Il secondo comandamento: “Non nominare il nome di Dio invano”.
Gesù è accusato di essere un bestemmiatore.
Gesù viene spesso accusato di essere un bestemmiatore. Lui
che amava e adorava il Padre Suo più della Sua stessa vita, che
infatti donerà al Padre per fare la Sua Santa Volontà!
Per capire quanto sopra basta leggere alcuni dei versetti più
famosi del Nuovo Testamento26, a questo riguardo, paragonandoli
poi con alcuni (corrispondenti o meno) stralci valtortiani:
Matteo, 9 1Salito su una barca, passò all’altra riva e giunse nella sua città.
2Ed ecco, gli portavano un paralitico disteso su un letto. Gesù, vedendo la loro
fede, disse al paralitico: «Coraggio, figlio, ti sono perdonati i peccati». 3Allora
alcuni scribi dissero fra sé: «Costui bestemmia». 4Ma Gesù, conoscendo i loro
pensieri, disse: «Perché pensate cose malvagie nel vostro cuore?
infatti è più facile: dire “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Àlzati e
cammina”? 6Ma, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di
perdonare i peccati: Àlzati – disse allora al paralitico –, prendi il tuo letto e va’ a
casa tua». 7Ed egli si alzò e andò a casa sua.
Giovanni 10,
30Io e il Padre siamo una cosa sola». 31Di nuovo i Giudei
raccolsero delle pietre per lapidarlo. 32Gesù disse loro: «Vi ho fatto vedere molte
opere buone da parte del Padre: per quale di esse volete lapidarmi?».
risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un’opera buona, ma per una
bestemmia: perché tu, che sei uomo, ti fai Dio».
Fino ad arrivare all’ultima accusa che sarà quella che farà
scattare la condanna a morte di Gesù:
Marco 14,61Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: «Sei tu il
Cristo, il Figlio del Benedetto?». 62Gesù rispose: «Io lo sono!
E vedrete il Figlio dell’uomo
seduto alla destra della Potenza
e venire con le nubi del cielo».
63Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: «Che bisogno
abbiamo ancora di testimoni? 64Avete udito la bestemmia; che ve ne pare?».
Tutti sentenziarono che era reo di morte.
Matteo 26,65Allora il sommo sacerdote si stracciò le vesti dicendo: «Ha
bestemmiato! Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Ecco, ora avete udito
la bestemmia; 66che ve ne pare?». E quelli risposero: «È reo di morte!».
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«[…] Non fate come i giudei del mio tempo mortale, che vollero
chiudere il cuore alle mie istruzioni e, non potendomi eguagliare
nel comprendere i misteri e le verità sopranaturali, mi chiamavano
ossesso e bestemmiatore27».
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[…] 8Si avviano verso l'uscita. E fuori della cinta viene riportato
a Gesù che i capi dei sacerdoti e i farisei hanno rimproverato le
guardie per non avere arrestato Gesù, e che esse si erano scusate
dicendo che nessuno aveva mai parlato come Gesù. Risposta che
aveva fatto imbestialire i principi dei sacerdoti e i farisei, fra i
quali erano molti sinedristi. Tanto che, per provare alle guardie
che solo gli stolidi potevano essere sedotti da un pazzo, volevano
venire ad arrestarlo come bestemmiatore. Anche per insegnare
alla folla a capire la verità. Ma Nicodemo, che era presente, si era
opposto dicendo: «Non potete procedere contro di Lui. La nostra
Legge vieta di condannare un uomo prima di averlo sentito e aver
visto ciò che fa. E noi da Lui abbiamo sentito e visto soltanto cose
non condannabili».28
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[…] Gesù sta così qualche minuto. Poi riprende a parlare a
questa turba venduta e vile, che ha perso ogni prepotenza
soltanto per aver visto un baleno divino: «Ebbene? Che
volete fare? Mi avete chiesto chi ero. Ve l'ho detto. Siete
divenuti furenti. Vi ho ricordato quanto ho fatto, vi ho fatto
vedere e ricordare molte opere buone provenienti dal Padre
mio e compiute col potere che mi viene dal Padre mio.
Per quale di queste opere mi lapidate? Per aver insegnato
la giustizia? Per aver portato agli uomini la Buona Novella?
Per essere venuto ad invitarvi al Regno di Dio? Per avere
guarito i vostri malati, reso la vista ai vostri ciechi, dato moto
ai paralitici, parola ai muti, liberato gli ossessi, risuscitato i
morti, beneficato i poveri, perdonato ai peccatori, amato
tutti, anche quelli che mi odiano: voi e quelli che vi
mandano?
Per quale dunque di queste opere voi mi volete
lapidare?».
«Non è per le opere buone che hai fatto che ti lapidiamo, ma
per la tua bestemmia, perché Tu, essendo uomo, ti fai Dio».
«Non è scritto nella vostra Legge: "Io dissi: voi siete dèi e
figli dell'Altissimo"? Ora, se "dei" nominò Dio coloro ai quali
parlò, dando un mandato: quello di vivere in modo che la
somiglianza e l'immagine di Dio, che è nell'uomo, appaia
manifesta e l'uomo non sia né demone né bruto; se "dèi" sono
detti gli uomini nella Scrittura, tutta ispirata da Dio, e perciò
la Scrittura non può essere modificata né annullata secondo
il piacere e l'interesse dell'uomo; perché voi dite a Me che Io
bestemmio, Io che il Padre ha consacrato ed inviato nel
mondo, perché dico: "Sono Figlio di Dio"?
Se Io non facessi le opere del Padre mio, avreste ragione di
non credere a Me. Ma Io le faccio. E voi non volete credere a
Me. Credete allora almeno a queste opere, affinché sappiate e
riconosciate che il Padre è in Me e che Io sono nel Padre».
La bufera degli urli e delle violenze rincomincia più forte
di prima. Da uno dei terrazzi del Tempio, sul quale certo
erano in ascolto e nascosti sacerdoti, scribi e farisei,
gracchiano molte voci: «Ma impadronitevi di questo
bestemmiatore. Ormai la sua colpa è pubblica. Tutti abbiamo
sentito. A morte il bestemmiatore che si proclama Dio!
Dategli lo stesso castigo che al figlio di Salumit di Dabri. Sia
portato fuori dalla città e lapidato! È nel nostro diritto! È
detto: "Il bestemmiatore sia messo a morte"».
Gli incitamenti dei capi acuiscono l'ira dei giudei. I quali
tentano di impadronirsi di Gesù e di darlo legato in mano
dei magistrati del Tempio, che stanno accorrendo seguiti
dalle guardie del Tempio. […]
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Da quanto sopra è dunque chiaro che Gesù fu condannato
proprio perché si dichiarò Figlio di Dio. Gesù non ebbe mai
paura di dare questa testimonianza al Padre Suo, anche se
dai Vangeli canonici questo può sembrare poco chiaro, tanto
che tutti i commentatori di Marco dichiarano che Marco
scrisse il Suo Vangelo per arrivare a provare (alla fine) che
veramente Gesù era il Figlio di Dio.
Gesù tacque quando era giusto non parlare, ma parlò forte e
chiaro quando si trattò di dare la Sua testimonianza al Padre e non
ebbe paura neanche di Erode o di Pilato.
Ora chiudo questo doveroso paragrafo con un ultimo
significativo colloquio fra Gesù e Sua Madre, (poco prima
dell’Ultima Cena) che ci permette di capire che per Gesù la Croce
non fu solo dolore, ma soprattutto Amore e Gioia perché
finalmente avrebbe potuto riportare al Padre il Suo Popolo di
salvati.
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[…] Gesù abbraccia sua Madre e la bacia in fronte. Maria
bacia prima la mano al Figlio e poi la guancia destra. Gesù fa
sedere Maria e si siede al suo fianco, su due sgabelli vicini.
La fa sedere, accompagnandola ad essi per mano, e continua
a tenere la mano anche quando Ella è seduta.
Anche Gesù è assorto, pensieroso, triste, per quanto si sforzi
a sorridere. Maria ne studia con ansia l'espressione. Povera
Mamma, che per la grazia e per l'amore comprende che ora sia
questa! Delle contrazioni di dolore scorrono sul viso di Maria,
ed i suoi occhi si dilatano ad un'interna visione di spasimo. Ma
non fa scene. È maestosa come il Figlio. Egli le parla. La saluta e
si raccomanda alle sue preghiere.
«Mamma, sono venuto per prendere forza e conforto da
te. Sono come un piccolo bambino, Mamma, che ha bisogno
del cuore della madre per il suo dolore e del seno della
madre per sua forza. Sono tornato, in quest'ora, il tuo piccolo
Gesù di un tempo. Non sono il Maestro, Mamma. Sono
unicamente il Figlio tuo, come a Nazareth quando ero
piccino, come a Nazareth prima di lasciare la vita privata.
Non ho che te. Gli uomini, in questo momento, non sono
amici, e leali, del tuo Gesù. Non sono neppure coraggiosi nel
bene. Solo i malvagi sanno essere costanti e forti nell'operare
il male. Ma tu mi sei fedele e sei la mia forza, Mamma, in
quest'ora. Sostienimi col tuo amore e col tuo orare. Non ci sei
che tu che in quest'ora sai pregare, fra chi più o meno mi
ama. Pregare e comprendere. Gli altri sono in festa, assorbiti
da pensieri di festa o da pensieri di delitto, mentre Io soffro
di tante cose. Molte cose moriranno dopo quest'ora. E fra
queste la loro umanità, e sapranno essere degni di Me, tutti
meno colui che s'è perduto e che nessuna forza vale a
ricondurre almeno al pentimento. Ma per ora sono ancora
uomini tardi che non mi sentono morire, mentre essi
giubilano credendo più che mai prossimo il mio trionfo. Gli
osanna di pochi giorni or sono li hanno ubriacati. Mamma,
sono venuto per quest'ora e soprannaturalmente la vedo
giungere con gioia. Ma il mio Io anche la teme, perché
questo calice ha nome tradimento, rinnegamento, ferocia,
bestemmia, abbandono. Sostienimi, Mamma. Come quando
col tuo pregare hai attirato su te lo Spirito di Dio, dando per
Esso al mondo l'Aspettato delle genti, attira ora sul Figlio tuo
la forza che m'aiuti a compiere l'opera per cui venni.
Mamma, addio. Benedicimi, Mamma; anche per il Padre. E
perdona a tutti. Perdoniamo insieme, da ora perdoniamo a
chi ci tortura».
Gesù è scivolato, parlando, ai piedi della Madre, in
ginocchio, e la guarda tenendola abbracciata alla vita. Maria
piange senza gemiti, col volto lievemente alzato per una interna
preghiera a Dio. Le lacrime rotolano sulle guance pallide e
cadono sul suo grembo e sul capo che Gesù le appoggia alla
fine sul cuore. Poi Maria mette la sua mano sul capo di Gesù
come per benedirlo e poi si china, lo bacia fra i capelli, glieli
carezza, gli carezza le spalle, le braccia, gli prende il volto fra le
mani e lo volge verso di Lei, se lo serra al cuore. Lo bacia
ancora fra le lacrime, sulla fronte, sulle guance, sugli occhi
dolorosi, se lo ninna, quel povero capo stanco, come fosse un
bambino, come l'ho vista ninnare nella Grotta il Neonato
divino. Ma non canta, ora. Dice solo: «Figlio! Figlio! Gesù! Gesù
mio!».
Ma con una tal voce che mi strazia.
Poi Gesù si rialza. Si aggiusta il manto, resta in piedi di
fronte alla Madre, che piange ancora, e a sua volta la
benedice. Poi si dirige alla porta. Prima di uscire le dice:
«Mamma, verrò ancora prima di consumare la mia Pasqua.
Prega attendendomi». Ed esce.
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E poi tanti hanno il coraggio di bestemmiare i loro SS. Nomi!
Riflessioni di Giovanna Busolini