giovedì 14 marzo 2019

Io sono la Radice dell’Albero della Vita e da Me emana la Vita Eterna



Mio Signore, 
Tu che sei la Radice dell’Albero della Vita, 
e l’Amore Stesso
e Colui che con il Suo Frutto,
ci dona la Vita Eterna,
sii benedetto.
Le Tue foglie che non appassiscono mai né mai si seccano,
sono di puro Oro bianco
e da Esse emana una Luce splendente.
io credo, adoro, spero e Ti amo,
ti chiedo perdono per quelli che non credono,
non adorano, non sperano e non Ti amano.
Prenditi cura di noi, Emmanuele.
Io Ti benedico, Ti benedico,
Tu che sei il mio Consigliere
durante le notti,
e mi colmi di incessanti preghiere,
pregando su di me.
So che non abbandonerai la mia anima,
poiché ci riveli
il Tuo Cammino di Vita,
con la nostra mano nella Tua Mano.
Salvaci nel Tuo Amore; 
Tu sei la Sorgente della nostra speranza
di giungere a vedere i Nuovi Cieli
e la Nuova Terra, Signore.


Io sono la Radice dell’Albero della Vita e da Me emana la Vita Eterna; fiore, leggi la Scrittura;

(Gesù desidera che apra a caso la Santa Bibbia e apro su ciò che Lui desidera io legga. Apro su Isaia 40,9).

leggi e scrivi: “sali un alto monte, tu che rechi liete notizie in Sion; alza la voce con forza, tu che rechi liete notizie in Gerusalemme; alza la voce, non temere, annunzia alle città di Giuda, ‘Ecco il vostro Dio!’” la vostra Nuova Gerusalemme è a portata di mano...

Io, Dio, discendo in questa era incespicando su cadaveri; tutto quello che temevo si è avverato; Io discendo per non trovare nessuna fede, nessuna speranza, nessun amore; e i Miei agnelli che ho lasciato pascolare nei Miei verdi Pascoli, li trovo affamati ed in uno stato deplorevole; sono in mezzo alle macerie e cercano un asilo ed un po’ di cibo, ma non ne trovano; sperando, sollevano una pietra dopo l’altra alla ricerca di una briciola o forse di un seme che potrebbero piantare, ma invece di briciole e semi, trovano scorpioni pronti a pungerli ed a riempirli del loro veleno; i Miei agnelli errano di città in città per non trovare che i resti di quella che fu una Grande Città; sì, Io parlo di Gerusalemme, ma solo qualcuno è disposto ad intenderMi;

Io chiamo ognuno dei Miei pastori col proprio nome, ma pochi odono la Mia Voce... Io soffoco, soffoco nel vederli ripieni di parole morte; ascoltaMi, Io ti ho chiamata, figlia Mia, perché tu serva la causa del bene, Io ti ho presa per mano e ti ho formata perché potessi testimoniare, ti ho mostrato la Verità e ti ho tolto il velo dagli occhi perché tu veda chi ho scelto per sedersi sul Seggio di Pietro, e a chi, una volta, dissi: “tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la Mia Chiesa; e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa; a te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli;”4

Io ho dato a quest’uomo questa Autorità, ed oggi voi cercate di rovesciarlo e di rubare il suo bastone da pastore per governare con lo scettro della Falsità e del Vizio; Pietro? Pietro-dei-Miei-Agnelli, Mio benamato pastore, lo so a qual punto il tuo cuore è lacerato e come sanguina a torrenti a causa di questa generazione ingrata ed infedele; Io so a qual punto hanno fatto dei tuoi occhi una sorgente di lacrime; so quanti tuoi fratelli ti hanno voltato le spalle; quelli sono, Mio diletto, i pastori che non sanno nulla, che non sentono nulla, agiscono di testa loro, ciascuno secondo il proprio interesse, servendo la Follia invece della Sapienza, la Cupidigia invece della Povertà, la Disobbedienza invece dell’Obbedienza;

dalla Mia Croce Io contemplo tutti coloro che abitano nel mondo e dico a voi che popolate le diverse nazioni, che presto l’Ora sopraggiunge, il tempo è quasi compiuto e non trascorrerà molto tempo che passerete le notti a piangere, voi, pastori infedeli, pastori che peccate contro di Me con la vostra infedeltà, voi che gridate Pace! quando invece non c’è Pace; ritornate a Pietro, voi tutti che vi siete persi in diverse direzioni; servite Me, perché servire l’Empietà? siate Miei, non del Ribelle, perché siete così desiderosi di servire il Ribelle? anche gli estranei, persino loro, hanno udito la Mia Voce e comprese le Mie Parole; i Miei Princìpi sono Santi, e Io vi dico molto solennemente che Santi Essi rimarranno ora e per sempre;

figlia, leggi la Mia Parola;

(Il Signore mi ha indicato dove. Di nuovo Matteo 5,18-19).

leggi e scrivi: “in verità vi dico, finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla Legge, senza che tutto sia compiuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli";

20 Settembre, 1989

IL MIO PENARE



è una chiavina d'oro... piccola, ma che apre un gran tesoro.
E' croce; ma è la croce di Gesù: quando l'abbraccio, non la sento più. 
Non ho contato i giorni del dolore: so che Gesù li ha scritti nel suo cuore. 
Vivo momento per momento, e allora il giorno passa come fosse un'ora.
Mi han detto che, guardata dal di là, tutta la vita un attimo parrà.
Passa la vita, vigilia di festa; muore la morte... il Paradiso resta. 
Due stille ancora dell'amaro pianto, e di vittoria poi l'eterno canto.

 P.G. BIGAZZI 

CRISTO CROCIFISSO CAPOLAVORO DELL’AMORE



CRISTO CROCIFISSO E IL TESTAMENTO NUOVO


"Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare quelli che erano sotto la legge, perché ricevessero l'adozione a figli" (Gal 4,4-5).
Quanto alla donna, dalla quale sarebbe nato il Figlio, si può ben pensare che lui, il Verbo, se la fosse ben preparata, preservandola, fin dalla sua concezione, da ogni macchia di peccato in vista dei meriti della sua Passione e Morte; così che poi, giunta all'età della fecondazione, il Padre potesse inviarle l'arcangelo Gabriele e ne ottenesse il libero assenso perché lo Spirito Santo operasse in lei l'Incarnazione del Verbo.
Entrando poi nel mondo quando ancora era nel seno purissimo di Maria, diede inizio solennemente alla sua missione, proclamando, come era già scritto nel salmo 39: "Ecco, io vengo, o Dio, per fare la tua volontà!".
Parole queste che, all'insaputa di tutti, avrebbero causato una vera rivoluzione sul piano del culto divino; infatti, da una parte avrebbero determinato la fine di tutti i sacrifici dell'Antico Testamento, inaugurando, dall'altra, quel nuovo, grande, vero Sacrificio al quale dava inizio proprio Lui, nuovo, eterno Sacerdote, nel nuovo tempio della Vergine Immacolata; Sacrificio che Lui avrebbe portato a compimento con la sua nuova Vita di 33 anni, terminata con la sua Morte di Croce.
Preceduto dunque da questo mirabile avvenimento, Gesù nasceva dal grembo della Vergine già avviato nella sua Missione, cioè avvolta dalla Volontà del Padre, e san Paolo potrà subito coglierlo: "Annientò se stesso facendosi obbediente fino alla morte!".
E noi, ora, dovendo costruire in sintesi, un'immagine di questa sua vita già presente nei Vangeli, vorremmo coglierne una, fra le tante che Gesù stesso dà di Sé, e la cogliamo in Luca 12, 49-50: "Sono venuto a portare il fuoco sulla terra, e come vorrei che fosse già acceso! C'è un battesimo che devo ricevere, e come sono angosciato, finché non sia compiuto!"
In queste espressioni, io penso che possiamo vedere, prima ancora del Gesù nato da Maria, il Verbo incaricato dal Padre per la salvezza del mondo: fin da allora Egli, guardando attraverso i secoli, si è visto immerso in quel battesimo, di cui parla ora, cioè inchiodato a una Croce, fino al punto da poter dire: "Consummatum est", cioè: "Ho vinto il Maligno, ho salvato l'uomo".
Perciò è importante che noi vediamo in quelle espressioni di Gesù, non un determinato momento della sua vita, ma tutta, tutta la sua vita; e nell’"angoscia" non per potersene alla fine sbarazzare, ma per poterla portare a compimento come una grande vittoria contro il Male e per la vita eterna di tutti! Solo interpretate così, quelle espressioni metteranno in pieno risalto davanti a noi il vero Gesù, il Cristo Crocifisso, capolavoro dell'Amore!
Perciò, anche tutte le altre parti del Vangelo, anche le più dimenticate e magari sorpassate, lette e meditate alla luce di questo Gesù, di questo Cristo Crocifisso, riacquisteranno la sua presenza, la sua luce, il suo amore. Donde anche una conseguenza: che tutto il Vangelo è Cristo Crocifisso.
Ma in quelle espressioni, c'è una parola che ci porta a riflettere ancora oltre, dentro il mistero di quell`"angoscia", cioè: fino a che, quel battesimo sia "compiuto". Possiamo domandarci: questo sia "compiuto" dobbiamo intenderlo in senso temporale, o in senso di compiutezza? Siccome l'oggetto di quella "angoscia" è detto un "battesimo" e quel battesimo, la riga sopra, vien detto un "fuoco": "sono venuto a portare il fuoco sulla terra, e come vorrei che fosse già acceso!'; allora è chiaro che si tratta del fuoco dell'amore, e l'amore non ha tempo, anzi, una volta acceso, ha bisogno di divampare; tutto questo ci obbliga a tornare un po' indietro dal luogo di quel battesimo, cioè: dalla Croce sul Calvario, dove esso ci aveva portato, alla sera prima, nel Cenacolo con i suoi, quando Gesù aveva celebrato il grande Sacramento del suo Corpo che avrebbe subito sacrificato sulla Croce, e del suo Sangue che insieme avrebbe sparso, trasformando il pane della loro mensa in quel suo Corpo sacrificato, e il vino della mensa in quel suo Sangue sparso per loro; li aveva poi ordinati suoi sacerdoti, impegnandoli a celebrare anch'essi la memoria di così grande Mistero, tutti i loro giorni, in tutti i luoghi del mondo, fino alla sua fine, nei cieli nuovi e nella terra nuova.
Così, il giorno dopo, Egli poteva partire, e sul Calvario consegnarsi alla sua Croce tanto desiderata, morire immolato su di essa e con quella morte, trionfare del Male e della Morte, e accendere finalmente il fuoco dell'amore sulla terra, e quel fuoco sarebbe poi divampato in tutto il creato e dappertutto, per la presenza dei suoi.
A questo punto, possiamo dire di aver risposto in parte a quella espressione di Gesù: "C'è un battesimo da ricevere, e come sono angosciato, finché non sia compiuto!": là cioè dove "compiuto" o compiutezza, significava il divampare del fuoco dell'amore; ma della parte che preparava questo finale, cioè di quel "battesimo" che è la Passione del Signore, non abbiamo ancora trattato, ed è ciò che faremo subito.
Premettiamo che tutta la vita umana ricevuta dalla Vergine, con tutte le sue gioie, i suoi dolori, le sue fatiche, i fastidi, le umiliazioni, tutti i giorni e le notti, tutto, doveva essere per Gesù, secondo la volontà del Padre, una offerta a lui, un grande Sacrificio di riparazione per la sua gloria, e di espiazione per i peccati di tutti gli uomini di tutti i tempi; questa vita poi doveva concludersi attraverso una dolorosissima Passione e una obbrobriosa Morte di Croce.
Della vita poi di Gesù prima della sua Passione, diremo in sintesi che fu come il Cielo qui sulla terra. Della sua Passione invece è necessario, con il suo aiuto, parlarne. Lui ne parlava come della "sua ora". Ne parlò con gli Apostoli: perché come avevano intuito la sua dignità divina, così ne accettassero anche la realtà umana. Cominciò a dir loro del suo dover andare a Gerusalemme, essere condannato, dover patire, dover morire. E una, e due e tre volte... Non accettavano il discorso... Dovette partir da solo e vederseli scappare via.
Nella sua Passione non cercò mai l'appoggio di nessuno. Neanche della sua Mamma, la quale (forse istruita da Lui...) non solo non cercò mai di dissuaderlo, ma lo esortò ad andare avanti... anzi, secondo alcuni mistici, sarebbe stata pronta a portarlo Lei stessa sul Golgota, perfino a metterlo sulla Croce.
Comunque è vero che nessuno si mosse per dissuaderlo da tale impresa, e Pietro, che volle tentarlo, dovette sentirsi dire: "Via da me, satana!". Era volere del Padre e ne era geloso. La Volontà del Padre era diventata la sua Volontà: ciò vuol dire che l'amore del Padre per la nostra salvezza, s'era unito al suo amore per noi e l'aveva come raddoppiato.
E ciò può farci pensare che, per quell'amore, Lui non solo non si ribellò alle pene che gli venivano inflitte, ne disse nulla per impietosirli quei suoi carnefici, ma trovò il modo per cooperare con loro, così che quel suo sacrificio fosse ancor di più secondo la misura voluta dal Padre, la misura voluta da Lui, dal suo amore per noi, secondo la misura dei nostri peccati, per liberarcene.
C'è un fatto che può indurci a seguire questi nostri pensieri: la Croce! Quella Croce alla quale lui ha sempre guardato, che Lui ha sempre amato, desiderando di abbracciarla nel suo amore, e ciò proprio perché la Croce è uno strumento tale che sembra ed e fatto apposta per esasperare i dolori di un corpo umano, togliendo al corpo ogni libertà per potersi difendere e lasciando dunque alle ferite diverse ogni libertà per diffondersi e penetrare dentro nei tessuti fino agli ossicini più segreti.
Gesù stesso, parlando dalla Croce con quelle parole riferite dal Salmo 22: "Hanno forato le mie mani e i miei piedi: hanno contato (oppure: posso contare) tutte le mie ossa"; sembra esprimersi in questo contesto: parole che sono un lamento, ma insieme possono sembrare una constatazione.
In tal modo la Croce ha dato al Crocifisso la possibilità di dar tutto,... cioè proprio tutto ciò che lui voleva, cioè tutto ciò che voleva l'Amore, l'amore suo e del Padre. Tutto ciò che voleva anche il nostro bisogno di vita, di una vita soffocata nel peccato! O uomini, o uomini!, questo è Cristo e Cristo Crocifisso! Cristo che sulla Croce non è inutile, insignificante, ma Cristo che vi parla, e vi parla di amore, di libertà e di Vita! Credetelo, credetelo!
Alla fine, in questo contesto di Cristo e della sua Passione, come risalta nelle celebrazione che ne fa la Chiesa, anche la Croce, la Croce stessa ha una sua parte, una sua responsabilità dentro l'opera della nostra Salvezza; ecco infatti come canta la Chiesa: "O Croce, ave! - Unica Speranza". Né va dimenticato che Gesù stesso definì il suo essere sulla Croce la sua "esaltazione"; e tale esaltazione da poter dire: "Quando sarò esaltato, attirerò a me tutte le cose! ". Molto opportunamente dunque, come visto sopra, Papa Benedetto, parlando ai Giovani Universitari, diceva, mostrando loro la Croce: "Essa è l'albero dell'amore e della verità...". Sembra che questo accenno del Papa ci obblighi verso un'ultima riflessione, cioè: tutto questo sublime lavoro di amore è tutto riservato a Lui che è l'Amante, oppure, come avviene, qualche cosa vien richiesta da lui anche a noi, che siamo l'amato?
Rispondiamo subito che Lui, a suo tempo, con i suoi apostoli (che ora siamo tutti noi) ha fatto di tutto per coinvolgerli, come abbiam visto, e tutti sappiamo dunque l'inutilità di quel suo triplice tentativo di coinvolgimento. Gesù non se l'è mai presa, come invece se l'è presa contro quel "Signore, non sia mai!" di Pietro che pretendeva distogliere Lui da quel suo impegno con il Padre: ha sempre taciuto verso di loro; ma, pensando che anche loro sarebbero rientrati, rivolgendosi alle folle, disse a tutti: - "Prendete anche voi, ogni giorno, la vostra croce e seguitemi". E questo ogni volta dopo quel triplice rifiuto dei dodici: ogni volta, rivolgendosi alle folle, invitava tutti: "Prendete anche voi ogni giorno, la vostra croce". E voleva coinvolgere tutti, in attesa anche di chi si fosse ritirato.
Quindi Lui ; Gesù Crocifisso, Lui il nostro Amante, ha fatto la sua parte verso noi, suoi amati, per coinvolgerci nel suo disegno di amore: ora dunque, tocca a noi muoverci verso queste parole: "Prendete anche voi, ogni giorno, la vostra croce"; ne va del nostro onore e del nostro interesse: quanto alle ragioni del nostro onore, ciascuno può pensarle da sé; io, qui, vorrei rilevarne due fra quelle che importano assai al nostro interesse: una riguarda la nostra volontà, l'altra il nostro... Purgatorio!
Circa la nostra volontà, noi tutti dovremmo sapere quanto sia difficile convincerla a fare ciò che vuole Lui: Dio!; e la ragione è semplice: perché dentro di essa ci sono tutti i sette vizi capitali, specialmente la superbia o l'egoismo. Ebbene, quelle parole di Gesù: "Prendete ogni giorno, etc..." sono proprio una medicina, studiata apposta per liberare la nostra volontà dalla schiavitù dell'egoismo! Potete farne subito la prova, naturalmente tenete presente che quelle parole di Gesù comprendono tutte le croci: piccole e grandi, personali o comunque e da chiunque vengano, sempre tuttavia da Lui conosciute e permesse o disposte dal suo amore per noi.
Sicuri dunque del suo amore, possiamo farne subito una prova, cominciando intanto dalle piccole croci quotidiane (queste ci porteranno poi anche verso le più grandi che, volere o no, verranno...). È importante, per entrare spediti in questo esercizio, che ci abituiamo a non lamentarci mai: di niente e di nessuno. A lamentarci delle croci, non ci si guadagna proprio niente. Una volta tolto questo ostacolo, ecco che alla prima croce potremo subito intervenire: "Grazie, Signore, sia fatta la tua volontà".
Quasi subito, o in breve tempo di questo esercizio, noi potremo avvertire dentro la nostra testa una nuova volontà, più pronta al sacrificio, desiderosa di incontralo.
Questa grazia ne realizza insieme un'altra, ancor più grande in certo modo, e riguarda il Purgatorio. Noi siamo tutti peccatori, ma succede che ce ne guardiamo bene dai peccati mortali, perché questi portano all'inferno, mentre non guardiamo ai peccati veniali, perché non ci fanno paura, cioè non prendiamo sul serio il purgatorio!
Attenti bene, perché dopo la nostra morte, tutto scomparirà per noi, e resterà un'unica cosa, cioè Dio: unico Bene, unica Gioia!, ma noi non potremo andare da Lui... e sarà per noi una pena non molto diversa da quella dell'inferno!
Pensiamoci bene, e allora capiremo che anche i peccati veniali sono peccato e comportano anch'essi una pena anche se non eterna; capiremo che il purgatorio non è l'inferno, ma qualche cosa di simile. E capiremo infine che anche il purgatorio lo potremo evitare, facendolo qui in terra, accettando quella parola di Gesù: "Prendete ogni giorno la vostra croce e seguitemi".
Abbiamo così risposto a quella espressione di Gesù (Lc 12, 50): "C'è un battesimo che devo ricevere, e come sono angosciato, finché non sia compiuto". Una espressione che sta anzitutto al centro della sua personalità e, per conseguenza, al centro della sua opera, al centro del Vangelo. - Sta al centro della sua personalità, perché quel "battesimo" non è altro che il mistero della sua Passione e Morte di Croce, il mistero del suo grande Sacrificio per la gloria del Padre e la redenzione del mondo, il mistero stesso del Sacramento Eucaristico, e della Croce stessa...
Ed è per tutto ciò che Gesù e veramente il Cristo, il Cristo Crocifisso, capolavoro dell'Amore. Ed è ancora per tutto ciò che, come diceva ai giovani Papa Benedetto: "Prendete la croce, essa è l'albero dell'amore".
Ma quella espressione sta ancora al centro della sua opera, cioè del Vangelo, per quelle parole: "ed io sono angosciato finche tutto sia compiuto". Ora, se Cristo ha una sua personalità e questa personalità ha i suoi punti salienti, non possiamo trascurare fra questi la sua opera, il Vangelo santo; perciò quell'Io sono angosciato, finché tutto sia compiuto" riguarda anche tutto il Vangelo e tutta quella sua opera che è la Chiesa!
Ne consegue che noi, tutti noi battezzati, responsabili del Vangelo e della Chiesa, non dovremmo mai accostare una parola sola del Vangelo o un'anima sola del gregge di Cristo senza portare in noi, dentro di noi, una presenza, come un'eco di quella parola: "sono angosciato!". Perciò sia leggendo il Vangelo, in ogni sua parola, Cristo è sempre Crocifisso!, sia vivendo il nostro essere Chiesa, Cristo è sempre Crocifisso! Ritorna dunque quella parola del Papa ai giovani: "Prendete la Croce: essa è l'albero dell'amore!".
Uscendo dunque anche da questo secondo tempo, cioè dal Nuovo Testamento, ed entrando nei rimanenti tre, il Crocifisso e la sua Croce si saranno sempre, anche se diventeranno: il Segno del Figlio dell'Uomo, Vessillo della Vita e della Vittoria sul Male e sulla Morte.

Padre Virginio Carlo Bodei O.C.D.

San Bernardo di Chiaravalle




L’umiltà ha sette gradini da discendere. La rinunzia alle cose, secondo l’esempio degli apostoli; il disinteresse delle cose, come Elia e Giovanni; il lavoro fisico, come Paolo; il distacco dei beni terreni nella fortuna, come Davide che fu povero e indi re; la pazienza nella sfortuna, come Giobbe e Tobia; il disprezzo della propria opinione e dell’adempimento della propria volontà.

L’ESORCISMO CANONICO



La chiesa cattolica, corpo mistico di Cristo, ha lo scopo primario, inerente alla sua fondazione e inseparabile dalla sua missione, di continuare l’opera del suo fondatore divino attraverso i secoli «fino alla fine del mondo» (Mt 28,20) predicando il vangelo a tutti i popoli della terra, battezzando nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo (Mt 28,19), amministrando i sacramenti, canali della grazia e strumenti della salvezza, vivendo e facendo vivere nei fedeli la vita divina attraverso la fede, la speranza e la carità; ha nello stesso tempo, anzi conseguentemente, anche lo scopo di combattere il demonio, nemico di Dio e dell’uomo, di ostacolarne e di impedirne l’opera, di strappare dal suo influsso gli infelici che ne fossero diventati vittime, di ristabilire in una parola il regno di Dio sulle rive di quello che era stato per secoli il regno del «principe di questo mondo» detronizzato dalla croce di Cristo.

Nel vangelo si accenna ripetutamente a questo particolare compito conferito agli apostoli e, dopo di essi, ai loro successori, ossia alla chiesa gerarchica. La chiesa è, in primo luogo, l’avversaria nata del demonio, è la Gerusalemme celeste, città di Dio, destinata a smantellare e a distruggere la Babilonia terrestre, città di satana. L’amore e l’odio a Dio, così, si incontrano e si scontrano ancora una volta nella chiesa di Cristo e nella sua storia secolare, dagli inizi fino ai nostri giorni. 
Tertulliano, scrittore cristiano del terzo secolo, parla già degli interventi della chiesa per liberare dagli assalti di satana:

«Se qualcuno si trova in potere del demonio sia portato davanti al tribunale della chiesa; costretto dai cristiani il demonio dovrà dire la verità e riconoscere di essere un demonio, lui che prima si era fatto passare come dio».

La missione degli apostoli, fondatori della chiesa, è impostata in primo luogo sulla lotta contro il demonio:

«Chiamò a sé i dodici e diede loro potere e autorità su tutti i demoni e di curare le malattie» (Lc 9,1).

«Ne costituì dodici che stessero con lui e anche per mandarli a predicare e perché avessero il potere di scacciare i demoni» (Mc 3,15).

I poteri conferiti agli annunziatori del vangelo superano qualunque capacità umana:

«Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demoni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date» (Mt 10,8). Prima di separarsi da loro e di salire al cielo ecco una nuova conferma della promessa:

 «Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome cacceranno i demoni» (Mc 16, 17).

L’efficacia del mandato divino sortì subito il suo effetto anche nei settantadue discepoli, continuatori dell’opera degli apostoli: 

«I settantadue tornarono pieni di gioia dicendo: Signore, anche i demoni si sottomettono a noi nel tuo nome» (Lc 10,17).

Per venire incontro a questo compito primordiale la chiesa, ispirata da Dio, ha istituito e dato forma concreta a quelli che furono chiamati esorcismi, ossia scongiuri e preghiere contro il demonio allo scopo di allontanarlo dai corpi che aveva occupato.

Ad ogni malattia è applicata una terapia diversa. Le medicine e le cure servono a tenere sotto controllo l’infermità e, se è possibile, eliminarla e far tornare la salute. Lo stesso si può dire in certo senso della possessione diabolica. I rimedi contro di essa sono principalmente di ordine spirituale e religioso. Tra essi l’esorcismo ha il doppio scopo di tenere sotto stretto controllo il male, e a poco a poco di eliminarlo con la liberazione completa del paziente.

Il vero esorcismo è di solito preceduto da un esorcismo probativo per costatare, attraverso la reazione dell’ossesso, se si tratta di vera possessione diabolica o di semplice disturbo psichico. 
Costatata la presenza del demonio, si procede all’esorcismo vero e proprio. Durante l’esorcismo il paziente è sempre in crisi nel modo che è stato sopra descritto. La crisi si ripete anche se l’esorcismo è proferito solo mentalmente, o a distanza di chilometri, il che fa vedere la sua grande efficacia.

Non è detto che l’esorcismo porti subito alla liberazione dell’ossesso. Per quanto grande sia la sua efficacia, non è tuttavia immediata, come alcuni credono. Si può dire, meglio, che l’esorcismo prepara, talvolta da lontano, l’allontanamento del demonio.

Nell’esorcismo ci sono diverse fasi. La prima è la conferma della presenza del demonio. Il demonio è obbligato a scoprirsi e a manifestarsi. Fino allora se ne stava nascosto e occultato nel corpo dell’ossesso, d’ora in poi deve esporsi e farsi conoscere qualè. Per l’esorcista questo vuol dire che lalotta si fa più aperta e che deve esser portata avanti sino alla fine. E questa la seconda fase. 
Esorcista e demonio si trovano di fronte in un vero duello tra giganti, i colpi si succedono ai colpi, gli assalti e le resistenze possono durare a lungo, finché, nella fase finale, la forza divina rappresentata dal sacerdote esorcista, avrà il sopravvento.

L’esorcismo prende valore da come è fatto e da chi è pronunziato. fatto sempre in forma autoritativa, non deprecativa, cioè in forma di comando e non di preghiera. E il demonio dimostra disentire tutta la forza di questo comando al quale non può sottrarsi o ribellarsi. Anche se l’esorcismo non ha subito, all’inizio, l’effetto sperato, serve tuttavia a restringere sempre più il campo di azione e di movimento del demonio. Durante un esorcismo il demonio stesso definiva questa limitazione graduale e continua del suo spazio vitale con queste parole:

«Noi siamo come in una gabbia di leoni. Dentro le sbarre possiamo muoverci e fare quello che vogliamo, ma non possiamo uscirne fuori». Oppure:

«Noi siamo legati come da una fune di gomma elastica. Possiamo spingerci fuori ma la fune ci riporta subito indietro» 24.

L’esorcismo può essere fatto dal vescovo o da un sacerdote da lui espressamente autorizzato. Fino a pochi anni fa era permesso fare dai laici il così detto «esorcismo di Leone XIII contro satana e gli angeli ribelli», la cui formula si trova nel rituale romano: recenti disposizioni (1985) vietano ai laici di fare questo esorcismo in pubblico. L’esorcismo fatto dal vescovo è di uguale efficacia di quello fatto dal sacerdote, ma, stando all’esperienza, esercita sui demoni una più profonda impressione e una più violenta reazione. Dal vescovo emana una forza singolare contro gli spiriti cattivi per l’autorità che esercita entro i confini della sua diocesi, forza che egli comunica all’esorcista da lui autorizzato. Questa autorizzazione è prescritta dal codice di diritto canonico:

«Canone 1172, Nessuno può proferire legittimamente esorcismi se non ne ha ottenuto dall’Ordinario del luogo peculiare ed espressa licenza. L’Ordinario del luogo conceda tale licenza solo al sacerdote che sia ornato di pietà, di scienza, di prudenza e d’integrità di vita».

Nella chiesa ortodossa l’esorcismo solenne può essere fatto anche dai laici dotati di particolari carismi, anche senza speciale autorizzazione.

L’esorcismo non è una novità dei tempi recenti. Risale ancora a Cristo e agli apostoli anche se la loro formulazione si presenta oggi alquanto diversa da quella usata inizialmente, con l’aggiunta di osservazioni e norme pratiche da seguirsi scrupolosamente da tutti, perché gli scongiuri siano condotti senza abusi, con la serietà, la prudenza, che ne assicurino il pieno successo.

La possessione diabolica può talvolta confondersi con le malattie nervose causate da malinconia, daisterismo, da debolezza o alienazione mentale, quindi essa può apparire ciò che non è ed essere interpretata come un fenomeno preternaturale di origine diabolica quando invece si tratta di semplice fenomeno naturale da curarsi con i rimedi della medicina comune.

Vi sono infatti numerose malattie nervose che presentano sintomi esterni molto simili a quelli della possessione e non mancano persone squilibrate e perverse che sanno simulare la possessione fino a indurre in errore anche l’osservatore più attento. Anche il demonio può produrre malattie nervose e fenomeni simili a quelli della nevrosi. Però si tratta sempre di gesti esterni che da soli non bastano aprovare la presenza diabolica. Non si è dato mai il caso di malati di nervi che abbiano parlato linguesconosciute, o rivelato segreti del cuore o predetto il futuro con precisione e certezza: sono questi i tre segni classici della possessione, come diremo subito. Se qualche esorcista si è ingannato scambiando una semplice nevrosi con la possessione, è perché non si è attenuto fedelmente alle prescrizioni del rituale romano. 

E molto importante conoscere la causa esatta dei fenomeni che si possono presentare nel paziente per applicare i rimedi più adatti e più efficaci a eliminare il male. La diagnosi è indispensabile alla terapia — lo sappiamo — e a una falsa diagnosi seguirà sempre una terapia sbagliata, quindi inefficace e talvolta dannosa. In non pochi casi avverrà che l’esorcista debba essere sostituito dal medico psichiatra o dallo psicologo.

E stato osservato che i casi di vera possessione diabolica sono fortunatamente molto rari ai nostri tempi, a differenza di quanto avveniva nell’Antico Testamento e ai tempi di Gesù. La vittoria di Gesù sulla croce ha distrutto il regno di satana e inaugurato il regno messianico di cui lo Spirito Santo è la promessa caratteristica. Questo è il mistero nascosto nei secoli (Ef 3,10). Gli stessi demoni avevano ignorato il piano di salvezza di Dio, perciò avevano spinto gli uomini a uccidere Gesù. E il diavolo — dice san Giovanni — a mettere nel cuore di Giuda di tradire Cristo (Gv 13,2). 
La Passione è un dramma in cui si trova impegnato il mondo invisibile: dietro agli uomini agisce la potenza diabolica. La passione e la morte di Cristo in croce rappresentano la sconfitta definitiva di satana.

Per questo i casi di indemoniati ai giorni nostri sono più rari che nell’antichità e la cautela nel diagnosticarli non è mai troppa, anzi, in caso di errore, è preferibile peccare in diffidenza che in credulità. Diciamo anche che il fatto di essere rari non esclude la realtà dei fatti stessi o che la rarità del fenomeno possa considerarsi una prova della non esistenza del demonio: anche un fatto singolo basta a provare l’esistenza del maligno.

Il rituale romano, cioè il testo ufficiale della chiesa per lo svolgimento dei riti e delle cerimonie sacre, ha un capitolo dal titolo: De exorcizandis obsessis a daemonio, per esorcizzare gli ossessi dal diavolo. In esso, dopo aver raccomandato all’esorcista prudenza e discrezione prima di emettere un giudizio definitivo, elenca alcuni segni che permettono di diagnosticare con relativa certezza l’esistenza di un’autentica possessione. Di questi segni ricordiamo i tre principali:

«Parlare una lingua ignota adoperandone parecchie parole o capire chi le parla; scoprire cose lontane ed occulte; dar prova di forze superiori all’età o alla condizione della persona. Più questi segni sono numerosi, più forti diventano gli indizi».

Il primo segno è parlare lingue ignote, ma per accertare la presenza diabolica bisogna esaminare attentamente la persona, che non abbia imparato precedentemente alcuni vocaboli o qualche frase della nuova lingua. Giustamente il rituale insiste perché siano «adoperati molti vocaboli» e «qualche frase della nuova lingua»; e perché «intenda perfettamente colui che la parla».

Anche il secondo segno, scoprire cose lontane e occulte, si può prestare a equivoci e a false interpretazioni. Ci sono casi di telepatia che si possono spiegare naturalmente senza ricorrere alle cause preternaturali. D’altra parte certe predizioni possono essere effetto o di informazioni precedenti, o di congetture fortuite e casuali, o riferirsi a sventure o a fatti luttuosi: i profeti di sventura, di solito, indovinano sempre perché il male non manca mai nel mondo. Questo segno da solo, quindi, non è sufficiente a dare una certezza assoluta. Per dare una vera certezza deve essere accompagnato da altri segni. Notiamo di passaggio — come si è detto anche altrove — che la conoscenza dei futuri contingenti e dei segreti del cuore sfugge anche agli angeli buoni, che ne hanno solo una conoscenza congetturale. L’intimo dell’animo umano è noto soltanto a Dio.

Lo stesso deve dirsi del terzo segno, l’uso di forze notevolmente superiori a quelle che abitualmenteha il paziente. Vi sono casi di sovraeccitazione psichica che raddoppiano le forze, e bisogna tenerne conto. Vi sono certi fatti però che non si possono attribuire a cause naturali, come la levitazione, il volare a grande altezza e distanza, il camminare coi piedi sul soffitto e con la testa all’ingiù, il sollevar pesi che più uomini non potrebbero muovere. Questi fatti sono stati spesso accertati: essi non possono attribuirsi a Dio nè agli angeli buoni. Non è nello stile di Dio dare inutile spettacolo di sè per soddisfare la curiosità degli uomini. E necessario perciò riconoscervi un segno della presenza diabolica. Quando qualcuno di questi fenomeni si presenta unito ad altri segni sicuri di possessione, come per esempio la ripugnanza alle cose sacre, lo spirito di bestemmia, l’avversione all’eucarestia,si potrà pensare a un’azione diabolica.

L’esorcismo, se condotto secondo tutte le norme stabilite dalla Chiesa, con la dovuta autorizzazione del vescovo locale e seguendo le prescrizioni del rituale romano, ottiene sempre l’effetto voluto, cioè la liberazione dell’indemoniato e il suo ritorno alla normalità.

Ottenuta la liberazione il sacerdote aggiunge l’ultimo scongiuro:

«Che lo spirito cattivo non abbia più il potere di tornare», cioè che la liberazione ottenuta sia definitiva e duri sempre.

Tuttavia i casi di ritorni e di ricadute avvengono lo stesso, anche se di rado. Già nel vangelo si accenna a questa possibilità quando Gesù Cristo parla del demonio scacciato dal corpo dell’ossesso che torna alla carica con altri sette spiriti peggiori di lui (Mt 12, 43-45). La chiesa tien conto di questa eventualità, prega il Signore che non avvenga, ma di per sè non lo può impedire. I teologi hanno cercato di trovare una spiegazione di questo fatto e pensano che la ricaduta sia possibile quando l’indemoniato non si è rimesso completamente a posto con la sua coscienza. Ci possono essere anche altri motivi, ma il principale è questo. Le ricadute di questo genere possono ripetersi più volte.

Concludendo, riportiamo qui la formula usata nell’esorcismo di Leone XIII più o meno simile a quella dell’esorcismo solenne, ma più abbreviata, per far vedere al lettore il modo col quale la chiesa, in nome di Cristo, affronta il demonio e riesce ad avere la vittoria su di lui:

«Gloriosissimo principe delle celesti milizie, Arcangelo san Michele, difendici nella battaglia controtutte le potenze delle tenebre e la loro spirituale milizia. Vieni in aiuto degli uomini creati da Dio a sua immagine e somiglianza e riscattati a gran prezzo dalla tirannia del demonio. Prega dunque il Dio della pace a tenere schiacciato satana sotto i nostri piedi, affinché non possa continuare a tenere
schiavi gli uomini e danneggiare la chiesa.

«Presenta all’Altissimo con le tue le nostre preghiere, perché discendano tosto su di noi le sue divine misericordie e tu possa incatenare il dragone, il serpente antico, satana, e incatenato ricacciarlo negli abissi, donde non possa più sedurre le anime.

«Noi ti imponiamo di fuggire, spirito immondo, potenza satanica, invasione del nemico infernale, con tutte le tue legioni, riunioni e sette diaboliche, in nome e potere di nostro Signore Gesù Cristo: sii sradicato dalla chiesa di Dio, allontànati dalle anime riscattate dal prezioso sangue del divino Agnello. D’ora innanzi non ardire, perfido serpente, di ingannare il genere umano, di perseguitare lachiesa di Dio e di scuotere e crivellare, come frumento, gli eletti di Dio.

«Te lo comanda l’altissimo Dio, al quale, nella tua grande superbia presumi essere simile. Te lo comanda Dio Padre, te lo comanda Dio Figlio, te lo comanda Dio Spirito Santo. Te lo comanda il Cristo, Verbo eterno di Dio fatto carne, che per la salvezza della nostra razza perduta dalla tua gelosia, si è umiliato e fatto obbediente fino alla morte. Te lo comanda il sacro segno della croce e ilpotere di tutti i misteri della nostra fede cristiana. Te lo comanda la eccelsa Madre di Dio, la Vergine
Maria, che dal primo istante della sua Immacolata Concezione, per la sua umiltà, ha schiacciato la tua testa orgogliosa. Te lo comanda la fede dei santi Pietro e Paolo e degli altri apostoli. Te lo comanda il sangue dei martiri e la potente intercessione di tutti i santi e sante.

«Dunque, dragone maledetto, e tutta la legione diabolica, noi ti scongiuriamo per il Dio vivo, il Dio vero, il Dio santo: per Iddio che ha tanto amato il mondo da sacrificare per esso il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca ma abbia la vita eterna: cessa d’ingannare le umane creature e di propinare loro il veleno della dannazione eterna: cessa di nuocere alla chiesa e di mettere lacci alla sua libertà.

«Vattene, satana, inventore e maestro di ogni inganno, nemico della salvezza dell’uomo. Cedi il posto a Cristo, cedi il posto alla chiesa, una, santa, cattolica e apostolica, che lo stesso Cristo conquistò col suo sangue.

«Umìliati sotto la potente mano di Dio, trema e fuggi all’invocazione che noi facciamo del santo e terribile nome di quel Gesù che fa tremare l’inferno, a cui le virtù dei cieli, le potenze e le dominazioni sono sottomesse, che i cherubini e i serafini lodano incessantemente dicendo:

Santo, Santo, Santo è il Signore Dio delle celesti milizie.

Amen».

Paolo Calliari

Affidamento a Maria




Cuore Immacolato di Maria,
io rinnovo oggi nelle tue mani
le promesse del mio battesimo.
Rinuncio per sempre a satana
nemico della nostra gioia;
rinuncio ai suoi inganni,
alle sue seduzioni, alle sue opere.
Mi consegno interamente a Gesù, segno vivo
dell’amore di Dio per noi.
Per essere più fedele a lui
e per poter vivere pienamente come figli di Dio
io mi affido a te, Maria Immacolata,
ti scelgo come mia madre e mia Signora.
A te, come un figlio, io abbandono e consacro la mia vita, la mia famiglia,
la comunità in cui vivo.
Disponi sempre di me, secondo il tuo Cuore, O Maria,
preservami dal male e liberami dal maligno.
Nell’ultimo giorno accoglimi tra le tue braccia
e come un figlio presentami a Gesù.
Allora l’anima mia esulterà di gioia, inizierà il mio Paradiso
e sarà un eterno canto di lode insieme con te,
O Maria madre di misericordia. Amen.


La Madre della Salvezza: Non potrete incontrare mio Figlio fisicamente, ma riuscirete ugualmente a conoscerLo del tutto



Miei cari figli, molte persone cercano mio Figlio, Gesù Cristo, ad un dato momento della loro vita. Quando un‟anima scopre mio Figlio, deve compiere un viaggio che comporta percorsi diversi e diverse tappe. Ogniqualvolta vi avvicinerete a mio Figlio, sarà una lotta, pertanto dovrete aspettarvelo. Quanto più vi avvicinerete a Lui, tanto più Gli diverrete simili, e le Sue peculiarità vi diventeranno familiari. Non potrete incontrare mio Figlio fisicamente, ma riuscirete ugualmente a conoscerLo del tutto. Sentirete il Suo Amore, mentre il Suo Dolore diventerà vostro. La Sua Gentilezza verrà condivisa con voi e la gioia che Egli sperimenta, a causa del Suo amore incondizionato per l‟umanità, diventerà la vostra. La Sua Pazienza sarà instillata nella vostra anima e la Sua Parola sarà radicata dentro di voi attraverso il discernimento che vi sarà donato dallo Spirito Santo. 

Quando arriverete ad amare veramente mio Figlio, diventerete umili come Lui ed avrete un ardente desiderio di servirLo, costi quel che costi. Alcune anime, con il tempo raggiungeranno il cammino della perfezione spirituale, ma non riusciranno a completare questo viaggio finché non riporranno tutta la loro fiducia in Dio. Se un‟anima vacillerà lungo la strada, le verranno concesse le grazie necessarie per rialzarsi e continuare il suo viaggio; viceversa, se un‟anima lotta contro mio Figlio, e si considera degna di sfidare il Verbo fatto Carne, allora essa si separerà da Dio. 

La persona che trova Gesù durante la vita terrena e Lo serve fedelmente, avrà la pace. Poco altro ancora, in questo mondo, potrà mai soddisfarla così. Se un‟anima, divenuta intima di mio Figlio, dovesse poi separarsi da Lui, dovrà sopportare un dolore terribile. Dopo averLo conosciuto ed aver vissuto nel Suo Cuore, il dolore provato per la separazione da mio Figlio è il peggiore che l‟uomo possa sperimentare. 

Quando sarete tentati di sfidare gli Insegnamenti di Cristo o quando verrete maltrattati allo scopo di obbligarvi a respingerLo, in un modo o nell‟altro, sappiate che null‟altro, in questo mondo, potrà mai portarvi la pace, l‟amore o la gioia che vengono da Lui. 

La vostra amata Madre 

Madre della Salvezza

16 Agosto 2014 



mercoledì 13 marzo 2019

La mia anima anela al Tuo Sacro Cuore



Santo,
la mia anima anela al Tuo Sacro Cuore,
felici sono quelli che vivono nel 
Tuo Sacro Cuore e possono adorarTi
tutto il giorno; felici quelli che ricevono
grazie da Te;
chiama nuovamente alla vita tutti quelli 
che ancora giacciono morti,
perché possano gioire in Te,
mostra loro il Tuo Amore,
mostra loro il Tuo Sacro Cuore
affinché cantino 
un Nuovo Inno di Amore per Te.

Dal Mio Trono Mi chino fino a voi per elevare la vostra anima a Me ed animarvi con la Mia Luce



Io sono; 
diletti, guardate Me, vostro Dio, come il Più Compassionevole Santo Compagno che siede sul trono nella Gloria nei Cieli ma, allo stesso tempo, nella Mia divinità, Mi chino fino a voi sulla terra per permettere a tutti di sentirMi, di udirMi, di capirMi ed anche conoscere Me, vostro Signore; sì, dal Mio Trono Mi chino fino a voi per elevare la vostra anima a Me ed animarvi con la Mia Luce;

diletti, vedeteMi come il vostro Sposo che provvederà con grande abbondanza a tutto quello che vi manca; rimuoverò il vostro velo di lutto ed anche il sudario che avvolge le vostre nazioni; asciugherò le lacrime dalle vostre gote, vi consolerò; Io vi amo tutti di un amore eterno e, per Mia Grande Pietà, vi ristabilirò; Io, il vostro Sposo, dividerò tutto quello che ho con voi; ho qui con Me, per adornarvi, se lo desiderate, i Miei più Preziosi Gioielli, la Mia Croce, i Miei Chiodi e la Mia Corona di Spine; sono pronto a condividerli con voi; siete disposti e pronti a condividere con Me la Mia Croce di Pace, d’Amore e di Giustizia?

vedeteMi come vostro Redentore; Io vengo in soccorso di tutti quelli che si aggrappano a Me, rispondo a tutti coloro che M’invocano; compassionevolmente vi guardo tutti perché so quanto siete fragili e quanto facilmente siete tentati dal Tentatore; vi ho redento tutti per Mio Amore Infinito, questo Amore così mal capito ... Io sono Amore e chi vive in Me, vive nella Verità;

Io sono la Radice dell’Albero della Vita e la Sorgente della Vita; ho con Me il Frutto dell’Albero della Vita e l’Acqua Viva dei Miei Pozzi Eterni; venite dunque a Me, venite e saziatevi; venite a mangiare; venite a bere dalla Mia Viva Sorgente, voi tutti che avete sete; Io mai vi rinnegherò; Io, Dio, vi svezzerò con un vero Cibo, Cibo che rimarrà in voi, affinché la vostra povera e miserevole anima possa essere in grado di vivere; le vostre terre sono ridotte a lande desolate e i venti cocenti hanno essiccato le vostre gole, ma Io, che sono il vostro Salvatore, dall’alto vedo tutte queste iniquità, allora non dite: “il Signore ci ha dimenticati”, Io sono Il-Fedelissimo e l’Amore travolgente che ho per voi, vi salva; non ho mai distolto il Mio Santo Volto da voi; one agio omga elneah rima, rima, pgara nedro ha unu Amen rima;1

scrivi, Io diffonderò la Pace e l’Amore nelle terre dei vostri morti; intendo spandere la Mia Pace ed il Mio Amore dappertutto e in tutte le nazioni Senza-Amore; intendo distruggere tutta l’Ingiustizia, e questa era morta sarà risuscitata e Mi seguirà nella Nuova Terra che le preparo e, sotto Nuovi Cieli, essa Mi glorificherà e Mi loderà giorno e notte; non avete ancora capito come il Mio Spirito di Grazia vi prepara, Vigna dopo Vigna, estendendoLe dolcemente e con tanto amore ad ogni nazione?

non avete ancora capito come la vostra Santa Madre e Io stendiamo le Nostre Braccia su di voi coprendovi con le Nostre Benedizioni, preparando Vigne per voi, Vigne che Noi continueremo a moltiplicare, Vigne che produrranno frutti a sufficienza per nutrire una moltitudine? il Mio Spirito di Grazia è come una Vite che produce germogli graziosi e i Miei fiori danno frutti di Pace e d’Amore; avvicinatevi a Me, voi che Mi desiderate e saziatevi dei Miei prodotti, poiché il ricordo di Me è più dolce del miele, il possederMi è più dolce del favo di miele; quanti si nutrono di Me avranno ancora fame e quanti bevono di Me avranno ancora sete; chi Mi obbedisce non dovrà arrossire, chi agisce secondo la Mia volontà non peccherà2;

non vi ho detto che nei giorni a venire produrrò germogli che sbocceranno e fioriranno e riempiranno il mondo intero dei loro frutti? questo frutto crescerà con la Mia Luce ed il Cielo riverserà su di voi la Sua Rugiada per rinfrescare le vostre gole essiccate; concedo al Mio Popolo tutte queste benedizioni;

sentitevi amati da Me, piccoli Miei, l’Amore vi ama e benedice ciascuno di voi, lasciando il Mio Sospiro d’Amore sulle vostre fronti;

20 Settembre, 1989

Sant’Agostino



Cristo è la porta per cui io entro in voi. Entro per Cristo... nei vostri cuori. (In Io. Ev. tr. 47, 2)

AVVISI DALL'ALTRO MONDO SULLA CHIESA DEL NOSTRO TEMPO



Il nemico occulto che semina errori 

Conosciamo tuttavia molte cose di questo mondo diabolico, che riguardano la nostra vita e tutta la storia umana. Il Demonio è all’origine della prima disgrazia dell’umanità; egli fu il tentatore subdolo e fatale del primo peccato, il peccato originale (Gen. 3; Sap. 1, 24), Da questa caduta di Adamo il Demonio acquistò un certo impero sull’uomo, da cui solo la Redenzione di Cristo ci può liberare. È storia che dura tuttora: ricordiamo gli esorcismi del battesimo ed i frequenti riferimenti della sacra Scrittura e della liturgia all’aggressività e alla opprimente «potestà delle tenebre» (cfr. Le. 22, 53, Col. 1, 13).  

È il’ il nemico numero uno, è il tentatore per eccellenza. Sappiamo così che questo Essere oscuro e conturbante esiste davvero, e che con proditoria astuzia agisce ancora; è il nemico occulto che semina errori e sventure nella storia umana. Da ricordare la rivelatrice parabola evangelica del buon grano e della zizzania, sintesi e spiegazione dell'illogicità che sembra presiedere alle nostre contrastanti vicende: «inimicus homo hoc fecit» (Mt. 13, 28). È «l’omicida fin da principio... e padre della menzogna», come lo definisce Cristo (cfr. Gv. 8, 44.45); è l'insidiatore sofistico dell’equilibrio morale dell’uomo. È lui il perfido ed astuto incantatore, che in noi sa insinuarsi, per via dei sensi, della fantasia, della concupiscenza, della logica utopistica, o di disordinati contatti sociali nel gioco del nostro operare, per introdurvi deviazioni, altrettanto nocive quanto all'apparenza conformi alle nostre strutture fisiche o psichiche, o alle nostre istintive, profonde aspirazioni. 

Sarebbe questo sul Demonio e sull’influsso, ch’egli può esercitare sulle singole persone, come su comunità, su intere società, o su avvenimenti, un capitolo molto importante della dottrina cattolica da ristudiare, mentre oggi poco lo è. Si pensa da alcuni di trovare negli studi psicanalitici e psichiatrici o in esperienze spiritiche, oggi purtroppo tanto diffuse in alcuni Paesi, un sufficiente compenso. Si teme di ricadere in vecchie teorie manichee, o in paurose divagazioni fantastiche e superstiziose. Oggi si preferisce mostrarsi forti e spregiudicati, atteggiarsi a positivisti, salvo poi prestar fede a tante gratuite lubie magiche e popolari, o peggio aprire la propria anima, - la propria anima battezzata, visitata tante volte dalla presenza eucaristica e abitata dallo Spirito Santo! - alle esperienze licenziose dei sensi, a quelle deleterie degli stupefacenti come pure alle seduzioni ideologiche degli errori di moda, fessure queste attraverso le quali il Maligno può facilmente penetrare od alterare l’umana mentalità. Non è detto che ogni peccato sia direttamente dovuto ad azione diabolica (cfr. S, Th. 1, 104, 3); ma è pur vero che chi non vigila con certo rigore morale sopra se stesso (cfr. Mt. 12, 45; Eph. 6, 11) si espone all’influsso del «mystcrium iniquitatis», a cui San Paolo si riferisce (II Tess. 2, 3-12), e che rende problematica l’alternativa della nostra salvezza. 

La nostra dottrina si fa incerta, oscurata com’è dalle tenebre stesse che circondano il Demonio. Ma la nostra curiosità, eccitata dalla certezza della sua esistenza molteplice, diventa legittima con due domande. Vi sono segni, e quali, della presenza dell'azione diabolica? e quali sono i mezzi di difesa contro così insidioso pericolo? 

Bonaventura Meyer



PADRE PIO E IL DIAVOLO



Gabriele Amorth racconta... 

Padre Pio, che si trova a San Giovanni Rotondo, per la prima volta scrive a padre Benedetto il 16 luglio 1917: «... Ci sono poi certi momenti che vengo assalito da violente tentazioni contro la fede. La volontà sono certo che ci si posa, ma la fantasia è sì accesa e presenta sì chiari colori la tentazione, che nella mente si aggira, che presenta il peccato come una cosa non solo indifferente, ma dilettevole. Da qui nascono ancora tutti quei pensieri di sconforto, di diffidenza, di disperazione e persino, non inorridite padre, per carità, pensieri di bestemmie. Io mi spavento di fronte a tanta lotta, tremo e mi violento sempre e sono certo che per grazia di Dio non ci cado». 

É immerso in un’oscurità spirituale che non gli concede tregua, né pace; annaspa, nel buio che lo circonda, con questo effetto: «In esso non vi scorgo se non il movimento di fiere che minacciano di farmi loro preda; altro non ascolta il mio udito se non il continuo ruggire di dette fiere, che mi fanno morire in tutti i momenti per lo spavento». E ancora: «Pensieri di bestemmia mi attraversano di continuo la mente; e più ancora, suggestioni, infedeltà e miscredenze... Il demonio strepita e ruggisce assiduamente intorno alla mia povera volontà».  

(Dopo un’esperienza estatica particolarmente delicata...): «Ma Dio! Chi avrebbe potuto immaginare quello che di lì a poco doveva avvenirmi! L’inferno mi si scatenò addosso. Questa parola abbraccia tutto. Venni rigettato in un carcere più oscuro del primo, dove al presente mi trovo, e altro non vi regna se non sempiterno orrore. Qui tutti i miei peccati sono messi al nudo... Ma le tenebre si vanno sempre più intensificando...». 

MARCO TOSATTI 

Tu, misericordia infinita



Il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti (Mc 10,45).


Ci hai ricomprati, Signore, 
con il misterioso dono 
del tuo Sangue prezioso. 
Ci hai liberati da ogni forma di schiavitù, 
perché liberi fossimo capaci 
di amare senza egoismo e sete di possesso. 
La tua morte e resurrezione 
ci ha riaperto la via alla vita nuova. 
La tua infinita misericordia ha riscattato 
la nostra esistenza da ogni esperienza di morte,
da ogni schiavitù, dalla tiepidezza 
e dalla superficialità 
e ci ha resi uomini e donne 
capaci di gratuità senza limiti 
e di amore oblativo verso tutti. 
Tu che sei venuto non per essere servito, 
ma per servire,
ci apri la via alla pienezza della felicità
mediante il tuo sangue prezioso: 
sangue che è fuoco, 
sangue che è vita divina, 
sangue che è luce e speranza di futuro per tutti. 
Lo Spirito che ci doni nel tuo sangue divino 
ci renda capaci di vivere ogni giorno 
in docile obbedienza ai tuoi progetti 
di libertà e di pace. Amen.