venerdì 19 agosto 2022

SVEGLIATEVI DAL LETARGO IN CUI VIVETE! Il male approfitta di coloro che dormono per impossessarsene e causare discordia tra il Popolo di Dio.

 


MESSAGGIO DI SAN MICHELE ARCANGELO
A LUZ DE MARIA
15 AGOSTO 2022


Popolo del Nostro Re e Signore Gesù Cristo:


COME PRINCIPE DELLE MILIZIE CELESTI E DIFENSORE DEL
CORPO MISTICO DI CRISTO, VI PORTO QUESTA PAROLA
CHE È VERACE E AFFIDABILE.


Questo popolo è benedetto nell'avere come Madre una Regina tanto eccelsa, donata e ricevuta ai piedi della Croce. (Gv. 19,26)


LA CHIESA SULLA TERRA CELEBRA QUESTA FESTA DELL'ASSUNZIONE DELLA NOSTRA REGINA E MADRE CON RIVERENZA E CON AMORE.  IN CIELO SI SENTE OVUNQUE
L'AVE MARIA COME SEGNO DELL'AMORE CHE MERITA COLEI
CHE È REGINA E MADRE DEL CIELO E DELLA TERRA.


Lei È la Madre del Nostro Re e Signore Gesù Cristo ed È Regina e Madre dell'umanità, Lei È il Tabernacolo di Suo Figlio sulla Terra e Sacra Fecondità. 


FACEVA PARTE DEL DISEGNO DIVINO IL DECRETO CHE IL SACRO CORPO DELLA MADRE DEL VERBO VENISSE ASSUNTO AL CIELO PER MANO DEGLI ANGELI, PERCHÉ LA TERRA NON LA TOCCASSE, NEMMENO NELL'ISTANTE ULTIMO DELLA SUA VITA TERRENA. 


Popolo del Nostro Re e Signore Gesù Cristo:


Quel dono d'amore, quel costante "sì" alla Volontà del Padre, è ciò di cui devono dotarsi gli uomini, le anime figlie di questa Madre Santissima e come Lei devono risplendere come i raggi del sole, emanando luce verso i loro fratelli, sradicando l'oscurità che sta avanzando sull'umanità, in quanto si sta avvicinando sempre più il male che anticipa l'arrivo dell'Anticristo. È a causa di questo arrivo, che state vedendo la lotta in tutti gli aspetti della vita degli uomini, una lotta principalmente spirituale, anche se i più increduli lo smentiscono. (Ef. 6.12)


COME INVIATO DELLA TRINITÀ SACROSANTA, AFFERMO CHE QUESTA GUERRA È SPIRITUALE, ANCHE SE VIENE CAMUFFATA SOTTO MENTITE SPOGLIE.


Popolo del Nostro Re e Signore Gesù Cristo, il male non sopravvive davanti alla luce, tuttavia nell’approssimarsi al culmine della Grande Purificazione, la lotta è tra il bene e il male, tra la luce e le tenebre. La Luce Divina si diffonde sugli uomini, allo stesso modo in cui il Sole Divino illumina tutta la Creazione. È questa Luce che trionfa sempre, anche se l'umanità indegna dovrà purificarsi prima di giungere alla pienezza della Luce Divina.


UMANITÀ, USATE IL DISCERNIMENTO DI FRONTE A COLORO CHE FLAGELLANO I PROPRI FRATELLI! Non siate indifferenti di fronte al dolore del prossimo.  Il potere che il male ha dato ad alcune persone potenti che si sono consegnate da tempo ai suoi tentacoli malvagi, sta dilaniando il Corpo Mistico e lo sta portando a subire il tradimento di alcuni membri deboli del Corpo Mistico del Nostro Re e Signore Gesù Cristo e ad avere nuovi martiri solitari, ma non abbandonati da Cristo, Capo del Corpo Mistico.


Quanti strumenti fedeli avrà la Chiesa nel momento cruciale della purificazione?

Popolo del Nostro Re e Signore Gesù Cristo, figli della Nostra Regina e Madre: si paleseranno agli occhi dell'umanità i dirigenti massoni che, siccome hanno pianificato questo momento che sta vivendo l'umanità, non si concederanno tregua fino a quando non riusciranno a coinvolgere sempre più paesi in questa guerra.


Pregate Popolo di Dio, pregate per l'America Latina, arriveranno le armi, i popoli si infiammeranno.


Pregate Popolo di Dio, pregate, continuerete a stupirvi del potere della natura.


Pregate Popolo di Dio, pregate, la terra continuerà ad aumentare il suo tremore e l'umanità soffrirà.


Pregate Popolo di Dio, pregate, il monumento della libertà cadrà nel mare.


FIGLI DI DIO, VI INVITO A ESAMINARVI INTERIORMENTE.


Dovete essere fraterni, dovete non solo rispettarvi nelle differenze, ma essere umili per perdonarvi a vicenda giorno dopo giorno. Le debolezze vanno riconosciute con un profondo lavoro interiore da parte di ciascuno di voi e, se la persona ha umiltà, le supererete sollecitando l'Aiuto Divino.


Pregate, pregate, ricevete l'Alimento Eucaristico e, con umiltà, approfondite quello che deve essere per voi la fraternità.


Voi siete la colonna in marcia, figli di Dio, una colonna che non si ferma, ma si fortifica, per continuare senza venire meno.


IL POPOLO DELLA NOSTRA REGINA E MADRE NON DEVE TEMERE CIÒ CHE VIENE ANNUNCIATO, NÉ L'AVANZARE DEL COMPIMENTO DELLE PROFEZIE, deve temere invece di offendere la Trinità Sacrosanta, deve temere di cadere nella disobbedienza alla Legge di Dio, deve temere le rivalità e deve temere di offendere il fratello.


SVEGLIATEVI, NON DORMITE! Le offese aumentano quando aumenta la mancanza di carità verso il prossimo e davanti all'avanzare del male.


SVEGLIATEVI DAL LETARGO IN CUI VIVETE!
  Il male approfitta di coloro che dormono per impossessarsene e causare discordia tra il Popolo di Dio.


Continuate a prestare attenzione alle alleanze tra i paesi, questa è un'allerta per l'umanità. 


Amati figli del Nostro Re e Signore Gesù Cristo, non aspettatevi che il Cielo vi riveli i dettagli di ciò che vi permette di conoscere affinché vi prepariate, perché l'umanità cadrebbe nel caos prima dell'adempimento delle Profezie.
I segni e i segnali vi segneranno il passo di quanto è stato annunciato.


PREPARATEVI, CONVERTITEVI E RIMANETE IN ALLERTA!
VOI SIETE FIGLI DI DIO E LE MIE LEGIONI VI PROTEGGONO, NON DISPERATE.


Così come le formiche mettono da parte il cibo per l'inverno, anche voi mettete da parte per l'inverno. Chi non ha la possibilità di immagazzinare, aumenti la sua fede e le Mie Legioni provvederanno per Ordine Divino.
Popolo dei Sacri Cuori, non temete e rimanete saldi nella Fede.  Le Mie Legioni vi proteggono.  Ricevete la Mia Benedizione.


San Michele Arcangelo


AVE MARIA PURISSIMA, CONCEPITA SENZA PECCATO
AVE MARIA PURISSIMA, CONCEPITA SENZA PECCATO
AVE MARIA PURISSIMA, CONCEPITA SENZA PECCATO




COMMENTO DI LUZ DE MARIA


Fratelli nella Fede:


Nel libro dei Proverbi, capitolo 30, versetti 2-5, ecco cosa ci dice la Parola di Dio:


“Perché io sono il più ignorante degli uomini e non ho intelligenza umana;
non ho imparato la sapienza e ignoro la scienza del Santo.
Chi è salito al cielo e ne è sceso? Chi ha raccolto il vento nel suo pugno?
Chi ha racchiuso le acque nel suo mantello? Chi ha fissato tutti i confini della terra? Come si chiama? Qual è il nome di suo figlio, se lo sai?
Ogni parola di Dio è appurata; egli è uno scudo per chi ricorre a lui.”


San Michele Arcangelo ci parla con amore e ci trasmette dettagli mistici sull'Assunzione al Cielo della Beata Vergine Maria in corpo e anima.


Quindi ci invita a considerare la realtà della crudeltà umana e ci dice che in quanto figli di Dio, se mettiamo in pratica quello che ci viene chiesto, possiamo essere il riflesso dell'Amore di Dio, della carità, del perdono e di molti attributi Divini che ignoriamo e di conseguenza diventare luce per i nostri fratelli.


Stiamo vivendo momenti forti e molte cose ci vengono dette in modo chiaro perché Dio È amore, ma ora, ai fini della protezione, quell'Amore Divino chiede la corresponsione dell'uomo.


La Misericordia Divina esiste, ma dobbiamo crederci pienamente, così come dobbiamo fare riguardo ai doveri dell’uomo.


San Michele ci fornisce dei temi di approfondimento, quando ad esempio ci parla della colonna in marcia e che non dobbiamo disperderci in interessi personali, altrimenti diventeremo deboli come Popolo di Dio. 


Ci parla anche dell'inverno e siamo già stati chiamati in vari Messaggi risalenti anche ad anni fa, ad essere preparati per il periodo invernale.


Fratelli, ci viene chiesto ripetutamente di esaminarci interiormente per poterci rafforzare nello spirito.


La guerra non è ciò che sembra fratelli, per il Popolo di Dio la guerra è spirituale dal suo inizio e lo rimarrà fino alla fine.


Teniamo conto di questo: l'Anticristo vuole il suo bottino di anime, non di armi, ma di anime...


L'Anticristo sarà vinto e alla fine il Cuore Immacolato di Nostra Madre trionferà.


Teniamone conto fratelli, la conversione è ciò a cui veniamo chiamati: la conversione!


Amen. 


 


giovedì 18 agosto 2022

Attenzione Cattolici

 


Riflessioni sulla Comunione in mano 

Cosa dovrebbe pensare, caro lettore, un cattolico che si sforza di piacere a Nostro Signore, della pratica diffusa di ricevere la Santa Comunione in mano?  Cominciamo col dire che quando p. George Rutler chiese a Madre Teresa: "Qual è secondo te il peggior problema del mondo di oggi?". 

lei rispose prontamente: "Ovunque vada in tutto il mondo, la cosa che mi rende più triste è vedere la gente che riceve la Comunione in mano". 31 Qui notiamo anche che alcune parole e azioni di Papa Giovanni Paolo II hanno indicato il suo disappunto per questa pratica, e che Papa Benedetto XVI durante il suo pontificato ha interrotto questa pratica a Roma. 

Da dove ha avuto origine questa pratica nella Chiesa?  In un atto di disobbedienza alla legge ecclesiastica esistente (che permetteva di ricevere la Santa Comunione solo sulla lingua), fu introdotta da alcuni prelati europei subito dopo il Concilio Vaticano II.  Nel 1969, sotto Papa Paolo VI, la Sacra Congregazione per il Culto Divino emanò il Memoriale Domini.  Lo scopo di questo documento era quello di affrontare questa diffusa disobbedienza alla legge della Chiesa.  Il documento afferma che: 

... in considerazione della gravità della questione e della forza degli argomenti avanzate, il Santo Padre ha deciso di non cambiare l'attuale modo di amministrare la Santa Comunione ai fedeli [cioè solo sulla lingua].  La Sede Apostolica esorta pertanto con forza i vescovi, i sacerdoti e i laici a obbedire scrupolosamente alla legge che è ancora valida e che è stata nuovamente confermata.   

Lo stesso documento afferma anche che la Comunione sulla lingua "deve essere mantenuta, tenendo conto dell'attuale situazione della Chiesa in tutto il mondo non solo perché ha alle spalle molti secoli di tradizione, ma soprattutto perché esprime la riverenza dei fedeli per l'Eucaristia". 

 Attenzione, ci viene detto che ricevere sulla lingua è un'espressione di riverenza. 

Se la Comunione in mano dovesse essere permessa, secondo questo documento, sarebbe in quelle aree dove (disobbedientemente) la pratica "è già stata sviluppata".  In quelle aree, la conferenza episcopale particolare poteva presentare una petizione alla Santa Sede per ratificare la pratica.  A partire dal 1969, quando Memoriale Domini, la Comunione nelle mani non era ancora stata istituita negli Stati Uniti.  Tuttavia, alcuni membri dell'episcopato statunitense negli anni '70 fecero pressione per ottenerla e alla fine ricevettero un Indulto dal Vaticano.  Il fatto che questo indulto sia stato concesso non lo rende automaticamente una pratica nobile.  Il Memoriale Domini avvertiva che la pratica di ricevere la Comunione sulla lingua era "basata su una tradizione antichissima e venerabile" e che un cambiamento in questa pratica: "porta con sé alcuni pericoli...: il pericolo di perdere la riverenza per l'augusto Sacramento dell'altare, di profanare, di adulterare la vera dottrina".  Lo stato attuale della fede e della devozione eucaristica nella Chiesa ci fa capire che questo avvertimento era tutt'altro che infondato.  La situazione non sarebbe forse migliore oggi se la Chiesa avesse continuato ad attenersi rigidamente all'insegnamento di San Tommaso d'Aquino? 

... per riverenza verso questo Sacramento, nulla lo tocca se non ciò che è consacrato, perciò il corporale e il calice sono consacrati, e così pure le mani del sacerdote, per toccare questo Sacramento.  Perciò non è lecito a nessuno toccarlo, se non per necessità, ad esempio se dovesse cadere a terra, o in qualche altro caso di urgenza. 32 

Alla Conferenza Call to Holiness del 1997, il noto gesuita P. John Hardon (RIP) ha spiegato ai presenti che:  "Dietro la Comunione in mano - voglio ripeterlo e renderlo il più chiaro possibile - c'è un indebolimento, un consapevole e deliberato indebolimento della fede nella Presenza Reale".  Pertanto, ha consigliato:  "Qualsiasi cosa possiate fare per fermare la Comunione nelle mani sarà benedetta da Dio".  

Robert T. Hart

IL MIO CRISTO ROTTO - 2 -

 


UNA CROCE È ANDATA PERDUTA 

Attenzione! Una croce è stata persa e non può essere ritrovata, è la croce del mio Cristo spezzato. Qualcuno di voi ha trovato una croce? Volete conoscerne le dimensioni? Non è molto grande, ma è una croce e non esiste una croce piccola, inoltre è una croce per Cristo e quindi non c'è modo di misurarla, questi segni sono sufficienti perché alla fine tutte le croci sono uguali.  

Perdonate la mia insistenza, chi di noi non ha trovato una croce? O meglio, chi non ha una croce? È un diritto di proprietà inalienabile che viene sempre esercitato, lo portiamo tutti con noi. Lo portiamo sulle spalle, anche se non ci vedono, anche se sorridiamo. A volte è più pesante perché è nascosto. Stasera, quando andremo a letto, non potremo lasciarlo appeso alla gruccia, domani, quando ci alzeremo, non sarà necessario vestirsi, salteremo giù dal letto con il vestito già indossato.  

Chi ha trovato una croce? Tutti... tutti, buoni e cattivi, santi e criminali, sani e malati, senza rispettare nemmeno coloro che sembrano sfidare il dolore con le risate e la baldoria della loro vita.   

Quella povera donna che, riverniciata e annoiata, aspetta seduta al bar della mensa o appoggiata all'angolo strategico, porta sulle spalle una croce tremenda, così pesante che si appoggia all'angolo, è una croce più pesante di quanto sospettiamo e chi si avvicina a lei in cerca di piacere, lo fa per sfuggire a un'altra croce. I due parlano, contrattano, si promettono, si riappacificano finalmente, e si avviano per la strada davanti a loro, di corsa e con la croce sulle spalle, e quando tornano, quando hanno cercato di placare la loro fame di felicità, si sentono delusi dal fatto che la loro croce è aumentata, che è più pesante. In esso, il disgusto e lo svilimento, in esso, la desolazione.  

Ogni città è in definitiva una foresta, una giungla, un alveare di croci. E sai, amico mio, perché a volte la nostra croce è intollerabile? Sai perché diventa disperazione e suicidio? Perché allora la nostra croce è una croce sola, senza Cristo, può essere tollerata solo quando porta un Cristo tra le braccia. Una croce laica, senza sangue o amore di Dio, è assurda, non ha senso, quindi ho un'idea. Io ho un Cristo senza croce e voi avete, forse, una croce senza Cristo. Entrambi sono incompleti. La mia croce non vi dà una croce, perché voi avete la vostra croce, avete una croce senza Cristo. Perché non date la vostra croce vuota a Cristo stasera? Avete una croce tutta sola, vuota, fredda, nera, senza senso. Ti capisco, soffrire così è irrazionale e non capisco come tu abbia potuto tollerarlo così a lungo. Tu hai il rimedio nelle tue mani... vai, dammi questa tua croce, dammela, io ti do in cambio questo Cristo senza riposo e senza croce. Prendilo, è tuo, dagli la tua croce, prendi il mio Cristo; mettili insieme, inchiodali, abbracciali e tutto sarà cambiato.   

Il mio Cristo spezzato riposa sulla tua croce, la tua croce si ammorbidisce con il mio Cristo su di essa. Abbiamo trovato una croce, la nostra croce, che si dà il caso sia la croce di Cristo.  

P. Ramón Cueto


SIATE SANTI FIGLI MIEI, RINUNCIATE ALLE COSE DI QUESTO MONDO, INOLTRATEVI INVECE IN QUELLE DEL CIELO.

 


Carbonia 13.08.2022 – (locuzione al colle)

Siate santi figli miei, rinunciate alle cose di questo mondo,
inoltratevi invece in quelle del Cielo
.

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo vi benedico.

Sono la Vergine Santissima; discendo dal mio Cielo per unirmi a voi qui “in preghiera”, e per annunciare l’anticipato ritorno di mio Figlio Gesù.

Amati figli, siete i miei gioielli, siete i gioielli del mio Signore Gesù Cristo!Siete gli amori del Padre che sta in Cielo e vi attende per riabbracciarvi tutti a Sé.

Lavorate nella Vigna del Signore,

portate molto frutto,

portate a Lui la grazia di molte anime,

salvate le anime dei vostri fratelli attraverso le vostre opere e le vostre preghiere.

Siate santi figli miei, rinunciate alle cose di questo mondo, inoltratevi invece in quelle del Cielo.

Siete ormai giunti alla fine di un percorso terreno; state per entrare in un nuovo mondo, una nuova dimensione fatta di amore e gioia infinita.

Il Signore ha riservato per voi un grande Giardino dove tutto sarà fiorito e profumato dai suoi fiori più belli, quei fiori sarete voi, le sue Bellezze, i suoi figli più belli, quelli che hanno amato, servito, seguito, adorato e invocato l’intervento di Dio sulla Terra, che hanno pregato per la salvezza dei suoi figli, che si sono donati in totus tuus a Lui perché riuscisse in fretta questa opera di salvezza.

Siamo ormai nei tempi definitivi! Siamo giunti alla porta di quel Giardino dove Gesù vi attende per ricoverarvi tutti.

L’Acqua, attende di sgorgare nuovamente dal Seno di Gesù per inondare i cuori dei suoi figli, rinnovarli nello Spirito Santo, farli belli a sua Immagine e Somiglianza.

Avanti figli miei! Io vi amo con tutto il mio Cuore e vi seguo in questa missione molto, molto faticosa: … siete andati avanti senza segni e senza riscontro da parte di questa Umanità, nell’aiutarvi a definire le opere su questo Colle.

Come ho chiesto a Myriam questa mattina (in un messaggio) lo chiedo a tutti voi figli miei: “Sia rimessa l’Immagine della Madonna, qui sul Colle, affinché la gente veda il segno non solo della Croce ma anche quello della Madonna in mezzo a voi”.

Pregate figli miei! Pregate!

State fermi nella preghiera, non lasciatevi prendere da nessun “contratto” umano, … l’uomo è uomo, Dio è Dio!

Seguite la Parola di Dio, seguite il santo Vangelo e le Sacre Scritture.

In verità vi dico che tutto è compiuto!

Da un momento all’altro potreste incontrarvi con il Signore vostro Gesù Cristo nell’illuminazione della coscienza.

Pregate per poter entrare nel mondo nuovo preparato per voi.

La Vergine SS.ma, si rivolge ai presenti:

“Benedico questi fanciulli, che Dio li tenga custoditi nel suo Cuore e li porti con Sé nel Giardino nuovo, nella felicità eterna del suo Tutto.

Benedico anche questa coppia tornata in questo Colle per unirsi a voi in preghiera: possa, oggi, dichiarare fedeltà assoluta al Dio Vivente, all’Assoluto!”

Amen.


Voi di questa generazione, fate attenzione alla parola del Signore!

 


LIBRO DEL PROFETA DANIELE

Invano ho colpito i vostri figli: non hanno imparato la lezione. La vostra spada ha divorato i vostri profeti come un leone distruttore. Voi di questa generazione, fate attenzione alla parola del Signore! Sono forse divenuto un deserto per Israele o una terra dov’è sempre notte? Perché il mio popolo dice: “Siamo liberi, non verremo più da te”? Dimentica forse una vergine i suoi ornamenti, una sposa la sua cintura? Eppure il mio popolo mi ha dimenticato da giorni innumerevoli.  

Come sai scegliere bene la tua via in cerca di amore! Anche alle donne peggiori hai insegnato le tue strade. Sull’orlo delle tue vesti si trova persino il sangue di poveri innocenti, da te non sorpresi a scassinare! Eppure per tutto questo tu protesti: “Io sono innocente, perciò la sua ira si è allontanata da me”.  Ecco, io ti chiamo in giudizio, perché hai detto: “Non ho peccato!”. Con quale leggerezza cambi strada? Anche dall’Egitto sarai delusa, come fosti delusa dall’Assiria. Anche di là tornerai con le mani sul capo, perché il Signore ha respinto coloro nei quali confidi; da loro non avrai alcun vantaggio (Ez 2,1-37). 

Mi fu rivolta questa parola del Signore: «Figlio dell’uomo, parla ai figli del tuo popolo e di’ loro: Se mando la spada contro un paese e il popolo di quel paese prende uno di loro e lo pone quale sentinella e questi, vedendo sopraggiungere la spada sul paese, suona il corno e dà l’allarme al popolo, se colui che sente chiaramente il suono del corno non ci bada e la spada giunge e lo sorprende, egli dovrà a se stesso la propria rovina. Aveva udito il suono del corno, ma non vi ha prestato attenzione: sarà responsabile della sua rovina; se vi avesse prestato attenzione, si sarebbe salvato. Se invece la sentinella vede giungere la spada e non suona il corno e il popolo non è avvertito e la spada giunge e porta via qualcuno, questi sarà portato via per la sua iniquità, ma della sua morte domanderò conto alla sentinella. O figlio dell’uomo, io ti ho posto come sentinella per la casa d’Israele. Quando sentirai dalla mia bocca una parola, tu dovrai avvertirli da parte mia. Se io dico al malvagio: “Malvagio, tu morirai”, e tu non parli perché il malvagio desista dalla sua condotta, egli, il malvagio, morirà per la sua iniquità, ma della sua morte io domanderò conto a te. Ma se tu avverti il malvagio della sua condotta perché si converta ed egli non si converte dalla sua condotta, egli morirà per la sua iniquità, ma tu ti sarai salvato. 

Tu, figlio dell’uomo, annuncia alla casa d’Israele: Voi dite: “I nostri delitti e i nostri peccati sono sopra di noi e in essi noi ci consumiamo! In che modo potremo vivere?”. Di’ loro: Com’è vero che io vivo – oracolo del Signore Dio –, io non godo della morte del malvagio, ma che il malvagio si converta dalla sua malvagità e viva. Convertitevi dalla vostra condotta perversa! Perché volete perire, o casa d’Israele? 

Figlio dell’uomo, di’ ai figli del tuo popolo: La giustizia del giusto non lo salva se pecca, e il malvagio non cade per la sua malvagità se si converte dalla sua malvagità, come il giusto non potrà vivere per la sua giustizia se pecca. Se io dico al giusto: “Vivrai”, ed egli, confidando sulla sua giustizia commette il male, nessuna delle sue azioni buone sarà più ricordata e morirà nel male che egli ha commesso. Se dico al malvagio: “Morirai”, ed egli si converte dal suo peccato e compie ciò che è retto e giusto, rende il pegno, restituisce ciò che ha rubato, osserva le leggi della vita, senza commettere il male, egli vivrà e non morirà; nessuno dei peccati commessi sarà più ricordato: egli ha praticato ciò che è retto e giusto e certamente vivrà. 

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI 

PREGHIERA DELL'ANIMA MISERA E VERGOGNOSA

 


Dubbi sulle Rivelazioni divine

 


Gli uomini metteranno sempre di nuovo in dubbio le Mie divine Rivelazioni, perché loro stessi non credono abbastanza vivamente, altrimenti il Mio Agire nell’ultimo tempo prima della fine sarebbe loro del tutto comprensibile. La fede viva predente una vita nell’amore, che la maggior parte degli uomini disattende, perché curano soltanto il loro amor proprio ed in un tale amore invertito non Mi possono trovare, non Mi possono riconoscere come loro Dio e Creatore il Quale vuole anche essere loro Padre. Hanno soltanto una fede formale, un sapere di fede imparato, che non ha potuto ancora diventare vivo in loro e perciò loro non comprendono nemmeno “l’Effusione del Mio Spirito”, che ho promesso a tutti coloro che “credono in Me ed osservano i Miei Comandamenti.... ”, perché a costoro Mi voglio rivelare. Più sono attaccati a questa fede formale, più animosi si predispongono contro le Mie Rivelazioni, che Io però guiderò sempre di nuovo alla Terra perché lo considero un Atto di Necessità, affinché gli uomini conoscano la piena Verità e non cerchino il contenuto della loro vita nelle dottrine deformate, che non credano a ciò che è lontano dalla Verità e non sono più in grado di riconoscere la Mia semplice Verità. E’ davvero più facile, far prendere confidenza della pura Verità un uomo totalmente miscredente, che convincere quegli uomini che sono ultraferventi nello studio del Libro dei libri, il cui intelletto cerca di spiegare ogni lettera e che rigettano il Mio semplice Discorso come l’agire di demoni. Il Mio avversario ha già diffuso una fitta oscurità e si serve anche di quel Libro, mentre confonde il pensare d’intelletto e toglie agli uomini ogni chiara conoscenza, cosa che gli riesce perché il legame con Me non è abbastanza profondo, affinché la Mia Forza d’Amore possa irradiare in un cuore d’uomo, che significa quanto ricevere la chiara Luce e poter anche discernere la Verità dall’errore. Quanto grave starebbero le cose per voi uomini, se non Mi prendessi cura di loro e non cercassi di fortificarli insolitamente, se non dimostrassi loro Me Stesso e la Mia Presenza attraverso il Mio diretto Discorso e non portassi loro anche la dimostrazione mentre parlo ai Miei figli come un Padre. Voi uomini Mi cercate sempre ancora in grande lontananza, anche se credete in Me, ma non vi è comunque credibile che il Padre parli ai Suoi figli, che Egli Stesso Si chini e cerchi di muovere i Suoi figli di darsi fiduciosi a Lui per pregarLo, che li guidi nella loro vita terrena. Per voi Sono sempre soltanto il Dio severo Che dà dei Comandamenti, Che pretende l’obbedienza e punisce gli uomini che Gli sono disobbedienti. Dovete sapere che non “punisco” mai le Mie creature, ma loro stessi si creano ogni stato di tormento, che loro stessi hanno teso all’abisso, che non Io li condanno, ma cerco sempre soltanto di ricondurli, di aiutarli a salire dall’abisso in Alto e li attiro e chiamo, affinché non si smarriscano oppure diventino bottino del Mio avversario. Come posso dimostrare più chiaramente il Mio Amore alle Mie creature che attraverso il Mio diretto Discorso, che attraverso delle rivelazioni che spiegano il Me Stesso ed il Mio Essere perché sono Verità divine, che devono essere percepite oltremodo efficaci dall’anima dell’uomo, che viene fortificata per il suo percorso da pellegrina su questa Terra, perché il Mio Amore Mi spinge verso le Mie creature che come uomo percorrono sulla Terra la via del ritorno a Me e possono raggiungere la loro meta soltanto, quando Io Stesso lascio giungere loro la Forza, quando li nutro con il Pane del Cielo ed abbevero con l’Acqua della Vita, con la Mia Parola. Gli uomini non vogliono comprendere questo Atto d’Amore e perciò rifiutano anche il Mio prezioso Dono di Grazia. Loro stessi non sono viventi e rimangono anche fedeli al cristianesimo morto, perché a loro manca la Forza della fede finché manca loro anche l’amore, che darebbe agli uomini una giusta Immagine di Me, del Mio Essere, che E’ Amore, Sapienza e Potenza. L’Amore Si donerà sempre e sempre di nuovo e lascerà venire agli uomini, che sono di una buona volontà, tutto ciò che necessitano, per percorrere la loro via peregrina sulla Terra con successo. Il Mio Amore Si farà sempre di nuovo riconoscere, perché vuole conquistare l’amore di coloro che sono proceduti dal Mio Amore e che si devono di nuovo unire con Me in eterno.

Amen

25 agosto 1962

IL CUORE DEL PADRE

 


Il paradosso di un amore più grande

Ciò che importa soprattutto rilevare è come la nuova sorte offerta agli uomini dopo il peccato sia incomparabilmente migliore di quella che essi possedevano prima. Adamo ed Eva godevano di privilegi singolari, in particolare dell'amicizia divina. Ma se il Padre li considerava come suoi figli, non aveva ancora concesso loro quella filiazione divina che diverrà effettiva con la partecipazione alla vita del suo unico Figlio. Ed ecco che, dopo la caduta, il Padre li introduce in quest'ordine nuovo; promettendo la vittoria del Salvatore sul serpente egli promette tutti i beni che ne deriveranno: la riconciliazione con Dio, la grazia che comporta un'intima unione alla vita d'amore della santa Trinità, la dimora delle Persone divine nell'anima, la qualità di figli grazie all'assimilazione a Cristo, l'accesso a una beatitudine celeste totale nel possesso di Dio. La sorte della prima coppia si trova dunque elevata d'un tratto a un livello assai più alto e arricchita da una maggior dovizia di beni spirituali. Ora, questa elevazione a un destino migliore dopo il male commesso ha del paradosso. La Chiesa giubila per quest'avvenimento paradossale e canta nell'Exsultet del sabato santo: « Felice colpa, che ci ha valso un così grande Redentore! ». E san Paolo si é compiaciuto di sottolineare la superiorità schiacciante della liberalità divina sull'insieme dei danni causati dal peccato: « La dove abbondò il peccato, la grazia sovrabbondò ». Nel passo dell'epistola ai Romani in cui confronta gli effetti del peccato di Adamo e quelli della redenzione, egli dice e ripete che la grazia fu « molto più » forte del peccato. Donando Cristo a coloro che avevano commesso la colpa, il Padre ha riservato loro un avvenire molto più bello.

E' evidente che questo miglioramento non é dovuto al peccato stesso, e san Paolo respinge con orrore la conclusione di coloro che d'ora innanzi pretenderebbero di vivere nel peccato per provocare grazie più abbondanti. Il peccato é e rimane fonte di morte e di distruzione, un male essenziale per l'uomo, un male che di per sé produce soltanto effetti cattivi. Una volontà peccaminosa non potrà mai attendersi risultati positivi dal male che si appresta a compiere: essa genererà soltanto degradazione. Lasciato a se stesso, il peccato tende semplicemente ad aggravarsi e a moltiplicarsi, estendendo sempre più i danni che esso provoca. Perciò la colpa di Adamo ed Eva non poteva produrre che frutti mortali; e se fu « felice » per noi, lo fu in ragione dell'intervento divino. Il Padre ha capovolto la situazione, rispondendo con un amore più grande all'offesa che l'uomo e la donna gli avevano arrecato. Ferito da quell'offesa, il cuore del Padre non si è chiuso; si è invece dilatato senza misura, offrendo agli uomini il più grande dei suoi doni: il proprio Figlio.

Non ci si stupisce mai abbastanza di una simile replica, poiché essa prende una direzione del tutto opposta a quella che ci si attenderebbe. I colpevoli traggono dal male commesso un beneficio sbalorditivo, e il Padre manifesta una maggiore bontà verso coloro che gli si sono ribellati. Non vi è in tutto questo qualche cosa di irragionevole? Non sarebbe più conforme alla logica e all'equità che Dio amasse meno coloro che gli si oppongono e stabilisse per loro, di conseguenza, una sorte inferiore? Infatti, si potrebbe definire irragionevole l'atteggiamento del Padre, ma nel senso che esso supera il nostro modo di pensare. Quando ci domandiamo perché il Padre celeste ha amato di più Adamo ed Eva dopo la caduta e perché ha concesso loro il suo beneficio più prezioso e regale nel momento in cui avrebbero meritato soltanto riprovazione e castigo, non ci resta che rispondere che quel gesto non trova giustificazione se non nell’amore divino stesso. Per una sorta di follia d'amore, generata dal suo cuore paterno, il Padre ha preferito tributare un amore totale proprio a coloro che si erano resi colpevoli di un peccato gravissimo. Mistero insondabile del cuore del Padre!

Perciò, quando vediamo Adamo ed Eva cacciati dall'Eden, non dobbiamo dimenticare che precedentemente -hanno ricevuto un dono che supera infinitamente in grandezza ciò che hanno perduto con la loro colpa. Essi lasciano il giardino meraviglioso, ma portano con sé un dono più meraviglioso ancora: la certezza del loro destino di figli di Dio, che già comincia ad attuarsi per un riflesso dei meriti futuri del Salvatore. Essi incominciano infatti a beneficiare della grazia che otterrà loro Cristo.

Ciò che avevano cercato di strappare con la frode: « essere simili a Dio », ecco che lo ricevono gratuitamente dalla liberalità del Padre; volevano competere 'con l'Essere onnipotente ed ecco che sono chiamati a condividere lo splendore della vita divina. Non é dunque l'ira divina che li schiaccia mentre escono dal giardino di delizie, ma la bontà del Padre che li copre dei suoi doni più grandi, e non li riveste solo la tunica di pelle, ma anche l'immagine della Vergine e di Cristo, di cui sono da quel momento i portatori. Se ne vanno non sfigurati, ma trasfigurati: e lo devono esclusivamente a un incomprensibile atto di più grande amore da parte del Padre.

Alla luce di questo immenso arricchimento e di questa radicale trasformazione dobbiamo considerare le conseguenze del peccato che essi devono subire; poiché il loro significato muta per il fatto che sopravvengono dopo che Adamo ed Eva sono stati stabiliti di massima nell'ordine della redenzione. Il lavoro fatto con fatica, la sofferenza e la morte non possono più essere considerati una semplice punizione del peccato, bensì delle condizioni di partecipazione alla salvezza assicurata dal Redentore, in quanto assumono il significato di un associarsi al lavoro, alla sofferenza e alla morte di Cristo: grazie a ciò Adamo ed Eva saranno misteriosamente uniti alla riparazione che il Salvatore offrirà un giorno al Padre. Lontani dall'implicare essenzialmente una decadenza, il dolore e la morte si presentano dunque come un mezzo di riabilitazione, anzi come un privilegio di condividere la sorte di Cristo e di collaborare alla sua grande opera di redenzione. La maledizione si é trasformata in benedizione. Le sanzioni applicate da Dio, invece di essere condanne pronunciate da un Giudice, sono, in realtà, nuovi doni dell'amore paterno.

Se queste sanzioni sono estese a tutta l'umanità, che sarà ormai gravata del peccato originale e della concupiscenza, é dovuto al fatto che la promessa del Redentore fu fatta sin dall'inizio a profitto dell'umanità intera. Tutti gli uomini hanno ricevuto, dopo la colpa iniziale, il beneficio della salvezza futura e l'appello alla vita divina in Cristo; e soltanto nell'ambito dell'ordine della redenzione essi debbono subire le conseguenze del peccato originale, conseguenze che permetteranno loro di unirsi più intimamente a Cristo e alla sua opera. Quando siamo tentati di considerare ingiusta la trasmissione ai discendenti dei deplorevoli effetti della colpa dei progenitori, é bene porci di- fronte alla vera prospettiva, nella quale é dato vedere che questa trasmissione avviene in una trasmissione più generosa di grazia e di salvezza. Infatti, in quello che riceviamo non c'è che il dono del Padre; e questo dono si concentra in Cristo.

Un'obiezione, tuttavia, può persistere. contro quest'amore paterno che appare in una luce così viva e si manifesta con una generosità così meravigliosa: perché, pur donando Cristo a Adamo ed Eva e ai loro discendenti, il Padre non ha abolito le conseguenze derivanti dal peccato? Avrebbe potuto, infatti, sopprimere la sofferenza e la morte, dal momento che voleva per gli uomini una sorte migliore. Perché nonostante la sua benevolenza ha mantenuto la minaccia profferita per il caso di disobbedienza e ha voluto che avesse effetto? Il sogno di un'umanità esente da sofferenze e da morte ci ha sempre affascinati, e non possiamo non chiedere ogni tanto perché quel sogno non sia stato realizzato dal Padre e perché noi dobbiamo vivere sotto l'ineluttabilità del dolore e della morte.

Ma avrebbe potuto il Padre emettere un perdono tale da sopprimere queste conseguenze del peccato?

Avrebbe potuto annullare semplicemente ogni sanzione? Egli avrebbe in questo caso mancato a un principio della sua azione, che è la fedeltà nell'amore. Grazie a questa fedeltà egli rispetta i doni concessi all'uomo, e quindi anche la libertà di decidere della propria condotta e di scegliere la propria sorte, in modo che la responsabilità dell'uomo sia effettiva e che ad essa non si sostituisca la responsabilità divina. Chiudere semplicemente gli occhi sull'errore commesso e sopprimere le conseguenze di quella libera azione, avrebbe significato considerare un gioco senza importanza quell'atto così grave, far poco conto di una decisione presa dalla creatura, spogliare di ogni efficacia la volontà umana. Il Padre, invece, ha stimato che quella libertà dovesse essere rispettata, dato che il dono della libertà era irrevocabile.

A ben riflettere, si scorge in quest'atteggiamento divino una profonda umiltà nell'amore: il Padre è fedele nella sua bontà al punto di accettare tutta la realtà e tutte le conseguenze del peccato commesso contro di lui. Non è, il suo, l'orgoglio di un sovrano onnipotente che, esasperato dall'offesa, vorrebbe vendicarsi schiacciando il colpevole, ma piuttosto l'umiltà di un Padre che continua a riconoscere il potere concesso in modo definitivo al Figlio, anche quando questo potere si drizza contro di lui. Il Padre non fa che prendere atto della responsabilità ch'egli ha concesso all'uomo, e per amore paterno la rispetta in tutta la sua ampiezza. Se dovessimo esprimere il contrasto tra il suo atteggiamento e quello del peccatore con una formula lapidaria, vorremmo dire che è Adamo colui che si ribella e Dio colui che si sottomette. Il Padre si assoggetta alla decisione presa dalla prima coppia e alle conseguenze che ne deriveranno.

In questo modo Dio rispetta la grandezza ch'egli ha attribuito alla sua creatura, la facoltà di cui l'ha dotata. Le molteplici profonde conseguenze del peccato originale confermeranno quella grandezza, cioè l'immensa portata della responsabilità umana. Il Padre non usurperà la libertà dei figli né la confischerà, anche quando é male usata; ma a quel rispetto, che attribuisce al peccato la sua autentica gravità, si aggiunge una generosità che vuole inserire tutte le conseguenze del peccato in un regime più favorevole all'uomo. Il Padre ha saputo conciliare ciò che sembrava inconciliabile: accettare le conseguenze del male compiuto e fare in modo che la situazione del peccatore divenga migliore. La fedeltà assoluta del suo amore gli faceva accettare ed accogliere lo stato di fatto posto dal primo peccato e, insieme, uno slancio di bontà misericordiosa gli faceva inaugurare una vita superiore per l'uomo. Il Padre non riprendeva le conseguenze del peccato che per integrarle in un nuovo espediente, in una nuova scoperta, del suo amore: l'ordine della redenzione.

Si vede così come tutti gli aspetti della sua reazione all'offesa dell'uomo siano comandati dalla sua bontà paterna. Ma non si misurerà la grandezza di questa bontà se non si comprenderà ciò che vi é in essa di eroico. Non basta dire che in risposta all'oltraggio subito il Padre ha manifestato un più grande amore elevando l'uomo a una superiore dignità; né che egli ha rispettato gli effetti della colpa liberamente commessa superandoli con una più larga profusione di benefici. Questa generosità egli l'ha pagata ad un prezzo altissimo, l'ha pagata col suo cuore paterno ed é questo l'aspetto più stupefacente della decisione divina. Il Padre ha procurato al peccatore il perdono e la restaurazione sacrificando il proprio Figlio; su questo Figlio, cioè, e di conseguenza sul suo cuore paterno, egli ha fatto ricadere le conseguenze del peccato. La reazione del Padre di fronte alla colpa dei nostri progenitori potrebbe essere espressa con queste parole: « Il peccato dell'uomo produrrà le sue conseguenze, ma io le prendo a mio carico. Le sofferenze e la morte saranno per il mio unico Figlio ».

Ecco dunque ciò che implicava nel cuore del Padre la promessa del Redentore: per salvare l'uomo egli sacrificava suo Figlio. Se Adamo poteva lasciare il paradiso terrestre in possesso di una magnifica speranza e portatore dell'immagine di Cristo; se da quel momento egli era fornito di una grazia più alta, se era destinato alla filiazione divina e alla felicità celeste, ciò avveniva perché il Padre aveva offerto per lui la vita del Figlio incarnato. La sofferenza e la morte acquistavano per i nostri genitori, sotto l'apparenza del castigo, una dignità nuova e il significato di un dono, perché Dio le aveva fatte proprie, mentre, secondo la logica dei castighi, avrebbero dovuto essere esclusivamente nostre. Il Padre pagava, dunque, il prezzo del nostro peccato e, col dono sublime del Figlio, iniziava la riabilitazione dei peccatori. Per comprendere appieno la nobiltà del gesto del Padre non basta considerare Adamo trasfigurato dopo la caduta, ma dobbiamo vederlo trasfigurato perché Cristo un giorno sarà sfigurato sulla croce. Il Padre decideva di mandare suo Figlio a morte perché il volto di Adamo ed Eva e dei loro discendenti divenisse un volto radioso promesso alla più alta felicità.

Viste in questa prospettiva, tutte le obiezioni suggerite dall'atteggiamento del Padre rispetto al primo peccato cadono da sole. In luogo di una reazione d'ira o semplicemente di giustizia non troviamo che una bontà più grande, una bontà spinta al massimo; non ci resta che ammirare l'inaudita generosità del Padre, il suo amore che supera ogni limite. La miglior conclusione che si può dare all'episodio della caduta dei nostri progenitori é il grido di riconoscenza che risuona nell'Exultet del sabato santo: « O incomprensibile bontà del tuo amore! Per riscattare il tuo schiavo, hai sacrificato il Figlio tuo! ».

Di Jean Galot s. j.


Padre Pio di Pietrelcina, il primo Sacerdote stigmatizzato

 


L'avvocato Alberto Del Fante, bolognese, ex grado 33 della massoneria, scrisse questo libro dopo essersi convertito al confessionale di Padre Pio. 


VISITA DEL DOTT. G. FESTA DI ROMA  

Quando Padre Pio seppe che doveva sottoporsi ad una nuova visita, non protestò e disse: - Sia fatta la volontà di Dio.  

Pregato di togliersi i guanti, Egli eseguì tosto, senza trovare alcuna scusa.  

Il dottor Festa poté così osservare che Egli aveva: «una lesione circolare a margini nettissimi di un diametro poco oltre i due centimetri».  

Notò pure che sul dorso della mano il foro di uscita era più piccolo.  

Anche a Cristo furono conficcati i chiodi con foro di entrata dal palmo e foro di uscita dal dorso.  

Continuando nella sua visita il dottor Festa poté osservare che «le ferite penetravano nel tessuto sottocutaneo e stillavano sangue così da formare una sottile escara, che ricopre le ferite da cui il sangue geme e scintilla continuo e rutilante.  

Quasi tutto il palmo della mano apparve invaso da un grande alone di sangue rosso scuro, che circonda la ferita. Detersa con un pannolino imbevuto di alcool, la pelle appare candida e normale intorno alla ferita, i cui bordi sono bianchi come la cicatrice.  

Ai piedi le identiche ferite, ricoperte di esecra, più vaste al dorso e un po' più piccole alla regione plantare (FOTO d'uscita).  

La pressione assai dolorosa, sui tessuti circostanti, diviene atroce se è esercitata sulle ferite stesse.  

La ferita del costato è a sinistra, al quinto spazio intercostale. Essa si presenta a forma di croce capovolta con asta longitudinale traversata a cinque centimetri da un'altra asta un po' obliqua. Questa figura di croce è superficiale. Le due aste sono nastriformi, con una larghezza di circa due centimetri a contorni nettissimi, tranne all'estremo inferiore dell'asta longitudinale, che va sparendo nei tessuti come una sfumatura».  

Da tali stigmate, ogni giorno esce una certa quantità di sangue e di siero, tanto che ponendo sul costato una pezzuola nuova e bianca, dopo circa dieci ore viene trovata intrisa di tale secrezione.  

Tutto il resto della pelle, così almeno affermano i dottori che l'hanno visitato, è perfettamente normale, né si trova traccia alcuna di arrossamento o di edema.  

In nessun'altra parte del corpo il dottor Festa trovò altre cicatrici, ed escluse che il Padre fosse affetto da tubercolosi, e che avesse altre specie di malattie acquisite o congenite, quindi nessuna forma discrasica o emofiliaca.  

Il dottor Festa, venuto scettico, se ne partì convinto di trovarsi di fronte a fenomeni, che la scienza non era in grado di spiegare.  

Essendo venuto a conoscenza, a Roma, della relazione del prof. Bignami, che non gli avevano mostrato, per non influire sul suo giudizio, trovando le sue resultanze diverse da quelle dell'illustre collega, e temendo che i propri sensi lo avessero tradito, volle nuovamente recarsi a S. Giovanni Rotondo, per fare una nuova visita al Padre (luglio. 1920).  

Scrisse al dott. Romanelli di Barletta, pregandolo di raggiungerlo a S. Giovanni Rotondo, onde insieme procedere ad una nuova e più attenta visita.  

I due dottori, assistiti da un Superiore dell'Ordine, non poterono che constatare quanto avevano già precedentemente osservato, cioè la localizzazione delle stigmate nelle cinque parti del corpo e una continua effusione di sangue.  

Ciò che interessava maggiormente il dotto Festa, erano le stigmate dei piedi, poiché su tale punto il suo giudizio dissentiva da quello del prof. Bignami. La sua seconda relazione parlando delle stigmate planteari, dice così:  

«Tolte le calze insanguinate, anche le escare rosso brune, che avevamo notate nella visita precedente, erano cadute, ed al loro posto osserviamo una cicatrice rosea ben marcata di oltre due centimetri di diametro, che fa strano contrasto con il pallore cereo della cute circostante. Nel centro di questa cicatrice vi è una ferita di strumento acuminato, a margini rosso-bruni rientranti e irregolarmente circolari e penetrante in profondità».  

I risultati di questa seconda visita, eseguita dal dottor Festa nel 1920, furono illustrati in una nuova relazione, che ha questa conclusione.  

«Tutte le cinque lesioni da me osservate nel Padre Pio, debbono essere considerate come vere e proprie lesioni anatomiche dei tessuti, la cui persistenza dopo due anni da che sono comparse, le cui strane caratteristiche anatomo-patologiche, la cui capacità di stillare continuamente sangue sempre rutilante e profumato, la cui sede corrisponde alle parti in cui Nostro Signore si offrì al supremo Olocausto della Croce, potranno costituire un mistero solo per chi, dai veri della natura non sappia assurgere alla sintesi della Religione e della Fede».  

Il dottor Festa tornò a visitare Padre Pio nel settembre del 1925, non come incaricato, né come curioso, ma come figlio spirituale del Padre.  

Io che scrivo, mi meraviglio come il dott. Festa abbia potuto starsene lontano da Lui per 5 anni, quando io, dopo soli tre mesi, ho sentito prepotente il bisogno di rivederlo, di baciargli le mani, di aspirare il suo profumo delizioso, di potere insomma stargli vicino.  

Il dottor Festa quindi nel settembre del 1925 ritornò a S. Giovanni.  

Un giorno Padre Pio gli disse:  

- Dottore, da sette anni ho un'ernia inguinale che mi procura delle noie.  

Il dottor Festa volle visitarlo e gli consigliò di farsi operare, poiché la sua diagnosi era questa: aderenze multiple in ernia inguino-scrotale destra conseguenti a peritonite recidivante del sacco erniario.  

- Sta bene, - rispose Padre Pio, - prima, si metta d'accordo col Padre Guardiano, poi Lei mi farà l'operazione.  

Fu stabilito di fare l'operazione il giorno 5 ottobre, però pose come condizione tassativa che non gli venisse usato né cloroformio, né alcun altro anestetico.  

Il giorno stabilito, al mattino, Padre Pio, disse la Messa, come al solito, poi si ritirò coi pochi intimi.  

Il dottor Festa, in fretta e furia aveva fatto una scappata a Roma per procurarsi i ferri operatori. Venne coadiuvato dal dottor Angelo Maria Merla di S. Giovanni Rotondo e da tre assistenti.  

Alle dieci tutto era pronto. I dottori nei loro camici bianchi, il Padre pure con una veste bianca, che aveva sostituito al suo abito comune.  

- Sono pronto - disse il Padre al dottore.  

- Io no, - rispose il dottore - abbiate pazienza.  

A mezzogiorno finalmente ogni cosa fu pronta, il dottor Festa era un po' titubante: il convento o meglio, una cella, non gli sembrava un luogo adatto per fare un'operazione di quella sorte, ma conscio della responsabilità che si assumeva, volle offrire al Padre un bicchierino di benedettino, che il Padre bevve, ma insistendo, il dottore, affinché ne bevesse un altro poco, argutamente il Padre rispose:  

- No, basta liquore, non vorrei che fra il benedettino e il cappuccino, si finisse per non andare d'accordo.  

E così dicendo, si diresse verso la sala operatoria improvvisata.  

Incontrato il dottor Leandro Giuva, gli disse scherzando:  

- Dopo di me, cioè fino a che i ferri sono caldi, falla tu pure l'operazione. Tante volte hai detto di farla e mai ti decidi, coraggio.  

Entrò nella stanza.  

La Croce, il simbolo sacro della passione di Cristo, era ritta fra due candele. Era un simbolo ... il simbolo del dolore e della sofferenza.  

Padre Pio la guardò, inviò a Lei la sua muta preghiera, chiamò l'Invisibile sempre presente, e «sia fatta la volontà di Dio» ripeté in cuor suo.  

Si stese sul tavolo operatorio, ponendo sotto la testa le mani coperte dalle manopole e sveglio attese l'opera dei dottori.  

Gli furono levate le scarpe, e tutti i presenti poterono scorgere le bianche calze, rosse di sangue emanante dalle stigmate planteari.  

Gli furono praticate 5 (sempre 5) iniezioni di novocaina, la sola anestesia accettata da Padre Pio, e il dottor Festa, il medico operante, cominciò a tagliare.  

L'anestesia, puramente cutanea, nulla valse quando a Padre Pio fu intaccato il tessuto connettivo.  

Non cacciò un urlo, non gridò, non pianse, non si lagnò ... pregava il suo Dio.  

I klemmer luccicavano fra il sangue, il chirurgo liberò il sacco erniario dalle aderenze, che erano numerose. Dopo un'ora l'operazione non era ancora finita, lo strazio al peritoneo, molto innervato, procurava al Padre dolori immensi.  

Sveglio sempre, non potendo più reggere, disse:  

- Dottore, fate presto, per carità, non ne posso più.  

Ogni tanto volgeva l'occhio verso la porta ove stavano gli amici in attesa, e verso il Crocifisso, da questo e da quelli, traeva nuova forza per resistere al dolore che era immenso.  

Ripeté ancora una volta la preghiera di fare presto, poi tacque. Gli videro gli occhi pieni di lagrime.  

Credendo che egli non potesse più sopportare il dolore, fecero per confortarlo, ma udirono queste parole: «Dio, Dio mio, perdonami, perdonami; Nulla mai Ti ho offerto nella mia vita, ed ora per questo poco che io soffro, per questa inezia a paragone di quanto Tu hai sofferto sulla Croce, io mi lagno ingiustamente».  

Tutti ammutolirono.  

Cristo dalla croce tutto vedeva, tutto sentiva.  

Il Padre era un vero suo figlio.  

Il dottore, intanto, aveva tagliato il sacco, e, mostratolo a Padre Pio:  

- Ecco, - disse - abbiamo arrestato il delinquente.  

Padre Pio credette che l'operazione fosse finita, e rivolto al dottor Giuva disse sorridendo:  

- Leandrino, Leandrino, sotto, ora tocca a te.  

Invece dovette sopportare, sempre sveglio, un'altra ora di martirio, prima che il chirurgo potesse riunire i tessuti e ricucirli.  

Ad un tratto il polso di Padre Pio parve che non pulsasse più. Agli astanti, il Padre, parve fosse per venir meno. Due iniezioni di canfora lo sollevarono, quando si udì, per la stanza, un ronzio come di una mosca.  

Tutti si affannarono per trovarla, affinché non andasse sulle sue vive carni, ma questi che aveva udita la frase e si era accorto che essi la cercavano inutilmente, disse:  

- Ma no, ma no, non è una mosca, è un moscerino, guardate vicino alla finestra.  

La sua percezione delle cose era esatta, egli tutto sentiva, tutto vedeva, quindi se i suoi sensi erano svegli, immaginiamoci come doveva soffrire.  

Due ore dopo l'operazione era finita.  

Prima di portarlo nella sua cella, sfinito, i medici poterono constatare la sua stigmata del costato che più non aveva mostrato ad alcuno.  

Il dottor Angelo Maria Meda, di S. Giovanni Rotondo, nella mia visita a lui fatta nel febbraio del 1931, mi assicurò di avere «de visu» osservata la stigmata di sette centimetri di lunghezza, per cinque di larghezza, e avente la forma di una croce capovolta.  

Rimasto solo, il Padre con un suo intimo, gli fece cenno di avvicinarsi alla sua bocca, e gli chiese con un filo di voce:  

- Credi tu che il Signore abbia accettato il mio sacrificio per la salute di ...?  

- Oh, Padre mio, - rispose - e quando mai il Signore non accettò i tuoi sacrifici?  

Egli mosse un poco il capo, dissentendo:  

- Tu non sei buon giudice, siedi ....  

Nella notte egli ricostruì per filo e per segno tutta la operazione, rivivendone per due ore tutti gli spasimi. La guarigione seguì il suo corso normale e regolare come un paziente qualsiasi.  

Quindici giorni dopo, ridiscese le scale, e dopo poco ritornò a dire nuovamente la S. Messa e a compiere tutte le funzioni.  

Prendendo in mano l'Ostensorio sacro, dopo tanto tempo, si sentì più felice. «Dio, Dio - dovrà aver detto - ho fatto la tua volontà».  

Quante volte il dottor Festa sia andato ancora a trovare il Padre, io non lo so di preciso, poiché non ho ancora avuto il piacere di vedere tale Dottore, il quale, sapendo tante cose del Padre, farebbe bene a pubblicarle, specialmente lui che più e più volte poté visitarlo e raccogliere preziose osservazioni.  

Il dottor Festa in una lettera ad un caro figlio spirituale del Padre di Bologna, un protestante convertito, scrisse in data 6 settembre 1929:  

«Egregio Signor Abresch.,  

La ringrazio di tutto cuore delle magnifiche fotografie che mi ha favorito! Mi sono giunte proprio nel momento nel quale io avevo terminato di scrivere un capitolo del mio libro intorno alle impressioni, che lo spirito riceve assistendo alla Messa del Padre Pio! ... Quasi come conferma, come sintesi fotografica, della realtà delle impressioni che io avevo cercato di imprimere nello scritto. È una coincidenza l’arrivo di queste sue fotografie in quel momento, ed una coincidenza veramente preziosa.  

Io le sarò grato se, a conferma dei pensieri che in questo punto io ho scritto, vorrà permettermi di far figurare nel libro, che pubblicherà, almeno una di queste sue così belle fotografie. Frattanto, se altre interessanti ella ha potuto riprendere e me ne favorisse copia, io gliene sarei riconoscentissimo.  

Quanto alle stigmate in generale, Ella potrà leggere un giorno, se a Dio piacerà che io lo conduca bene a termine, nel libro che pubblicherà, uno studio completo, sia dal punto di vista scientifico, sia dal punto di vista storico, che da quello psicologico; e vedrà allora dimostrato in modo palmare che solo per gli ignoranti e per gli scienziati che non sono tali, le stigmate possono essere il frutto dell'isteria e della suggestione». Le stigmate sono invece un fenomeno assolutamente inesplicabile, se per stigmate si deve intendere la riproduzione nel corpo umano dei segni della Crocifissione; e come tale né la storia, né la scienza, né la psicologia potranno mai apporre alcun argomento dimostrativo contrario.  

Gli ignoranti e coloro che presumono di tutto sapere, mentre nulla sanno, potranno sempre dire quello che vogliono, ma non avranno mai in loro potere un argomento solo, per dimostrare il valore della tesi che affermano.  

Quanto al caso del nostro buon Padre, il fenomeno sorpassa potentemente i limiti. di ogni più elevata discussione, e per il tempo da che le porta (circa 11 anni) e per le caratteristiche anatomiche, speciali e costanti, che presentano.  

Con questo breve accenno ai miei studi, spero di averla pel momento contentato.  

In attesa del suo consenso per poter riprodurre qualcuna delle belle fotografie che ora mi ha inviate, e nella speranza di averne ancora delle altre, Le stringo cordialmente la mano.  

Suo aff.mo  

Dott. G. FESTA  

"L'avvertimento deve arrivare ora - satana sta per distruggere tutta la vostra terra".

 


Meno del 10% del mondo segue i Dieci Comandamenti

DIO PADRE - "L'avvertimento deve arrivare ora - satana sta per distruggere tutta la vostra terra".

GESÙ CRISTO - "Mio Padre mi sta confermando che è molto, molto vicino - Per favore, andate a confessarvi".


Vieni Spirito Santo con San Michele e tutto il Cielo a proteggere le parole di Dio per me

16 marzo 2016 

Mio amato figlio questo è il tuo GESU' dell'amore e della misericordia.  Tu e tutto il tuo mondo state per vedere il più grande scossone che il mondo abbia mai sperimentato.  Mia Madre ed io abbiamo avvertito tutti i Nostri figli per anni e pochi hanno ascoltato.  Pochissimi vogliono ascoltare ciò che Mia Madre e Io diciamo loro.  Il momento è arrivato e mio Padre sta confermando che è molto, molto vicino.

L'avvertimento deve arrivare ora a causa di tutto ciò che il popolo mondialista ha già pianificato e sta già attuando.   Siate pronti a vedere le vostre anime come le vediamo io e mio Padre.  Vi prego di confessarvi in questa Quaresima, non manca molto alla Pasqua.  La Domenica della Divina Misericordia è molto vicina e il vostro Papa ha dichiarato questo Anno della Divina Misericordia 2016.  Sto dicendo a tutti i miei figli, attraverso tutti i miei messaggeri, che dovete essere pronti a vedere il mio e il vostro Dio faccia a faccia.

Vi ricordate quando da bambini avete fatto qualcosa di sbagliato e vostro padre o vostra madre hanno dovuto correggervi in modo molto duro per avervi disobbedito, perché vi amavano e quello che avete fatto era dannoso per la vostra anima e per la salute del vostro corpo.  State per vedere Dio Padre correggere tutti i suoi figli allo stesso tempo, perché hanno fatto molte cose sbagliate che erano dannose per la loro anima e per il loro corpo e che avrebbero potuto portarli all'inferno per l'eternità.  Non ha altra scelta se non quella di agire ora come hanno dovuto fare i vostri genitori per salvare la vostra anima e il vostro corpo da un pericolo ancora maggiore.  Se non corregge ora i suoi figli, milioni e milioni di persone moriranno nel mondo e molte altre perderebbero la loro anima se non fosse per questa grazia speciale e per l'avvertimento di svegliare la gente del mondo.

Molti non sanno nemmeno di vivere in un peccato mortale e che potrebbe portarli all'inferno per l'eternità se non fossero corretti ora dal loro Dio.  Egli vi mostrerà ora la vostra anima in tutti i modi in cui state ferendo il vostro Dio a causa di tutti i peccati della carne come l'aborto, la convivenza tra uomo e uomo, tra donna e donna e tra uomo e donna non sposati.  La maggior parte dei figli di mio Padre ha dimenticato i dieci comandamenti.  Il vostro mondo li ha abbandonati tutti, tranne meno del dieci per cento dei miei figli.

Questa speciale benedizione sta per essere impartita dal Padre mio e vostro, affinché possiate pentirvi e chiedere perdono dal vostro cuore, in modo da poter essere un giorno in Paradiso con tutta la felicità, l'amore e la gioia che Egli ha destinato a tutti i suoi amati figli.  Questo messaggio è molto serio e critico per le vostre anime, affinché non siano nel fuoco ardente dell'inferno per tutta l'eternità e siano nell'abbraccio amorevole del cielo per tutta l'eternità.


(DIO PADRE) Miei amati figli, io DIO PADRE vi ho dato tutto il tempo possibile per chiedere perdono.  Satana sta per distruggere tutta la vostra terra, perciò l'avvertimento deve arrivare ora.  Dovete pentirvi e chiedere perdono ora, prima dell'Avvertimento, in modo da essere in grado di affrontare il vostro Dio durante l'Avvertimento.  Tutti i miei guerrieri di preghiera rimanenti che stanno ancora pregando, vi prego, pregate per tutti i figli di Dio che amo così tanto da aver dato il mio Figlio più amato sulla croce per salvare tutte le vostre anime.   Tutti i miei figli sono perdonabili, ma dovete chiedere perdono dal vostro cuore e smettere di peccare e iniziare a seguire i dieci comandamenti.

(GESÙ) Ho perdonato il buon ladrone alla mia destra quando ero sulla croce perché ha chiesto perdono.  Quello a sinistra non ha voluto chiedere perdono a causa della sua durezza di cuore.  Ti prego di chiedere perdono.


AMORE,

DIO PADRE, FIGLIO E SPIRITO SANTO

Questo avviso è il mio amore e il mio dono ai miei figli.  Vi prego di prenderlo sul serio; è reale e serio.   Vi prego di guardare il vostro mondo e di vedere ciò che satana e il peccato hanno fatto al vostro mondo e alle vostre famiglie.  Amen.

16 marzo 2016 


L'ultimo Papa canonizzato

 


IL CANONICO DI TREVISO (28 novembre 1875 - 16 novembre 1884) 


ALL'ALTEZZA DEL SUO COMPITO 

In una fredda mattina caliginosa Mons. Sarto si presentava in mezzo ai  Canonici di Treviso. 

Era il 28 Novembre 1875: prima Domenica dell'Avvento. 

Il suo Vescovo lo aveva chiamato a Treviso per affidargli due delicatissimi  uffici che esigevano equilibrio, accortezza e prudenza: l’ufficio di Direttore  Spirituale del Seminario e l’altro di Cancelliere Vescovile. 

Sua Ecc. Mons. Zinelli, estimatore delle qualità e capacità dei suoi preti,  sapeva di avere trovato l'uomo che poteva rispondere pienamente alla sua  aspettazione nel governo della Diocesi e l'uomo che nella storia del  Seminario della Diocesi avrebbe lasciato un'impronta incancellabile. 

Mons. Sarto era allora nel pieno vigore dei suoi 40 anni compiuti. 

Portava con sé non le speculazioni dei libri, ma la scienza dei fatti: conosceva  a fondo uomini e cose. Aveva un carattere schietto e risoluto, un'anima  temprata al sacrificio ed al lavoro, un colpo d'occhio sicuro, un ottimismo  equilibrato ed un profondo spirito sacerdotale. 

Con queste invidiabili doti, poteva affrontare con sicurezza responsabilità e  difficoltà, educare senza trepidazione i giovani chierici alla santità del  sacerdozio ed alla virtù gli alunni del Collegio Vescovile annesso al  Seminario ed essere, nello stesso tempo, il braccio destro del suo Vescovo nel  governo della Diocesi. 

Era all'altezza del suo compito! 


LA FORZA DELL'ESEMPIO 

Fino dai primi giorni della comparsa del Beato tra i Canonici di Treviso si  dovette toccare con mano quanto grande fosse la forza dell'esempio e  l'influenza da lui esercitata, la quale sarebbe andata via via crescendo tra i  suoi colleghi. 

Secondo antichi decreti del Senato della Serenissima di Venezia, confermati dalla Santa Sede, ai Canonici di Treviso era stato concesso il privilegio di  indossare una veste di panno violetto con un cappello dello stesso colore. Ma  con il tempo la veste era divenuta di seta ed il colore violetto si era mutato in  rosso, quasi di porpora fiammante, con un fardello di fasce, di cordoni e di  fiocchi. 

Mons. Sarto, appena entrato come Canonico nel Capitolo della Cattedrale,  con quella modestia che in lui era come una seconda vita, lasciò subito tutto  quell'ingombro di insegne abusive e prese l'abitudine di uscire per le vie della  città vestito in nero, senza ornamento che ricordasse la sua dignità ad  eccezione del collare violaceo. 

Qualche Canonico, a cui piacevano assai i colori di porpora e i fiocchi da  baldacchino, considerò quella novità come un'offesa, né mancarono  commenti acri e pungenti. 

Ma il sussurro non durò molto, perché i Canonici più riflessivi non tardarono  ad imitare l'esempio del nuovo Monsignore. 199

Il Beato Pio X, del Padre Girolamo DAL GAL Ofm c.