L’apostolo Giuda
“Il dono che faccio a uno frutterà molto se cade su terreno umile e sa rimanere tale. Se cade su terreno superbo o che diventa tale per il dono avuto, allora da bene diventa un male.
A Giuda fu concesso di essere uno dei dodici Apostoli tra le migliaia di uomini in Israele.
Doveva essere la sua sntificazione, ma che ne sarà?...
Giuda è l’uomo limitato presso Dio Infinito. L’uomo è ristretto, gretto nel suo pensiero finché non dà ad esso respiro soprannaturale. Sa accogliere una sola idea, incrostarla in sé, incrostarsi in essa, e stare lì, anche contro l’evidenza, rimanendo cocciuto, fisso, anche per fede, nella cosa che lo ha più colpito. In fondo, Giuda ha una fede. Saturo dell’idea messianica, quale la maggioranza in Israele la coltiva, vuole vedere nel Cristo il re temporale, potente, e rimane fedele a questo suo concetto. (L’ostinazione è una forma di orgoglio). Quanti, in futuro, si rovineranno per una concezione sbagliata della fede, testarda, tetragona ad ogni ragione. Credete voi che sia facile salvarsi, solo perché si è un dotto come Gamaliele, un apostolo come Giuda?” (Poema 5°, p. 437).
Ogni “disordinato, eccessivo amore di religione o di Patria è peccato, perchè diventa orgoglio, egoismo. L’egoismo è sempre occasione di peccato. E’ peccato, perché semina nell’anima la mala volontà che fa ribelli a Dio e ai suoi comandamenti. La superbia fuma nell’egoista, offuscando la verità. La mente non vede più nettamente né Dio, né le sue verità.
Lo spirito, in questa caligine, non vedendo più la luce schietta della verità come prima di diventare superbia, inizia la dialettica dei “perché?”. Dai perché passa al dubbio, e dal dubbio al distacco da Dio. Non avendo più la volontà di Dio per guidarla, l’anima cade nella propria volontà di peccare, che diventa catena di peccati della quale il primo anello sta in mano di Satana e l’altro estremo è una palla ai piedi del peccatore per fissarlo nel vizio e nel fango” se non nell’Inferno (Poema 6°, p. 1054). Come Giuda:”Sarebbe meglio per quell’uomo se non fosse mai nato” (Mt. 26,24).
“Molti senza avere praticato apostolato esterno né professato vita religiosa, splenderanno in Cielo per avere solo pregato e sofferto per la conversione dei peccatori e la liberazione delle anime del Purgatorio. Questi sacerdoti e apostoli ignoti al mondo, ma noti a Dio, splenderanno in Cielo come gli operai del Signore per avere fatto della loro vita un perpetuo sacrificio di amore per i fratelli alla gloria di Dio. Saranno tra quelli che benedirò nella Risurrezione generale. Si giunge alla vita eterna per molte vie e questa è una delle più care al mio Cuore” (Poema 10°, p. 229).
René Vuilleumier
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