martedì 29 giugno 2021
lunedì 28 giugno 2021
Pregate il Padre che il Suo Calice di Giustizia non trabocchi prima della vostra conversione;
INVOCAZIONI A S. MICHELE ARCANGELO, AGLI ANGELI E AI SANTI
San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia. Sii tu nostro sostegno contro la perfidia e le insidie del diavolo. Che Dio eserciti il suo dominio su di lui, Te ne preghiamo supplichevoli. E tu, o Principe della milizia celeste, con la potenza divina, ricaccia nell'inferno satana e gli altri spiriti maligni, i quali errano nel mondo per perdere le anime. Amen.
Santi Angeli e Arcangeli, difendeteci, custoditeci. Diciamo al nostro Angelo Custode:
Angelo di Dio, che sei il mio custode, illumina, custodisci, reggi e governa me, che ti fui affidato dalla pietà celeste. Così sia.
Raccomandiamoci a tutti i santi e beati che hanno lottato e furono vittoriosi sul maligno:
Santi e Beati di Dio, pregate per noi.
Questo è il tempo dove molte saranno le malattie che arriveranno, ma è anche il tempo dove Gesù vi proteggerà, in particolare a coloro che hanno la vera fede, verrà un turbine (Lo Spirito Santo) che colpirà tutti i vostri cuori.
Trevignano romano 26 giugno 2021
Cenacolo in località Rimini
Amati figli miei, grazie per la preghiera e per aver risposto alla mia chiamata nel vostro cuore. Figli miei, vedo la gioia, i dolori e la fede nei vostri cuori. Figli miei ecco, Io vi unisco all’unisono per la nuova pentecoste, tutto ciò che arriverà servirà per purificare voi e la terra da ogni male, che purtroppo è sempre più forte in questi tempi, prendendo le menti e le anime di molti dei miei poveri figli. Cari figli miei, non abbiate mai paura, questo è il tempo dove molte saranno le malattie che arriveranno, ma è anche il tempo dove Gesù vi proteggerà, in particolare a coloro che hanno la vera fede, verrà un turbine (Lo Spirito Santo) che colpirà tutti i vostri cuori. Figli miei, pregate per la Russia, per l’America e la Cina. Ora vi lascio con la mia santa benedizione nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, Amen.
LA VITA DI SAN BENEDETTO
Uno sguardo liberatore
Al tempo del re Totila, un goto di nome Zalla, seguace dell'eresia ariana, imperversò con incredibile spaventosa crudeltà contro i fedeli cattolici e chiunque gli capitava tra le mani, chierico o monaco che fosse, lo spediva senza complimenti al Creatore.
Un giorno, divorato dall'avarizia e dall'avidità di denaro, torturava con crudeli tormenti un contadino, straziandolo con svariati supplizi. Estenuato dalle pene, il povero uomo dichiarò di avere affidato tutte le proprie sostanze al servo di Dio Benedetto; sperava così che il carnefice, credendogli, avrebbe smesso per un momento la sua crudeltà, concedendogli, così ancora qualche istante di vita.
Zalla infatti cessò per allora di torturarlo, ma legategli le braccia con una grossa fune, se lo spinse davanti al proprio cavallo, perché gli facesse strada a quel Benedetto che aveva in consegna le sue ricchezze. Con le braccia legate in quel modo il contadino andò innanzi fino al monastero dove era il santo, e lo trovò solo solo, davanti alla porta, intento alla lettura.
Si rivolse allora al feroce Zalla e: "Eccolo - disse - è questo qui quel Padre Benedetto di cui t'ho parlato". Questi, furioso, con folle e perversa intenzione, prima lo squadrò da capo a piedi, poi pensando di incutergli quello spavento che usava cogli altri, cominciò ad urlare a gran voce: "Su, su, senza tante storie, alzati in piedi e tira fuori la roba di questo villano, che hai in consegna!".
A quelle grida, l'uomo di Dio alzò subito con calma gli occhi dalla lettura, volse uno sguardo al goto e poi girò l'occhio anche sul povero contadino legato. Proprio nell'istante in cui volgeva gli occhi sulle braccia di lui, avvenne un prodigio!... Le funi cominciarono a sciogliersi con tanta sveltezza come nessun uomo vi sarebbe riuscito.
Alla vista del contadino che, prima legato, all'improvviso gli stava lì davanti libero dai legami, Zalla si spaventò per tanta potenza; precipitò a terra e piegando fino ai piedi del santo la dura e crudele cervice, si raccomandò alle sue orazioni.
Il santo non si levò dalla lettura, ma chiamati alcuni monaci, comandò di farlo accomodare dentro e di imbandirgli la tavola benedetta. Quando lo ricondussero fuori, lo ammonì che la smettesse con tante crudeltà. Ed egli se ne andò via umiliato e non osò chiedere mai più nulla a quel poveretto che l'uomo di Dio, non colle armi, ma col solo sguardo, aveva liberato.
Ecco qui quello che ti avevo detto, Pietro: quelli che con la massima fedeltà servono Dio onnipotente, qualche volta possono operar miracoli per il potere dato loro da Dio. Il santo, infatti, che, stando a sedere, represse la ferocia del terribile goto e con lo sguardo spezzò le funi annodate che incatenavano braccia innocenti, con l'istantaneità del miracolo vuole chiaramente indicare che per potere ricevuto gli era stato concesso di fare così.
LA PIA PRATICA DELLA GRANDE PROMESSA TUTTI IN PARADISO
Lo Zelante
NONO VENERDÌ
La S. Comunione in unione ai Principati (Comunione dello Zelante)
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Considera, anima mia, gli angeli del primo coro della terza gerarchia angelica, i gloriosissimi Principati.
Mentre agli angeli sono affidati in custodia i singoli fedeli, ai Principati è affidata la custodia dei regni, delle provincie, dei popoli, delle nazioni. Essi non sono soltanto pronti come tutti gli altri angeli ad eseguire i divini comandi, ma trascinano gli altri col loro esempio e spingono gli uomini che appartengono ai popoli e ai regni che essi [192] proteggono, a combattere le sante battaglie per il trionfo del bene; a unirsi tutti nella lotta contro il male; a promuovere il culto di Dio e impedire qualunque profanazione del Signore, della sua fede e del suo divino insegnamento.
Preghiamo questi gloriosissimi condottieri delle angeliche schiere, che ci concedano di essere zelantissimi nella propagazione del culto del divin Cuore; di diffonderlo colla parola e più che mai coll'esempio; di vivere in modo da poter dire agli altri: imitatemi nell'amore di Dio come io imito il Cuore adorabile di Gesù; preghiamoli che ci concedano di adoperarci con grande zelo, santo ardore e la prudenza dei santi, perché Gesù venga sempre più amato e conosciuto e non si rechino oltraggi al suo Cuore divino, impegnandoci a fare onorevole ammenda per tutte le offese e gli oltraggi che gli venissero fatti.
Preparazione
PREGHIERA AL SACRO CUORE DI GESÙ
Cuore adorabile di Gesù, che tanto avete zelato la mia salvezza e ve ne state notte e giorno in mezzo a noi nel santissimo Sacramento dell'Altare, per essere il nostro [193] conforto, il nostro aiuto, il nostro sostegno; Cuore adorabile del Buon Pastore, che cerca comunemente ansioso le pecorelle smarrite, per ricondurle all'ovile della verità e del bene; Cuore del Padre buono, che non solo attende il figliol prodigo, avido di perdonar gli, ma va anzi in cerca di lui e non riposa finché non l’abbia trovato; Cuore adorabile, che t anto avete amato il mondo, riempitemi in questa santa Comunione di grande zelo per la vostra gloria e per il bene delle anime; rendetemi generoso nel bene; fatemi precedere gli altri col mio esempio e colla nobiltà del mio operato; datemi di parlare a molti di Voi, di fare dolce violenza al loro cuore e condurli a Voi.
Voi avete detto nel santo Vangelo alle anime che vi amano: «Presto; andate per le piazze e contrade della città, e conducete qua mendici, storpi, ciechi e zoppi; andate lungo le siepi, e forzateli a venire, che si riempia la mia casa». Datemi, divin Cuore, un grande zelo, perché possa avvicinare quanti sono mendici nello spirito perché non vi amano, deformi per numerosi vizi, ciechi perché non vi conoscono e zoppi perché si rifiutano di camminare sulla via del bene, e li sforzi a venire a Voi, che solo potete togliere la loro deformità, giovare al loro [194] spirito, fa di correre sulla via del bene e giungere tra i primi nel vostro regno.
Sia questa la comunione di chi vi ama e chiede da Voi molto zelo per la vostra gloria e la salvezza delle anime. Rendetemi davvero zelante, caro Gesù.
AI PRINCIPATI
Angelici Spiriti, alle cui amorose cure il Signore ha affidato le collettività, i popoli, le nazioni, i regni, le provincie, e che vi prendete tanto cura di coloro che li compongono, perché in queste collettività regni sempre Dio e il Cuore adorabile del suo Cristo, implorate mi dal Signore un grande zelo, perché conduca molte anime a Gesù, e concorra insieme a voi a rendere cattolici e innamorati di Gesù tutti i cuori, affinché presto risuoni da un capo all'altro della terra il grido festoso: «Sia lode a quel Cuore Divino, da cui venne la nostra salute; a lui si canti gloria e onore nei secoli dei secoli!».
Le altre preghiere come a pagina 120.
RINGRAZIAMENTO
Gesù è venuto a te; rendigli il dovuto omaggio di fede e di amore e custodiscilo con zelo nel tuo cuore. Nella tua qualità di zelante devi impedire con santo ardore qualunque oltraggio al S. Cuore di Gesù; ma se devi impedire che gli altri offendano, [195] addolorino e strazino questo Cuore divino, devi guardarti anche tu, e come! di offenderlo, specialmente ora, che ha preso possesso della tua anima e vi vuole rimanere nel tempo e nell'eternità. Prega Gesù Eucaristico, che ti confermi nel bene, perché il suo Cuore divino possa riposare nel tuo come sopra un trono di gloria ed abbia sempre da te il dovuto onore. Soltanto se tu onorerai Gesù nel tuo cuore, il Signore benedirà il tuo operato e ti concederà di zelare la sua gloria, di difendere il suo onore e di condurre a Lui molte anime.
LO ZELANTE A GESÙ
Di Voi, O Gesù Signore, hanno predetto. i profeti che lo zelo per la casa di Dio vi consuma; e perciò, pieno di zelo per la gloria del vostro eterno Genitore, fatta una sferza di cordicella avete allontanato i profanatori dal tempio, non volendo che coloro che pregavano nel luogo santo fossero disturbati dall'ignobile traffico che si faceva colà.
Deh, Redentore divino, concedetemi che lo zelo per la vostra casa mi consumi. La vasta casa è ora il mio cuore, nel quale abitate, in questo momento sacramentalmente, e nel quale volete abitare anche spiritualmente dopo che mi avrete abbandonato colla presenza reale. Concedetemi che cacci dal mio cuore chi lo profana: il demonio, che vorrebbe trafficare fa mia anima e mi offre beni terreni e soddisfazioni illecite se vi abbandono; il mondo, che mi vorrebbe aggiogare al [196] suo carro trionfale, e le mie passioni malnate, che vorrebbero dominare invece di Voi.
La vostra casa sono i cuori di tutti gli uomini. Concedetemi, eucaristico Gesù, che io, con una intensa attività di santo apostolato, possa portarvi nei cuori degli uomini e allontani da quelli quanto può ostacolare il vostro pieno dominio; li renda attenti ai pericoli ai quali vanno incontro con i loro peccati, al dovere che hanno di amarvi, e dica loro delle dolcezze ineffabili che concedete ai vostri amanti.
La vostra casa è il vostro Cuore adorabile, nel quale abitate colla pienezza della divinità. Fate che io zeli la gloria del vostro Cuore divino, sia eloquente quando parlo di Voi e difenda il vostro onore e quello della vostra casa, caro Gesù! Datemi il cristiano coraggio di protestare ad ogni offesa recata al vostro Cuore divino e di scattare ad ogni oltraggio od insulto che vi si reca, come se esso fosse stato recato a me; concedetemi di fare onorevole ammenda per le offese recate al vostro Cuore e, di dire a quanti vi amano che siete stato oltraggiato e che quanti vi amano devono alzare la voce di sdegnosa protesta ed unirsi più che mai a Vai per confortarvi col loro amore. [197]
Al PRINCIPATI
Gli angeli raccolgono in coppe d'oro le preghiere. dei fedeli, le offrono al Signore nel suo santuario e scendono dal cielo a portare agli uomini i tesori della divina misericordia.
Compite questo vostro nobilissimo ufficio anche a mio vantaggio, angelici Principati; e mentre adorate con me l'eucaristico Signore che abita nella povera casa dell'anima mia, imploratemi da Gesù il vostro zelo, la vostra prontezza nell'eseguire i divini comandi, la vostra cura amorosa per condurre al bene gli erranti e conservare nel bene i buoni, perché alla vostra scuola, imitando Voi e da Voi sorretto, possa zelare la gloria del mio Gesù, condurre a lui molte anime e impedire che Egli venga offeso ed oltraggiato dagli uomini col peccato, che è la maggiore ingiuria che la creatura possa recare al suo Dio, il più grande male che uno sciagurato discendente di Adamo possa compiere, un colpo di lancia al Cuore non morto ma vivo ed anzi più che mai vivo del nostro amato Gesù.
Le altre preghiere come a pagina 128. [198]
SIAMO GIUNTI AL GOLGOTA.
Carbonia 26-06-2021 – ore 16.55 seconda locuzione.
Siamo giunti al Golgota, la storia è per chiudersi, l’intervento Divino sarà grande.
Apritemi i vostri cuori o voi che siete ancora lontani da Me, non vi colga l’oscurità mentre state in armonia con le cose del mondo anziché quelle del Cielo. Il Dio dell’Eterno Amore viene a richiamarvi, è tempo di ravvedimento, di vera conversione, …è giunta l’ora di tornare a Casa, per questo vi scongiuro figli miei, …salvatevi! Datemi la possibilità di salvarvi, tornate a Me in fretta prima che la luna diventi nera, il sole si spenga e la Terra tremi tutta e si apra.
Amate creature mie, volgo il mio Cuore a voi, il mio Sacrificio non è stato vano, Io voglio salvare i miei figli, non tardate ancora, non posso più attendere, il tempo è giunto alla fine, tutto si è compiuto. Il malvagio re è stato messo in condizioni di firmare il fatidico patto infernale, egli lo ha voluto con tutto se stesso, ha rinunciato al suo Dio Creatore e si è offerto al dio infernale.
State pronti figli miei, state in allerta, ora vedrete susseguirsi terremoti, vedrete i mari innalzarsi e abbattersi sulle coste, vedrete monti crollare, vedrete grattaceli crollare, vedrete, figli miei, cose distruttive su tutta la Terra e, i vulcani erutteranno e getteranno il loro fuoco. Le terre si apriranno e inghiottiranno tutto quello che avranno sopra.
Amati figli, anche fuoco dal cielo sta per arrivare sulla Terra! …è tempo di cose nuove, è tempo di purificazione figli miei. Io voglio definire il disegno di salvezza in questo tempo, non c’è altro tempo da attendere, l’uomo si è incancrenito nel peccato, si è donato a Satana, …chi devo salvare ancora figli miei? Se voi non volete essere salvati, se voi non volete tornare alla Vita, cosa posso fare Io come Padre? Così ho deciso di intervenire per salvare quei pochi che ancora Mi stanno seguendo e attendono con dolore che Io intervenga per portarli via con Me.
Tuonano i cieli, trema la terra, fulmini verranno sulla Terra!
…è l’ira di Dio che si scatenerà su questo mondo,
su questa Umanità iniqua.
Parlo a te o popolo infedele, parlo a te che ti sei donato a Satana, che hai preferito la lussuria di questo mondo invece che la purezza delle Cose di Dio.
Peccato o uomo, peccato, perché Dio ti ha amato tanto, …quando ti ha creato ti ha amato con tutto Se stesso, …tu dovevi prendere possesso di tutto l’Universo, assieme al tuo Dio Creatore, dovevi essere nel tuo Dio Creatore con i doni del tuo Dio Creatore! Invece, hai scelto la morte eterna, la sofferenza eterna.
Avanti o anime mie benedette, o voi pochi che ancora Mi seguite, o voi che con tutto il vostro amore state dando risalto alla mia Opera, voi che Mi state vicino, Mi state confortando e Mi state seguendo come Io vi ho chiesto.
Unitevi! Convertitevi tutti figli miei! State uniti nell’amore e condividete tutto.
La grazia di Dio sarà grande per tutti coloro che doneranno a Dio tutto il loro amore, tutto il loro bene, tutto il loro possesso, perché Dio ha preparato in Sé ogni ricompensa per ognuno dei suoi figli.
È la SS. Trinità che discende su questo Colle, e viene a voi figli miei, è la SS. Trinità che vi benedice e vi accoglie sulle sue braccia!
Avanti amati figli, o voi che siete qui presenti, o voi che seguite il Cielo da ogni angolo della Terra, a voi sarà dato il Regno dei Cieli e sarà data l’eternità in amore e gaudio eterni.
Oltre la morte
La Vergine Maria
Maria Simma parla molto della Vergine Maria riguardo alle anime del purgatorio. Dice che Maria è la madre di misericordia e madre delle anime del purgatorio. Lei va molte volte in purgatorio a consolare le anime, specialmente nel giorno di Natale, quando più anime vanno in cielo, il Venerdì Santo, il giorno dell’Ascensione, il giorno dell’Assunzione di Maria e nella festa di Ognissanti. Un’anima disse a Maria Simma che la Vergine aveva chiesto a Gesù nel giorno della sua morte di liberare tutte le anime del purgatorio, che Gesù aveva ascoltato questa preghiera e che tutte le anime avevano accompagnato la sua Assunzione gloriosa. La Vergine distribuisce le grazie, in accordo alla volontà di Dio.
Ai confratelli della Vergine del Carmelo ha promesso (previligio sabbatico) di liberarli dal purgatorio il sabato successivo alla loro morte. Avrà anche particolare misericordia con coloro che sono stati suoi veri figli, pregando spesso il rosario. Maria Simma racconta che il 16 dicembre 1964 prese due fogli di carta per scrivere due lettere in cui voleva raccomandare la recita del rosario. Dice: «Stavo scrivendo per prima cosa l’indirizzo sulle buste, quando vedo satana alla mia destra fissarmi con occhi di odio; prese i due fogli e li strappò, lasciando su di loro il segno di una bruciatura di fuoco. le conservo ancora per dimostrare il potere del rosario contro il demonio».
«Un altro giorno ero seduta e cominciavo a pregare il rosariom quando ebbi da uscire un momento dalla stanza e lasciai il rosario sopra la seggiola. Al ritorno, il rosario era sopra la tavola, attorcigliato in modo incredibile, tanto che non potevo scioglierlo. Allora compresi che era stato satana. Così gli dissi: sistemalo, o ti tiro fuori in questo stesso momento dieci anime dal purgatorio. Davanti ai miei occhi quei nodi si slegarono facilmente e continuai a pregare tranquillamente il rosario. Satana non vuole che si preghi il rosario per le anime del purgatorio».
E prosegue dicendo: «Alcune anime del purgatorio hanno pregato con me il rosario, che dopo la messa è la preghiera più efficace. Un giorno del 1950 salii sull’ultima carrozza del treno. Il treno era totalmente pieno, ma in questa carrozza vi era solo una signora, Prese il rosario dalla borsa e mi disse se potevo pregare il rosario con lei. Accettai. Allora pensai: Se dice questo a tutti coloro che entrano qui, rimane sola. Quando terminammo mi disse: Rendiamo grazie a Dio. E sparì. Così mi ritrovai sola in una carrozza del treno in un giorno in cui era totalmente pieno. In nessun momento avevo sospettato che fosse un’anima del purgatorio fino a quando sparì».
Amiamo Maria e chiediamo la sua intercessione per le anime di tutti i defunti, compresi i più dimenticati e abbandonati. Per coloro che pregano per le anime sante del purgatorio, lei avrà una speciale misericordia anche dopo la loro morte.
“Santa Maria, Madre di Dio,
prega per noi peccatori, adesso
e nell’ora della nostra morte. Amen».
P. Angel Peña
La battaglia continua 3
CELIBATO
– PER IL REGNO DI DIO –
Il “celibato” e la “verginità” sono nuovi valori evangelici, esistenti già nella Chiesa apostolica. È quindi una situazione esistenziale che si manifestò in alcune comunità, come a Cesarea, dove quattro figlie di Filippo prestano il loro servizio ecclesiale. Anche a Corinto, dove Paolo fondò la comunità cristiana, come “architetto ha gettato le fondamenta” (I Cor. 3.6.10) costruendo la sua teologia del celibato e della verginità in parallelismo con il matrimonio, sulla base dei carismi: «Ciascuno ha il proprio carisma da Dio, chi in un modo, chi, invece, in un altro» (I Cor. 7,7). Due modi di contrapposizione, quindi, tra matrimonio e stato celibatario e verginale. Difatti, a chi è sposato, Paolo comanda di non sciogliere il suo legame matrimoniale (ivi 7.1.27), a chi è celibe o vergine, Egli consiglia di non sposarsi (ivi 7,1.8.25.27), a questa libertà dello spirito, corrisponde una libertà di accettarlo (ivi 7,37). La catechesi apostolica farà, poi, dei progressi anche sul senso ecclesiale del celibato e della verginità, facendosi sponda alle parole del Signore a riguardo del celibato e della verginità, in vista del Regno dei Cieli, si manifesta la comprensione dei valori di ambedue i carismi e la ricchezza dell’inserimento a Cristo. Il Regno di Dio è spirituale e, quindi non esige più la generazione di figli nella carne1. Il celibato e la verginità pongono la persona umana in contatto immediato con Cristo. Perciò, tutto il pensiero di Paolo si aggancia ed è in linea con il Vangelo di Gesù. Comunque, le memorie e la predicazione degli Apostoli sulla realtà del celibato e della verginità sono scarne e ben pochi sono i testi messi in iscritto. Il più significativo è la risposta di Gesù ad una interrogazione dei discepoli, che Matteo, testimone lui pure di quel colloquio, ha narrato (Mat. 19,12), in cui Gesù riprende il concetto del celibato, conferendogli, però, un senso teologale in questi elementi fondamentali; e cioè: la comprensione del senso e del valore del celibato è una realtà non comprensibile da tutti. Infatti, Gesù disse: «Non tutti comprendono questa parola, ma quelli ai quali è donato. Vi sono, infatti, eunuchi, i quali dal grembo della madre sono stati generati così, e vi sono eunuchi, i quali sono stati resi eunuchi dagli uomini e vi sono eunuchi, i quali hanno reso eunuchi sé stessi a causa del Regno dei Cieli. Chi può comprendere, comprenda» (Mat. 19, 11-12). Il celibato, quindi, è duplice: coatto o volontario. Gesù, qui, richiama l’attenzione su quest’ultimo, che giustifica possibile quando è a causa del Regno dei Cieli, quindi è il Regno dei Cieli che illumina l’uso cristiano del celibato e della verginità. Di conseguenza, la verginità, il celibato, sono un “dono”, come lo ammette anche il Vaticano II: «la vita religiosa - scrive - è un dono che la Chiesa ha ricevuto dal suo Signore e con la grazia sempre conserva» (“Lumen gentium”, 43). «La carità abbracciata per il Regno dei cieli, quale viene professata dai religiosi, deve essere apprezzata come insigne “dono” della Grazia» (“Perfectae caritatis”, 12). Quindi, ogni “dono” di Dio è un fatto positivo nella vita di una persona, perciò la vita religiosa, specie il celibato e la verginità, non si devono presentare come una rinuncia o una mortificazione, perché il celibato e la verginità potenziano uno sviluppo congeniale alla novità del regno, verso un amore universale, verso una fecondità che si realizza nello Spirito, per cui l’essere con Cristo nel celibato e nella verginità costituisce una rapporto indissolubile. Infatti, “Dio non si pente dei suoi doni e della sua chiamata” (Romani 11,29). Perciò, il “non è bene per l’uomo essere solo”, viene annullato dalla comunità religiosa in una donazione più ampia ed aperta. L’avvertimento di San Paolo, che la fornicazione, l’impudicizia, la lussuria escludono dal possesso del Regno di Dio, per cui mentre gli impudichi sono cacciati fuori dalla “città” di Dio (Apocalisse 22,15), coloro che si sono conservati puri, invece, seguono da vicino l’Agnello (Apocalisse, 14,4). Il fondamento, dunque, della vita religiosa - secondo le fonti bibliche neo-testamentari - sono il celibato e la verginità, vissuti in comunità. L’impegno dei Religiosi, perciò, è quello di salvare quei valori, affidati a ciascuno da Gesù Cristo, per dedicarsi, senza distrazioni, alle cose del Signore (1 Corinti 7,32.34.35).
***
Oggi, si parla molto della “persona umana”, l’uomo visto non solo nella dimensione soprannaturale, ma anche di quella naturale, che completa la persona. Quindi, l’integrazione affettiva è un aspetto importante dell’integrazione della persona per renderla “matura”, sia fisica che psichica e spirituale, il cui fondamento è appunto la maturità affettiva, ossia l’amore, perché senza di esso non solo non c’è “maturità”, ma neppure “normalità”.
Allora si potrebbe concludere che lo stato di vita in cui la persona umana trova la sua piena maturità e integrazione è il matrimonio. Ora, se questo “dono” si realizza nel matrimonio, ci dobbiamo chiedere quale possibilità abbiano il religioso e la religiosa, che hanno rinunciato ad abbracciare tutti gli aspetti della persona, ossia l’anima e il corpo, ci possiamo chiedere quale possibilità resti alla loro maturità umana. Prima di tutto, va sottolineato che la persona umana è, innanzi tutto, un valore spirituale capace di conoscenza e di amore, e una sua completezza che trascendono la dimensione fisica, che è una componente della maturità umana, ma non una condizione. La vera maturità, quindi, è quella aperta al mondo dello spirito, senza il quale non c’è equilibrio affettivo. Quindi, la castità consacrata (o verginità) non è solo una rinuncia a determinati beni, bensì una donazione d’amore a Dio; un “dono” che vien fatto per amore a un Dio che è Amore, un amore che non è un qualcosa di astratto, di intellettualistico, ma è un “amore” che investe la persona e la conduce a un impegno totale di perfezione. È la Grazia che si innesta nella natura e agisce in essa. La Religiosa vive la sua consacrazione inserita in una comunità, in una ambiente sociale, che possono arricchire e sviluppare la sua personalità, impegnata nell’apostolato, nel quale può donare e rendere feconda la sua personalità umana e soprannaturale. Vita comunitaria e apostolato sono appunto gli elementi essenziali per l’integrazione psicologica e spirituale della sua vita religiosa. L’appoggio dell’amore fraterno è certamente un valido sostegno che aiuta a superare le crisi e i momenti difficili che ognuno può avere; la stanchezza, le frustrazioni, gli insuccessi, che possono oscurare l’anima e dare un senso di insicurezza, di solitudine, di smarrimento. Allora, la Religiosa sente il bisogno di una testimonianza umana che la attira. È questo il compito dell’amicizia, che è un dono di Dio per ricercarlo ed essere l’una all’altra un sostegno e uno stimolo. Inoltre, la totalità di donazione di sé stessa la si raggiunge sempre sul piano dell’amore di Dio, attraverso, però, una concretezza cristiana di amore del prossimo. L’apostolato (servizio sociale), quindi, è il campo in cui l’integrazione affettiva raggiunge il suo equilibrio. Ecco perché la Chiesa dà alla Religiosa il titolo di “Sposa di Cristo” e il popolo le dà il titolo di “Madre”. Ora, Dio ha posto nelle mani delle sue “spose” la salvezza di molti fratelli per i quali Cristo è morto. San Paolo esprime questo concetto nella lettera ai Corinti: «Io vi ho generato in Cristo Gesù mediante il Vangelo» (I Cor. 4,15). La religiosa, quindi, è veramente “Madre”, non di individui, ma di persone; non di corpi, ma di anime. Il dono di sé nell’apostolato fa soddisfare la profonda esigenza - proprio della donna! - di amare impegnando in questa donazione materna, tutte le sue risorse personali, perché “si tratta di salvare la persona umana, si tratta di salvare l’umana società” (“Gaudium et spes”, n° 3). Certo, la Religiosa deve essere prudente, perché la sua persona è consacrata che ama Dio in sé stesso e nel prossimo; in essa la Grazia deve moderare e trasformare in espressione di carità ciò che potrebbe essere una manifestazione di affetto terreno. La vita religiosa ha i suoi rischi, ma per chi vive con piena disponibilità all’azione della Grazia, si avvera quello che Gesù ha promesso: «Non vi è nessuno che abbia abbandonato la casa, moglie, fratelli, genitori, figli, per il Regno di Dio, che non riceva molto di più in questo tempo e, nel mondo futuro, la vita eterna». (Lc. 18,29-30).
sac. dott. Luigi Villa
SIAMO GIUNTI ALL’ORA FATIDICA.
Carbonia 26-06-2021 – ore 16.25 prima locuzione
Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.
Presto il Cielo vi prenderà con Sé e vi poserà dove tutto è pace e amore, dove la gioia è eterna, dove Gesù abiterà sempre con voi, al vostro fianco, vi delizierà delle sue Bellezze, del suo Amore, e vi donerà di Sé, avrete un eternità gioiosa, avrete con voi il vostro Dio Creatore.
Non abbiate timore di nulla figli miei, voi ormai siete arrivati in alto, siete già in una dimensione nuova. Dio ha scelto per voi, ora, la strada più grande, quella che seguirete con i doni dello Spirito Santo, per completare questa missione di salvezza assieme a Me, Io Maria Santissima verrò a prendervi per mano per condurvi alla sfida finale contro Satana.
Siamo giunti all’ora fatidica annunciata da sempre, dai profeti di un tempo, di oggi, e dalla vostra tenera Madre SS. che tutti i giorni, continuamente, esorta il suo popolo a tornare a Gesù, perché, i tempi sono nella disperazione, …chi non sarà con Gesù dovrà soffrire molto.
Con la vostra testimonianza sarete grandi in questa Opera del Cielo, nella missione che Dio vi ha messo nelle mani, perché andrete per il mondo ad evangelizzare, annunciare la Parola di Dio e recuperare tanti figli a Dio. Avanti! Preghiamo.
domenica 27 giugno 2021
Perciò, lasciatemi vivere in voi ed essere Uno e potrete agire con Me, il vostro Dio, e aiutarmi a cambiare questo mondo di tanti errori.
Messaggio di Dio Padre a JV
Il beato Francisco Palau - Un profeta di ieri, per oggi, domani e per la fine del mondo
I tre giorni delle tenebre
secondo le Scritture e le testimonianze autentiche dei santi
Il capitolo finale della disfatta della Rivoluzione potrebbe benissimo culminare nei cosiddetti “tre giorni di oscurità”.
Hanno un fondamento biblico e sono stati oggetto di commenti e/o visioni di anime sante o privilegiate.
La più famosa rivelazione privata su questi tre giorni di oscurità è attribuita alla Beata Ana Maria Taigi (1769-1837). Vedi: Il contemplativo della lotta tra Luce e Tenebre
Ai tempi dei Beati, questa visione aveva già notorietà. La sua versione più autorevole viene letta nel processo di beatificazione di Beata Taigi.
Si trova nella testimonianza di mons. Raffaele Natali, confidente della veggente e conoscitore delle sue visioni per decenni. Ha testimoniato in questi termini:
“Nell'anno 1818, la Serva di Dio mi descrisse la rivoluzione di Roma e tutto ciò che accadde, e poi mi parlò molte volte, in modo molto più sorprendente, dicendo che era stata mitigata nell'attenzione alle preghiere di molti anime amate da Dio, che a Lui si erano offerte per soddisfare la Divina Giustizia.“Ma [che sarebbe venuto un giorno in cui] l'iniquità avrebbe marciato in trionfo e molti 'buoni' credenti si sarebbero tolti la maschera.“Che il Signore ha voluto denunciare la zizzania, perché subito saprebbe cosa farne.“Che le cose arrivino a tal punto che l'uomo non potrà più metterle in ordine, ma che il braccio onnipotente di Dio rimedi a tutto.“Mi disse che il flagello della terra era stato mitigato, ma non quello del Cielo, che sarà orribile, spaventoso e universale.“Che Nostro Signore non l'avesse comunicato nemmeno alle sue anime più amate sulla terra. Che sarebbe venuto inaspettatamente e che i malvagi sarebbero stati distrutti.“Ma che prima di questa punizione, tutte le anime che a quel tempo godevano di fama di santità sarebbero state sepolte."Che molti milioni di uomini morirebbero a causa del ferro nelle guerre, un'altra parte nei conflitti e altri milioni nelle morti impreviste - è assodato che in tutto il mondo.“Che, di conseguenza, intere nazioni tornassero all'unità della Chiesa cattolica, molti turchi, gentili ed ebrei si convertissero, e che i cristiani fossero sbalorditi, confusi e stupiti del loro fervore e della loro osservanza.“In una parola, mi disse che il Signore voleva purificare il mondo e la sua Chiesa, per la quale stava preparando una nuova messe di anime che, sconosciute, avrebbero compiuto grandi opere e miracoli sorprendenti.“Mi disse che, dopo che la terra era stata ripulita con guerre, rivoluzioni e altre calamità, sarebbe iniziata la punizione del Cielo, che sarebbe culminata in una convulsione generale dei più spaventosi fenomeni meteorologici portando grande mortalità.“La Serva di Dio mi ha detto più volte che il Signore le ha fatto vedere nel Sole misterioso il trionfo universale della nuova Chiesa, così grande e sorprendente da non poterlo spiegare”(Proc. Ord. fol. 695-696 apud Mons. Carlo Salotti , “La Beata Anna Maria Taigi secondo la storia e la critica”, Libreria Editrice Religiosa, Roma, 1922, 423 pp., pp. 340-342).Per gran parte della sua vita la Beata Taigi ha sempre avuto davanti a sé un disco d'oro, simile a un sole, in cui vedeva rappresentati eventi presenti o futuri.(cfr Mons. Carlo Salotti, “La Beata Anna Maria Taigi dopo il racconto e la critica — Madre di famiglia e terziaria dell'Ordine della Ss. Trinità”, Libreria Editrice Religiosa, Roma — Scuola tipografica italo-orientale S. Nilo , Grottaferrata, 1922, 423 pp.).
RALLEGRIAMOCI NEL FATTO CHE DIO SIA QUELLO CHE È
L’Eternità è l’atto di amore puro, vissuto da Dio nella intercomunicazione eterna delle tre divine Persone.
Dio ha il suo gaudio infinito nel possesso perfetto di essersi Egli stesso in sé ciò che si è in un atto beatissimo e trinitario. Se per essere felice avesse bisogno di qualcosa fuori di sé, o potesse godere essenzialmente di qualche cosa che non fosse Lui nell’essersi di per sé, non sarebbe l’Infinita Perfezione.
L’Eternità ha il centro del suo gaudio e la pienezza della sua beatitudine nel fatto che Dio sia ciò che è e come lo è. Poiché così come Dio, per perfezione della sua natura, non può gioire essenzialmente in nessuna cosa al di fuori di Sé, così l’anima, nel trovarsi nella partecipazione dello stesso Infinito, rimane aderita a Lui nel suo modo di vedere, nel suo modo di sentire, nel suo modo di godere. Dio le dà il suo Sguardo perché lo guardi, la sua Espressione perché lo canti, e il suo Amore perché lo ami.
Allora, avendo l’uomo per partecipazione ciò che Dio ha per natura, gode partecipativamente di ciò di cui Dio gode per il suo essere e vive, in partecipazione, ciò che Dio vive per sussistenza eterna. Infatti, essendo innalzato alla grande categoria di entrare nella comunicazione dell’Infinito e a prendere parte della sua vita, l’uomo rimane sublimato così al di sopra delle sue appetizioni, dei suoi desideri e del suo amore, che perde il suo proprio modo di amare, di esprimere e di godere, passando a vivere e a godere di ciò che Dio si è e di ciò di cui Dio gode, essendo questo il gaudio essenziale della creatura creata dall’Infinito per possederlo.
E siccome Dio essenzialmente non può godere se non di ciò che Egli è per la perfezione infinita che racchiude in sé, pur avendo capacità infinita anche di godere infinitamente, l’uomo, messo di fronte a Dio, vedendolo nella sua regalità infinita, contemplandolo traboccante di perfezione e di felicità e sapendolo, con il possesso della stessa sapienza eterna e con il modo divino di sapere ciò che Dio nel suo modo personale si è, soggiogato, rapito, attratto irresistibilmente come da una calamita, rimane colmo e saturo nell’inebriamento infinito che la contemplazione della perfezione eterna gli produce.
E, o sorpresa!, arriva ad operarsi un grande miracolo: la creatura, con la sua mente piccolina e abituata a godere delle cose create, davanti alla contemplazione del Sommo Bene, in possesso di saturazione totale, rimane, nello stesso istante in cui entra nell’Eternità, convertita in un atto di amore puro che ha la pienezza e la felicità del suo gaudio nel fatto che Dio sia ciò che è di per sé.
Com’è buono Dio, com’è grande, com’è felice e com’è infinito! Com’è immenso nel suo eterno potere, per sé e per me…! È tanto ciò che ci si dà, tanto!, che ci si dà in ciò che è, in ciò che ha, in ciò che vive.
E, al darcisi, per perfezione del suo essersi, l’uomo, completamente soggiogato, e rapito dalla Bellezza Infinita, rompe in un gaudio di partecipazione eterna, senza che gli rimanga capacità di godere o volere qualcosa che non sia quella Perfezione che in modo travolgente lo soggioga e che in modo delirante lo innamora.
Dio è così grande e così infinito come buono, come amore, come comunicazione. E quanto più grande lo vediamo, più grande sarà il nostro gaudio, il gaudio che ci produrrà la contemplazione del fatto che Dio è ciò che è di per sé.
Un secondo gaudio avremo nell’Eternità, che sarà gioire nel fatto che Dio sta nella nostra anima posseduto e possedendola.
Ma persino questo stesso gaudio ha due parti. La prima appartiene al gaudio essenziale e consiste nel gioire nel fatto che Dio sta essendosi ciò che è nell’anima, non perché stia nell’anima, bensì perché Egli se lo è possedendoci secondo la sua volontà.
E la seconda parte… Ma c’è una seconda parte nel gaudio dei beati? Può forse l’uomo, contemplando Dio, voltarsi a gioire in qualcosa di proprio? È così povero Dio che non può riempirci totalmente?
No! Il fatto è che la nostra mente è tanto piccolina, che se io qui sulla terra, parlando del possesso dell’Infinito, non indico un gaudio nel quale l’uomo sia il primo attore, il suo pensiero egoista e abituato a vivere per sé e dei sensi corporali, intendendo tutto a modo umano, sembra rimanere nel vuoto, non comprendendo con il suo sguardo rachitico che ci sia qualcosa più grande di lui e che possa gioire con tale perfezione nel gaudio altrui, da arrivare a dimenticarsi totalmente di sé. Né tanto meno può intravedere che ci sia qualcosa di così sublime capace di non lasciargli capacità per guardare se stesso: non per la piccolezza dell’uomo bensì per la grandezza di Dio; non per la piccolezza della capacità dell’essere creato dall’Infinito, bensì per l’immensità trascendente dell’Eterno Essere.
Se la mia eternità nel cielo consistesse nel gaudio che avrò e nel godimento che io sperimenterò perché io sono o perché io ho, non potrei arrivare ad essere Dio per partecipazione, che ha la sua ragione nell’essere e nel godere di ciò che Egli è per perfezione del suo essere.
L’Eternità è entrare nella vita infinita non per esserla con Dio, poiché questo solo appartiene a Lui, bensì per possederla nella sua compagnia; così ciò che in Dio è essere o essersi da sé, in me è possederlo, goderlo, saperlo…
Dio è Sguardo infinito, Contemplazione eterna, in una fecondità così ricca, così piena, che rompe a generare in uno scoppio di Sapienza così espressivo, che l’Esplicazione infinita di questa eterna Sapienza è persona.
E questa Persona, Parola eterna, è così infinita, è tanta Esplicazione, che è tutta l’infinita perfezione in sillabazione eterna. E questa perfezione di Sapienza infinita rompente in Esplicazione, tra il Padre e il Figlio, è di un’adesione così perfetta e di un’intercomunicazione così infinita, che fa sorgere, in gaudio perfetto di sapienza eterna, l’amore infinito in Persona Amore, lo Spirito Santo.
E Dio, che si è così e ha il suo gaudio nel suo modo di essere trinitario e personale, per l’unità del suo essere, ci dà tutto ciò che è, non affinché noi lo siamo, perché questo è ciò che fa che Dio si sia quello che è ed è intrinsecamente suo, bensì affinché lo possediamo e, facendoci una cosa con Lui, lo godiamo.
Ed allora Dio ci dà il suo Sguardo affinché con questo lo guardiamo, affinché con questo lo intendiamo, affinché con questo possediamo il suo modo, il suo stile, la sua interpretazione, e il suo godimento divenga il nostro godimento, il nostro gaudio, la nostra vita.
E ci dà la sua Parola affinché con Lui godiamo scandendo la sua infinita perfezione; e ci si dà a sua volta lo stesso Spirito Santo, e così lo amiamo come Egli si ama.
Ma Dio è così meraviglioso, così eterno, così beato, così buono, così donatore, che, quando si dà, lo fa come è; e rende, colui che si dà, come se stesso per partecipazione.
Ed allora l’uomo, creatura a distanza infinita dell’Essere, è capace, per un’effusione dell’Amore Infinito, di dimenticarsi di sé totalmente e, arrivando a essere Dio per partecipazione, di vivere e di godere di ciò che Dio vive e gode.
Ora vedo che, quando la mia anima si sente chiamata a gioire nel fatto che Dio è Dio, a godere del suo godimento ed a rallegrarsi nel suo gaudio, la misura in cui questo si realizza in me è la misura della mia partecipazione e del mio possesso di Dio. Vedo che l’uomo, quanto più si avvicina a Dio e quanto più Dio lo attrae a Sé e lo tiene in Sé, tanto più si rende capace di adempiere il suo fine, che è gioire in ciò che Dio si è.
Oggi la mia anima vuol essere un inno di lode alla gloria di Dio, per l’attrazione che in me noto a gioire sempre nel fatto che Egli è felice, a cercare sempre e solo che Lui sia contento, a procurare che tutti coloro che mi circondano siano riposo per Dio. E di questo voglio essere riconoscente, non perché Dio stia nella mia anima, ma perché Dio abbia dove poter riporre il suo riposo e manifestare la sua gloria nell’esilio; perché ci siano esseri creati che, pur sotto la luce della fede, diano a Dio il riposo di potersi Egli stesso comunicare loro così profondamente che siano capaci di gioire, nella notte della vita e dietro veli, nel fatto che Egli è ciò che è.
Quando procuriamo che gli uomini gioiscano nel fatto che Dio sia ciò che è, stiamo dando loro la massima felicità, facendo adempiere loro il proprio fine, e stiamo dando a Dio la parte che gli corrisponde fra gli uomini; stiamo facendo della terra il paradiso di Dio e stiamo rendendo l’uomo beato sulla terra, perfino attraverso i veli della fede e nella notte dell’incomprensione.
Dio è felice…! Questo è il mio gaudio, questa è la mia beatitudine terrena, e questo è il piano di Dio compiuto sulla terra in relazione all’uomo.
Che gioia che Dio sia felice…! Quando la mia anima sente questo, il mio esilio è la mia beatitudine, anche se tra veli.
Grazie, Signore, perché questo sentire -Tu ben lo sai- è la respirazione del mio essere (…). Grazie, Signore; grazie, Signore; grazie, Signore…! Grazie per il tuo modo di essere e di attuare, eterno, perfetto e felice!
Madre Trinidad de la Santa Madre Iglesia