sabato 6 luglio 2019

GESU’ OSTIA



LA «PRESENZA» NEI GESTI E NEI SIMBOLI DELLA LITURGIA

La liturgia è la celebrazione della storia della salvezza che culmina in Cristo, facendo memoria di ciò che il Signore ha operato e detto, espressa anche con simboli e gesti.
In merito, sorgono spontanee alcune domande: Perché Gesù istituisce l'Eucaristia in un banchetto? Perché sceglie il pane e il vino per indicare il suo corpo e il suo sangue? Qual è il significato del vino mescolato con l'acqua? del pane spezzato? e di un suo frammento unito al vino nel calice?
C'è una risposta fondamentale e comune a queste domande: rendere al massimo l'efficacia espressiva del suo messaggio.

Il banchetto

Il banchetto è pasto in comune; è mangiare e bere con gli altri. Questa immagine racchiude diversi significati:

IL NUTRIMENTO: Senza mangiare e senza bere non si può vivere. Il pasto è fonte di energia per l'uomo.
Pasto vuol dire vita: non solo perché è necessario per vivere, ma anche perché è il segno più concreto dell'essere vivi. Mangia, infatti, chi è in vita; i morti non ne hanno più bisogno.
Gesù, dopo aver risuscitato la figlia di Giairo "ordinò di darle da mangiare" (Lc 24,55). Per dimostrare ai discepoli che non è un fantasma, il Risorto domanda loro nel cenacolo: "Avete qui qualche cosa da mangiare?" (Lc 24,41). E mangia una porzione di pesce arrostito. Anche sulla riva del lago di Tiberiade prepara loro un pasto a base di pane e pesce: "Questa era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risuscitato dai morti" (Gv 21,14).
Il nutrimento, quindi, è il simbolo della vita. E l'Eucaristia è l'unico Sacramento datoci sotto forma di nutrimento. Da ciò si comprende l'intenzione di Gesù nell'istituirlo: darci una fonte da cui attingere forza e vita, poiché è lui il nostro vero cibo e la nostra vera bevanda.
Chi, infatti, si nutre di sole cose terrene appartiene alla terra e alla morte, ma chi si nutre di cose celesti appartiene al cielo e alla vita.

L'INTIMITA: II fine della creazione dell'anima è la sua unione con Dio. Per simboleggiare questa unione non c'è esempio migliore del cibo. Infatti il cibo materiale, introdotto e trasformato nel nostro corpo, divenendo - coi suoi elementi vitali - parte dell'organismo, è l'espressione della perfetta unione, della massima intimità, cioè di quello stato che il Signore vuole raggiungere coi suoi amati.

L'AMICIZIA: Il pasto in comune 'unisce' i commensali, li rende partecipi della stessa tavola, dello stesso cibo, come membri della stessa famiglia.
Gesù, sotto questo aspetto, ci indica di essere fra noi uniti e solidali, vivendo in un clima di fraterna amicizia.
San Giovanni Crisostomo insegna: «Il Padre, volendo indurci ad amare, nella sua sapienza ha escogitato anche questo, cioè che noi bevessimo dallo stesso calice, simbolo della perfetta carità... Noi siamo partecipi di una comune mensa spirituale, dobbiamo quindi essere uniti dal medesimo amore spirituale. Se i banditi risparmiano, secondo il loro costume, coloro con i quali hanno mangiato e bevuto insieme, quale scusa potremmo avere noi se, dopo aver mangiato insieme lo stesso corpo del Signore, non imitiamo nemmeno la mitezza dei briganti verso i loro compagni di mensa?».

LA SAZIETA’: La terra promessa è presentata come "paese di frumento, di orzo, di viti... dove non mangerai con scarsità il pane, dove non ti mancherà nulla... Mangerai dunque a sazietà e benedirai il Signore Dio tuo a causa del paese fertile che ti avrà dato" (Dt 8,8-10).
La terra promessa e il banchetto eucaristico sono l'immagine del convito celeste.
A tavola si cerca il completo appagamento della fame e della sete. Gesù ci chiede di essere 'sazi' di lui, per provare il vero piacere che scaturisce dallo stare con la sua persona. Nel discorso della montagna, infatti, dice: "Beati voi che ora avete fame, perché sarete saziati" (Lc 6,21).
La sazietà in Cristo, fattosi cibo, è nelle parole del profeta: "Perché spendete denaro per ciò che non è pane, il vostro patrimonio per ciò che non sazia? Su ascoltatemi e mangerete cose buone e gusterete cibi succulenti" (Is 55,2). E ancora: il Signore "ti sazia con fior di frumento" (Sal 147,14).

LA FESTA: Il banchetto esprime la gioia di mangiare e bere in compagnia. Non c'è vero banchetto senza l'allegrezza negli animi.
"Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato" (Lc 15,23), racconta Gesù con la parabola del figliuol prodigo: immagine del peccatore pentito accolto nella casa di Dio Padre; e viene ordinato un banchetto per festeggiare il suo ritorno.

L'ACCOGLIENZA: Il prendere posto a tavola significa, per un ospite, essere accolto nella comunità della famiglia.
Con le parole: "prendete e mangiate... prendete e bevete", Gesù ci accoglie nella famiglia divina, da dove l'uomo si è staccato quando ha scelto di cibarsi del frutto proibito, cioè da quando ha fatto propria la conoscenza del bene e del male. L'invito di Gesù ricongiunge l'uomo a Dio, ospite della sua tavola.
Alla mensa eucaristica si attua una reciproca accoglienza: Dio che accoglie l'uomo, e l'uomo che accoglie Dio. È il regno dei cieli che spalanca le porte della grazia e del perdono, che dilata i suoi confini d'amore.
A conclusione, ricordiamo che il banchetto eucaristico avviene di sera. Questo segno indica la fine del giorno, il tramonto di un'era, l'attesa del nuovo giorno, della nuova era, dell'alba della risurrezione.
Il banchetto eucaristico, perciò, anticipa il banchetto della vita beata che gli eletti godono già in Cielo.

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