"Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare quelli che erano sotto la legge, perché ricevessero l'adozione a figli" (Gal 4,4-5).
Quanto alla donna, dalla quale sarebbe nato il Figlio, si può ben pensare che lui, il Verbo, se la fosse ben preparata, preservandola, fin dalla sua concezione, da ogni macchia di peccato in vista dei meriti della sua Passione e Morte; così che poi, giunta all'età della fecondazione, il Padre potesse inviarle l'arcangelo Gabriele e ne ottenesse il libero assenso perché lo Spirito Santo operasse in lei l'Incarnazione del Verbo.
Entrando poi nel mondo quando ancora era nel seno purissimo di Maria, diede inizio solennemente alla sua missione, proclamando, come era già scritto nel salmo 39: "Ecco, io vengo, o Dio, per fare la tua volontà!".
Parole queste che, all'insaputa di tutti, avrebbero causato una vera rivoluzione sul piano del culto divino; infatti, da una parte avrebbero determinato la fine di tutti i sacrifici dell'Antico Testamento, inaugurando, dall'altra, quel nuovo, grande, vero Sacrificio al quale dava inizio proprio Lui, nuovo, eterno Sacerdote, nel nuovo tempio della Vergine Immacolata; Sacrificio che Lui avrebbe portato a compimento con la sua nuova Vita di 33 anni, terminata con la sua Morte di Croce.
Preceduto dunque da questo mirabile avvenimento, Gesù nasceva dal grembo della Vergine già avviato nella sua Missione, cioè avvolta dalla Volontà del Padre, e san Paolo potrà subito coglierlo: "Annientò se stesso facendosi obbediente fino alla morte!".
E noi, ora, dovendo costruire in sintesi, un'immagine di questa sua vita già presente nei Vangeli, vorremmo coglierne una, fra le tante che Gesù stesso dà di Sé, e la cogliamo in Luca 12, 49-50: "Sono venuto a portare il fuoco sulla terra, e come vorrei che fosse già acceso! C'è un battesimo che devo ricevere, e come sono angosciato, finché non sia compiuto!"
In queste espressioni, io penso che possiamo vedere, prima ancora del Gesù nato da Maria, il Verbo incaricato dal Padre per la salvezza del mondo: fin da allora Egli, guardando attraverso i secoli, si è visto immerso in quel battesimo, di cui parla ora, cioè inchiodato a una Croce, fino al punto da poter dire: "Consummatum est", cioè: "Ho vinto il Maligno, ho salvato l'uomo".
Perciò è importante che noi vediamo in quelle espressioni di Gesù, non un determinato momento della sua vita, ma tutta, tutta la sua vita; e nell’"angoscia" non per potersene alla fine sbarazzare, ma per poterla portare a compimento come una grande vittoria contro il Male e per la vita eterna di tutti! Solo interpretate così, quelle espressioni metteranno in pieno risalto davanti a noi il vero Gesù, il Cristo Crocifisso, capolavoro dell'Amore!
Perciò, anche tutte le altre parti del Vangelo, anche le più dimenticate e magari sorpassate, lette e meditate alla luce di questo Gesù, di questo Cristo Crocifisso, riacquisteranno la sua presenza, la sua luce, il suo amore. Donde anche una conseguenza: che tutto il Vangelo è Cristo Crocifisso.
Ma in quelle espressioni, c'è una parola che ci porta a riflettere ancora oltre, dentro il mistero di quell`"angoscia", cioè: fino a che, quel battesimo sia "compiuto". Possiamo domandarci: questo sia "compiuto" dobbiamo intenderlo in senso temporale, o in senso di compiutezza? Siccome l'oggetto di quella "angoscia" è detto un "battesimo" e quel battesimo, la riga sopra, vien detto un "fuoco": "sono venuto a portare il fuoco sulla terra, e come vorrei che fosse già acceso!'; allora è chiaro che si tratta del fuoco dell'amore, e l'amore non ha tempo, anzi, una volta acceso, ha bisogno di divampare; tutto questo ci obbliga a tornare un po' indietro dal luogo di quel battesimo, cioè: dalla Croce sul Calvario, dove esso ci aveva portato, alla sera prima, nel Cenacolo con i suoi, quando Gesù aveva celebrato il grande Sacramento del suo Corpo che avrebbe subito sacrificato sulla Croce, e del suo Sangue che insieme avrebbe sparso, trasformando il pane della loro mensa in quel suo Corpo sacrificato, e il vino della mensa in quel suo Sangue sparso per loro; li aveva poi ordinati suoi sacerdoti, impegnandoli a celebrare anch'essi la memoria di così grande Mistero, tutti i loro giorni, in tutti i luoghi del mondo, fino alla sua fine, nei cieli nuovi e nella terra nuova.
Così, il giorno dopo, Egli poteva partire, e sul Calvario consegnarsi alla sua Croce tanto desiderata, morire immolato su di essa e con quella morte, trionfare del Male e della Morte, e accendere finalmente il fuoco dell'amore sulla terra, e quel fuoco sarebbe poi divampato in tutto il creato e dappertutto, per la presenza dei suoi.
A questo punto, possiamo dire di aver risposto in parte a quella espressione di Gesù: "C'è un battesimo da ricevere, e come sono angosciato, finché non sia compiuto!": là cioè dove "compiuto" o compiutezza, significava il divampare del fuoco dell'amore; ma della parte che preparava questo finale, cioè di quel "battesimo" che è la Passione del Signore, non abbiamo ancora trattato, ed è ciò che faremo subito.
Premettiamo che tutta la vita umana ricevuta dalla Vergine, con tutte le sue gioie, i suoi dolori, le sue fatiche, i fastidi, le umiliazioni, tutti i giorni e le notti, tutto, doveva essere per Gesù, secondo la volontà del Padre, una offerta a lui, un grande Sacrificio di riparazione per la sua gloria, e di espiazione per i peccati di tutti gli uomini di tutti i tempi; questa vita poi doveva concludersi attraverso una dolorosissima Passione e una obbrobriosa Morte di Croce.
Della vita poi di Gesù prima della sua Passione, diremo in sintesi che fu come il Cielo qui sulla terra. Della sua Passione invece è necessario, con il suo aiuto, parlarne. Lui ne parlava come della "sua ora". Ne parlò con gli Apostoli: perché come avevano intuito la sua dignità divina, così ne accettassero anche la realtà umana. Cominciò a dir loro del suo dover andare a Gerusalemme, essere condannato, dover patire, dover morire. E una, e due e tre volte... Non accettavano il discorso... Dovette partir da solo e vederseli scappare via.
Nella sua Passione non cercò mai l'appoggio di nessuno. Neanche della sua Mamma, la quale (forse istruita da Lui...) non solo non cercò mai di dissuaderlo, ma lo esortò ad andare avanti... anzi, secondo alcuni mistici, sarebbe stata pronta a portarlo Lei stessa sul Golgota, perfino a metterlo sulla Croce.
Comunque è vero che nessuno si mosse per dissuaderlo da tale impresa, e Pietro, che volle tentarlo, dovette sentirsi dire: "Via da me, satana!". Era volere del Padre e ne era geloso. La Volontà del Padre era diventata la sua Volontà: ciò vuol dire che l'amore del Padre per la nostra salvezza, s'era unito al suo amore per noi e l'aveva come raddoppiato.
E ciò può farci pensare che, per quell'amore, Lui non solo non si ribellò alle pene che gli venivano inflitte, ne disse nulla per impietosirli quei suoi carnefici, ma trovò il modo per cooperare con loro, così che quel suo sacrificio fosse ancor di più secondo la misura voluta dal Padre, la misura voluta da Lui, dal suo amore per noi, secondo la misura dei nostri peccati, per liberarcene.
C'è un fatto che può indurci a seguire questi nostri pensieri: la Croce! Quella Croce alla quale lui ha sempre guardato, che Lui ha sempre amato, desiderando di abbracciarla nel suo amore, e ciò proprio perché la Croce è uno strumento tale che sembra ed e fatto apposta per esasperare i dolori di un corpo umano, togliendo al corpo ogni libertà per potersi difendere e lasciando dunque alle ferite diverse ogni libertà per diffondersi e penetrare dentro nei tessuti fino agli ossicini più segreti.
Gesù stesso, parlando dalla Croce con quelle parole riferite dal Salmo 22: "Hanno forato le mie mani e i miei piedi: hanno contato (oppure: posso contare) tutte le mie ossa"; sembra esprimersi in questo contesto: parole che sono un lamento, ma insieme possono sembrare una constatazione.
In tal modo la Croce ha dato al Crocifisso la possibilità di dar tutto,... cioè proprio tutto ciò che lui voleva, cioè tutto ciò che voleva l'Amore, l'amore suo e del Padre. Tutto ciò che voleva anche il nostro bisogno di vita, di una vita soffocata nel peccato! O uomini, o uomini!, questo è Cristo e Cristo Crocifisso! Cristo che sulla Croce non è inutile, insignificante, ma Cristo che vi parla, e vi parla di amore, di libertà e di Vita! Credetelo, credetelo!
Alla fine, in questo contesto di Cristo e della sua Passione, come risalta nelle celebrazione che ne fa la Chiesa, anche la Croce, la Croce stessa ha una sua parte, una sua responsabilità dentro l'opera della nostra Salvezza; ecco infatti come canta la Chiesa: "O Croce, ave! - Unica Speranza". Né va dimenticato che Gesù stesso definì il suo essere sulla Croce la sua "esaltazione"; e tale esaltazione da poter dire: "Quando sarò esaltato, attirerò a me tutte le cose! ". Molto opportunamente dunque, come visto sopra, Papa Benedetto, parlando ai Giovani Universitari, diceva, mostrando loro la Croce: "Essa è l'albero dell'amore e della verità...". Sembra che questo accenno del Papa ci obblighi verso un'ultima riflessione, cioè: tutto questo sublime lavoro di amore è tutto riservato a Lui che è l'Amante, oppure, come avviene, qualche cosa vien richiesta da lui anche a noi, che siamo l'amato?
Rispondiamo subito che Lui, a suo tempo, con i suoi apostoli (che ora siamo tutti noi) ha fatto di tutto per coinvolgerli, come abbiam visto, e tutti sappiamo dunque l'inutilità di quel suo triplice tentativo di coinvolgimento. Gesù non se l'è mai presa, come invece se l'è presa contro quel "Signore, non sia mai!" di Pietro che pretendeva distogliere Lui da quel suo impegno con il Padre: ha sempre taciuto verso di loro; ma, pensando che anche loro sarebbero rientrati, rivolgendosi alle folle, disse a tutti: - "Prendete anche voi, ogni giorno, la vostra croce e seguitemi". E questo ogni volta dopo quel triplice rifiuto dei dodici: ogni volta, rivolgendosi alle folle, invitava tutti: "Prendete anche voi ogni giorno, la vostra croce". E voleva coinvolgere tutti, in attesa anche di chi si fosse ritirato.
Quindi Lui ; Gesù Crocifisso, Lui il nostro Amante, ha fatto la sua parte verso noi, suoi amati, per coinvolgerci nel suo disegno di amore: ora dunque, tocca a noi muoverci verso queste parole: "Prendete anche voi, ogni giorno, la vostra croce"; ne va del nostro onore e del nostro interesse: quanto alle ragioni del nostro onore, ciascuno può pensarle da sé; io, qui, vorrei rilevarne due fra quelle che importano assai al nostro interesse: una riguarda la nostra volontà, l'altra il nostro... Purgatorio!
Circa la nostra volontà, noi tutti dovremmo sapere quanto sia difficile convincerla a fare ciò che vuole Lui: Dio!; e la ragione è semplice: perché dentro di essa ci sono tutti i sette vizi capitali, specialmente la superbia o l'egoismo. Ebbene, quelle parole di Gesù: "Prendete ogni giorno, etc..." sono proprio una medicina, studiata apposta per liberare la nostra volontà dalla schiavitù dell'egoismo! Potete farne subito la prova, naturalmente tenete presente che quelle parole di Gesù comprendono tutte le croci: piccole e grandi, personali o comunque e da chiunque vengano, sempre tuttavia da Lui conosciute e permesse o disposte dal suo amore per noi.
Sicuri dunque del suo amore, possiamo farne subito una prova, cominciando intanto dalle piccole croci quotidiane (queste ci porteranno poi anche verso le più grandi che, volere o no, verranno...). È importante, per entrare spediti in questo esercizio, che ci abituiamo a non lamentarci mai: di niente e di nessuno. A lamentarci delle croci, non ci si guadagna proprio niente. Una volta tolto questo ostacolo, ecco che alla prima croce potremo subito intervenire: "Grazie, Signore, sia fatta la tua volontà".
Quasi subito, o in breve tempo di questo esercizio, noi potremo avvertire dentro la nostra testa una nuova volontà, più pronta al sacrificio, desiderosa di incontralo.
Questa grazia ne realizza insieme un'altra, ancor più grande in certo modo, e riguarda il Purgatorio. Noi siamo tutti peccatori, ma succede che ce ne guardiamo bene dai peccati mortali, perché questi portano all'inferno, mentre non guardiamo ai peccati veniali, perché non ci fanno paura, cioè non prendiamo sul serio il purgatorio!
Attenti bene, perché dopo la nostra morte, tutto scomparirà per noi, e resterà un'unica cosa, cioè Dio: unico Bene, unica Gioia!, ma noi non potremo andare da Lui... e sarà per noi una pena non molto diversa da quella dell'inferno!
Pensiamoci bene, e allora capiremo che anche i peccati veniali sono peccato e comportano anch'essi una pena anche se non eterna; capiremo che il purgatorio non è l'inferno, ma qualche cosa di simile. E capiremo infine che anche il purgatorio lo potremo evitare, facendolo qui in terra, accettando quella parola di Gesù: "Prendete ogni giorno la vostra croce e seguitemi".
Abbiamo così risposto a quella espressione di Gesù (Lc 12, 50): "C'è un battesimo che devo ricevere, e come sono angosciato, finché non sia compiuto". Una espressione che sta anzitutto al centro della sua personalità e, per conseguenza, al centro della sua opera, al centro del Vangelo. - Sta al centro della sua personalità, perché quel "battesimo" non è altro che il mistero della sua Passione e Morte di Croce, il mistero del suo grande Sacrificio per la gloria del Padre e la redenzione del mondo, il mistero stesso del Sacramento Eucaristico, e della Croce stessa...
Ed è per tutto ciò che Gesù e veramente il Cristo, il Cristo Crocifisso, capolavoro dell'Amore. Ed è ancora per tutto ciò che, come diceva ai giovani Papa Benedetto: "Prendete la croce, essa è l'albero dell'amore".
Ma quella espressione sta ancora al centro della sua opera, cioè del Vangelo, per quelle parole: "ed io sono angosciato finche tutto sia compiuto". Ora, se Cristo ha una sua personalità e questa personalità ha i suoi punti salienti, non possiamo trascurare fra questi la sua opera, il Vangelo santo; perciò quell'Io sono angosciato, finché tutto sia compiuto" riguarda anche tutto il Vangelo e tutta quella sua opera che è la Chiesa!
Ne consegue che noi, tutti noi battezzati, responsabili del Vangelo e della Chiesa, non dovremmo mai accostare una parola sola del Vangelo o un'anima sola del gregge di Cristo senza portare in noi, dentro di noi, una presenza, come un'eco di quella parola: "sono angosciato!". Perciò sia leggendo il Vangelo, in ogni sua parola, Cristo è sempre Crocifisso!, sia vivendo il nostro essere Chiesa, Cristo è sempre Crocifisso! Ritorna dunque quella parola del Papa ai giovani: "Prendete la Croce: essa è l'albero dell'amore!".
Uscendo dunque anche da questo secondo tempo, cioè dal Nuovo Testamento, ed entrando nei rimanenti tre, il Crocifisso e la sua Croce si saranno sempre, anche se diventeranno: il Segno del Figlio dell'Uomo, Vessillo della Vita e della Vittoria sul Male e sulla Morte.
Padre Virginio Carlo Bodei O.C.D.