Le profezie
I profeti sono uomini chiamati da Dio che hanno il compito, con benedizioni e rimproveri, di rinnovare la fede del popolo in Dio. Questo scopo lo perseguono attraverso le prediche o le predizioni, che sono le cosiddette profezie.
Il significato stesso dei nomi dei profeti mette in risalto la portata della loro missione: Isaia («Dio è il nostro aiuto»); Geremia («Dio eleva»); Ezechiele («Dio fortifica»); Daniele («Dio è mio giudice»); Osea («salvezza»); Malachia («messaggero di Dio»)...
A) IL NUOVO SACRIFICIO
Particolare importanza rivestono quelle profezie che tengono accesa la speranza della venuta del Messia, il nuovo Davide, re e pastore, servo del Signore.
In tal senso, i profeti preannunciano anche un nuovo sacrificio, quello di Cristo, che porterà a compimento tutti i sacrifici fino ad allora offerti, in quanto suggellerà un'alleanza eterna.
Isaia (Cfr. 1,11-16; 66,3), Geremia (Cfr. 6,20-21; 7,21-24) ed Osea (Cfr 8,12-13; 9,4) rimproverano Israele di praticare un culto esterno senza il necessario sentimento interiore. Questo tipo di sacrificio non piace a Dio, ed è per questo che lo rifiuta. Tale rifiuto preannuncia, per il futuro, il solo e il vero sacrificio gradito a Dio.
Gioele (Cfr. 1,13-14) indica la casa di Dio ormai priva di offerte; e ai sacerdoti, che sono i ministri dell'altare, non rimane che piangere e proclamare un digiuno.
Ma è Malachia che annuncia il sacrificio nuovo, unico e perfetto dell'era messianica, per la nuova alleanza e la definitiva salvezza: "Poiché dall'oriente all'occidente grande è il mio nome fra le genti e in ogni luogo è offerto incenso al mio nome e una oblazione pura, perché grande è il mio nome fra le genti, dice il Signore degli eserciti" (Ml 1,11).
La tradizione cristiana - confermata dal Concilio di Trento (Sess. XXII) - individua in queste parole del profeta, il sacrificio incruento della Messa: culto autentico e gradito a Dio, offerto dalla Chiesa universale.
B) LA NUOVA ALLEANZA
Il profeta Geremia predice: "Ecco, verranno giorni - dice il Signore - nei quali con la casa di Israele e con la casa di Giuda io concluderò una alleanza nuova" (Ger 31,31 ss).
Gesù, della tribù di Giuda, nell'Ultima Cena, pronuncerà la frase: "Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue" (Lc 22,20; 1 Cor 11,25).
C) IL BANCHETTO IMBANDITO DAL SIGNORE
Il profeta Isaia (Cfr. 65,13-16) annuncia che verrà un tempo in cui i servi del Signore mangeranno, berranno, gioiranno e giubileranno, mentre gli infedeli avranno fame, sete e dolore nel cuore. Il tempo è quello messianico, e il convito annunciato trova il suo compimento nell'Eucaristia: "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui" (Gv 6,56) dice, infatti, Gesù; e non avrà più né fame, né sete, né dolore.
Anche il re Salomone (Pr 9,1-6) annuncia che "La Sapienza (=immagine di Dio) si è costruita la casa [...] e ha imbandito la tavola" per invitare, attraverso le sue ancelle, a mangiare il pane e bere il vino che ha "preparato".
La Sapienza di Dio è Cristo, ed è lui che edifica la sua casa, cioè la Chiesa, dove offre agli invitati, attraverso i suoi mini' stri, gli elementi della mensa divina: il suo corpo e il suo sangue.
La tradizione patristica attribuisce un significato eucaristico anche alle parole del re Davide: "Davanti a me tu prepari una mensa [...]. Il mio calice trabocca". Sono versi del salmo 22; tale salmo, nella Chiesa antica, viene fatto imparare a memoria e recitato dai catecumeni il giorno del battesimo, in quanto il suo contenuto accenna ai primi tre Sacramenti dell'iniziazione cristiana: battesimo, comunione e cresima, per la presenza - negli altri versi - delle figure dell'acqua ("ad acque tranquille mi conduce"), dell'olio ("cospargi di olio il mio capo"), della morte per l'immersione/ sepoltura nelle acque purificatrici ("una valle oscura"), dello Spirito Santo ("Il tuo bastone e il tuo vincastro mi dànno sicurezza").
D) LA VISIONE DELLE DUE MENSE NEL NUOVO TEMPIO
I profeti non si esprimono solo attraverso le parole, ma anche attraverso le visioni.
Ezechiele, nell'ultima parte del suo libro, annuncia il messaggio della salvezza: un nuovo tempio, un nuovo culto, un nuovo sacerdote, una nuova terra sotto la guida di un nuovo Pastore.
Nella visione del nuovo tempio, descrive: "Nell'atrio del portico vi erano due tavole da una parte e due dall'altra. [...] Altre due tavole erano sul lato esterno, a settentrione di chi entra nel portico,
e due tavole all'altro lato presso l'atrio del portico" (Ez 40,30-40). È su queste tavole che si consumano i sacrifici.
Il SS. Sacramento e la Parola di Dio - interpreta l'autore de "L'Imitazione di Cristo" - sono le «due cose» che «potrebbero essere intese come le due mense, poste da una parte e dall'altra nel prezioso tempio della Santa Chiesa; una, la mensa del sacro altare, con il pane santo, il prezioso corpo di Cristo; l'altra, la mensa della legge di Dio, compendio della santa dottrina, maestra di vera fede, e sicura guida...» (Lib. IV; cap. 11).
Le due mense sono, dunque, la liturgia della Parola e la liturgia dell'Eucaristia: le due parti indivisibili di quel cuore pulsante ch'è la Messa.
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