A voi che non pregate
Mi rivolgo prima di tutto a voi che non pregate più da molto tempo. E’ come se il Signore si fosse eclissato nel cielo della vostra anima. Non voglio, qui, fermarmi sugli aspetti dottrinali del vostro problema - dovremmo farlo in altre circostanze -; voglio invece ricordarvi che tra voi e Dio avete messo un lungo silenzio, forse di anni, un silenzio che avete riempito con realtà puramente umane, anche se buone: la famiglia, la politica, la carriera professionale, ma talvolta mescolate a cose meno nobili: l’ambizione, l’interesse, la vanità del successo e forse, in qualche momento, anche macchiate da tristi debolezze - magari giustificate col pretesto delle circostanze, della solitudine, dell’umana fragilità - comunque, tutti surrogati con cui avete cercato di riempire il vostro silenzio con Dio.
Così avete camminato nella vostra vita con le provvisorie certezze del sapere umano, della buona salute, della sicurezza economica ma, in realtà, coprivate dentro il vostro cuore un profondo bisogno di luce e di certezza. Avete camminato in una condizione molto simile alla cecità, come chi corre in un tunnel, senza sapere da dove viene né dove va. E continuate a camminare nella nebbia più fitta, con una visibilità quasi nulla...; non pensate che a pochi metri sopra la vostra testa splende un sole stupendo. Basterebbe un piccolo sforzo, un piccolo atto di umiltà - che è sapienza - per innalzarvi solo un poco sopra i vostri orizzonti umani così nebbiosi e incerti, per aprire l’anima verso l’alto e incontrare la luce, una luce piena, gioiosa, che inonda l’universo intero, perché gli occhi di Dio sono aperti su ogni angolo della nostra esistenza.
Ferdinando Rancan
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