Bonum est nos hic esse!
Oh quanto e come si gode quando si sta in buona compagnia! Quanto piace agli amici di trovarsi spesso insieme! Non si distaccherebbero mai l’uno dall’altro. Perchè? perchè si amano, si stimano reciprocamente. Ma quale miglior amico, quale compagnia più cara della vostra, o Signore, in quest’amabile Sacramento, col quale allettate e fate gustare alle anime vostre amiche tanti diletti, che inebbriate corrono amorose a frequentare e prolungare i loro trattenimenti con Voi: quid enim mihi est in cœlo, et a te quid volui super terram? Deus cordis mei, et pars mea Deus in æternum !
Laonde prendo per me la parola di San Pietro, e vi prego di voler fare per me, quì d’accanto al vostro Tabernacolo, un padiglione per me, dov’io possa rimanere giorno e notte a godere della vostra deliziosa compagnia. Faciamus hic duo tabernæcula: Tibi unum, et mihi unum. È tanto gioconda e dilettevole la vostra conversazione, che non v’è di più amabile e più desiderabile: o totus amabilis et desiderabilis; quam bonum est nos hic esse!
L’anima mia attirata dal vostro amore si slancia con trasporto nel vostro Divin Cuore, a guisa che fa il cervo assetato, che si slancia ad una fontana di acqua viva: quemadmodum desiderat cervus ad fontes aquarum, ita desiderat anima mea ad Te, Deus. O sono pur immense ed incomprensibili le dolcezze che gusta l’anima mia nel conversare con Voi!
Quam magna multitudo dulcedinis tuæ, Domine! Sapere, ed essere certo che Voi state quì per amor mio, per beneficarmi, per arricchirmi delle vostre grazie e dei vostri doni, è cosa che rapisce, e mi fa esclamare con San Romualdo: O care Jesu, benigne Jesu, mel meum dulce, desiderium ineffabile, dulcedo Sanctorum, suavitas Angelorum!… O mio caro Gesù, benignissimo Gesù, melliflua dolcezza dell’anima mia, mio ineffabile desiderio, gioia de’ Santi e cibo soavissimo degli Angeli, vi saluto con quello ardore di amore celeste che irrompeva dal petto di quel Serafico Patriarca, che fu ristauratore della vita Eremitica Contemplativa.
Oh, che io avessi il cuore di tutti i Santi, per ripetervi con gli affetti del vostro appassionato amante, il grande Alfonso de’ Liquori: «Signore, poteva bastare di restarvi in questo Sacramento solo il giorno in cui potete avere adoratori della vostra presenza che vi tenessero compagnia: ma che serviva restarvi anche tutta la notte, in cui gli uomini chiudono affatto le chiese, e si ritornano alle lor case, lasciandovi affatto solo? Ma già v’intendo: quel che poteva bastare a noi, non bastava a Voi. L’amore che ci portate vi ha legato in terra in tal modo, che notte e giorno non vi fa partire mai da noi. Ah, Salvatore amabilissimo, questa sola finezza di amore dovrebbe obbligare tutti gli uomini ad assistervi sempre nei Sacri Ciborii, sino ad esserne cacciati per forza! E partendosi, dovrebbero tutti lasciare a’ piè degli altari i loro cuori, e tutti i loro affetti verso un Dio Umanato, che se ne resta solo e chiuso nel tabernacolo… aspettando il giorno appresso per essere visitato dalle anime sue dilette».
4. Adunque, Gesù mio caro, permettete che almeno io, da Voi tanto contraddistinto e beneficato, mi stabilisca quì d’appresso al Vostro Tabernacolo a farvi amorosa compagnia. Oggi più che mai voglio rinnovare e restringere l’intima unione che abbiam fatto de’ nostri cuori acciocchè il mio non abbia mai più altro volere e non volere, che secondo il volere e non volere vostro. Ne siete contento? Lo spero. Ne permittas me, domine, separari a Te!
5. Allorchè l’amabilissimo Divin Maestro si manifestò sul Tabor con la sua gloriosa Trasfigurazione ai prediletti suoi tre discepoli Pietro, Giacomo e Giovanni, l’Eterno Suo Padre mandò dal cielo sulla Persona di Lui, suo dilettissimo Figlio, questa dolcissima voce: «Hic est Filius meus dilectus, in quo mihi bene complacui: Ipsum audite!». È Questi il mio dilettissimo Figlio, nel quale l’occhio e il cuor mio tanto si compiace: ascoltatelo!.. Queste medesime parole la Fede le fa echeggiare soavemente nel petto di ogni credente che si accosta all’altare dove lo stesso Gesù sta nascosto nel SS.
Sacramento. Oh se Gesù si facesse ivi vedere tutto raggiante della sua gloria e beltà!… Ma chi potrebbe reggere alla sua presenza? Non vi ressero neppure per un istante i tre fortunati discepoli, i quali caddero bocconi e prostrati a terra dal gran timore, che li sorprese, al vedere il loro Maestro così trasfigurato e chiaro, sebbene forse della sua gloriosa chiarezza non facesse lustrare che un languido crepuscolo: ceciderunt in faciem suam, et timuerunt valde… Gesù allora tutto amorevole, li rincorò: ed essi ancor timidi a poco a poco levaron gli occhi verso dove udiron la sua voce, quasi ancora abbagliati e sbigottiti; ma non videro più altri che Lui solo tal quale aveanlo accompagnato sopra al monte.
6. Ah, se, quando tutto un popolo trovasi raccolto a piè di Gesù Sacramentato, si spalancassero le volte della Chiesa, e il Divin Padre facesse echeggiare di nuovo sopra il suo Figlio quell’ «Hic est Filius meus dilectus: Ipsum audite!» ben si vedrebbero i Fedeli divenir veri adoratori ed ammiratori di Gesù Sacramentato, amanti e discepoli ardenti del loro augusto Maestro e Signore! Oh con quale e quanto riverenziale raccoglimento si vedrebbero stare alla di Lui Divina Presenza!… Ma Gesù, per adattarsi alla nostra debolezza ed umanità, vela la sua Maestà e la sua gloria sotto le specie Sacramentali, e se ne sta così occultato sugli altari delle nostre Chiese.
L’Eterno Suo Padre, che dal celeste suo Trono lo ammira così trasfigurato e trasformato per amor nostro, ne prova le più care compiacenze, e c’inculca di ascoltarlo, e di profittare degli esempi della sua carità, umiltà e di vita tutta interiore e nascosta: Ipsum audite!
7. Ah, Signor mio amabilissimo, parlate pure, che il vostro servo vi ascolta! Loquere, Domine, quia audit servus tuus! parlate, e ditemi quel che volete da me, e aiutatemi ad eseguirlo perfettamente: doce me facere voluntatem tuam! Da questo Tabernacolo, oh! quanti misteri di fede e di amore mi rivelerete. Se io con gli occhi naturali del corpo mi fermo a contemplare le Specie Sacramentali in cui state occultato, la mente mi vacilla incerta della vostra reale presenza; ma appena ascolto Voi, che mi dite: noli timere; Ego sum! Hoc est Corpus meum! allora ogni perplessità ed incertezza è dissipata e svanisce. Ah, la infinita vostra Sapienza, o Signore, congiunta all’infinito vostro amore vi ha suggerita questa divina incomprensibile invenzione! Adesso io son certo delle maraviglie della vostra personale presenza su di questo altare; sono certo di parlare col mio divino Maestro e Redentore, e di essere da Voi ascoltato. Esaudite, Signore, le mie suppliche. Accrescete in me la fede, l’amore e la confidenza in Voi. Ascolto che il vostro divin Genitore gode e si compiace di vedervi ridotto così Sacramentato per amor nostro, per accomunarvi famigliarmente con noi, per transustanziarvi in noi, per assimilarci a Voi.
8. O eterno divin Padre, questa è una maraviglia, anzi un compendio di misteriose maraviglie, con che il vostro Unigenito si comunica a noi, e ci pasce di sè stesso! Memoriam fecit mirabilium suorum; escam dedit timentibus se! E se tanto fa con quelli che lo temono, che tesoro di favori e di grazie non darà a coloro che lo amano, l’onorano e lo ricevono reverentemente in questo Sacramento? Deh, Padre celeste, mettete me pure a parte delle vostre delizie e compiacenze! Fate ch’io gusti soltanto di servirvi e di amarvi con Gesù ed in Gesù; e quando mi vedrete difettare ne’ miei doveri verso lui e verso Dio e se per mia sventura mi rendessi colpevole di qualche disattenzione, ah, Voi allora, con un’occhiata di eterna compiacenza sul Vostro Figlio, compensatelo delle mie mancanze e rendetemelo propizio in vita ed in morte: respice in faciem Christi tui; et miserere mei!