LA «PRESENZA» NEI GESTI E NEI SIMBOLI DELLA LITURGIA
Il pane e il vino
Perché Gesù, fra tutti gli alimenti, preferisce il pane per indicarvi il suo corpo?
Il pane è l'alimento più comune, più semplice, più espressivo del cibo umano.
Oltre ad essere l'alimento-base, simboleggia ogni altro alimento: "Con il sudore del tuo volto mangerai il pane" (Gn 3,10), dice Iddio ad Adamo.
I nostri modi di dire, costruiti sulla figura del pane, ne esaltano il valore: guadagnarsi da vivere è «guadagnarsi il pane»; il fannullone è colui che «mangia pane à tradimento»; chi è bravo d'animo è «buono come il pane»; l'estrema generosità è «togliersi il pane dalla bocca»; parlare con chiarezza è «dire pane al pane»; punire, lasciando il minimo indispensabile, è «mettere a pane e acqua»...
II pane esprime anche un alimento di tipo spirituale: "Io sono il pane della vita" (Gv 6,35 e 48), afferma Gesù. Per questo insegna ai suoi discepoli di rivolgersi al Padre celeste con le parole: "Dacci oggi il nostro pane quotidiano" (Mt 6,11), dove il pane è inteso come cibo sia materiale che spirituale.
Per indicarvi il suo sangue, fra tutte le bevande, Gesù sceglie il vino: «materia che - scrive il Beato Francesco Faà di Bruno - per la sua universalità, per la sua energia, per la sua liquidità, per il suo colore, è ben propria a simboleggiare l'elemento vitale dell'uomo». E non solo. Il vino è la bevanda che, più di ogni altra, esprime molteplici aspetti. Eccoli:
LA VITA SPIRITUALE: Oltre alla vita fisica, per le sue apparenze, è l'immagine della vita spirituale, per il suo contenuto.
È una bevanda inebriante che, offuscando le facoltà mentali, può condurre a una dimensione simile all'estasi. L'ebbrezza, nel linguaggio dei mistici, indica l'essere ricolmi di Dio, cioè uno stato in cui si è ricolmi del suo amore.
LA FORZA RISANATRICE: Il buon samaritano versa olio e vino sulle ferite del viandante assalito e tramortito dai briganti (Cfr. Lc 10,34).
Dall'associazione di questi due elementi scaturisce un'azione risanatrice che va intesa non solo in senso terreno.
L'AMICIZIA: "Un buon amico è come il buon vino" (Sir 9,10). Non sono lontani i tempi in cui un bicchiere di vino 'bagnava' un incontro fra amici.
LA GIOIA DI VIVERE: "Il vino è come la vita per gli uomini, purché tu lo beva con misura. Che vita è quella di chi non ha vino? Questo fu creato per la gioia degli uomini" (Sir 31,27-28).
È "Il vino che allieta il cuore dell'uomo" (Sal 104,14-15).
IL SACRIFICIO E IL DOLORE: II colore del vino richiama il colore del sangue. E il sangue viene sparso nei sacrifici, scorre dal corpo di Cristo e dei martiri.
In un bell'inno di Rabbula di Edessa, seguace di San Cirillo d'Alessandria, i primi martiri sono «i grappoli umani della vigna di Dio», e il loro sangue, «vino» che «inebria la Chiesa». Costoro «al convito della sofferenza, hanno bevuto la bevanda spremuta sul Golgota».
L'ANNUNCIO DEI TEMPI NUOVI: Il vino nuovo viene riservato alla fine del banchetto, a Cana. È chiara l'allusione all'imminente gioia e pienezza di grazia del regno di Dio.
Tutti questi aspetti legati all'immagine del vino, ci fanno meglio comprendere il concetto di "vera vite", che Gesù attribuisce a se stesso. Egli, cioè, si fa portatore del 'vero vino': quello che comunica la vita spirituale, che risana corpo e anima, che fa entrare in amicizia con Dio, che dà la gioia di vivere, che sgorga dall'albero del sacrificio e del dolore, che annuncia l'inizio dei tempi nuovi.
Oltre al loro singolo significato, il pane e il vino, insieme, rafforzano la loro espressione simbolica:
a) Entrambi sono il risultato di tre azioni congiunte: nascono dalla terra, maturano sotto i raggi del sole, sono trasformati dal lavoro dell'uomo.
Il pane e il vino, quindi, sono una conseguenza della collaborazione fra il cielo, la terra e l'uomo. Per questo motivo esprimono il legame esistente fra la natura e Dio, fra il creato e il Creatore.
La stessa liturgia, definendo l'uno e l'altro «frutto del lavoro dell'uomo», ci vuol ricordare la volontà di Gesù di coinvolgere la natura e l'uomo al sacrificio eucaristico. Sono, infatti, anche simbolo della creazione affidata alle cure dell'uomo e che l'uomo deve ricondurre al Creatore.
b) Il pane e il vino, ottenuti dalla fermentazione della farina e dell'uva, simboleggiano la vita che continua ad essere conservata nella trasformazione della materia. Sono l'immagine della risurrezione.
Questa trasformazione biologica continua nel nostro organismo: è l'immagine dell'uomo che si trasforma in Dio, come il pane e il vino che si trasformano in carne e sangue nel corpo dell'uomo.
Quando ci nutriamo, è il nostro organismo che assimila il cibo, cioè lo rende simile a noi. Con l'Eucaristia, avviene il processo opposto: siamo noi ad essere assimilati da Cristo, ad essere resi simili a lui.
c) Ogni seme, pianta, frutto lascia intuire un'invisibile Presenza che ne governa la nascita, la crescita, la maturazione; è la stessa Presenza che governa la vita dell'uomo.
d) Dio è il primo 'giardiniere: Egli "piantò" un giardino collocandovi l'uomo (Cfr. Gn 2,8); insegna all'uomo la coltivazione delle piante (Cfr. Is 28,2426).
Il campo di grano e la vigna sono l'immagine della fecondità di Dio, e l'uomo che li possiede e si nutre dei frutti ricavati non soffrirà la fame e la sete.
e) Nel pane e nel vino è simboleggiata l'unità della Chiesa: come i chicchi del grano e gli acini dell'uva formano la spiga e il grappolo, per essere poi trasformati in pane e in vino, così pure l'umanità sparsa su tutta la terra forma l'unica Chiesa, trasformatasi nel Corpo Mistico di Cristo.
f) Mentre il pane richiama il vigore del corpo, il vino richiama la vitalità dell'anima. Pane e vino, così, ci collegano alla duplice natura umana: corpo-anima, materia-spirito.
g) Il pane e il vino hanno entrambi un legame col fuoco: il pane è cotto dal fuoco; il vino - come si suol dire - mette fuoco nelle vene.
Il fuoco «nascosto» nel cibo eucaristico è, per la liturgia siroantiochena, in un inno di Sant'Efrem siro: «lo spirito che non può essere mangiato... che non può essere bevuto».
h) Nel processo di lavorazione (dal grano al pane, dall'uva al vino) affiorano elementi che hanno lo stesso contenuto simbolico. La macina, per il grano, e il torchio, per l'uva, sono l'immagine della sofferenza e della purificazione.
La separazione farina-crusca e succo-vinaccia (=residuo di raspi, bucce e semi), è la separazione bene-male.
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