lunedì 30 settembre 2019

LA CORREDENTRICE



La piena luce del Volere Divino portava a Maria tutte le pene della Redenzione. Lei è la Corredentrice: “Per formare il regno della Redenzione, quella che si distinse di più nel patire fu la Mamma mia e, sebbene apparentemente Lei non soffrì nessuna pena cono[sciuta dal]le altre creature, meno la mia morte, che fu conosciuta da tutti, che fu per il suo materno Cuore il colpo fatale e straziante più di qualunque morte dolorosissima, siccome Lei possedeva l’unità della luce del mio Volere, questa luce portava al suo Cuore trafitto non solo le sette spade che dice la Chiesa, ma tutte le spade, le lance, le punture di tutte le colpe e pene delle creature, che martirizzavano in modo straziante il suo materno Cuore.   
Ma questo è nulla: questa luce le portava tutte le mie pene, le mie umiliazioni, i miei strazi, le mie spine, i miei chiodi, le pene più intime del mio Cuore. Il Cuore della mia Mamma era il vero sole, che mentre si vede solo luce, questa luce contiene tutti i beni ed effetti che riceve e possiede la terra, sicché si può dire che la terra è racchiusa nel sole. Così la Sovrana Regina, si vedeva la sua sola persona, ma la luce del mio Supremo Volere le racchiudeva tutte le pene possibili ed immaginabili, e quanto più intime e sconosciute queste pene, tanto più pregevoli e più potenti sul Cuore Divino per impetrare il sospirato Redentore, e più che luce solare scendevano nei cuori delle creature per conquistarli e legarli nel regno della Redenzione. Sicché la Chiesa, delle pene della Celeste Sovrana conosce tanto poco, che si può dire solo le pene apparenti, e perciò dà il numero di sette spade, ma se conoscesse che il suo materno Cuore era   il rifugio, il deposito di tutte le pene, e che la luce della mia Volontà tutto le portava e nulla le risparmiava, non avrebbe detto sette spade, ma milioni di spade, molto più che, essendo pene intime, solo Iddio ne conosce l’intensità del dolore, e perciò fu costituita con diritto Regina dei martiri e di tutti i dolori. Le creature sanno dare il peso, il valore alle pene esterne, ma delle interne non se ne intendono, a mettere il giusto prezzo.  
Ora, per formare nella mia Mamma prima il Regno della mia Volontà e poi quello della Redenzione, non erano necessarie tante pene, perché non avendo colpe, l’eredità delle pene non era per Lei, la sua eredità era il Regno della mia Volontà; ma per dare il Regno della Redenzione alle creature, dovette assoggettarsi a tante pene. Sicché i frutti della Redenzione furono maturati nel Regno della mia Volontà, posseduto da Me e dalla mia Mamma. Non c’è cosa bella, buona e utile che non esca dalla mia Volontà. Ora, unita alla Sovrana Regina venne la mia Umanità. Lei restò nascosta in Me, nei miei dolori, nelle mie pene; perciò poco si conobbe di Lei, ma della mia Umanità fu necessario che si conoscesse ciò che Io feci, quanto patii e quanto amai. Se nulla si conoscesse, non potrei formare il regno della Redenzione. La conoscenza delle mie pene e del mio amore è calamita e sprone, incitamento, luce per attirare le anime a prendere i rimedi, i beni che in essa ci sono; il sapere quanto mi costano le loro colpe, la loro salvezza, è catena che le lega a Me e impedisce nuove colpe. Se invece nulla avessero saputo delle mie pene e della mia morte, non conoscendo quanto mi è  costata la loro salvezza, nessuno si sarebbe dato il pensiero di amarmi e di salvarsi l’anima. Vedi dunque quanto è necessario far conoscere quanto ha fatto e patito Colui o Colei che ha formato in sé un bene universale per darlo agli altri? (…) Come fu per la Redenzione, che prima fu formata tra Me e la mia Mamma Celeste e poi fu conosciuta dalle creature, così sarà del ‘Fiat’ Supremo...”  (Vol. 19°, 11-7-1926)    

Pablo  Martín  Sanguiao 


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