giovedì 21 febbraio 2019

Conversazioni Eucaristiche



Bonum est nos hic esse! 

Oh quanto e come si gode quando si sta in buona compagnia! Quanto piace agli amici di trovarsi spesso insieme! Non si distaccherebbero mai l’uno dall’altro. Perchè? perchè si amano, si stimano reciprocamente. Ma quale miglior amico, quale compagnia più cara della vostra, o Signore, in quest’amabile Sacramento, col quale allettate e fate gustare alle anime vostre amiche tanti diletti, che inebbriate corrono amorose a frequentare e prolungare i loro trattenimenti con Voi: quid enim mihi est in cœlo, et a te quid volui super terram? Deus cordis mei, et pars mea Deus in æternum ! 
Laonde prendo per me la parola di San Pietro, e vi prego di voler fare per me, quì d’accanto al vostro Tabernacolo, un padiglione per me, dov’io possa rimanere giorno e notte a godere della vostra deliziosa compagnia. Faciamus hic duo tabernæcula: Tibi unum, et mihi unum. È tanto gioconda e dilettevole la vostra conversazione, che non v’è di più amabile e più desiderabile: o totus amabilis et desiderabilis; quam bonum est nos hic esse! 
L’anima mia attirata dal vostro amore si slancia con trasporto nel vostro Divin Cuore, a guisa che fa il cervo assetato, che si slancia ad una fontana di acqua viva: quemadmodum desiderat cervus ad fontes aquarum, ita desiderat anima mea ad Te, Deus. O sono pur immense ed incomprensibili le dolcezze che gusta l’anima mia nel conversare con Voi! 
Quam magna multitudo dulcedinis tuæ, Domine! Sapere, ed essere certo che Voi state quì per amor mio, per beneficarmi, per arricchirmi delle vostre grazie e dei vostri doni, è cosa che rapisce, e mi fa esclamare con San Romualdo: O care Jesu, benigne Jesu, mel meum dulce, desiderium ineffabile, dulcedo Sanctorum, suavitas Angelorum!… O mio caro Gesù, benignissimo Gesù, melliflua dolcezza dell’anima mia, mio ineffabile desiderio, gioia de’ Santi e cibo soavissimo degli Angeli, vi saluto con quello ardore di amore celeste che irrompeva dal petto di quel Serafico Patriarca, che fu ristauratore della vita Eremitica Contemplativa. 
Oh, che io avessi il cuore di tutti i Santi, per ripetervi con gli affetti del vostro appassionato amante, il grande Alfonso de’ Liquori: «Signore, poteva bastare di restarvi in questo Sacramento solo il giorno in cui potete avere adoratori della vostra presenza che vi tenessero compagnia: ma che serviva restarvi anche tutta la notte, in cui gli uomini chiudono affatto le chiese, e si ritornano alle lor case, lasciandovi affatto solo? Ma già v’intendo: quel che poteva bastare a noi, non bastava a Voi. L’amore che ci portate vi ha legato in terra in tal modo, che notte e giorno non vi fa partire mai da noi. Ah, Salvatore amabilissimo, questa sola finezza di amore dovrebbe obbligare tutti gli uomini ad assistervi sempre nei Sacri Ciborii, sino ad esserne cacciati per forza! E partendosi, dovrebbero tutti lasciare a’ piè degli altari i loro cuori, e tutti i loro affetti verso un Dio Umanato, che se ne resta solo e chiuso nel tabernacolo… aspettando il giorno appresso per essere visitato dalle anime sue dilette». 

4. Adunque, Gesù mio caro, permettete che almeno io, da Voi tanto contraddistinto e beneficato, mi stabilisca quì d’appresso al Vostro Tabernacolo a farvi amorosa compagnia. Oggi più che mai voglio rinnovare e restringere l’intima unione che abbiam fatto de’ nostri cuori acciocchè il mio non abbia mai più altro volere e non volere, che secondo il volere e non volere vostro. Ne siete contento? Lo spero. Ne permittas me, domine, separari a Te! 

5. Allorchè l’amabilissimo Divin Maestro si manifestò sul Tabor con la sua gloriosa Trasfigurazione ai prediletti suoi tre discepoli Pietro, Giacomo e Giovanni, l’Eterno Suo Padre mandò dal cielo sulla Persona di Lui, suo dilettissimo Figlio, questa dolcissima voce: «Hic est Filius meus dilectus, in quo mihi bene complacui: Ipsum audite!». È Questi il mio dilettissimo Figlio, nel quale l’occhio e il cuor mio tanto si compiace: ascoltatelo!.. Queste medesime parole la Fede le fa echeggiare soavemente nel petto di ogni credente che si accosta all’altare dove lo stesso Gesù sta nascosto nel SS. 
Sacramento. Oh se Gesù si facesse ivi vedere tutto raggiante della sua gloria e beltà!… Ma chi potrebbe reggere alla sua presenza? Non vi ressero neppure per un istante i tre fortunati discepoli, i quali caddero bocconi e prostrati a terra dal gran timore, che li sorprese, al vedere il loro Maestro così trasfigurato e chiaro, sebbene forse della sua gloriosa chiarezza non facesse lustrare che un languido crepuscolo: ceciderunt in faciem suam, et timuerunt valde… Gesù allora tutto amorevole, li rincorò: ed essi ancor timidi a poco a poco levaron gli occhi verso dove udiron la sua voce, quasi ancora abbagliati e sbigottiti; ma non videro più altri che Lui solo tal quale aveanlo accompagnato sopra al monte. 

6. Ah, se, quando tutto un popolo trovasi raccolto a piè di Gesù Sacramentato, si spalancassero le volte della Chiesa, e il Divin Padre facesse echeggiare di nuovo sopra il suo Figlio quell’ «Hic est Filius meus dilectus: Ipsum audite!» ben si vedrebbero i Fedeli divenir veri adoratori ed ammiratori di Gesù Sacramentato, amanti e discepoli ardenti del loro augusto Maestro e Signore! Oh con quale e quanto riverenziale raccoglimento si vedrebbero stare alla di Lui Divina Presenza!… Ma Gesù, per adattarsi alla nostra debolezza ed umanità, vela la sua Maestà e la sua gloria sotto le specie Sacramentali, e se ne sta così occultato sugli altari delle nostre Chiese. 
L’Eterno Suo Padre, che dal celeste suo Trono lo ammira così trasfigurato e trasformato per amor nostro, ne prova le più care compiacenze, e c’inculca di ascoltarlo, e di profittare degli esempi della sua carità, umiltà e di vita tutta interiore e nascosta: Ipsum audite! 

7. Ah, Signor mio amabilissimo, parlate pure, che il vostro servo vi ascolta! Loquere, Domine, quia audit servus tuus! parlate, e ditemi quel che volete da me, e aiutatemi ad eseguirlo perfettamente: doce me facere voluntatem tuam! Da questo Tabernacolo, oh! quanti misteri di fede e di amore mi rivelerete. Se io con gli occhi naturali del corpo mi fermo a contemplare le Specie Sacramentali in cui state occultato, la mente mi vacilla incerta della vostra reale presenza; ma appena ascolto Voi, che mi dite: noli timere; Ego sum! Hoc est Corpus meum! allora ogni perplessità ed incertezza è dissipata e svanisce. Ah, la infinita vostra Sapienza, o Signore, congiunta all’infinito vostro amore vi ha suggerita questa divina incomprensibile invenzione! Adesso io son certo delle maraviglie della vostra personale presenza su di questo altare; sono certo di parlare col mio divino Maestro e Redentore, e di essere da Voi ascoltato. Esaudite, Signore, le mie suppliche. Accrescete in me la fede, l’amore e la confidenza in Voi. Ascolto che il vostro divin Genitore gode e si compiace di vedervi ridotto così Sacramentato per amor nostro, per accomunarvi famigliarmente con noi, per transustanziarvi in noi, per assimilarci a Voi. 

8. O eterno divin Padre, questa è una maraviglia, anzi un compendio di misteriose maraviglie, con che il vostro Unigenito si comunica a noi, e ci pasce di sè stesso! Memoriam fecit mirabilium suorum; escam dedit timentibus se! E se tanto fa con quelli che lo temono, che tesoro di favori e di grazie non darà a coloro che lo amano, l’onorano e lo ricevono reverentemente in questo Sacramento? Deh, Padre celeste, mettete me pure a parte delle vostre delizie e compiacenze! Fate ch’io gusti soltanto di servirvi e di amarvi con Gesù ed in Gesù; e quando mi vedrete difettare ne’ miei doveri verso lui e verso Dio e se per mia sventura mi rendessi colpevole di qualche disattenzione, ah, Voi allora, con un’occhiata di eterna compiacenza sul Vostro Figlio, compensatelo delle mie mancanze e rendetemelo propizio in vita ed in morte: respice in faciem Christi tui; et miserere mei! 

Francesco Spinelli
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PADRE PIO E IL DIAVOLO



Ma ormai siamo in piena «notte oscura». Ecco due lettere, scritte entrambe il 1° aprile 
del 1915, la prima a padre Benedetto, e la seconda a padre Agostino: «... Riceveste l’ultima 
mia del 18 ultimo scorso? Deh!, per carità non mi negate il vostro soccorso, non mi negate i 
vostri ammaestramenti, sapendo che il demonio più che mai va infierendo contro la navicella 
del mio povero spirito. Padre mio, non ne posso proprio più, mi sento venire meno tutte le 
forze; la battaglia è proprio al suo ultimo stadio, da un momento all’altro mi sembra di 
rimanere soffocato dalle acque della tribolazione. Ahimè! Chi ci salverà? Sono solo a 
combattere, e di giorno e di notte, contro un nemico sì forte e sì potente. Chi vincerà? A chi 
sorriderà la vittoria? Si combatte estremamente da ambo le parti, padre mio; a misurare le 
forze di ambedue le parti, mi veggo debole, mi veggo fiacco di fronte alle schiere nemiche, 
sono sul punto di essere schiacciato, di essere ridotto al nulla. (...) La lotta con l’inferno è 
arrivata al punto in cui non si può andare più innanzi. La navicella del mio spirito si vede 
proprio in sul punto di essere sommersa dalle onde dell’oceano. Padre mio, non ne posso 
proprio più; mi sento venire meno la terra sotto i piedi, le forze mi vengono meno; io muoio e 
assaporo tutte le morti insieme in ogni istante della mia vita... Si combatte estremamente da 
ambo le parti, a misurarne le forze di tutte e due le parti mi atterrisce di fronte alle schiere 
nemiche, mi sento come per già schiacciato dalle forze infernali, tremo di essere da un 
momento all’altro ridotto al nulla». 

Una battaglia, condotta non solo con mezzi spirituali, come ormai appare evidente, nel 
resoconto che Padre Pio fa a padre Benedetto di due giorni di persecuzione, sostenuti per 
riuscire a continuare nella guida spirituale intrapresa: «... Eccovi, padre, la lettera per 
quell’anima di Barletta. Troppo mi costa per aver scritto questa lettera: il demonio 
arrabbiatissimo contro di me non ha smesso nessuna mala arte per ciò impedire. Egli mi ha 
martirizzato sotto ogni rispetto; due lunghissimi giorni ho dovuto sostenere tutto il suo furore 
per poter scrivere quello che pure, coll’aiuto di Gesù, sono riuscito a scrivere. Egli non vuol 
darsi proprio per vinto; mi guardi il Signore dal dargli ascolto e dal cedere alle sue vergognose 
mire. Veramente vi sono dei momenti, e questi non sono troppo rari, nei quali mi sento come 
schiacciato sotto la potente forza di questo triste cosaccio. Non so proprio a quale mezzo 
appigliarmi; prego, e molte volte la luce tarda a venire. Cosa devo fare? Aiutatemi per carità, 
non mi abbandonate! Di più, padre mio, forse il demonio istesso ci mette la coda, 
permettendolo Iddio». 

É forse il periodo di maggiore sofferenza, e le confessioni del giovane frate assumono 
toni che ricordano l’Antico Testamento: «... I nemici insorgono, o padre, di continuo contro 
la navicella del mio spirito e tutti d’accordo mi gridano: abbattiamolo, schiacciamolo, 
perocché è debole e non potrà a lungo resistere. Ahimè, padre mio, chi mi libererà da questi 
leoni ruggenti tutti pronti a divorarmi?» (9 maggio 1915). 

MARCO TOSATTI 

Non dimenticate: la verità è mantenuta integra solo nella Chiesa Cattolica



Messaggio di Nostra Signora Regina della Pace, trasmesso il 19/02/2019

Cari figli, cercate Mio Figlio Gesù che vi ama e vi aspetta a braccia aperte. Non vi allontanate dalla verità. Vivete nel tempo delle grandi confusioni spirituali. Tempi difficili verranno per voi. Gli uomini perversi semineranno la zizzania e il grano per confondere i fedeli. State attenti. Molte verità saranno annunciate, ma fra queste, per confondere, ci sarà la mezza verità e la menzogna. Non dimenticate: la verità è mantenuta integra solo nella Chiesa Cattolica. Il Mio Gesù è morto sulla croce per la Sua Chiesa. Non permettete che il demonio vi inganni. Qualunque cosa accada, rimanete con Gesù e ascoltate il vero Magistero della Sua Chiesa. Avanti nella difesa della verità. Non tiratevi indietro. Io vi amo e sarò sempre con voi. Questo è il messaggio che oggi vi trasmetto nel nome della Santissima Trinità. Grazie per avermi permesso di riunirvi qui ancora una volta. Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.


mercoledì 20 febbraio 2019

LA SANTISSIMA VERGINE MARIA




Amati, le tenebre incombono sull’umanità, l’anima è più potente del corpo, il corpo non sussiste senza l’anima: SALVATE L’ANIMA, FIGLI, SALVATE L’ANIMA!..., il momento è agonizzante.

Onore reso da Gesù Cristo allo Spirito Santo



La vita del Salvator nostro Gesù dall'istante dell'Incarnazione fino all'ultimo anelito sulla Croce fu un continuo e perfetto obbedire all'Eterno Amore, il quale può consisderarsi come il motore e direttore di tutti gli atti interni ed esterni dell'Uomo Dio. Questa verità è talvolta apertamente espressa anche nel santo Vangelo, come allorchè è detto che lo Spirito Santo condusse Gesù al deserto, affinchè dopo aver per quaranta giorni pregato e digiunato, fosse ivi tentato dal diavolo. Ci è mostrato poi presente lo Spirito Santo anche al suo Battesimo nella candida Colomba, e alla sua Trasfigurazione nella luminosa nube.
Quando parla dello Spirito Santo, oh, che riverenza ne mostra Nostro Signore! e come lo esalta presso i Discepoli, facendo loro intendere che da Esso avrebbero ricevuto la perfezione della sapienza, della virtù, e della eloquenza, ed ogni conforto.
Nel difendere i diritti dello Spirito Santo Gesù sembra che dimentichi i suoi; ed invero promette perdono a chi avesse parlato contro lui stesso, laddove il parlare contro lo Spirito Santo lo qualifica di bestemmia, e minaccia di non perdonarlo.
Venuto il tempo di far luogo al divin Paracleto nelle anime, Gesù Cristo si separa da tutto ciò che ha di più caro al mondo, affinchè la sua sensibile presenza non sia un ostacolo al regno assoluto dello Spirito Santo, e dice: E' espediente che io vada: che se non andrò non verrà a voi il Paraclito.
Trattandosi poi della grande missione che deve essere affidata agli Apostoli, Gesù li avverte che l'eroica fortezza di cui avranno bisogno per compierla sarà loro comunicata dallo Spirito Santo).
Finalmente dichiara ai Discepoli che malgrado i tre anni passati alla sua scuola, la loro istruzione non è finita, e che la gloria di compierla è riserbata allo Spirito Santo, il quale, venuto che fosse, avrebbe insegnato loro tutte le cose, e annunziato il futuro (z).
Tale è la condotta dell'UomoDio rispetto allo Spirito Santo. Il Cielo e la Terra non hanno mai inteso, nè mai intenderanno nulla di più eloquente intorno alla Maestà dello Spirito Santo, e intorno alla necessità della sua influenza, tanto per rigenerare l'uomo, quanto per mantenerlo nello stato di rigenerazione.

Di Suor Elena Guerra 

Il Mio Cuore è in pena perché molti di voi non sembrano capire l’urgenza dei Nostri Richiami



Maria Madre di Dio:
Gesù e Io vi chiamiamo notte e giorno alla conversione; i Nostri Richiami alla conversione vi vengono dati ovunque nel mondo e ancora si moltiplicheranno; il tempo stringe, figli Miei;

oggi, il Mio Cuore è in pena perché molti di voi non sembrano capire l’urgenza dei Nostri Richiami; Io vi chiedo di meditare ed esaminare la vostra coscienza, esaminatevi per vedere se siete convertiti e se siete sulla Via di Dio; figli Miei diletti, non è sufficiente credere in Dio e pregare, essere convertiti è piacere a Dio, essere in contemplazione profonda con Lui; essere convertiti vuol dire essere santi e vivere in santità; essere convertiti è fare la pace con Dio ed amarLo con tutta l’anima; pensate all’amore che Gesù riversa su di voi; vivete in Cristo, purificatevi ed aprite interamente il cuore perché Gesù vi guarisca; essere convertiti è desiderare di essere con Dio, desiderarLo con tutto il cuore;

molti dimenticano che il più grande dono spirituale è l’amore; Io vi ricordo ancora il più grande comandamento di Gesù: amatevi gli uni gli altri come Io vi amo; fatemi piacere e vivete i Nostri Messaggi; siate i Nostri piccoli portavoce e spargete i Nostri semi dappertutto, coloro che hanno orecchi intendano; rendetevi conto dell’urgenza dei Nostri Messaggi;

vi benedico tutti nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, amen;

12 Maggio, 1989

Dio chiama chi ama




Cerchiamo di infrangere il tabù che sta dietro la parola vocazione.



Nella vocazione sta il senso della nostra vita. È vivendo in essa che possiamo raggiungere il massimo delle nostre potenzialità e della nostra capacità di dono. Nella realizzazione del progetto che Dio ha pensato per noi sta il segreto della felicità.
La vocazione è una realtà molto ricca e complessa. Potrebbe essere rappresentata come punto di sintesi e d'equilibrio fra varie componenti. Espressione del dialogo tra la volontà di Dio e quella dell'uomo si realizza nell'incontro tra le ricchezze della persona e gli appelli che la vita fa a ciascuno, tra il proprio desiderio di libertà e il proprio senso di responsabilità, tra i bisogni dell'individuo e le attese della comunità, tra esperienza passata e progetto di sé. Tutto ciò fa della vocazione una realtà relazionale e dinamica che si sviluppa grazie alla capacità di autodeterminazione del soggetto.
Essa muta al mutar delle situazioni pur seguendo un filo logico, provvidenzialmente tracciato, che diviene comprensibile all'individuo solo ad una lettura retrospettiva, profonda ed illuminata, della propria storia.

 La sofferenza di una vita senza senso

La parola vocazione viene dal latino e significa chiamata. E Dio che chiama l'uomo: ad ogni persona affida una missione, un progetto da realizzare. All'individuo spetta il compito di rispondere all'appello di Dio. Solamente chi «centra la propria vocazione» realizza a pieno la sua vita spendendola per l'obiettivo per cui è stato creato.

A questo proposito è interessante notare come l'etimologia della paro-la peccato in ebraico significhi proprio «sbagliare mira», «non centrare l'obiettivo», «camminare fuori strada»: in altre parole, essere fuori dal progetto di Dio.(…)
Viceversa anche tu avrai potuto sperimentare quanto sia pacificante vivere accanto a persone che hanno centrato in pieno la loro vocazione, che con equilibrio sanno mettere a frutto le proprie potenzialità ed accettare i propri limiti. Sono individui profondamente in pace con se stessi e con gli altri perché «al proprio posto».

Anche la psicologia, utilizzando la categoria della significatività, ci offre una riflessione assai interessante. Victor E. Frankl, psicoterapeuta viennese, afferma «Ogni epoca ha la sua nevrosi. In realtà, noi oggi non siamo di fronte, come ai tempi di Freud, ad una frustrazione sessuale, quanto piuttosto ad una frustrazione esistenziale. Il paziente di oggi soffre di un abissale sentimento di insignificanza, intimamente connesso a un senso di vuoto esistenziale».

Chi non scopre il senso della propria vita o, in altre parole, la propria vocazione, è condannato alla frustrazione e al vuoto interiore. Un vuoto che si fa sempre più strada anche tra i giovani. I tentativi di fuga da questo sentimento sono vari (stressarsi in mille attività, ubriacarsi, drogarsi, stordirsi con la musica, fare sesso ecc.) ma tutti inefficaci.

 A tutti è data una vocazione da realizzare

Non è facile parlare oggi ai giovani di vocazione a causa dei tanti preconcetti che nel tempo sono venuti a formarsi su questo tema. Per questo prima di entrare nel vivo dell'argomento sono obbligato a fare un lavoro previo per sgombrare il campo dai tanti pregiudizi.

L'idea più pericolosa è che la vocazione non interessi tutti, ma solo alcuni: quelli che sono chiamati a diventare preti o suore.
Fortunatamente il Concilio Vaticano II si è opposto a questo modo di pensare asserendo che tutti siamo chiamati, a tutti Dio affida una vocazione, tutti Dio chiama alla santità, alla radicalità evangelica. È in-teressante come Giovanni Paolo II, nell'enciclica sui laici (Christifi-deles laici, 16), parlando della vocazione di tutti alla santità, affermi che «questa è stata la consegna primaria affidata dal Concilio [...] alla Chiesa». Capisci, il Papa dice che la cosa più importante che ha detto il Concilio è che tutti siamo chiamati a farci santi.

 Tutti siamo chiamati alla santità

Questo è il sogno che Dio nutre per ciascuno di noi. La santità, come abbiamo visto, non è un privilegio per i più belli o i più simpatici. Dio vuole tutti santi, anche te!
Sei stato creato per questo. Questo stesso è il desiderio più profondo che portiamo dentro di noi. È il desiderio verso il quale è protesa la tua stessa natura. Come non puoi chiedere ad una mucca di darti del vino se è stata creata per fare il latte, così non puoi chiedere a te stes-so una vita di compromessi se sei stato creato per la santità. Questa è l'unica via che può darti quella felicità alla quale aneli.

Per tutto questo è opportuno vincere la paura
di confrontarsi con essa.
Occorre quindi fare chiarezza.

Una premessa: Dio non gioca a nascondino!
Occorre subito sfatare un'idea sbagliata secondo la quale scoprire la propria vocazione è veramente difficile. È vero, Dio non ti telefonerà per comunicarti quanto vuole da te. Per comprendere la tua vocazione hai bisogno di impegno e discernimento. Allo stesso modo, però, è ridicola l'idea di un Dio che giochi a nascondersi. Non è così!
La vocazione prima di essere il nostro problema è quanto Dio stesso ci vuoi comunicare. Dio vuoi farci conoscere qual è il senso della nostra vita, molto di più di quanto noi stessi lo desideriamo.

 Così fa di tutto per comunicarcelo. Il problema non sta in Lui, ma in noi che non vogliamo ascoltarlo. Lo sappiamo benissimo: non c'è peggior sordo di chi non vuoi sentire!

Mettiti allora in ricerca della tua vocazione animato da questa certezza: Dio vuoi parlarmi! Alla domanda se è difficile conoscere la propria vocazione, Giuseppe Lazzati, ha dato questa risposta: «Direi che in fondo non è difficile, se noi non complichiamo le cose, se cioè abbiamo volontà per conoscerla e la lealtà per riconoscerla» (1990).
Mantieni quindi vivo il desiderio di sapere qual è la volontà di Dio su di te e non porre resistenza.

Gabriele, Raffaele, Michele Arcangeli potenti per noi



Apparizioni di San Michele

Fin dai tempi di Gesù, gli ebrei credevano che san Michele era l’angelo incaricato da Dio per custodire le sorgenti d’acqua che hanno effetti curativi. Nella tradizione, lo si considera l’angelo che guidò il popolo d’Israele nel deserto e gli fece attraversare il mar Rosso o anche colui che fece scaturire l’acqua dalla roccia che Mosè toccò col suo bastone per calmare la sete della gente(33). Nel Vangelo di Giovanni, al capitolo 5, si parla dell’angelo che muoveva le acque della piscina di Betsaida ed alcuni credono che questi sia proprio san Michele.
Nel 452 Attila con il suo esercito si presentò alle porte di Roma pronto a conquistarla con fuoco e spargimento di sangue. Papa Leone I consacrò Roma a san Michele arcangelo e poi uscì incontro ad Attila. E accadde il miracolo. Attila si allontanò da Roma. Immediatamente costruirono una chiesa all’arcangelo san Michele, che gli fu consacrata il 29 settembre, e da allora questo è il giorno della festa di san Michele. Dopo il Concilio Vaticano II vennero aggiunte anche le feste degli arcangeli Gabriele (25 marzo) e Raffaele (24 ottobre) (34).

Il culto a san Michele era molto diffuso in Egitto. Si sa che nel secolo IV vi era un tempio consacrato a lui. La chiesa di Alessandria pose sotto la sua protezione il fiume Nilo, dal quale dipendeva la ricchezza del paese. La festa veniva celebrata il 12 giugno, periodo in cui il fiume cominciava a crescere (35).

A Costantinopoli c’era una chiesa dedicata a san Michele, edificata dall’imperatore Costantino. Si chiamava Michaelion e si credeva che l’arcangelo fosse apparso là e che vi operasse miracoli. Su questo argomento scrive diffusamente lo storiografo Sozomeno, nato in Palestina nel secolo quinto e vissuto a Costantinopoli lavorando come avvocato e scrivendo diversi libri di storia della Chiesa. Egli dice: Tutti coloro che avevano grandi dispiaceri o malattie incurabili si avvicinavano al tempio a pregare e in poco tempo si liberavano dalle loro pene (36).
Gli imperatori bizantini, come riferisce lo storiografo Ray­mond Jenin, edificarono diversi templi a san Michele, considerandolo il protettore dell’Impero. A Costantinopoli e nei dintorni vi erano circa 16 santuari dedicati all’arcangelo (37).

Il cronista bizantino Johannes Malalas (491-565), autore del libro Cronografia, in cui annotava i fatti più salienti del suo tempo, fa molti riferimenti a san Michele in relazione agli imperatori bizantini.
è noto il fatto che racconta sant’Eusebio nella sua Historia ecclesiastica (IX, 9), che Costantino ebbe una visione in Gallia. Vide una croce con la frase: In hoc signo vinces (con questo segno vincerai). A motivo di questa visione fece preparare uno stendardo con la croce e san Michele lo portò alla vittoria. Pare che questa visione sia certa, poiché sembra del tutto inverosimile che l’imperatore possa avere immaginato qualcosa di così impopolare per un esercito a maggioranza pagana a quei tempi. Nel 313 Costantino decretò il riconoscimento ufficiale del cristianesimo in tutto l’Impero.

Durante il pontificato di san Gregorio Magno, nel 590, una terribile peste stava spargendo un’orribile mortalità tra la po polazione di Roma. Il Papa ordinò che si facesse una processione penitenziale da Santa Maria Maggiore. Lo stesso pontefice portava una statua della Vergine durante la processione. Quando arrivarono al ponte sul Tevere, udirono canti di angeli e, all’improvviso, sul castello di Adriano, che oggi si chiama Castel Sant’Angelo, apparve l’arcangelo san Michele. In mano teneva una spada e in quel momento la peste cessò (38).

A santa Giovanna d’Arco (1412-1431) si manifestò l’arcangelo in diverse occasioni, chiedendole di prendere le armi per difendere il suo paese. A 13 anni, cominciò ad udire le voci dell’arcangelo. Al processo che le fecero affermò che la sua prima apparizione era stata di san Michele. Disse: Lo vidi con gli occhi. Non era da solo, era in compagnia di angeli del cielo.

La voce dell’arcangelo le insegnava a comportarsi bene e a frequentare la chiesa. Ben presto si unirono a san Michele santa Caterina e santa Margherita. Con il loro aiuto Giovanna riuscì a convincere il delfino ad accompagnarla a Reims per farsi incoronare re. Essi le predissero anche che sarebbe stata fatta prigioniera. La giovane venne bruciata viva a 19 anni.
Il processo di riabilitazione ebbe luogo nel 1455 per desiderio di re Carlo VIII e di Papa Callisto III.

San Francesco di Paola (1456-1508) aveva molta devozione a san Michele, il quale gli era apparso in visione e gli aveva ispirato il motto del suo Ordine dei Minimi, che egli aveva fondato. Il motto era Charitas (amore). 

Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, fondatore dei Redentoristi, era così devoto a san Michele che, in ogni stanza della curia episcopale aveva appeso un quadro dell’arcangelo e volle che i suoi religiosi rinnovassero ogni anno i loro voti nella festa di san Michele.

Nel 1733, quando san Gerardo Maiella aveva sette anni, un giorno, mentre assisteva alla messa, si avvicinò all’altare per ricevere la comunione, ma il sacerdote gliela negò perché era ancora troppo piccolo e a quell’epoca si faceva la prima comunione a 12 anni. Il bambino rimase molto triste. Ma di notte gli apparve l’arcangelo Michele e gli diede la comunione (39).

San Paolo della Croce (1694-1775), fondatore dei Passio­nisti, era un grande devoto dell’arcangelo e lo scelse tra i principali patroni della sua congregazione.

La beata Rosa Gattorno (1831-1900), grande mistica italiana, parla di san Michele come del suo angelo protettore. Dice: Men­tre pregavo vidi il mio arcangelo san Michele con la spada sguainata nell’atto di difendermi... Egli mi confortò e scomparve. Restai piena di forza e di vigore. Avrei affrontato mille eserciti (40).
Un giorno mi stavo raccomandando al mio angelo custode e inoltre a quello che mi ha dato Gesù, san Michele arcangelo. Vidi un gruppo di demoni infiammati che si precipitavano gli uni sugli altri. L’angelo Michele li trafiggeva con la sua spada, ma l’azione di questa uccisione era figurata, poiché in realtà non li toccava... Dopo la mezzanotte incendiarono la porta della casa. Saltai giù dal letto andando verso la finestra e mentre mi mettevo il velo, sentivo che mi veniva suggerito come dovevo fare; Michele mi diceva: Io sono con te, stai tranquilla(41).

Un altro giorno andai a far la comunione e stavo molto ma­le, nel mese di marzo del 1875. Ero molto turbata, ma appena ricevuta l’Eucaristia lo vidi al mio fianco. L’angelo Michele, insieme a me, faceva il ringraziamento e con le mani giunte adorava Dio (42).

Quanto soffrii nel mio viaggio a Roma! Non so come spiegarlo. Era talmente tanta la rabbia degli spiriti infernali che solo il mio angelo san Michele li poteva trattenere... Il mio Angelo Michele li cacciava con la spada sguainata. Se ne andarono lontano e non li vidi né li sentii più (43).

San Pio da Pietrelcina (1885-1968) era molto devoto a san Michele. Per questo molti autori credono che fu lui ad apparirgli il 5 agosto del 1918. Il santo racconta: Mi vidi davanti un misterioso personaggio con una lunghissima lancia ben affilata, dalla quale in punta sembrava uscire del fuoco.

Nel terzo segreto di Fatima, Lucia afferma: Abbiamo visto a sinistra di nostra Signora, un po’ più in alto, un angelo con la spada di fuoco nella mano sinistra. Molti lo identificano col nostro arcangelo.

Scrive la beata Anna Caterina Emmerick (1771-1824) nelle sue Rivelazioni: Ho visto la Chiesa di San Pietro (Roma). Su di essa risplendeva l’arcangelo san Michele vestito di rosso, tenendo una grande bandiera da combattimento tra le mani. La terra era un immenso campo di battaglia. I verdi e gli azzurri lottavano contro i bianchi: questi ultimi, sui quali pendeva una spada di fuoco, sembrava che stessero per soccombere.

L’arcangelo scese e si avvicinò ai bianchi. Lo vidi davanti a tutti. Essi ricevettero un grande coraggio, senza sapere da dove venisse. L’angelo sconfisse i nemici, i quali fuggirono in tutte le direzioni. La spada di fuoco che era sui bianchi scomparve. In mezzo al combattimento aumentavano le fila dei bianchi: gruppi di avversari passavano dalla loro parte e, una volta, passarono in gran numero. Sopra il campo di battaglia vi erano, nello spazio, legioni di santi che facevano segni con le mani,  diversi gli uni dagli altri, ma animati dallo stesso spirito(44).

Ci dice santa Faustina Kowalska (1905-1938) nel suo Diario: 
Il giorno di san Michele vidi questa grande guida vicino a me mentre mi diceva queste parole: Il Signore mi ha raccomandato di avere una cura speciale per te. Devi sapere che sei odiata dal male, ma non temere. Chi come Dio! E poi scomparve. Nonostante ciò sento la sua presenza ed il suo aiuto(45).

Durante la prima guerra mondiale avvenne un fatto ben do­cumentato. A Mons in Belgio apparvero ai soldati sul campo di battaglia molti angeli. Gli alleati erano sul punto di subire una terribile sconfitta e invece vinsero la battaglia. I soldati britannici affermavano di aver visto san Giorgio e lo descrivevano con capelli biondi e armatura dorata, su un cavallo bianco. Finita la guerra, i tedeschi espressero la loro versione della storia. I soldati della cavalleria affermarono che i loro animali si rifiutarono all’improvviso di perseguire il nemico. E dissero che le posizioni alleate, che loro attaccavano, si trovavano difese da migliaia di uomini, quando in realtà vi erano soltanto due reggimenti(46).
Alcune suore mi hanno scritto: Nella nostra comunità si professa una grande devozione agli angeli e in modo speciale a san Michele arcangelo, al quale viene attribuita l’assistenza miracolosa durante l’invasione francese nel 1648. Tutte le chiese, i conventi e le case private della città furono saccheggiate e svuotate, ad eccezione del nostro convento. Diverse volte cercarono di entrarvi; ma mentre ci provavano, appariva un uomo di bell’aspetto, alto, che con una spada in mano difendeva la nostra porta d’entrata.

Le religiose pensarono che si trattasse di qualche ufficiale francese, ma quando vollero cercarlo per ringraziarlo, non trovarono nessuno che avesse tali sembianze né che conoscesse quel capitano. Per questo si credette che fosse stato l’arcangelo san Michele, patrono della comunità, dal quale abbiamo ricevuto molti insigni benefici. Oggi abbiamo la sua immagine in diversi punti della casa. Inoltre siamo devoti dei nostri angeli custodi e al santo Angelo della città.

Durante la guerra di Corea accadde un fatto straordinario. Un soldato americano, di nome Michele, sperimentò tangibilmente l’aiuto del suo patrono, al quale era molto devoto. Un giorno d’inverno fece un percorso con la sua pattuglia. Ad un certo momento si allontanò dai suoi compagni e vide un soldato nuovo, al quale disse: Non ti conosco e pensavo di conoscere tutti quelli della mia compagnia.

- Sono nuovo, appena arruolato, mi chiamo Michele.

- Anch’io mi chiamo Michele.

Stava nevicando e salirono su una collina. All’improvviso apparvero sette soldati comunisti. Erano a circa 40 metri.
- A terra! Gli gridò il nuovo Michele.

Ma Michele era stato raggiunto al petto. Di ciò che avvenne dopo, l’unica cosa che ricordava era di essere stato portato da braccia robuste. Quando fu al sicuro, vide il nuovo Michele raggiante di gloria, col viso luminoso come il sole, con una spada in mano, che brillava con migliaia di luci. Poi svenne.
I compagni lo raggiunsero, lo aiutarono e gli curarono la ferita. Più avanti egli chiese:

-  Dov’è Michele?

Ma non c’era un altro Michele e nessuno lo aveva visto. Tuttavia, quei soldati comunisti erano rimasti a terra morti senza che egli avesse sparato su di loro (47).

ÁNGEL PEÑA 

La Preghiera per diventare piccoli



Padre Celeste,  
aiutami a diventare piccolo come un bambino,  
ai Tuoi Occhi. 
Chiedo che le Tue Grazie siano riversate su di me,  
così che io possa rispondere al Tuo Appello  
per salvare tutti i Tuoi figli. 
Amen. 

Dio Padre: Coraggio, Miei piccoli cari, perché il Mio Grande Regno sarà presto vostro



Miei cari figli, quando Io creai il mondo, volli condividere la Mia Esistenza con 
ciascuno di voi. Il Mio Amore allora fu diviso e fu così che il mondo divenne una 
cosa sola in Me. I Miei angeli gioirono alla fondazione del Mio nuovo Regno ed il Mio Amore 
si diffuse oltre il Mio Reame, poiché desideravo che così fosse. 

Quando il Mio Amore fu respinto, seppi che il Mio Dolore sarebbe giunto al colmo, non appena 
avessi rinnovato la Terra per porre fine al peccato. Il Mio Tempo nel quale tutti vivranno 
secondo la Mia Volontà, è vicino. La Mia Santa Volontà sarà presente nel cuore dei 
Miei figli. Tutti saranno di nuovo felici. Fino a questo Grande Giorno, l‟uomo dovrà 
sopportare molto dolore a causa del peccato che ha creato questo genere di separazione da Me. 

Finché esisterà il peccato, l‟uomo dovrà subire delle prove inflittegli da colui che Mi odia. Egli, 
il maligno, si presenterà come se vi amasse, come se avesse cura di voi e continuerà ad 
influenzare ognuno di voi, fino a quando manderò Mio Figlio a raccogliervi tra le Sue Sacre 
Braccia. Siate coraggiosi, Miei piccoli cari, perché il Mio Grande Regno sarà presto 
vostro e vivrete, insieme alle vostre famiglie, secondo la Mia Santa Volontà. Quando 
la Mia Divina Volontà sarà compiuta fra di voi, il mondo, composto dal Cielo e dalla 
Terra, diventerà una cosa sola. Quando saremo una cosa sola, non ci sarà più né 
dolore né pena, perché il peccato sarà completamente sradicato. 

Il vostro Eterno Padre 

Dio l‟Altissimo 

21 Luglio 2014



martedì 19 febbraio 2019

NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO




SIATE DILIGENTI: IL VOSTRO CORPO È IL TEMPIO DEL MIO SPIRITO… SE IL CORPO SI AMMALA, L’ANIMA SI CONTAMINA. Figli, il veleno non è visibile per voi, lo consumate con gli stessi alimenti, le menti contorte di chi possiede il potere nelle industrie, vi avvelenano il corpo con malattie impreviste per voi.