venerdì 25 agosto 2023

In cambio di una breve pena riceveranno grandi benefici, perché Dio li ha provati e li ha trovati degni di sé;

 


LIBRO DELLA SAPIENZA 


5 In cambio di una breve pena riceveranno grandi benefici, perché Dio li ha provati e li ha trovati degni di sé; 

Ecco un’altra verità che governa la speranza del giusto: la pena è breve. I benefici sono eterni. La pena è piccola. I benefici sono grandi. 

La pena serve per provare la loro fedeltà al Signore. Dio prova i giusti e li trova degni di sé. Sono degni di sé perché danno la vita per rimanere fedeli a Lui. 

Nessuna prova è più grande del dono della vita. Si perde la vita per il Signore per averla tutta dal Signore. 

Questa scienza, sapienza, verità con la quale si affronta il martirio è già patrimonio di fede del popolo del Signore già del Secondo Libro dei Maccabei. 


Non molto tempo dopo, il re inviò un vecchio ateniese per costringere i Giudei ad allontanarsi dalle leggi dei padri e a non governarsi più secondo le leggi di Dio, e inoltre per profanare il tempio di Gerusalemme e dedicare questo a Giove Olimpio e quello sul Garizìm a Giove Ospitale, come si confaceva agli abitanti del luogo. Grave e intollerabile per tutti era il dilagare del male. Il tempio infatti era pieno delle dissolutezze e delle gozzoviglie dei pagani, che si divertivano con le prostitute ed entro i sacri portici si univano a donne, introducendovi pratiche sconvenienti. L’altare era colmo di cose detestabili, vietate dalle leggi. Non era più possibile né osservare il sabato né celebrare le feste dei padri né semplicemente dichiarare di essere giudeo. Si era trascinati con aspra violenza ogni mese, nel giorno natalizio del re, ad assistere al sacrificio e, quando giungevano le feste dionisiache, si era costretti a sfilare in onore di Diòniso coronati di edera. Su istigazione dei cittadini di Tolemàide, fu poi emanato un decreto per le vicine città ellenistiche, perché anch’esse seguissero le stesse disposizioni contro i Giudei, li costringessero a mangiare le carni dei sacrifici e mettessero a morte quanti non accettavano di aderire alle usanze greche. Si poteva allora capire quale tribolazione incombesse. Furono denunciate, per esempio, due donne che avevano circonciso i figli: appesero i bambini alle loro mammelle, e dopo averle condotte in giro pubblicamente per la città, le precipitarono dalle mura. Altri che si erano raccolti insieme nelle vicine caverne per celebrare il sabato, denunciati a Filippo, vi furono bruciati dentro, perché essi avevano riluttanza a difendersi per il rispetto di quel giorno santissimo. 

Io prego coloro che avranno in mano questo libro di non turbarsi per queste disgrazie e di pensare che i castighi non vengono per la distruzione, ma per la correzione del nostro popolo. Quindi è veramente segno di grande benevolenza il fatto che agli empi non è data libertà per molto tempo, ma subito incappano nei castighi. Poiché il Signore non si propone di agire con noi come fa con le altre nazioni, attendendo pazientemente il tempo di punirle, quando siano giunte al colmo dei loro peccati; e questo per non doverci punire alla fine, quando fossimo giunti all’estremo delle nostre colpe. Perciò egli non ci toglie mai la sua misericordia, ma, correggendoci con le sventure, non abbandona il suo popolo. Ciò sia detto da noi solo per ricordare questa verità. Dobbiamo ora tornare alla narrazione. 

Un tale Eleàzaro, uno degli scribi più stimati, uomo già avanti negli anni e molto dignitoso nell’aspetto della persona, veniva costretto ad aprire la bocca e a ingoiare carne suina. Ma egli, preferendo una morte gloriosa a una vita ignominiosa, s’incamminò volontariamente al supplizio, sputando il boccone e comportandosi come conviene a coloro che sono pronti ad allontanarsi da quanto non è lecito gustare per attaccamento alla vita. Quelli che erano incaricati dell’illecito banchetto sacrificale, in nome della familiarità di antica data che avevano con quest’uomo, lo tirarono in disparte e lo pregarono di prendere la carne di cui era lecito cibarsi, preparata da lui stesso, e fingere di mangiare le carni sacrificate imposte dal re, perché, agendo a questo modo, sarebbe sfuggito alla morte e avrebbe trovato umanità in nome dell’antica amicizia che aveva con loro. Ma egli, facendo un nobile ragionamento, degno della sua età e del prestigio della vecchiaia, della raggiunta veneranda canizie e della condotta irreprensibile tenuta fin da fanciullo, ma specialmente delle sante leggi stabilite da Dio, rispose subito dicendo che lo mandassero pure alla morte. «Poiché – egli diceva – non è affatto degno della nostra età fingere, con il pericolo che molti giovani, pensando che a novant’anni Eleàzaro sia passato alle usanze straniere, a loro volta, per colpa della mia finzione, per appena un po’ più di vita, si perdano per causa mia e io procuri così disonore e macchia alla mia vecchiaia. Infatti, anche se ora mi sottraessi al castigo degli uomini, non potrei sfuggire, né da vivo né da morto, alle mani dell’Onnipotente. Perciò, abbandonando ora da forte questa vita, mi mostrerò degno della mia età e lascerò ai giovani un nobile esempio, perché sappiano affrontare la morte prontamente e nobilmente per le sante e venerande leggi». Dette queste parole, si avviò prontamente al supplizio. Quelli che ve lo trascinavano, cambiarono la benevolenza di poco prima in avversione, ritenendo che le parole da lui pronunciate fossero una pazzia. Mentre stava per morire sotto i colpi, disse tra i gemiti: «Il Signore, che possiede una santa scienza, sa bene che, potendo sfuggire alla morte, soffro nel corpo atroci dolori sotto i flagelli, ma nell’anima sopporto volentieri tutto questo per il timore di lui». In tal modo egli morì, lasciando la sua morte come esempio di nobiltà e ricordo di virtù non solo ai giovani, ma anche alla grande maggioranza della nazione (2 Mac 6,1-31).  

Ci fu anche il caso di sette fratelli che, presi insieme alla loro madre, furono costretti dal re, a forza di flagelli e nerbate, a cibarsi di carni suine proibite. Uno di loro, facendosi interprete di tutti, disse: «Che cosa cerchi o vuoi sapere da noi? Siamo pronti a morire piuttosto che trasgredire le leggi dei padri». Allora il re irritato comandò di mettere al fuoco teglie e caldaie. Appena queste divennero roventi, il re comandò di tagliare la lingua a quello che si era fatto loro portavoce, di scorticarlo e tagliargli le estremità, sotto gli occhi degli altri fratelli e della madre. Dopo averlo mutilato di tutte le membra, comandò di accostarlo al fuoco e di arrostirlo quando ancora respirava. Mentre il vapore si spandeva largamente tutto intorno alla teglia, gli altri si esortavano a vicenda con la loro madre a morire da forti, dicendo: «Il Signore Dio ci vede dall’alto e certamente avrà pietà di noi, come dichiarò Mosè nel canto che protesta apertamente con queste parole: “E dei suoi servi avrà compassione”».  

Venuto meno il primo, allo stesso modo esponevano allo scherno il secondo e, strappatagli la pelle del capo con i capelli, gli domandavano: «Sei disposto a mangiare, prima che il tuo corpo venga straziato in ogni suo membro?». Egli, rispondendo nella lingua dei padri, protestava: «No». Perciò anch’egli subì gli stessi tormenti del primo. Giunto all’ultimo respiro, disse: «Tu, o scellerato, ci elimini dalla vita presente, ma il re dell’universo, dopo che saremo morti per le sue leggi, ci risusciterà a vita nuova ed eterna». 

Dopo costui fu torturato il terzo, che alla loro richiesta mise fuori prontamente la lingua e stese con coraggio le mani, dicendo dignitosamente: «Dal Cielo ho queste membra e per le sue leggi le disprezzo, perché da lui spero di riaverle di nuovo». Lo stesso re e i suoi dignitari rimasero colpiti dalla fierezza di questo giovane, che non teneva in nessun conto le torture. 

Fatto morire anche questo, si misero a straziare il quarto con gli stessi tormenti. Ridotto in fin di vita, egli diceva: «È preferibile morire per mano degli uomini, quando da Dio si ha la speranza di essere da lui di nuovo risuscitati; ma per te non ci sarà davvero risurrezione per la vita». 

Subito dopo condussero il quinto e lo torturarono. Ma egli, guardando il re, diceva: «Tu hai potere sugli uomini e, sebbene mortale, fai quanto ti piace; ma non credere che il nostro popolo sia stato abbandonato da Dio. Quanto a te, aspetta e vedrai la grandezza della sua forza, come strazierà te e la tua discendenza».  

Dopo di lui presero il sesto che, mentre stava per morire, disse: «Non illuderti stoltamente. Noi soffriamo queste cose per causa nostra, perché abbiamo peccato contro il nostro Dio; perciò ci succedono cose che muovono a meraviglia. Ma tu non credere di andare impunito, dopo aver osato combattere contro Dio». 

Soprattutto la madre era ammirevole e degna di gloriosa memoria, perché, vedendo morire sette figli in un solo giorno, sopportava tutto serenamente per le speranze poste nel Signore. Esortava ciascuno di loro nella lingua dei padri, piena di nobili sentimenti e, temprando la tenerezza femminile con un coraggio virile, diceva loro: «Non so come siate apparsi nel mio seno; non io vi ho dato il respiro e la vita, né io ho dato forma alle membra di ciascuno di voi. Senza dubbio il Creatore dell’universo, che ha plasmato all’origine l’uomo e ha provveduto alla generazione di tutti, per la sua misericordia vi restituirà di nuovo il respiro e la vita, poiché voi ora per le sue leggi non vi preoccupate di voi stessi». 

Antioco, credendosi disprezzato e sospettando che quel linguaggio fosse di scherno, esortava il più giovane che era ancora vivo; e non solo a parole, ma con giuramenti prometteva che l’avrebbe fatto ricco e molto felice, se avesse abbandonato le tradizioni dei padri, e che l’avrebbe fatto suo amico e gli avrebbe affidato alti incarichi. Ma poiché il giovane non badava per nulla a queste parole, il re, chiamata la madre, la esortava a farsi consigliera di salvezza per il ragazzo. Esortata a lungo, ella accettò di persuadere il figlio; chinatasi su di lui, beffandosi del crudele tiranno, disse nella lingua dei padri: «Figlio, abbi pietà di me, che ti ho portato in seno nove mesi, che ti ho allattato per tre anni, ti ho allevato, ti ho condotto a questa età e ti ho dato il nutrimento. Ti scongiuro, figlio, contempla il cielo e la terra, osserva quanto vi è in essi e sappi che Dio li ha fatti non da cose preesistenti; tale è anche l’origine del genere umano. Non temere questo carnefice, ma, mostrandoti degno dei tuoi fratelli, accetta la morte, perché io ti possa riavere insieme con i tuoi fratelli nel giorno della misericordia». 

Mentre lei ancora parlava, il giovane disse: «Che aspettate? Non obbedisco al comando del re, ma ascolto il comando della legge che è stata data ai nostri padri per mezzo di Mosè. Tu però, che ti sei fatto autore di ogni male contro gli Ebrei, non sfuggirai alle mani di Dio. Noi, in realtà, soffriamo per i nostri peccati. Se ora per nostro castigo e correzione il Signore vivente per breve tempo si è adirato con noi, di nuovo si riconcilierà con i suoi servi. Ma tu, o sacrilego e il più scellerato di tutti gli uomini, non esaltarti invano, alimentando segrete speranze, mentre alzi la mano contro i figli del Cielo, perché non sei ancora al sicuro dal giudizio del Dio onnipotente che vede tutto. Già ora i nostri fratelli, che hanno sopportato un breve tormento, per una vita eterna sono entrati in alleanza con Dio. Tu invece subirai nel giudizio di Dio il giusto castigo della tua superbia. Anch’io, come già i miei fratelli, offro il corpo e la vita per le leggi dei padri, supplicando Dio che presto si mostri placato al suo popolo e che tu, fra dure prove e flagelli, debba confessare che egli solo è Dio; con me invece e con i miei fratelli possa arrestarsi l’ira dell’Onnipotente, giustamente attirata su tutta la nostra stirpe». 

Il re, divenuto furibondo, si sfogò su di lui più crudelmente che sugli altri, sentendosi invelenito dallo scherno. Così anche costui passò all’altra vita puro, confidando pienamente nel Signore. Ultima dopo i figli, anche la madre incontrò la morte. 

Ma sia sufficiente quanto abbiamo esposto circa i pasti sacrificali e le eccessive crudeltà (2Mac 7,1-42). 

 

Il Signore prova sempre i suoi figli, anche con la richiesta del dono di tutta la loro vita, facendola divenire vero olocausto, vero sacrificio, nella sofferenza. 

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI 

UN PO' DI INFERNO

 


          Chi non percorre questa Via, chi si smarrisce per non attraversarla, è stato ed è una perdita per la sua anima. Più vi allontanate da Me, più le tenebre si impadroniscono dei vostri occhi e induriscono il vostro cuore. È come un sasso in fondo al mare, che crea ogni tipo di barbagianni e lo fa sparire, lasciando solo vermi di ogni tipo che vi si aggrappano. Così sono le persone che cercano di allontanarsi da Me. Dove non arriva la mia luce, i muri diventano umidi. È anche il cuore dell'uomo e della donna: se lo splendore del mio Spirito Santo non ha un passaggio per entrare, il corpo della persona è completamente al buio.

          Benedetto, figlio mio amato, ogni giardino ben curato, i fiori sono belli e profumati. Hanno una bellezza ineguagliabile. È lo stesso per le anime. Se non hanno qualcuno che si prenda cura di loro, l'ombra del male si impossessa di loro e rimangono tutte nelle tenebre. Io, Gesù, volevo e voglio che tutti si prendano cura di me, ma il mio nemico ha preso la maggior parte di loro per sé, portandoli su una strada senza ritorno. Il suo luogo è pieno di ogni tipo di piacere diabolico. Lì troverete solo mariti che tradiscono le loro mogli, mogli che tradiscono i loro mariti, giovani ragazze che non sono ancora cresciute, che fumano e bevono, indulgendo nei piaceri della carne. Il loro commercio è solo droga, il loro bere è solo veleno, la gelosia e le liti fanno impazzire tutti e c'è chi dice: "Non c'è modo migliore di questo".

          Figlio mio, quanto è triste per Me, che ho dato la mia vita per tutti! Io ho voluto solo il bene, ho guarito i ciechi e i muti, ho fatto camminare gli zoppi, ho risuscitato diverse persone dalla tomba, e l'umanità non guarda a questo. Io, Gesù, e mia Madre, non ci siamo fermati un solo istante per attirare tutti nel mio Regno, che è tutto amore, bellezza e gloria. Ma la perdita è grande. Pochi Mi ascoltano. Le lacrime si sono quasi seccate nei nostri occhi nel vedere i nostri figli che scappano da Me come se fossi il peggiore.

          Il mio nemico, che è la piaga più triste che esista, non ha malattie che possano essere paragonate. Nella sua dimora c'è solo sofferenza. Le persone si contorcono nel dolore, come una sega che gradualmente spacca una persona nel mezzo, e le fiamme del suo fuoco non si spengono mai (Mc 9,44). Lo spirito della persona non muore, solo la carne si sfalda, proprio come una candela che lascia le colature ai suoi lati. È così che rimane il corpo della persona. I capelli cadono su tutto il corpo; gli occhi sono deformati, come se volessero esplodere; le dita non ci sono più per tenere insieme il corpo; le gambe sono lacerate e non hanno piedi per stare in piedi. Questo è il posto di questo mio nemico.

          Cari figli, cercate di evitare ogni tipo di tentazione. Non lasciate che il diavolo si avvicini a voi. Cercate di pregare senza sosta. Fate in modo che il vostro cuore pensi solo a Me, dandomi sempre il maggior amore possibile, perché il tempo è molto breve.

          Grazie, figlio mio. Tu sei la ragione del mio amore. Sii con la mia pace.

GESÙ

16/07/1995

Il segreto dimenticato per guarire il nostro mondo: il potere delle benedizioni

 

Come benedire per ottenere rapidamente la grazia e la misericordia di Dio.

Il mondo sta morendo perché non ci appelliamo alla grazia e alla misericordia di Dio, come Egli vuole che facciamo.

Egli infatti ci ha detto: "Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto".

E il modo essenziale per appellarsi alla grazia e alla misericordia di Dio sulle persone, per chiedere, cercare e bussare, sono le benedizioni.

Chiedete a Dio di benedire le persone, la loro salute, i loro progetti, la loro famiglia, i loro beni.

Anche benedizioni per noi stessi.

Qui parleremo del potere impressionante che le benedizioni hanno sul benessere del mondo, delle cose e delle persone, di come si realizzano le benedizioni che Dio incoraggia, di cosa può essere benedetto, di chi può benedire e con quale risultato.

Di solito sentiamo alcune persone dire: "Sono stato benedetto".

Si riferiscono in generale al successo, alla salute, alla famiglia, alla ricchezza.

A volte vi aggiungono la parola Dio e a volte dicono che la vita li ha benedetti.

Tuttavia, sappiamo che è sempre Dio che dona le cose.

Ed essere benedetti da Dio significa che Egli ti ha dato cose possibili solo con il Suo potere, perché Egli è il creatore di tutto.

In questo modo, le benedizioni fanno sì che Dio si manifesti nella vita delle persone, delle case e delle istituzioni, quando gli viene chiesta una protezione speciale e una grazia particolare.

Ed è il rovescio della medaglia di una maledizione.

Perché Dio proclamò anche maledizioni, come l'animale che tentò Eva a mangiare il frutto proibito.

La benedizione invoca il sostegno attivo di Dio per il benessere della persona o della cosa.

La Genesi narra che Dio, completando ogni giorno della creazione, lo benedisse.

Dio benedisse Abramo e gli disse che attraverso di Lui tutte le famiglie della terra sarebbero state benedette.

Gesù Cristo e gli Apostoli benedetti, così la pratica passò alla Chiesa come il più grande dei sacramentali.

Le pagine dell'Antico e del Nuovo Testamento mostrano abbondanti benedizioni.

In alcuni casi eseguiti dai patriarchi delle famiglie e in altri dai sacerdoti che li amministrano al popolo.

in tutto l'obiettivo centrale è assicurare la protezione di Dio.

C'è una benedizione particolarmente famosa, in seguito resa famosa da San Francesco d'Assisi, e che viene utilizzata come una delle benedizioni dei sacerdoti durante la Messa, è in Numeri 6,

"Il Signore vi benedica e vi custodisca, il Signore faccia risplendere il suo volto su di voi e vi mostri la sua misericordia. Che il Signore vi guardi con benevolenza e vi dia la Pace".

E un'altra nota è la benedizione sul cibo, che benedice coloro che hanno prodotto il cibo, chiede cibo per i non abbienti e per il cibo per compiacerlo.

Insomma, una benedizione è un gesto che si fa per chiedere a Dio di manifestare la sua grazia e protezione verso una persona, una relazione, una casa, un'azienda, un oggetto.

quando invochiamo la benedizione di Dio imploriamo la sua divina benevolenza, confidando che Egli risponderà ai nostri bisogni.

L'umanità non meritava benedizioni prima perché era maledetta dal peccato originale.

Ma questo cambiò quando Gesù invertì le maledizioni del peccato originale morendo sulla croce e redimendoci.

Ecco perché oggi posso chiedere a Dio benedizioni con maggiore libertà.

Tuttavia, oggi le benedizioni mancano nel mondo, perché gli atei di solito non benedicono, per non parlare della protezione di Dio.

Il potere delle benedizioni dovrebbe essere usato di più, sulle persone, sulle relazioni e sul cibo, per esempio, per chiedere di più che Dio intervenga nel mondo con la Sua grazia e misericordia.

Ci sono anche auto-benedizioni, un tipico esempio di un cattolico è quando entra in un tempio, immerge le dita nell'acqua santa e fa il segno della croce.

Questa è una benedizione che rientra nella categoria dei sacramentali.

Perché un sacramentale è una preghiera, un'azione o un oggetto che prepara una persona a ricevere la grazia di Dio e a cooperare meglio con essa, attraverso la Chiesa.

Il segno della croce all'ingresso della chiesa ci risveglia alla presenza di Dio e ci dispone a ricevere le grazie di Dio.

E cosa può essere benedetto?

Un'ampia varietà di persone e cose può essere benedetta. Il Catechismo menziona specificamente persone, cibi, oggetti e luoghi

Ma ciò che ha uno scopo neutro o decisamente santo può essere benedetto.

Perché Dio non benedirà, per esempio, una spedizione di droga, perché è negativa per la vita umana.

Tuttavia, ci sono benedizioni su alcuni oggetti che possono essere discusse, ad esempio benedizioni sulle armi, perché possono essere viste come una macchina per uccidere o come uno strumento di difesa contro l'aggressione.

Uno dei motivi per la benedizione di un oggetto è quello di aggiungere ad esso la virtù che lo terrà lontano da influenze o interferenze malvagie.

Così la Chiesa benedice gli oggetti per separare il male e tenerli lontani dalle influenze malvagie.

Ad esempio, se una persona acquista un'immagine religiosa in una Santeria che vende anche oggetti per fare Macumba e Voodoo, l'immagine dovrebbe essere portata davanti a un sacerdote per benedirla.

La prima cosa che farà è rimuovere l'influenza malvagia attraverso il simbolo della croce, che è un segno chiaramente esorcista.

E dopo che l'influenza malvagia è stata rimossa, il sacerdote incorporerà le virtù che mirano a ricevere la grazia di Dio.

E chi può benedire?

Ci sono diverse parti che possono essere coinvolte in una benedizione.

La persona benedetta o che porta un oggetto da benedire.

La persona che esegue la benedizione.

La Chiesa, che ha autorizzato alcune benedizioni da dare in suo nome.

E Dio, che è la fonte ultima di ogni benedizione.

La Chiesa non partecipa a tutte le benedizioni, ma solo a quelle che ha autorizzato, attraverso ministri ordinati.

Mentre altre benedizioni sono quelle compiute dai laici, ad esempio quando un laico dice a un altro "Dio ti benedica" o quando i genitori benedicono i loro figli quando escono di casa, o quando benedicono il cibo.

Il numero 1669 del Catechismo della Chiesa Cattolica afferma chiaramente che sia i laici che i sacerdoti possono benedire, anche se con differenze.

La differenza è che la benedizione del sacerdote o del diacono è impartita con il peso della Chiesa dietro, e quindi ha il valore dei meriti accumulati della Chiesa agli occhi di Dio.

Al contrario, nella benedizione di un laico, per esempio di un padre che benedice suo figlio per implorare la protezione di Dio, il valore agli occhi di Dio dipenderà dalla sincerità e dalla santità della persona che emette la benedizione.

Nel libro delle benedizioni della Chiesa cattolica c'è un repertorio di formule per benedire cose e persone, da parte di sacerdoti e laici.

In ogni caso, i laici non devono necessariamente seguire le formule, ma sono per lo più indicative.

E puoi benedire una persona che non crede in Dio, chiedere la Sua protezione su di lui?

Sì, perché Dio ama ogni persona come una delle Sue creazioni, e desidera ardentemente che ritorni a Lui e trascorra l'eternità con Lui.

Quando benedici un ateo o un agnostico, stai effettivamente aprendo un canale attraverso il quale Dio può rispondere alle tue preghiere su di lui.

Dio ti ascolta ed è consapevole delle tue suppliche a favore dell'altra persona.

Allora i tuoi desideri vengono esauditi da Dio, creando opportunità per quella persona di tornare a Dio.

Bene, finora quello che volevamo dire sul potere di chiedere a Dio benedizioni, cosa può essere benedetto e come farlo efficacemente in ogni caso.

Fori della Vergine Maria

Terza risposta

 


Lettera di nostro Signore e nostro Dio a Suor Beghe: Terza risposta - 23 agosto 2023



Miei cari figli,    

        Io sono la pace, la mia pace è la pace delle anime e questa pace si riflette sulle società. La pace delle anime è fatta di preghiere e devozione, la pace delle anime non può esistere senza la religione, senza l'unica religione perfetta ed eterna, la religione cattolica di duemila anni fa.

       È stata insegnata da Gesù Cristo, il Verbo eterno, io sono quel Verbo e attraverso il mio Verbo tutto è stato fatto, tutto è stato organizzato, tutto è stato bello. Sì, la bellezza, la bontà, l'armonia sono qualità divine e io non sono in grado di fare ciò che è contrario a me stesso. Il brutto è il contrario del bello, il disordine è il contrario della mia logica, perché con Me tutto si tiene insieme, tutto è unito, tutto è completo.

          Figli miei, sulla terra la forza di volontà e il sacrificio sono necessari per raggiungere l'unità e l'umiltà è assolutamente necessaria per non cadere nelle insidie del diavolo. Il diavolo è vile, è putrido, è orgoglioso, è un bugiardo, un bugiardo inveterato, e tutto ciò che viene da lui è disumanizzante. Odia la creazione, vuole distruggerla, vuole che sia brutta prima di crollare, ma se vedete la bellezza, siate in pace. Se vedete la bruttezza, sappiate che non viene mai, mai da Me.

        Voglio continuare a rispondere alle vostre domande e lo faccio qui pubblicamente. Qual è il ruolo delle donne nella Chiesa? Questa domanda viene posta spesso e, a mia volta, vi chiedo qual è il posto della mia Santissima Madre nella Santa Chiesa? È un sacerdote come me, Sacrificatore e Sacrificato? Non lo è. È Redentrice? Non lo è, è Corredentrice perché è stata ai piedi della mia Croce, soffrendo con me per tutte le anime. C'è un solo Signore e una sola Madre di Dio. Ognuno è necessario, ognuno è diverso e mia Madre non mi ha invidiato per essere stata appesa al patibolo, mentre ha sofferto con me per gli uomini e per la loro redenzione.

        Perché gli uomini dovrebbero essere gelosi della maternità, della femminilità, e perché le donne dovrebbero essere gelose della virilità, della forza? Ha voluto essere Dio al posto di Dio e ha perso tutto. Il servo non può essere il padrone, il figlio del re non può essere re prima che arrivi il suo turno, il bambino non può essere adulto prima dell'età, tutti avete il vostro posto e il vostro ruolo da svolgere sulla terra, e l'umiltà è la virtù che ha raggiunto il suo apogeo nella Beata Vergine Maria, mia Madre. Anche San Giuseppe era soddisfatto del suo ruolo di protettore della Sacra Famiglia, anche se Cristo, Dio fatto uomo, non era immediatamente del suo sangue. Non era geloso della sua Sposa, la Madre di Dio, perché era Immacolata, mentre lui era come il resto dell'umanità, portatore del peccato originale ma destinato ad essere santo.

        Che tutti siano felici, molto felici, nel posto che ho preparato per loro sulla terra e poi nel mio cielo.

        Per raggiungere questo obiettivo, dobbiamo esercitare le virtù: le virtù teologali della fede, della speranza e della carità, le virtù cardinali della prudenza, della giustizia, della fortezza e della temperanza, e le virtù morali dell'umiltà, dell'obbedienza, della gratitudine, della pazienza, della dolcezza, della penitenza e della castità.

        L'esercizio di queste virtù vi proteggerà dal diavolo e da tutto ciò che corrompe il mondo, e Dio sarà felice, molto felice con voi.

        Vi benedico, figli miei carissimi, vi amo e vi voglio con me per l'eternità.

        Che Dio vi benedica: nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

Il vostro Signore e il vostro Dio.

Festa in casa di Anna - Ven. Anne Catherine Emmerick

 


Secondo le visioni del  

Ven. Anne Catherine Emmerick 


LA VITA DI GESÙ CRISTO E DELLA SUA SANTISSIMA MADRE 

(Dalla nascita di Maria Santissima alla morte di San Giuseppe).


Festa in casa di Anna


Quando Gesù fu di nuovo a Nazaret, vidi una grande festa in casa di Anna, alla quale parteciparono tutti i giovani e le ragazze dei parenti e degli amici. Non so se si trattasse di una festa per il ritrovamento del bambino Gesù o di qualche altra solennità consueta al ritorno della Pasqua o della commemorazione del dodicesimo compleanno dei bambini che si festeggiava di solito. Gesù era presente come celebrante principale. Sui tavoli erano stati stesi dei bei rami, ai quali erano appese ghirlande di foglie di vite e spighe di grano, e i bambini portavano uva e panini. Erano presenti trentatré bambini, tutti futuri discepoli di Gesù, il che si riferiva agli anni della vita di Gesù. Gesù insegnò e raccontò a questi bambini, durante la festa, una parabola molto meravigliosa e poco compresa di un banchetto di nozze in cui il vino sarebbe stato trasformato in sangue e il pane in carne, e che la carne sarebbe rimasta con gli ospiti fino alla fine del mondo per conforto, forza e legame di unione. Disse anche a un giovane di nome Natanaele, un suo parente: "Sarò presente al tuo banchetto di nozze". Da questo dodicesimo anno di vita, Gesù fu sempre il maestro dei suoi compagni d'infanzia. Spesso sedeva con loro, parlando e passeggiando all'aria aperta. Più tardi iniziò ad aiutare Giuseppe nel suo mestiere. Il Salvatore aveva una figura snella e delicata, un viso lungo, ovale e splendente, di un colore sano ma pallido. I suoi capelli, molto lisci e biondi fiammeggianti, ricadevano in trecce sulla fronte alta e serena e sulle spalle. Indossava una lunga tunica grigio-brunastra che gli arrivava fino ai piedi; le maniche erano un po' aperte vicino alle mani. 


STA PER COMINCIARE LA GRANDE TEMPESTA.

 


Carbonia 23.08.2023

Sta per cominciare la grande tempesta.

La notte sarà fredda e buia,

l’ululato dei giaguari sarà avvertito su tutta la Terra; dal cielo verranno suoni sconosciuti e una voce griderà: Basta!!!

…È tempo di cose nuove e belle nell’amore e nel gaudio.

Dio Padre, l’Onnipotente Jahwè dice:

Creature mie,

  • oh voi che siete alla mia sequela,
  • voi che benedite tutto nel nome del Padre vostro che è nei Cieli,
  • voi che pregate e annunciate l’imminente ritorno del Figlio dell’Uomo,
  • in verità sappiate che tutto è pronto per il mio intervento Divino.
  • Chi ha orecchi per intendere, intenda!!!
  • La Terra sarà arsa dal fuoco,
  • le cateratte dei cieli sconvolte …
  • la disperazione sarà in ogni angolo della Terra.
  • L’uomo non avrà il tempo di ravvedersi perché troppo imbevuto del veleno del maledetto Serpente.

Per questo,

  • ancora vi richiamo a Me:
  • Convertitevi o uomini, convertitevi ora!
  • Sta per cominciare la grande tempesta:
  • chi non sarà tornato a Me, non troverà riparo!
  • Io sono la Via, la Verità e la Vita:
  • chi non ha creduto in Me, avrà da affrontare durissime prove di sopravvivenza.

Volgo lo sguardo ancora a questa Umanità scellerata,

  • priva di buonsenso,
  • dedita al peccato,
  • pronta a beffeggiare il suo Dio Amore, Colui che tutto ha donato di Sé per la salvezza dell’uomo.

Miserabili uomini di Satana,

  • la vostra fine è giunta,
  • contate ora il tempo che vi resta a disposizione
  • perché, presto sarete rinchiusi all’Inferno dove pianto e stridore di denti avrete in eterno.

Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, abbracciati a Maria la SS.ma Vergine, benedicono questa Umanità e attendono con ardente amore il suo risveglio. Amen.

Jahwè.

Il suicidio di Alterare la fede nella liturgia

 


Ecumenismo

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L'ecumenismo è stato formalmente condannato dal Romano Pontefice Pio XI, ma è stato promosso con forza dal Vaticano II e da Giovanni Paolo II. In Ut Unum Sint, Giovanni Paolo II dice: "Nel Concilio Vaticano II, la Chiesa cattolica si è impegnata irrevocabilmente a seguire il cammino dell'impresa ecumenica...". (n. 3), eppure Giovanni Paolo II ammette che "Il movimento ecumenico si è veramente sviluppato all'interno delle Chiese e delle Comunità ecclesiali della Regione".174 Ciò che Giovanni Paolo II trascura di menzionare è che il movimento ecumenico è stato condannato da Papa Pio XI il 6 gennaio 1928, nella sua Lettera Enciclica Mortalium Animos, sulla "Promozione della vera unità religiosa".

Papa Giovanni Paolo II cita l'insegnamento del Concilio: "Il Concilio afferma che la Chiesa di Cristo 'sussiste nella Chiesa cattolica, che è governata dai successori di Pietro e dai vescovi in comunione con lui', e allo stesso tempo riconosce che 'molti elementi di santificazione e di verità si trovano al di fuori della sua struttura visibile. Questi elementi, tuttavia, in quanto doni propri della Chiesa di Cristo, possiedono un dinamismo interiore verso l'unità cattolica". Con l'eccezione della formula dubbia di cui sopra (cioè "sussiste nella Chiesa cattolica"), non c'è davvero nulla di discutibile in questa formulazione. Persino Sant'Agostino si è spinto a dire che "nella Chiesa cattolica c'è anche qualcosa di non cattolico". (e) può esistere anche ciò che è cattolico al di fuori della Chiesa cattolica "175 .

Giovanni Paolo II, tuttavia, cita poi il già citato non sequitur eretico del Decreto sull'ecumenismo: "Ne consegue che queste Chiese e Comunità separate, sebbene crediamo che presentino dei difetti, non sono state affatto private di significato e di valore nel mistero della salvezza. Lo Spirito di Cristo, infatti, non ha rinunciato a servirsi di esse come mezzi di salvezza che traggono la loro efficacia dalla stessa pienezza di grazia e di verità affidata alla Chiesa cattolica". (n. 10) Giovanni Paolo prosegue su un terreno dottrinalmente non ortodosso affermando: "Nella misura in cui questi elementi si trovano in altre comunità cristiane, l'unica Chiesa di Cristo è effettivamente presente in esse". (n. 11) Il citato decreto del Consiglio di Firenze esclude categoricamente tale nozione dalla Fede cattolica professando: "l'unità del corpo ecclesiastico è così forte che solo a chi rimane in esso i sacramenti della Chiesa giovano per la salvezza... e che nessuno, qualunque elemosina abbia praticato, anche se ha versato il suo sangue per il nome di Cristo, può essere salvato, se non è rimasto nel seno e nell'unità della Chiesa cattolica".

In nome dell'ecumenismo, Papa Giovanni Paolo II sostiene l'opinione eretica secondo cui, nonostante i "disaccordi dottrinali" tra la Chiesa cattolica e le sette cristiane, "la comunione di fede che già esiste tra i cristiani fornisce un solido fondamento per la loro azione comune non solo nel campo sociale ma anche in quello religioso". (n. 75) Nonostante Papa San Pio X etichetti gli aderenti alle sette protestanti come "eretici" nel suo catechismo176 , Giovanni Paolo II afferma tuttavia che essi partecipano "a questo movimento che si chiama ecumenico... non solo come individui, ma anche come membri dei gruppi corporativi in cui hanno ascoltato il Vangelo...". (n. 7). Giovanni Paolo II ci sta dicendo che l'eresia luterana, calvinista o qualsiasi altra che questi settari hanno ascoltato nelle loro cosiddette chiese è il Vangelo. L'eresia di questa proposta è così chiaramente evidente da non richiedere ulteriori commenti. Basti dire che il "vangelo" della scrittura sola e del "giudizio privato" non è il Vangelo di Cristo, ma la negazione eretica della Fede cattolica. Tali dottrine infernali inventate dalle menti depravate dei Reformatori non possono santificare e condurre le anime in Paradiso, ma al contrario danno occasione a ogni vizio immaginabile e portano le anime alla loro eterna rovina. Eppure Papa Giovanni Paolo II non arrossisce quando afferma questa esecrabile eresia secondo cui i "Santi provengono da tutte le Chiese e Comunità ecclesiali che hanno dato loro l'ingresso nella comunione della salvezza". (n. 84)177 Giovanni Paolo II osa dire che queste maledette sette, che non sono altro che congreghe di corruzione e pozzi neri dell'errore, hanno dato ai santi "l'ingresso nella comunione della salvezza".178

Non condividiamo una "comunione di fede" con gli eretici, né "condividiamo la Fede trasmessa dagli Apostoli" (n. 62) con gli ortodossi.179 Papa Pio XI spiega nella Mortalium Animos che siamo di una sola fede con gli antenati di questi "che ora sono impigliati negli errori di Fozio e dei Riformatori". Nella stessa Enciclica Pio XI spiega: "La virtù soprannaturale della fede ha come motivo formale l'autorità di Dio che rivela...". Questo è l'insegnamento tradizionale della Chiesa, enunciato da San Tommaso: "l'oggetto formale della fede è la prima verità nella misura in cui si manifesta nelle sacre scritture e nella dottrina della Chiesa. Pertanto, chi non aderisce all'insegnamento della Chiesa come regola infallibile e divina, che procede dalla prima verità in quanto rivelata nelle sacre scritture, non ha l'abito della fede...".180

Giovanni Paolo II professa lo scandaloso errore che l'amore tra coloro che non sono in perfetta comunione tra loro "trova la sua espressione più completa nella preghiera comune". (n. 21) "Il Concilio Vaticano II definisce la loro preghiera", spiega il Papa, "come l'anima di tutto il movimento ecumenico". (n. 21) Il Catechismo pubblicato per ordine di Giovanni Paolo II dice al n. 821 che una delle cose richieste per rispondere adeguatamente all'appello ecumenico all'unità è "la preghiera in comune, perché 'il cambiamento del cuore e la santità della vita, insieme alla preghiera pubblica e privata per l'unità dei cristiani, devono essere considerati come l'anima di tutto il movimento ecumenico, e meritano il nome di ecumenismo spirituale'" (Unitatis Redintegratio 8 §1). Papa Pio XI fa eco a ciò che la Chiesa ha sempre insegnato e condanna tali pratiche di ecumenismo nella Mortalium Animos, spiegando: 

Questi pancristiani che si adoperano per l'unione delle Chiese sembrano perseguire il più nobile degli ideali nel promuovere la carità tra tutti i cristiani. Ma come può la carità andare a scapito della fede? Tutti sanno che lo stesso Giovanni, apostolo dell'amore, che nel suo Vangelo sembra aver rivelato i segreti del Sacro Cuore di Gesù, e che non ha mai smesso di imprimere nella memoria dei suoi discepoli il nuovo comandamento "amarsi gli uni gli altri", non ha mai vietato di avere stretti contatti sociali con coloro che professavano una forma mutilata e corrotta dell'insegnamento di Cristo: "Se qualcuno viene da voi e non porta questa dottrina, non accoglietelo in casa e non ditegli: "Dio ti protegga"". (II Giovanni 10)

Contrariamente alla tradizione perpetua della Chiesa, la Unitatis Redintegratio insegna che il "culto in comune" (communicatio in sacris181) è talvolta consentito, quando "la grazia da ottenere ... lo consiglia". (n. 8) I nostri "fratelli separati", tuttavia, gli eremiti e gli scismatici, sono lebbrosi spirituali, che, come insegna Sant'Agostino, "devono essere evitati" dai cattolici e trattati solo a distanza.182 "Chi è dentro il santuario", dice Sant'Ignazio di Antiochia, "è puro. Ma chi è fuori dal santuario è impuro... (e) non è puro in coscienza".183 Chi non è "nel santuario" è "uno che segue un artefice dello scisma", o "uno che cammina in una dottrina estranea" - e "non comunica con la Passione" di Cristo e "non erediterà il Regno dei Cieli". 184 "Chi si separa dalla Chiesa", spiega San Cipriano, "si unisce a un'adultera, e si separa dalle promesse della Chiesa... è un estraneo, uno che è profano, un nemico". Perciò la Chiesa non può adorare o pregare in comune con questi, perché "la Sposa di Cristo non può commettere adulterio, è pura e incorrotta. Conosce una sola dimora e custodisce castamente la santità dell'unica camera nuziale "185 .

Il dialogo ecumenico, raccomandato da Unitatis Redintegratio, Ut Unum Sint e dal nuovo Catechismo, che deve avvenire "dove ciascuno può trattare con l'altro su un piano di parità" (UR n. 9), è stato condannato come un errore nella Mortalium Animos:

Per il resto, mentre puoi sentire molti acattolici predicare a gran voce la comunione fraterna in Gesù Cristo, non ne troverai nessuno a cui venga mai in mente di obbedire con devota sottomissione al Vicario di Cristo nella sua veste di maestro o di governante. Nel frattempo, essi affermano di essere pronti a trattare con la Chiesa di Roma, ma a parità di condizioni, come un uguale con un uguale. Ma anche se potessero trattare, non ci sono dubbi che lo farebbero solo a condizione che nessun patto che potrebbero stipulare li costringa a ritrattare quelle opinioni che li tengono ancora fuori dall'unico ovile di Cristo.

Stando così le cose, è chiaro che la Sede Apostolica non può assolutamente partecipare a queste assemblee, né è in alcun modo lecito che i cattolici diano il loro appoggio o sostegno a tali imprese. Se lo facessero, darebbero credito a un falso cristianesimo del tutto estraneo all'unica Chiesa di Cristo... Si tratta infatti di difendere la verità rivelata. Gesù Cristo ha inviato i suoi apostoli in tutto il mondo per dichiarare la fede del Vangelo a tutte le nazioni e per salvarle dall'errore... L'unigenito Figlio di Dio non solo ha ordinato ai suoi rappresentanti di insegnare a tutte le nazioni; ha anche obbligato tutti gli uomini a dare credito a ciò che veniva loro insegnato da "testimoni prestabiliti da Dio" (Atti 10:41). Inoltre, ha fatto rispettare il suo comando con questa sanzione: "Chi crede ed è battezzato sarà salvato; chi non crede sarà condannato" (Marco 16:16). Questi due comandi - l'uno di insegnare, l'altro di credere per la salvezza - devono essere obbediti.

Nello stesso documento Pio XI insegna:

L'energia con cui questo progetto è stato promosso ha conquistato molti aderenti, e anche molti cattolici ne sono attratti, poiché esso offre la speranza di un'unione apparentemente consona ai desideri della Santa Madre Chiesa, il cui principale desiderio è quello di richiamare i suoi figli erranti e riportarli nel suo seno. In realtà, però, queste belle e seducenti parole nascondono un gravissimo errore, che sovverte i fondamenti della Fede cattolica. ...

Non c'è che un modo in cui l'unità dei cristiani può essere favorita, ed è quello di favorire il ritorno all'unica vera Chiesa di Cristo di coloro che ne sono separati; perché lontano da quell'unica vera Chiesa essi si sono in passato allontanati Se, come dicono costantemente, desiderano essere uniti a Noi e ai Nostri, non possono che essere uniti a Noi e ai Nostri.

Se, come dicono costantemente, desiderano essere uniti a Noi e ai Nostri, perché non si affrettano a entrare nella Chiesa, "madre e padrona di tutti i fedeli di Cristo"? (Conc. Lateranense IV, C. 5). ...

I nostri figli separati, dunque, si avvicinino alla Sede Apostolica, insediata nella città che Pietro e Paolo, Principi degli Apostoli, consacrarono con il loro sangue; e vengano, non con l'intenzione o la speranza che "la Chiesa del Dio vivente, colonna e fondamento della verità" (1 Tim. 3:15), metta da parte l'integrità della Fede e tolleri i loro errori, ma per sottomettersi al suo insegnamento e al suo governo.

Le depravate novità del Vaticano II, come quelle brevemente trattate sopra, sono errori ripetutamente condannati dai papi precedenti e universalmente evitati dai fedeli nel corso dei secoli. Questa considerazione dovrebbe essere sufficiente a svelare il carattere eretico di queste novità. Sant'Atanasio dimostrò l'eresia degli ariani sottolineando che la dottrina cattolica tradizionale era stata "tramandata di Padre in Padre" ( m vaτ pωv síc vaτ pac *taβeβym vąt),186 mentre la novità dottrinale degli ariani era senza precedenti nella Chiesa. Le novità dottrinali del Vaticano II soffrono dello stesso difetto. Mons. Lefebvre lo ha dimostrato nella sua opera sopra citata, eppure Papa Giovanni Paolo II non ha condannato gli eredi, ma ha condannato chi ha cercato di difendere la Fede dagli errori del Vaticano II, attribuendo all'arcivescovo Lefebvre "una nozione incompleta e contraddittoria di Tradizione". "187 La Chiesa non può mai cambiare la sua dottrina, quindi è del tutto inutile e del tutto futile per chiunque appellarsi al concetto indefinito e dottrinalmente sospetto di "carattere vivo della Tradizione" per giustificare le novità eretiche del Vaticano II.

Di Padre Paul L. Kramer


Il peccato non è un atto d'amore e fare le cose in questo modo non fa altro che ferire la vostra anima e allontanarvi da me.

 


23 agosto 2023

Figlia mia, dico ai miei figli che se cercate di crescere e desiderare la santità, allora dovete avere maggiore consapevolezza dello stato della vostra anima. Troppi dicono di agire nell'amore, ma io dico ai miei figli che tutto l'amore viene da me. Se le vostre azioni d'amore vanno contro la mia creazione, il mio piano, non è amore. Il peccato non è un atto d'amore e fare le cose in questo modo non fa altro che ferire la vostra anima e allontanarvi da me. 

Figli miei, la vostra fiducia in me deve essere più grande di quella in voi stessi. Quando dalla croce ho detto: "È finita", ho consegnato a mio Padre ogni anima che mi avrebbe accettato, ogni anima che mi avrebbe rinnegato, ogni anima che ha cercato la mia misericordia e ogni anima che non mi avrebbe mai visto nella gloria eterna. Io sono la fonte di ogni amore, perché l'amore è ciò che racchiude la trinità divina. 

Figli miei, conosco il vostro inizio e la vostra destinazione finale. Potreste svegliarvi con il sole che sorge, ma io so se lo vedrete tramontare. Arrendetevi figli miei, arrendetevi al piano divino per la vostra vita, perché è allora che troverete la pace. Quando cercate di fare la volontà del Padre mio, scoprirete che tutto scorre in armonia. Anche nella sofferenza troverete la gioia. Iniziate questo giorno, quest'ora venendo alla fonte della mia misericordia, perché io sono Gesù e la mia misericordia e la mia giustizia prevarranno.

Jennifer

Un Mondo secondo il Cuore di Dio

 


LA SCHIAVITU’ DEL DENARO 

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Quelli che si trovano sotto la schiavitù del denaro si troveranno coinvolti in una lotta implacabile e costante, perché esistono altri che cercano la stessa realtà, nella quale gli interessi degli uni urtano con gli interessi degli altri. Ecco che il denaro porta fra gli uomini qualcosa che è proprio dell’inferno: l’odio. Questa sarebbe una ragione in più per provare come il denaro è una invenzione esclusiva del demonio. 

Il denaro non ha altro valore che quello di rappresentare un’altra realtà: la proprietà. La proprietà è un altro dei tanti lacci nel quale è caduto l’uomo nel suo orgoglio, desideroso di stabilirsi confortevolmente in questo mondo. Non è forse lecita la proprietà, frutto di un lavoro onesto? In parole semplici, no. L’unico proprietario è Dio, perché Suo è non solo ciò che possediamo, ma anche le facoltà con le quali abbiamo lavorato. Sentire profondamente questa espropriazio- ne radicale è mettersi, l’uomo, nel vuoto di una umiltà simile a quella dalla quale lo trasse Dio: il nulla. Sentire che le sue facoltà naturali sono un dono di Dio e vivere in questa convinzione è il giusto sentire di una creatura razionale in grazia. Tutto ciò che si allontani da questo è opera dell’orgoglio umano che, come il demonio, pretende appro- priarsi di cose che non sono sue. 

Ecco perché la proprietà, in un senso puro e profondo, è un furto fatto a Dio. Si dice che l’uomo è un amministratore di Dio, ma in pratica si vive con tutti i diritti di reclamo di un autentico o proprietario.

Uno sguardo profondo che sia riuscito a vedere le esigenze di questa vera espropriazione si farà questa domanda: come si può vivere allora in questo mondo, se la proprietà raggiunta con mezzi legittimi diventa illegittima? È necessario sentire profondamente queste difficoltà, per vedere quanto lontano sia caduto l’uomo e per sentirsi estranei in un mondo che è stato usurpato dal demonio, e in cui questi cerca di far partecipare gli uomini a quel furto, facendo loro credere che sono “proprietari assoluti” del mondo. 

Ma non è questione di termini giuridici: solo chi senta e viva che il suo non gli appartiene, ma che egli è semplice amministratore di Colui al quale il Padre assoggettò tutte le cose, sarà disposto a fare tutto quello che gli chieda il suo Proprietario. Perché tanto la proprietà privata quanto quella comune portano questa conseguenza gravissima: impediscono di ascoltare Dio; l’impegno si incentra nel difendere i propri interessi, e si dimenticano in parte o totalmente gli interessi di Dio. Più ancora, siccome non si vuole rinunciare ai propri interessi, si arriva all’autosuggestione di credere che i propri interessi sono gli “interessi” di Dio. Il riconoscere questo inganno, in ciò che si è vissuto con maggiore o minore rettitudine, è opera della grazia e dell’umiltà. 

Una delle difficoltà che il demonio può suggerirci è questa: la preoccupazione di come si dovrà svolgere la nostra vita nel futuro. Se abbiamo vissuto in modo sbagliato, come sarà la nostra vita per l’avvenire? E siccome può darsi che Dio non ci faccia conoscere il futuro nello stesso momento in cui ci fa vedere l’errore del nostro passato, noi ci rifiutiamo di ricono- scerlo. La natura umana ha orrore del vuoto; rinnegare il passato senza avere un futuro certo, non è possibile all’orgoglio umano. Esso pretende una sicurezza; da ciò deriva che si aggrappi al passato e al presente, benché questo sia errore; e cercherà di giustificarsi convincendosi che il contrario è temerità. Conclusione: secondo l’orgoglio, i propri interessi sono l’unica verità pratica. 

Contro l’orgoglio che ha diviso il mondo in compartimenti di proprietà privata o nazionale, non c’è che l’umiltà e la fede per riconoscere Colui che è il suo vero proprietario per natura e per conquista: Gesù. «Perché in Lui sono state create tutte le cose del cielo e della terra, le visibili e le invisibili, i troni, le dominazioni, i principati e le potestà: tutto è stato creato per mezzo di Lui e per Lui. Egli è prima di tutte le cose e tutto sussiste in Lui. Egli è il capo del Corpo della Chiesa, Egli è il principio, il primogenito fra i morti, affinché abbia il primato su tutte le cose. E piacque al Padre riconciliare tutte le cose in Lui, pacificando col sangue della sua croce quelle della terra, come quelle del cielo». 

Quando queste parole di San Paolo cessino di essere soltanto una bella teoria, per diventare viva pratica, compren- deremo che ogni proprietà è una specie di sacrilegio, un furto fatto a Colui cui appartengono tutte le cose, tanto «quelle del cielo come quelle della terra», «perché in Lui sono state create»; e inoltre «per Lui sono state riconciliate, purificando col sangue della sua croce tutte le cose, quelle del cielo, come quelle della terra». 

Qualcuno può pensare: se le cose della terra sono state « create in Cristo» ed Egli le ha purificate col suo sangue, come mai continuano ancora ad appartenere agli uomini? La domanda è fatta con realismo. La risposta non può essere compresa, se quel realismo materiale non riesce a vedere il realismo della fede: le cose della terra sono nelle mani degli uomini fino a che sia completato il numero degli eletti, il cui Primogenito  è  Gesù.  «La  creazione  stessa  attende  con impazienza la manifestazione dei figli di Dio; essa infatti è stata sottomessa alla vanità – non per suo volere ma per volere di colui che l’ha sottomessa e nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà dei figli di Dio. Sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto». 

Questo stato di violenza in cui la creazione si trova, descritto chiaramente da San Paolo, si deve a che essa «è sottomessa alla vanità, non per suo volere ma per volere di colui che l’ha sottomessa, e attende con impazienza la manifestazione dei figli di Dio», il cui Primogenito è Gesù. E fino a che quel numero di anime non abbiano la libertà dei figli di Dio, non si realizzerà la manifestazione attesa con impazienza», e le cose della terra continueranno ad essere « sottomesse alla vanità». 

Difficile in questo stato di cose comprendere le parole di Dio al suo Popolo Eletto: «Le terre non le cederete in pro- prietà, perché la terra è mia e voi siete, sul mio, pellegrini e stranieri». 

JOSÉ BARRIUSO