mercoledì 23 ottobre 2019

Geremia



Presentazione del libro

1Messaggi e fatti della vita di Geremia. Egli era figlio di Chelkia, uno dei sacerdoti che abitavano ad Anatot, nel territorio della tribù di Beniamino. 2Il Signore cominciò a parlare a Geremia nel tredicesimo anno del regno di Giosia figlio di Amon, re di Giuda. 3Il Signore gli parlò di nuovo quando era re loiakim figlio di Giosia, fino al termine dell'undicesimo anno di regno di un altro figlio di Giosia, Sedecia. Nel quinto mese di quell'anno, gli abitanti di Gerusalemme furono condotti in esilio.

Dio chiama Geremia alla missione di profeta
4Il Signore mi disse:
5- Io pensavo a te prima ancora di formarti nel ventre materno. Prima che tu venissi alla luce, ti avevo già scelto, ti avevo consacrato profeta per annunziare il mio messaggio alle nazioni.
6Io risposi:
- Signore mio Dio, come farò? Vedi che sono ancora troppo giovane per presentarmi a parlare.
7Ma il Signore mi disse:
- Non preoccuparti se sei troppo giovane. Va' dove ti manderò e riferisci quel che ti ordinerò. 8Non aver paura della gente, perché io sono con te a difenderti. Io, il Signore, ti do la mia parola.
9Allora il Signore stese la mano, mi toccò la bocca e mi disse:
- Io metto le mie parole sulle tue labbra.
10Ecco, oggi ti do autorità
sulle nazioni e sui regni
per sradicare e demolire,
per distrùggere e abbattere,
per edificare e piantare.

INSEGNAMENTI DI GESÙ SULLA PREGHIERA



A che serve pregare “immedesimandoci” con Gesù 

Mentre pregavo stavo unendo la mia mente a quella di Gesù, gli occhi miei a quelli di Gesù, e così tutto il resto, intendendo fare ciò che faceva Gesù con la sua mente, coi suoi occhi, con la sua bocca, col suo Cuore, e così di tutto. E siccome pareva che la mente di Gesù, gli occhi, ecc. si diffondevano a bene di tutti, così pareva che anch’io mi diffondevo a bene di tutti, unendomi e immedesimandomi con Gesù.   
Ora,  pensavo tra me:  “Che meditazione è questa?  Che preghiera?  Ah, non sono più buona a nulla!  Non so pure riflettere nulla!”. 
Ma mentre ciò pensavo, il mio sempre amabile Gesù mi ha detto: “Figlia mia, come, ti affliggi di questo? Invece di affliggerti dovresti rallegrarti, perché quando tu altre volte meditavi e tante belle riflessioni sorgevano nella tua mente, tu non facevi altro che prendere parte di Me, delle mie qualità e delle mie virtù. Ora, essendoti rimasto solo di poterti unire ed immedesimarti (con) Me, mi prendi tutto e, non essendo (tu) da sola buona a nulla, con Me sei buona a tutto, perché il desiderare, il volere il bene, produce nell’anima una fortezza che la fa crescere e la stabilisce nella Vita Divina. Poi, con l’unirsi con Me ed immedesimarsi con Me, si unisce con la mia mente (e) così tante vite di pensieri santi produce nelle menti delle creature; come si unisce coi miei occhi, così produce nelle creature tante vite di sguardi santi; così, se si unisce con la mia bocca, darà vita alle parole; se si unisce al mio Cuore, ai miei desideri, alle mie mani, ai (miei) passi, cosi ad ogni palpito darà una vita, vita ai desideri, alle azioni, ai passi... Ma vite sante, perché contenendo in Me la Potenza Creatrice, insieme con Me l’anima crea e fa ciò che faccio Io. 
Ora, questa unione con Me, parte per parte, mente (con) mente, cuore (con) cuore, ecc. produce in te, in grado più alto, la Vita della mia Volontà e del mio Amore. Ed in questa Volontà viene formato il Padre, nell’Amore lo Spirito Santo, e dall'operato, dalle parole, dalle opere, dai pensieri e da tutto il resto che può uscire da questa Volontà e da questo Amore viene formato il Figlio, ed ecco la Trinità nelle anime... Sicché, se dobbiamo operare, è indifferente operare nella Trinità in Cielo o nella Trinità delle anime in terra. 
Ecco perché vado togliendoti tutto il resto, sebbene siano cose buone, sante, per poterti dare il più buono e il più santo, quale sono Io stesso, e poter fare di te un altro Me stesso, (per) quanto a creatura è possibile. Credo che non ti lamenterai più, non è vero?”  (Vol. 11°, 12.06.1913). 


SCRITTI DI  LUISA  PICCARRETA 


IL MISTERO DEL SANGUE DI CRISTO



Lo Spirito Santo è l'Amore trasformato in grazia

Gesù mi unisce allo Spirito Santo con l'unione della luce e del Sangue.
Essi solo possono produrre e cementare l'amore.
L'unione allo Spirito Santo, impulso, guida e sostegno dell'anima nelle operazioni divine, è il segreto per raggiungere la perfetta unione con Dio.
L'anima deve invocarlo ad ogni istante, ascoltarlo, seguirlo; deve abbandonarsi alle sue misteriose manifestazioni, all'aura dolce e soave con cui accarezza e sprona lo spirito nella pietà, al soffio possente con cui lo scuote, lo intimorisce, lo spinge al sacrificio.
Lo Spirito Santo è l'Amore di Dio, trasformato in luce, in aura, in voce, in forza, in soavità ed in grazia. Beata l'anima che lo accoglie sotto qualunque forma si presenti, operi ed attragga! q. 12 : s. d.

SR. M. ANTONIETTA PREVEDELLO

Preghiera Portare il cielo alla terra



Che cosa è la preghiera 


Fare petizione  

La parola "petizione" (supplica, istanza, richiesta) significa gridare forte per ottenere aiuto. Quando supplichiamo Dio, riconosciamo che siamo incapaci di incontrare i nostri bisogni e siamo dipendenti dal Suo aiuto. 


1 Samuele 1:17 
Allora Eli le rispose: "Va' in pace, e il Dio d'Israele ti 
conceda (accordi la tua petizione), ciò che gli hai 
richiesto." 

I Dieci Comandamenti



Alla luce delle Rivelazioni a Maria Valtorta


IL QUINTO COMANDAMENTO: “NON UCCIDERE”. 


Dal Catechismo di S. Pio X. 

Perché è proibito uccidere?  
Perché ogni vita umana, dal momento del concepimento fino alla morte, è sacra, dato che la persona umana è stata voluta per se stessa a immagine e somiglianza del Dio vivente e santo. L’uccisione di un essere umano è gravemente contraria alla dignità della persona e alla santità del Creatore. 

o È lecita la difesa personale? 
La proibizione dell’omicidio non abroga il diritto di togliere, a un ingiusto aggressore, la possibilità di nuocere. La legittima difesa è un dovere grave per chi ha la responsabilità della vita altrui o del bene comune. 

o Che cosa pensare dell’aborto? 
Fin dal concepimento il bambino ha diritto alla vita. L’aborto diretto, cioè voluto come un fine o come un mezzo, è una pratica vergognosa, gravemente contraria alla legge morale. 
La Chiesa condanna con una pena canonica di scomunica questo delitto abominevole contro la vita umana. 

o Quale deve essere il trattamento dell’embrione? 
Dal momento che deve essere considerato come una persona fin dal concepimento, l’embrione deve essere difeso nella sua integrità, curato e guarito come ogni altro essere umano. 

o Che cosa pensare dell’eutanasia? 
L’eutanasia volontaria, qualunque ne siano le forme e i motivi, costituisce un omicidio. È gravemente contraria alla dignità della persona umana e al rispetto del Dio vivente, suo Creatore. 

o Che cosa pensare del suicidio? 
Il suicidio è gravemente contrario alla giustizia, alla speranza e alla carità. 
È proibito dal quinto Comandamento. 

o Che cos’è lo scandalo? 
Lo scandalo è un atteggiamento o un comportamento che induce altri a compiere il male. È peccato grave se induce deliberatamente a colpe gravi. 

o Che cosa si deve pensare della guerra? 
Si deve fare tutto ciò che è ragionevolmente possibile per evitare la guerra, dati i mali e le ingiustizie di cui è causa. La Chiesa prega: «Dalla fame, dalla peste e dalla guerra liberaci, Signore». 

o In caso di guerra valgono ancora le leggi morali? 
La Chiesa e la ragione umana dichiarano la permanente validità della legge morale durante i conflitti armati. Le pratiche contrarie al diritto delle genti e ai suoi princìpi universali, deliberatamente messe in atto, sono dei crimini. 

o Come giudicare la corsa agli armamenti? 
La corsa agli armamenti è una delle piaghe più gravi dell’umanità e danneggia in modo intollerabile i poveri. 

a cura del Team Neval 

Riflessioni di Giovanna Busolini


Preghiera della Misericordia


O mia cara Madre della Salvezza, 

ti prego di chiedere a tuo Figlio, Gesù Cristo, 
di concedere la Misericordia a (menzionare i nomi …) durante l’Avvertimento ed 
ancora nell’ultimo Giorno, prima che essi compaiano davanti a Lui. 
Per favore prega che ciascuno di loro sia salvato  
e goda dei frutti della Vita Eterna. 
Proteggili ogni giorno e portali al cospetto di tuo Figlio,  
affinché sia mostrata loro la Sua Presenza e sia data loro la pace dello spirito al fine di giungere a moltissime Grazie. 
Amen. 


martedì 22 ottobre 2019

I Santi sono fra voi e possono e vogliono aiutarvi.



Abbiate fiducia in Loro e vivete con Loro! Vedrete e sentirete quanto meravigliosamente cambierà la vostra vita! Chiamateli in modo che vi aiutino in tutte le situazioni che non riuscite a superare da soli e rivolgetevi a Loro anche nei momenti di gioia. I Santi sono fra voi e possono e vogliono aiutarvi, ma anche voi dovete volerlo. PregateLi e invocateli. Saranno lì per voi, intercederanno per voi e vi aiuteranno molto concretamente.

Il vostro Gesù che vi ama e il vostro santo Bonaventura.

Dio chiama chi ama



Vocazione: come te ne accorgi?


1.-SEGNI PREMONITORI
Esistono molti modi per scoprire che Dio ti sta chiamando.Qui di seguito trovi i “sintomi” piu’ frequenti:
·        Desideri realizzare qualcosa di importante per te e per la tua vita.
·        Percepisci nel cuore che Dio ti sta chiedendo qualcosa in piu’.
·        Ti crea forte disagio vedere gli uomini soffrire.
·        La vita “normale” che conduci ti piace, ma senti che in fondo ti manca qualcosa.


2.-Devi essere ONESTO
·        Davanti a Dio e a te stesso.
·        Perché: soltanto tu devi rispondere a Dio.
·        Perché: ci sono molti giovani che temono la vocazione e preferiscono nascondersi dietro mille pretesti.
·        Che peccato pensare che Dio ti stia proponendo qualcosa che non ti rende felice!


3.-Devi avere alcune Qualita’:
Se Dio ti sta chiamando ti dara’ sicuramente le qualita’ necessarie per diventare sacerdote o consacrata. Devi scoprire se possiedi tali qualita’.
Per questo parla con serenita’ al tuo direttore spirituale, sapendo che lui dopo un periodo di discernimento, ti aiutera’ a scoprire cio’ che Dio vuole veramente da te.


4.-Ricordati che la vocazione è un PROCESSO
·        La vocazione sacerdotale è un processo come tutte le storie d’amore.
·        Non pretendere da te stesso risposte fulminee.
·        Tieni conto che Dio si nasconde quando ci chiama, perché vuole lasciarci il margine sufficiente per agire (altrimenti non sarebbe una vera storia d’amore).
·        Chiedi consiglio al tuo direttore spirituale.
·        Profitta dei ritiri e incontri vocazionali per conoscere più da vicino la vocazione e l’ambiente del seminario o del convento.
  
Cos’è, e cosa non è la Vocazione?

La vocazione alla vita consacrata è:
·        Un mistero d’amore tra Dio che chiama e l’uomo che gli risponde in piena liberta’.
·        Una chiamata ad essere tramite tra Dio e gli uomini.
·        Una chiamata a vivere nel “mondo”per la salvezza degli uomini ma senza essere di questo “mondo”.


     La decisione di un giovane che vuole donarela sua vita al servizio dei fratelli; salvare le anime e rendere questo mondo il piu’ possibile simile a quello che Dio aveva pensato per la nostra felicita’.


La vocazione alla vita consacrata non è:
·        Un sentimento: si suole dire “sento la vocazione”. Però in realtà la vocazione non si sente. Meglio, è una certezza interiore che nasce dalla grazia di Dio che tocca la mia anima e chiede una risposta libera. Se Dio ti sta chiamando la certezza dentro di te crescera’ tanto piu’ quanto tu gli risponderai con generosita’.
·        Un rifugio per chi teme di affrontare la vita. 
·        Una carriera come le altre: è una storia d’amore.
·        Una sicurezza matematica: la vocazione contemplativa deve tener presente il  “rischio”dell’amore, ma ricorda, è un rischio che e’ nelle mani di Dio.
·        Un destino irrevocabile: Molti infatti credono che coloro che partono”vanno perché vanno!”E’ un mmistero d’amore. Se no si corrisponde l’amore rimane frustrato.

I dubbi più comuni
  
1.-Qual è il MOMENTO migliore per prendere la decisione?
Sicuramente è meglio rispondere quando Dio chiama: né prima né dopo.Se te ne sei accorto…perché aspettare? E se la tua vocazione non è ancora matura…perché ti precipiti?

2.-Com’essere sicuri al 100%?
La vocazione come abbiamo già detto non è una certezza matematica, mauna certezza di fede come per la chiamata di Abramo(Gen). Se cerchi la certezza assoluta non la incontrerai mai! L’amore e’ un rischio, ma ti ricordo ancora che e’ un rischio nelle mani di Dio. La sicurezza della vocazione crescera’ tanto piu’ quanto tu risponderai generosamente.


3.-E se la mia FAMIGLIA si oppone?
La maturita’ del tuo comportamento e la perseveranza nella tua decisione li aiuteranno ad accettare la tua scelta. Anche loro hanno bisogno di tempo per essere pienamente partecipi della tua vocazione.


4.-E…se FALLISCO?
Se tu lo desideri sicuramente non fallirai. Il Signore ti aiutera’.
Dio aspetta da te una donazione totale ma sempre libera, e che tu accetti la sua volontà su di te. Per questo, finchè tu sarai disposto a dire: “Signore cosa vuoi che io faccia?” non ti puoi sbagliare. Il cammino in cui il Signore ti conduce e’ talora misterioso. Affidati a Lui con serenita’.




Esercizi di realtà



Il primo passo per poter rendere la fede qualcosa di radicalmente rivoluzionario dentro la nostra vita è quello di liberarci di dio. Volutamente dio è scritto con la lettera minuscola. Perché il dio di cui dobbiamo liberarci è quello creato dalla nostra testa, dai nostri ragionamenti, dalle nostre paure, dalla nostra storia, dalla nostra immaginazione. Molto spesso il cristianesimo che ci ha deluso non è quello reale, ma quello che ci siamo creati dentro la nostra testa. Molte volte dio è stato per noi una via di fuga, una droga per scappare dalla realtà, per sopportare delle situazioni, per esorcizzare la paura. Ma finito quel momento è tornato a far parte dell’insieme di cose che mettiamo in atto per continuare a rimanere a gallaFinchè non ci libereremo da questo dio soggettivo non potremmo lasciare spazio a Dio vero, quello oggettivo, quello che non è creato dalla nostra testa e dalla nostra immaginazione. Il Dio che ci ha davvero dato la vita, che è venuto al mondo, che è morto per noi, che è Risorto, che ci ha salvati.
La differenza è seria ed è sostanziale. Immaginate di stare a camminare in un deserto, il sole picchia, e il caldo si fa sentire. Il sudore scorre sulla vostra fronte, la bocca vi si asciuga e la voglia di bere cresce in voi passo dopo passo, ma all’orizzonte non ci sono oasi, fonti, rubinetti di soccorso. Quel bisogno di acqua, è un bisogno reale, oggettivo. Non è creato da qualche nostra paranoia o fissazione. E’ un bisogno vero e concreto. Quale soluzione adottiamo? Quale via d’uscita scegliamo? Potremmo fermarci, chiudere gli occhi e immaginarci l’acqua. Convincerci che più penseremo intensamente a quell’acqua più ci disseteremo. A cosa ci porterà una simile scelta? Alla delusione e alla morte, perché nessuno sforzo della nostra immaginazione può rispondere a un bisogno concreto che proviamo. L’acqua non è la creazione di un mio ragionamento. L’acqua è qualcosa di oggettivo a me. O c’è o non c’è. Non ci sono alternative.
Ugualmente è così per quella sete di felicità e di senso che portiamo nel cuore. Non è una sete creata da un nostro capriccio. È una sete vera, concreta, totale. È il bisogno di amare e di sentirsi amati. Il bisogno di avere un senso, di gustare la vita con una pienezza che sentiamo premere in noi come mancanza. L’inquietudine che ci attanaglia è come il rantolo e l’affannarsi di un uomo assetato nel deserto che cerca disperatamente acqua e riesce con le sue forze solo a portarsi alla bocca sabbia. In questa esperienza estrema del nostro limite e della nostra sete, è lì che incontriamo Dio. È lì che capiamo che Lui non è un hobby del fine settimana, o una tradizione confusa con il folklore dei nostri paesi. Dio è essenziale a noi, come l’ossigeno per il corpoSiamo fatti per Lui, come una pianta è fatta per il sole anche se vive aggrappata alla terra. Quel sole ne è il principio vitale nascosto, segreto, ma essenziale. E questo Dio non può coincidere con la nostra immaginazione. Non può essere il Dio creato della nostra fantasia.
Eppure la stragrande maggioranza di noi non è “credente”, è semplicemente “credulona”, perché si accontenta di un dio psicologico, di un dio creato dalla nostra paura e dalla nostra insicurezza, un dio dipinto dai nostri sensi di colpa e da educazioni non sempre impeccabili. Molte stagioni della nostra vita le viviamo feriti dalla delusione che un dio così ci lascia addosso. Dobbiamo liberarci da questo dio, o non avremo mai spazio e tempo da offrire al Dio Vero. E non lasciare spazio a questo Dio vero significa non lasciare spazio al Senso della vita che viviamo. E quando uno non prova, non sente, non percepisce più il senso, man mano perde interesse nella vita, si deprime, si annichilisce, smette di vivere per al massimo sopravvivere.
Ma questo capovolgimento avviene attraverso un esercizio faticoso e costante. Soppiantare un dio soggettivo con il Dio vero, quello reale, è fatica che costa una decisione profonda da parte nostra. L’unico ingrediente necessario è l’ingrediente della fedeltà, della costanza. Non cambierà tutto da un minuto all’altro. Cambierà tutto con il tempoMa non un tempo qualsiasi, ma un tempo nuovo, riempito da “esercizi di realtà”, che giorno dopo giorno ci riscatteranno dall’isola che non c’è della nostra testa e ci riporteranno con i piedi per terra, davanti a Lui. Perché la realtà è il luogo dove Dio parla, dove Dio si manifesta. La differenza che passa tra la nostra immaginazione e la realtà, è la stessa differenza che passa tra la fotografia di una persona che amiamo, e la persona che amiamo in carne ed ossa. Se dovessimo scegliere tra queste due cose cosa sceglieremmo? Preferiremmo abbracciare una foto? Parlare ad una foto? Dormire con una foto? Piangere con una foto? Certamente no. Sceglieremo la realtà, che nel bene o nel male supera sempre la nostra immaginazione. Ma questa scelta è il prodotto di una “fedeltà quotidiana”, di una “fedeltà costante”. Essere incostanti o intermittenti, significa fare più danno di ciò che era il punto di partenza. Ma la fedeltà e la costanza sono cose che si imparano un po alla volta. Dobbiamo essere pazienti e forti con noi stessi. Risoluti e amorevoli. E come un bambino un po’ alla volta impara a camminare e a parlare, anche noi un po alla volta cominceremo a restare in piedi e a capirci qualcosa.
Non ci resta nient’altro allora che cominciare a capire cosa sono e come si vivono gli “esercizi di realtà” con i 4 filmati  : 

Esercizi di Realtà 1  ASCOLTARE

Esercizi di realtà 2   VEDERE

Esercizi di realtà 3   MANGIARE

Esercizi di realtà 4   AMARE


di Don Luigi Maria Epicoco

E DIFFONDE SUL MONDO LA SPERANZA, LA SALVEZZA, LA GIUSTIZIA E LA PACE



Questo nostro mondo così pericolosamente assetato di acqua non potabile! Vuole sperare e porre la sua fiducia nelle promesse fallaci. Cerca salvezza, giustizia, pace e si affida alle armi atomiche, alla violenza, all'oppressione del debole e del povero.
Ricordiamo le gravi parole di Giovanni Paolo II in apertura dell'Anno Santo: "Fa', o Signore, che questo Anno Santo della tua redenzione diventi pure un appello al mondo contemporaneo, che vede la giustizia e la pace sull'orizzonte dei suoi desideri, e tuttavia, concedendo sempre maggiore spazio al peccato, vive giorno per giorno in mezzo a crescenti tensioni e minacce e sembra avviarsi verso una direzione pericolosa per tutti!... O Signore Gesù Cristo si dimostri più potente l'opera della tua Redenzione! Questo implora da te in questo Anno la Chiesa mediante tua Madre, che tu stesso hai dato come Madre di tutti".

TESORI DI RACCONTI




 Un figlio amoroso  


Un generale invitò un giorno a pranzo inaspettatamente tutti i suoi ufficiali subalterni, e a metà del pranzo uscì fuori col dire, che non sapeva che fosse avvenuto del suo orologio, che poco prima aveva avuto fra mano, e dato a vedere in giro ai convitati, che ne ammiravano la preziosità. La faccenda divenne seria; furono fatte mille congetture più o meno sospettose, e tutti gli ufficiali per mostrare la loro innocenza si alzarono e vuotarono le loro tasche. 
Non ve ne fu che uno, il cui contegno parve imbarazzato. Si fece rosso in volto e senza vuotare le saccocce come gli altri, si limitò a dire che dava la sua parola d'onore, che ei nulla sapeva dell'orologio. A tale protesta, tutta la società parve confusa e malcontenta: si parlò poco insino alla fine del pranzo, e gli invitati partirono presto. La sera medesima ad ora tarda, l'ufficiale, che si era rifiutato dl vuotare le tasche, fu chiamato dal generale, il quale così gli disse benignamente:  

- Vi prego, signore, di perdonarmi se oggi vi ho compromesso: il mio orologio fu ritrovato. Sappiate che la tasca era a caso scucita, e l'orologio era caduto tra la fodera e il panno, senza che me ne accorgessi. Ma permettetemi che vi domandi per qual motivo vi mostraste così imbarazzato, ricusando di vuotar le tasche come gli altri. A tale richiesta un lieve rossore comparve di nuovo sul volto del giovane, e rispose con un mendicato sorriso:  

- In quel punto mi trovava in saccoccia un pezzo di pane e formaggio, che dovevano essere il mio pranzo, non avendo potuto prevedere l'onore di essere invitato alla vostra tavola.  
- La vostra frugalità mi par eccessiva e mi reca meraviglia, ripigliò il generale, deriverebbe essa forse da avarizia!  

- Ah no, generale! - Avete forse debiti da pagare, i quali vi costringano a tanta parsimonia? Veramente no non ho diritto di entrare nei vostri particolari interessi, pure vi sarei grato di tal confidenza,  

- Io non posso rifiutarmi alle vostre brame, o mio signore, e voglio appagarle. 
Sappiate dunque che la mia sobrietà, che vi reca tanto stupore, proviene dall'amore che porto alla vecchia ed ottima mia madre, la quale essendo inferma si trova in bisogno della mia assistenza. Per far qualche risparmio, tre giorni per settimana non mangio a desinare che pane e formaggio, ma di questo sacrificio sono largamente ricompensato pel piacere che provo di poter così soccorrere colei che mi diede la vita. Ecco il vero motivo della confusione che voi notaste. - Il generale, asciugatasi una lagrima, disse con voce commossa:  

- Certo voi siete un buono ed amoroso figliuolo, e dovete quindi essere un prode e valoroso guerriero, e però m'incarico del vostro avanzamento. Da oggi in avanti poi voglio avervi mio commensale giornaliero, affinché possiate ancor meglio assistere vostra madre. E battendogli amichevolmente la spalla: Siamo dunque intesi, mio caro ufficiale, soggiunse: addio, a rivederci domani a mezzodì. Così l'ufficiale esperimentò come Iddio disponga che anche in questa vita venga premiata la pietà verso i genitori, e il generale conobbe quanto convenga andar cauti nel giudicare i propri simili, perché spesso può avvenire che noi riputiamo triste quell'azione che invece è buona.  

DON ANTONIO ZACCARIA 

I MIEI COLLOQUI CON LE POVERE ANIME



Michele il falegname

In estate io vidi tre volte ad A...., una donna alla villa andare in su e in giù con una espressione indimenticabilmente triste. Quando la interrogai, mi rispose: "Nessuno prega per me!". Alle altre domande rimase muta. Allora non mi era ancora stato detto che io dovevo pregare con loro. Per questo l'apparizione durava sempre poco. Pregare è anche un sollievo per me. Dopo ho meno paura.
11 Marzo 1923. Ero appena a letto alle undici che qualche cosa entrò. Pensai che fosse mia sorella e non accesi subito la luce; ma poi sentii subito che cosa era. Sotto la porta c'era il falegname Michele, un ex sacrestano; non so quando egli morì. Gli dissi subito:
"Si - falegname Michele, che vuoi da me?" Allora fece un grido e sparì. Ora è il mio bambino che devo curare. Adesso viene tutte le notti, fa paura, perchè non si sa che cosa fare con lui. Era rimasto una mezz'ora dalle 4 alle 4 e mezza. Cammina sospirando per la stanza, non ha un bell'aspetto. Ma il Signore mi aiuterà.
13 Marzo alle undici e trenta è di nuovo qui. Io dico: "Sabato viene celebrata una S. Messa per te, lasciami in pace; che cosa hai fatto? Rispondi una buona volta!" - "Furto sacrilego!" grida. Io: "Posso aiutarti?" Egli fa un cenno col capo e sparisce.

EUGENIA VON DER LEYEN

CONDUCI TUTTI GLI UOMINI ALLA SORGENTE D'ACQUA VIVA CHE SCATURISCE DAL SUO CUORE



La sorgente di acqua viva! "O voi tutti assetati venite all'acqua, chi non ha denaro 'venga ugualmente..." (Is 55, 1). La sete di Dio... L'uomo ha sempre sete ma non sempre va alla fonte di acqua viva: "Hanno abbandonato me, sorgente di acqua viva per scavarsi cisterne, cisterne screpolate che non tengono l'acqua" (Ger 2, 13).
Le "cisterne screpolate": gli idoli di sempre, rilucidati a nuovo: piacere, potere, denaro, sesso, droga, violenza. Acqua sporca che non può togliere la sete: "Ci hai fatti per te e il nostro cuore non ha quiete finché non riposi in te" esclama S. Agostino, iniziando a scrivere le sue "Confessioni".
Guai a lasciare l'acqua di sorgente per l'acqua delle pozzanghere. Può venire il momento che inutilmente la cercheremo: "Ecco verranno giorni - dice il Signore - in cui manderò la fame nel paese, non fame di pane, né sete di acqua, ma di ascoltare la parola del Signore. Allora andranno errando da un mare all'altro e vagheranno da settentrione ad oriente, per cercare la parola del Signore, ma non la troveranno (Am 8, 12). Guai a chi sfida con arroganza la pazienza di Dio!
Chi riconosce il proprio peccato, la propria indigenza, chi sa di essere "terra arida, deserta, senz'acqua, (Sal 62, 2), costui ha altra sete. "Di te ha sete l'anima mia...". "L'anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente..." (Sal 41, 3).
A questa sete dà risposta Gesù: "...Chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi l'acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente che zampilla per la vita eterna" (Gv 4, 14).
Per la vita eterna, perché è la stessa acqua che ci disseterà nell'eternità: "Non avranno più fame né avranno più sete, né li colpirà il sole né arsura di sorta perché l'Agnello che sta in mezzo al trono sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti dell'acqua della vita" (Ap 7, 16-17). Sarà quest'acqua di vita eterna come un fiume: "Mi mostrò poi un fiume di acqua viva limpida come cristallo che scaturiva dal trono di Dio e dell'Agnello" (Ap 22, 1).
Il trono dell'Agnello: la croce glorificata di Cristo, il pulpito glorioso da dove il suo Cuore trafitto dal soldato divenne per noi sorgente di acqua salutare.
Quel Cuore santissimo a cui ci guida Maria Nostra Signora del Sacro Cuore.


lunedì 21 ottobre 2019

IL SACERDOTE


CHI È IL SACERDOTE


Vi sono alcuni che considerano le cose che riguardano la fede (come ad esempio La Grazia - Gli effetti dei sacramenti...) delle vere favole, fantasticherie, invenzioni dei preti... Invece le cose della fede sono realtà verissime ed eterne.
Mentre tutto passa le cose della Fede rimangono per l'eternità.
Prendiamo ad esempio gli effetti del Battesimo. Nel momento che esso viene amministrato si realizza un evento e una realtà stupenda che durerà in eterno: una creatura umana viene divinizzata, diventa figlia di Dio!
Ciò non è una finzione giuridica!
San Giovanni dice: «Vedete quale amore ha Dio per noi! Non solo siamo chiamati ma siamo davvero figli di Dio!».
La Dottrina Cattolica ci insegna che il Battesimo produce due effetti: il Carattere e la Grazia del Sacramento.
Il Carattere è un segno o sigillo indelebile, un marchio spirituale che rimane in eterno e rende il cristiano un figlio di Dio, un consacrato a Dio. Anche se egli dovesse rinnegare Dio e andare all'inferno rimarrebbe lo stesso, pur laggiù, un figlio di Dio.
La Grazia Sacramentale è, invece, quel complesso di aiuti e di interventi di Dio tesi a renderci possibile di vivere da figli suoi. Senza questi aiuti la nostra natura ci porterebbe a vivere da peccatori. Con la grazia del sacramento possiamo, invece, vivere da santi, perché nel battezzato prende dimora lo Spirito Santo che dall'interno ci muove dolcemente al bene.
Il Battesimo - e così anche l'ordine Sacro - sta nella linea della Consacrazione. Avviene, cioè una cosa simile a ciò che succede nel momento della Consacrazione dell'Eucaristia: il pane e il vino diventano un'altra cosa: diventano Gesù.
Ciò premesso possiamo capire quello che avviene quando il Vescovo conferisce l'Ordine Sacro ad un'uomo. Egli diventa allora nuova creatura.
Anche per il Sacramento dell'Ordine Sacro vi è un duplice effetto: il Carattere e la Grazia del Sacramento dell'Ordine.
Per il Carattere il Sacerdote riceve un sigillo indelebile che lo rende conforme a Gesù Cristo in quanto Capo del Corpo Mistico.
Gesù si fa presente nel Sacerdote in modo che non è più un essere umano che vive, ma Cristo che vive in Lui.
Bisogna avere più fede e più convinzione di questa presenza misteriosa ma vera e reale di Gesù nel Sacerdote, presenza che - proprio in virtù del Carattere - è permanente e dura 24 ore su 24.
Quando il Sacerdote consacra dicendo: «Questo è il mio Corpo... questo è il mio Sangue», è Gesù che consacra. Così pure quando il Sacerdote dice «Io ti assolvo» è Gesù presente in lui che assolve.
Nel Sacerdote e per mezzo del Sacerdote Gesù continua ad essere Maestro, Pastore e Santificatore delle anime.
Per conseguenza di quanto ho detto il Sacerdote ha perciò il dovere di farsi riconoscere come tale anche con un «segno esterno», ed i fedeli hanno il diritto di sapere che lui è tale.
La Chiesa ha, per questi motivi, stabilito nel Codice di Diritto Canonico che il «chierico - e quindi il Sacerdote - indossi un abito ecclesiastico decoroso» (notate i due aggettivi).
È vero che l'abito non fa il monaco, ma è anche vero che l'abito indica che lì c'è un monaco! Così come la lampada non fa la presenza reale, ma indica che lì c'è presente Gesù.
C'è da rimanere estatici nel riflettere che io Sacerdote sono Gesù oggi e ne estendo la presenza nel tempo e nello spazio. Che io in Lui, per Lui sono Gesù Pastore, Padre Amico, Medico spirituale, Maestro e Vittima, con Lui Vittima. Gesù è tutto per il Sacerdote e il Sacerdote è tutto per Gesù!
Si verifica, in modo analogo, quello che san Paolo dice per i coniugi: il marito non appartiene più ti sé ma alla moglie e la moglie al marito.
Col dono del celibato, inoltre, il Sacerdote mostra in sé Gesù Vergine e Casto.
È talmente presente sempre Gesù nel Sacerdote che se anche fosse un traditore e un gran peccatore la sua parola di Sacerdote è sempre infallibilmente valida quando consacra e quando assolve dai peccati.
La Grazia Sacramentale dell'Ordine Sacro è quel complesso di doni, è quella presenza dello Spirito Santo che rende possibile al Sacerdote di diventare anche spiritualmente e moralmente simile a Gesù: casto, umile, paziente, mansueto, sacrificato, povero e immolato per Dio e per le anime... in tutto simile a Gesù.
È il senso della affermazione dell'Apostolo, e Sacerdote Paolo: «Non sono più io che vivo, ma Cristo che vive in me!».
Tutti questi tesori sono opera dello Spirito Santo presente e operante nel Sacerdote, che viene così dal di dentro sollecitato e aiutato ad essere sempre più conforme a Gesù Sacerdote, non solo nella dignità, nel potere e nelle funzioni, ma anche nella santità.
Un ultima nota: Gesù morente dice alla Madre indicando Giovanni (Sacerdote anch'egli): Ecco tuo Figlio! Non voleva, forse, Gesù dire: «Mamma, tu non mi perdi, perché tu mi trovi in Giovanni poiché ora egli è Gesù!».
È questo il motivo di fondo per cui la Madonna ama di amore di predilezione il Sacerdote che vede sempre come il suo Gesù.

ANGELI IN AZIONE


ANGELI FASULLI

Gli angeli sono esseri personali, spirituali, servitori e messaggeri di Dio (Cat 329). Sono creautre personali e immortali e superano in perfezione tutte le creature visibili (Cat 330). Per questo motivo, è davvero triste vedere che molta gente ha una considerazione totalmente sbagliata degli angeli e che mai cercheranno la loro amicizia perché non credono che siano persone; anzi arrivano a confonderle con energie o forze impersonali, incapaci di pensare o di agire da se stessi come individui.
Purtroppo se una persona si reca in libreria troverà diversi libri relativi agli angeli, che offrono fortuna e denaro, o aiutano ad ottenere un buon successo. Questa sembra l’unica cosa che interessa ad alcune persone.
Altre persone considerano gli angeli alla stregua di schiavi degli uomini, come se tutto ciò che loro chiedono debba venir automaticamente esaudito. Secondo costoro gli angeli possono rispondere a qualunque domanda riguardante ogni tipo di argomento o possono intercedere in qualunque evento, come se fossero robot, e quindi, per loro gli angeli agiscono senza intelligenza e senza libertà. Tutto ciò è quanto mai lontano dalla realtà. Gli angeli sono buoni, ma non schiavi. Loro obbediscono a Dio e sono a sua disposizione per aiutarci.
Taluni confondono gli angeli con i propri sentimenti. Parlano di angeli interiori ed esteriori. Inoltre impongono loro i nomi più disparati possibili. Alcuni dicono che vi siano angeli legati ai segni zodiacali, o ai giorni della settimana o ai mesi o legati all’anno, o, persino, angeli legati ai colori o ai sentimenti.
Sono tutte idee totalmente sbagliate, quanto mai lontane dalla dottrina cattolica.
Non mancano coloro che tengono corsi e conferenze per insegnare a comunicare con gli angeli, cosicché solo gli iniziati possono farsi capire e aiutare da loro.
Alcuni sostengono che si debbano mettere sei candele e sei vasi al cui interno sono inserite sei richieste e attendere una determinata ora affinché gli angeli giungano in nostro aiuto.
Nel libro Giocando con gli angeli di Hania Czajkowski, si suggerisce il miglior modo per ottener consigli dagli angeli e intessere una buona comunicazione con loro. Nel libro si spiega un gioco magico per cui, combinando due serie distinte di carte (che in totale sono 104), si arriva a dialogare con gli angeli e ad ottenere risposte ai nostri problemi.
In questo stesso libro è inclusa una Cassetta di primo soccorso angelico, utile per curare tutte le ferite dell’anima con considerevoli dosi d’affetto e tenerezza angelica. Sembrerebbe che, in questo caso concreto, si possa ottenere qualunque cosa attraverso le carte, le quali contengono oracoli con tutte le risposte alle nostre domande e necessità.
Altri sostengono che il dialogo con gli angeli possa realizzarsi attraverso i sogni o le meditazioni trascendentali o, ancora, alcune preghiere speciali. Propongono di svolgere alcuni riti per migliorare il dialogo: come mettersi particolari vestiti, giacché ciascun colore attrae un certo tipo di angelo. Alcuni parlano pure di cristalli angelici, i quali sono ricolmi di energia angelica e servono per comunicare con loro. Chiaramente questi cristalli e altri oggetti di contatto costano parecchio e non sono di certo per i poveri.
Si vendono anche talismani e oggetti pieni di energia angelica per difendersi dai propri nemici. In alcune botteghe si vendono essenze di angeli e liquidi di distinti colori per comunicare con differenti categorie di angeli.
Taluni, che si ritengono esperti dell’argomento, affermano che il colore rosa sia adatto per comunicare con l’angelo custode; l’azzurro per entrare in contatto con gli angeli che guariscono; il rosso per comunicare con i serafini... Secondo costoro ci sono angeli specialisti nel trovar marito o nel guarire dal cancro o dall’aids o dai problemi alla gola o allo stomaco. Altri sono specialisti nell’insegnare a guadagnare facilmente del denaro e ad ottenere un lavoro. Ogni angelo è associato ad un mestiere. Angeli per gli architetti o gli ingegneri o gli avvocati, i medici, etc.
Normalmente questi sapienti, o meglio questi saputelli, su temi concernenti gli angeli accettano la reincarnazione e credono che vi siano angeli per gli uomini in questa vita e per le successive vite che seguiranno. Parlano di angeli e di reincarnazione! Quanto di più contradditorio per un cristiano! I seguaci della Nuova Era affermano che non ci sono angeli caduti o demoni. Tutti sono buoni; sostengono che i demoni non sono malvagi. Mescolano gli angeli con l’occultismo e, a volte, affermano che gli angeli sono extraterrestri o la reincarnazione di uomini superiori, che già passarono per questo mondo... Per quanto riguarda le opinioni, sembra che tutte abbiano lo stesso valore. Ma noi, noi non possiamo credere a tali barbarie, che possono portarci alla confusione o alla negazione dell’esistenza di questi esseri così puri e così belli, nostri compagni di cammino, che Dio ci ha dato come amici per aiutarci nelle nostre lotte e nelle difficoltà della vita.
Per questo si selezionino i libri che si decide di leggere, si abbia la prudenza di non assistere a corsi o conferenze sugli angeli tenuti dalle sette o dai gruppi non cattolici e, soprattutto, si conosca ciò che afferma la Chiesa nel Catechismo e che ribadiscono i santi che hanno vissuto in intima comunione con gli angeli e sono quindi un esempio per noi.

Padre ángel Peña O.A.R.

PERCHÉ' VENGA IL SUO REGNO



Il Regno che è già venuto e che ancora deve venire.
"...Con Cristo e in Cristo il regno di Dio è già venuto sulla terra e tuttavia è lo stesso Gesù che ci insegna a pregare perché questo regno venga. In realtà, è la potenza di Dio che instaura il regno, ma siamo noi a doverlo accogliere... Il regno di Dio ci offre le sue ricchezze di verità e di grazia e dobbiamo seriamente domandarci se queste ricchezze diventano nostre ogni giorno di più". (S. Garofalo). Regno di Dio che non è un affare nostro, personale e basta. Perciò è necessario che facciamo posto ai nostri fratelli nella nostra preghiera. Cristo è morto per tutti.
Di questo regno Maria è "portio maxima, portio optima, portio praecipua, portio elettissima": la parte più grande, la parte migliore, la parte precipua, la parte elettissima (Ruperto di Dentz).