venerdì 22 agosto 2025

Il Sogno di Don Bosco - Parte 2 - L'Inferno

 


L'INFERNO


Nella notte di domenica, 3 maggio 1869, festa del Patrocínio de San Giuseppe, Don Bosco tornò a narrare ciò che aveva visto nei suoi sogni.


- Devo - ha esordito - raccontarvi un altro sogno, che può essere considerato la conseguenza di quelli che vi ho raccontato il giovedì e il venerdì sera, che mi hanno lasciato così stanco che difficilmente riuscivo a stare in piedi. Chiamateli sogni o date loro un altro nome...; chiamateli come volete.

- Perché non parli?

Mi sono rivolto al luogo da cui proveniva la voce e ho visto un personaggio distinto accanto al mio letto. Compreso il motivo della censura, gli chiesi:

- E cosa dovrei dire ai nostri giovani?

- Quello che hai visto e ti è stato detto nei tuoi ultimi sogni, e anche quello che volevi sapere, e che ti sarà rivelato la notte successiva.

E scomparso.

Tutto il giorno dopo, pensavo alla brutta notte che sarebbe passata; e quando venne il momento, non decisi di andare a dormire. Ho letto, seduto a tavola, fino a mezzanotte. L'idea di dover assistere ad altri terribili spettacoli mi riempiva di terrore. Dopotutto, ho fatto violenza a me stesso e sono andato a letto.

Per non dormire così in fretta, per paura che la mia immaginazione mi portasse ai miei soliti sogni, ho appoggiato il cuscino contro il muro, in modo che fossi quasi seduto sul letto. Ma, mentre ero esausto per la stanchezza, senza accorgermene, il sonno presto prese il sopravvento su di me. Ed ecco, all'improvviso vedo nella stanza, accanto al mio letto, l'uomo della sera prima, che mi dice:

- Alzati e vieni con me!

- Ti supplico, per carità - risposi - lasciami in pace, perché sono troppo stanco. Sono tormentato dal mal di denti da diversi giorni. Lasciami riposare. Ho fatto sogni fantastici; Sono esausto.

Lo ha detto anche perché l'apparizione di quest'uomo è sempre un segno di grande agitazione, stanchezza e terrore.

- Alzati, non c'è tempo da perdere! - mi rispose.

Così mi alzai e lo seguii. Lungo la strada, ho chiesto:

- Dove vuoi portarmi questa volta?

- Vieni e vedrai.

Mi condusse in un luogo dove si estendeva un'immensa pianura. Mi guardai intorno, da nessuna parte riuscivo a vederne i confini, era così esteso. Era un vero deserto! Nessun essere vivente è apparso. Non si vedevano né una pianta né un fiume; la vegetazione secca e giallastra mostrava un aspetto desolato. Non sapevo dove fossi o cosa avrei fatto. Per qualche istante ho perso di vista la guida. Avevo paura di essermi persa. Né padre Rua, né padre Francesia, né nessun altro era con me. Poi ho scoperto di nuovo il mio amico, che veniva a conoscermi. Ho preso fiato e gli ho chiesto:

- Dove sono?

- Vieni con me e vedrai.

- Beh, verrò con te.

Lui andava avanti e io lo seguivo in silenzio. Dopo una lunga e triste passeggiata, pensando che avrei avuto bisogno di attraversare tutta l'immensa pianura, mi dissi:

- Poveri i miei denti! Povero me, con le gambe gonfie!...

Improvvisamente, senza sapere come, mi appare davanti una strada. Ho poi rotto il silenzio, chiedendo alla mia guida:

- Dove stiamo andando adesso?

- In questo modo - mi rispose.

E ci siamo diretti su quella strada. Era bello, largo, spazioso e ben pavimentato. Via peccantium complanata lapidibus, et in fine illorum inferi, et tenebrae, et poenae (Ecclesiasticus, 21, 11) [Il cammino dei peccatori è molto ben lastricato, ma alla fine di esso ci sono l'inferno, le tenebre e le punizioni].

Su entrambi i lati del sentiero, c'erano due bellissime siepi, verdi e ricoperte di fiori incantevoli. Le rose, specialmente, germogliavano ovunque tra le foglie. + a prima vista questo sentiero sembrava piatto e comodo; e senza sospettare nulla, mi misi a percorrerlo. Ma proseguendo, notai che stavo impercettibilmente declinando e, sebbene non sembrasse molto veloce e in discesa, tuttavia correvo a una velocità tale che sembrava essere trasportato dal vento. Inoltre, mi sono reso conto che stavo avanzando quasi senza muovere i piedi, la nostra carriera era così veloce. Riflettendo che tornare più tardi lungo una strada così lunga mi sarebbe costato grande fatica e fatica, chiesi al mio amico:

- Come torneremo più tardi all'Oratorio?

- Non preoccuparti - mi rispose - il Signore è onnipotente e vuole che tu vada. Chi ti guida e ti mostra come andare avanti saprà anche come riportarti indietro.

Il sentiero scendeva sempre. Abbiamo continuato il nostro cammino tra fiori e rose, quando, lungo lo stesso sentiero, ho visto i ragazzi dell'Oratorio, insieme a tanti altri compagni che non avevo mai visto prima, camminare dietro di me. E mi sono ritrovato in mezzo a loro. Mentre li osservavo, all'improvviso vidi che l'uno o l'altro stavano cadendo, e poi venivano trascinati da una forza invisibile verso un pendio orribile che poteva essere visto a distanza, che in seguito vidi avrebbe portato a una fornace. Ho chiesto al mio compagno:

- Cosa fa cadere questi giovani? Funes extenderunt in laqueum; iuxta iter scandalum posuerunt (Salmo 139) [Stendevano le corde come una rete; pietre d'inciampo lungo la strada].

- Avvicinati un pò - rispose.

Mi avvicinai e vidi che i ragazzi passavano tra molti archi, alcuni posti all'altezza del suolo, altri all'altezza della testa; questi ultimi non si vedevano. In questo modo, molti giovani, mentre camminavano senza accorgersi del pericolo, furono presi dai legami; quando furono raccolti, saltarono, poi caddero a terra con le gambe in aria e, alzandosi, corsero all'impazzata nell'abisso. Uno veniva afferrato per la testa, un altro per il collo, un altro per le mani, per un braccio, per una gamba, per la vita, e subito dopo venivano trascinati. I legami estesi attraverso il terreno, che a malapena si vedevano, erano simili a tela. Assomigliavano a fili di ragno e non sembravano molto dannosi. Tuttavia, ho visto che i giovani colpiti da tali legami stavano quasi tutti cadendo a pezzi.

Sono rimasto stupito. E la guida mi disse:

- Sai cos'è quello?

- Una piccola tela, non più di così - risposi.

- Ancor meno; Non è quasi nulla - ha aggiunto. + solo rispetto umano.

Vedendo, però, che molti continuavano ad impigliarsi in questi legami, chiesi:

- Ma come mai così tanti sono legati da questi fili? Chi è che così tanti sono legati da questi fili? Chi li trascina così?

- Avvicinati, guarda e vedrai.

Ho guardato un pò e ho detto: - Non vedo niente.

- Guarda un po' meglio - ripeté.

Tenevo allora una delle cravatte, la tiravo verso di me e notavo che la sua punta non appariva; tiravo un pò di più, ma non riuscivo a vedere dove finisse quel filo; al contrario, notavo che trascinava anche me. Ho poi seguito il filo e ho raggiunto l'imboccatura di una grotta strepitosa. Mi fermai, perché non volevo entrare in quel vortice; tirai il filo verso di me e notai che cedeva un pò. Ma era necessario esercitare molta forza. Dopo aver tirato molto, a poco a poco dalla grotta uscì un brutto e grosso mostro che provocava disgusto e si teneva stretto a un cavo a cui erano legati tutti i legami. Fu lui che, appena qualcuno cadde nella rete, lo tirò subito verso di lui.

- + inutile - pensai tra me e me - competere in forza con questo mostro orrendo, perché non sono capace di batterlo; La cosa migliore è combatterlo con il segno della Santa Croce e con le giaculatorie.

Così tornai alla mia guida, ed egli mi disse:

- Sai cos'è adesso?

- SÌ! Lo so, è il diavolo che estende questi legami per far cadere i miei giovani all'Inferno.

Osservai allora attentamente i molti legami e vidi che ognuno di essi aveva scritto sopra il proprio titolo: il vincolo dell'orgoglio, della disobbedienza, dell'invidia, dell'impurità, del furto, della gola, della pigrizia, della rabbia, ecc.

Fatto ciò, mi sono un pò tirato indietro per osservare quale di quei legami attirasse il maggior numero di giovani. Erano quelli dell'impurità, della disobbedienza e dell'orgoglio. Gli altri due erano legati a quest'ultimo. Oltre a questi, ho visto molti altri legami che hanno fatto un grande danno, ma non tanto quanto i primi. Senza smettere di guardare, ho visto che molti giovani correvano più frettolosamente di altri, e ho chiesto:

- Perché questa velocità?

- Perché - mi è stato detto - sono trascinati dai vincoli del rispetto umano.

Guardando ancora più da vicino, vidi che tra gli anelli c'erano molti coltelli sparsi intorno, messi lì per mano provvidenziale, e usati per tagliarli e romperli. Il coltello più grande era contro il laccio dell'orgoglio, e rappresentava la meditazione. Un altro coltello, anch'esso grande, ma un pò più piccolo, significava una lettura spirituale ben fatta. C'erano anche due spade. Uno di essi indicava la devozione al Santissimo Sacramento, soprattutto con la frequente Comunione; l'altro, la devozione alla Madonna. C'era anche un martello: la confessione. C'erano altri coltelli, simboli di varie devozioni: a San Giuseppe, San Luigi di Gonzaga, ecc. ecc. Con queste armi, molte persone ruppero i legami quando furono arrestate, o si difesero per non essere legate.

Vidi, infatti, giovani che passavano tra i legami senza mai essere presi: o passavano prima che cadesse il cappio, oppure sapevano evitarlo e il cappio scivolava sulle loro spalle, sulle loro spalle, da una parte o dall'altra, senza, però, poterli imprigionare.

Quando la guida si accorse che avevo osservato tutto, mi fece continuare il sentiero ricamato di rose che, man mano che avanzavamo, si rarefaceva, mentre si cominciavano a notare spine enormi.

Arrivammo a un punto in cui, per quanto guardassimo, non riuscivamo più a trovare rose, e alla fine le siepi erano diventate piene di spine, prive di foglie e asciugate dal sole, dai cespugli sparsi e riarsi si spezzarono rami che serpeggiavano sul terreno e sbarravano il sentiero, seminandolo in modo tale con spine che era solo con grande difficoltà che era possibile camminare.

Avevamo raggiunto un bassopiano le cui sponde nascondevano le altre regioni limitrofe; il sentiero, sempre in discesa, diventava sempre più orribile, non asfaltato, pieno di buche, gradini, sassi e rocce tondeggianti.

Avevo perso di vista tutti i miei giovani, molti dei quali avevano lasciato quella strada insidiosa per prendere altre strade.

Ho continuato a camminare. Più avanzava, più dura e veloce era la discesa, così che a volte scivolava e cadeva a terra, dove rimaneva per un pò a riprendere fiato. Di tanto in tanto la guida mi sosteneva e mi aiutava ad alzarmi. Ad ogni passo le mie articolazioni si piegavano e sembrava che le mie ossa si sarebbero disfatte. Ansimando, dissi a chi mi guidava:

- Amico mio, le mie gambe non possono più sostenermi: sono così esausto che mi è impossibile continuare a camminare.

La guida non rispose, ma segnalandomi di rallegrarmi, proseguì per la sua strada; finché, vedendomi sudato e stanco morto, mi condusse ad un piccolo pianerottolo all'ingresso. Mi sono seduto, ho fatto un respiro profondo e mi è sembrato di riposare un pò. Intanto guardavo il sentiero che avevo intrapreso: sembrava quasi verticale, seminato di spine e pietre aguzze. Poi guardò il sentiero che doveva ancora percorrere e chiuse gli occhi stordito. Infine, ho esclamato:

- Per beneficenza, torniamo indietro. Se continuiamo in avanti, come torneremo all'Oratorio? Mi sarà impossibile salire su quel pendio.

La guida ha risposto risolutamente:

- Ora che siamo arrivati a questo punto, vuoi che ti lasci in pace?

Di fronte alla minaccia, esclamai in tono doloroso: - Senza di te, come posso tornare indietro o continuare il viaggio.

- Bene, allora seguimi - aggiunse.

Mi sono alzato e abbiamo continuato a scendere. Il percorso divenne sempre più sorprendente e impraticabile, tanto che riuscivo a malapena a stare in piedi.

Ecco, in fondo a questo precipizio, che terminava in una valle buia, apparve un immenso edificio che mostrava, davanti al nostro cammino, una porta altissima, chiusa. Abbiamo raggiunto il fondo della scogliera. Un caldo soffocante mi opprimeva e intorno alle pareti si alzava un denso fumo verdastro, segnato da fiamme color sangue. Alzai lo sguardo per vedere l'altezza delle mura; erano più alte di una montagna. Ho chiesto alla guida:

- Dove ci incontriamo? Cos'è quello?

- Leggete quella porta - rispose - iscrivendo saprete dove siamo.

Guardai e vidi scritto sulla porta: Ubi non est redemptio [dove non c'è redenzione]. Mi resi conto che eravamo alla porta dell'Inferno.

La guida mi ha portato intorno alle mura di quell'orribile città. Dallo spazio allo spazio, a distanza regolare, si vedeva una porta di bronzo come la prima, anch'essa nel punto finale di un pendio stupefacente, e tutte avevano un'iscrizione latina distinta dalle precedenti.

Discedite, maledicti, in ignem aeternum, qui paratus est diabolo et Angelis eius... Omnis arbor quae non facit fructum bonum excidetur et in ignem mittetur [State lontani, maledetti, andate nel fuoco eterno che è preparato per il diavolo e i suoi angeli... Ogni albero che non darà buoni frutti sarà abbattuto e gettato nel fuoco].

Presi una matita per copiare le iscrizioni; ma la guida mi disse

- Cosa stai facendo?

- Prendo nota di queste iscrizioni.

- Non è necessario; li hai tutti nella Scrittura. Alcuni di essi li avevi addirittura messi sulle porte [del tuo Oratorio].

Di fronte a un simile spettacolo, avrei voluto tornare indietro e marciare verso l'Oratorio; avevo già fatto qualche passo, ma la mia guida non si muoveva nemmeno. Abbiamo camminato lungo un immenso e profondissimo burrone e ci siamo ritrovati di nuovo davanti alla prima porta, ai piedi del pendio dove eravamo scesi. Improvvisamente la guida indietreggiò e, con la faccia triste e spezzata, mi fece cenno di allontanarmi, dicendo

- Guarda!

Spaventato, voltai gli occhi indietro e vidi a grande distanza, lungo quel velocissimo sentiero, qualcuno che cadeva precipitosamente. Avvicinandosi, cercò di aggiustarsi la faccia; finalmente, riconobbi in lui uno dei miei giovani. I suoi capelli, in parte disordinati e irti, in parte gettati indietro dal vento; le sue braccia, distese in avanti nell'atteggiamento di chi nuota per sfuggire al naufragio. Volevo fermarmi e non potevo. Inciampò sulle rocce che sporgevano dal sentiero e loro stessi servirono a dargli più slancio nella sua caduta.

- Corriamo, fermiamolo e aiutiamolo - dissi, mentre gli tendevo le mani.

- No, lascialo - mi disse la guida.

- Perché non riesco a fermarlo?

- Non sai quanto è terribile la vendetta di Dio?

Credi di essere capace di fermare qualcuno che scappa dall'ira ardente del Signore?

Intanto il giovane, voltando indietro la testa e guardando con occhi sporgenti se l'ira di Dio lo inseguiva, si gettò sul fondo e si schiantò contro la porta di bronzo, come se nella fuga non riuscisse a trovare un rifugio migliore.

- Perché - chiesi - quel giovane guarda indietro con tanto stupore?

- Perché l'ira di Dio attraversa tutte le porte dell'Inferno e le tormenterà anche in mezzo al fuoco.

Di fronte a quella collisione, infatti, la porta si aprì con il botto. Dietro di lei si aprivano contemporaneamente, con un botto assordante, due, dieci, cento, mille porte in più, spinte dal giovane che veniva portato via da un vortice invisibile, irresistibile, velocissimo. Tutte queste porte di bronzo, una davanti all'altra, anche se a grande distanza, furono aperte per un momento. Vidi sullo sfondo, molto lontano, come la bocca di un grande forno, e mentre il giovane si precipitava in quel turbine, si levarono palle di fuoco. Le porte si richiusero con la stessa rapidità con cui si erano aperte. Tirai fuori allora il mio quaderno per scrivere il nome e il cognome di quel bastardo, ma la guida, tenendomi per il braccio, disse

- Aspetta e guarda di nuovo.

Ho guardato e ho assistito a un altro spettacolo. Vidi che lungo quel pendio correvano altri tre giovani delle nostre case, i quali, come tre pietre, rotolavano velocissimi uno dopo l'altro. Le loro braccia erano aperte e ululavano terrorizzati.

Giunsero in fondo e andarono a bussare alla prima porta. Nello stesso momento, li ho riconosciuti tutti e tre. La porta si aprì e, dietro di loro, gli altri mille; i giovani furono spinti nel lunghissimo corridoio, si udì un prolungato rumore infernale, che si allontanò sempre di più, e scomparvero chiudendo le porte.

Molti altri a poco a poco sono caduti dopo questi. Vidi cadere una poverina, spinta da un compagno perfido. Alcuni caddero da soli, altri accompagnati; alcuni tenuti per il braccio e altri sciolti, anche se abbastanza vicini tra loro. Ognuno aveva il suo peccato scritto sulla fronte. Li ho chiamati con grande angoscia mentre cadevano. Ma i giovani non mi ascoltarono; risuonarono le porte infernali che si aprirono, poi si chiusero, e seguì un silenzio sepolcrale.

- Questa è una delle cause principali di tante condanne - esclamò la mia guida - libri cattivi, compagni cattivi e abitudini perverse.

I legami che avevo visto prima erano quelli che trascinavano i giovani nel precipizio. Quando ne vide cadere tanti, disse con voce desolata:

- Ma allora è inutile per noi lavorare nelle nostre scuole, se ci sono così tanti ragazzi che attendono questa fine. Non c'è altro rimedio per impedire la perdita di tante anime?

La guida rispose: - Questo è lo stato attuale in cui si trovano, e se morissero, verrebbero qui senza ulteriori indugi.

- In tal caso, lasciami scrivere i tuoi nomi in modo che io possa avvertirti e metterti sulla via del Paradiso.

- E crede che alcuni di loro, avvertiti, si correggerebbero?

Dapprima, l'avvertimento li impressionerà; poi lo disprezzeranno, dicendo: "+ un sogno!", e saranno peggiori di prima. Altri, sapendo di essere stati scoperti, assisteranno ai Sacramenti, ma senza buona volontà e senza merito, perché non lo faranno bene. Altri confesseranno, ma solo per momentanea paura dell'Inferno, senza strappare loro dal cuore il loro affetto per il peccato.

- Non c'è, allora, rimedio per questi giovani? Dammi una medicina che possa salvarli.

- Hanno superiori: obbedite loro! Hanno un regolamento: lo osservano! Hanno i Sacramenti: li frequentino!

Nel frattempo un altro gruppo di giovani è accorso, e le porte sono rimaste aperte per qualche istante.

- Entri anche tu - mi disse la guida.

Sono tornato indietro con orrore. Avevo l'idea che sarei dovuto tornare presto all'Oratorio per avvertire i giovani e trattenerli in modo che nessuno di loro si perdesse. Ma la guida insisteva:

- Vieni e imparerai molte cose. Prima, però, dimmi: vuoi andare da solo o con qualcuno?

Disse questo perché riconoscessi l'insufficienza della mia forza, e nello stesso tempo la necessità della sua benevola assistenza. Ho risposto:

- Solo?! A questo luogo degli orrori?! Senza essere aiutato dalla tua gentilezza?! Chi potrebbe insegnarmi la via del ritorno?

Ma nello stesso momento mi sono sentito pieno di coraggio, pensando tra me e me:

- Solo coloro che sono già stati giudicati, e io non sono ancora stato giudicato, possono andare all'Inferno.

Di conseguenza, esclamai risolutamente:

- Entriamo, allora!

Siamo entrati in quello stretto e orribile corridoio. Correvamo con la velocità del fulmine In ognuna delle porte interne, un'iscrizione minacciosa brillava di luce cupa. Quando finimmo di attraversarlo, finimmo in un vasto e oscuro cortile, in fondo al quale potevamo vedere una porticina spessa e orribile, come non l'avevo mai vista prima, e su di essa erano scritte queste parole: Ibunt impii in ignem aeternum [I malvagi andranno al fuoco eterno]. Tutte le mura di cinta erano piene di iscrizioni. Chiesi alla guida il permesso di leggerli, ed egli rispose:

- La volontà.

- Quindi ho esaminato tutto. In un luogo vidi scritto: Dabo ignem in carnes eorum ut comburantur in sempiternum [Darò fuoco alle vostre carni perché brucino per sempre]. Cruciabuntur die ac nocte in saecula saeculorum [Saranno tormentati giorno e notte nei secoli dei secoli]. Altrove: Hic universitas malorum per omnia saecula saeculorum [Ecco l'insieme delle talpe nei secoli dei secoli]. E in un altro: Nullus est hic ordo, sed horror sempiternus inhabitat [Qui non c'è ordine, ma dimora l'orrore eterno]. Fumus tormentorum supaum in aeternum ascendit [Eternamente si alzerà il fumo dei tuoi tormenti]. Non est pax impiis [Non c'è pace per i malvagi]. Clamor et stridor dentium [Piangere e digrignare i denti].

Mentre leggevo le iscrizioni in giro, la guida, che si era messa in mezzo al cortile, si avvicinò a me e disse:

- Da qui in poi, nessuno potrà avere un compagno che li sostenga, un amico che li conforti, un cuore che li ami, uno sguardo compassionevole, una parola benevola; abbiamo oltrepassato il limite. Vuoi vederlo o provarlo?

- Voglio solo vedere - risposi.

- Venite dunque - aggiunse l'amico, e mi prese per mano.

Mi portò davanti a quella porticina e la aprì Comunicava con uno spazio in fondo al quale c'era un grande foro chiuso con una grande finestra di un solo cristallo che andava dal pavimento al soffitto, e attraverso il quale si vedeva l'interno. Ho fatto un passo indietro e sono tornato sulla soglia, sopraffatto da un terrore indescrivibile.

Una specie di immensa caverna apparve davanti ai miei occhi che si perse come nelle viscere del monte, piene di fuoco, non ci commuovevamo la terra, con fiamme vive, ma un fuoco così ardente che tutto intorno ad essa era arrostito e imbiancato dal calore eccessivo. Pareti, soffitti, pavimento, ferro, pietra, legna da ardere, carbone, tutto era bianco e incandescente. Certamente il fuoco era di migliaia e migliaia di gradi di calore; ma nulla fu ridotto in cenere, nulla fu consumato.

Non sono in grado di descrivere quella grotta in tutta la sua stupefacente realtà. Praeparata est enim ab hero Thopheth, a rege praeparata, deep et dilatata. Nutrimentum eius, ignis et ligna fine: flatus Domini sicut torrens sulphuris succendens eam (Isaia, 30, 33) [Per lungo tempo, Thofeth fu preparato dal suo proprietario, fu preparato dal re, profondo e largo. Il loro cibo è fuoco e tanta legna; il soffio del Signore, come un torrente di zolfo, lo mantiene ardente].

Mentre guardavo il tutto con stupore, vidi inaspettatamente cadere con furore incoercibile un giovane che, lanciando un grido penetrante, come quello di una persona, che stava per cadere in un lago di bronzo fuso, si scaglia in mezzo al fuoco, diventa incandescente come l'intera grotta e rimane immobile, risuona per qualche istante l'eco della sua voce angosciosa.

Pieno di orrore, ho chiuso gli occhi sul giovane, e sembrava uno dell'oratorio, uno dei miei figli!

- Ma questo non è uno dei miei ragazzi? - Ho chiesto alla guida - Non è così e così?

- Sì, è lui - Mi ha risposto.

- E perché - ho aggiunto - Non cambia posizione? Come fa a essere così incandescente e non consumato?

- Preferivi vedere, quindi non dirmelo adesso. Guarda e vedrai. Inoltre, omnis enim igne salietur et omnis victim sale salietur (S. Marco, 14, 15) [Sarà salato con il fuoco e ogni vittima sarà condita con il sale].

Aveva a malapena girato gli occhi quando un altro giovane, con furia disperata e grande velocità, corse e si precipitò nella stessa grotta. Era anche dell'oratorio. Appena caduto, non si muoveva più; anche lui aveva pronunciato un grido penetrante, e la sua voce si era confusa, con l'ultima eco dell'urlo di ciò che era caduto prima.

Poi ne arrivarono altri altrettanto frettolosi; il loro numero aumentava sempre di più, tutti lanciavano lo stesso urlo e rimanevano incandescenti immobili, come quelli che li avevano preceduti.

Ho notato che il primo aveva la mano in aria e anche il piede era sospeso in alto, il secondo era stato piegato verso il basso. Alcuni avevano i piedi in aria; altri, faccia contro terra; altri erano come sospesi, sostenendosi con un piede e una mano. C'erano quelli seduti o distesi, sostenuti da un lato, in piedi o in ginocchio, con le mani tra i capelli. C'era infine un gran numero di giovani come statue, in posizioni sempre più dolorose.

Molti altri provenivano da quella fornace. Giovani che in parte conoscevo e in parte erano estranei. mi sono poi ricordato di ciò che è scritto nella Bibbia: come si cade per la prima volta all'inferno, così si sarà per sempre. Lignum, in quocumque loco ceciderit, ibi erit [dove l'albero cade, vi rimarrà].

Il mio stupore aumentò, e chiesi alla guida:

- Ma quelli che si verificano così in fretta, non sai che vengono qui?

- Oh sì! Sanno che stanno andando al fuoco! Sono stati avvertiti mille volte, ma corrono volontariamente a causa del peccato, che non odiano e non vogliono abbandonare, perché disprezzavano e rifiutavano la misericordia di Dio che incessantemente li chiamava alla penitenza. Ecco perché la giustizia divina, provocata, li spinge, li esorta, li perseguita e non possono fermarsi finché non raggiungono questo luogo.

Quale deve essere la disperazione di questi bastardi senza la minima speranza di uscire di qui! - esclamai. - Vuoi conoscere le preoccupazioni e la furia delle loro anime? Avvicinati un pò - rispose la guida.

Feci qualche passo fino alla finestra, e vidi che molti di quei disgraziati si colpivano e si facevano male e si mordevano come cani rabbiosi; altri si grattavano il viso, si laceravano le mani, si strappavano la carne e la gettavano in aria con disprezzo. Improvvisamente, il soffitto della grotta divenne trasparente, come cristallo, e attraverso di esso si poteva vedere un pezzo di cielo e le figure radiose dei suoi compagni salvati per sempre.

I condannati ruggivano di feroce invidia, perché i giusti erano stati visti da lui, in un tempo, come oggetti di derisione. Peccator videbit et irascetur; dentibus suis fremet et tabescet [Il peccatore vedrà e si arrabbierà per il digrignamento dei denti].

- Dimmi - chiesi alla mia guida - Come mai non senti nessuna voce?

- Avvicinati ancora di più - mi gridò.

Mi avvicinai al cristallo della finestra e udii che alcuni ruggivano e piangevano, si contorcevano; altri bestemmiavano e imprecavano i santi. Era tutto un caos di voci e urla forti e confuse, così ho chiesto al mio amico:

Che dicono? Cosa stanno gridando?

- Ricordando la sorte dei loro buoni compagni, sono costretti a confessare: Siamo stolti! Vitam illorum aestimabamus insaniam et finem illorum sine honoré [Noi stolti consideravamo la vita che conducevano una follia, e la sua fine senza onore]. Ecce quomodo computati sunt inter filios Dei et inter sanctos sors illorum est. Ergo erravimus a via veritatis [Ecco, erano numerati nel numero dei figli di Dio e nella loro sorte insieme a quello dei santi. Ci allontaniamo dunque dalla via della verità].

Ecco perché gridano: Lasati sumus in via iniquitatis et perditionis. Erravimus per via difficiles, viam autem Domini ignoravimus [Correvamo lungo la via dell'iniquità e della perdizione. Ci perdiamo per sentieri difficili e non conosciamo la via del Signore].

Quid nobis profuit superbia? [A cosa serviva il nostro orgoglio?]

Transierunt omnia illa tanquam umbra [Tutto è passato come un'ombra].

Queste sono le canzoni lugubri che vi risuoneranno per tutta l'eternità. Ma urla inutili, sforzi inutili, pianti inutili! Omnis dolor irruet super eos! [Tutto il dolore ricadrà su di loro]. Qui non c'è più tempo, c'è solo l'eternità.

Mentre contemplavo, pieno di orrore, la condizione di tanti miei giovani, mi colpì inaspettatamente un'idea:

- Ma com'è possibile che quelli che sono qui siano tutti condannati? Questi giovani erano vivi nell'Oratorio ieri pomeriggio.

L'amico mi disse: - Quelli che vedete qui vivono, ma sono morti alla grazia di Dio, e se morissero ora o continuassero ad agire come hanno fatto nel presente, si condannerebbero. Ma non perdiamo tempo; andiamo avanti.

E mi portò via da quel luogo, e attraverso un corridoio che scendeva in un profondo sottosuolo mi condusse ad un altro nel cui ingresso era scritto

Vermis eorum non moritur, et ignis non extinguitur... Dabit Dominus omnipotens ignem et vermes in carnes eorum, ut urantur et sentiant usque in sempiternum (Giudito 16, 21) [Il tuo verme non morirà e il fuoco non si spegnerà... Il Signore onnipotente darà fuoco e vermi alla loro carne affinché brucino e soffrano eternamente].

Lì contemplammo lo spettacolo dell'atroce rimorso di coloro che furono educati nelle nostre case.

Il ricordo di tutti e di ciascuno dei peccati non perdonati e la loro giusta condanna! Quella di aver avuto mille rimedi anche straordinari per convertirsi al Signore, per perseverare nel bene, per guadagnare il paradiso! Il ricordo di tante grazie promesse, offerte e donate da Maria Santissima e non corrisposte! Aver saputo salvarsi con così poco sforzo ed essere irremissibilmente perduti per sempre! Ricorda tanti buoni propositi fatti e non lunghi! OH! Il proverbio dice bene che l'inferno è pieno di buone intenzioni non realizzate!

Lì ho rivisto in quel forno tutti i giovani dell'oratorio che avevo visto poco prima (alcuni dei quali mi stanno ascoltando proprio ora; altri sono già stati con noi, altri non li conoscevo). Mi avvicinai e notai che erano tutti pieni di vermi e animali disgustosi che rosicchiavano loro e consumavano il cuore, gli occhi, le mani, le gambe, le braccia, in modo così miserabile che non so nemmeno esprimerlo a parole. Erano immobili, esposti a ogni tipo di malattia e non potevano difendersi in alcun modo.

Mi sono avvicinato ancora di più perché potessero vedermi, sperando che potessi parlare con loro in modo che potessero dirmi qualcosa, ma nessuno di loro mi parlava o mi guardava. Ho quindi chiesto alla guida la causa di questo, e mi è stato detto che nell'altro mondo i condannati non hanno libertà. Ogni persona subisce tutto il castigo che Dio gli ha imposto, senza che vi sia alcuna mutazione di alcun genere.

- Ora è necessario - ha aggiunto - che anche voi andiate in mezzo a quella regione di fuoco che avete visto.

- No no! - risposi terrorizzato - Per andare all'inferno bisogna prima essere giudicati; non sono ancora stato. Quindi non voglio andare all'inferno.

- Dimmi - osservò l'amico - cosa ti sembra meglio; vai all'inferno e libera i tuoi giovani, o stai fuori e lasciali in mezzo a tanto tormento?

- Sbalordito da questa proposta, risposi:

- OH! Voglio davvero i miei cari giovani, voglio che tutti siano salvati. Ma non potremmo farlo in modo tale che né loro né io entriamo lì?

- C'è ancora tempo - rispose l'amico - e lo sono anche loro, a patto che tu faccia tutto il possibile.

Il mio cuore si allargò e mi dissi:

- Non mi interessa la sofferenza, purché riesca a liberare questi miei cari figli dal tormento.

- Allora vieni dentro - continuò l'amico. E vedete la bontà e l'onnipotenza di Dio, che adopera amorevolmente mille modi per chiamare i vostri giovani alla penitenza e salvarli dalla morte eterna.

Mi prese per mano per introdurmi nella grotta, appena misi piede sulla soglia mi trovai inaspettatamente trasportato in una magnifica stanza con una porta di cristallo, su queste, a distanze regolari pendevano ampi veli che coprivano molti altri reparti che comunicavano con la grotta.

La guida mi mostrò uno dei veli, sul quale era scritto "Sesto Comandamento", ed esclamò

- La trasgressione di questo Comandamento è la causa dell'eterna rovina di tanti giovani.

- Ma non hanno confessato?

- Sì, si confessavano, ma i peccati contro la bella virtù, li confessavano male o li mettevano a tacere completamente. Ad esempio, chi aveva commesso quattro o cinque di questi peccati ne confessava solo due o tre. C'è chi ne ha commesso uno solo da bambino e si è sempre vergognato di confessarlo, o lo ha confessato male, o non ha detto tutto. Altri non avevano rimpianti o scopi. Inoltre: alcuni, invece di esaminare la propria coscienza, studiavano come ingannare il confessore. E colui che muore con una tale risoluzione è disposto ad essere tra il numero dei condannati, e lo sarà per tutta l'eternità. Solo coloro che, pentiti con tutto il cuore, moriranno con la speranza della salvezza eterna, saranno eternamente felici. E ora vuoi vedere perché la misericordia di Dio ti ha condotto qui?

Sollevai il velo e vidi un gruppo di ragazzi dell'Oratorio, tutti a me noti, condannati per questo peccato. Tra loro c'erano alcuni che, in apparenza, hanno una buona condotta.

- Almeno ora mi lasci scrivere i nomi di questi ragazzi così posso avvertirli in privato.

- Non è necessario - rispose.

- Cosa dovrei dire allora a loro?

- Predicare ovunque contro le impurità. Basta avvertirli in generale, e non dimenticare che, anche se li avverti in privato, prometteranno, ma non sempre con fermezza. Per raggiungere questo obiettivo è richiesta la grazia di Dio, che, se richiesta, non mancherà mai ai vostri giovani. Il buon Dio manifesta specialmente il suo potere nel simpatizzare e perdonare Se Stesso. Preghiera, dunque, e sacrificio da parte tua. Quanto ai giovani, ascoltino le vostre esortazioni, interroghino le loro coscienze, e lei suggerirà loro cosa dovrebbero fare.

Stavamo poi parlando per circa mezz'ora delle condizioni necessarie per fare una buona confessione. Poi la guida ripeté più volte, alzando la voce:

- Evitare!... Evitare!...

- Cosa significa questa esclamazione?

- Cambia la tua vita, cambia la tua vita!...

Tutto confuso da quella rivelazione, abbassai la testa e stavo per andarmene, quando la guida mi chiamò dicendo:

- Non hai ancora visto tutto.

E recandosi in un'altra parte, sollevò un altro velo, sul quale era scritto: Qui volunt divites fieri, incident in temptationem et laqueum diaboli [Coloro che vogliono arricchirsi, cadono nella tentazione e nel laccio del diavolo].

L'ho letto ed ho esclamato:

- Questo non riguarda i miei giovani, perché sono poveri come me; non siamo ricchi né intendiamo esserlo. Non lo immaginiamo nemmeno.

Tolto il velo, apparvero in basso alcuni ragazzi, tutti miei conoscenti, che soffrirono come i precedenti, e, mostrandoli, mi disse:

- Penso che siano i tuoi ragazzi che riguarda questa iscrizione!

- Spiegami, dunque, perché la parola divide [ricchi].

- Ad esempio, alcuni dei vostri giovani hanno il cuore così attaccato a qualche oggetto materiale che questo affetto li allontana dall'amore di Dio, ed è per questo che mancano di carità, pietà, mitezza. Non solo con l'uso delle ricchezze il cuore è pervertito, ma anche con il loro desiderio, soprattutto se questo desiderio offende la giustizia. I vostri giovani sono poveri, ma notate che la gola e l'ozio sono dei pessimi consiglieri. Ci sono alcuni che nei loro luoghi di origine si sono resi colpevoli di un furto significativo e, sebbene possano, non penso di restituirlo. C'è chi studia come aprire la dispensa con chiavi false; chi cerca di entrare nell'ufficio del sindaco o del tesoriere della casa; chi frugherà nelle valigie dei suoi compagni per rubare cibo, denaro o libri a loro uso...

Mi ha detto i nomi di alcuni e di altri, e ha proseguito

- Alcuni sono qui perché si sono appropriati di oggetti di abbigliamento, vestiti bianchi, coperte e copriletti che appartenevano agli armadi dell'Oratorio, per mandarli a casa loro. Alcuni, perché volontariamente hanno causato gravi danni e non l'hanno riparato. Altri, per non aver restituito cose che erano state loro prestate; e alcuni per aver trattenuto somme di denaro che erano state loro affidate per consegnarle al loro superiore. E concluse dicendo:

- Poiché tali persone vi sono state assegnate, avvertitele; dite loro di rifiutare tutti i desideri inutili e dannosi, di essere obbedienti alla legge di Dio e zelanti per il suo onore; se non sono così, l'avidità li trascinerà in eccessi peggiori che li travolgeranno nel dolore, nella morte, nella perdizione.

Non riuscivo a capire come, per certe cose considerate insignificanti dai nostri giovani, fossero state preparate punizioni così orribili. Ma l'amico tagliò le mie riflessioni, dicendo

- Ricordati di quello che ti è stato detto allo spettacolo dei riccioli danneggiati della vite.

E sollevò un altro velo, che nascose molti dei nostri giovani, che riconobbi subito, come sono attualmente nell'Oratorio. Sul velo era scritto: Radix omnium malorum [Pioggia di ogni male]. E poi mi ha chiesto:

- Sai cosa significa? Sapete qual è il peccato indicato da questa epigrafe?

- Mi sembra che possa essere solo orgoglio.

- No - rispose.

- Ma ho sempre sentito dire che l'orgoglio è la radice di ogni peccato.

- Sì, generalmente lo è; ma, nello specifico, sapete quale peccato fece cadere Adamo ed Eva nel primo peccato, per effetto del quale furono espulsi dal Paradiso terrestre?

- Disobbedienza.

- Precisamente; la disobbedienza è la radice di ogni male.

- E cosa dovrei dire ai miei giovani su questo punto?

- Fate attenzione: i giovani che vedete qui sono quelli disobbedienti, che si preparano una fine così deplorevole. Questi e altri che credete siano andati a riposare, di notte scendono a fare una passeggiata nel cortile; ignorando i divieti, si recano in luoghi pericolosi, si arrampicano sulle impalcature delle opere in costruzione, mettendo a rischio anche la propria vita. Alcuni, nonostante le prescrizioni del regolamento, non sono come dovrebbero essere nella chiesa; invece di pregare, pensano a cose completamente diverse, costruiscono castelli nell'aria nella loro mente. Altri disturbano i loro compagni. C'è chi cerca posture comode e dorme durante le funzioni sacre. Altri, credi che vadano in chiesa eppure non lo fanno. Guai a chi trascura la preghiera! Chi non prega si condanna! Alcuni sono qui perché, invece di cantare i canti sacri o l'ufficio della Beata Vergine, leggono libri che trattano di tutto tranne che della religione, e alcuni - il che è molto vergognoso! - leggono persino libri proibiti.

E ha continuato elencando diverse altre trasgressioni che sono la causa di gravi disturbi. Quando ebbe finito, guardai la guida in faccia commossa; mi guardò anche, e gli dissi:

- E tutte queste cose, posso dirlo ai miei giovani?

- Sì, puoi dire a tutti quello che ricordi.

- E che consiglio posso dare loro affinché non accadano loro disgrazie così gravi?

- Insisterete nel dimostrare come l'obbedienza, anche nelle più piccole cose, a Dio, alla Chiesa, ai genitori e ai superiori, li salverà.

- E cos'altro?

- Direte ai vostri giovani di evitare troppo l'ozio, perché quella fu la causa del peccato di Davide. Dì loro di essere sempre occupati, perché così il diavolo non avrà il tempo di aggredirli.

Ho inclinato la testa e ho promesso. Non potendo più sopportare quel terrore, disse l'amico:

- Ti ringrazio per la carità che hai avuto con me, ma ti prego di farmi andare via da qui.

- Vieni con me - mi disse allora - e, incoraggiandomi, mi prese per mano e mi sostenne, perché mi sentivo esausta e senza forze. Usciti dalla stanza, attraversammo in fretta l'orribile cortile e l'ampio corridoio d'ingresso; prima di varcare la soglia dell'ultima porta di bronzo, si rivolse nuovamente a me ed esclamò:

- Ora che avete visto i tormenti degli altri, anche voi avete bisogno di sperimentare un pò l'Inferno.

- NO! No! - Urlai con orrore.

Lui insisteva e io rifiutavo sempre.

- Non abbiate paura - mi disse - è solo per provarlo; toccate questo muro.

Non avevo il coraggio e volevo allontanarmi; ma mi strinse, dicendomi:

- Tuttavia, devi provarlo!

Ed egli mi afferrò risolutamente per il braccio e mi condusse al muro, dicendo

- Gioca velocemente una sola volta, in modo da poter dire che hai visitato le mura dell'eterna tortura e le hai toccate; e anche in modo da capire come sarà l'ultima parete, se la prima è già così terribile Vedi questa parete?

L'ho osservata più da vicino; era di spessore colossale. La guida continuava:

- Questo è il millesimo muro prima di raggiungere i veri fuochi dell'inferno. Mille mura lo circondano. Ognuna di esse è spessa mille misure, e cioè la distanza tra ciascuna di esse; ogni misura è di mille miglia; questa parete è quindi a un milione di miglia dal vero fuoco dell'Inferno e, quindi, è un principio molto piccolo dell'Inferno stesso.

Detto questo, e visto che mi stavo rimpicciolendo dal toccare il muro, mi afferrò la mano, la aprì stretta e mi fece toccare la pietra di quel millesimo muro. In quel momento sentii un'ustione così intensa e dolorosa che, saltando indietro e lanciando un forte urlo, mi svegliai.

Mi sono ritrovato seduto sul letto, e sentendo che la mia mano bruciava, l'ho strofinata sull'altra mano per fermare quella sensazione. Quando venne l'alba, notai che la mano era davvero gonfia; e l'impressione immaginaria di quel fuoco era così forte che poco dopo la pelle sul palmo della sua mano si staccò e cambiò.

Tenete conto che non vi ho detto queste cose con tutto il loro orrore come le ho viste, e con l'impressione che mi hanno fatto, per non spaventarvi troppo. Sappiamo che il Signore non ha mai parlato dell'inferno se non attraverso le figure, perché, anche quando ce l'aveva descritto così com'è, non l'avremmo capito. Nessun mortale può capire queste cose. Il Signore li conosce e può dirli a chi vuole.

Diverse notti consecutive ebbi un tale disturbo che non riuscii a dormire a causa della paura.

Ti ho raccontato brevemente quello che ho visto in sogni lunghissimi; non ne ho fatto altro che un breve riassunto. In seguito darò istruzioni sul rispetto umano, sul sesto e settimo Comandamento, sull'orgoglio. Io non farò altro che spiegare questi sogni; perché in tutto essi sono in accordo con la Sacra Scrittura; a maggior ragione, essi non sono altro che un commento a quanto si legge sull'argomento nella stessa Scrittura.

Queste notti, vi ho già detto alcune cose, ma quando potrò venire a parlarvi, vi dirò il resto, dandovi le rispettive spiegazioni.


cot.org.br

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