sabato 20 agosto 2022

VITA DI CRISTO

 


L'INIZIO DELL'«ORA»  

Ogni volta che nei Vangeli esplode, simile a tuono, l'avvertimento della Croce, gli si accompagna il baleno della gloria della Risurrezione; ogni volta che in essi vediamo avvicinarsi l'ombra della sofferenza redentrice, scorgiamo anche la luce della libertà spirituale che le succederà. Codesto contrappunto di letizia e di dolore nella vita di Cristo si ritrova nel Suo primo miracolo, ch'ebbe luogo nel villaggio di Cana. Rientra nel Suo disegno che, essendo venuto a predicare la crocifissione della carne inquieta, Egli dovesse cominciare la Sua Vita Pubblica partecipando a un convito nuziale.  

Nell'Antico Testamento, il rapporto tra Dio e Israele era stato paragonato al rapporto tra uno sposo e la sposa: Nostro Signore fece intendere che il medesimo rapporto sarebbe ormai intercorso tra Lui e il nuovo Israele spirituale ch'Egli si accingeva a istituire: e lo Sposo sarebbe stato Lui, e la sposa la Sua Chiesa. E giacché era venuto a stabilire questa sorta di unione tra Sé e l'umanità redenta, era giusto che iniziasse il Suo ministero pubblico assistendo a un matrimonio. Nessun concetto nuovo espresse dunque S. Paolo quando, tempo dopo, scrisse agli Efesini che l'unione tra l'uomo e la donna stava a simboleggiare l'unione di Cristo con la Sua Chiesa.  

«E voi, o mariti, amate le vostre mogli, così come Cristo amò la Chiesa e diè se stesso per lei» (Efesini 5: 25)  

Occasione di grande allegrezza è un banchetto nuziale, e come simbolo di tale allegrezza vi vien servito vino. Alle nozze di Cana, che ebbero appunto codesto valore simbolico, la Croce non proiettò la sua ombra sull'allegrezza: sebbene, prima venne l'allegrezza, e poi la Croce; sennonché, una volta terminata l'allegrezza, l'ombra della Croce si proiettò sul convito.  

Già nel Giordano Nostro Signore era stato chiamato l'Agnello di Dio, e di tra i seguaci di Giovanni il Battista aveva anche scelto cinque discepoli: Giovanni l'Evangelista, Andrea, Pietro, Filippo e Natanaele; e costoro condusse a quello sposalizio, ch’era già cominciato e che durò, complessivamente, parecchi giorni. Il padre della sposa, a quei tempi, aveva più oneri che non abbia oggi, perché i festeggiamenti, e le spese, potevano seguitare per otto giorni. Probabilmente, una delle ragioni per cui venne a mancare il vino fu che Nostro Signore si era tirato dietro tanti ospiti non invitati, ché, fin dal grande scalpore prodottosi sulle rive del Giordano allorché i cieli si erano aperti per confermare ch'Egli era il Figlio di Dio, la Sua presenza aveva, via via, attirato centinaia di vagabondi, venuti anch'essi al festino. A quelle nozze Egli non si recava come il falegname del villaggio, ma come il Cristo, o il Messia: prima che i festeggiamenti avessero fine, si sarebbe data infatti la rivelazione dell'appuntamento Suo con la Croce.  

Maria, la Madre Sua Benedetta, era presente al convito nuziale. È questa l'unica volta, nella vita di Nostro Signore, in cui Maria venga menzionata prima del Figlio. Sarebbe stata, Maria, lo strumento del primo miracolo di Lui, ovverossia del segna ch'Egli era davvero ciò che aveva asserito di essere: il Figlio di Dio. Già ella era stata lo strumento della santificazione di Giovanni il Battista ancora nel seno della madre; adesso, con la sua intercessione, fece echeggiare lo squillo annunziatone d'un lungo corteggio di miracoli, e così valida fu codesta intercessione da indurre, in ogni tempo, le anime a invocare il suo nome per il compimento di altri miracoli nell'ordine della natura e della grazia.  

Giovanni l'Evangelista, ch'era già stato scelto quale discepolo, partecipava al convito; e fu lui, appunto, uno dei testimoni oculari e auricolari insieme di ciò che Maria operò a Cana. Egli fu poi con lei anche ai piedi della Croce, e nel suo Vangelo consegnò fedelmente entrambi gli eventi. Nel tempio e nel Giordano, Nostro Signore aveva ricevuto la benedizione e il consenso del Padre a iniziare l'opera di Redenzione; a Cana, ricevé l'assenso della Sua genitrice umana. Più tardi, nel terribile isolamento del Calvario, si verificò un tenebroso momento quando il Padre parve ritrarsi da Lui, ond'Egli citò il salmo che così comincia:  

«Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» (Salmo 21: 2)  

E un altro tenebroso momento si verificò quando Egli parve ritrarsi dalla madre:  

«Donna, ecco tuo figlio» (Giov. 19: 26)  

Allorché a Cana venne a mancare il vino, giova osservare come Maria si desse pensiero degli ospiti più che non se ne desse il servo mescitore; perché fu lei, e non costui, ad accorgersi ch’essi mancavano di vino. Con spirito assoluto di preghiera Maria si rivolse al suo Divin Figliuolo e, interamente confidando in Lui, affatto certa della di Lui misericordia, disse:  

«Non hanno più vino» (Giov. 2: 3)  

La richiesta non era fatta a titolo personale: ella era già una mediatrice per tutti coloro che anelavano la pienezza della letizia. Non è mai stata, del resto, una mera spettatrice delle esigenze altrui, delle quali invece si è resa sempre totalmente e volontariamente partecipe. La madre usò quel particolare potere che appunto in quanto madre aveva sul Figlio, e che era generato dall'amore reciproco; ed Egli rispose con apparente esitazione:  

«Donna, che cosa è ciò per me e per te?» «L'ora mia non è ancor venuta» (Giov. 2: 4)  

Si considerino, anzitutto, le parole: «Che cosa è ciò per me e per te?» E una frase ebraica, difficilmente traducibile in inglese; S. Giovanni la rese affatto letteralmente in greco, e la Vulgata conservò codesto senso letterale in Quid mihi et tibi, che significa: «Che cosa a me e a te?»  

Il vocabolo «ciò» («that») non risulta nella frase originaria: è stato aggiunto nella versione inglese per rendere il concetto più intelligibile. Knox traduce liberamente: «Perché m'importuni con questo?» («Why dost thou trouble Me with that?»)  

Per meglio intendere quel ch’Egli voleva significare, si considerino le parole: «L'ora mia non è ancora venuta». L'«ora», è ovvio, si riferisce alla Sua Croce: la parola «Ora», ogni volta che viene impiegata nel Nuovo Testamento, viene impiegata in rapporto alla Sua Passione e Morte e Gloria. Sette volte il solo Giovanni allude a questa «Ora», e per esempio:  

«Perciò cercavano di prenderlo; ma nessuno gli mise le mani addosso, perché la sua ora non era ancora venuta» (Giov. 7: 30)  

«Queste parole disse Gesù nel gazofilacio, insegnando nel tempio; e nessuno lo prese perché non era ancora venuta l'ora sua» (Giov. 8: 20)  

Gesù rispose loro: 'È venuta l'ora nella quale il Figliuolo dell'Uomo sarà glorificato!» (Giov. 12: 23)  

«Ora la mia anima è turbata. E che dirò io? Padre, liberami da quest'ora. Ma io sono venuto appunto per quest'ora» (Giov. 12: 27)  

«Ecco, viene l'ora, anzi è già venuta, in cui voi sarete dispersi, ciascuno per conto suo, e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me» (Giov. 16: 32)  

«Così parlò Gesù. Poi, levati gli occhi al cielo, disse: 'Padre, l'ora è venuta: glorifica il tuo Figliuolo, affinché il tuo Figliuolo glorifichi te'.» (Giov. 17: 1)  

L'«Ora», quindi, si riferiva alla Sua glorificazione attraverso la Crocifissione e Risurrezione e Ascensione. A Cana, Nostro Signore si riferì al Calvario e disse che non era giunto ancora il momento prestabilito per l'inizio dell'opera di Redenzione. La madre Gli chiedeva un miracolo, ed Egli fece intendere che un miracolo rivelatore della Sua Divinità sarebbe stato il principio della Sua Morte. Quando agli uomini si fosse rivelato come il Figlio di Dio, se ne sarebbe attirato l'odio, perché il male può tollerare la mediocrità, ma non la suprema bontà. Il miracolo ch'ella chiedeva sarebbe stato inequivocabilmente legato alla Sua Redenzione.  

Due volte, nel corso della Sua vita, la Sua natura umana parve restia ad assumersi il fardello della sofferenza. Nell'Orto, Egli domandò al Padre se non fosse possibile rimuover da Lui quel calice di dolore; ma subìto dopo si sottomise al volere del Padre: «Non la mia volontà sia fatta, ma la tua». E la medesima apparente riluttanza manifestò dinanzi al desiderio della madre. Cana fu la prova generale del Golgota. Il problema ch'Egli si poneva non era se sapesse, o meno, in quel particolare momento, iniziare la Sua vita pubblica e andare a morte: tutto stava, bensì, nel sottomettere la Sua riluttante natura umana all'obbedienza alla Croce. Tra l'esortazione del Padre ad affrontare pubblicamente la morte e l'esortazione della madre a intraprendere la vita pubblica c'è una sorprendente similitudine. In entrambi i casi trionfò l'obbedienza: a Cana, l'acqua venne mutata in vino; sul Calvario, il vino si mutò in sangue.  

Alla madre, insomma, Egli disse ch'ella aveva virtualmente pronunziato la di Lui sentenza di morte. Poche sono le madri che mandano i figli a combattere; ma quella, adesso, sollecitava effettivamente l'ora del conflitto mortale del Figlio con le forze del male. Aderendo alla richiesta di lei, Egli avrebbe dato principio all'ora della Propria morte e glorificazione; cosicché sarebbe andato alla Croce investito d'un duplice mandato: l'uno del Padre Suo Celeste, l'altro della Sua madre terrena. Non appena ebbe acconsentito a iniziare la Propria «Ora», si affrettò a dirle che da quell'istante i suoi rapporti con Lui sarebbero mutati. Fino allora, fin quando cioè Egli aveva vissuto segretamente, ella era stata riconosciuta soltanto come la madre di Gesù; ma adesso ch'Egli era stato varato sull'onda dell'opera di Redenzione, ella non sarebbe stata più solamente la madre Sua, ma anche la madre di tutti gli umani fratelli ch'Egli avrebbe redenti. E per indicare questa nuova parentela, a lei si rivolse non già come «Madre», ma come «Madre Universale», cioè «Donna». Quale monito significarono codeste parole per quanti vivevano al lume dell'Antico Testamento! Alla caduta di Adamo, Iddio parlò a Satana, predicendogli che avrebbe messo inimicizia tra il di lui seme e «la Donna», perché il bene avrebbe avuto una progenie al pari del male. Il mondo non avrebbe avuto soltanto la Città dell'Uomo della quale Satana rivendicava il possesso, ma anche la Città di Dio. E «la Donna» ebbe un seme, ed era appunto il suo Seme quello che ora partecipava al convito nuziale: il Seme che sarebbe caduto nella terra e sarebbe morto e indi risorto a nuova vita.  

Nel momento in cui l’«Ora» cominciò, ella divenne «la Donna»: avrebbe cioè avuto altri figli, non secondo la carne, ma secondo lo spirito. Se Egli doveva essere il nuovo Adamo, il fondatore di una umanità redenta, ella doveva essere la nuova Eva, la madre di quella nuova umanità. In quanto che Nostro Signore era un uomo, ella era la madre Sua; e in quanto che Egli era un salvatore, ella era anche la madre di tutti quelli che Egli avrebbe salvati. Giovanni, ch'era presente a quello sposalizio, fu anche presente nel culmine dell'«Ora», sul Calvario, e udì Nostro Signore rivolgersi a lei dalla Croce chiamandola «Donna «e dicendole poi: «Ecco tuo figlio». E fu come se lui, Giovanni, fosse ora il simbolo della nuova famiglia di lei. Nostro Signore, dopo ch'ebbe risuscitato dai morti il figlio della vedova di Naim, disse: «Lo si renda a sua madre»; sulla Croce, consolò la madre Sua donandole un altro figlio, Giovanni, e con lui l'intera umanità redenta.  

E quando risorse, si rese a lei, per dimostrare che, mentre aveva acquistato altri figli, ella non aveva perduto Lui. A Cana, trovò conferma la profezia fatta da Simeone nel tempio: da quel momento, cioè, qualunque cosa avesse coinvolto il Figlio suo avrebbe coinvolto anche lei; qualunque cosa fosse accaduta a Lui sarebbe accaduta a lei. Se Egli era destinato alla Croce, anch'ella vi era destinata; e se adesso Egli era sul punto di cominciare la Sua vita pubblica, anch'ella era sul punto di cominciare una vita nuova, non più soltanto come la madre di Gesù ma come la madre di tutti coloro che Gesù, il Salvatore, avrebbe redenti. Egli dava a Se stesso il nome di «Figlio dell'Uomo», un titolo che abbracciava tutta l'umanità; d'ora innanzi, ella sarebbe stata la «Madre degli Uomini». Com'ella Gli stava accanto mentre Egli dava inizio alla Propria Ora, così Gli sarebbe stata accanto nel momento culminante del termine di essa. Quando, fanciullo dodicenne, Lo aveva portato via dal tempio, aveva agito in base alla convinzione che la Sua Ora non era ancora venuta; ed Egli, allora, le aveva obbedito ed era ritornato con lei a Nazaret. Adesso, Egli le aveva detto che la Sua Ora non era ancora giunta, ma ella Lo esortò a principiarla, ed Egli obbedì. A Cana, ella diè Lui, Salvatore, ai peccatori; sulla Croce, Egli diè lei, rifugio, ai peccatori.  

Quando Egli fece intendere che il Suo primo miracolo Lo avrebbe tratto alla Croce e alla morte, e che da quel momento ella sarebbe diventata una Madre Dolorosa, ella si rivolse subito ai servi mescitori, dicendo:  

«Fate tutto quello che vi dirà» (Giov. 2: 5)  

Che stupendo commiato! Mai più ella tornerà a parlare nella Scrittura. Sette volte, nelle Scritture, aveva parlato, ma adesso che Cristo si era rivelato, come il sole nel pieno fulgore della Sua Divinità, lei, la Madonna, si oscurò come la luna, quale ebbe a descriverla successivamente Giovanni.  

Le sei brocche vennero riempite di acqua, per una capacità complessiva di cinquecento litri circa, ed ecco, per adoperare la bella immagine di Richard Crashaw, «le acque inconsapevoli videro il loro Dio e si fecero rosse». Il primo miracolo somigliò in qual certo modo la creazione: si compi, cioè, in virtù del «Verbo». Così buono era il vino da Lui creato che lo sposo fu rimproverato dal capo del banchetto con le seguenti parole:  

«Tutti servono in principio il vino buono; poi, quando sono brilli, quello meno buono; tu invece hai riservato il buono fino a questo momento» (Giov. 2: 10)  

Invero il vino migliore era stato riservato. Fino a quando non si era data la rivelazione, il vino meno buono erano stati i profeti, i giudici e i re, Abramo, Isacco, Giacobbe, Mosè, Giosuè: tutti simili all'acqua che aspettava il miracolo dell'Atteso delle Nazioni. Di solito, i piaceri del mondo precedono la feccia e l'amaro; ma Cristo invertì l'ordine e ci diede il convito dopo il digiuno, la Risurrezione dopo la Crocifissione, la gioia della Pasqua dopo il dolore del Venerdì Santo.  

«Gesù in Cana di Galilea compi questo suo primo miracolo e manifestò la sua gloria, e i suoi discepoli credettero in lui» (Giov. 2: 11)  

La Croce è dappertutto. Un uomo che distenda le braccia in posizione di riposo compone inconsapevolmente l'immagine della ragione dell'avvento del Figlio dell'Uomo. Parimenti, a Cana l'ombra della Croce si proiettò attraverso una «Donna», e il primo rintocco dell'«Ora» risuonò come la campana annunziatrice d'una esecuzione capitale. In tutti gli altri episodi della Sua vita venne prima la Croce, poi la letizia; a Cana, invece, venne prima la letizia delle nozze - le nozze dello Sposo con la Sposa dell'umanità redenta - e solo in un secondo tempo ci sovviene che la Croce è la condizione di tale estasi.  

Cosicché, durante un convito nuziale Egli fece ciò che non aveva fatto nel deserto, operò sotto gli occhi degli uomini ciò che si era rifiutato di operare alla presenza di Satana. Satana Lo aveva esortato a mutar le pietre in pane così da poter divenire un Messia di natura economica; la madre Lo esortò a mutare l'acqua in vino così da poter divenire un Salvatore. Satana Lo aveva tentato dalla morte; Maria Lo «tentò» alla morte e alla Risurrezione. Satana aveva cercato di distoglierLo dalla Croce; Maria lo mandò verso di essa. Più tardi, Egli avrebbe preso il pane che Satana aveva detto mancare agli uomini, e il vino che la madre Sua aveva detto mancare ai convitati alle nozze, ed entrambi avrebbe mutato nella figurazione della Sua Passione e morte, invitando poi gli uomini a rinnovarla, codesta figurazione, «fino alla consumazione dei secoli». L'antifona della Sua vita continua a risuonare: Chiunque altro sia venuto al mondo è venuto per vivere; Egli è venuto per morire.  

Venerabile Mons. FULTON J. SHEEN


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