martedì 6 agosto 2019

L'umiltà è il sale che preserva dalla corruzione



San Girolamo scriveva ad una persona da lui diretta: «Non aver niente di più prezioso e di più interessante dell'umiltà, perché è la principale conservatrice e custode di tutte le virtù». L'umiltà conserva e custodisce tutte le virtù, in quanto le difende dalla corruzione della superbia.
Più una virtù è grande, tanto più grande è la presa che offre alla superbia. Qualunque bene si presta, infatti, alla propria vana compiacenza e all'applauso degli altri.
La vana compiacenza dà l'avvio alla corruzione. Come sono dolci i suoi suggerimenti e come si fa ascoltare! Com'è fluttuante e sa ben mascherarsi! Quale veleno mescolato a cibi sani, la vana compiacenza si insinua nella contentezza per la gloria di Dio e la salvezza delle anime. Penetra nelle consolazioni sensibili e nelle elevazioni più sublimi.
Insensibilmente progredisce e compie stragi. La lentezza dei suoi movimenti elude la vigilanza e in questo modo il veleno si intromette nelle virtù più preziose.
L'opera di corruzione, iniziata dal vano compiacimento, viene portata a termine dal desiderio della stima e della lode. Il mormorio esterno di approvazione risuona tanto gradevole al di dentro. Certo, si è convinti che non ci si lascerà incantare; che contro volontà si subisce ciò che non si può evitare; che tutta la gloria la si riferisce a Dio. Eppure il compiacimento si fa largo, ed è profondo!
Sotto questo doppio influsso il male progredisce; non un atto passeggero casualmente inquinato, ma tutta una serie di circostanze similari, che avvolgerà ben presto l'insieme della nostra persona: tutta l'impresa della perfezione ne sarà corrotta.
Per un certo tempo l'edificio interiore resta in piedi per la forza dell'abitudine ed anche per le esigenze dell'orgoglio stesso. Ma questa vita fittizia non potrà sostenersi a lungo. Tentazioni più forti, circostanze impreviste, dei nonnulla... alla prima occasione metteranno a segno la rovina.
Chi darà la forza di preservare da tanta disgrazia? L'umiltà. «La virtù - dice s. Agostino - non esiste che unita all'umiltà». Questa si diffonde nella vita spirituale come il sale gettato su di un cibo che si vuole conservare.
L'umiltà si oppone ad ogni fermentazione nociva, elimina giudizi e decisioni troppo personali e fissa in Dio intenzioni e godimenti.
Per ottenere un tale effetto, l'umiltà deve essere veramente una virtù, deve cioè agire con la facilità, la spontaneità e la prontezza che solamente l'abitudine dona. Altrimenti, quante sorprese e che enorme fatica! Bisogna che la spinta dell'umiltà diventi tanto connaturale quanto lo era quella della superbia.




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