martedì 10 maggio 2022

IL GIORNO DELL'AVVERTIMENTO È VICINO

 


Messaggio ricevuto il 27 aprile 2022 

Mia cara figlia scrivi a tutti i Miei figli, Io sono la vostra Madre Immacolata senza peccato originale. Sono venuta con il Mio amore per darvi un altro messaggio che viene dal Mio Cuore Immacolato al vostro cuore. Voglio darti un altro messaggio che viene dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santo, è Lui che guida la tua mano. Figlia mia, tutto ti è dato perché il Padre l'ha permesso, tutto è dato da Lui, e nulla si fa se non è la Sua volontà. Ciò che ti viene dato viene dal Cielo alla Terra. Molti non capiscono perché questi messaggi sono così preziosi e così forti per oggi, ma è perché non vedono con occhi celesti.

In questo mondo, il nemico copre tutto in modo che non vedano la verità che viene dal Cielo alla Terra. Tutto sarà esposto, ma prima stanno facendo tutto ciò che il diavolo vuole, facendo sparire tutto ciò che è buono da tutti i miei figli che amano Dio. Dopo aver avuto tutto ciò che lui (il nemico) vuole, allora i Miei figli vedranno la verità, dove molti non hanno visto ciò che Dio ha per tutti i Suoi figli. Svegliatevi finché c'è ancora tempo, perché tutto sta cadendo, quello che c'è oggi nel mondo vi permetterà di vedere se volete vivere come siete. Tutto è in disordine, e dove sono quelli che erano con Mio Figlio sulla Croce dell'Amore? Se ne sono andati tutti, e quasi tutti sono così oggi.

Molti erano con Mio figlio, camminavano tutti insieme, ma molti sono scomparsi perché hanno seguito il male. I giovani d'oggi sono intorno a tutto ciò che è male, e non guardano la Chiesa di Mio Figlio Gesù, pensano che non serva più. E ora cosa faranno quando verrà il tempo della purificazione? Come saranno questi bambini quando non ci sarà la preghiera da parte loro, quando non ascolteranno i loro genitori e quello che fanno i loro genitori? Questo sarà molto triste, perché nessuno ascolta nessuno. Ora, tutto cadrà, e non è lontano, perché non c'è modo di fargli vedere dov'è il male.

Così ci sarà una separazione, dove io come Madre piangerò per la separazione di tanti miei figli, anche dai loro stessi genitori che non vogliono sentire ciò che viene dal Cielo alla Terra. Come posso dire a tutti ciò che sta arrivando se nessuno vuole ascoltarmi. Ho invitato questa figlia a chiamare più figli miei con la verità, ma dov'è la verità per coloro che non credono a ciò che dico? Per tutti, io sono vostra Madre, vi invito a svegliarvi e a chiamare più figli miei, perché il giorno dell'AVVERTIMENTO è vicino, e non c'è modo di farvi svegliare.

Vi amo, Maria è il Mio nome. Amen. 

Maria De Jesus Coelho


Come gli angeli muovono oggetti sacri attraverso l'aria [2 meravigliosi casi comprovati]

 


I miracoli esistono e i loro frutti possono essere visti da chi vogliono.

I cristiani si sentono spesso dire che nulla è impossibile per Dio.

Tuttavia, molte volte, di fronte a miracoli che chiaramente infrangono le leggi naturali, molti cristiani pensano che siano solo leggende.

Che Dio non si manifesta facendo cose così grandi, ma agisce solo nel piccolo.

Questa incredulità è progredita così tanto che si sentono sacerdoti che scrivano i miracoli della Bibbia, dicono nelle omelie per esempio "guardate se il Mar Rosso si aprirà per il passaggio degli Israeliti e poi sarà chiuso a casa agli egiziani, che deve essere stato qualcosa di minore e poi lo hanno allargato".

Ma è chiaro che per vedere i miracoli serve la fede, questo è stato detto dal Signore e la Madonna ha detto che se la gente avesse avuto più fede, il miracolo del sole di Fatima sarebbe stato più grande.

Qui presenteremo due misteriosi casi di trasferimenti angelici di oggetti sacri attraverso l'aria, una casa e un'immagine, che sono stati studiati e accettati come miracoli da diversi papi.

E che ti sorprenderanno.

Forse molti conoscono il caso della casa di Nazaret, dove la Beata Vergine visse con Gesù e San Giuseppe, e ricevette l'annunciazione dell'angelo.

Questa casa non si trova lì ma a Loreto Italia, dove in seguito fu costruita la Basilica di Loreto che la contiene.

E c'è una storia, corroborata da indagini vaticane e private, che quella casa arrivò misteriosamente tra il 9 e il 10 maggio 1291 in un villaggio chiamato Tersatto in Croazia.

La casa era in pericolo a Nazareth perché la zona era stata invasa dai mamelucchi musulmani.

Ma il 10 dicembre 1294 scomparve da Tersatto e al suo posto fu costruita una piccola chiesa con un'iscrizione che ricorda che la casa era lì.

Il 10 dicembre 1294, i pastori della regione di Loreto dissero di aver visto una casa volare sul mare, tenuta da angeli.

C'era un angelo vestito con un mantello rosso (San Michele) che guidava gli altri e la Vergine Maria con Gesù Bambino erano seduti sopra la casa.

La casa si trovava in vari luoghi della zona misteriosamente, fino a quando nel 1296 atterrò sulla strada pubblica sul Monte Prodo che collega Recanati e Ancona, dove rimane ancora oggi.

La Casa manca di fondamenta e coincide esattamente con i resti della casa di Nazaret.

E dopo 168 anni, esposta ai venti più violenti e alle piogge torrenziali, la casa era ancora intatta, poi Papa Paolo II condannato, il 15 ottobre 1464,

"Non ci possono essere dubbi sui miracoli provenienti dalla Santa Casa, che abbiamo sentito per la nostra stessa persona".

La ricerca è continuata da quel momento fino ai giorni nostri.

E tutti hanno corroborato: la misteriosa apparizione istantanea della casa in diversi luoghi tra il 1291 e il 1296, la sua assoluta compatibilità con i resti della casa che esistono a Nazareth e le storie del trasferimento angelico attraverso l'aria.

Questo evento ha dato origine alla devozione della Madonna di Loreto la cui festa si celebra il 10 dicembre.

Abbiamo realizzato un paio di video a riguardo in cui presentiamo la storia e la ricerca svolta, che vi invitiamo a vedere.

170 anni dopo troviamo un evento simile, che ha dato origine all'invocazione della Madonna del Buon Consiglio di Genazzano, sempre in Italia, la cui festa si celebra il 25 e 26 aprile.

Quando la morte del grande monarca albanese Scanderbeg gli eserciti musulmani turchi occuparono quasi completamente l'Albania.

Solo Scútari, a nord-ovest, non era ancora stata conquistata, ma la sua caduta era solo una questione di tempo.

Due giovani, Giorgio e De Sclavis, sapevano che dovevano andarsene ma qualcosa li tratteneva ancora.

Era una piccola chiesa dove si venerava un'immagine della Madonna, misteriosamente scesa dal cielo duecento anni fa.

Si diceva che provenisse dall'Oriente, e il suo santuario era diventato il principale centro di pellegrinaggio dell'Albania, per le grazie che concedeva.

Era un affresco dipinto su una parete.

Si prostrarono davanti all'immagine in modo che la Madonna desse loro il buon consiglio di cui avevano bisogno.

quella notte la Vergine Santa disse loro di preparare tutto il necessario per lasciare quel paese, che non avrebbero mai più rivisto.

E che l'affresco miracoloso era quello di ritirarsi da Scútari per sfuggire alla profanazione, che sarebbe andato in un altro paese per continuare lì riversando le sue grazie e ordinando loro di seguire l'immagine ovunque andasse.

La mattina dopo videro che l'affresco cominciava a staccarsi dal muro dove era riposato poiché il suo misterioso proveniente dall'Oriente.

È stato sospeso per un attimo nell'aria, fino a quando non è stato avvolto da una nuvola bianca.

Lasciò il tempio e cominciò ad allontanarsi da Scútari, muovendosi attraverso l'aria ad una buona altezza da terra.

Stava avanzando verso il mare Adriatico ad una velocità che permetteva ai due amici di seguirla.

Così hanno camminato per circa 40 km per raggiungere la costa.

L'immagine lasciò la terra e avanzò sul mare, portando dietro di sé i fedeli Giorgio e De Sclavis.

Raggiunsero così le rive dell'Italia, e continuarono a seguire la nuvola attraverso montagne, fiumi e valli, fino a quando giorni dopo avvistarono le torri e le cupole di Roma.

Ma, arrivando alle porte della città, improvvisamente la nuvola scomparve.

Poi Giorgio e De Sclavis iniziarono a vagare per la città alla ricerca di dove era atterrata un'immagine dal Cielo.

Fu allora che si diffuse in tutta Roma la sorprendente notizia che un'immagine della Madonna era apparsa nei cieli di Genazzano.

Arrivarono alla chiesa dove ora riposava il dipinto miracoloso e scoprirono che era esattamente la stessa immagine.

I due pellegrini presero residenza permanente in città, si sposarono e posero la loro vita e la loro prole sotto la protezione della Madre del Buon Consiglio.

Quando cominciarono a diffondersi notizie su tutti questi strani e meravigliosi eventi, Papa Paolo II, lo stesso di cui abbiamo parlato quando abbiamo parlato della Madonna di Loreto, vide che era necessario uno studio attento.

Fu istituita una commissione speciale i cui documenti esistono ancora, e sono stati corroborati da altri rapporti contemporanei negli archivi vaticani.

La commissione ha scoperto che c'erano prove di un miracolo.

L'affresco non era dipinto su tela o legno, ma su un sottile strato di smalto, di tessitura porcellanata, paragonabile allo spessore di un guscio d'uovo.

Ha anche verificato che l'affresco venerato a Scutari era scomparso.

Che lo spazio vuoto del muro del santuario corrispondeva esattamente alle dimensioni dell'immagine.

E che nessun ambiente naturale avrebbe potuto separare l'affresco nella sua interezza, senza danneggiarlo, dalla parete su cui è stato dipinto.

Ma la prova più eclatante è che l'immagine della Madonna allora, così come oggi, riposava senza alcun equilibrio.

Solo una parte della riva inferiore entrò in contatto con un cornicione che sporgeva dal muro della cappella.

I membri della commissione hanno verificato questo fenomeno passando un filo sottile intorno e dietro l'immagine dall'alto verso il basso.

Nel rapporto ci sono 171 miracoli la cui spiegazione era fuori dall'ordinario.

Tutti questi ritrovamenti convinsero il Papa che era avvenuta una traduzione simile a quella della Casa di Loreto.

Dal suo arrivo più di 500 anni fa, l'immagine è rimasta ferma nella posizione originale, anche se la chiesa è stata ricostruita due volte.

Durante la seconda guerra mondiale, una bomba esplose nel santuario.

E l'altare maggiore fu distrutto, tutti i dipinti e gli affreschi furono ridotti in polvere.

Ma l'immagine della Madonna è rimasta intatta e sicura nella sua miracolosa sospensione.

Ma c'è un altro miracolo parallelo.

Petruccia de Nocera, vedova dal 1436 e senza figli, dedicò il suo tempo alla preghiera e a svolgere piccoli servizi nella chiesa della Madonna del Buon Consiglio di Genazzano, prima che arrivasse l'immagine.

Pregò che il tempio potesse essere restaurato in uno stato calamitoso, fino a quando decise di prendere l'iniziativa.

Ma a metà dei lavori, Petruccia, che aveva già 80 anni, finì i fondi per continuare i lavori e l'opera era incompiuta.

Cominciarono a metterla in imbarazzo per la sua imprudenza e lei rispose che prima della sua morte la Beata Vergine avrebbe finito la chiesa da lei iniziata.

il 25 aprile 1467, nella festa della Madre del Buon Consiglio alle 16.m circa, si udirono gli accordi di una melodia che sembrava provenire dal Cielo.

si vide una piccola nuvola bianca che emanava raggi luminosi che scendeva verso la stessa chiesa ed era sospesa accanto al muro in fondo alla cappella incompiuta.

Allo stesso tempo le campane cominciarono a suonare e la cappella era piena di gente per ammirare quel fenomeno celeste.

La nuvoletta si dissipò e si vide il dipinto raffigurante la Madonna che portava teneramente in braccio il suo Divin Figlio.

prima dell'ovvio miracolo l'elemosina cominciò a piovere e Petruccia riuscì a terminare la sua opera, la Madonna aveva compiuto Petruccia.

Ebbene fin qui quello che volevamo parlare del miracolo dei due trasferimenti angelici attraverso l'aria di una casa e di un'immagine.

PERCHÉ O UOMO TI OSTINI A STARMI LONTANO? PERCHÉ VUOI SFIDARE IL TUO DIO?

 


Carbonia 07.05.2022  –  ore 18.13

Perché o uomo ti ostini a starmi lontano?

Perché vuoi sfidare il tuo Dio?

Sono con te figlia mia, aiutami a salvare anime.

Scrivi al mio amato popolo, scrivi sotto la mia dettatura o donna!

Io il vostro Re, il vostro Dio Amore, il vostro Salvatore, vengo ancora a supplicarvi la conversione.

Il mondo va ignaro di ciò che sta per accadere, questa Umanità scellerata dorme, non si desta, si troverà all’improvviso spiazzata e disperata.

Dio ha chiamato e richiamato la sua Creatura a Sé ma non c’è stata risposta alcuna. La superbia nell’uomo è grande, così sarà la sua sofferenza.

Vengo ancora a supplicarvi la conversione o uomini, ascoltate il mio appello!

Ancora un poco, questi sono gli ultimi istanti possibili per la vostra conversione, ravvedetevi “ora” prima che i tamburi rullino a morte.

Pietà! Pietà di te o popolo mio, se non tornerai a Me tuo Creatore, la tua sofferenza sarà terribile.

Urge la tua conversione o uomo, non c’è più da attendere. Io Dio, devo calare il sipario su questa storia antica, ho già pronto per i miei figli una Terra nuova nelle delizie infinite del mio Tutto.

Torna a Me o uomo, … la tenebra è fitta, non ci sarà più la possibilità di vedere la luce, non permettere a Satana di avvinghiarti a sé.

Tuona! Tuona possente la voce di Dio su questa Umanità priva di buon senso, … lontana dalla Sua Legge, … disordinata e malvagia.

Perché o uomo ti ostini a starmi lontano?
Perché vuoi sfidare il tuo Dio?
Perché ti metti contro il tuo Creatore?
Vuoi il tuo bene o no?

Un cataclisma mondiale è già in atto! Apri con urgenza i tuoi occhi o uomo, … solleva il tuo cuore al tuo Creatore prima che sia troppo tardi.

Convertiti o uomo! Convertiti! Convertiti!

Pregate figli miei, pregate, pregate, pregate!

‘Io lo so che lo so, ma tu mi devi dire ugualmente tutti i tuoi peccati.’”

 


A Ippolito Nievo: “Io lo so che lo so...” 

Un figlio spirituale di Padre Pio, Ippolito Nievo di Firenze, testimonia che: “Di fronte a Padre  Pio uno era come un libro aperto che lui poteva leggere a piacimento. In confessione alle volte  ero così nervoso che non riuscivo a dire una parola. Una volta Padre Pio aspettava  pazientemente, io finalmente gli dissi: ’Padre, voi sapete tutto.’ Padre Pio rispose: ‘Io lo so che  lo so, ma tu mi devi dire ugualmente tutti i tuoi peccati.’”

Giuseppe Caccioppoli 

AMIAMO LA MADONNA - I tre gradini della scala divina

 


I tre gradini della scala divina

"Quando si è trovata Maria e, per mezzo di Lei, Gesù, e per mezzo di Gesù Dio Padre, si è trovato tutto il nostro bene. E dicendo questo, non si eccettua niente: tutta la grazia e tutta l'amicizia di Dio, tutta la scienza contro i nemici di Dio, tutta la verità contro la menzogna, tutta la facilità e la sicura vittoria contro le difficoltà della nostra salvezza, tutta la dolcezza e tutta la gioia nelle amarezze della vita". S. M. 21

Tre sono i gradini che l'uomo deve salire per giungere alla santità: Maria, Gesù, Dio Padre.

Il primo e più vicino a noi è Maria. Ella è come noi creatura di Dio; appartiene totalmente alla nostra umanità; è paragonabile alla luna che riflette, attenuandolo, lo splendore del Sole, e lo adatta alla nostra debole vista.

Maria ha il compito di dare Cristo alle anime, in modo proporzionato alla loro umana debolezza. Ella comunica la sua conoscenza e il suo amore a Lui e lo rende così pieno di attrattiva, da formarlo in breve tempo nei suoi figli, desiderosi di perfezione.

Cristo, così posseduto, comunica all'anima il suo amore filiale a Dio Padre. E la santità della vita non è altro che questo amore filiale per Dio. Molte anime non giungono alla santità perché non rispettano il piano di Dio. Non dimentichiamo che per suo volere, ispirato a sapienza e amore infinito, la nostra ascesa alla Santissima Trinità si compie in Maria, per mezzo dell'Amore di Cristo, al Padre.

Fa' crescere, o Maria, il mio amore a Gesù e conducimi a Lui, donatore di ogni bene. Quante volte cerco tante cose che non possono farmi felice! Quante volte riempio il mio cuore di ciò che non mi porta al Cielo e non porta il cielo nella mia vita. Aiutami tu, Maria, a vivere una vita santa, secondo il progetto di Dio. Tu sai cosa conservare e cosa cambiare in me perché io possa sperimentare dove può portarmi il tuo amore di Madre.


La massoneria e la loro stravagante forza malvagia, hanno allontanato i rappresentanti della Chiesa dalla vera fede cristiana, insultando il corpo di Gesù, offrendolo in maniera errata e costringendo i miei figli a non inginocchiarsi ed a riceverlo sulle mani, proclamando una grande menzogna.

 


Trevignano Romano, 06 maggio 2022

Cara figlia, grazie per avermi accolta nel tuo cuore. Non devi mai temere, perché quando tu proclami la Santa Parola, Io sarò con te. La Chiesa, oggi, ha alzato muri tra mio Figlio e la vera dottrina e nonostante la sofferenza che sta causando al Benedetto e Sacratissimo cuore di Gesù, Lui è lì a proteggerla. La Chiesa, invece di cibare i miei figli, del corpo e sangue di Gesù, ha alienato la sua presenza e nonostante questo, Lui è sempre pronto ad offrire il Suo aiuto. Pentitevi! Figlia mia, la massoneria e la loro stravagante forza malvagia, hanno allontanato i rappresentanti della Chiesa dalla vera fede cristiana, insultando il corpo di Gesù, offrendolo in maniera errata e costringendo i miei figli a non inginocchiarsi ed a riceverlo sulle mani, proclamando una grande menzogna. Vi chiedo: tornate alla vera fede e permettetemi di aiutarvi nei momenti tenebrosi che arriveranno. Vi dico: la vera Chiesa rinascerà e sarà più grande e rigogliosa. Ora, vi consiglio di pregare, perché il tempo a disposizione giunge alla fine. Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, amen


I Dieci Comandamenti

 


Alla luce delle Rivelazioni a Maria Valtorta


L’ottavo Comandamento: “Non dire falsa Testimonianza”. 


8.3.1 Si commettono peccati e magari si giura il falso pensando di essere più potenti di Dio e che i nostri peccati rimangano impuniti, ma così non è. Prima o poi Dio chiede di pagare il conto.  

Quante volte nella nostra vita abbiamo sentito persone dire cose non vere e magari, come dice Gesù, giurando sulla testa dei propri cari per farci credere che vere fossero e poi abbiamo riscontrato che erano tutte bugie? Forse questi poveri fratelli nostri pensano veramente che siccome Dio non scende dal Cielo per fulminarli subito, essi possano rimanere impuniti in eterno? 

Vi riporto qui di seguito alcuni altri stralci tratti dall’ Evangelo come mi è stato rivelato, che ci fanno conoscere un vero caso di spergiuro triplo e la bellissima storia di Abele di Betlemme e di ascoltare anche una splendida catechesi di Gesù sulla cura delle anime. Inoltre da queste bellissime pagine capiremo quanto può fare il perdono dell’offeso o del tradito per ottenere non solo la misericordia di Dio verso un peccatore pentito, ma perfino dei miracoli.  

 

 

8.3.2 La storia vera di Abele di Betlemme di Galilea. 159 

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[…] Dalla via polverosa viene una piccola scorta di armati: sei uomini, unita a persone vocianti.  

I pastori guardano e parlano sottovoce fra di loro. Poi guardano Maria e Gesù.  

Il più vecchio parla: «Allora è stato bene che tu non entrassi in Betlem questa sera».  

«Perché?». 

«Perché quella gente, che ora è passata entrando in città, va per strappare un figlio a una madre».  

«Oh! ma perché?».  

«Per ucciderlo».  

«Oh! no! Che ha fatto?».  

Anche Gesù lo chiede e gli apostoli si affollano per sentire.  

«É stato trovato ucciso per la via del monte il ricco Gioele. Tornava da Sicaminon, pieno di denaro. Ma ladroni non sono stati, perché il denaro era ancora sul morto. Il servo che lo accompagnava disse che il padrone gli aveva detto di correre avanti per avvisare del ritorno, e per la via, diretto verso il luogo dove fu commesso l'omicidio, vide solo il giovane che ora sarà ucciso. Due, poi, del paese, giurano di averlo visto aggredire Gioele. Ora i parenti del morto esigono la sua morte. E se omicida è…»  

«Non lo credi?».  

«Non mi pare cosa possibile. Il giovane è poco più di un ragazzo, è buono, vive sempre con la madre di cui è l'unico figlio, e lei è vedova, e vedova santa. Non gli mancano i mezzi. Non pensa alle femmine. Non è rissoso. Non è folle. Perché allora ha ucciso?».  

«Ma ha forse dei nemici?».  

«Chi? Gioele il morto o Abele l'accusato?».  

«L'accusato».  

«Ah! Non saprei... Ma... Non saprei».  

«Sii schietto, uomo».  

«Signore, è una cosa che penso, e Isacco ci ha detto che non si deve pensare male del prossimo».  

«Ma si deve avere coraggio di parlare per salvare un innocente».  

«Se parlo, abbia io ragione o torto, dovrò fuggire di qua perché Aser e Giacobbe sono potenti».  

«Parla senza temere. Non sarai costretto a fuggire».  

«Signore, la madre di Abele è giovane, bella e saggia. Aser saggio non è, e non lo è Giacobbe. Al primo piace la vedova e al secondo... il paese sa che il secondo è un cuculo nel talamo di Gioele. Io penso che...».  

«Ho capito. Andiamo, amici. Restate pure, voi donne, coi pastori. Tornerò presto».  

«No, Figlio. Io vengo con Te». 

Gesù già cammina sollecito verso l'interno della città. I pastori restano indecisi, ma poi abbandonano il gregge ai più giovani che restano con tutte le donne, meno la Madre e Maria d'Alfeo che seguono Gesù, e si danno a raggiungere il gruppo apostolico. Alla terza strada che taglia la via principale di Betlem si incontrano con l'Iscariota, Simone, Pietro e Giacomo, che vengono in giù gestendo e vociando.  

«Che fatto, Maestro! Che fatto! e che pena!», dice Pietro sconvolto.  

«Un figlio preso a forza alla madre per essere ucciso, e lei lo difende come una iena. Ma è donna contro degli armati», aggiunge Simone Zelote.  

«Sanguina già da molte parti», dice l'Iscariota.  

«Le hanno sfondato la porta perché si era barricata in casa», termina Giacomo di Zebedeo.  

«Vado da lei».  

«Oh! sì! Tu solo puoi consolarla».  

Piegano a destra, poi a sinistra, verso il centro del paese. Già si vede l'affollamento tumultuoso che si agita e pressa vicino alla casa di Abele, e delle grida laceranti di donna, disumane, feroci e pietose insieme, giungono fin qui.  

Gesù affretta il passo giungendo ad una minuscola piazzetta - una curva della strada, che qui si allarga, più che una piazzetta - nella quale il tumulto è al colmo.  

La donna contende ancora il figlio alle guardie stando abbrancata con una mano, che è divenuta artiglio di ferro, al rudere della porta abbattuta, e con l'altra sta allacciata alla cintura del figlio, e se uno cerca di staccarla di là morde ferocemente, incurante dei colpi che riceve né delle strappate ai capelli, che le danno in maniera così feroce che le rovesciano indietro il capo; e quando non morde urla: «Lasciatelo! Assassini! É innocente! La notte che fu ucciso Gioele egli era nel letto al mio fianco! Assassini! Assassini! Calunniatori! Immondi! Spergiuri!».  

E il giovanetto, afferrato per le spalle dai catturatori, trascinato per le braccia, si volge indietro col volto sconvolto e urla: «Mamma! Mamma! Perché devo morire se non ho fatto nulla?».  

É un bel giovinetto alto e snello, dagli occhi oscuri e dolci, i capelli morati un poco mossi.  

La veste lacerata mostra il corpo agile e giovanile, quasi ancora di fanciullo.  

Gesù, con l'aiuto di chi l'accompagna, spezza la folla compatta come un masso e si fa strada fino al gruppo pietoso, proprio nel momento in cui la donna, spossata, viene strappata dalla porta e trascinata, come un sacco legato al corpo del figlio, per la strada sassosa. Ma ciò dura per pochi metri. Un più fiero strattone divelle la mano materna dalla cintura del figlio, e la donna cade prona battendo duramente il viso al suolo, sanguinando più ancora. Ma subito si rialza stando in ginocchio, tendendo le braccia, mentre il figlio, portato via velocemente, per quanto lo concede la folla che si apre a fatica, si libera il braccio sinistro e lo agita, storcendosi indietro e gridando: «Mamma! Addio! Ricorda, tu almeno, che io sono innocente!».  

La donna lo guarda con occhi da pazza e poi piomba a terra svenuta. Gesù si para davanti al gruppo dei catturatori.  

«Fermatevi un momento. Ve lo ordino!».  

E il suo viso non ammette replica.  

«Chi sei?», dice aggressivo un cittadino che è nel gruppo.  

«Non ti conosciamo. Scansati e lasciaci andare perché sia ucciso prima che la notte venga».  

«Un Rabbi sono. Il più grande. In nome di Jeovè fermatevi, o Egli vi fulminerà». Intanto pare che fulmini Lui.  

«Chi è testimonio contro costui?».  

«Io, lui e lui», risponde quello che ha parlato prima.  

«La vostra testimonianza non è valida perché non è vera».  

«E perché lo puoi dire? Noi siamo pronti a giurarlo».  

«Il vostro giuramento è peccato».  

«Noi peccare? Noi?».  

« Voi. Come covate lussuria, come nutrite odio, come avete avidità di ricchezze, come siete omicidi, così siete anche spergiuri. Vi siete venduti alla Immondezza. Potete compiere qualunque lordura».  

«Guarda come parli! Io sono Aser…»  

«Ed Io sono Gesù».  

«Non sei di qui, non sei sacerdote né giudice. Nulla sei. Sei lo straniero».  

«Sì, sono lo Straniero perché la Terra non è il mio Regno. Ma sono Giudice e Sacerdote. Non solo di questa piccola parte d'Israele, ma di tutto Israele e di tutto il mondo».  

«Andiamo, andiamo! Abbiamo a che fare con un pazzo», dice l'altro testimone e dà uno spintone a Gesù per scansarlo.  

«Tu non farai nessun altro passo», tuona Gesù guardandolo con uno sguardo di miracolo che soggioga e paralizza, così come rende vita e letizia, quando vuole.  

«Tu non fai nessun altro passo. Non credi a ciò che Io dico? Ebbene, allora guarda. Qui non c'è la polvere del Tempio, né l'acqua di esso, e non ci sono parole scritte con l'inchiostro per fare l'acqua amarissima che è giudizio alla gelosia e all'adulterio. Ma qui sono Io. E Io faccio giudizio».  

La voce di Gesù è uno squillo di tromba tanto è penetrante.  

La gente si pigia per vedere. Solo Maria SS. e Maria d'Alfeo sono rimaste a soccorrere la madre svenuta. 

«E Io faccio giudizio così. Datemi un pizzico di polvere della via e un goccio d'acqua in un orciolo. E, mentre mi vengono date, voi che accusate e tu che sei accusato rispondete a Me. Sei tu innocente, figlio? Dillo con sincerità a Colui che ti è Salvatore».  

«Lo sono, Signore».  

«Aser, puoi giurare di non avere detto che il vero?».  

« Lo giuro. Non avrei motivo di mentire. Lo giuro per l'altare. Scenda dal Cielo una fiamma che mi bruci se io non dico il vero».  

«Giacobbe, puoi tu giurare di essere sincero nell'accusa e senza un movente segreto che ti spinga a mentire?». 

 « Lo giuro per Geové. Solo l'amore per l’amico ucciso mi spinge a parlare. Con costui io non ho nulla di personale».  

«E tu, servo, puoi giurare di aver detto la verità?».  

« Mille volte lo giuro se occorre! Il mio padrone, il mio povero padrone!», e piange velandosi il capo col mantello.  

«Sta bene. Ecco l'acqua ed ecco la polvere. E la parola è questa: "Tu, Padre santo e Dio altissimo, compi giudizio di verità per mio mezzo, acciò vita e onore siano resi all'innocente e alla madre desolata, e degno castigo a chi innocente non è. Ma per la grazia che ho agli occhi tuoi, non fiamma né morte, ma lunga espiazione venga a coloro che hanno commesso peccato"».  

Dice queste parole tenendo le mani stese sull'orciolo come fa il sacerdote all'altare durante la Messa, all'offertorio. Poi tuffa la destra nell'orciolo e con la mano inzuppata d'acqua spruzza i quattro sotto giudizio e fa loro bere un sorso di quell'acqua. 

 Prima al giovanetto, poi ai tre altri. Indi incrocia le braccia sul petto e li guarda. Anche la folla guarda, e dopo pochi momenti ha un urlo e si getta col volto al suolo. Allora i quattro che erano in fila si guardano fra loro e urlano alla loro volta: il primo, il giovanetto, di stupore, gli altri di orrore.  

Perché si vedono coperti nel volto di subita lebbra, mentre il giovanetto ne è immune. Il servo si getta ai piedi di Gesù che si scansa come tutti, soldati compresi, e si scansa prendendo per mano il giovanetto Abele perché non si contamini presso i tre lebbrosi.  

E grida, questo servo: «No! No! Perdono! Lebbroso no! Sono stati loro che mi hanno pagato perché facessi ritardare fino a sera il padrone, per colpirlo sulla via deserta. Mi hanno fatto sferrare la mula apposta. Mi hanno insegnato a mentire dicendo che ero venuto avanti. Invece ero con loro ad ucciderlo. E dico anche perché l'hanno fatto. Perché Gioele si era accorto che Giacobbe amava la giovane sua moglie e perché Aser voleva la madre di costui ed essa lo respingeva. Si sono accordati per liberarsi di Gioele e di Abele insieme e godersi le donne. Ho detto. Levami la lebbra, levamela! Abele, tu sei buono, prega tu per me!».  

«Tu va' da tua madre. Che uscendo dal suo languore veda il tuo viso e torni alla vita serena.  

E voi... A voi dovrei dire: " Vi sia fatto ciò che fatto avete". E sarebbe umana giustizia.  

Ma Io vi affido ad una espiazione sovrumana.  

La lebbra di cui inorridite vi salva dall'essere afferrati e uccisi come meritate.  

Popolo di Betlem, scansati, apriti come le acque del mare per lasciare andare costoro alla loro lunga galera. Tremenda galera! Più atroce della rapida morte.  

Ed è pietà divina per dare loro modo di ravvedersi se vogliono. Andate!».  

La folla si addossa ai muri lasciando libero il centro della via, e i tre, ricoperti di lebbra come fossero malati da anni, vanno l'uno dietro l'altro verso la montagna.  

Nel silenzio e nel crepuscolo che scende, e che ha fatto tacere ogni voce di uccelli e di quadrupedi, non si sente che il loro pianto.  

«Purificate la via con acque abbondanti dopo avervi arso del fuoco. E voi, soldati, andate e riferite che giustizia è fatta secondo la più perfetta legge mosaica 160 ».  

E Gesù fa per andare dove sua Madre e Maria Cleofe continuano a soccorrere la donna, che rinviene lentamente mentre il figlio ne carezza le mani gelate e le bacia.  

Ma la gente di Betlem, con un rispetto quasi esterrefatto, prega: «Parlaci, Signore. Tu sei realmente potente. Tu sei certo quello di cui parlò l'uomo che di qui è passato annunciando il Messia».  

«Parlerò a notte, presso l'ovile dei pastori. Per ora vado a ristorare la madre».  

E va dalla donna che, seduta sul grembo di Maria d'Alfeo, rinviene sempre più, guardando il viso amoroso di Maria che le sorride, non raccapezzandosi, finché china lo sguardo sulla testa morata del figlio curvo sulle sue mani vacillanti e chiede: «Sono morta io pure? É questo il Limbo?».  

«No, donna. Questa è la Terra, questo è tuo figlio, salvato da morte. E questo è Gesù, mio Figlio, il Salvatore».  

La donna ha un moto tutto umano, per prima cosa. Raduna le forze e si protende a prendere il capo chino del suo figliolo, e lo vede vivo e sano, lo bacia frenetica, piangendo, ridendo, ritrovando tutti i nomi della cuna per dirgli la sua gioia.  

«Sì, mamma, sì. Ma ora, guarda, non a me. A Lui. A Lui che mi ha salvato. Benedici il Signore».  

La donna, ancora troppo debole per alzarsi o per porsi in ginocchio, stende le mani che tremano e sanguinano ancora, e prende la mano di Gesù coprendola di baci e di lacrime.  

Gesù le posa la mano sinistra sulla testa dicendole: «Sii felice. In pace. E sii sempre buona. E tu pure, Abele». 

«No, Signore mio. La vita mia e di mio figlio è tua perché Tu le hai salvate. Lascia che egli vada coi discepoli come già desiderava da quando furono qui. Io te lo dono con tanta gioia e ti prego di lasciare che io lo segua per servirlo e servire i servi di Dio».  

«E la tua casa?».  

«Oh! Signore! Può uno risorto da morte avere più gli affetti che aveva prima di morire? Mirta è uscita da morte e da inferno per Te. In questo paese potrei giungere ad odiare coloro che mi hanno torturata nella mia creatura. E Tu predichi l'amore. Lo so. Lascia dunque che la povera Mirta ami il Solo che meriti amore, la sua missione, i suoi servi. Ora sono ancora sfinita e non potrei seguirti. Ma non appena potrò, permettimelo, Signore. Sarò al tuo seguito e presso il mio Abele…»  

«Seguirai tuo figlio e Me con lui. Sii felice. Sta' in pace, ora. Con la mia pace. Addio».  

E mentre la donna sorretta dal figlio e da alcuni pietosi rientra in casa, Gesù, coi pastori, gli apostoli, la Madre e Maria d'Alfeo, torna fuori del paese andando poi all'ovile sito all'estremità di una via che finisce nei campi...  

…Un grande falò è acceso per illuminare la riunione. Seduti a semicerchi sui campi, molti attendono che Gesù venga a parlare. Intanto parlano loro degli avvenimenti del giorno. È presente anche Abele, col quale molti si congratulano dicendo che tutti credevano nella sua innocenza.  

« Ma eravate pronti a uccidermi, però! Anche tu che mi avevi salutato sulla porta di casa proprio nell'ora in cui veniva ucciso Gioele», non può trattenersi da rispondere il giovanetto. E aggiunge: «Ma io ti perdono in nome di Gesù».  

Ecco che Gesù viene dall'ovile verso di loro. Alto, biancovestito, contornato dagli apostoli, seguito dai pastori e dalle donne.  

«La pace a voi tutti.  

Se l'essere venuto è valso ad instaurare il Regno di Dio fra di voi, sia benedetto il Signore. Se l'essere venuto è valso a far brillare una innocenza, sia benedetto il Signore. Se l'essere giunto in tempo per impedire un delitto serve anche a dare a tre colpevoli modo di redimersi, sia benedetto il Signore. Ora, di tutte le molte cose che porta a meditare questa giornata, e che mediteremo mentre la notte scende a fasciare di tenebre la gioia di due cuori e il rimorso di altri tre - e nelle sue tenebre nasconde come in velo pudico le lacrime gioiose dei primi e quelle brucianti degli altri, che però Dio vede - vi è quella che indica come nulla è inutile di quanto Dio ha dato per Legge. La Legge data da Dio, nominalmente è molto osservata in Israele. Ma in realtà non lo è. La Legge è là, analizzata, sviscerata, spezzettata, fino a farla morire per torture di sottigliezze piccine. É là. Ma come un cadavere mummificato non ha vita, respiro, circolazione di sangue nonostante abbia l'apparenza di uno che sia immobile per sonno, così la Legge non ha vita, respiro, sangue in troppi, troppi, troppi cuori.  

Su una mummia ci si siede come su uno sgabello. Su una mummia si possono appoggiare oggetti, vesti, anche lordure, se si vuole, ed essa non si ribella perché non ha vita. Così troppi fanno della Legge uno sgabello, un appoggio, uno scarico per le loro lordure, certi che essa non si ribella nella loro coscienza perché essa per loro è morta. Potrei paragonare molta parte di Israele alle foreste pietrificate che si vedono sparse per la valle del Nilo e nel deserto egiziano.  

Erano boschi e boschi di piante vive, nutrite da linfe, fruscianti al sole, belle di fronde, di fiori, di frutti. Facevano, del punto dove sorgevano, un piccolo paradiso terrestre, caro a uomini e animali che dimenticavano l'aridità desolata del deserto, la sete rovente che le sabbie danno all'uomo penetrando con la loro polvere ardente nelle fauci. Dimenticavano il sole spietato che calcifica i cadaveri in poco tempo, scarnendoli, consumandone in polvere le carni e lasciando coricati fra le curve delle sabbie scheletri e scheletri puliti come da un attento operaio. Dimenticavano tutto in quest'ombra verde, frusciante, ricca d'acque e di frutti che ristoravano, consolavano, rendevano ardimento a nuovi percorsi.  

Poi, per una ignota causa, come cose maledette, esse si sono non solo disseccate, come fanno le piante che, morte che siano, servono ancora per fare fuochi nei focolari dell'uomo, o dei roghi per illuminare la notte, tenere lontano fiere e cacciare l'umido della notte ai pellegrini lontani dai paesi. Ma queste non hanno servito come legna. Pietra sono divenute. Pietra. La silice del suolo sembra essere salita per un sortilegio dalle radici al tronco, ai rami, alle fronde. I venti hanno poi spezzato i rametti più esili divenuti simili ad alabastro che è duro e molle insieme. Ma i rami più robusti sono là, sui loro tronchi poderosi a fare inganno alle carovane stanche, che nel riflesso abbacinante del sole, o nella luce spettrale della luna, vedono profilarsi le ombre dei tronchi ritti sui loro pianori, o nel fondo delle valli che conoscono l'acqua solo nel tempo delle piene feconde e che, e per l'ansia di un rifugio, di un ristoro, di un pozzo, di frutti freschi, e per la stanchezza degli occhi abbacinati dal sole sulle sabbie senza riparo, si precipitano verso le foreste fantasma. Veramente fantasma! Illusorie apparenze di corpi vivi. Reali presenze di cose morte.  

Io le ho viste. Mi sono rimaste impresse, per quanto fossi poco più che un pargolo, come una delle più tristi cose della Terra. Così mi erano parse finché non ho toccato, misurato, pesato le cose totalmente tristi della Terra perché sono le cose completamente morte. Le cose immateriali, ossia le virtù e le anime morte. Morte le prime nelle anime, morte le anime perché si sono uccise.  

La Legge è in Israele. Ma vi è come le piante pietrificate sono nel deserto: divenute silice. Morte. Oggetto di inganno. Oggetto destinato a corrodersi senza servire. Anzi nuocendo perché creano miraggi che allettano allontanando dalle oasi vere, facendo morire di sete, di fame, di desolazione, col loro attirare alla loro morte. Morte che attira altri a morte, come si legge in certe favole di miti pagani.  

Voi oggi ne avete avuto un esempio di cosa è una Legge ridotta a pietra in un'anima pure divenuta pietra. É peccato di ogni genere e creatore di sventura. Questo vi serva a saper vivere e a saper far rivivere la Legge in voi, nella sua integrità che Io illumino con luci di misericordia.  

La notte è alta. Le stelle ci guardano e con esse Dio. Alzate lo sguardo al cielo stellato ed elevate lo spirito a Dio. E senza critiche verso gli infelici già da Dio puniti, e senza orgogli per essere senza il loro peccato, promettete a Dio e a voi stessi di non cadere nella aridità delle piante maledette dei deserti e delle valli d'Egitto.  

La pace sia con voi».  

Li benedice e poi si ritira nell'ampio recinto dell'ovile, cinto da rustici portici, sotto cui i pastori hanno steso molto fieno a fare da letto ai servi del Signore.  

a cura del Team Neval 

Riflessioni di Giovanna Busolini