Collaboratore di Cristo redentore.
Padre Pio aveva coscienza d'essere stato scelto da Dio come collaboratore dell'opera redentrice di Cristo e che questa collaborazione non si sarebbe realizzata che attraverso la croce. E la croce fu il faro che illuminò i passi della sua via dolorosa e la sorgente inesauribile della fortezza, generosità, fedeltà e perseveranza richieste dalla sua vocazione. Egli era persuaso che tutta la sua vita, come quella del Maestro, sarebbe stata "un martirio":
"Altre volte poi, senza che neppure vi penso, mi si accende nell'anima un vivissimo desiderio di possedere intieramente Gesù, ed allora con una chiarezza tale, che il Signore comunica all'anima mia, e che io non so ritrarla in iscritto, mi fa vedere, come in uno specchio, tutta la mia vita futura non essere altro che un martirio" (lett. 130: giugno 1913).
Ma questa visione così chiara dell'incerto e tormentoso avvenire, né lo impensieriva, né lo scoraggiava. Anzi nell'intimo dell'anima si rallegrava vivamente di essere stato chiamato a cooperare alla salvezza delle anime con la sofferenza che trae valore ed efficacia dalla reale partecipazione alla croce di Gesù:
"Soffro e soffro assai, ma, grazie al buon Gesù, sento ancora un altro po' di forza, e di che cosa non è capace la creatura aiutata da Gesù? Io non bramo punto di essere alleggerita la croce, poiché soffrire con Gesù mi è caro; nel contemplare la croce sulle spalle di Gesù mi sento sempre più fortificato ed esulto di una santa gioia. Sento però nel mio cuore il grave bisogno di gridare sempre più forte a Gesù col dottore della grazia: Da quod iubes, et iube quod vis 7. Quindi, mio caro padre, l'idea del mio soffrire non metta né sulla vostra fronte, né nei vostri occhi, un'ombra che potrebbe rattristare il vostro cuore.
Si, non piangiamo, babbo mio; è d'uopo celare, finalmente, le nostre lacrime a colui che le manda, a colui che ne ha versate e ne versa tutti i giorni per l'ingratitudine umana. Egli si sceglie delle anime e tra queste, contro ogni mio demerito, ha scelto anche la mia per essere aiutato nel grande negozio dell'umana salvezza. E quanto più queste anime soffrono senza verun conforto tanto più si alleggeriscono i dolori del buon Gesù. Ecco tutta la ragione perché desidero soffrire sempre più e soffrire senza conforto; e di ciò ne faccio tutta la mia gioia" (20 9 1912).
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