«Credere nella parola di Dio non è voler far noi realtà quella parola ascoltata, ma OBBEDIRE allo Spirito Santo affinché la virtù dell’Altissimo ci copra con la sua ombra ed Egli stesso dia a quella “parola” la “forma” della sua Volontà»
Il Vangelo dice la stessa cosa in molte parti, ma in un modo particolarmente esplicito con queste parole: «Non chiunque mi dice Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demoni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome?» (Mt 7, 21-22).
Tutte queste cose le hanno fatte nel Suo nome, ma non le ha fatte Lui. Fare cose tanto grandi come profetare, cacciare i demoni e compiere miracoli, e non solo queste, ma anche qualsiasi altra cosa, non le può fare l’uomo senza l’energia divina che Dio mette a sua disposizione. Tutto questo Gesù lo considera fatto, sì nel “potere” di Dio, cioè nella “Permissione”, ma non nella “Volontà” di Dio, per cui coloro che operano così non entreranno nel Regno di Dio, giacché nel Regno di Dio entreranno solo coloro che fanno la Volontà del Padre. L’insegnamento centrale della vita di Gesù è questo.
«Per questo, entrando nel mondo, Cristo dice: Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, ma un corpo mi hai preparato.
Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato.
Allora ho detto: Ecco, io vengo – poiché di me sta scritto nel rotolo del libro – per fare, o Dio, la tua volontà. Dopo aver detto prima: non hai voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte, né olocausti né sacrifici per il peccato, cose tutte che vengono offerte secondo la legge, soggiunge: Ecco, io vengo a fare la tua volontà. Con ciò stesso egli abolisce il primo sacrificio per stabilirne uno nuovo. Ed è appunto per quella volontà che noi siamo stati santificati, per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù Cristo, fatta una volta per sempre» (Eb 10, 5-10).
Dopo di Gesù, nel decorso dei secoli, nella pratica si è via via prodotto un offuscamento di questa verità. Oggi la semplice pretesa o il semplice desiderio di voler seguire l’esempio di obbedienza di Gesù al Padre in tutta la sua radicalità, come Lui con la sua vita ce l’insegnò, sono considerati in certi ambienti temerità, novità e perfino scandalo. Non è possibile, dicono. Come si potrebbero portare avanti le opere? E coloro che parlano così non si domandano – e neppure sorge in loro il dubbio – se quelle che chiamiamo “opere per Dio” sono veramente opere volute da Dio o non piuttosto opere che Dio solamente permette affinché, esercitando la nostra libertà, prendiamo coscienza in esse di ciò che Dio realmente vuole.
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