giovedì 12 settembre 2019

ADAMO E LA SUA VITA NELL’UNITA’ DEL SUO CREATORE E PADRE



Ed ancora: Dio vuole ridare alla sua creatura il suo alito continuato, ma per poterlo ricevere la creatura deve vivere nel Volere Divino. Solo rientrando nel Fiat Divino l’uomo può ritornare al suo posto d’onore ed operare insieme col suo Creatore.  (Volume 26 - Aprile 28, 1929)

(Scrive Luisa:)  Stavo facendo il mio giro nel Fiat Divino per seguire i suoi atti nella Creazione e, giunta nell’Eden, la mia povera mente si è fermata nell’atto quando [Dio] creava l’uomo ed alitandolo gli infondeva la vita, e pregavo Gesù che alitasse la povera anima mia per infondermi il primo alito divino della Creazione, affinché col loro alito rigeneratore potessi ricominciare la mia vita tutta nel Fiat e secondo lo scopo per cui mi avevano creata.  Ma mentre ciò facevo, il mio dolce Gesù è uscito da dentro il mio interno, come in atto di volermi alitare e mi ha detto: “Figlia mia, è nostra Volontà che la creatura risalga nel nostro Seno, tra le nostre braccia creatrici, per ridarle il nostro alito continuato ed in questo alito darle la corrente che genera tutti i beni, gioie e felicità.  Ma per poter dare questo alito, l’uomo deve vivere nel nostro Volere, perché solo in Esso Lo può ricevere e Noi darlo.  Il nostro Fiat tiene tale virtù da rendere inseparabile la creatura da Noi, e ciò che Noi siamo e facciamo per natura, lei lo può fare per grazia.
Noi col creare l’uomo non lo mettevamo a distanza da Noi e, per averlo insieme con Noi gli davamo la nostra stessa Volontà Divina, La quale gli darebbe il primo atto, ad operare insieme col suo Creatore.  Fu questa la causa che il nostro Amore, la nostra Luce, le nostre gioie, la Potenza e Bellezza nostra, rigurgitarono tutte insieme e, straripando fuori del nostro Essere Divino imbandivano la mensa a colui che avevamo con tant’amore formato colle nostre mani creatrici e generato col nostro stesso alito.  Volevamo goderci l’opera nostra, vederlo felice della nostra stessa felicità, abbellito della nostra stessa Bellezza, ricco della nostra ricchezza;  molto più che era Volontà nostra di starci vicino colla creatura, operare insieme e trastullarci insieme con essa:  i giuochi non si possono fare da lontano, ma da vicino.  Ecco perciò che per necessità di creazione e per mantenere integra l’opera nostra e lo scopo con cui l’avevamo creata, l’unico mezzo era dotare l’uomo di Volontà Divina, La quale lo avrebbe conservato come uscì dalle nostre mani creatrici e lui avrebbe goduto tutti i beni nostri e Noi dovevamo godere perché lui era felice.
Perciò non ci sono altri mezzi per fare che l’uomo ritorni al suo posto d’onore e che rientri di nuovo ad operare insieme col suo Creatore ed a vicenda si trastullino insieme, che rientrare di nuovo nel nostro Fiat, affinché Ce lo porti trionfante nelle nostre braccia che lo stanno aspettando per stringerlo forte nel nostro Seno divino e dirgli:  ‘Finalmente dopo seimila anni sei tornato;  sei andato errante, hai provato tutti i mali, perché non c’è bene senza il nostro Fiat;  hai provato abbastanza e toccato con mano ciò che significa uscire da Esso, perciò non uscirne più e vieni a riposarti ed a godere ciò ch’è tuo, perché nel nostro Volere tutto ti fu dato’.
Quindi figlia mia, sii attenta, tutto ti daremo se vivi sempre nel nostro Fiat;  il nostro alito prenderà piacere a fiatarti sempre, per strariparti le nostre gioie, la nostra Luce, la nostra Santità e comunicarti l’attitudine delle nostre opere, affinché sempre insieme possiamo tenere la piccola figlia rigenerata dalla nostra Divina Volontà”.  […]
 “E’ prerogativa del mio Voler Divino mettere al sicuro tutto ciò che possiede.  Quindi quando entra nell’anima come possessore di essa, tutte le cose le mette al sicuro;  mette al sicuro la santità, la grazia, la bellezza, le virtù tutte e, per fare che tutto fosse al sicuro, fa sostituire [tutto] nell’anima [con] la sua Santità divina, la sua Bellezza, le sue Virtù, tutto in modo divino e, mettendovi il suo suggello ch’è intangibile da ogni cambiamento, rende la creatura intangibile da ogni pericolo.  Sicché per chi vive nel mio Volere nulla c’è più da temere, perché lui ha assicurata ogni cosa colla sua assicurazione divina”.   […]

Scritti della Serva di Dio Luisa Piccarreta

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