giovedì 31 ottobre 2019

Le spose di Gesù



Una vera sposa di Gesù

La beata Elisabetta della Trinità visse profondamente nel suo cuore il mistero della SS. Trinità e il suo rapporto  sponsale con Gesù. Entrambi gli aspetti sono intimamente uniti, poiché nella misura in cui sei pienamente sposa di Gesù, il Padre prende possesso della tua anima in unione con lo Spirito Santo.
La beata Elisabetta desiderava ardentemente arrivare ad essere vera sposa di Gesù. Vediamo cosa ci dice nei suoi scritti: «Il mio cuore è sempre con Lui. Ricorda giorno e notte colui che sarà il mio Sposo. Verso di Lui elevo il mio unico desiderio... Mi piace incontrarlo nella parte più profonda del mio essere, nel cielo della mia anima, perché Egli non si allontana mai da me. Dio in me ed io in Lui. Il mio cuore ormai non è libero: l’ho donato al Re dei Re. Ormai non posso disporne più. Sento la voce dell’amato, che dice in fondo al mio cuore: voglio il tuo  cuore. Ti amo. Ti ho scelta per me. Sto sospirando il giorno in cui sarai totalmente mia. Nel frattempo riservami il tuo cuore... Sì, Amore mio, mia Vita, Sposo adorato, sta tranquillo. Sono disposto a seguirti sul cammino della croce. Tutte le sofferenze le vivremo insieme ed io sarò coraggiosa seguendo i tuoi passi, camminando sempre in tua compagnia. Il mio cuore è staccato da tutte le cose... Ti dono il mio cuore che desidera consacrarsi unicamente a Te.
Non trovo parole per esprimere la mia felicità. Qui non c’è niente, nient’altro che Lui. Egli è tutto. Solo Egli basta e si vive unicamente per Lui. Lo si trova dappertutto, sia nel fare il bucato che durante la preghiera. Mi piacerebbe che mi vedeste in lavanderia con l’abito un po’ raccolto mentre traffico con l’acqua... Per Gesù devo essere disposta a tutto. Per Lui tutto mi sembra bello e niente mi risulta difficile né scomodo. Quando non ho lavoro da sbrigare, allora lavoro nella mia piccola cella. Lì trascorro ore felici, da sola con il mio sposo. Per me la cella è qualcosa di sacro. È un santuario intimo, destinato solo a Lui e alla sua piccola sposa. Entrambi ci stiamo così bene lì dentro e io lo ascolto. È così gradevole ascoltarlo! E lo amo mentre muovo l’ago e cucio questo caro abito che ho tanto desiderato di indossare. 
Sì, qui ho trovato Colui che amo e che ama la mia anima. L’unico necessario, che nessuno mi può togliere. Oh, quanto è buono e meraviglioso! Vorrei essere un’anima adorante e totalmente silenziosa e penetrare sempre più in Lui. Vorrei entrare nel calice del suo sangue. La mia anima rimanga totalmente bagnata dal sangue del mio Cristo, del quale sono assetata. Vorrei essere totalmente pura e trasparente perché la Santissima Trinità possa riflettersi in me come in un cristallo. A lei piace così tanto contemplare la bellezza di un’anima. Perché mi ha amato così tanto? Sono piccola e piena di miserie, però lo amo. È l’unica cosa che so fare. Lo amo col suo stesso amore... Lo amo tanto!.
Il giorno dell’Epifania mi renderà sua Regina e pronuncerò i voti, che mi uniranno a Lui per sempre. Voglio essere come egli vuole che io sia. Passare tutta la mia vita in silenzio, in adorazione ed intimità con lo Sposo... Dopo i miei voti quante cose sono passate ormai. La Chiesa mi ha detto: "Vieni sposa del Cristo" e mi ha consacrato totalmente al Signore. Ora, tutto è stato consumato, o meglio tutto inizia, perché la professione è soltanto l’aurora. Sono Sposa di Gesù e la mia vita di sposa mi sembra ogni giorno più bella, più luminosa, più immersa nella pace e nell’amore. L’unica mia ambizione è essere VITTIMA D’AMORE.
Che grande gioia sente la mia anima quando contempla il crocifisso che ho ricevuto il giorno della mia Professione! Gesù è totalmente mio e io sono totalmente sua. Egli è tutto per me. Ora mi rimane soltanto un desiderio da compiere: amarlo, amarlo sempre; vegliare per il suo onore come una vera sposa; essere la sua felicità, farlo felice, costruirgli una dimora ed un rifugio nel mio cuore dove egli possa dimenticare, per mezzo dell’amore, tutte le offese ricevute dai peccatori.
Non so se avrò la gioia di versare il mio sangue per amore del mio sposo. Però, se vivo pienamente la mia vita consacrata, avrò la consolazione di consumarmi per Lui solo, per Lui. Siccome egli è sempre con me, non devo mai interrompere la preghiera. Lo sento talmene presente nella mia anima che ho solo bisogno di raccogliermi per incontrarlo dentro di me. Questo mi rende felice. Ho trovato il mio cielo in terra, perché il cielo è Dio e Dio dimora e vive nella mia anima. Quando ho capito questo, tutto mi è stato più chiaro.
Oh mio Dio, Trinità che adoro... Rendete pace alla mia anima fate di lei il vostro cielo, la vostra dimora prediletta il luogo del vostro riposo. Che io non vi lasci mai da solo, ma che rimanga totalmente con Voi, vigilante nella mia fede in completa adorazione e donazione assoluta alla vostra azione creatrice... Oh mio TRE, mio Tutto, la mia Beatitudine, Solitudine infinita, immensità in cui mi perdo! Mi consegno a voi come mia prigioniera. Immergetemi in me perché io m’immerga in Voi, fino ad arrivare a contemplare la vostra luce, l’abisso delle vostre grandezze!...
Vorrei essere lode della sua gloria. Un’anima, lode della sua gloria ,dev’essere un’anima silenziosa che rimane come una lira sotto il tocco misterioso dello Spirito Santo, affinché questi produca armonie divine su di lei... Dopo Gesù Cristo, c’è certamente una creatura che fu anch’essa la grande lode di gloria della Santissima Trinità... È la Regina delle vergini, che è anche la regina dei martiri. Gesù sulla croce me l’ha data per Madre. Ed ora che Egli è tornato al Padre, mi ha messo al suo posto, sulla croce, perché io completi nella mia carne ciò che manca ai patimenti della sua Passione in favore del suo Corpo, che è la Chiesa. La Vergine rimane al mio fianco per insegnarmi a soffrire come Lui e, quando morirò, sarà Lei a introdurmi negli atri eterni...
Gesù ha effuso nel mio cuore una sete d’infinito e un desiderio così grande d’amore che solo egli lo può saziare. Alla luce dell’eterno, l’anima vede le cose nella loro verità. Tutto ciò che non è stato fatto per Dio e con Dio è vuoto. Solo l’amore rimane. La vita è una cosa seria.
Mi piace vivere col mio Amato in solitudine, sola con Lui... A volte il mio sposo si nasconde. Allora vivo la mia fede e mi rallegro di non godere della sua presenza perché Egli possa gioire del mio amore... Nella mia cella ho una croce di legno nero senza Cristo. È la mia croce dove devo immolarmi costantemente per somigliare al mio Sposo crocifisso. La Domenica delle Palme di notte ho avuto una crisi molto grave, ho creduto che finalmente era giunta la mia ora di andare verso le regioni infinite per contemplare senza veli quella Trinità che è stata la mia dimora in questo mondo. Nella quiete e nel silenzio di quella notte ho ricevuto l’unzione degli infermi e la visita del mio Sposo divino. Mi sembrava che egli aspettasse quel momento per rompere definitivamente i miei legami con questa terra. Avevo tanto desiderio di andarmene con Lui!

Oh puro e mite Agnello.
Tu che sei il mio unico Sposo,
sai che la tua sposa
continua ad avere fame di te. 

Sei sposa di Cristo! Sposa, con tutto ciò che questo nome comporta: intimità, fedeltà, abnegazione assoluta... Essere sposa significa consegnarsi come Lui si è consegnato, essere immolata come Lui, per Lui e attraverso di Lui... Essere sposa è avere pieni diritti sul suo cuore... È un incontro di cuori aperti per tutta la vita. È vivere con Lui, sempre con Lui... È affidare ogni cosa a Lui e permettere a Lui di confidare tutto alla nostra anima... e non saper altro che amare: amare adorando; amare riparando; amare pregando, supplicando, dimenticando, amare sempre e in tutti i modi.
Essere sposa è avere gli occhi nei suoi occhi... Sentirsi totalmente invasa da Lui; l’anima piena della sua anima... È stare a guardarlo di battito in battito e captare ogni suo più piccolo segnale, perfino il suo minor desiderio. È entrare in tutte le sue gioie e condividere tutte le sue tristezze. È essere feconda, corredentrice,  generare anime per Dio... Essere stata presa in sposa è aver affascinato il suo cuore a tal punto che, dimenticando ogni distanza, egli ha versato se stesso nella mia anima in un’estasi di amore infinito. E così i TRE invadono la mia anima, la rendono divina ed Una con loro attraverso l’Amore.
Oh Amore, Amore! Tu sai quanto ti amo, quanto desidero contemplarti. Tu sai anche quanto soffro... Consuma tutta la mia sostanza per la gloria, che essa venga distillata goccia a goccia per il bene della tua Chiesa. 
Oh mio Cristo amato, crocifisso per il mio amore! Vorrei essere una sposa degna del tuo Cuore. Vorrei coprirti di gloria, vorrei amarti fino a morire d’amore. 

Padre Angel Peña

I SEGNI DI DIO



"Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non rechera' loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno"...Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l'accompagnavano". (Marco16,15 seg.) 

[1]Chiamati a sé i dodici discepoli, diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e d'infermità. (Matteo 10,1) 

[17]I settantadue tornarono pieni di gioia dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome».  
[18]Egli disse: «Io vedevo satana cadere dal cielo come la folgore.  
[19]Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra i serpenti e gli scorpioni e sopra ogni potenza del nemico; nulla vi potrà danneggiare.  
[20]Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto che i vostri nomi sono scritti nei cieli». (Luca 10,17 seg.) 

[3]Mentre Paolo raccoglieva un fascio di sarmenti e lo gettava sul fuoco, una vipera, risvegliata dal calore, lo morse a una mano.  
[4]Al vedere la serpe pendergli dalla mano, gli indigeni dicevano tra loro: «Certamente costui è un assassino, se, anche scampato dal mare, la Giustizia non lo lascia vivere».  
[5]Ma egli scosse la serpe nel fuoco e non ne patì alcun male.  
[6]Quella gente si aspettava di vederlo gonfiare e cadere morto sul colpo, ma, dopo avere molto atteso senza vedere succedergli nulla di straordinario, cambiò parere e diceva che era un dio. 
[7]Nelle vicinanze di quel luogo c'era un terreno appartenente al "primo" dell'isola, chiamato Publio; questi ci accolse e ci ospitò con benevolenza per tre giorni.  
[8]Avvenne che il padre di Publio dovette mettersi a letto colpito da febbri e da dissenteria; Paolo l'andò a visitare e dopo aver pregato gli impose le mani e lo guarì.  
[9]Dopo questo fatto, anche gli altri isolani che avevano malattie accorrevano e venivano sanati.  (Atti 28,3 seg.) 

[12]In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre.  
[13]Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. (Giovanni 14,12-13) 

[21]Rispose Gesù: «In verità vi dico: Se avrete fede e non dubiterete, non solo potrete fare ciò che è accaduto a questo fico, ma anche se direte a questo monte: Levati di lì e gettati nel mare, ciò avverrà.  
[22]E tutto quello che chiederete con fede nella preghiera, lo otterrete». (Matteo 21,21) 
[35]Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. (Matteo 24,35) 

di Arrigo Muscio

Preghiera per Tutti i sofferenti



Eterno Padre
concedi mediante le Sante piaghe inflitte
al nostro Signore Gesù Cristo

LA REMISSIONE DI TUTTE LE COLPE E PENE
E LA VITA ETERNA

a tutte le tue creature sofferenti
nel corpo e/o nello spirito,
nelle 24 ore di questo giorno
,
abbi misericordia infinita di tutte le loro anime,
Ti offriamo tutte le loro afflizioni,
tribolazioni e mortificazioni,
che siano tutte in espiazione dei loro ed altrui peccati
e mediante il
 prezioso sangue versato
dal Cuore Divino di Gesù,

contenente la VITA ETERNA,
RISANA, RINNOVA, PURIFICA e SANTIFICA
tutte tutte tutte tutte tutte tutte tutte le loro anime
e quando sarà l'ora, 
giustificale ed accoglile tutte
nel Tuo Regno Eterno di Amore,
di Felicità e di Gioia senza fine
,
TU che fai nuove Tutte le cose.



mercoledì 30 ottobre 2019

FATECI USCIRE DA QUI



Maria Simma risponde a questa chiamata delle anime del Purgatorio


LA PREGHIERA ED IL DIGIUNO

Lei parla così spesso della preghiera che mi piacerebbe farle delle domande. Perché le dà tanta importanza?
La preghiera è ciò che ci porta più vicino a Dio. Provi a considerarla da questo punto di vista: quando abbiamo un amico, la prima cosa che facciamo è dedicargli del tempo e anche lui ci dedica il suo. Sappiamo che, se trascuriamo di passare del tempo con gli amici, finiamo con il ritrovarci completamente soli e, per alcuni versi, sperduti e al buio. Bene, abbiamo scelto di dargli il nostro tempo e così facendo, compiamo due gesti, quello di parlare e quello di ascoltare. Se poi desideriamo veramente restare amici, scopriamo che l'ascoltare è molto più importante che il parlare. I veri amici, come sa, possono fortificarsi e sostenersi a vicenda anche solo stando vicini in silenzio. La preghiera è spesso semplicemente stare in silenzio con Dio, ascoltandolo, osservandoLo ed assorbendo la Sua presenza. Nessuno è da Lui ignorato. Attraverso la preghiera, dedichiamo tempo al nostro migliore amico, l'Amico che ci donò la vita. Non sarebbe dunque giusto restituirGli appena un po' del tempo che Lui stesso creò e che ci ha donato? Mi pare che fosse S. Agostino a dire che la preghiera è la più grande conquista dell'uomo ed il più grande dono che Dio ha fatto all'uomo.

LA SANTISSIMA EUCARESTIA



L'ECCESSO DI AMORE

Noi predichiamo Gesù Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei e follia per i gentili. I, Corinti, I, 23.

Che cosa diremo degli abbassamenti di Nostro Signore Gesù Cristo nell'Eucaristia? Al fine di abitare con noi Gesù si espone all'ingratitudine e all'oltraggio. Nulla lo scoraggia.
Contempliamo l'amabilissimo Salvatore trattato come non si farebbe con nessun altro, e che tuttavia continua a rimanere con noi.

I. - Nostro Signore che viene a noi e ci apporta tesori infiniti di grazie, merita tutta la nostra riconoscenza, si può dubitarne?
Egli è Re, egli è Dio! Ora se un potente della terra, se un sovrano visita un povero, un ammalato, chi non è tocco di gratitudine per tale degnazione? L'invidia, l'odio stesso si danno per vinti al cospetto della grandezza che si abbassa.

Non merita Nostro Signore di essere ringraziato, di essere amato? Egli non ci visita di sfuggita, ma resta in mezzo a noi. Lo si domandi o no, anche senza che lo si desideri, egli si tiene là per farci del bene. Ma a Lui solo non si rendono grazie del bene che fa. Con la sua presenza nel Santissimo Sacramento opera meraviglie di carità, ma queste non sono apprezzate, neppure osservate.

Nelle relazioni tra gli uomini l'ingratitudine è un'onta gravissima: riguardo a Nostro Signore pare sia invece cosa comandata.
Ma Gesù tutto sapeva quando istituì l'Eucaristia e non ha mutato le sue disposizioni, per cui trova le sue delizie nel dimorare con gli uomini così miserabili. L'amore a un certo grado è così forte che vuol stare con le persone amate ancorché non né riceva ricambio.
Una buona madre può forse abbandonare, cessare di amare il figlio perché imbecille? una sposa fedele separarsi dal suo sposo frenetico?

II. - Pare che Nostro Signore vada incontro agli oltraggi e non guardi al suo onore: che pensiero terribile! Ah! nel giorno del giudizio quanto si tremerà al pensiero di esser vissuti vicino a tanto amore, senza averci badato!
Nostro Signore viene difatti, senza apparato di maestà: sull'altare, sotto i veli eucaristici, Nostro Signore sembra un qualche cosa non avente più essere.
Può darsi maggiore abbassamento?

E per umiliarsi così Nostro Signore spiega la sua onnipotenza. Sostiene con un prodigio gli accidenti eucaristici: va contro tutte le leggi della natura per abbassarsi, per umiliarsi. Sarebbe un gran miracolo avvolgere il sole in una nube così densa da intercettarne la luce e il calore: orbene somigliante meraviglia Gesù opera circa la sua persona: sotto le specie sacramentali che sono così deboli, così comuni per se stesse, Egli è glorioso, risplendente, è Dio.

Oh, non volgiamo ad onta per Nostro Signore l'essersi cosi impiccolito e umiliato!
Tanto ha voluto il suo amore. Un re che non discende, per dir così, dal suo trono, può onorare il suddito, ma non lo ama: Nostro Signore discende, dunque ci ama.

III. - Gesù potrebbe avere un corteggio di Angeli, visibili e armati per sua guardia. Non lo vuole, perché una schiera di angeli ci atterrirebbe, ovvero ci umilierebbe con lo spettacolo della loro fede, del loro profondissimo rispetto. Egli viene solo, tutto dimesso, per meglio abbassarsi. Oh, l'amore discende, discende sempre!

IV. - Un re che si vestisse di abiti poveri per visitare un suddito e consolarlo, darebbe prova di amore. E tuttavia la sua parola ancora, le sue nobili maniere lo farebbero riconoscere. Ma Nostro Signore nel Santissimo Sacramento si priva anche di questa gloria personale: vela il suo bel volto, fa tacere la sua bocca, che è la bocca del Verbo, perché l'aspetto e la parola lo farebbero onorare, lo metterebbero troppo sopra di noi, mentre Egli vuole discendere fino a noi. Oh! rispettiamo dunque gli abbassamenti di Gesù Cristo nell'Eucaristia!

V. - Un re che si sia per amore abbassato verso un suddito conserva sempre la sua libertà d'uomo, la sua azione personale; assalito, può difendersi, fuggire, domandare soccorso. Ma Nostro Signore si abbandona senza difesa, si priva di azione propria. Non può più né lamentarsi, né fuggire, né domandare aiuto. Ha proibito ai suoi Angeli di venirgli in soccorso e di punire i suoi insultatori. E' cosa istintiva il soccorrere chi è assalito od in pericolo, ma per Gesù non vi sarà alcuno che lo faccia. E' uomo, è Dio, ma conserva la potenza soltanto per amare e abbassarsi.

VI. - Ma, Signore, perché ciò? perché tale eccesso? “La mia delizia è trovarmi coi miserabili. Io li amo, li attendo, anzi vado loro incontro”. E cionondimeno gli uomini corrono ai piaceri, agli onori, agli amici, agli affari; tutto passa innanzi a Nostro Signore.
Gesù, l'ultimo, come viatico, se vi sarà tempo: non basta? O Signore, perché dunque venite verso coloro che non vi vogliono, e vi ostinate a restare con quelli che vi respingono?

VII. - Chi mai consentirebbe a fare quello che fa Nostro Signore?
Istituisce il suo Sacramento per esservi onorato, e vi riceve più ingiurie che onori; il numero dei cattivi cristiani è più grande di quello dei buoni. Nostro Signore va perdendo. Perché continuare così? chi vorrebbe perdere sempre?
Ah! i Santi, che vedono e comprendono tanto amore e tanto abbassamento debbono fremere di una santa collera nel vederci tanto sconoscenti.
E il divin Padre dice al Figlio: Ora basta; vedi che non né ricavi nulla: il tuo amore è disprezzato, i tuoi abbassamenti sono inutili; vedi che perdi, finiamola!

Ma Gesù non vuole: resta, spera, pago dell'amore e dell'adorazione di alcune anime buone. Oh, siamogli fedeli, noi, almeno! Non merita per i suoi abbassamenti che noi l'onoriamo e l'amiamo? 

di San Pietro Giuliano Eymard


martedì 29 ottobre 2019

INTERVISTE COL MALIGNO



PRIMO INCONTRO: UNA VISITA INASPETTATA 

Quella sera stessa, dopo una cena piuttosto frettolosa e svogliata, mi ritirai in camera a sbrigare un po' di corrispondenza.
Di lì a una mezz'ora presi a recitare l'ultima parte della “Liturgia delle Ore”. Mi segnai devotamente e cominciai: “Gesù, luce da luce, - sole senza tramonto, - tu rischiari le tenebre - nella notte del mondo. - In te, santo Signore - noi cerchiamo riposo - dall'umana fatica, - al termine del giorno...”
Notai, questa volta, che più andavo avanti, più cresceva in me il desiderio di indugiare in quella preghiera abituale. Sensi e gusti nuovi affioravano da quelle parole antiche e semplici.
Alla fine, baciai il breviario e lo misi da parte. E adesso che cosa faccio? Qualche volta appuntavo delle note rapidissime sul diario; tentai di farlo, ma presto me ne passò la voglia.
Voltandomi, lo sguardo si incontrò con una immagine della Madonna dinanzi alla quale quella sera ero andato a pregare. Ebbi voglia di trattenermi con Lei e preso di tasca il rosario mi segnai. Le "Ave Maria" mi venivano su dolcissime, come una più intima presa di contatto con Lei. Non era terminata una decina che mi trovai seduto e con la penna in mano.
Cosa strana! Per fare che? Un blocco di carta era lì sul tavolo. Cominciare a scrivere qualcosa di quella diavoleria? Non ci pensavo affatto. Non avevo nulla di preparato per la testa e la fantasia non pareva favorirmi.
Accostato, così, per fare qualcosa, il blocco di carta, scrissi in alto: "Intervista con Satana". No! Corressi. Meglio dire "col Maligno". Questo secondo appellativo è meno logoro. E restai con la penna in aria.
In quello stesso istante avvertii lungo la schiena un improvviso brivido di freddo, che subito mi avvolse tutta la persona.
A fianco della scrivania, a sinistra, la finestra era completamente aperta. Quando istintivamente mi alzai per chiuderla, avvertii che da fuori veniva invece un'aria calda; era infatti una sera di settembre.
Mentre mi toccavo le guance e la fronte, chiedendomi se non fosse per caso un sintomo di febbre, una lama addirittura gelida mi attraversò la persona e ne ebbi uno strano scossone di paura. Mi sedetti, rimasi immobile per un pò, poi tentai di buttarmi sul letto, così come stavo. Non riuscii a muovermi. Mi sentivo inchiodato alla scrivania, non per una forza che mi facesse violenza dal di fuori, ma da un senso di inerzia totale: una specie di legamento che veniva dal di dentro.
Invocai mentalmente la Vergine che mi guardava dalla parete a qualche metro di distanza e ne ebbi un'improvvisa carezza di pace. Mentre ringraziavo la Madre celeste... la sedia, la scrivania, quasi tutta la camera ebbero un sussulto misterioso.
- "Hai chiesto d'intervistarmi, eccomi!"
Era una voce cupa, aspra, metallica; una voce che non seppi precisare da quale punto venisse, ma che mi scatenò addosso un lungo brivido di paura. Restai per un pò senza fiato, poi presi coraggio.
- "Ma tu chi sei?"
- "Non fare lo stupido; sono io!"
Non avevo mai pensato di dover passare con la mia intervista dal piano della fantasia a quello di un... a tu per tu col Maligno.
Su un angolo della scrivania c'era il rosario; istintivamente lo afferrai come arma di difesa.
- "Butta via quella robaccia, se vuoi parlare con me!" 
- "Robaccia?..."
- "Escrementi di capra legati insieme!"
- "Se per te è robaccia io la bacio e a tuo dispetto me l'avvolgo qui attorno al polso, per sicurezza. Vedo che deve farti paura, vigliacco!" 
- "Quella per me è una ghigliottina!..."
- "Tanto meglio e grazie di avermelo detto!"
Cercavo di spiegarmi come percepissi quella voce così vicina che non proveniva da un punto preciso della camera, né mi saliva dal di dentro. L'avvertivo, però, in modo chiaro, sempre in tono minaccioso e sprezzante e carico di una rabbia belluina.
- "Intanto, come sei venuto? Chi ti manda?" 
- "Sono stato costretto!"
- "Costretto da chi?". Seguì un silenzio agghiacciante. 
- "Su, costretto da chi?"
- "Da quella là!". Urlò questa risposta con un disprezzo e un odio indescrivibili.
- "Chi è quella là?", gli chiesi pur avendo capito. 
-"Non farò mai quel nome!"
- "Ti scotta tanto?"
- "La odio infinitamente!"
- “Perché è la creatura più alta e più santa...”
Masticando le parole con rabbia rispose: "Lui l'ha voluta così a mio dispetto, perché fosse la mia più schiacciante umiliazione!" Restai sbalordito. "Come mai? Sei il padre della menzogna e dici una verità così grande? Non ti accorgi che questa è una lode immensa?..." La mia domanda restò senza rispota. Per quella volta fu tutto. 


P. Domenico Mondrone S. J.

Salva i miei fratelli e sorelle





Oh mio caro Salvatore Gesù Cristo,
accetta il mio dono della preghiera e del sacrificio 
per contribuire a salvare i miei fratelli e sorelle 
dalla prigione delle tenebre in cui si trovano.
Permettimi di aiutare a salvare le loro anime.
Ti prego di perdonare i loro peccati 
e Ti chiedo di inondare le loro anime con lo Spirito Santo,
in modo che corrano  tra le tue braccia, quale rifugio di cui hanno bisogno
prima che siano perduti per sempre.
Ti offro il mio dono dell’abbandono per tali anime 
in umile servitù e ringraziamento.
Amen

L'ARALDO DEL DIVINO AMORE



Il IV libro ci rivela ch'ella fu assente dal coro per un intero anno: però ci fa anche sapere che Nostro Signore ripagava la sua diletta Sposa di queste privazioni, dandole preziose lezioni su feste successive, lezioni di cui il pio lettore può approfittare, anche al giorno d'oggi, meditando l'opera di S. Geltrude.
Benchè la sua esistenza trascorresse abitualmente nella pace, Geltrude non potè sfuggire alla contraddizione la comunità di Helfta era santa ed esemplare, ma, come del resto capita ovunque, vi s'incontrava l'umana fragilità. Vi furono perfino monache che osarono lamentarsi con Nostro Signore d'alcuni difetti di Geltrude. Le si rimproverava d'impetuosità nel carattere, l'impazienza dello zelo e persino le astrazione volontarie, a cui era soggetta per i continui favori soprannaturali, astrazioni che talora le impedivano di essere esatta è cerimonie del coro. Spesso Nostro Signore prende le della Santa e la difende con dolcezza, anche quando è realmente in difetto: Geltrude poi s'umilia profondamente per quelle colpe, di cui si accusa con maggiore convinzione de' suoi stessi accusatori; prega Nostro Signore di supplire alle sue deficienze e di non permettere che abbia a scandalizzare il prossimo: giunge fino al punto di supplicarlo di impedire ogni favore durante l'Ufficio, piuttosto che permettere la minima trascuratezza nelle cerimonie della salmodia.
Nel 1291 Geltrude e la Comunità furono provate dal più grande dolore che possa colpire un Monastero fervente: la morte di una santa Abbadessa.
Geltrude di Hackeborn, che aveva governato Helfta per ben quarant'anni, fu colpita da un attacco che, a quei tempi, si chiamava piccola apoplessia. La malattia durò cinque mesi e la nostra Santa era sempre al suo capezzale, curandola con filiale tenerezza.
La santa Abbadessa, che ben conosceva le grazie di cui Geltrude era l'oggetto, assai spesso aveva fatto a lei ricorso, sia per comunicare con Nostro Signore, sia per ottenere qualche risposta. Fu Geltrude che, all'ultima momento, mentre la Madre spirava, intonò il responsorio « Surge virgo », invece di S. Matilde, la quale essendo malata, non poté assistere la diletta sorella.
RIVELAZIONI DI S. GELTRUDE

Ogni giorno la provvidenza di Dio sorge prima del Sole.



La vita della beata Anna Caterina Emmerick (1774-1824) è un miracolo continuo della provvidenza di Dio, che la faceva vivere in ogni momento secondo la sua volontà. Aveva le stimmate della Passione di Cristo e soffrì come anima vittima per la salvezza del mondo. Gesù faceva miracoli tramite lei. Come ci racconta nelle sue Visioni e rivelazioni, spesso il suo angelo custode la portava, in bilocazione, in luoghi lontani per il mondo ad aiutare persone che erano in pericolo di morte o in gravi necessità.
I suoi racconti sulla vita di Gesù e sulla sua Passione e morte, continuano a fare del bene e a trasformare la vita di migliaia di persone. Si preoccupava molto dei poveri e, pur essendo inferma, cercava, quando poteva, di fare dei lavori di tessitura per dare il ricavato ai poveri. Racconta: “Una volta il visconte di Galen mi obbligò a ricevere due monete d’oro, che avrei dovuto dividere tra i poveri a suo nome. Le cambiai in piccole monete e con il ricavato feci fare abiti e scarpe che poi diedi ai poveri. Ebbi una meravigliosa benedizione di Dio su queste monete, poiché tutte le volte che le cambiavo in spiccioli, ritrovavo le due monete d’oro nel mio borsellino e così le facevo cambiare di nuovo. Questo durò più di un anno e con questo denaro ho potuto soccorrere molti poveri”(33).

"Signore, insegnaci a pregare!"



Raccolta di preghiere della Serva di Dio
LUISA  PICCARRETA


A che serve pregare “immedesimandoci” con Gesù

Mentre pregavo stavo unendo la mia mente a quella di Gesù, gli occhi miei a quelli di Gesù, e così tutto il resto, intendendo fare ciò che faceva Gesù con la sua mente, coi suoi occhi, con la sua bocca, col suo Cuore, e così di tutto. E siccome pareva che la mente di Gesù, gli occhi, ecc. si diffondevano a bene di tutti, così pareva che anch’io mi diffondevo a bene di tutti, unendomi e immedesimandomi con Gesù.  
Ora,  pensavo tra me: 
“Che meditazione è questa?  Che preghiera?  Ah, non sono più buona a nulla!  Non so pure riflettere nulla!”.
Ma mentre ciò pensavo, il mio sempre amabile Gesù mi ha detto: “Figlia mia, come, ti affliggi di questo? Invece di affliggerti dovresti rallegrarti, perché quando tu altre volte meditavi e tante belle riflessioni sorgevano nella tua mente, tu non facevi altro che prendere parte di Me, delle mie qualità e delle mie virtù. Ora, essendoti rimasto solo di poterti unire ed immedesimarti (con) Me, mi prendi tutto e, non essendo (tu) da sola buona a nulla, con Me sei buona a tutto, perché il desiderare, il volere il bene, produce nell’anima una fortezza che la fa crescere e la stabilisce nella Vita Divina. Poi, con l’unirsi con Me ed immedesimarsi con Me, si unisce con la mia mente (e) così tante vite di pensieri santi produce nelle menti delle creature; come si unisce coi miei occhi, così produce nelle creature tante vite di sguardi santi; così, se si unisce con la mia bocca, darà vita alle parole; se si unisce al mio Cuore, ai miei desideri, alle mie mani, ai (miei) passi, cosi ad ogni palpito darà una vita, vita ai desideri, alle azioni, ai passi... Ma vite sante, perché contenendo in Me la Potenza Creatrice, insieme con Me l’anima crea e fa ciò che faccio Io.
Ora, questa unione con Me, parte per parte, mente (con) mente, cuore (con) cuore, ecc. produce in te, in grado più alto, la Vita della mia Volontà e del mio Amore. Ed in questa Volontà viene formato il Padre, nell’Amore lo Spirito Santo, e dall'operato, dalle parole, dalle opere, dai pensieri e da tutto il resto che può uscire da questa Volontà e da questo Amore viene formato il Figlio, ed ecco la Trinità nelle anime... Sicché, se dobbiamo operare, è indifferente operare nella Trinità in Cielo o nella Trinità delle anime in terra.
Ecco perché vado togliendoti tutto il resto, sebbene siano cose buone, sante, per poterti dare il più buono e il più santo, quale sono Io stesso, e poter fare di te un altro Me stesso, (per) quanto a creatura è possibile. Credo che non ti lamenterai più, non è vero?”  (Vol. 11°, 12.06.1913).


a cura di D. Pablo Martín

lunedì 28 ottobre 2019

EUCARISTIA E SANTISSIMA TRINITA



Fermati dinanzi al mio Tabernacolo 

Ma la vostra natura è piena di tante miserie, di tante distrazioni, e voi non riuscite a raccogliervi in me.... Dovete perdere la speranza? No! Dovete invece confidare in me, e quanto più miserabili vi vedete, tanto più dovete venire a me, perché io non sono solo la 'vita', ma sono ancora la ‘via’.
Se un'anima rimane davanti a me, ancorché sia sterile, distratta, povera di vita..., se vi rimane riconoscendo almeno il suo stato, il suo nulla, rivolgendosi a me, non dico con la preghiera, ma con lo sguardo, vi dico che io la vivifico e la conduco ai miei pascoli poco per volta. Io sono la via per quest'anima, sono il pastore pietoso che l'accoglie sulle spalle e la porta.
O pecorella mia, sei distratta da tanti pensieri estranei a me, ti viene la noia, ti pare di stare sulle spine innanzi a me? non sai pregare, manchi di unzione interna? Oh, non ti sfiduciare! Rimani innanzi a me in questo squallore, ed ogni giorno fa' la tua cura spirituale in un atto di presenza.
Rimani, riposati, guardami almeno. Questo lo puoi fare sicuramente, non costa fatica. Stabilisci un tempo determinato per rimanere davanti a me, e non te ne andare se non finisce quel tempo. Io sono contento anche di questo, e poco per volta ti conduco al pascolo del mio amore.
Che se vuoi abbreviare la tua via, prega vocalmente, leggi un libro buono che parli di me, non fa niente che non sia proprio un libro di preghiere; e, leggendo, fermati ogni tanto a guardami soltanto. Io ti assicuro che, poco per volta, il tuo cuore si disgelerà e tu comincerai a sentire un benessere nuovo in te. Unisciti poi alle preghiere degli altri, e, se puoi, va dove altri pregano, dove si canta a me, dove si parla di me. Unisci il tuo cuore alle preghiere altrui, e al più presto ti sentirai vivificata!
Quando ti ritiri a casa tua, sentirai una certa attrazione per il posticino che hai lasciato in chiesa,... vi ritornerai umiliata, rifarai tante volte il tuo pellegrinaggio fino a che potrai pascolarti di me!
O figlie mie, il mondo è infermo, è distratto, è materializzato. Esso non mi conoscerà facilmente come sua vita senza questo esercizio che gli ridona il movimento verso di me.
Cominciate da voi, perché anche voi siete così povere di amore, e persuadetevi che ci vuole un esercizio lungo e costante per ritornare a me completamente e per pascolarvi del mio amore!
Venite a me, non vi stancate sforzandovi soverchiamente; raccoglietevi nel mio Cuore, dite il vostro Rosario, pensate alla mia Passione, riposatevi con una lettura spirituale, guardatemi, confidate, io vi riempio di amore in questa maniera, e diverrete anime eucaristiche! Non guardate chi entra e chi esce dalla chiesa, non vi distraete materialmente, state al vostro posticino come in un piccolo romitaggio, non vi impazientite con voi stesse; aspettatemi con calma: io verrò a voi dal mio trono di amore!
Il pascolo del mio amore non è lo stesso per tutte le anime; io ho tanti segreti nel mio Cuore che voi non li supponete neppure, perché avete l'abitudine di fermarvi nelle vie del mio amore, quando vi sentite appagate voi. Appena sentite un poco di contento, voi credete di aver raggiunto la meta, credete di avermi esplorato. Eppure io ho tante ricchezze da darvi ancora, tante dolcezze da effondervi nell'anima.
Quando cominciate a sentire familiarità con me, non vi concentrate nel vostro egoismo, datevi a me, cedetemi la vostra libertà, la vostra volontà, il vostro cuore. Più mi date e più io vi do, poiché io non posso sforzarvi e voglio che il nostro amore sia reciproco.

del P. Dolindo Ruotolo

Maria Corredentrice negli scritti di Luisa Piccarreta



Gesù e Maria, abbracciando tutte le pene per redimerci, mai furono privi della massima felicità: “Figlia mia, c’è differenza grandissima tra chi deve formare un bene, un regno, e chi deve riceverlo per goderlo. Io venni sulla terra per espiare, per redimere, per salvare l’uomo. Per fare ciò, mi toccava prendere le pene delle creature su di Me, come se fossero mie. La mia Mamma Divina, che doveva essere Corredentrice, non doveva essere dissimile da Me; anzi, le cinque gocce di sangue che mi diede dal suo Cuore purissimo per formare la mia piccola Umanità, uscirono dal suo Cuore crocifisso. Per Noi le pene erano uffici che venimmo a compiere: perciò tutte erano pene volontarie, non imposizioni della fragile natura.  
Ma tu devi sapere che, ad onta di tante nostre pene che avevamo per disimpegnare il nostro ufficio, da Me e dalla mia Madre Regina erano inseparabili somma felicità, gioie che mai finivano e sempre nuove, Paradiso continuato. A Noi era più facile separarci dalle pene, perché non erano roba nostra intrinseca, roba di natura, ma roba di ufficio, che separarci dal pelago delle immense gioie e felicità che produceva in Noi, come roba nostra intrinseca, la natura della nostra Volontà Divina che possedevamo. Come la natura del sole è dare luce, quella dell’acqua dissetare o quella del fuoco riscaldare e convertire tutto in fuoco –e se ciò non facessero perderebbero la loro natura–, così è natura della mia Volontà che dove essa regna fa sorgere la felicità, la gioia, il Paradiso. Volontà di Dio ed infelicità non esiste né può esistere, oppure non esiste tutta la sua pienezza e perciò i rivoli della volontà umana formano le amarezze alle povere creature. Per Noi, in cui la volontà umana non aveva nessuna entrata, la felicità era sempre al suo colmo, i mari delle gioie erano inseparabili da Noi. Fin sulla croce e stando la mia Mamma crocifissa ai miei piedi divini, la perfetta felicità mai si scompagnò da Noi; e se ciò avesse potuto succedere, avrei dovuto uscire dalla Volontà Divina e scompagnarmi dalla Natura Divina e agire solo con la volontà e natura umana. Perciò le nostre pene furono tutte volontarie, elette da Noi stessi per l’ufficio che venimmo a compiere, non frutto di natura umana, di fragilità o d’imposizione di natura degradata”. (Vol. 20°,  30-1-1927) 

Pablo  Martín  Sanguiao


Due parole dello Spirito Santo



PRIMA PAROLA: Desolatione desolata est omnis terra, quia nullus est qui recogitet corde (Ier. 12, 11). La terra è immersa nella desolazione perchè non v'è più chi mediti nel suo cuore. I mali che inondano la terra sono dunque attribuiti dallo Spirito Santo a difetto di meditazione, avendo l'uomo abbandonato quel pio studio della verità, quel savio e divoto riflettere che tanto concorre ad allontanarlo dalle vie dell'iniquità e a tenerlo sulle vie della rettitudine e della virtù.
E se il non meditare è cagione di tanti mali al mondo in generale, quanto non sarà nocivo anche al piccolo mondo dell'anima tua, o Cristiano?... o Cristiano nato di Dio! rinato nel Sangue del Salvatore, e dal Salvatore stesso chiamato a rinascere nello Spirito Santo, e che però non hai da vivere se non nella verità e nella santità? Rientra ora in te, rifletti sullo stato dell'anima tua, e dovrai confessare che i più santi giorni della trascorsa tua vita, quelli più fecondi di atti virtuosi e di opere lodevoli e abbelliti di dolce pace, furono quelli stessi nei quali il cuor tuo si tenne raccolto in divota meditazione. Ma or come va che anche conoscendo quanto il meditare t'è utile, tu abbi poi trascurato sì santo esercizio? – Se dunque rientrando in te vi trovi la desolazione della tiepidezza, la desolazone del dissipamento, la desolazione delle passioni indomate, di' pure: La terra del cuor mio è così desolata perchè non ho fatto bene la meditazione.

SECONDA PAROLA - Connedite bonum et delectabitur in crassitudine anima vostra (Is. 55, 2). Questa misteriosa parola dello Spirito Santo, oh, quanto dice a chi ha da Lui tanto lume da intenderla! - Proviamoci a spiegarla. - Quel Divino Spirito che è Fonte d'ogni bene e che ha invitato tutti i sitibondi alle sue acque, ha poi soggiunto la suddetta parola, cioè: Mangiate il bene, e l'anima vostra esulterà nell'abbondanza. Oh, quanto sta a cuore al nostro Dio il nutrire le anime da Lui create! - Ma qual sarà quel santo cibo ch'Ei ci porge, e che chiama il bene? Quel cibo, se noi lo consideriamo come pascolo dell'intelletto è la verità; se lo consideriamo come pascolo del cuore è l'amor divino; se lo consideriamo come nutrimento e sostegno dell'anima è la grazia unitamente alla pace e consolazione celeste. - Verità, amore, grazia... oh, il, preziosisimo cibo! E chi ce lo dà? Lo Spirito Santo. - E quando ce lo dà? Quando ci raccogliamo in divota meditazione. - E saremo dunque sì stolti e trascurati del nostro bene da non far meditazione?... E siamo pur quelli che ci lamentiamo d'aver duro il cuore, cieca la mente, e lo spirito arido, debole, afflitto, scoraggiato! Eppure quella mensa dove ci è dato cibo di salute e di vita, cioè verità, amore, grazia e consolazione, è apparecchiata davanti a noi... insistente e amoroso è l'invito che a quella ci chiama... - Qual nome dare al nostro rifiuto, se chiamarlo follia e ingratitudine sarebbe poco?
Bastino queste brevi riflessioni per indurci ad apprezzare e praticare l'orazione mentale.
Qui non aggiungiamo ordinate meditazioni, chè i divoti possono trovarne in altri manuali di pietà, ma solo accenniamo alcuni brevi punti, i quali ben considerati, potranno fornire all'anima pia quel pascolo salutare, che lo Spirito Santo chiama il bene laddove ha detto: Mangiate il bene, cioè: nutrite la vostra mente delle celesti verità e il cuor vostro di santi affetti per mezzo della meditazione, e l'anima vostra esulterà nell'abbondanza della grazia e della pace, ripiena di Spirito Santo. Sì: e in altre parole lo raccomanda anche san Paolo dicendo: Implemiti Spiritu Sancto (Ad Eph. 5. 18).


Preghiera di liberazione da Asmodeo



Signore Gesù Cristo,
nostro Signore e nostro Dio (Gv 20,28),
venuto nella carne per rimettere in libertà gli oppressi
e proclamare ai prigionieri la liberazione (cfr. Lc 4,18),
tu che hai detto: “Se uno osserva la mia parola,
non vedrà mai la morte” (Gv 8,31),
fa’ che possiamo comprendere e dare ascolto alle tue parole
e perseverare nella verità;
tu che hai parlato al mondo apertamente (Gv 18,20)
e non hai mai nascosto nulla del tesoro della tua rivelazione,
e hai condannato al silenzio il demonio impuro
che ti scongiurava di non tormentarlo con la tua parola di conoscenza (Mc 5,6-8),
noi ti supplichiamo: “Abbi pietà di noi”.
Con la forza di un montone dalle due corna (Dn 8,6),
Asmodeo, spirito dell’impurità e dell’incontinenza,
spirito di distruzione e di furore,
affligge ed ingiuria il nostro cuore,
rinfacciandoci ogni giorno tutti i nostri peccati occulti (cfr. Sal 89,8)
e approfittando della nostra carnale debolezza (cfr. Mt 26,41);
poiché siamo ancora bisognosi di latte e non di cibo solido (Eb 5,12),
attenta alla nostra vita relazionale, sentimentale, affettiva e familiare.
Rabbiosamente geloso di noi (cfr. Tb 6,15),
umiliato dal perdono di tutte le nostre iniquità (cfr. Eb 8,12)
che tu, Signore Gesù, hai meritato per noi sottoponendoti alla croce,
disprezzando l’ignominia (Eb 12,2),
lui attenta alla nostra vita, in particolare alla nostra vita sessuale:
nemico dell’unione coniugale e della relazione con il corpo,
produce in noi sentimenti di fornicazione,
isterie correlate all’attività sessuale,
distorsioni immaginative, fissazioni, angosce,
scrupoli, ansie di sventura e divisione e da ultima la morte (Tb 3,8a).
Noi ci rivolgiamo a te Gesù,
che sei il Signore del nostro corpo.
Ci appelliamo alla immacolata purezza del tuo corpo umano,
perché in nome di essa tu esegua i tuoi giudizi su Asmodeo
e su tutti coloro che ti disprezzano (cfr. Ez 28,26).
Tu sei benedetto, Signore,
e benedetto è il tuo Nome nei secoli (Tb 3,11).
Tu sei “il Signore che agisce con misericordia,
con diritto e giustizia sulla terra” (Ger 9,23):
ti supplichiamo di avere pietà di noi.
Signore Gesù Cristo,
come concedesti alla donna Cananèa
di liberare la figlia tormentata da un demonio (cfr. Mt 15,21),
ti scongiuriamo di volerci liberare dal tormento di Asmodeo,
dalla sua astuzia demoniaca, dalla sua ostinata provocazione,
perché udendo la tua voce
possa urlare il suo tormento (cfr. Mc 1,23-24)
e così fuggire e non comparire mai più intorno a noi (cfr. Tb 6,17).
Liberaci in questo stesso momento, Signore Gesù,
da ogni inclinazione o sentimento di doppiezza, incontinenza,
lussuria, impurità, ossessione, vizio, fornicazione, adulterio, scandalo.
Liberaci da ogni ambizione o vanità sessuale,
da qualunque scurrilità di linguaggio, dai comportamenti libertini,
dalla compiacenza nella volgarità,
dalle parole oscene e dalla perversione del costume.
Ti preghiamo di spegnere il fuoco della continua ossessione,
il rumore delle voci interiori, le proiezioni immaginative
e tutto il ciclo spirituale di attività impure che Asmodeo
esercita su di noi e con le quali umilia la nostra immagine di te.
Noi siamo tuoi, Signore,
e amiamo te.
Per l’intercessione dell’Immacolata Vergine Maria
ti supplichiamo di ascoltarci.
Per il Santo Nome della tua e nostra Madre,
ti imploriamo di liberarci da Asmodeo e da tutti gli spiriti impuri.
Te lo chiediamo perché sei Gesù e tutto puoi.
Amen.

di Francesco G. Silletta