L'EPISTOLARIO
Storia
Il testo autografo delle lettere qui pubblicate si conserva attualmente nell'archivio dei padri cappuccini di San Giovanni Rotondo, e il lettore vorrà sapere, forse, come siano giunte a noi e per quali vicissitudini siano passate finora. E' ovvio che non toccava a padre Pio conservare le lettere spedite ai direttori, i quali si premurarono di farlo di propria iniziativa. Al contrario, egli teneva molto al segreto ed avrebbe preferito che fossero state distrutte.
Il 7 luglio 1913 stende un ampio ed importante resoconto di coscienza a padre Benedetto, pregandolo di farlo leggere anche a padre Agostino, desiderando che tale lettera venisse distrutta o almeno non letta da altri: "vengo poi a chiedervi un favore: desidero che la presente sia distrutta assieme alle altre due precedenti, tenendo presente che solo con questa speranza mi è riuscito di aprirmi con più confidenza in questi scritti. Del resto, questo è solo un mio semplice desiderio, che sottopongo alla vostra bontà a volerlo secondare. Ma se tale mio desiderio non lo trovate giusto, siete pregato però che questi miei scritti non siano letti da nessuno" (7 7 1913).
Invece padre Pio conservò le lettere dei suoi direttori per un duplice motivo: per il vantaggio spirituale che ricavava dalla lettura delle medesime e perché così gli fu ordinato in virtù dell'obbedienza. "Ti prego - gli scriveva il 30 giugno padre Agostino - di custodire gelosamente le mie lettere, perché credo che Dio lo voglia" (30 6 1912; cfr. anche lett. del 27 2 1913); ed in un'altra: "Ti prego (e questo da parte di Dio) di conservare tutte le corrispondenze mie e di altri" (5 6 1914).
Quando padre Pio, nel febbraio del 1916, si recò a Foggia, lasciò a casa tutte le lettere fino allora ricevute dai direttori. Non le portò con sé, persuaso che sarebbe presto ritornato; invece non fu così. In seguito padre Agostino, che conservava tutte quelle ricevute da padre Pio, si recò personalmente a Pietrelcina e trovò quasi tutte le sue a lui spedite 1.
Lo stesso padre Agostino, alla morte di padre Benedetto (22 luglio 1942), avvenuta durante il suo provincialato, raccolse buona parte del carteggio di detto padre con padre Pio ed assieme ad un altro plico, trovato sullo scaffaletto della cella n. 5 di padre Pio, contenente lettere di padre Benedetto dirette al suo figlio spirituale, le depositò in una stanza ben custodite in cassetta chiusa. Tutte le altre, invece, il padre Agostino le aveva presso di sé, della cui esistenza nessuno seppe nulla sino al giorno della sua morte, avvenuta nel convento di San Giovanni Rotondo il 14 maggio 1963. Il plico fu depositato nell'archivio del convento di San Giovanni.
Dopo il 1963 le lettere di padre Pio contenute nella cassetta chiusa furono affidate ad alcune persone per essere ordinate e queste, terminata la sistemazione, restituirono tutti gli autografi, ma, spinte dalla devozione e dall'affetto verso padre Pio, si conservarono due o tre copie dattiloscritte del testo. In seguito, poi, circolarono anche delle copie fotostatiche e fotografiche di alcuni autografi.
I dattiloscritti furono pubblicati in edizione ciclostilata dal signor Eligio D'Antonio. Si tratta di una raccolta di 177 lettere di padre Pio. Il compilatore, nel rendere di pubblica ragione detta raccolta il 27 febbraio 1967, confessa sinceramente che padre Pio non sapeva nulla e quindi raccomandava ai suoi amici di non farne pubblicità, ché sarebbe dispiaciuto certamente al Padre.
Ma nel frattempo se ne erano impadroniti anche i giornalisti, i quali ne fecero tesoro per le loro pubblicazioni.
Purtroppo il testo della raccolta è pieno di errori di trascrizione e di omissioni; inoltre quasi mai è indicato il destinatario della lettera, e qualche volta di due se ne è fatta una, le date spesso sono sbagliate con la conseguente confusione per la interpretazione dei fenomeni descritti. Per queste ed altre ragioni si deve affermare che detta raccolta non riporta il vero testo dell'autografo.
Ma forse questi problemi di fedeltà al testo e al pensiero di padre Pio non interessavano molto ad alcuni che avevano di mira altre questioni. Difatti cominciarono senz'altro ad inserirle, quasi sempre frammentariamente, in un lavoro di ampie proporzioni 2.
Padre Pio, venuto a conoscenza di questa pubblicazione, se ne addolorò profondamente e pregò i suoi superiori d'impedirla, con queste laconiche parole scritte di suo pugno il 10 febbraio 1967:
"Reverendissimo padre, prego impedire che vengano pubblicati i miei scritti inviati ai miei padri spirituali o padri che mi hanno guidato spiritualmente. Le bacio la mano e chiedo la santa benedizione. P. Pio".
I superiori fecero immediatamente il loro dovere al riguardo. Ma coloro che si erano impadroniti delle lettere non ebbero purtroppo la sensibilità di accettare il cortese invito rivolto loro a nome di padre Pio, autore delle lettere. Solo un'azione legale avrebbe messo a posto le cose. Ma era questo un metodo completamente alieno dalla mente di padre Pio e dei suoi superiori.
In seguito a quella pubblicazione, si può dire che tutti coloro che hanno in qualche modo scritto di padre Pio si sono serviti di tali lettere. Non è il caso di parlarne dettagliatamente. Lo si farà quando si preparerà uno studio bibliografico completo.
Malauguratamente, dopo la morte di padre Pio, non mancarono alcuni, i quali per devozione al Padre o per altri motivi, senza interpellare in proposito le autorità competenti, ardirono di stampare la raccolta del D'Antonio (il quale ne aveva preparata una seconda edizione ciclostilata, con l'aggiunta di un frammento autobiografico), senza nemmeno prendersi la briga di controllare il testo con gli autografi. Di conseguenza ne venne fuori un'edizione con tutti gli accennati errori, omissioni, confusioni, ecc. 3.
Non appena fu conosciuta dal pubblico questa edizione, furono avvertiti gli editori che dette lettere non corrispondevano al vero testo del padre Pio e pertanto che prendessero le dovute cautele, affinché nell'avvenire o si controllasse detto testo con gli autografi o si aspettasse un'edizione integrale dei medesimi, la cui preparazione era ormai imminente. Questa preghiera, ispirata unicamente dal desiderio di presentare il vero ed unico testo del Padre nella sua integrità e fedeltà, non fu accolta. Prevalsero altri motivi e gli stessi editori si son permessi di abusare di nuovo della buona fede dei figli spirituali e degli ammiratori sinceri di padre Pio, che desiderano, esigono e vogliono conoscere le sue autentiche parole.
Questo è quello che ci proponiamo con la presente edizione. Complessivamente la nostra raccolta riporta il testo autografo di 633 lettere, cioè 334 del padre Pio, 197 di padre Agostino e 102 di padre Benedetto.
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