IL CROCIFISSO CAPOLAVORO DELL'AMORE E LA CHIESA
Cristo Risorto, apparendo alla Maddalena, le consegna un messaggio per gli Apostoli: "Vai dai miei fratelli, e dì loro: lo salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro" (Gv 20,17).
Non possiamo non vedere in questo messaggio un rapporto nuovo tra Cristo e gli Apostoli; infatti in precedenza gli Apostoli erano sempre chiamati discepoli, qui invece vengono chiamati "fratelli"; con la conseguenza che anche il Padre diventa: "Dio mio e Dio vostro, Padre mio e Padre vostro".
Questo cambio si fa subito chiaro, se si pensa a ciò che è accaduto la sera prima della Passione, quando Gesù, dopo aver celebrato la prima Eucaristia, consegna a tutti e a ciascuno quella sua volontà: "Fate questo in memoria di me".
Parole queste veramente grandi: Gesù consegna agli Apostoli, come in un testamento, il dono di se stesso: li rende padroni di se stesso, cioè del suo Corpo e del suo Sangue. In una parola, li ha fatti suoi Sacerdoti: sacerdoti per la celebrazione di quel suo Sacrificio sulla Croce, con il quale lui aveva redento il mondo; celebrando dunque quel Sacrificio, essi l'avrebbero fatto perdurare per tutto il tempo della vita del mondo.
Cristo Risorto evidentemente aveva davanti a Sé il suo programma: Egli ormai doveva ritornare al Padre e perciò doveva lasciare al suo posto la sua Chiesa: bisognava quindi provvederla di tutto il necessario per la sua missione: ed ecco che con il dono fatto agli Apostoli del divino sacerdozio, con quel divino potere sul suo Corpo e sul suo Sangue, Egli non solo lasciava alla Chiesa se stesso, ma se stesso moltiplicato alla massima potenza.
E dopo questo altissimo dono di se stesso, espresso anche in quelle altre parole: "Ecco io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo" (Mt 28,20) Gesù Risorto, apparendo, diede alla sua Chiesa l'altro grande dono della intelligenza delle Sacre Scritture (Lc 24,45). Alla fine concedette a Pietro ciò che gli aveva promesso, cioè il pieno potere, da condividere con gli altri, di governare tutta la sua Chiesa (Gv 21,15 e s.). Così, con questi tre poteri: di culto, di insegnamento e di governo, la Chiesa avrebbe potuto avanzar sicura; ma, per una sicurezza massima, occorreva ancora il dono dello Spirito Santo, quello che Gesù aveva promesso prima di ascendere al Padre, come si legge in Luca 24,49: "E io manderò su di voi quello che il Padre mio ha promesso, ma voi resterete in città, finché non siate rivestiti di potenza dall'alto".
Infatti, tre giorni dopo, sopra il Cenacolo, dove essi si erano riuniti insieme con Maria, che era ormai la loro Mamma, si abbatté in maniera potente, la Grazia dello Spirito Santo!... e tutti, e ciascuno, poterono constatare che quel miracolo così prepotente davvero, riempiva in loro fino allo strapieno tutta l'opera che avevano ricevuto dal Maestro, e ciascuno si trovò pronto per prendere la sua via.
Qui si rende evidente, tanto da stupirne, la potenza dello Spirito Santo: infatti tutta quell'opera che gli Apostoli avevano ricevuto dal Maestro, sulla fine aveva accusato un certo pericolo di fallimento: cioè le grandi verità del grande Sacrificio di Cristo Crocifisso, e quindi della sua Passione e Morte di Croce, insieme alle altre da queste dipendenti, come la Cena del Pane e del Vino, Corpo e Sangue del Crocifisso, e la sua stessa Risurrezione; tutto ciò insomma per cui Gesù aveva già salvato il mondo, tutto ciò gli Apostoli non l'avevano ancora ben capito, né tanto meno creduto... E allora, come mai essi - dopo quel rumore dello Spirito santo - erano così pronti a prendere ciascuno la sua via? Anche il Manzoni, nel suo stupendo Inno alla Pentecoste, resta sorpreso di questo cambiamento degli Apostoli e, parlando alla Chiesa, canta e chiede: "Dov'eri mai? Quale angolo ti raccogliea nascente". E riprende: Stavi in riposte mura, fino a quel sacro dì, - quando su te lo Spirito rinnovator discese....
Ecco, questo è il miracolo della Pentecoste! Quindi tutti gli Apostoli, cioè ciascuno prende la sua via per il mondo intero, per salvare il mondo, un mondo già salvato dal grande Sacrificio del Crocifisso, ma non ancora credente: per salvarsi bisognerà che creda, che creda all'Amore, al Crocifisso capolavoro dell'Amore; e gli Apostoli, ora che hanno ricevuto la grazia di credere, bisognerà che portino a tutti questa Grazia della Fede.
Ecco dunque la Chiesa: la grande convertita, la grande credente! Ecco la Sposa che Cristo ha amato, provvedendola di tutto il necessario perché sappia e voglia dargli un mondo di figli per il Padre. E perciò questo tempo, questo tempo nel quale essa vive nell'attesa del suo ritorno, questo tempo nel quale Lui, assente, le ha consegnato tutto di se stesso: la sua Croce, cioè l'albero della Vita, la sorgente inesauribile dell'amore e della verità; cioè Lui Crocifisso con tutti i doni maturati su di essa: il Sacrificio di salvezza, il suo Corpo e il suo Sangue fatti Pane e Vino per la fame e la sete di tutti i popoli della terra, per tutto il tempo fino al suo ritorno con "cieli nuovi e la terra nuova, nei quali abiterà la giustizia!".
Questa Chiesa noi la vediamo, la contempliamo attraverso gli "Atti degli Apostoli" diffondersi e conquistare il mondo e cambiarlo in breve tempo da un mondo perduto nel paganesimo, ad un mondo della vera Fede nella Speranza e nella Carità! Orientato verso i traguardi eterni, nutrito della Parola eterna e dal Pane e Vino della vita eterna! E sembra proprio che questo prodigioso movimento di conversione, oltre che dalla Parola di Vita eterna, trovi nel Pane e nel Vino di vita eterna la sua motivazione più determinante: quel Pane e Vino che - non va dimenticato! - sono le Membra e il Sangue del Cristo Crocifisso: quel Cristo Crocifisso che, come ha sempre dominato sulla scena, sia nel tempo della sua attesa, sia poi in quello della sua venuta, così in questo della sua assenza: è sempre Lui che domina proprio come avviene sul piano dello sviluppo della nostra vita umana, dove il mangiare e bere, alla fine di tutte le altre importanti occupazioni, restano sempre il momento più determinante.
Se dunque ci mettessimo ad osservare, da un ipotetico punto di vista, il cammino di un apostolo o missionario, vedremmo che, dopo un determinato tempo segnato dai diversi incontri e fatiche apostoliche, la cosa più urgente sarà quella di fermarsi a stabilire un posto, una casa, una piccola chiesa dove i nuovi discepoli possano convenire per trovare il sacerdote e con lui la parola della Verità, insieme al tabernacolo, dove poter ricevere il Pane e il Vino che non solo altro che il Crocifisso stesso!
Molto bene Giovanni Paolo II ha scritto quella sua enciclica "Ecclesia de Eucaristia" cioè: la Chiesa vive di Eucaristia; senza mai dimenticare, tuttavia, che Eucaristia è uguale a Cristo Crocifisso, perché si potrà ricevere degnamente il Pane Eucaristico solo dopo aver creduto che la propria Fede e salvezza sono un frutto germinato da quell'Albero che è la Croce di Cristo Crocifisso.
Ma insieme con il Crocifisso e l'Eucaristia, c'è un terzo valore che ha accompagnato e accompagna tuttora la vita della Chiesa, e cioè la Croce stessa: sappiamo quanto Cristo stesso abbia amato la Croce, la sua Croce, perché ha visto in essa quello strumento che gli ha concesso di dare se stesso, tutto quello che Lui era e poteva e voleva dare per il compimento di quel sacrificio che il Padre esigeva; sappiamo ancora come la Chiesa stessa veneri e saluti la Croce come l`"unica speranza" di salvezza, come ogni missionario brami decorarsi di essa, come dell'arma di vittoria nella sua battaglia contro il nemico, alla maniera del grande Costantino. Anche in questi nostri giorni, abbiamo visto come Papa Giovanni Paolo II abbia rilanciato quest'Arma della Croce, mettendola sulle spalle dei nostri giovani e ottenendone veri miracoli: miracoli che si ripetono anche oggi, in cui quella pesante Croce portata dai giovani sta percorrendo le varie regioni dell'Asia.
Davvero, sono questi i tempi della sua assenza e della sua attesa, ma Lui c'è sempre, perché Lui è la sua Chiesa... E la Chiesa sa - quella sua Chiesa che, come afferma la GS (n. 9-10) "crede che Cristo, per tutti morto e Risorto, dà all'uomo, mediante il suo Spirito, luce e forza perché possa rispondere alla sua vocazione suprema; né è dato in terra un altro nome dato agli uomini in cui possano salvarsi" (At 4,12) - crede ugualmente di trovare nel suo Signore e Maestro la chiave, il centro, il fine di tutta la storia umana. Inoltre la Chiesa afferma che, al di sopra di tutti i mutamenti, ci sono molte cose che non cambiano: esse trovano in Cristo il loro ultimo fondamento, in "Cristo che è sempre lo stesso, ieri, oggi e nei secoli" (Eb 13,8).
Sicura e forte di questi principi, la Chiesa va affrontando, di secolo in secolo, questo tempo che la separa dal ritorno del suo Sposo. Alessandro Manzoni, cerca di riassumere le attività della Chiesa durante gli anni della sua attesa del ritorno di Cristo, in questi versi: "Madre dei santi, che da tanti secoli - soffri, combatti e preghi...". Le grandi sofferenze furono causate ancora nel primo e nel secondo secolo, dalle grandi eresie di Ario, Nestorio e Pelagio. Da esse derivò poi il primo scisma, quello d'Oriente; quello d'Occidente verrà più tardi.
Le sofferenze comportarono i "combattimenti", cioè: il lavoro dei grandi Concili ecumenici, soprattutto i primi tre: di Nicea, di Efeso e di Costantinopoli, che costruirono e assicurarono alla Chiesa la sua bella formula di fede: il suo Credo. Gli altri quattro Concili completarono l'opera. Ma intanto si era fatto avanti un altro pericolo, cioè l'Islam!, il quale, in breve tempo, si era già impadronito di tutte le fiorenti chiese della sponda africana del Mediterraneo, era poi sbarcato nella Spagna e minacciava la conquista di tutta la cristiana Europa. Fermato in questa sua direzione, restava sempre una presenza di distruzione in tutta la Terra Santa: donde, per la Chiesa e il Cristianesimo, la necessità delle Crociate.
Ma dopo il "soffri" e "combatti' il poeta vede l'attività della Chiesa nel "preghi... e le tue tende spieghi dall'uno all'altro mar" - e quel "preghi" fa pensare alle grandi e diverse liturgie che in questo periodo andranno man mano fiorendo attraverso l'affermarsi dei diversi Ordini e Congregazioni religiose; fa pensare alla grande teologia e genuina santità testimoniata dalla grande massa dei Martiri, dei Confessori, dei Maestri, dei grandi Dottori e dei grandi Missionari sia dell'Oriente che dell'Occidente; fa pensare ancora alle grandi opere sociali della carità, dell'Istruzione, dell'assistenza ai malati, agli infermi, agli anziani.
Una Chiesa dunque che ha rappresentato assai bene il suo Sposo in questo periodo della sua assenza, e che sembra tuttora in buona forma per portare avanti il suo compito fino al suo tanto atteso ritorno... Anche se, al presente, cioè in questi primi anni del duemila, non si possa dire che le cose vadano proprio bene, anzi... Infatti, Papa Giovanni Paolo II lamentava che una "silenziosa apostasia" serpeggiava qua e là in tutta l'Europa; e l'attuale Papa Benedetto XVI è tutto impegnato contro un male peggiore, e conseguente da quello che lui ha classificato con il nome di 'Dittatura del relativismo' che vuol dire la libertà di fare ciò che si vuole, dove la prima vittima sarebbe la famiglia cristiana, ma anche umana, perché una volta dimostrato che l'istinto sessuale è un valore assoluto, in qualsiasi direzione vada, a quale famiglia si potrà approdare? A questo punto, insieme a Paolo VI, anche noi possiamo domandarci: "Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?" (Lc 18,8).
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