domenica 15 dicembre 2024

Il cristiano non è un debole, è piuttosto una persona che lotta opponendo l’amore all’odio, il bene al male, la carità paziente alla violenza, attendendo i tempi dell’operare di Dio, che sono diversi dai nostri.


CARITAS IN DEO


Pensare che la conversione è una questione tecnica è un errore, ma lo è anche pensare che sia sufficiente la sola volontà, senza mettere in campo energie, metodi ed una solida dose di determinazione ad andare avanti in controtendenza rispetto alle mode, alla mentalità corrente, alle tentazioni del mondo ed a quella più pericolosa, cioè a quella di arrendersi e di tornare indietro. C’è, infatti, almeno una buona ragione al giorno per dire “questa volta mi vendico”, oppure “ non perdono”, oppure per sentirsi soli, abbandonati da Dio, in una impresa difficile, quasi impossibile, che è quella di provare a vivere in questo mondo da buoni cristiani. In realtà i buoni cristiani in questo mondo non sono premiati, anzi spesso sono considerati dagli uomini e dalle donne di mondo degli stupidi, dei deboli, dei perdenti, gente che non si fa rispettare e sulla quale è facile e semplice infierire; del resto il Signore Gesù è stato chiaro e non ha usato mezzi termini in proposito, dicendo chiaramente, ai suoi discepoli, “se hanno perseguitato me perseguiteranno anche voi”. Detto questo, ed acclarato che il destino dei cristiani è quello di essere perseguitati in questo mondo, dagli uomini e dagli spiriti maligni, che indefessamente lavorano contro gli uomini e le donne di buona volontà, non rimane che armarsi di santa pazienza e mettersi all’opera nella consapevolezza che la santità di vita è la direzione giusta da seguire, anche se faticosa, anche se si va incontro quotidianamente ad una macchina da guerra infernale che cerca di stritolarti, di scoraggiarti, di metterti il bastone tra le ruote, di farti indietreggiare. Naturalmente chi pensa di fare tutto da solo, senza l’ausilio della Grazia, che si trova nei sacramenti, senza la forza della preghiera, rischia di naufragare, arrendendosi ad una fede superficiale, ad una vita priva di testimonianza cristiana, e piena di contraddizioni ed incoerenze. In effetti la pazienza è una virtù fondamentale della vita cristiana, ma non deve essere intesa come arrendevolezza rispetto al male. Il cristiano non è un debole, è piuttosto una persona che lotta opponendo l’amore all’odio, il bene al male, la carità paziente alla violenza, attendendo i tempi dell’operare di Dio, che sono diversi dai nostri. Senza la pazienza non può esserci una autentica vita cristiana, e questa virtù si acquista gradatamente e si consolida nell’anima soltanto coltivando la virtù dell’umiltà.Pazienza ed umiltà sono virtù basilari per poter ascendere nella vita cristiana.Seneca, filosofo dell’antica Roma, definiva l’umiltà “auriga virtutum”, cioè “carro delle virtù”, carro sul quale salgono tutte le altre virtù morali, attratte dalla sua avvenenza, dalla sua bellezza, dalla sua seduzione.La pazienza è figlia primogenita dell’umiltà ed ama accompagnarsi sempre ad essa.L’umiltà è una virtù straordinaria assai gradita a Dio, al punto che Egli ne è conquistato allorquando la ritrova nelle sue creature.Ce lo insegna la Madonna, che nella Sua preghiera del “magnificat” afferma chiaramente: “Il Signore magnifica l’anima mia ed il mio spirito esulta in Dio mio salvatore, che ha guardato all’umiltà della sua serva”.E’ chiaro il riferimento di Maria alla scelta compiuta da Dio, che l’ha designata ad essere la Madre di Gesù per la sua straordinaria umiltà.Ma esiste una virtù quasi sconosciuta soprattutto ai nostri tempi, una virtù nascosta ed insospettabile, che ama la compagnia della pazienza e dell’umiltà, e che rende fruttuosa e produttiva la nostra volontà di conversione: è la virtù del silenzio, o meglio la virtù del santo silenzio.Nella società in cui viviamo, dominata dai rumori, dalla comunicazione multidirezioinale, dalla smania di essere connessi con chiunque e sempre, pur di comunicare, si è smarrito il senso del valore del silenzio. La capacità di fare silenzio dentro se stessi è il principio di una scintilla di vita interiore, ed è la condizione indispensabile per poter ascoltare la propria coscienza e quelle energie spirituali, profonde e misteriose, che abitano dentro di noi, e di cui spesso non abbiamo la percezione.Il silenzio, che è la risultante di un ordine interiore, quindi il santo silenzio, è anche indispensabile per ascoltare la voce dello Spirito Santo, la voce di Dio che parla al nostro cuore, quella voce che ci ammonisce, che ci muove al bene, che ci ammaestra, che ci guida alla realizzazione del piano di vita che Dio ha per ciascuno di noi.

 Gioacchino  Ventimiglia 

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