giovedì 28 marzo 2019

PADRE PIO E IL DIAVOLO



Gabriele Amorth racconta... 

È cambiato, temporaneamente, il tipo di agguati: vedendo che il fraticello è particolarmente sensibile al timore di aver offeso Dio, il suo avversario si insinua in questa debolezza, e cerca di convincerlo che ciò che teme è vero. Tanto che padre Benedetto a più riprese deve usare la sua autorità per farlo uscire dalla trappola: «... Inchino a credere che la rappresentazione fosca della vita passata, col martirio acuto dello spirito e del corpo susseguente, non sia un'operazione divina, ma piuttosto uno strazio di Satana, specialmente se la cognizione del passato si versa su di colpe gravi attuali, o mortali atti di ingratitudine... 
Nella prima ipotesi però devi uscir fuori di martirio e non credere al quadro perché è bugiardo» (San Marco la Catola, luglio 1917). 

«... Se dunque a voi si presenta la visione d’una vita peccaminosa e ingrata sino al grado d’aver meritato alcuna volta lo sdegno di Dio e d'averlo mortalmente offeso, questa visione è falsa e perciò diabolica, e lo strazio che ne consegue non può attribuirsi che alla stessa causa e quindi da disprezzarsi ed evitarsi.» (San Marco la Catola, 6 agosto 1917). 

É il momento in cui una nuova prova aspetta Padre Pio, e ne parla nelle lettere a cavallo far gli ultimi mesi del 1917 e quelli all’inizio del 1918. «Ancora una volta poi l'anima mia in questi giorni è discesa nell’inferno; ancora una volta il Signore mi ha esposto al furore di Satana. I di lui assalti sono violenti e assidui; si tratta di ciò che questo apostata infame vuole strapparmi dal cuore ciò che in esso vi è di più sacro: la fede. Mi assale di giorno in tutte le ore; mi amareggia il sonno nelle ore della notte. Fino a questo punto che scrivo ho la piena coscienza di non avergliela data mai per vinta; ma nell’avvenire?!... Sento forte la volontà che è attaccata al suo Dio, ma debbo ancora confessare che le forze fisiche e morali, per la lotta che si sostiene, si vanno sempre più debilitando». 

MARCO TOSATTI 

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