domenica 20 luglio 2025

Sapeste quanto amo gli uomini

 


Figlia, vuoi che non conosca le creature che creo, che non le curi, che non le ami nei tempi di purificazione. Anche allora mi occuperò di esse. Se sapessi quanto amo gli uomini. Se coloro conoscessero il mio amore, non cercherebbero altrove nel mondo, amori che non ricolmano il loro cuore, o nella sensualità sensazioni per essere felici. Pochi momenti di esaltazione e poi ritorno in amarezze nel vuoto più profondo di prima.  

Io ardo d’amore, non sono solo una fiammella, e vorrei deporre questo mio fuoco in tanti cuori. Tutti chiamo alla santità, alcuni a un amore più profondo. Così pochi rispondono per dirmi di “sì”. Chi gusta le mie tenerezze sente il mio ardore, non prova più alcun piacere negli amori umani. Non cerco di incantarti, ma ti irroro della mia luce. Sei come una piantina piccola, ancora secca e che Io fecondo con la mia rugiada, che bagno con la mia pioggia e riscaldo con il mio sole. Le piante intorno cercano di soffocarti. Per questo sei influenzabile, ma io ti faccio vedere sempre la mia luce e non potrai mai perderti.  

Il tuo “sì” sarà spontaneo e libero. Sii fiduciosa, faccio tutto Io. A volte quasi mi ferisce ancora il tuo dubbio, ma sono con te e ti accolgo nel mio amore. 

Sono un Dio che ama stare con gli uomini, che elemosina, s’arranca, cerca il loro affetto. Desidero vivere la loro vita, dato che l’amore umano solo se unito a Dio diviene grande e fruttuoso. Come cerco la loro compagnia. 

Nella chiesa quanta poca fiducia dai miei sacerdoti; conferenze, riunioni, tavole rotonde, così inutili. Invano faticano gli operai perché sono Io il costruttore. Quanto è più valida una preghiera che si eleva per cercarmi e cercare il mio aiuto.  

La felicità gli uomini non la devono cercare nelle grandi cose, ma nelle piccole e appagarsi della serenità della giornata che Dio offre loro. 

 Tu offrimi le piccole cose di ogni giorno. Attraverso mia Madre diverranno corone di fiori offerte a me. Voglio deporre il mio amore in te e ti ho scelta perché in te ho visto la sincera disposizione d’amarmi, l’accoglienza. 

Non pensare al quadernino dato al padre o al viaggio a Fatima. Sono Io che tutto dispongo. Tu rimani serena. Non crucciarti per la tua famiglia che ora è nel buio. Ci vorrà tempo, ma risorgerà, ah se risorgerà.  

Ti tengo nel mio abbraccio. 

5/5/1996

Gocce di Luce

GESU’ SACRAMENTATO - “Le mie vere Ostie…”

 


Selezione di brani tratti dagli Scritti della Serva di Dio LUISA PICCARRETA la PFDV


OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

Basilica di San Giovanni in Laterano

Giovedì, 7 giugno 2012


Cari fratelli e sorelle,

Questa sera vorrei meditare con voi su due aspetti, tra loro connessi, del Mistero eucaristico: il culto dell’Eucaristia e la sua sacralità. E’ importante riprenderli in considerazione per preservarli da visioni non complete del Mistero stesso, come quelle che si sono riscontrate nel recente passato.

Anzitutto, una riflessione sul valore del culto eucaristico, in particolare dell’adorazione del Santissimo Sacramento. E’ l’esperienza che anche questa sera noi vivremo dopo la Messa, prima della processione, durante il suo svolgimento e al suo termine. Una interpretazione unilaterale del Concilio Vaticano II aveva penalizzato questa dimensione, restringendo in pratica l’Eucaristia al momento celebrativo. In effetti, è stato molto importante riconoscere la centralità della celebrazione, in cui il Signore convoca il suo popolo, lo raduna intorno alla duplice mensa della Parola e del Pane di vita, lo nutre e lo unisce a Sé nell’offerta del Sacrificio. Questa valorizzazione dell’assemblea liturgica, in cui il Signore opera e realizza il suo mistero di comunione, rimane ovviamente valida, ma essa va ricollocata nel giusto equilibrio. In effetti – come spesso avviene – per sottolineare un aspetto si finisce per sacrificarne un altro. In questo caso, l’accentuazione giusta posta sulla celebrazione dell’Eucaristia è andata a scapito dell’adorazione, come atto di fede e di preghiera rivolto al Signore Gesù, realmente presente nel Sacramento dell’altare. Questo sbilanciamento ha avuto ripercussioni anche sulla vita spirituale dei fedeli. Infatti, concentrando tutto il rapporto con Gesù Eucaristia nel solo momento della Santa Messa, si rischia di svuotare della sua presenza il resto del tempo e dello spazio esistenziali. E così si percepisce meno il senso della presenza costante di Gesù in mezzo a noi e con noi, una presenza concreta, vicina, tra le nostre case, come «Cuore pulsante» della città, del paese, del territorio con le sue varie espressioni e attività. Il Sacramento della Carità di Cristo deve permeare tutta la vita quotidiana.

In realtà, è sbagliato contrapporre la celebrazione e l’adorazione, come se fossero in concorrenza l’una con l’altra. E’ proprio il contrario: il culto del Santissimo Sacramento costituisce come l’«ambiente» spirituale entro il quale la comunità può celebrare bene e in verità l’Eucaristia. Solo se è preceduta, accompagnata e seguita da questo atteggiamento interiore di fede e di adorazione, l’azione liturgica può esprimere il suo pieno significato e valore. L’incontro con Gesù nella Santa Messa si attua veramente e pienamente quando la comunità è in grado di riconoscere che Egli, nel Sacramento, abita la sua casa, ci attende, ci invita alla sua mensa, e poi, dopo che l’assemblea si è sciolta, rimane con noi, con la sua presenza discreta e silenziosa, e ci accompagna con la sua intercessione, continuando a raccogliere i nostri sacrifici spirituali e ad offrirli al Padre.

A questo proposito, mi piace sottolineare l’esperienza che vivremo anche stasera insieme. Nel momento dell’adorazione, noi siamo tutti sullo stesso piano, in ginocchio davanti al Sacramento dell’Amore. Il sacerdozio comune e quello ministeriale si trovano accomunati nel culto eucaristico. E’ un’esperienza molto bella e significativa, che abbiamo vissuto diverse volte nella Basilica di San Pietro, e anche nelle indimenticabili veglie con i giovani – ricordo ad esempio quelle di Colonia, Londra, Zagabria, Madrid.

E’ evidente a tutti che questi momenti di veglia eucaristica preparano la celebrazione della Santa Messa, preparano i cuori all’incontro, così che questo risulta anche più fruttuoso. Stare tutti in silenzio prolungato davanti al Signore presente nel suo Sacramento, è una delle esperienze più autentiche del nostro essere Chiesa, che si accompagna in modo complementare con quella di celebrare l’Eucaristia, ascoltando la Parola di Dio, cantando, accostandosi insieme alla mensa del Pane di vita. Comunione e contemplazione non si possono separare, vanno insieme. Per comunicare veramente con un’altra persona devo conoscerla, saper stare in silenzio vicino a lei, ascoltarla, guardarla con amore. Il vero amore e la vera amicizia vivono sempre di questa reciprocità di sguardi, di silenzi intensi, eloquenti, pieni di rispetto e di venerazione, così che l’incontro sia vissuto profondamente, in modo personale e non superficiale. E purtroppo, se manca questa dimensione, anche la stessa comunione sacramentale può diventare, da parte nostra, un gesto superficiale. Invece, nella vera comunione, preparata dal colloquio della preghiera e della vita, noi possiamo dire al Signore parole di confidenza, come quelle risuonate poco fa nel Salmo responsoriale: «Io sono tuo servo, figlio della tua schiava: / tu hai spezzato le mie catene. / A te offrirò un sacrificio di ringraziamento / e invocherò il nome del Signore» (Sal 115,16-17).

Ora vorrei passare brevemente al secondo aspetto: la sacralità dell’Eucaristia. Anche qui abbiamo risentito nel passato recente di un certo fraintendimento del messaggio autentico della Sacra Scrittura. La novità cristiana riguardo al culto è stata influenzata da una certa mentalità secolaristica degli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso. E’ vero, e rimane sempre valido, che il centro del culto ormai non sta più nei riti e nei sacrifici antichi, ma in Cristo stesso, nella sua persona, nella sua vita, nel suo mistero pasquale. E tuttavia da questa novità fondamentale non si deve concludere che il sacro non esista più, ma che esso ha trovato il suo compimento in Gesù Cristo, Amore divino incarnato. La Lettera agli Ebrei, che abbiamo ascoltato questa sera nella seconda Lettura, ci parla proprio della novità del sacerdozio di Cristo, «sommo sacerdote dei beni futuri» (Eb 9,11), ma non dice che il sacerdozio sia finito. Cristo «è mediatore di un’alleanza nuova» (Eb 9,15), stabilita nel suo sangue, che purifica «la nostra coscienza dalle opere di morte» (Eb 9,14). Egli non ha abolito il sacro, ma lo ha portato a compimento, inaugurando un nuovo culto, che è sì pienamente spirituale, ma che tuttavia, finché siamo in cammino nel tempo, si serve ancora di segni e di riti, che verranno meno solo alla fine, nella Gerusalemme celeste, dove non ci sarà più alcun tempio (cfr Ap 21,22). Grazie a Cristo, la sacralità è più vera, più intensa, e, come avviene per i comandamenti, anche più esigente! Non basta l’osservanza rituale, ma si richiede la purificazione del cuore e il coinvolgimento della vita.

Mi piace anche sottolineare che il sacro ha una funzione educativa, e la sua scomparsa inevitabilmente impoverisce la cultura, in particolare la formazione delle nuove generazioni. Se, per esempio, in nome di una fede secolarizzata e non più bisognosa di segni sacri, venisse abolita questa processione cittadina del Corpus Domini, il profilo spirituale di Roma risulterebbe «appiattito», e la nostra coscienza personale e comunitaria ne resterebbe indebolita. Oppure pensiamo a una mamma e a un papà che, in nome di una fede desacralizzata, privassero i loro figli di ogni ritualità religiosa: in realtà finirebbero per lasciare campo libero ai tanti surrogati presenti nella società dei consumi, ad altri riti e altri segni, che più facilmente potrebbero diventare idoli. Dio, nostro Padre, non ha fatto così con l’umanità: ha mandato il suo Figlio nel mondo non per abolire, ma per dare il compimento anche al sacro. Al culmine di questa missione, nell’Ultima Cena, Gesù istituì il Sacramento del suo Corpo e del suo Sangue, il Memoriale del suo Sacrificio pasquale. Così facendo Egli pose se stesso al posto dei sacrifici antichi, ma lo fece all’interno di un rito, che comandò agli Apostoli di perpetuare, quale segno supremo del vero Sacro, che è Lui stesso. Con questa fede, cari fratelli e sorelle, noi celebriamo oggi e ogni giorno il Mistero eucaristico e lo adoriamo quale centro della nostra vita e cuore del mondo. Amen.


E la stessa Madre del Verbo, nel Sacrificio del suo Figlio Divino, la troviamo sotto la croce, immersa nel mistero di una estatica muta dolorosa adorazione.

 

Unendoci a Maria SS., nella Divina Volontà rimaniamo anche noi in divina adorazione, a nome dell’intera umanità:

 

Sia lodato il Volere del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Sia lodata e ringraziata ogni momento la Volontà di Gesù immolata nel SS. Sacramento.

Sia lodato e glorificato il Volere del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Sia lodato il Volere del Padre in ogni Tabernacolo della terra.

Sia ringraziato il Volere del Figlio in ogni Ostia consacrata.

Sia glorificato il Volere dello Spirito Santo, perché rinnovi la faccia della terra.

Sia lodato e ringraziato ogni momento il Volere della SS. Trinità in questo SS. Sacramento.

 

Maestà Suprema, mi prostro innanzi a Te per offrirti le mie adorazioni, gli omaggi e le lodi, a nome di tutti, con la Potenza della tua Volontà, con la Sapienza e con la Volontà del tuo Amore Supremo. Voglio farti sentire la Potenza della tua Volontà che Ti adora, la Sapienza della tua Volontà che Ti glorifica, l’Amore della tua Volontà che Ti ama e Ti loda. E siccome la Potenza, la Sapienza e l’Amore delle Tre Divine Persone sono in comunicazione con l’intelletto, memoria e volontà di tutte le creature, voglio che Tu senta scorrere le mie adorazioni, i miei omaggi e le lodi in tutte le intelligenze delle creature, che elevandosi tra il Cielo e la terra Ti faranno sentire l’eco della tua stessa Potenza, Sapienza ed Amore, che Ti adora, Ti loda e Ti ama. Adorazioni più grandi, omaggi più nobili, amore e lodi più divine non posso darti e nessun altro atto mio può eguagliare quest’atto, né darti tanta gloria e tanto amore, perché in quest’atto della tua creatura Tu trovi gli atti tuoi, in quest’atto Tu vedi aleggiare la Potenza, la Sapienza ed il reciproco Amore delle Tre Divine Persone. (Cfr. Vol. 17 - 2.10.1924)  


La persistenza della tentazione

 


(CEV) "I Quaderni 1943", p. 116

Dice Gesù: "Che un'anima provi tentazioni non deve stupire. La tentazione è anzi più violenta quanto più la creatura è avanzata nella mia Via.
Satana è invidioso e astuto. Quindi spiega la sua intelligenza dove occorre più sforzo per strappare un'anima al Cielo.

Un uomo di mondo, che vive per la carne, non c'è bisogno di tentarlo. Satana sa che egli lavora già di suo per uccidere la sua anima e lo lascia fare. Ma un'anima che vuole essere di Dio attira tutto il suo livore.

Ma le anime non devono tremare, non devono accasciarsi. Essere tentati non è un male. È male cedere alla tentazione. Vi sono le grandi tentazioni. Davanti ad esse le anime rette si mettono subito in difesa. Ma vi sono le piccole tentazioni che possono farvi cadere senza che ve ne accorgiate. Sono le armi raffinate del Nemico. Le usa quando vede che l'anima è guardinga e attenta per le grandi. Allora trascura i grandi mezzi e ricorre a questi, così sottili che entrano in voi da qualunque parte.

Perché permetto questo? Dove sarebbe il merito se non ci fosse lotta? Potreste dirvi miei se non beveste al mio calice?

Cosa credete? Che il mio calice sia stato soltanto quello del dolore? No, creature che mi amate. Cristo - Egli ve lo dice per darvi coraggio - ha provato prima di voi la tentazione.

Credete voi che fu solo quella del deserto? No. Allora Satana fu vinto con grandi mezzi opposti ai suoi grandi tentativi. Ma in verità vi dico che Io, il Cristo, fui tentato altre volte. Il Vangelo non lo dice. Ma come dice il Prediletto: "Se si avessero a narrare tutti i miracoli fatti da Gesù, la Terra non basterebbe a contenere i libri".

Riflettete, discepoli cari. Quante volte Satana non avrà tentato il Figlio dell'uomo per persuaderlo a desistere dalla sua evangelizzazione? Cosa conoscete voi delle stanchezze della carne affaticata nel continuo pellegrinare, nel continuo evangelizzare, e delle stanchezze dell'anima, che si vedeva e sentiva circondata da nemici e da anime che lo seguivano per curiosità o per speranza di un utile umano? Quante volte, nei momenti di solitudine, il Tentatore mi circuiva coll'accasciamento! E nella notte del Getsemani, non ci pensate con quale raffinatezza egli ha cercato di vincere l'ultima battaglia fra il Salvatore dell'umano genere e l'Inferno?

Non è dato a mente umana conoscere e penetrare nel segreto di quella lotta fra il divino e il demoniaco. Solo Io che l'ho vissuta la conosco e perciò vi dico che Io sono dove è chi soffre per il Bene. Io sono dove è un mio continuatore. Io sono dove è un piccolo Cristo. Io sono dove il sacrificio si consuma.

E vi dico, anime che espiate per tutti, vi dico: "Non temete. Fino alla fine Io sono con voi. Io, il Cristo, ho vinto il mondo, la morte e il demonio a prezzo del mio Sangue. Ma do a voi, anime vittime, il mio Sangue contro il veleno di Lucifero".


Vizio: Lussuria


È uno dei sette vizi o peccati capitali, il "vizio impuro", al di fuori della norma morale. Secondo le elaborazioni dottrinali della teologia morale del Cattolicesimo, la lussuria è causa di svariati effetti negativi, alcuni dei quali aventi una preminenza in ambito religioso, ed altri intervenendo più specificatamente sul libero arbitrio:

• grave turbamento della ragione e della volontà
• accecamento della mente
• incostanza ed incoerenza (rispetto ai valori proposti)
• egoistico amore di sé (egoismo, egotismo, negazione dell'amore per il prossimo)
• incapacità di controllare le proprie passioni

Nella dottrina cattolica la lussuria è frutto della concupiscenza della carne (al pari del peccato di gola e dell'accidia) ed infrange sia il Sesto Comandamento che vieta di commettere atti impuri sia il Nono che riguarda il desiderare la donna d'altri. Fra questi atti impuri la Chiesa indica tanto le azioni concrete materialmente compiute in materia di sessualità non finalizzata alla procreazione e all'unione in seno al matrimonio, quanto il solo desiderio e l'immaginazione ("chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore.", Vangelo di Matteo 5,28).

Il Catechismo della Chiesa Cattolica così sintetizza: Tra i peccati gravemente contrari alla castità, vanno citate la masturbazione, la fornicazione, la pornografia, le pratiche omosessuali e gli atti sessuali contro natura tra uomo e donna. (CCC n. 2396) L'adulterio e il divorzio, la poligamia e la libera unione costituiscono gravi offese alla dignità del matrimonio. (CCC n. 2400) Tuttavia è interessante notare come nel Deuteronomio e nel libro dell'Esodo della Bibbia il sesto comandamento sia in realtà "Non commettere adulterio"; questo rivela un'intenzione originale di focalizzarsi più sulla fedeltà coniugale, che su un più generale controllo delle proprie passioni sessuali, come invece accade nel Vangelo. Il "voluttuoso diletto", come lo si chiamava in datata saggistica, è per la Chiesa peccato mortale e, subito dopo il peccato d'orgoglio, è il maggior impedimento al progresso spirituale.


Virtù: Castità


La parola deriva dal latino castitas, il nome astratto corrispondente a "castus", che originariamente indicava uno stato "puro". Nel cattolicesimo in particolare, la castità è considerata una virtù, strettamente correlata alla temperanza, e viene intesa come un astenersi dagli eccessi o dalle implicazioni peccaminose del sesso (in questo senso, la castità viene considerata conciliabile con i rapporti sessuali fra coniugi). In questa accezione, la castità è per i cattolici la virtù opposta al vizio capitale della lussuria.

Il celibato (o "consacrazione alla verginità") è usualmente riferito al clero o ad appartenenti ad istituti di vita consacrata, è il voto con cui la persona si impegna a vivere senza gratificazioni sessuali e senza contrarre matrimonio. Un voto di castità può essere preso anche da laici come parte di una vita religiosa organizzata, come un volontario atto di devozione o come parte di una vita ascetica, spesso devota alla contemplazione.


Vizio: Gola


La gola è il desiderio di ingurgitare più di quanto l'individuo necessita. È l'ingordigia di cibi e bevande. Per la Chiesa cattolica è uno dei sette peccati capitali. Uno dei simboli che rappresentano la gola è il maiale.

Virtù: Temperanza


La temperanza in gr. σωφροσύνη, in lat. temperantia è la virtù della pratica della moderazione.

Nel mondo cristiano essa fu indicata per la prima volta come virtù cardinale assieme a prudenza, giustizia e fortezza da Tommaso d'Aquino. Queste virtù furono definite cardinali in quanto fanno da cardine per la vita di un uomo che cerca di avvicinarsi a Dio. Essa risulta come il collante delle altre tre virtù, infatti esse non sono veramente complete se non sono accompagnate dalla temperanza. Ma già nell'Antico Testamento troviamo riferimento a questa virtù nel Siracide (Sir 18, 30). Mentre nel Nuovo Testamento nella seconda lettera di Pietro si dice: "Per questo mettete ogni impegno per aggiungere alla vostra fede la virtù, alla virtù la conoscenza, alla conoscenza la temperanza, alla temperanza la pazienza, alla pazienza la pietà, alla pietà l'amore fraterno, all'amore fraterno la carità. Se queste cose si trovano in abbondanza in voi, non vi lasceranno oziosi né senza frutto per la conoscenza del Signore nostro Gesù Cristo. Nel catechismo della Chiesa cattolica, nella parte terza La vita in Cristo, sezione prima La vocazione dell’uomo: La vita nello spirito, si dice: "La temperanza è la virtù morale che modera l'attrattiva dei piaceri e rende capaci di equilibrio nell'uso dei beni creati. Essa assicura il dominio della volontà sugli istinti e mantiene i desideri entro i limiti dell’onestà".


Vizio: Avarizia


L'avarizia è la scarsa disponibilità a spendere e a donare ciò che si possiede.

Avarizia e avidità: Le due nozioni, talvolta confuse o usate indifferentemente, hanno dei significati diversi: mentre l'avidità è il desiderio di accrescere il proprio "possesso" (nel senso più generale possibile del termine) l'avarizia è concentrata sulla conservazione meticolosa di ciò che già si possiede. L'avarizia è elencata tra i sette vizi capitali. Quando l'avarizia comprende la cupidigia nei confronti delle proprietà di un'altra persona, viene usato il termine invidia. Quando l'avarizia viene applicata al soggetto di un eccessivo consumo di cibo, si usa spesso il termine gola, un altro dei sette vizi capitali.


Virtù: Carità


Carità è un termine derivante dal greco chàris (benevolenza, amore). È una delle tre virtù teologali, insieme a fede e speranza. Lo stesso termine si utilizza anche in riferimento all'atto dell'elemosina (nell'espressione "fare la carità"). Più in generale, esso si usa a proposito di ogni forma di volontariato. Carità significa amore disinteressato nei confronti degli altri; si ritiene che essa realizzi la più alta perfezione dello spirito umano, in quanto al contempo rispecchia e glorifica la natura di Dio. Nelle sue forme più estreme la carità può raggiungere il sacrificio di sé. Attraverso la carità l'uomo realizza il comandamento dell'amore lasciato da Gesù Cristo ai suoi discepoli e quindi dona la felicità eterna:

« Allora si accostò uno degli scribi che li aveva uditi discutere, e, visto come aveva loro ben risposto, gli domandò: "Qual è il primo di tutti i comandamenti?". Gesù rispose: "Il primo è: Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l'unico Signore; amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. E il secondo è questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c'è altro comandamento più importante di questi" » (Marco 12,28-31)

La carità, unita alle altre virtù teologali, sono gli strumenti per il raggiungimento della felicità.


Vizio: Accidia


L'accidia, o acedia (lat. acedia, ingl. sloth, franc. accidie, ted. acedie) è l'avversione all'operare, mista a noia e indifferenza. L'etimologia classica fa derivare il termine dal greco ἀ (alfa privativo = senza) + κῆδος (=dolore), sinonimo di indolenza, per il tramite del latino tardo acedia. Nell'antica Grecia il termine acedia (ἀκηδία) indicava, letteralmente, lo stato inerte della mancanza di dolore e cura, l'indifferenza e quindi la tristezza e la malinconia. Il termine fu ripreso in età medievale, quale concetto della teologia morale, a indicare il torpore malinconico e l'inerzia che prendeva coloro che erano dediti a vita contemplativa.

Tommaso d'Aquino la definiva come il «rattristarsi del bene divino», in grado di indurre inerzia nell'agire il bene divino. Il senso del termine è in stretto rapporto con quello della noia, con la quale l'accidia condivide una medesima condizione originaria determinata dalla vita contemplativa: entrambe nascono da uno stato di soddisfazione e non, si badi bene, di bisogno. Nel cattolicesimo l'accidia è uno dei sette peccati capitali ed è costituito dall'indolenza nell'operare il bene.


Virtù: Diligenza


La diligenza (dal latino diligere, "scegliere") è l'assiduità, la precisione, lo scrupolo perseguiti nello svolgimento di un lavoro o di un compito.


Vizio: Ira


L'ira, specialmente se intesa come sentimento di vendetta, è uno dei sette vizi capitali da cui bisognerebbe astenersi in ogni caso.


Virtù: Pazienza


La parola pazienza ha origine dal latino volgare patire (cfr. il greco pathein e pathos, dolore corporale e spirituale). La pazienza è una qualità e un atteggiamento interiore proprio di chi accetta il dolore, le difficoltà, le avversità, le molestie, le controversie, la morte, con animo sereno e con tranquillità, controllando la propria emotività e perseverando nelle azioni. È la necessaria calma, costanza, assiduità, applicazione senza sosta nel fare un'opera o una qualsiasi impresa. Pazienza si chiama anche una parte dell'abito di alcuni ordini religiosi ed ha lo stesso significato di scapolare.


Vizio: Invidia


L'invidia è un sentimento nei confronti di un'altra persona o gruppo di persone che possiedono qualcosa (concretamente o metaforicamente) che l'invidioso non possiede (o che gli manca). Nella religione cattolica, l'invidia è uno dei sette vizi capitali o peccati capitali (quelli cioè che prevedono la consapevolezza del desiderio di nuocere ad altri e generano altro male). L'iconografia tradizionale la presenta nell'immagine di una donna vecchia, misera, zoppa e gobba, intenta a strapparsi dei serpenti dai capelli per gettarli contro gli altri. Nel Purgatorio, Dante pone gli invidiosi sulla sesta cornice. Qui, i peccatori sono seduti, gli occhi cuciti con del fil di ferro per punirli di aver gioito nel vedere le disgrazie altrui.


Virtù: Compassione


La compassione (dal latino cum patior - soffro con - e dal greco sym patheia - "simpatia", provare emozioni con..) è un sentimento per il quale un individuo percepisce emozionalmente la sofferenza altrui provandone pena e desiderando alleviarla.


Vizio: Superbia


Per superbia si intende la volontà di conquistare per se stessi, con ogni mezzo, una posizione di privilegio sempre maggiore rispetto agli altri. Essi devono riconoscere e dimostrare di accettare la loro inferiorità correlata alla superiorità indiscutibile e schiacciante del superbo.


Virtù: Umiltà


L'umiltà è la prerogativa dell’umile. Nonostante esistano diversi modi di intendere questo termine nel quotidiano, una persona umile è essenzialmente una persona modesta e priva di superbia, che non si ritiene migliore o più importante degli altri. Il termine "umiltà" è derivato dalla parola latina "humilis", che è tradotta non solo come umile ma anche alternativamente come "basso", o "dalla terra". Poiché il concetto di umiltà indirizza a un'intrinseca stima di se stessi, è enfatizzata nella pratica religiosa e dell'etica dove il concetto è spesso definito più precisamente e ampiamente. L’umiltà non va confusa con l’umiliazione, che è l’atto con il quale qualcuno viene indotto a vergognarsi, e non ha nessuna attinenza con la presente voce. Tra i benefici riservati agli umili compaiono l’onore, la saggezza e la vita eterna.

Maria Valtorta

La Mia Seconda Venuta creerà una grande felicità.

 



Mia amatissima figlia, il mondo appartiene al Padre Mio ed il Mio Regno ascenderà in ogni caso. 

Il mondo, poiché è la Volontà di Mio Padre, sorgerà di nuovo ed Io, nella Mia Gloria, porterò a tutti la pace, l‟amore e la gioia. La piaga del peccato non ci sarà più e tutti i figli di Dio, che accetteranno Me, il Suo Diletto Figlio, riceveranno la vita eterna. 

La Mia Seconda Venuta creerà una grande felicità e quel giorno ogni lacrima sarà asciugata. La Mia Mano Misericordiosa raggiungerà tutti voi e molto pochi rifiuteranno il Mio Regno; coloro che lo faranno, non entreranno in esso, ma tuttavia, rimpiangeranno grandemente la loro decisione, per tutta l‟eternità. 

Non abbiate timore del grande sconvolgimento poiché é incominciato il tempo per ripulire da tutto il marciume, ed in cui spunterà nuova vita dal suolo: il nuovo mondo senza fine che delizierà ogni anima che si aggrapperà a Me. Io Sono l‟Amore e l‟Amore seguirà Me ed ogni anima che viene trafitta dallo Spirito Santo. Siate forti, Miei cari discepoli, il Mio Intervento è necessario in questo momento e ben presto, la Nuova Gerusalemme discenderà dal Cielo ed il mondo, così come fu concepito, sorgerà dalle ceneri. 

Voi non dovete permettere che la paura si impadronisca del vostro cuore dal momento che non c‟è nulla da temere, perché Io sto venendo e vi amo tutti. Lasciate che Io raggiunga ciascuno di voi, in questo momento, e che conforti i vostri poveri cuori. La Mia Presenza è in mezzo a voi e le Mie Promesse all‟umanità si adempiranno a tempo debito. Siate pazienti, speranzosi e fiduciosi del Mio Amore; ma soprattutto, abbiate fiducia in Me per la ragione che Io offrii in sacrificio la Mia Vita per voi e quindi non c‟è nulla che Io non possa fare per portarvi nel Mio Glorioso Regno. 

Lasciate tutto nelle Mie Sante Mani. Andate in pace. Non dubitate mai della Mia Grande Compassione. 

Il vostro Gesù.

30 Dicembre 2014

sabato 19 luglio 2025

Procedimento della caduta - Procedimento della divinizzazione dell’essere

 


I Dieci Comandamenti


 I dieci Comandamenti (Estratto dall’Esodo 20, 1-7)


Essere uscito dalla Cerchia della Mia Corrente d’Amore significa anche essersi derubato di tutta la Forza e di tutta la Luce, perché la Mia Corrente d’Amore è Luce e Forza, che vi colmerà sempre di nuovo, quando vi aprite liberamente alla Mia Irradiazione d’Amore. Attraverso la vostra ribellione d’un tempo contro la Mia Forza d’Amore quindi avete rinunciato coscientemente alla vostra perfezione, il vostro essere si è invertito nel contrario, che era proceduto da Me in tutta la perfezione, ed ha assunto delle caratteristiche totalmente opposte, ha perduto la sua perfezione e tutte le caratteristiche di un essere divino. Si è invertito nel contrario e perciò non poteva nemmeno più sostare vicino a Me, perché ha assunto le caratteristiche di colui che era diventato il Mio polo opposto, che per primo ha invertito il suo essere ed è caduto da Me. E’ diventato il Mio polo opposto, cioè voleva prendere possesso degli esseri creati, benché fossero sorti dalla Mia Forza, che la sua volontà aveva usato per la creazione di innumerevoli esseri spirituali. E quindi erano anche la Mia Parte, ma una volta devono decidersi da sé stessi, a chi vogliono appartenere, a Me oppure al Mio avversario. Quando erano ancora vicino a Me, erano irradiati di Luce e d’Amore e quindi nel possesso di incommensurabile Forza. Ma colui la cui volontà li ha fatti sorgere sotto l’utilizzo della Mia Forza, ha causato la loro caduta da Me. Egli stesso si presentava a questi esseri come Dio e Creatore, e li ha obbligati a seguire lui, il quale potevano quindi contemplare, perché risplendeva in tutta la bellezza. Finché erano irradiati dalla Mia Forza d’Amore, Mi riconoscevano anche come L’Essere, Dal Quale erano proceduti. Ma poi si sono rivolti all’altro ed hanno rifiutato la Mia Irradiazione d’Amore. E questo significava la perdita della Forza e della Luce, ed ora il Mio avversario aveva gioco facile. Lo seguivano liberamente, e gli esseri caddero nell’abisso, non erano più beati come prima, quando ricevevano da Me illimitato Amore, ma cadevano in uno stato di tormento, perdevano la loro libertà ed erano degli esseri senza Luce e senza Forza, che non riconoscevano più sé stessi. Perdevano la consapevolezza dell’io, perché ciò che una volta era proceduto da Me come Forza, che aveva abusato della sua Luce e della sua Libertà, non poteva rimanere a lungo inattivo, perché la Forza deve diventare attiva secondo la Legge dall’Eternità. Quindi ho riformato la Forza una volta irradiata da Me come esseri e feci sorgere delle Creazioni di altro genere, che vennero destinate ad una funzione di servizio mediante la Mia Volontà. Ad ogni Opera di Creazioni assegnai quindi una tale funzione di servizio, ed ora la Forza irradiata adempiva la sua destinazione. (26.09.1962) Divenne attiva, ma sempre soltanto secondo la Mia volontà. Io avevo una volta esternato degli esseri liberi, che dovevano utilizzare la Forza d’Amore che costantemente affluiva a loro nella libera volontà, senza esserne da Me determinati, ma sempre nella Mia stessa Volontà, perché questo garantiva l’amore di quegli esseri finché questo era per Me. Questi esseri dunque avevano fallito, giunsero in uno stato totalmente invertito, ma attraverso una via di sviluppo estremamente tormentosa divennero di nuovo capaci, di rendersi propria la Mia Volontà come esseri auto consapevoli, ed ora fornire la dimostrazione, di usare la Forza d’Amore che affluiva di nuovo a loro illimitatamente secondo la destinazione, quindi dapprima formarsi di nuovo in quell’essere Ur, quando si è allontanato da Me, per poi di nuovo poter creare ed agire con ed accanto a Me nella libera volontà, che però si era ora totalmente adeguata alla Mia, perché l’amore determina questa volontà ed il vero amore non è mai rivoltato contro di Me, ma brama Me e l’unificazione con Me. La Forza una volta irradiata da Me non può rimanere inattiva in eterno, ma se viene utilizzata per agire contro di Me, allora Io Stesso impedisco il suo effetto. E perciò Io dissolsi le creature una volta irradiate come esseri perfetti di nuovo in piccole e minuscolissime scintille di Forza, che ora si attivano secondo la Mia Volontà. Ma Io provvedo anche affinché tutte queste scintille si radunino di nuovo e che diventino nuovamente gli esseri una volta creati perché soltanto quegli esseri hanno di nuovo la loro consapevolezza dell’io e la libera volontà, che voglio però conquistare totalmente per Me, ma non la costringerò mai ad arrendersi a Me. Perché la libera volontà è il contrassegno dell’Origine divina, è il contrassegno di una creatura divina, che garantisce solamente la più sublime beatitudine, che però poteva anche tendere verso l’oscurità più fitta, senza esserne da Me ostacolata. Perché Io sapevo, che questi esseri caduti nell’abisso potevano anche di nuovo raggiungere la meta più sublime, che, proceduti come Mie “creature”, e caduti da Me, ritornerebbero una volta come Miei “figli”, per cui era però premessa la libera volontà, quindi la Mia Volontà doveva essere esclusa una volta, com’è ora il caso durante il tempo della vita terrena come uomo. Allora l’uomo può aspirare liberamente da sé la divinizzazione ed anche raggiungerla, quando adempie senza alcuna costrizione la Legge dell’eterno Ordine, quando vive nell’amore, cioè forma sé stesso ora nell’amore, cioè diventa di nuovo l’essere Ur, come Io l’avevo creato, ed ora egli ha dato la dimostrazione della sua divinità; che la sua volontà è la stessa come la Mia, ed ora ha raggiunto la perfezione, che lo rende figlio Mio, e lo rimarrà in tutta l’Eternità.

 Amen

 


IL MONDO SARÀ PRESO DI SORPRESA

 


Vi dico che ieri, mentre pregavo il Santissimo Sacramento nella Basilica di Lujan, parlavo con il Signore della situazione delle persone nel mondo, ho sentito tante voci dire quanto segue:

L'incredulità verso le cose di Dio è in aumento, poiché molti dicono che non succede nulla per cambiare il loro stile di vita, che ciò che si vede è normale in natura, la scienza lo sostiene.

Non succederà niente, tutto è normale. Dio esiste davvero? Le profezie sono bufale poiché quasi nulla si è adempiuto, principalmente i grandi segni annunciati.

Ma il Signore mi ha detto: "Il mondo sarà colto di sorpresa dall'avvertimento e il grido sarà udito in ogni angolo della terra.

I segni che vedete intorno a voi precedono ciò che deve venire, segni sulla terra e in cielo. Solo le prudenti e perseveranti, quelle che aspettano il Signore come le vergini sagge sono quelle che vedono gli avvertimenti del Signore che il grande avvertimento e i successivi grandi eventi stanno arrivando.

Così poche anime si preparano a ricevere lo Sposo. Ma con l'avvertimento che sarà come un tuono nel cuore della notte che scuote la terra, prenderà di sorpresa quasi tutta l'umanità, solo allora tirerò il velo che non ti permette di vedere la verità in me.

Proprio come si squarciò il velo del tempio, così si strapperà il velo della cecità spirituale. Molte anime saranno confuse, ma per questo ho preparato i profeti così messi a tacere da molti, in modo che possano essere fari in quel momento di tumulto per le anime, in modo che tu dia conforto e dici che Dio ti ama così tanto che quello che è successo è un atto di misericordia.

Il diavolo si adirerà quando vedrà che molte anime gli vengono tolte e trasformate in veri figli di Dio. La sua ira sarà terribile e poi andrà in grande persecuzione contro il mio gregge sparso per il mondo.

Sono già alle porte dei vostri cuori e sto toccando i segni che vedete continuamente nella natura e nella vostra vita quotidiana. Non temere perché chi viene incontro a me pentito, la mia misericordia prevale sull'anima, lasciandosi dietro la giustizia divina. Anche se il mare ha tanti peccati quanti granelli di sabbia, se l'anima si riconosce peccaminosa davanti a me, mi commuovo così profondamente da riversare i torrenti di grazie della mia divina misericordia sull'anima peccatrice.

Io non riposo, cerco costantemente anime, soprattutto quella che rischia di cadere all'inferno, così fa mia madre, i miei angeli e santi in paradiso, sono tutti costantemente al lavoro alla ricerca di anime, chiamandoli alla conversione.

I miei fedeli fanno un compito simile, anche nel sonno percorrono il mondo intero con ogni battito del cuore unito alla mia volontà divina. Presto interverrò. sei attento ai segni che verranno, saranno più grandi, sorprendenti ma allo stesso tempo terribili per gli occhi umani.

Vedrai segni nel cielo che la scienza non può spiegare.

Le vostre società si sconvolgeranno in grida disperate verso i loro governanti e molte di queste cadranno per far posto ai miei figli per governare secondo la mia volontà divina, altre cadranno per far posto ad altre che vi governeranno con maggiore rigore e dispotismo. la libertà sarà portata via.

Vai alla Sacra Scrittura e troverai tutte le risposte perché non solo l'uomo vive di pane ma anche della parola di Dio.

Gustavo (alla vigilia della Domenica della Divina Misericordia 2018)

Trasformata in Dio

 


Il dì 15 giugno nella santa Comunione il mio spirito si ritrovò nella strada anzidetta, mi affaticavo proseguendo il mio viaggio, come già dissi. La povera anima mia invocava ardentemente il suo Dio, pregandolo a volersi manifestare per dare al mio spirito qualche conforto. Si degnò il buon Dio di esaudire le mie povere preghiere, e mi degnò di grado molto particolare di unione. Mio Dio, e come potrò io, miserabile senza talento, manifestare i prodigi più grandi del vostro amore infinito?

Si degnò dunque, per sua bontà, di unirmi a sé intimamente. In quel felice momento impresse nel mio spirito una viva immagine di se stesso; a questa impressione eccomi in un momento trasformata in Dio. Oh, cosa mai sperimentai nelle potenze dell’anima mia, io non lo so ridire, ne lascio al saggio intendimento di vostra riverenza degnissima il poterlo comprendere. Quello che posso dire, per non mancare all’obbedienza, si è che fu tale e tanta l’effusione della grazia, tanto grande l’amore che mi trasfuse Dio in quel felice momento, molto grande fu la giustizia che mi donò; la purità, l’umiltà, la semplicità gareggiavano nel mio cuore, per rendere onore e gloria al mio Signore. Offrivo gli alti meriti del mio caro Gesù, ma questo si faceva da me in una maniera molto particolare, in virtù di quella grazia infusami.

Molto gradì l’eterno Dio la mia orazione e la valevole offerta degli alti meriti di Gesù, che fissò lo sguardo in quelle virtù anzidette, che adornavano la povera anima mia, che mi aveva donato nella suddetta unione, riguardandole non come mie, ma come opere sue proprie. Fissò dunque il suo sguardo in quella prodigiosa purità, che si è degnato donare alla povera anima mia, a confronto dello stato coniugale, come è noto a vostra paternità, e mi chiamò «eroismo della sua grazia». Se questa virtù, che si degna di darmi il Signore, per pura sua misericordia, meriti il nome di eroismo, lascio a vostra riverenza giudicarlo, sapendo molto bene di qual calibro siano i continui prodigi che mi fa il Signore su di ciò.

Dal giorno 15 fino al giorno 22 giugno 1815 il mio spirito è andato camminando per la suddetta strada. Si va di giorno in giorno avanzando in questo penoso cammino; ma, affidata alla particolare protezione di Dio, si fa coraggio, soffrendo con rassegnazione le pene interne ed esterne, tenendo fisso lo sguardo a quel termine che mi mostrò nel farmi intraprendere il suddetto viaggio. Non so dire se questo termine sia per me il termine della vita, ovvero il termine di quella perfezione a cui Dio, per sua infinita bontà, ma ha destinata fin ab aeterno. Oh, come l’anima mia a questi riflessi si accende di santo amore, e va estatica ripetendo: «Mio Dio, fino ab aeterno mi amasti! O amore, o eccesso, o carità!».

Beata Elisabetta Canori Mora


IL VATICANO - Il Papa di turno non era nessuno di quelli attualmente conosciuti.

 


Rivelazione a Gustavo.


Camminavo con il mio Angelo Custode lungo la via principale che portava a Piazza San Pietro. La città di Roma appariva disordinata e sporca, tutto in disordine, immondizia trasportata dal vento torrido, gli alberi e la vegetazione che un tempo adornavano le strade erano ormai morti, ed era chiaro che la siccità stava devastando la zona. Si poteva persino vedere il Tevere prosciugato.

Sui marciapiedi prima di raggiungere il Vaticano, si consumava ogni sorta di perversità, persino sesso in pieno giorno senza vergogna o imbarazzo.

Il mio Angelo e io continuammo a camminare, arrivando a Piazza San Pietro. Anche lì c'era caos, sporcizia e immondizia ovunque.

Salimmo le scale che conducevano all'omonima Basilica, entrammo e incontrammo l'attuale Papa, che non è una delle figure attualmente più note. Era in piedi, a parlare con cardinali e vescovi molto giovani, con un atteggiamento molto effeminato; era chiaro che avessero inclinazioni omosessuali.

Vidi un altro dettaglio: tutti erano a qualche festa, ridevano, facevano battute oscene, bevevano champagne e mangiavano cibi costosi. Il Papa mi ricevette. Non vide il mio Angelo Custode e mi chiese il motivo della mia visita, dato che rappresentavo l'Argentina e molti paesi cattolici latinoamericani. Avrei presentato le lamentele e le suppliche del popolo cristiano, che stava soffrendo ogni tipo di persecuzione e fame.

Espressi le mie suppliche e le mie lamentele di fronte all'inattività, al silenzio e all'apatia verso le suppliche del popolo cristiano, dicendogli che lui era il Papa e perché non stava facendo nulla al riguardo. Mentre esprimevo le mie lamentele, il suo volto si trasformò in rabbia, finché non ne poté più, dicendo con voce decisa che lui era il Papa e faceva ciò che voleva, e che ciò che stava accadendo al popolo cristiano latinoamericano era perché se lo erano cercati, e che la persecuzione non avrebbe fatto che aumentare finché non avessero accettato questa nuova Chiesa e il nuovo Cristo.

Ricordo che la mia indignazione per una simile risposta fu tale che avrei voluto colpirlo, e quando stavo per commettere un simile atto, i cardinali dubbiosi lo circondarono in difesa del loro capo, e un altro gruppo circondò me per picchiarmi. L'Angelo Custode mi prese per il braccio sinistro e mi disse di non fare nulla perché erano in maggioranza, che ero in svantaggio, e che dovevamo andarcene.

Gli insulti e le grida dei presenti furono immediati, e fui cacciato fuori dalla Basilica. Una volta fuori, sui gradini della scalinata della Basilica, mi sedetti su un gradino e piansi disperatamente, incapace di fare nulla per la sofferenza del popolo cristiano.

L'Angelo mi conforta e mi dice: "Non scoraggiarti, non perdere la speranza. Presto il Signore che veglia dal Cielo e ha visto il tuo sacrificio fino alle lacrime, presto verrà in aiuto del suo popolo e con fuoco ardente consumerà il falso profeta, l'Anticristo, e i suoi seguaci". Quindi, in un breve testo, ti racconterò ciò che mi è stato mostrato.

Gustavo.


IL MIO FINE - Dio mi ha creato.

 


IL MIO FINE 


Dio mi ha creato. - Tutto viene da Dio; io vengo dunque da lui. Ci ha fatti lui, non ci siamo fatti da noi. Le sue mani mi hanno fatto e plasmato tutto quanto (Gb.10, 8). Per la formazione del primo uomo Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra. Dio creò l'uomo a sua immagine» (Gn.1, 26-27). «Allora il Signore Dio plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l'uomo divenne un essere vivente» (Gn.2, 7). Capolavoro della creazione visibile, immagine di Dio, l'uomo è l'ultimo e supremo anello degli esseri terrestri, in lui termina l'opera creatrice. Possedendo un corpo materiale ed un'anima spirituale, egli partecipa del mondo visibile e di quello invisibile. Portando nel suo corpo la somiglianza degli esseri inferiori e nella sua anima la somiglianza stessa di Dio, egli è posto tra la creatura e Dio come anello di congiunzione fra la materia e lo spirito, come legame fra la terra e il cielo.  

FRANÇOIS POLLIEN 

MI È STATO CONSENTITO DI VEDERE IL MONDO E L'ARGENTINA

 


Mi è stato permesso di vedere il mondo, dove tutte le nazioni sono state scosse da grandi terremoti, esplosioni di vulcani, intensi tsunami, cioè grandi onde giganti, inondazioni mai viste prima a causa delle loro dimensioni impressionanti; neppure le pianure, le zone pianeggianti furono salvate da tali grandi terremoti.

La terra si frantumava, si frantumava e si sollevava in zolle, cioè alcune zolle affondavano e altre si sollevavano.

Non c'era posto al mondo (è come se il tempo della Misericordia per il mondo fosse definitivamente terminato e fosse iniziato il tempo della giustizia) se non quei luoghi che erano santi: dove era apparsa la Santa Madre o era accaduto un fatto rilevante; questo era così impressionante che faceva paura.

Poi la scena cambia e sono nel nord dell'Argentina, nella provincia di Salta, e all'improvviso c'è un terremoto di tale intensità che gli edifici sono crollati e centinaia sono morti sotto le macerie.

C'è una diga che non conoscevo, l'ho scoperto oggi, ma nella rivelazione del sogno ho visto una diga che spacca e devasta tutto (una diga che serve a sostenere l'acqua per l'intera provincia o almeno il Comune di Saltare); devastò tutto e la mortalità fu maggiore e il disastro maggiore.

Mi è stato permesso di vedere che i percorsi si dividono, tutto ciò che era le strade.

Quello che posso capire è che è strettamente correlato a tutti i luoghi che si trovano nella parte settentrionale; Anche Jujui, Mendoza, La Rioja e tutte le province della Cordigliera della Repubblica argentina e del nord del Cile sono state terribilmente colpite da questo terremoto.

Un terremoto che coglie tutti di sorpresa. Nella rivelazione ho potuto vedere un amico che vive a Salta e i suoi figli; Stava lavorando quando è successo e i suoi figli erano con la madre, quindi lo chiamo per vedere come sta la sua famiglia e lui mi dice che stanno tutti bene.

Fratelli, volevo dirvi questo perché lo mettiate anche in preghiera.

Grazie per il tuo tempo e domani spero con l'aiuto del Dio Altissimo un po 'di tempo, dato che ci sono molte cose che devo fare tra le attività domestiche e quelle lavorative, oltre agli studi universitari che mi richiedono molto tempo, ma ovviamente Dio soprattutto perché tutto sia nella giusta e necessaria misura e secondo la sua Divina Volontà.

Che Dio vi protegga e vi copra con le più preziose ferite di Nostro Signore Gesù Cristo e vi custodisca; che il Cuore di Maria Santissima vi dia un grembo morbido, delicato e profumato di rosa.

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.


Gustavo, Argentina 2018



Nota: Gustavo ha spiegato che l'Argentina e i paesi limitrofi saranno colpiti prima del resto del mondo. Non conosce le date né quando ciò potrebbe accadere.


La Passione di Gesù è una preghiera continua

 


La Passione di Gesù è una preghiera continua che avrà il suo compimento alla fine dei secoli.

La Passione di Gesù è la preghiera sublime, ispirata, efficacissima dell'Uomo-Dio la quale accoglie in sé tutte le elevazioni soprannaturali e tutta la forza morale, il senso altissimo e profondo della adorazione dovuta alla Divinità e quello della devozione propria della Sacra Umanità.

La Passione di Gesù è la preghiera universale dei tempi e delle anime; la preghiera onnipotente che compendia tutti gli atteggiamenti e tutti i sospiri dello spirito umano e sale al trono di Dio con la stessa virtù dell'Altissimo.

La Passione di Gesù, cioè tutta la sua vita umana, è l'inno intraducibile, incomprensibile della misericordia divina.

L'anima ne afferra i benefici, ne gode le preziosità, partecipa ai meriti, alla efficacia di questa preghiera sublime in proporzione ai patimenti di Gesù.

Entrando nelle ombre del mistero, unendosi allo spirito di Gesù nell'accoglimento della verità, della sapienza, della giustizia, della grazia e dell'amore, l'anima intuisce la grandezza, l'estensione, la profondità della preghiera di Gesù, e abbandonandosi allo spirito che la guida, sale con esso fino a Dio: sale portata senza conoscere, né comprendere, né apprezzare la forza occulta che la eleva...

La preghiera di Gesù! Essa è più ampia degli spazi, più profonda degli abissi, più alta dei cieli: essa è il canto sconosciuto che attraversa il tempo per ricongiungerci all'eternità, è come il raggio di luce sceso dal Cielo, raccolto, intensificato nel Cuore di Gesù e risalito alla sorgente con tutta la potenza della vita divina.

O mio Gesù, sii benedetto, sii adorato per la tua preghiera santa, potentissima, perfetta [...].

Insegnami a pregare, o Gesù concedimi di raccogliere in me il verbo del tuo amore ed esso si espanda nella mia anima con la fragranza della divina virtù.

O Sangue adorabile di Gesù, infondi in me lo spirito di preghiera.

O Sangue adorabile di Gesù, fammi comprendere la sublimità della sua preghiera.

O Sangue adorabile di Gesù, uniscimi alla sua divina preghiera. q. 29

  SR. M. ANTONIETTA PREVEDELLO


IL CAVALIERE DELL'APOCALISSE

 


L'esercito armato di Satana, la massoneria, sta segretamente complottando contro il mondo cristiano, specialmente il mondo cattolico.

Ha intenzione di dare un colpo mortale al cristianesimo in due modi:

1) Tentando molti figli di Dio ai piaceri del mondo, alle posizioni di potere, tradendo i propri fratelli, tradendoli.

2) Nel caso in cui non accettino le proposte di unirsi alle loro file e rinuncino alla fede di Cristo, altrimenti saranno perseguitati, calunniati, arrestati, torturati e uccisi.

Le feste religiose come il Natale saranno celebrate sottoterra.

Ho visto anche un re con una barba ordinata seduto su un trono di una bellezza unica, situato in una grande sala e dal pavimento splendente. Il sovrano aveva tra i 30 e i 40 anni, era maestoso nei suoi movimenti, aveva lunghi capelli castani e una barba ordinata, le sue vesti erano bianche come la neve, aveva una cintura di corda dorata, sandali dorati e portava una corona d'oro incrostata di pietre preziose.

Questo re stava parlando con un vecchio, che stava in piedi accanto al trono (lato destro), era un consigliere, il re a gran voce chiama un uomo con una veste nera (tunica intera) che aveva una spada alla vita, la sua testa era coperta da un cappuccio dello stesso colore della tunica.

Quest'uomo chiamato dal re entra nella sala ma non lo fa da solo, è accompagnato da un cavallo nero lucido, un cavallo dal portamento unico, era robusto ed elegante quando camminava, non aveva redini né corde di fissaggio, con solo un gesto dell'uomo era sufficiente, era il dialogo tra loro, entrambi vanno davanti al sovrano e si inchinano a lui.

Il Re si rivolge a loro, dando loro il compito di viaggiare per il mondo, tutte le nazioni, era quello di portare la fame a tutta l'umanità e ai popoli empi del mondo.

Sia il cavaliere che il cavallo si inchinano riconoscendo il ricevimento dell'ordine dato, si girano e il cavaliere monta il cavallo, e a grande velocità lasciano la sala e il cavaliere con la spada in mano si alza lasciando la sala.

E mentre cavalcano attraverso le nazioni, una scia nera lascia il cavallo e cade sui villaggi e si vede che la gente è malnutrita e povera.

Dato a Gustavo, Argentina nel gennaio 2018