda con fiducia
e una fiducia che alla fine giunga a possederti.
(San Tommaso d'Aquino)
Tutto il popolo di Dio ha bisogno di essere purificato. Le famiglie devono dare lezione di amore, devono illuminare questa terra. La terra è nell’oscurità perché manca la luce della famiglia.
Madre della Pietà a Piedade dos Gerais (MG – Brasile)
25.07.2021
Allora vogliamo mettere i nostri cuori nel Cuore di Gesù Misericordioso e chiedere la guarigione. Il mondo ha molto bisogno di guarigione. Le famiglie, le comunità, tutto il popolo di Dio hanno bisogno di guarigione e liberazione; hanno bisogno di aprire gli occhi alla pienezza di San Giuseppe: la pienezza del suo abbandono, della sua fedeltà, del suo amore, della sua onestà come servo del Signore. Apriamo i nostri cuori come si sono aperti il cuore di Sant’Anna e San Gioacchino, apriamoli per accogliere tutte le famiglie, amate dal Cuore Misericordioso di Gesù.
Allora oggi vogliamo riflettere sulla misericordia, in questi tempi difficili. Questo tempo di sofferenza nella carne provoca anche sofferenza nell’anima e nel cuore. Le persone stanno sperimentando angoscia e tristezza, ma è necessario cercare la guarigione nel Cuore di Gesù, è necessario lavarsi, purificarsi. Dove finirà questo mondo se non si rifugerà nelle profondità di questo Cuore? Dove finiranno le comunità, la Santa Chiesa, le famiglie, se non si rifugeranno nelle profondità del Cuore di Gesù?
È necessario immergersi in questo Cuore grandioso, in questo Cuore Misericordioso, perché la sofferenza è chiarissima, è nitidissima. È evidente sulla Terra, nella vita delle persone, la mancanza di pace, la mancanza di tranquillità. Quanto Dio deve avere compassione, pietà e misericordia delle famiglie! Quanto stanno soffrendo i bambini! Ai giovani manca una direzione spirituale sapiente, corretta, vera.
L’esempio della famiglia è tutto. Oggi la famiglia è dispersa, disunita, manca la sapienza, il momento della preghiera, principalmente la preghiera nelle case. È necessario riscattare questo grande appello di Gesù alle famiglie, che è la preghiera. La famiglia che prega unita sarà sempre unita. La famiglia che prega sarà sempre vittoriosa. Questo tempo che state attraversando è un tempo in cui stare di più in preghiera, ma le famiglie non stanno approfittando di questo tempo per vivere la preghiera. Per questo c’è grande disuguaglianza, discordia e disunione dentro le comunità, dentro le famiglie. Perché la famiglia è la formazione del mondo. È la tua famiglia che costituisce questo mondo. Allora, se la tua famiglia non è di esempio, come potrà raccogliere felicità sulla Terra? Come potrà raccogliere frutti buoni?
Allora questo è l’appello che faccio oggi a voi che avete vissuto questo ritiro. Questo incontro è più di un incontro delle famiglie, è un incontro con Gesù, con la Misericordia, con il Sangue dell’Agnello di Dio, per lavare e purificare le famiglie della Terra, le comunità, la Santa Chiesa. Tutto il popolo di Dio ha bisogno di essere purificato. Le famiglie devono dare lezione di amore, devono illuminare questa terra. La terra è nell’oscurità perché manca la luce della famiglia.
Non ci può essere divisione, figli. Dobbiamo fare la divisione dei pani, ma l’unione della famiglia. L’unica divisione che dovete fare sulla Terra è quella del pane: seminare questo pane, portare questo pane, ma stando uniti, in comunione con Dio.
In quest’anno dedicato a San Giuseppe, voi famiglie vi ricorderete che San Giuseppe è il padre della famiglia, è il grande patrono della famiglia maggiore, che è la Santa Chiesa. Allora chiederete a San Giuseppe, padre di Gesù – colui che venne scelto dallo stesso Padre Eterno per guidare Gesù nella sua bellissima missione di Salvatore – di intercedere affinché i padri siano di esempio, affinché guidino i loro figli sul cammino dell’amore. Perché nel mondo manca molto la partecipazione dei padri. San Giuseppe ebbe un ruolo importantissimo come protettore e padre di Gesù.
Allora voi padri dovete assumere questo impegno, che spesso lasciate interamente nelle mani delle madri, e le madri da sole non riescono a trasmettere ai figli tutto ciò di cui essi hanno bisogno: la moltiplicazione nel dono, nel lavoro, nel rispetto, nella dignità, nella santità, lo scudo forte che il padre riflette nella famiglia.
Dunque chiediamo a San Giuseppe di proteggere i padri, di portare questo amore ai padri. I padri oggi abbandonano molto facilmente i figli, spesso anche per il fatto di non conoscere cosa significhi generare vita, ma essi sono essenza di ciò che la madre genera. Allora i padri devono assumere di più questo impegno paterno. È questo che San Giuseppe ci insegna, come padre e protettore di tutte le famiglie.
E le donne hanno bisogno di avere santità nella maternità. La dissolutezza che oggi c’è nel mondo porta le madri a non impegnarsi nella fedeltà a Dio come madri benedette. Perché una madre è benedetta. La madre può benedire i suoi figli, così come il padre può benedire i suoi figli, perché i figli sono una benedizione di Dio. Non dovete guardare questo mondo solo con gli occhi della carne, perché questo porta l’uomo all’immondizia del peccato. L’uomo deve vedere che il corpo è anche un tempio di grazia dello Spirito Santo. È li che entra la luce dello Spirito Santo. Quest’anno è dedicato all’invocazione dello Spirito Santo. Quando ti ricorderai che il tuo corpo è tempio di grazia, allora lo rispetterai. Rispetterai le tue mani, i tuoi piedi, tutto il tuo essere.
Allora, molto più che riunirvi qui e meditare su questo incontro delle famiglie, è necessario che meditiate sull’incontro della famiglia con Gesù Cristo. Questo è l’incontro che oggi sei venuto a cercare. Perché oggi l’umanità è lontana, spesso l’uomo partecipa a una S. Messa ma non vive la S. Messa, non porta Gesù nella sua casa, non porta Gesù alla sua famiglia.
Il mondo riceverà molte grazie, perché Dio è grazia e ama darci grazie. Il Padre è pieno di grazie da darci. Ecco perché i figli sono benedetti, noi siamo benedetti. Io Maria mi sento piena di grazia e anche voi lo siete. Il mondo riceverà molte grazie, perché attraverserà l’abisso della sofferenza e l’umanità avrà bisogno di questa grazia. In tutto avremo bisogno di vedere questa presenza di Dio, questa presenza della misericordia.
Ecco perché questo nostro incontro, nel quale ringraziamo Dio per la famiglia, ci invita ad essere comunità unite. Perché la divisione, se Dio è unione? Perché la discordia, se Dio è amore e pace? Sto parlando per ogni figlio qui presente, ogni figlio deve ascoltare la Madre. La Madre che ama, la Madre che – se necessario – mette i figli sotto il suo manto per difenderli da tutta la sofferenza causata dal peccato, che è quello che offende il Cuore di Dio e causa la sofferenza per la vostra vita.
Sii curato dal Sangue di Gesù. Sii curato! Che il Sangue di Gesù ti guarisca, ti porti la mitezza che ti manca, l’umiltà che ti manca, la certezza che hai bisogno dell’altro, la certezza che da solo non costruirai il regno di Dio qui sulla Terra. Abbiamo bisogno delle famiglie, abbiamo bisogno del popolo di Dio, abbiamo bisogno di famiglie che preghino, di famiglie che si mettano in ginocchio, di famiglie che abbiano la gioia di dire “Io sono figlio di Dio”.
Perché oggi le persone stanno dimenticando di essere figlie di Dio. Quante persone, in questo tempo di sofferenza, non hanno avuto la felicità di dire: “Io sono figlio di Dio, sono di Dio!”. Quando avete avuto delle perdite, ciò che ha portato tranquillità al vostro cuore è stato sapere che noi siamo di Dio, che un giorno ci incontreremo tutti davanti a Dio.
E mentre camminate alla presenza di Dio sulla Terra, dovete essere figli che illuminano questo mondo. Perché il mondo è nelle tenebre, figli! Per questo abbiamo bisogno di Gesù, per questo Gesù è qui, per questo abbiamo bisogno della misericordia, per questo abbiamo bisogno dell’unione. Lavorare per il regno di Dio non si fa così come state facendo: ognuno vuole fare la sua parte da solo. Lavorare per il regno di Dio si fa tutti insieme, collaborando alla costruzione di questo regno di Dio, essendo mattoni, essendo pasta che si lega ad altra pasta, unite dal lievito che è Gesù. Il lievito della Santa Chiesa è Gesù. Allora dobbiamo unirci di più, avere più gioia nella partecipazione.
Allora oggi l’impegno della famiglia è pregare per la conversione della propria famiglia, l’impegno di una comunità è pregare per la conversione della propria comunità e l’impegno della Santa Chiesa – che siamo tutti noi – è supplicare Dio per la conversione della Santa Chiesa. Questa è la missione della famiglia. Per questo vedo qui la misericordia di Dio che scende su questo giardino di Dio, portandovi la fonte della salvezza. Allora aggrappiamoci a questa salvezza.
in questo momento la Madonna benedice tutti
Quando pensi al peso della battaglia, pensa che il Cielo è molto maggiore, che Dio è molto maggiore, che l’amore di Dio è molto maggiore, che l’amore della Santissima Trinità è molto maggiore. Ed è per questo che abbiamo questa missione di andare avanti, di non fermarci mai, di non arrenderci mai. Gli uomini deboli si arrendono, i forti vanno avanti, saldi nella fede. Questa è la missione della famiglia, del bambino, del giovane. Non tiratevi indietro! Il demonio vuole farvi arrendere, perché non vuole che il cuore della famiglia raccolga frutti buoni, ma è necessario avere fede, è necessario avere forza, andare avanti, perché c’è qualcosa di molto più grande delle pietre, esiste il Cielo, la Casa di Dio. E noi possiamo fare questo Cielo anche nelle nostre case. Nei nostri momenti difficili, possiamo vivere questo Cielo di grazia, ringraziando Dio che ci dà il coraggio per andare sempre avanti.
Per questo Gesù ha detto che il più grande di tutti, nella famiglia, è colui che fa la volontà di Dio e non si arrende mai. Perché la volontà di Dio non è la volontà umana, la volontà di Dio è il bene di tutta l’umanità: è la pace in Brasile, è la pace nel mondo, è l’unione delle famiglie, è la fortezza della Santa Chiesa, è vocazioni sante, è giovani che lottano per il matrimonio con la sete di essere padri buoni, madri bellissime, figli veri.
Allora nella vita è felice chi fa la volontà di Dio. Ecco perché Gesù ci affida questa missione bellissima. Diciamo tutti i giorni: “Sia fatta la volontà di Dio nella mia vita”. E la volontà di Dio sarà fatta nella tua vita, sempre.
Per questo oggi chiedo a Gesù che per la sua santa e grandiosa misericordia benedica questi fiori per la guarigione e liberazione di tutti i malati nel corpo e nell’anima. Siate fortificati nella fede.
Faccio gli auguri a chi oggi compie gli anni, faccio gli auguri alle famiglie qui presenti, a te che sei venuto portando la tua famiglia nel cuore per chiedere a Gesù – che è qui nella brezza leggera – di accogliere la tua famiglia e di riversare molte benedizioni sul Brasile, sulle famiglie del Brasile e del mondo intero.
Pace a tutti i cuori! È questo il desiderio di Gesù, il desiderio di San Giuseppe e il desiderio della Madre di Gesù, che ama tanto l’umanità. Per questo desidero che rimaniate nella pace che è Dio Padre, Dio Figlio e Dio Spirito Santo.
Ecco la Serva di Dio, Maria l’Immacolata Concezione. Il Signore mi chiama.
Quando non si è dal Signore muore l’uomo, il suo spirito, la sua anima, il suo corpo, la società, la terra. Se non si è del Signore, si è dalla morte.
LIBRO DEL PROFETA DANIELE
Questa verità è tutta racchiusa nella parabola del Figliol prodigo. Non si è del Signore. Non si è dal Signore. Si è del Signore, si è dal Signore.
Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola:
«Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.
Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».
Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”» (Lc 15,1-32).
Oggi l’uomo ha scelto di non essere del Signore. Ma potrà essere dal Signore. Si incammina su una via di morte sia fisica che spirituale. Tutto è morte.
Quando non si è dal Signore muore l’uomo, il suo spirito, la sua anima, il suo corpo, la società, la terra. Se non si è del Signore, si è dalla morte.
Se il cristiano comprendesse questa verità, saprebbe anche che molte sue preghiere sono inutili e vane. Non è del Signore, non potrà essere dal Signore.
MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI