domenica 31 marzo 2019

GESU’ OSTIA



LA «PRESENZA» IN MEZZO A NOI



L'adorazione ai piedi del tabernacolo

Adorare Gesù Cristo, che si fa presente e che dimora nell'Eucaristia, è adorare il Crocifisso che ci redime col suo sangue, è adorare il Risorto che ci rende partecipi della sua vita divina, è adorare il Capo che ci costituisce sue membra.
Questa adorazione nasce e si radica nella Santa Messa, per poi diramarsi fuori da essa. Con la Messa, l'Eucaristia viene ricevuta; con l'adorazione, l'Eucaristia viene contemplata e desiderata. Da ciò si comprende come la Santa Messa spinge all'adorazione, e l'adorazione attira alla Santa Messa.
il tabernacolo diventa così il luogo d'attesa di un incontro: finché il cibo celeste è lì, destinato ad essere ricevuto, lì pure è il Signore, in attesa di essere ricevuto.
E se nel tabernacolo il Cristo attende, come si può non andare da lui e stare con lui? Su questa base poggia il culto di adorazione verso l'Eucaristia, con le diverse forme di devozione: preghiere individuali e comunitarie, benedizioni, processioni e Congressi eucaristici.
Eppure, tanti sono i cristiani che si comportano come se l'Eucaristia non esistesse!
Ecco, allora, come l'adorazione diventa anche 'riparazione'. Quando un uomo arreca un danno, qualcun'altro può intervenire e riparare. Questo avviene sia sul piano materiale, sia su quello spirituale. Basta una parola buona, a volte, per cancellare o attenuare un torto subìto.
L'adorazione eucaristica ripara ciò che Gesù subisce nel SS. Sacramento: l'incredulità viene riparata con la fede viva, gli oltraggi con la lode, le amarezze con la consolazione, la tiepidezza con la passione, l'indifferenza con la devozione, l'odio con l'amore.
Quanti sono i torti che Gesù riceve? Un cuore sensibile, che ama profondamente, sa riconoscerli e ripararli, come fa l'innamorato che circonda di mille attenzioni la sua amata, pronto ad accoglierla fra le sue braccia per risanare le ferite che la vita le procura.
Si comprende veramente il significato di riparazione solo se si comprendono le innumerevoli umiliazioni che Gesù riceve in questo stato di vita. Prima fra tutte: all'Essere purissimo che entra nel nostro cuore, siamo in grado di offrire per dimora solo un luogo impuro. A questo, come se non bastasse, si aggiunge tutto il resto.
Pensate a quanti, entrando in una chiesa, corrono ad inginocchiarsi davanti a una statua, ignorando che sull'altare c'è la reale presenza del Cristo!
Ci sono chiese che lasciano al buio il tabernacolo; addirittura, in qualche nuova costruzione, si fa persino fatica a trovarlo.
Quanta distrazione nell'assistere alla Santa Messa! Gesù si fa presente in mezzo a noi, s'immola, versa il suo sangue, ma noi pensiamo ad altro o parliamo col nostro vicino. Ci comporteremmo così ai piedi della croce? È possibile rimanere indifferenti dinanzi a Colui che muore al nostro posto?
Ognuno di noi, ancora oggi, può essere uno dei Magi che lo adorano, un Erode che vuole sopprimerlo, un Giuda che lo tradisce, un Pietro che lo rinnega, un Ponzio Pilato che se ne lava le mani, un pretoriano che lo schernisce, una delle donne che lo piangono, un ladrone pentito, un Giovanni sempre fedele, una Madre trafitta nell'anima: a noi la scelta!
Sono tanti coloro che fanno trascorrere mesi e mesi, se non anni, senza comunicarsi. Altri, pur partecipando con assiduità alla Messa, poche volte si accostano all'Eucaristia, comportandosi come quell'invitato che si presenta a tavola senza toccar cibo. Ma c'è anche l'invitato che, dopo aver mangiato e bevuto, non si degna neppure di ringraziare e di salutare il padrone di casa, alla fine della festa!
E che dire, purtroppo, di quei sacerdoti che celebrano la Messa frettolosamente, dimenticando che stanno compiendo l'atto più importante della loro giornata?
Quanti cristiani credono veramente che l'ostia e il vino consacrati sono il corpo e il sangue di Cristo?
Ai cristiani increduli, si aggiungono quelli che cristiani non sono, e gli atei.
Se nel passato, nelle chiese devastate dalle guerre, le Ostie venivano calpestate dai soldati e buttate in pasto ai cavalli, ai nostri giorni la situazione non cambia nei Paesi in guerra, dove le bombe distruggono anche le chiese.
E ancora, non di rado, ladri entrano nelle chiese, forzano i tabernacoli e rubano le Ostie. Cosa ne fanno? Le utilizzano loro o le vendono! L'ostia consacrata, infatti, viene usata nei riti magici e satanici, il cui culmine è rappresentato dalla cosiddetta 'messa nera': qui, il culto di Satana, praticato con riti che il rispetto e la vergogna ne impediscono la descrizione, scimmiotta il culto che si attribuisce a Dio con la Santa Messa.
A tanto è capace di arrivare l'uomo: esaltare il principe delle tenebre e calpestare il Re dell'universo!
Non è fantasia, ma pura realtà, purtroppo. Gesù eucaristico è umiliato, disprezzato, non creduto, perseguitato e odiato. "In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta" (Gv 1,4-5). E oggi è come duemila anni fa.
Padre Pio da Pietrelcina, il 12 marzo 1913, così scrive a padre Agostino: «Sentite, padre mio, i giusti lamenti del nostro dolcissimo Gesù: "Con quanta ingratitudine viene ripagato il mio amore dagli uomini! Sarei stato meno offeso da costoro se l'avessi amati di meno. Mio padre non vuole più sopportarli. Io vorrei cessare di amarli, ma... (e qui Gesù si tacque e sospirava, e dopo riprese) ma ahimè! Il mio cuore è fatto per amare! Gli uomini vili e fiacchi non si fanno nessuna violenza per vincersi nelle tentazioni, che anzi si dilettano nelle loro iniquità. Le anime da me più predilette, messe alla prova mi vengono meno, le deboli si abbandonano allo sgomento ed alla disperazione, le forti si vanno rilassando a poco a poco.
Mi lasciano solo di notte, solo di giorno nelle chiese. Non si curano più del sacramento dell'altare; non si parla mai di questo sacramento di amore; ed anche quelli che ne parlano ahimè! Con che indifferenza, con che freddezza.
II mio cuore è dimenticato; nessuno si cura più del mio amore; io son sempre contristato. La mia casa è divenuta per molti
un teatro di divertimenti; anche i miei ministri che io ho sempre riguardato con predilezione, che io ho amato come pupilla dell'occhio mio; essi dovrebbero confortare il mio cuore colmo di amarezze; essi dovrebbero aiutarmi nella redenzione delle anime, invece chi lo crederebbe?! da essi debbo ricevere ingratitudini e sconoscenze. Vedo, figlio mio, molti di costoro che... (qui si chetò, i singhiozzi gli strinsero la gola, pianse in segreto) che sotto ipocrite sembianze mi tradiscono con comunioni sacrileghe, calpestando i lumi e le forze che continuamente do ad essi...".
Gesù continuò ancora a lamentarsi. Padre mio, come mi fa male veder piangere Gesù! L'avete provato ancora voi? "Figlio mio, soggiunse Gesù, ho bisogno delle vittime per calmare l'ira giusta e divina del Padre mio; rinnovami il sacrificio di tutto te stesso e fallo senza riservatezza alcuna.
Il sacrificio della mia vita, padre mio, gliel'ho rinnovato e se sento in me qualche senso di tristezza, questo è nel contemplare il Dio dei dolori. [...]»1.
Ciò fa capire l'importanza dell'adorazione e della riparazione eucaristica. Se davanti al tabernacolo si consumano le offese, è davanti al tabernacolo che si devono consumare le offerte.
Da tale esigenza nascono, nella storia della Chiesa, anime elette ed intere comunità che consacrano la propria vita a Gesù presente nell'Eucaristia.
Imitare la povertà, l'abbandono, la solitudine, il silenzio, l'annientamento di Gesù Ostia, partecipare al suo sacrificio con l'adorazione perpetua, contemplare la sua vita nascosta: è questo il loro ideale.
Gesù Ostia rende onore a Dio Padre, e l'anima che onora il Padre, tramite il Figlio, diventa anch'essa un'ostia.
Cosa vuol dire diventare un'ostia? È raggiungere un completo stato di offerta e di appartenenza: l'anima-ostia si offre tutta a Dio perché a lui solo appartiene, e, immolata con Cristo, si 'spezza' in espiazione dei peccati del mondo.
Ma se Dio non chiama tutti a vivere questo stato straordinario, dove le anime sono sostenute da una grazia particolare, chiama tutti, però, a vivere al suo cospetto.
Il tabernacolo è un'anticipazione del Paradiso. E, con l'adorazione eucaristica, gli uomini vivono sulla terra alla diretta presenza di Dio, come i beati e gli angeli lo sono in Cielo.
Non c'è allora da stupirsi se ingegni eccelsi si sono anch'essi prostrati davanti all'Ostia: letterati come Manzoni e Chateaubriand; Volta e Ampère, padri dell'elettricità; Guglielmo Marconi, inventore della radio; grandi della musica come Pergolesi, Mozart e Beethoven; ed altri ed altri ancora. Facciamo, dunque, nostro il lamento del salmista:
"Come la cerva anela ai corsi d'acqua, così l'anima mia anela a te, o Dio. L'anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente: quando verrò e vedrò il volto di Dio?" (Sal 42,2-3).

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