sabato 20 agosto 2022

VITA DI CRISTO

 


L'INIZIO DELL'«ORA»  

Ogni volta che nei Vangeli esplode, simile a tuono, l'avvertimento della Croce, gli si accompagna il baleno della gloria della Risurrezione; ogni volta che in essi vediamo avvicinarsi l'ombra della sofferenza redentrice, scorgiamo anche la luce della libertà spirituale che le succederà. Codesto contrappunto di letizia e di dolore nella vita di Cristo si ritrova nel Suo primo miracolo, ch'ebbe luogo nel villaggio di Cana. Rientra nel Suo disegno che, essendo venuto a predicare la crocifissione della carne inquieta, Egli dovesse cominciare la Sua Vita Pubblica partecipando a un convito nuziale.  

Nell'Antico Testamento, il rapporto tra Dio e Israele era stato paragonato al rapporto tra uno sposo e la sposa: Nostro Signore fece intendere che il medesimo rapporto sarebbe ormai intercorso tra Lui e il nuovo Israele spirituale ch'Egli si accingeva a istituire: e lo Sposo sarebbe stato Lui, e la sposa la Sua Chiesa. E giacché era venuto a stabilire questa sorta di unione tra Sé e l'umanità redenta, era giusto che iniziasse il Suo ministero pubblico assistendo a un matrimonio. Nessun concetto nuovo espresse dunque S. Paolo quando, tempo dopo, scrisse agli Efesini che l'unione tra l'uomo e la donna stava a simboleggiare l'unione di Cristo con la Sua Chiesa.  

«E voi, o mariti, amate le vostre mogli, così come Cristo amò la Chiesa e diè se stesso per lei» (Efesini 5: 25)  

Occasione di grande allegrezza è un banchetto nuziale, e come simbolo di tale allegrezza vi vien servito vino. Alle nozze di Cana, che ebbero appunto codesto valore simbolico, la Croce non proiettò la sua ombra sull'allegrezza: sebbene, prima venne l'allegrezza, e poi la Croce; sennonché, una volta terminata l'allegrezza, l'ombra della Croce si proiettò sul convito.  

Già nel Giordano Nostro Signore era stato chiamato l'Agnello di Dio, e di tra i seguaci di Giovanni il Battista aveva anche scelto cinque discepoli: Giovanni l'Evangelista, Andrea, Pietro, Filippo e Natanaele; e costoro condusse a quello sposalizio, ch’era già cominciato e che durò, complessivamente, parecchi giorni. Il padre della sposa, a quei tempi, aveva più oneri che non abbia oggi, perché i festeggiamenti, e le spese, potevano seguitare per otto giorni. Probabilmente, una delle ragioni per cui venne a mancare il vino fu che Nostro Signore si era tirato dietro tanti ospiti non invitati, ché, fin dal grande scalpore prodottosi sulle rive del Giordano allorché i cieli si erano aperti per confermare ch'Egli era il Figlio di Dio, la Sua presenza aveva, via via, attirato centinaia di vagabondi, venuti anch'essi al festino. A quelle nozze Egli non si recava come il falegname del villaggio, ma come il Cristo, o il Messia: prima che i festeggiamenti avessero fine, si sarebbe data infatti la rivelazione dell'appuntamento Suo con la Croce.  

Maria, la Madre Sua Benedetta, era presente al convito nuziale. È questa l'unica volta, nella vita di Nostro Signore, in cui Maria venga menzionata prima del Figlio. Sarebbe stata, Maria, lo strumento del primo miracolo di Lui, ovverossia del segna ch'Egli era davvero ciò che aveva asserito di essere: il Figlio di Dio. Già ella era stata lo strumento della santificazione di Giovanni il Battista ancora nel seno della madre; adesso, con la sua intercessione, fece echeggiare lo squillo annunziatone d'un lungo corteggio di miracoli, e così valida fu codesta intercessione da indurre, in ogni tempo, le anime a invocare il suo nome per il compimento di altri miracoli nell'ordine della natura e della grazia.  

Giovanni l'Evangelista, ch'era già stato scelto quale discepolo, partecipava al convito; e fu lui, appunto, uno dei testimoni oculari e auricolari insieme di ciò che Maria operò a Cana. Egli fu poi con lei anche ai piedi della Croce, e nel suo Vangelo consegnò fedelmente entrambi gli eventi. Nel tempio e nel Giordano, Nostro Signore aveva ricevuto la benedizione e il consenso del Padre a iniziare l'opera di Redenzione; a Cana, ricevé l'assenso della Sua genitrice umana. Più tardi, nel terribile isolamento del Calvario, si verificò un tenebroso momento quando il Padre parve ritrarsi da Lui, ond'Egli citò il salmo che così comincia:  

«Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» (Salmo 21: 2)  

E un altro tenebroso momento si verificò quando Egli parve ritrarsi dalla madre:  

«Donna, ecco tuo figlio» (Giov. 19: 26)  

Allorché a Cana venne a mancare il vino, giova osservare come Maria si desse pensiero degli ospiti più che non se ne desse il servo mescitore; perché fu lei, e non costui, ad accorgersi ch’essi mancavano di vino. Con spirito assoluto di preghiera Maria si rivolse al suo Divin Figliuolo e, interamente confidando in Lui, affatto certa della di Lui misericordia, disse:  

«Non hanno più vino» (Giov. 2: 3)  

La richiesta non era fatta a titolo personale: ella era già una mediatrice per tutti coloro che anelavano la pienezza della letizia. Non è mai stata, del resto, una mera spettatrice delle esigenze altrui, delle quali invece si è resa sempre totalmente e volontariamente partecipe. La madre usò quel particolare potere che appunto in quanto madre aveva sul Figlio, e che era generato dall'amore reciproco; ed Egli rispose con apparente esitazione:  

«Donna, che cosa è ciò per me e per te?» «L'ora mia non è ancor venuta» (Giov. 2: 4)  

Si considerino, anzitutto, le parole: «Che cosa è ciò per me e per te?» E una frase ebraica, difficilmente traducibile in inglese; S. Giovanni la rese affatto letteralmente in greco, e la Vulgata conservò codesto senso letterale in Quid mihi et tibi, che significa: «Che cosa a me e a te?»  

Il vocabolo «ciò» («that») non risulta nella frase originaria: è stato aggiunto nella versione inglese per rendere il concetto più intelligibile. Knox traduce liberamente: «Perché m'importuni con questo?» («Why dost thou trouble Me with that?»)  

Per meglio intendere quel ch’Egli voleva significare, si considerino le parole: «L'ora mia non è ancora venuta». L'«ora», è ovvio, si riferisce alla Sua Croce: la parola «Ora», ogni volta che viene impiegata nel Nuovo Testamento, viene impiegata in rapporto alla Sua Passione e Morte e Gloria. Sette volte il solo Giovanni allude a questa «Ora», e per esempio:  

«Perciò cercavano di prenderlo; ma nessuno gli mise le mani addosso, perché la sua ora non era ancora venuta» (Giov. 7: 30)  

«Queste parole disse Gesù nel gazofilacio, insegnando nel tempio; e nessuno lo prese perché non era ancora venuta l'ora sua» (Giov. 8: 20)  

Gesù rispose loro: 'È venuta l'ora nella quale il Figliuolo dell'Uomo sarà glorificato!» (Giov. 12: 23)  

«Ora la mia anima è turbata. E che dirò io? Padre, liberami da quest'ora. Ma io sono venuto appunto per quest'ora» (Giov. 12: 27)  

«Ecco, viene l'ora, anzi è già venuta, in cui voi sarete dispersi, ciascuno per conto suo, e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me» (Giov. 16: 32)  

«Così parlò Gesù. Poi, levati gli occhi al cielo, disse: 'Padre, l'ora è venuta: glorifica il tuo Figliuolo, affinché il tuo Figliuolo glorifichi te'.» (Giov. 17: 1)  

L'«Ora», quindi, si riferiva alla Sua glorificazione attraverso la Crocifissione e Risurrezione e Ascensione. A Cana, Nostro Signore si riferì al Calvario e disse che non era giunto ancora il momento prestabilito per l'inizio dell'opera di Redenzione. La madre Gli chiedeva un miracolo, ed Egli fece intendere che un miracolo rivelatore della Sua Divinità sarebbe stato il principio della Sua Morte. Quando agli uomini si fosse rivelato come il Figlio di Dio, se ne sarebbe attirato l'odio, perché il male può tollerare la mediocrità, ma non la suprema bontà. Il miracolo ch'ella chiedeva sarebbe stato inequivocabilmente legato alla Sua Redenzione.  

Due volte, nel corso della Sua vita, la Sua natura umana parve restia ad assumersi il fardello della sofferenza. Nell'Orto, Egli domandò al Padre se non fosse possibile rimuover da Lui quel calice di dolore; ma subìto dopo si sottomise al volere del Padre: «Non la mia volontà sia fatta, ma la tua». E la medesima apparente riluttanza manifestò dinanzi al desiderio della madre. Cana fu la prova generale del Golgota. Il problema ch'Egli si poneva non era se sapesse, o meno, in quel particolare momento, iniziare la Sua vita pubblica e andare a morte: tutto stava, bensì, nel sottomettere la Sua riluttante natura umana all'obbedienza alla Croce. Tra l'esortazione del Padre ad affrontare pubblicamente la morte e l'esortazione della madre a intraprendere la vita pubblica c'è una sorprendente similitudine. In entrambi i casi trionfò l'obbedienza: a Cana, l'acqua venne mutata in vino; sul Calvario, il vino si mutò in sangue.  

Alla madre, insomma, Egli disse ch'ella aveva virtualmente pronunziato la di Lui sentenza di morte. Poche sono le madri che mandano i figli a combattere; ma quella, adesso, sollecitava effettivamente l'ora del conflitto mortale del Figlio con le forze del male. Aderendo alla richiesta di lei, Egli avrebbe dato principio all'ora della Propria morte e glorificazione; cosicché sarebbe andato alla Croce investito d'un duplice mandato: l'uno del Padre Suo Celeste, l'altro della Sua madre terrena. Non appena ebbe acconsentito a iniziare la Propria «Ora», si affrettò a dirle che da quell'istante i suoi rapporti con Lui sarebbero mutati. Fino allora, fin quando cioè Egli aveva vissuto segretamente, ella era stata riconosciuta soltanto come la madre di Gesù; ma adesso ch'Egli era stato varato sull'onda dell'opera di Redenzione, ella non sarebbe stata più solamente la madre Sua, ma anche la madre di tutti gli umani fratelli ch'Egli avrebbe redenti. E per indicare questa nuova parentela, a lei si rivolse non già come «Madre», ma come «Madre Universale», cioè «Donna». Quale monito significarono codeste parole per quanti vivevano al lume dell'Antico Testamento! Alla caduta di Adamo, Iddio parlò a Satana, predicendogli che avrebbe messo inimicizia tra il di lui seme e «la Donna», perché il bene avrebbe avuto una progenie al pari del male. Il mondo non avrebbe avuto soltanto la Città dell'Uomo della quale Satana rivendicava il possesso, ma anche la Città di Dio. E «la Donna» ebbe un seme, ed era appunto il suo Seme quello che ora partecipava al convito nuziale: il Seme che sarebbe caduto nella terra e sarebbe morto e indi risorto a nuova vita.  

Nel momento in cui l’«Ora» cominciò, ella divenne «la Donna»: avrebbe cioè avuto altri figli, non secondo la carne, ma secondo lo spirito. Se Egli doveva essere il nuovo Adamo, il fondatore di una umanità redenta, ella doveva essere la nuova Eva, la madre di quella nuova umanità. In quanto che Nostro Signore era un uomo, ella era la madre Sua; e in quanto che Egli era un salvatore, ella era anche la madre di tutti quelli che Egli avrebbe salvati. Giovanni, ch'era presente a quello sposalizio, fu anche presente nel culmine dell'«Ora», sul Calvario, e udì Nostro Signore rivolgersi a lei dalla Croce chiamandola «Donna «e dicendole poi: «Ecco tuo figlio». E fu come se lui, Giovanni, fosse ora il simbolo della nuova famiglia di lei. Nostro Signore, dopo ch'ebbe risuscitato dai morti il figlio della vedova di Naim, disse: «Lo si renda a sua madre»; sulla Croce, consolò la madre Sua donandole un altro figlio, Giovanni, e con lui l'intera umanità redenta.  

E quando risorse, si rese a lei, per dimostrare che, mentre aveva acquistato altri figli, ella non aveva perduto Lui. A Cana, trovò conferma la profezia fatta da Simeone nel tempio: da quel momento, cioè, qualunque cosa avesse coinvolto il Figlio suo avrebbe coinvolto anche lei; qualunque cosa fosse accaduta a Lui sarebbe accaduta a lei. Se Egli era destinato alla Croce, anch'ella vi era destinata; e se adesso Egli era sul punto di cominciare la Sua vita pubblica, anch'ella era sul punto di cominciare una vita nuova, non più soltanto come la madre di Gesù ma come la madre di tutti coloro che Gesù, il Salvatore, avrebbe redenti. Egli dava a Se stesso il nome di «Figlio dell'Uomo», un titolo che abbracciava tutta l'umanità; d'ora innanzi, ella sarebbe stata la «Madre degli Uomini». Com'ella Gli stava accanto mentre Egli dava inizio alla Propria Ora, così Gli sarebbe stata accanto nel momento culminante del termine di essa. Quando, fanciullo dodicenne, Lo aveva portato via dal tempio, aveva agito in base alla convinzione che la Sua Ora non era ancora venuta; ed Egli, allora, le aveva obbedito ed era ritornato con lei a Nazaret. Adesso, Egli le aveva detto che la Sua Ora non era ancora giunta, ma ella Lo esortò a principiarla, ed Egli obbedì. A Cana, ella diè Lui, Salvatore, ai peccatori; sulla Croce, Egli diè lei, rifugio, ai peccatori.  

Quando Egli fece intendere che il Suo primo miracolo Lo avrebbe tratto alla Croce e alla morte, e che da quel momento ella sarebbe diventata una Madre Dolorosa, ella si rivolse subito ai servi mescitori, dicendo:  

«Fate tutto quello che vi dirà» (Giov. 2: 5)  

Che stupendo commiato! Mai più ella tornerà a parlare nella Scrittura. Sette volte, nelle Scritture, aveva parlato, ma adesso che Cristo si era rivelato, come il sole nel pieno fulgore della Sua Divinità, lei, la Madonna, si oscurò come la luna, quale ebbe a descriverla successivamente Giovanni.  

Le sei brocche vennero riempite di acqua, per una capacità complessiva di cinquecento litri circa, ed ecco, per adoperare la bella immagine di Richard Crashaw, «le acque inconsapevoli videro il loro Dio e si fecero rosse». Il primo miracolo somigliò in qual certo modo la creazione: si compi, cioè, in virtù del «Verbo». Così buono era il vino da Lui creato che lo sposo fu rimproverato dal capo del banchetto con le seguenti parole:  

«Tutti servono in principio il vino buono; poi, quando sono brilli, quello meno buono; tu invece hai riservato il buono fino a questo momento» (Giov. 2: 10)  

Invero il vino migliore era stato riservato. Fino a quando non si era data la rivelazione, il vino meno buono erano stati i profeti, i giudici e i re, Abramo, Isacco, Giacobbe, Mosè, Giosuè: tutti simili all'acqua che aspettava il miracolo dell'Atteso delle Nazioni. Di solito, i piaceri del mondo precedono la feccia e l'amaro; ma Cristo invertì l'ordine e ci diede il convito dopo il digiuno, la Risurrezione dopo la Crocifissione, la gioia della Pasqua dopo il dolore del Venerdì Santo.  

«Gesù in Cana di Galilea compi questo suo primo miracolo e manifestò la sua gloria, e i suoi discepoli credettero in lui» (Giov. 2: 11)  

La Croce è dappertutto. Un uomo che distenda le braccia in posizione di riposo compone inconsapevolmente l'immagine della ragione dell'avvento del Figlio dell'Uomo. Parimenti, a Cana l'ombra della Croce si proiettò attraverso una «Donna», e il primo rintocco dell'«Ora» risuonò come la campana annunziatrice d'una esecuzione capitale. In tutti gli altri episodi della Sua vita venne prima la Croce, poi la letizia; a Cana, invece, venne prima la letizia delle nozze - le nozze dello Sposo con la Sposa dell'umanità redenta - e solo in un secondo tempo ci sovviene che la Croce è la condizione di tale estasi.  

Cosicché, durante un convito nuziale Egli fece ciò che non aveva fatto nel deserto, operò sotto gli occhi degli uomini ciò che si era rifiutato di operare alla presenza di Satana. Satana Lo aveva esortato a mutar le pietre in pane così da poter divenire un Messia di natura economica; la madre Lo esortò a mutare l'acqua in vino così da poter divenire un Salvatore. Satana Lo aveva tentato dalla morte; Maria Lo «tentò» alla morte e alla Risurrezione. Satana aveva cercato di distoglierLo dalla Croce; Maria lo mandò verso di essa. Più tardi, Egli avrebbe preso il pane che Satana aveva detto mancare agli uomini, e il vino che la madre Sua aveva detto mancare ai convitati alle nozze, ed entrambi avrebbe mutato nella figurazione della Sua Passione e morte, invitando poi gli uomini a rinnovarla, codesta figurazione, «fino alla consumazione dei secoli». L'antifona della Sua vita continua a risuonare: Chiunque altro sia venuto al mondo è venuto per vivere; Egli è venuto per morire.  

Venerabile Mons. FULTON J. SHEEN


La guerra nucleare tra Russia e Stati Uniti farebbe morire di fame 5 miliardi ...

 


"Le guerre aumenteranno e la grande guerra mondiale, la più grande di tutte, si abbatterà sull'umanità e farà estinguere tre quarti della popolazione mondiale. È questo che vuoi?" - Madonna, 18 giugno 1982

Com'è la più antica devozione all'arcangelo Michele [sempre osservata da San Francesco d'Assisi]

 


La Quaresima di San Michele Arcangelo va dal 15 agosto al 29 settembre ed è celebrata da molti cristiani perché lì San Francesco ha ricevuto le stimmate 

I fenomeni mistici cattolici sfidano la nostra razionalità quando non consideriamo che esiste un mondo soprannaturale gestito da Dio.

E che ci sono esseri umani che hanno raggiunto una tale vicinanza con Gesù Cristo, che desiderano e sono capaci, di imitarlo nelle loro gioie e nei loro dolori, guidati da Lui, dedicando la loro vita a coltivare questo.

E un caso eccezionale è quello che accadde quando San Francesco d'Assisi ricevette le stimmate della passione di Cristo, che fu il primo stigmatizzato nella storia.

Questo è accaduto durante la Quaresima di San Michele Arcangelo, che è stato uno dei tre ritiri annuali di 40 giorni tenuti dal poverello di Assisi nell'anno.

Ciò che è accaduto intorno a questi eventi sfida la razionalità dei non credenti.

Qui parleremo della devozione di San Francesco d'Assisi all'Arcangelo Michele, del suo pellegrinaggio al luogo di culto più famoso dell'arcangelo e della Quaresima di San Michele Arcangelo in cui ricevette le stimmate della Passione di Cristo.

Tra la festa dell'Assunzione della Vergine Maria, il 15 agosto, e la festa degli Arcangeli, il 29 settembre, San Francesco d'Assisi ha fatto una penitenza di digiuno e preghiera di 40 giorni, per prepararsi alla festa di San Michele Arcangelo.

È conosciuta come la Quaresima di San Michele Arcangelo ed è molto popolare tra i cattolici ancora oggi, anche se non è molto promossa.

Era una delle tre Quaresima annuali che San Francesco eseguiva e che faceva sul Monte Alverna.

La sua devozione all'Arcangelo era dovuta all'autorità e all'aiuto che San Michele esercitava per salvare le anime all'ultimo momento della vita e al potere di andare a rimuoverle dal purgatorio.

Quella devozione fu ciò che portò il santo di Assisi ad andare per primo come pellegrino a piedi a Monte Sant'Angelo, nel 1216, che è la grotta sul Monte Gargano, dove l'arcangelo era apparso 4 volte.

Secondo le testimonianze di quel pellegrinaggio, Francesco, essendo molto umile, non volle entrare nella grotta perché si sentiva indegno e si fermò a pregare vicino all'ingresso.

Ma prima di partire, voleva registrare il segno del suo passaggio sul muro, e non voleva scrivere il suo nome, ma il segno del Tau, la croce francescana.

Secoli dopo anche Padre Pio fece quel pellegrinaggio e non volle entrare nella grotta, seguendo il padre spirituale.

In quel pellegrinaggio San Francesco volle ricordare che la grotta è l'unico luogo di culto non consacrato da mani umane, ed è per questo che nel corso dei secoli ha ricevuto il titolo di "basilica celeste".

Brevemente vi racconto questo straordinario fenomeno prima di proseguire con la Quaresima di San Miguel eseguita da San Francisco.

Le testimonianze raccontano che il vescovo di Siponto andò in processione con il popolo e il clero al luogo sacro l'8 maggio 940; già l'arcangelo era apparso 3 volte nel V secolo.

Durante la processione avvenne che alcune aquile proteggevano i vescovi dai raggi del sole con le ali spiegate.

quando arrivarono alla grotta scoprirono che un altare primitivo era già stato eretto lì, coperto da una tovaglia rossa e sormontato da una croce, e trovarono anche le impronte di San Miguel nella roccia.

E con immensa gioia il santo vescovo vi offrì la prima Messa.

Ora, pochi anni dopo il pellegrinaggio a Monte Sant'Angelo, San Francesco fece la Quaresima più importante della sua vita in omaggio all'Arcangelo Michele, tra il 15 agosto e il 29 settembre 1224.

Ed è stato il più importante perché lì ha ricevuto le stimmate della passione di Cristo.

È successo sul Monte Alverna.

Il monte Alverna era stato donato al santo nel 1213 dal nobile Orlando Catani, conte di Chiusi.

Che sorpreso nel suo primo incontro fortuito dalle parole del santo, decise di offrirgli uno dei suoi tanti beni, scegliendo un luogo che riteneva molto adatto alle esigenze spirituali del frate e della sua comunità.

Ha detto

"Ho una montagna molto spirituale in Toscana chiamata Monte Alverna, che è molto solitaria e ben si adatta a chi vuole fare penitenza. Lo darei volentieri a te e ai tuoi compagni per la salute della mia anima".

E dopo aver inviato alcuni fratelli che avevano un'opinione positiva sulle caratteristiche della città, Francesco accettò con gratitudine il generoso dono del conte.

E il 15 agosto 1224, Francesco salì sul monte Alverna con l'intenzione di compiere la Quaresima in onore dell'Arcangelo Michele.

Portò con sé i frati Masseo, Angelo e Leone e, individuato un luogo adatto per il suo ritiro, lo isolò al punto che poteva essere raggiunto solo camminando su un bosco da una specie di passerella, dove alla fine era stata preparata una piccola cella rudimentale.

Ordinò ai suoi compagni di non disturbarlo per nessun motivo, permettendo solo a Fray León di avvicinarsi a lui una volta durante il giorno per portargli del pane e dell'acqua, e di nuovo durante la notte per annunciare l'ora della preghiera del mattino.

Francesco non voleva essere distratto dal raccoglimento, dalla meditazione e dalla preghiera, ed era anche consapevole di cadere spesso in estasi e desiderava non essere osservato in quei momenti straordinari.

La Quaresima è passata normalmente fino al giorno dell'Esaltazione della Santa Croce, che cade il 14 settembre, Francesco si è rivolto a Gesù Cristo infiammato d'amore.

E lui disse:

"O mio Signore Gesù Cristo, ti prego per due grazie prima di morire: la prima, affinché tu possa sentire nella mia anima e nel mio corpo, per quanto possibile, quel dolore che hai avuto nell'ora della tua amara passione.

E la seconda è che sento nel mio cuore, per quanto possibile, quell'amore eccessivo con cui Tu eri disposto a soffrire tanta passione per noi peccatori".

E qualche tempo dopo il Signore gli apparve una notte volando sotto forma di serafino.

E secondo le testimonianze dei presenti nei dintorni del Monte Alverna, la montagna bruciò per più di un'ora, illuminando le colline e le valli circostanti con una luce molto intensa.

Tanto che alcuni mulattieri diretti in Romagna si svegliarono, credendo che l'alba fosse arrivata prima del tempo.

E in quei minuti Francesco ha vissuto una serie di sensazioni tutte insieme: stupore, gioia, compassione, dolore, paura.

Capì che qualcosa di eccezionale stava per accadere nella sua vita.

E quando la creatura celeste scomparve, scoprì nel suo corpo i segni della passione di Cristo.

Sul lato destro si era aperta una ferita che sembrava un colpo di lancia, mentre nelle mani e nei piedi si erano aperti i fori causati dai chiodi con cui inchiodavano il Signore nel legno della croce.

E udì di Cristo,

"Sai, ti ho dato le stimmate che sono i segni della Mia passione, affinché tu possa essere il Mio portabandiera."

Da quel giorno in poi, il poverello di Assisi, apparve sempre più minato da problemi di salute e privazioni.

Poteva camminare solo per un tempo molto breve ed era continuamente divorato dai dolori causati dalle cinque ferite, che perdevano costantemente sangue e gli impedivano di svolgere le attività più comuni della vita quotidiana.

Per non mostrarli in pubblico o ai suoi fratelli, cercò di nasconderli con bende, indossando le maniche della veste tese fino alle dita delle mani e indossando calze che normalmente non aveva indossato.

Ma mostrò una felicità e una passione incomparabili con Cristo.

Francesco è per la Chiesa il primo stigmatizzato della storia, poi ne sarebbero venuti molti altri, tra cui Padre Pio, un altro francescano.

Non si sa esattamente in quale data sia accaduto a San Francesco lo straordinario fenomeno soprannaturale delle stimmate, tuttavia nel calendario liturgico cattolico è stato scelto il 17 settembre, per celebrare la memoria delle stimmate che San Francesco ricevette sul monte Alverna, durante la Quaresima di San Michele Arcangelo.

Oggi alcuni cattolici conservano questa Quaresima che va tra il 15 agosto e il 19 settembre, sia in onore dell'Arcangelo Michele, sia in memoria delle stimmate che San Francesco d'Assisi ha ricevuto.

Fanno un altare nella loro casa con un'immagine di San Michele Arcangelo e San Francesco d'Assisi, accendono una candela come segno della presenza del Risorto e fanno penitenza con una sorta di digiuno, che può essere passare i 40 giorni a pane e acqua, o saltare un pasto o privarsi di qualcosa che gli piace particolarmente.

E recitano la preghiera a San Michele Arcangelo creata da Leone XIII e le litanie di San Michele.

Ebbene fin qui quello che abbiamo voluto parlare del ritiro più importante nella vita di San Francesco d'Assisi durante la Quaresima di San Michele Arcangelo che va dal 15 agosto al 29 settembre, perché lì ha ricevuto le stimmate della passione di Cristo.

LA FINE DEI TEMPI SARÀ UN EVENTO O UNA SERIE DI EVENTI? UN ISTANTE O UN PERIODO?

 


“LA  FINE  DEI  TEMPI” 

Dalla notte al giorno si passa in modo graduale, attraverso un periodo, sebbene  sia relativamente breve. D’altronde, l’apparire o manifestarsi del Sole avviene in un  preciso istante. Tuttavia, le tenebre non vogliono ricevere la Luce e si oppongono  con tutte le forze. L’ora di Dio sarà preceduta dall’ora e dal potere delle tenebre. Si  tratta della “grande tribolazione”, di quei giorni appunto che saranno accorciati  (come ha detto il Signore in Mt. 24,21-22) per amore degli eletti, altrimenti  anch’essi perirebbero. 

Che cosa avviene nel corso di questa “grande tribolazione”? 

Lo scontro decisivo tra il Regno di Dio, che arriva, che sta per manifestarsi, e il  regno del peccato, di satana, che vorrebbe opporre resistenza e si sta perciò  manifestando sempre più in tutta la sua bruttezza e malvagità, ma sarà spazzato  via. “Regno contro regno” (Mt. 24,7): all’interno del mondo e all’interno stesso  della Chiesa, all’interno di ogni uomo.  

Avverrà così la purificazione del mondo, quello che l’Apocalisse chiama “la  grande Babilonia”, e anche della Chiesa,  che come Corpo Mistico “completerà  nella sua carne quello che manca ai patimenti di Cristo” (Col. 1,24). Sarà questa la Passione della Chiesa, a cui seguirà il trionfo della sua Resurrezione e della  “nuova Pentecoste”. La Passione della Chiesa sarà la culminazione dell’opera di  Redenzione di Cristo, l’estrema manifestazione della Divina Misericordia. Poi  seguirà la manifestazione del Regno di Dio e la sua Giustizia o Santità. 

Lo scontro tra il demonio e la Donna vestita di Sole, Maria, e la vittoria di Lei  con la sua Discendenza (come era stata promessa da Dio fin dal Paradiso, in Gen.  3,14), avverrà allora, come è descritto in Apoc. 12. Questo Trionfo del Cuore  Immacolato di Maria sarà, nel contesto della Passione della Chiesa, il ripetersi in  modo ancora più “strepitoso” delle parole del Figlio suo morente sulla Croce  duemila anni prima: “Donna, ecco i tuoi figli; figli, ecco la vostra Madre”. 

Avverrà proprio nel momento che l’inferno crederà di aver vinto la Chiesa. 

Il diavolo tirerà fuori allora, nel suo furore, il massimo strumento di cui sarà  capace: la coppia “Anticristo–Falso Profeta” (la potenza materiale e la potenza  intellettuale). È lì che si colloca “l’abominio della desolazione nel Luogo Sacro”,  di cui parlò il profeta Daniele (8,12-14; 9,27; 12,11), con la cessazione del  Sacrificio quotidiano.  

Daniele indica dei numeri precisi di giorni, per dire quanto tempo ciò deve  durare (2.300 sere e mattine) e quant’altro ci sarà ancora, di purificazione del  Santuario (1.290 giorni)... Questo basta a metterci in guardia di fronte a molte  profezie private come quelle che davano come certo che “prima dell’anno 2.000”  tutto sarebbe accaduto.  

Non c’è che dire, se la profezia si riferiva specificatamente al “Trionfo del Cuore  Immacolato di Maria”, per esempio, perché penso che l’Atto di Affidamento  del  Terzo Millennio a Maria, compiuto dal Papa il 7 Ottobre 2000, sia proprio l’inizio  di questo Trionfo. Ma immaginare che con il Giubileo del 2.000 si doveva entrare  del tutto nel tempo nuovo di un mondo radicalmente rinnovato, nel Millennio nel  quale “Satana sarà incatenato nell’inferno”, era fuori della realtà, al meno se  teniamo conto di tutti i dati che ci dà la Sacra Scrittura. Non c’era materialmente il  tempo. Alcune cose dovevano certo accadere; ma si tratta di un insieme di cose  molto complesse e articolate. 

La purificazione del mondo (delle nazioni), sembra che si deve svolgere in due  fasi: la prima, essenzialmente per mano degli stessi uomini; la seconda invece  verrà direttamente da Dio. Nell’intervallo di relativa pace (non-guerra), avverrà  probabilmente la manifestazione dell’Anticristo, appunto, per un breve momento  del suo regno nel mondo. “Il mistero dell’iniquità è già in atto, ma è necessario  che sia tolto di mezzo chi finora lo trattiene (sicuramente, il Romano Pontefice). 

Solo allora sarà rivelato l’empio e il Signore Gesù lo distruggerà con il Soffio  della sua bocca (lo Spirito Santo) e lo annienterà all’apparire della sua Venuta”  (2 Tes.2,7-8). 

Quindi, “la Fine dei Tempi” è un periodo crepuscolare. Ma sarà sicuramente  segnato da qualche evento specifico e inconfondibile, in una determinata data. Il “quando” è per noi impossibile a sapersi, sebbene da molti segni lo riteniamo  vicino, nel nostro tempo. Diciamone qualcuno: 

- Nel radiomessaggio di Pasqua del 1957, Papa Pio XII disse: “Venite, Gesù,  Nostro Signore! Ci sono tanti segni che l’ora del vostro Ritorno non è lontana…” 

- A Suor Lucia di Fatima, la Madonna disse: “Tu non puoi venire per adesso al  Cielo, ma devi rimanere sulla terra, perché prima dovrai vedere il Trionfo del  mio Cuore Immacolato”. Non sappiamo fino a che punto queste parole siano  testuali, ma il concetto è stato confermato. Ad ogni modo, Suor Lucia era vivente  al momento in cui Giovanni Paolo II affidò il Terzo Millennio a Maria, segno del suo  trionfo. 

- Nelle apparizioni di Garabandal (Spagna, 1961-1965), alla morte di Papa  Giovanni XXIII la Madonna disse: “Ancora tre Pontefici, e poi la fine dei tempi”.  

- Il Pontificato di Giovanni Paolo II è stato quello corrispondente al penultimo  nome o motto della celebre e mai smentita profezia attribuita a San Malachia,  Vescovo di Armagh (Irlanda) e amico di San Bernardo, che con altrettanti brevi  frasi latine elenca tutti i pontificati fino all’ultimo papa, Pietro II. Se così fosse,  l’attuale Papa Benedetto XVI sarebbe il penultimo, ed infine “Pietro Romano”. 

- Non meno interessante è ancora sapere che Giovanni Paolo II volle fare il suo  primo viaggio apostolico in Messico, dalla Madonna di Guadalupe. Ebbene, Lei ha  nel suo manto 46 stelle e si dà “il caso” che Giovanni Paolo II è stato il 46.mo, a  partire dall’allora Pontefice regnante. Viene da pensare che l’ultima stella della  notte sia stato proprio lui, poiché si avvicina il Giorno.  Non per nulla, il motto che  nella profezia di San Malachia designa il suo Pontificato è “De Labore Solis”  (i  travagli o le fatiche del Sole), Giovanni Paolo II. Il giorno della sua nascita ci fu  un’eclissi di sole, e un’altra il giorno del suo funerale. Caso o segno? 

Pablo Martín Sanguiao 

PREGHIERA GIORNALIERA D'APERTURA DEL SERVITORE UMILE

 


Costui non vedrà la Mia faccia, e non sarà chiamato ‘figlio di Dio’.

 


Comunicazioni dal Padre

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alla sua potenza e di cui il furore era al colmo, ma fu spiegato il  perché dissi a tal punto: ‘La Mia voce era la voce che chiamava i  popoli a seguirMi e infrangere la loro schiavitù, e i ceppi in cui  erano avvinti Mi facevano piangere per loro’. Non il male era più  atto a cadere che a sollevarsi, e dissi a Me stesso che è venuto il  tempo di domare e di schiantare il vizio e la perversità degli uomini.   Io dico ad ognuno: “Fate di credere, fate di sperare il bene, e su  di voi sarà meno pesante la Mia mano, e sarete leggeri, e vi sentirete  sollevare in un ambiente che vi appartiene, perché lo avete  conquistato con lo spirito”. Oh, non vi intimidiate! Le difficoltà  sorgeranno come le prime, il cammino s’intralcerà per voi sotto ai  piedi, ma il vostro passo sarà guidato da Me, e la Mia mano stringerà  forte la vostra nell’ora del pericolo. 

Sventura a chi rifiuta questa Mano e si mette negli occhi la benda  per non vedere! Sventura a chi si ferma sul cammino che Io vado  tracciando! Costui non vedrà la Mia faccia, e non sarà chiamato ‘figlio  di Dio’. Non temere tu che sei già disposta da lungo tempo a riceverMi!  Non rendo a nessuno, ragione delle Mie Grazie! Pensate, che Io sono il Tutto, e voi siete il nulla! Perché dovrei rigettare quello che ho creato e  benedetto? Perché dovrei arrestarMi dinanzi alla porta del peccatore?  Ho pur scritto nella Mia Legge: «Dimora in pace o uomo, tu che  provasti già l’affanno e la punizione, il tuo Signore e tuo Dio ti diede la  forza, e non ti negherà la Grazia necessaria a ristabilirti». 

 Confida nella Parola di Dio e non temere! Fa come il fanciullo  che si addormenta placidamente nelle braccia della madre, anche  quando questa lo ha di recente punito. Tu non devi soffrire disagio  per la tua via, perché il calore ti sarà dato, grado per grado. Non  affannarti per quello che ti manca, nessuno è perfetto. Pensa che Chi  operò il Tutto, potrà ben a suo tempo renderti degna della Grazia,  coprendoti dei meriti suoi. Amen! 


(medesimo giorno) 

Perché, ovunque Io vado, Mi sovviene alla mente di rifare e di  consultare quello che, indiscretamente, Mi venne richiesto? E allora  dico: “Fate sempre quello che vi sentite ripetere da Me, e ricercate  solo quello che Io voglio!”. Di tutto quello che in voi si trova, Io solo  dispongo, e prego, alla volta di un tutto stesso, e faccio risplendere in  un attimo la fede, l’amore; ma tutto quello che Mi si dice in tal modo  sospetto, Mi versa sul capo, del fiele e del rossore. 

Io sono di più (che) il Pastore, e chi crede a Me riceverà  ricompensa! Chi crede a lui sarà investigato e sopperito di soppiatto.  Confidate e sperate, poiché Io vi custodisco e vi amo, non occorre  che vi stimiate al di sopra di ciò che siete, ma (restate) fermi ognuno  al suo posto. Non occorre vi dica chi siete, lo sapete già. 

Vi stuzzico e vi rimprovero, ma sempre vi amo, e voi, quali figli  dell’Amore ricevente, restate dinanzi a Me, e progredite nella via che  Io vi traccerò. Confidate, confidate ciò che sta scritto: ‘Le cose vicine  si avvereranno, le lontane accadranno a suo tempo. Il nulla e la  forza dei monti e dei mari, distrutto sarà con un soffio, e la vita che  dipende da Me, bisogna che si ritempri di nuove forze e di ardore’.  Allora, quando incomincerà la lotta, vi sfideranno a difendervi, vi  armeranno e vi trincereranno nelle fortezze nemiche, ma Io sarò con  voi, e voi sarete con Me, ed il furore tutto dei maligni elementi non  avrà alcuna forza sopra di voi. Vegliate ed orate, affinché non cadiate  in tentazione. Amen! Dio! 

Allorquando la mente umana s’informa alla Mia parola, Io  spando per essa più di quanto occorre a visitarla. E allora, questa – di  vita e di morte – si arma e torna a fiorire di fiori più belli e  risplendenti, i fiori del Mio Amore. Chi va alla Fonte della vita, si  carica di acqua salutare, e l’incendio delle grandi città, e la selva di  grandi apparati spegnitori dell’incendio, gli sono indifferenti.  

Chi arma la mano al povero di lenti minute sarà saziato con un  pane infinitamente più soave di quello che gli angeli stessi Mi apprestano. Fate di chiedere a voi stessi la croce e l’orazione, e  credete e sperate, che non è lontano il Mio Regno, e la Fonte della  Vita s’aprirà, per chi l’aprirà con la chiave della misericordia.  

I Miei sudditi Mi seguono, le Mie pecorelle Mi ubbidiscono ed Io  tengo lungi il turbine, la procella del mare. Il figlio pervertito lo  richiamo con amore, l’amore e la fede li tengo fra le braccia: chi esce  non torna, chi si dilegua è sepolto per Me! Chi fatica sulla vigna, ha  il suo raccolto nel granaio! Chi Mi offre il cuore, in cambio riceve il  Mio! Chi segue la Mia croce, lo guido sempre per mano, e chi  offende la Mia Legge, sarà in eterno punito! Guai a chi fugge all’ora  del pericolo! Chi diserta sarà disertato, e chi crede nel Signore avrà la  pace! Amen! 

Venerdì 15 febbraio 1889 


Maria è un’avvocata tanto potente da salvare tutti

 


"Le glorie di Maria"

di Sant' Alfonso Maria de Liguori

-santo napoletano del 1700


Esempio

Il padre Razzi, camaldolese, racconta che un certo giovane, essendo morto suo padre, fu  mandato dalla madre alla corte di un principe. Nel salutarlo, la madre, che era molto devota a Maria, si fece promettere dal figlio che ogni giorno avrebbe recitato un 'Ave Maria, aggiungendovi  queste parole: « Vergine benedetta, aiutami nell'ora della mia morte ». Arrivato a corte, dopo  qualche tempo il giovane diventò così dissoluto nei vizi, che il principe fu costretto a mandarlo via.  Disperato, non sapendo come vivere, egli si mise allora a fare l'assassino di strada nelle campagne,  ma frattanto non smetteva di raccomandarsi alla Madonna, come gli aveva detto la madre. Alla  fine fu arrestato e condannato a morte. Mentre era in prigione, il giorno prima di essere giustiziato,  pensando al suo disonore, al dolore della madre e alla morte che lo aspettava, piangeva  inconsolabile. Vedendolo oppresso da una grande malinconia, il demonio gli apparve in forma di  un bel giovane e gli promise che lo avrebbe liberato dalla morte e dal carcere, se avesse fatto quello  che gli diceva. Il condannato si dichiarò pronto a far tutto. Allora il finto giovane gli rivelò di essere  il demonio venuto in suo aiuto. In primo luogo voleva che rinnegasse Gesù Cristo e i santi  sacramenti; e il giovane acconsentì. Il demonio gli chiese inoltre di rinnegare Maria Vergine e di  rinunziare alla sua protezione. « Questo non lo farò mai », rispose il giovane e, rivolgendosi a  Maria, ripeté la solita preghiera che la madre gli aveva insegnato: « Vergine benedetta, aiutami  nell'ora della mia morte ». A queste parole il demonio sparì, ma il giovane rimase molto afflitto per  il grande peccato commesso nell'aver rinnegato Gesù Cristo. Ricorse allora alla santa Vergine, la  quale gli ottenne un grande dolore per tutti i suoi peccati; perciò egli si confessò con molte lacrime  e contrizione. Uscito di prigione per andare al patibolo, il condannato passò davanti a una statua  di Maria. La salutò con la solita preghiera: « Vergine benedetta, aiutami nell'ora della mia morte » e  sotto gli occhi di tutti la statua chinò la testa e lo risalutò. Commosso, egli chiese di poter baciare i  piedi di quell'immagine. I giustizieri erano contrari, ma poi accondiscesero per le rumorose  insistenze del popolo. Il giovane si chinò per baciare i piedi della statua; Maria stese il braccio e lo prese per la mano, tenendolo così forte che non fu possibile staccarlo da lì. Alla vista di tale  prodigio, tutti cominciarono a gridare: « Grazia, grazia! » e la grazia fu concessa. Ritornato nella  sua patria, il giovane si diede a una vita esemplare, continuando ad amare devotamente Maria, che  lo aveva liberato dalla morte temporale ed eterna.


ORE DI RIPARAZIONE NOTTURNA

 


ORE DI RIPARAZIONE NOTTURNA 

L'esercito vittorioso riparerà nelle ore notturne 


Vergine Maria e Gesù 


Riparare le anime che si arrabbiano con me quando decido di metterle alla prova, per liberarle dalla loro schiavitù. 


Gesù dice: 

Figlia amatissima, è bello sapere che conto sulla tua compagnia; i tuoi atti d'amore per me saranno ricompensati in cielo. Pensate per un attimo che ogni volta che venite a Me, raggiungete una porzione di Paradiso sulla terra; una porzione in cui vi aspetto ogni notte per profumare il vostro cuore con l'olio benedetto; un olio di squisita fragranza, un olio che vi terrà svegli amandomi per coloro che non mi amano, adorandomi per coloro che non mi adorano; olio che vi consumerà con il desiderio di riparare, perché ci sono molte anime che negano la loro croce, molte anime che non accettano la sofferenza; una sofferenza che per loro è una punizione, una sofferenza che evitano sempre, una sofferenza che non si aspettano di incontrare durante il loro pellegrinaggio sulla terra. 

Figlio mio, devi sapere che le anime che cercano una vita comoda e rilassata, una vita senza inciampi, una vita in cui non devono lottare o sacrificarsi per raggiungere i loro ideali, sono anime che non hanno ancora accettato la sofferenza: sono anime che non hanno ancora scoperto il grande mistero della Croce; sono anime che hanno ancora molta strada da fare; sono anime che non si sono ancora preparate alla prova; una prova che un giorno deve arrivare a loro; una prova attraverso la quale ogni creatura deve passare; una prova che purifica il cuore, dandogli brillantezza e lucidità; una prova che brilla come l'oro e l'argento. 

Incanto del Mio Cuore Divino: attira a Me, con la tua preghiera, tutte quelle anime che si arrabbiano con Me quando decido di metterle alla prova, di liberarle dalla loro schiavitù, di affinarle nel fuoco del Mio Amore Divino. 

Anima riparatrice che vegli nel silenzio di questa notte, anima riparatrice che con le tue preghiere dai riposo al Mio Sacro Cuore, anima riparatrice che sei l'ammirazione dei Santi Angeli: annuncia al mondo che la croce è necessaria per purificare l'anima; annuncia al mondo che la croce lucida, scolpisce, dà perfezione all'anima che ha deciso di seguire le orme del Crocifisso. 

Annunciate al mondo intero che la croce fa camminare l'anima su sentieri stretti, sicuri per entrare in una delle dimore del Paradiso. Annunciate al mondo intero che la croce slega l'anima dalle cose terrene; annunciate al mondo intero che la croce serve a purificare i peccati della vita. 

È così, dunque, figlio amato, che in quest'ora notturna di riparazione ti chiedo di intercedere per le anime che non vogliono portare sulle loro spalle il peso della croce di ogni giorno, anime che si allontanano dal mio cammino credendo che le prove non le colpiranno. 

 

Anima riparatrice: 

Mio Gesù Crocifisso: ho sentito il fragore della tua voce.  Voce che mi ha attirato sul Monte Calvario per riparare alle follie dei tuoi figli; figli che non ascoltano i tuoi richiami d'amore; figli che non vogliono accogliere la tua misericordia perché ancora naufragano nel pantano del peccato; figli che martirizzano il tuo Sacro Cuore per la mancanza di amore verso se stessi; figli che disattendono la tua Parola. Parola che dobbiamo rispettare alla lettera. Parola che apre i nostri cuori a ricevere le tue grazie. Parola che illumina il nostro cammino. Parola che penetra nel profondo, portandoci al cambiamento. 

Mio Gesù crocifisso, ho sentito il fragore della tua voce.  Una voce che mi ha attirato sul Monte Calvario per riparare le creature che non vogliono avere nulla a che fare con la croce; creature che sono terrorizzate dal dolore, creature che non conoscono il grande valore della sofferenza offerta; creature che, appena arriva il momento della loro purificazione, disdegnano il tuo amore, mettono in dubbio i tuoi disegni divini e dubitano persino della tua infinita misericordia; misericordia verso tutti gli uomini perché sei un Dio buonissimo, misericordia verso il peccatore perché non vuoi che una sola anima si perda per te.  Mio Gesù crocifisso, ho sentito il fragore della tua voce.  Voce che mi hai attirato sul Monte Calvario per riparare le anime che non accettano le loro croci quotidiane, tocca la fibra più profonda dei loro cuori affinché comprendano che chi non porta la sua croce non è degno di Te, non ha guadagnato abbastanza meriti per abitare nelle Tue dimore, difficilmente sarà nel gruppo dei vincitori, entrerà a far parte del gruppo dei perdenti, di coloro che avevano tra le mani i Tuoi doni celesti e li hanno lasciati andare perduti. 

Mio Gesù crocifisso, ho sentito il fragore della tua voce.  Voce che mi ha attirato sul Monte Calvario per riparare le anime deboli di cuore, le anime codarde nell'affrontare le situazioni difficili, le anime che si nascondono nelle tenebre per non essere scoperte, le anime che credono che, essendo buone, il dolore non toccherà le porte del loro cuore. 

Mio Gesù Crocifisso: spero che la mia povera compagnia ti sia servita come ristoro, come riposo; spero che da me non ricevi ferite, né sofferenze perché ti amo; sei l'aria che respiro; sei lo stimolo che dà impulso alla mia vita per non declinare, per non camminare all'indietro. 


Dopo il diluvio - Ven. Anne Catherine Emmerick

 


VECCHIO TESTAMENTO 

Secondo le visioni del  

Ven. Anne Catherine Emmerick 


Dopo il diluvio

Ho visto l'arca fluttuare sopra le acque e molti cadaveri intorno ad essa. L'arca si fermò su un'alta montagna, a est della Siria, in basso; montagna isolata e molto rocciosa. Vi rimase a lungo. 

Vedo che già appare terra, anche se coperta di fango e verde muffa. All'inizio, dopo il diluvio, mangiavano conchiglie e pesci, abbondanti ovunque; più tardi li ho visti mangiare pane, e uccelli quando si moltiplicavano.  Hanno piantato e coltivato i campi. La terra era così fertile dopo il diluvio che il grano che hanno seminato aveva grani grandi come quelli di mais; hanno anche seminato la radice della pianta Hom, che era musilaginosa. La tenda di Noè l'ho vista, come più tardi quella di Abramo, in una pianura, e intorno ad essa quelle dei suoi figli e discendenti. 

Ho visto la maledizione di Cam. Sem e Iafet ricevettero in ginocchio la benedizione di Noè, nello stesso modo in cui in seguito Abramo benedisse Isacco. La maledizione che Noè pronunciò contro Cam, l'ho vista andare verso di lui come una nuvola nera e oscurare la sua faccia. Non era più di carnagione bianca come prima. Il suo peccato era come la profanazione di una cosa sacra, come quella di un uomo che cercava di entrare nell'Arca dell'Alleanza. Ho visto Cam sorgere una progenie molto perversa, che si è pervertita sempre di più, e il suo corpo si è oscurato. Vedo i popoli più arretrati e degradati essere i discendenti di Cam.  

Non mi è possibile esprimere come ho visto crescere e moltiplicarsi i popoli e oscurarsi in ogni modo e di essere brutalizzato. Eppure, in mezzo a questi popoli corrotti, si diffondeva una luce di verità e un desiderio di illuminazione.


Sì, sarete un "segno di contraddizione" per molti, ma anche di conversione.

 


Gesù Cristo

In questa festa della Trinità, dedicami un po' del tuo tempo. Vieni sempre a vedermi quando la tua anima soffre. Tu hai notato ieri che ti rendo la pace quando Me lo chiedi.

Rafforzatevi in Me, fate crescere, fate crescere la vostra fede che Io posso tutto perché vivere nel mondo è difficile. Sì, sarete un "segno di contraddizione" per molti, ma anche di conversione. Testimoniate quando il Mio Spirito vi spinge a farlo.

Io sono il Cammino verso il Padre, la Verità divina e la Vita eternamente donata per voi. Non chiedo l'impossibile, vi amo e non voglio andare contro il vostro cuore; contro la vostra ragione, a volte sì!

La ragione che paralizza viene spesso da una ferita che non avete affidato al Mio Cuore che guarisce, in molte lotte, in voi stessi, tra il bene e il male. Ponete in Me la vostra volontà, chiedete le Mie grazie, ricevete i Miei sacramenti dati per la vostra purificazione e vi renderò simili alla Mia immagine: Cuore di carne amorevole.

Io sono paziente, so che questa vita è pesante per voi che vorreste già essere in Cielo e volare con i Miei Angeli cantando le Mie lodi eternamente! Pazienza, ho bisogno di voi, poi verrò a prendervi e sarete con Me per sempre.

Conservate la speranza che salva, cioè Io, il Cristo. Io sono la vostra speranza. Il Mio Spirito sarà su di voi e abiterò in voi. Siete il Tempio vivente del vostro Dio d'Amore.

Mosè aveva già conoscenza del Dio "tenero e misericordioso, lento all'ira e pieno d'amore". Posso dire questo perché il Figlio è da tutta l'eternità nella Santissima Trinità. Cristo già vegliava sui destini di questo mondo e colmava d'amore coloro che lo cercavano con un cuore aperto e una fede da bambino, un po' ingenua, sì forse, agli occhi del mondo, ma così confortante per il Mio Cuore. 


O Cuore di Gesù,

Apri il mio cuore al Tuo Amore infinito,

Alla Tenerezza del Padre,

Alla Tua divina Misericordia.


O Cuore di Gesù,

Consegnato per salvarci

Apri il mio cuore

E vieni a abitare in me.


O Cuore di Gesù,

Dacci Maria

Protettrice delle nostre anime

Affinché vinciamo il nemico.


O Cuore di Gesù,

Dacci il Tuo Spirito

Che soffia nelle nostre anime

Affinché Ti amiamo infinitamente. Amen.


AGNÈS-MARIE - 30 maggio 1999


ALLA RICERCA DEL PARADISO PERDUTO

 


Lascia perdere tutte queste teorie... Dio è inconoscibile per l'uomo che cerca di scoprirlo.


D'accordo, mi dico, la scienza porterà al nulla, però c'era un'altra 'speculazione' di J. Guitton che mi aveva affascinato.  

Egli si domandava: 'E se il nostro universo non fosse il solo universo possibile?' 

' Esistono a fianco del nostro - si chiedeva - altri universi 'paralleli' che ci saranno sempre inaccessibili?' 

Egli diceva più in particolare: ‘ Abbiamo appena constatato che l'esistenza e l'evoluzione dell'universo dipendono dalla precisione rigorosa con cui le condizioni iniziali e le grandi costanti che ne derivano sono state fissate. Sembra dunque che abitiamo il migliore dei mondi. E se, appunto, il nostro non fosse il solo universo possibile? Detto in altri termini: esistono, a fianco del nostro, altri universi 'paralleli' che ci saranno sempre inaccessibili? E dunque: se il nostro universo è solo una versione tra le altre, in una quantità infinita di universi possibili, la meravigliosa precisione della regolazione delle condizioni iniziali e delle costanti fisiche non è più così sorprendente. Eppure siamo costretti ad ammettere che la nozione di universi multipli non si basa su alcun fondamento scientifico controllabile...' 

Mi dico che questa teoria degli universi 'paralleli' mi ricorda quando - ragazzo - leggevo uno dopo l'altro romanzi di 'fantascienza', i romanzi di 'Urania', che parlavano di viaggi nello spazio, indietro e avanti nel tempo, in mondi appartenenti ad altre 'dimensioni'. Credevo che gli scrittori si fossero abbandonati alla pura fantasia ma invece apprendo ora - continuando la lettura del 'saggio' di J. Guitton - che c’era per lo meno una qualche base 'teorica' di verità perché vi sono stati infatti fior di scienziati che, partendo da alcune interpretazioni teoriche della meccanica quantistica, hanno studiato questa eventualità salvo poi abbandonarla, come il teorico americano John Wheeler che - dice Guitton - interrogato nel corso di un convegno dedicato ad Albert Einstein su cosa pensasse della molteplicità dei mondi rispose: 'Confesso che ho dovuto abbandonare, pur controvoglia, questa ipotesi, a dispetto del vigore con cui l'avevo sostenuta sin dall'inizio, in quanto temo che le sue implicazioni metafisiche ci portino troppo lontano...' 


Luce: 

Lascia perdere tutte queste teorie: suggestive quanto vuoi ma straordinariamente lontane dalla realtà di Dio. Credono, sperano di potersi avvicinare alla comprensione di Dio ma, anche nei pensatori umanamente migliori, esse finiscono per diventare una scommessa inconscia, un atto inconscio di superbia dove l'uomo pretende di arrivare a conoscere Dio: l'Inconoscibile, finché l'uomo vive sulla terra, il 'tutto conosciuto' se l'uomo saprà guadagnarsi la vista di Dio, in Cielo. 

Il Dio che cercano, quello che cercano di 'dimostrare', non è 'Dio'. 

É una loro idea di Dio: la 'loro' idea di Dio, quella della loro povera mente. Neanche loro si abbandonano. E cercano di scoprire l'Assoluto per soddisfare il 'relativo': cioè il loro 'io'. 

Conoscere queste teorie, teorie come tantissime altre teorie della scienza, non serve ad altro - per te - che a spiegare meglio (facendo capire la complessità dell'universo e della materia) quanto invece sia molto più semplice abbandonarsi. 

Credere alle cose per come si vedono. Perché sono Io che le ho fatte così perché voi le vedeste così. 

Credere a Me per come Io sono, perché Io sono così: Amore. 

Non 'Principio freddo', non 'Mente astratta', non 'Mente grigia' che al di sopra dell'uni- verso detta regole su un teatro d'azione dove voi siete marionette. 

Voi siete spiriti, voi siete figli miei. 

Però avete anche carne ed il 'mondo' è in funzione della vostra 'carne', perché il mon- do, bello com'è, bello come era, tale Io l'ho creato per voi. 

Ecco non vi è più niente da dire. Non vi era neanche prima, ma questa conclusione non necessaria per Me, lo era per il tuo 'io', ed Io te l'ho data. 

Guido Landolina