venerdì 28 febbraio 2020

LA PROVA DEL DUBBIO



Il segno lo darò in te! 

Verso la fine di agosto del 1920, per provare lo spirito che la conduceva, fu proibita a Josefa ogni comunicazione con l'apparizione che la rapiva. Le si impose di distogliersene, di non credere e di non dare importanza a ciò che avrebbe potuto ancora vedere o sentire.  
Il dubbio ormai incombe su lei. Ne ha l'anima sconvolta e si domanda con ansia se non è divenuta zimbello dell'illusione, come, a quanto pare, si crede. Del resto più volte il demonio le aveva suggerito questo pensiero che essa aveva allontanato come una tentazione per restar fedele a ciò che credeva essere la volontà di Dio. Dov'era dunque la verità?  
Nello stesso tempo l'idea che una tale vita, non voluta né cercata da lei potesse essere un ostacolo alla sua vocazione la torturava. L'orrore istintivo per le cose straordinarie, il desiderio di una vita religiosa umile e nascosta ne sconvolgevano ancor più l'anima agitata.  
Ma abituata al sacrificio più intimo di sé, compenetrata di spirito di fede e di obbedienza non esitò un istante. Senza permettersi né ragionamenti né compromessi, essa decisamente entrò nell'oscuro sentiero in cui il suo amore soffrirà tanto come rivelano i suoi appunti.  

«Il giovedì 2 settembre scrive - alla meditazione vidi la stessa persona così bella, con il Cuore aperto. Mi chiese due volte se L'amassi: per obbedienza non risposi quantunque mi costasse un grande sforzo, sentendomi involontariamente sospinta verso di lei».  

Tre giorni dopo, 5 settembre, Josefa si trovava nella sala del noviziato.  

« …quando ad un tratto - scrive - vidi una gran luce e in mezzo la stessa persona, con il Cuore tutto infiammato. Ebbi tanta paura che fuggii nella cella della Beata Madre. Mi bagnai gli occhi con l'acqua benedetta e mi aspersi anche la persona, ma la visione non spariva».  
«- Perché temi? - mi disse la voce.  
«- Non sai che è qui il luogo del tuo riposo?».  
Trascorse qualche istante di silenzio, poi soggiunse:  
«- Non dimenticare che ti voglio vittima del mio amore». «Poi tutto disparve».  

La prova continuava insistente giorno per giorno. Josefa resisteva e non rispondeva, ma talvolta non riusciva a sottrarsi al fascino che la dominava, alla gioia celeste e soprattutto alla pace che la pervadeva.  

«- Vieni - diceva la voce - entra qui... perditi in questo abisso!».  

Il mercoledì 8 settembre, verso sera, si trovava in preghiera nella cella di Santa Maddalena Sofia e come un lampo passò davanti a lei il Cuore infiammato dicendole:  

«- Che cosa preferisci, la tua volontà o la mia?».  

«Compresi - ella scrive - che era la risposta a ciò che chiedevo a Gesù con tutta l'anima: essere una buona religiosa interamente data all'Amore del Suo Cuore divino, ma nella via comune, nel sentiero ordinario, perché temevo che tutte queste cose fossero di ostacolo alla mia vocazione».  

Il giorno dopo, 9 settembre, alla Santa Messa ella rivide Colui di cui per molto tempo non aveva dubitato. Con una mano teneva il suo Cuore, con l'altra le porgeva una coppa:  

«- Ho inteso i tuoi gemiti - le dice - conosco i tuoi desideri ma non posso esaudirli. Ho bisogno di te per riposare il mio Amore. Prendi questo Sangue sgorgato dal mio Cuore! E la sorgente dell'amore: non temere di nulla e non abbandonarmi! Mi compiaccio di abitare in te, mentre tante anime fuggono lontane!».  
Josefa restò in silenzio:  
«Ma - ella scrive - non potei fare a meno di pensare: Dio mio, se a vessi saputo non sarei venuta qui! Mi perseguita l'idea che restando nel mondo tutte queste cose non mi sarebbero avvenute, e ciò accresce la mia angoscia ogni giorno di più. Se Dio non mi tenesse avvinta a Lui, certamente tornerei indietro: ma mi sento legata in modo incomprensibile e l'amore alla mia vocazione si fa sempre più forte! Perciò mi sento spinta a supplicare continuamente il Cuore di Gesù di lasciarmi nella via comune, senza nulla di straordinario anche priva di consolazione, se così vuole, pur di rimanere fedele nelle più piccole cose e amare senza limiti il Suo Cuore».  

Questo Cuore le appare ancora il giovedì 16 settembre e le ripete:  

«Occorre, per soddisfare il mio Amore, che tu mi cerchi delle anime; le troverai soffrendo molto ed amando. Dovrai sopportare molte umiliazioni, ma non temere di nulla: sei nel mio Cuore».  

In mezzo a tante incertezze Josefa si sforzava di chiudere gli occhi, ma non poteva distogliersi dal bisogno di amare Dio che sentiva crescere ogni giorno di più.  

«Ripetergli che Lo amo - ella scrive - è l'unica cosa che mi mette in pace e mi distacca dalla terra. Nel passato nutrivo una viva tenerezza per i miei cari, e per altre persone... le amo ancora, ma in altro modo. Mi pare che adesso niente può riempire il mio cuore, e talvolta come istintivamente ripeto: mio Dio, Ti amo! Ciò basta per aiutarmi a compiere cose che mi sarebbero altrimenti impossibili.  
«Talvolta, lavorando, mi trovo distratta, e ad un tratto, come un lampo, quel Cuore mi passa davanti, lasciandomi a lungo infiammata d'amore».  

Mentre l'azione crocifiggente della prova si accentuava e crescevano le ansie di Josefa, l'obbedienza la manteneva fedele e lo spirito di cui era animata si rivelava a poco a poco. Gesù la svincolava da ogni cosa creata per unirla completamente a Sé.  
Il venerdì 17 settembre, alla Messa, Nostro Signore le si mostrò, triste in volto, con le mani legate, la corona di spine in capo, il Cuore infiammato come sempre. Le presentò una croce, che ella dapprima non aveva veduta e le disse:  

«Ecco la croce che ti offro: me la rifiuterai?». «Mi sento una grande angoscia per non poter rispondere - ella scrive - perché l'anima mia si slancia verso di Lui nonostante tutto. 

Ardo dal desiderio di amarlo e il dubbio che non sia Lui mi tortura. Perciò quello che chiedo ardentemente è che tutte queste cose cessino per sempre!».  

Ma Egli ritorna di nuovo:  

«Alla meditazione, domenica 19, riflettevo su quello che avrei potuto fare per amarlo maggiormente giacché non riesco a pensare ad altra cosa. Ad un tratto Lo vidi ed il suo Cuore era come un incendio... Quel Cuore che mi infonde tanta pace e mi rende forte per sostenere ogni sofferenza!».  
«- Se Mi ami - mi disse - ti starò sempre vicino. Se Mi segui continuamente, sarò la tua vittoria contro il nemico, mi manifesterò a te e ti insegnerò ad amarmi!».  

Il giorno dopo, 20 settembre, assillata dalla stessa ansietà, essa supplica Nostro Signore di voler concedere un segno alle sue Superiore, affinché sappiano se tutte queste cose vengono da Lui o no. Egli ad un tratto appare e dice:  

«- Il segno lo darò in te. Quello che voglio è che ti abbandoni a Me».  

Questo segno infatti Dio già stava imprimendolo nell'anima docile e generosa di Josefa, attraverso una lotta che pur la lasciava invariabilmente obbediente. Gli inviti divini si moltiplicavano, ma ella continuava a mantenere il silenzio.  

«Venne però un giorno in cui - scrive il 27 settembre - non so che cosa sia avvenuto in me. Mi vidi come costretta ad arrendermi, ad abbandonarmi a ciò che Dio voleva fare di me e non potei trattenermi dal dirgli: Sì, o Signore, sono Tua: ciò che vuoi io lo voglio! Immediatamente vidi Gesù bellissimo che mi disse:  
«- Non temere, sono Io».  
Il venerdì 29 settembre mi rivolse di nuovo la domanda:  
«- Sei disposta a fare la mia Volontà?».  
«Mio Dio - ella scrive - se sei Tu veramente mi metto nelle Tue mani perché Tu faccia di me ciò che vorrai. Quello che Ti chiedo è di non essere ingannata e che nulla metta ostacolo alla mia vita religiosa».  
«Egli mi rispose: «- Se sei nelle mie mani di che puoi temere? Non dubitare, né della bontà del mio Cuore, né del mio Amore per te».  
«Una fiamma si sprigionò dal Suo Cuore e mi avvolse.  
«Ciò che ti chiedo - Egli continuò - è di essere sempre pronta a consolare il mio Cuore, ogni volta che ho bisogno di te. La consolazione di un'anima fedele mi compensa delle amarezze che mi infliggono tante anime fredde e indifferenti. Sentirai, sì, talora tutto il peso della mia angoscia, ma è così che mi consolerai. Non temere di nulla, sono con te!».  

Tuttavia queste parole non la rassicuravano del tutto, e quando si trovava sola l'anima sua era di nuovo immersa in un'angoscia indicibile. Combattuta tra le attrattive talora irresistibili dell'amore, il timore delle cose straordinarie, l'obbedienza che le imponeva il silenzio, supplicava Nostro Signore di lasciarla nella vita semplice e comune che il suo amore desiderava, o di dare la luce necessaria per mettere fine a tanti dubbi e sofferenze.  
É ormai vicina l'ora in cui Colei che mai viene invocata invano si chinerà sull'umile sua figlia.  
La sera della domenica 3 ottobre, la Madre Assistente, indovinando, dal volto della novizia, la sua intima tortura, le disse di andare a coricarsi prima dell'ora ordinaria. Nel piccolo dormitorio Josefa, non riuscendo a dormire, si mise a pregare la Madonna.  

«Recitai le litanie della SS.ma Vergine - ella scrive - con tutto il cuore ripetei la domanda che da parecchi giorni non cessavo di rivolgere alla Madre celeste: Madre mia! ti supplico per amore di Dio, non permettere che sia ingannata, e fa' conoscere se queste cose sono vere o no!  
«In quel momento sentii come un passo leggero, come se qualcuno si avvicinasse, e vidi vicino al mio letto una figura vestita di bianco, avvolta in un lungo velo, con una dolce e gentile fisionomia. Teneva le mani incrociate, mi guardò soavemente e disse:  
«Figlia mia, non sei nell'inganno, e la tua Madre presto lo saprà; però tu devi soffrire per conquistare anime a mio Figlio».  
«Poi disparve lasciandomi in una pace inesprimibile».  

Fu il passaggio della Regina del cielo e la figlia amorosa non ne dubitò. Maria però aveva detto: Devi soffrire! e a quest'invito alla sofferenza redentrice, Josefa doveva acconsentire liberamente.  
Il giorno dopo, 4 ottobre, Nostro Signore mostrandole il Cuore ferito, le disse:  

«Guarda in che stato le anime infedeli mettono il mio Cuore. Non conoscono l'Amore con cui le amo, perciò mi abbandonano. Non vuoi tu... almeno tu... fare la mia volontà?».  

L'ansia assalì Josefa.  

«Tacqui - ella scrive lealmente - ma in me tutto si ribellava. Egli disparve e compresi di avergli fatto dispiacere».  
«Il giorno dopo, martedì 5 ottobre, mentre dicevo le litanie della Madonna, vidi davanti a me la Madre celeste come la prima volta. Dopo qualche istante mi disse:  
«- Se rifiuti di fare la volontà di mio Figlio sarai tu a ferirlo nel Cuore. Accetta tutto quello che ti chiede e non attribuir nulla a te stessa. Sì, figlia mia, sii molto umile!».  
«Scomparve dopo avermi di nuovo guardata con grande compassione».  
La Madre di amore e di misericordia aveva interceduto. Oramai era entrata nella via tracciata dal Maestro divino per la sua prediletta e vi resterà fino alla fine. Accanto a Gesù, Maria prenderà quel posto discreto e riservato, tenero e forte insieme che Le spetta.  
Lascerà sempre in primo piano il Cuore di Gesù e solo interverrà per rassicurare Josefa nelle sue esitazioni, fortificarla nei timori, ricondurla sulla linea della volontà di Dio.  
L'avvertirà o la rialzerà, l'inizierà alle disposizioni del Figlio Suo e la preparerà alla sua visita; le insegnerà a stare in guardia contro il nemico e a riparare le sue debolezze. Infine sarà sempre presente nelle lotte pericolose col demonio per difenderla «forte come un'armata schierata in battaglia».  
L'intervento della Madonna confermò la luce che, gradatamente, andava facendosi attorno a Josefa: la sua obbedienza semplice e coraggiosa, l'indifferenza e l'abbandono da cui era animata, come anche l'umile diffidenza di sé e il timore delle vie straordinarie, e soprattutto l'amore della sua vocazione che per nulla al mondo avrebbe mai abbandonato, non era forse qui il segno di Dio? Ci si poteva opporre più à lungo ai suoi disegni? Alle guide di Josefa sembrò ormai venuto il tempo di lasciar libero campo all'azione divina, quantunque l'umile novizia dovesse rimanere circondata dal più vigile controllo. Perciò, malgrado le proprie ripugnanze, ricevette il permesso di «offrirsi».  

«Il venerdì 8 ottobre - ella scrive - alla meditazione, feci l'atto di abbandono alla Volontà di Dio. Durante la Messa, un po' prima del Vangelo vidi la Madonna. La supplicai d'intercedere per me presso Dio e Le spiegai perché mi ripugnava ricevere quelle grazie, quantunque fossi decisa di glorificare il Cuore di Gesù, consolarlo e acquistargli delle anime. Credo che abbia avuto compassione di me e mi ha detto:  
«Figlia mia, ripeti a Gesù queste parole a cui il Suo Cuore non saprà resistere: Padre mio, rendimi degna di compiere la Tua santa Volontà, perché sono tutta Tua».  
«Ed aggiunse: «- Nelle mani di un Padre tanto buono che cosa può mancarti?».  
«La supplicai di ricevere il mio atto di offerta e di ripeterlo Ella stessa a Gesù».  
La sera di quel giorno, entrando in cappella per l'adorazione, Josefa si trovò a un tratto in presenza di Nostro Signore.  
«Lo vidi col volto bellissimo - ella scrive - col Cuore circondato di fiamme, e nel Cuore, davanti alla croce, un libro aperto. Non capivo che cosa fosse... Mi sono offerta di nuovo, promettendo di non più tirarmi indietro. Mi ha posato la mano sul capo e mi ha detto:  
«Se tu non mi abbandoni, neppure Io ti lascerò. Da ora in avanti, Josefa, non chiamarmi se non Padre e Sposo. Se Mi sei fedele, faremo questo patto divino: tu mia sposa, Io tuo Sposo! Ora, scrivi quello che leggi nel mio Cuore: è il compendio di ciò che aspetto da te».  
«Allora lessi nel libro: «- Sarò l'unico Amore del tuo cuore, il dolce supplizio dell'anima tua, il gradito martirio del tuo corpo.  
«Tu sarai vittima del mio Cuore, mediante il disgusto amaro per tutto ciò che esiste all'infuori di Me; vittima dell'anima mia per mezzo delle angosce di cui la tua è capace, vittima del mio corpo col distacco da tutto ciò che può soddisfare il tuo, e con l'odio verso una carne colpevole e maledetta». 1 
«Quando ebbi finito la lettura Gesù mi fece baciare il libro e disparve». 

(N. Signore a Josefa, 20 settembre 1920).  

La concretezza della Parola di Dio



L’educazione e l’evangelizzazione dei figli 

"Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore; li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando sarai seduto in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai". 
Deuteronomio 6,6 

 Il primario compito di ogni famiglia è l'educazione cristiana dei figli "In modo particolare i genitori partecipano all'ufficio di santificazione conducendo la vita coniugale secondo lo spirito cristiano e attendendo all'educazione cristiana dei figli" 1 - "I laici compiono la loro missione profetica anche mediante l'evangelizzazione, cioè con l'annunzio di Cristo fatto con la testimonianza della vita e con la parola. Questa azione evangelizzatrice ad opera dei laici acquista una certa nota specifica e una particolare efficacia, dal fatto che viene compiuta nelle comuni condizioni del secolo. Tale apostolato non consiste nella sola testimonianza della vita: il vero apostolo cerca le occasioni per annunziare Cristo con la parola, sia ai credenti...sia agli infedeli" 2 - "Così ogni laico, in ragione degli stessi doni ricevuti, è un testimone e insieme uno strumento vivo della missione della Chiesa stessa secondo la misura del dono di Cristo (Ef.4,7) 3 .  
Molti genitori dimenticano questo compito fondamentale e, nella migliore delle ipotesi, delegano tale dovere ad altri (catechisti, scuola, movimenti vari di preghiera); istituzioni che devono invece rimanere complementari. Ma la Sacra Scrittura è chiara (Matteo 25,14)! Con la parabola dei talenti ciascuno deve produrre in proporzione ad essi; ed i genitori debbono evangelizzare primariamente i figli. Il mancato assolvimento di questo compito costituisce un peccato di omissione a cui rispondere davanti al tribunale di Dio. La Madonna, nei suoi messaggi, ci ricorda il dovere di leggere la Bibbia in famiglia. E tutto ciò è indispensabile per ottenere e diffondere una "sana" evangelizzazione che contrasta con quanto il "mondo" comunemente intende per valori evangelici. A mo’ d'esempio riporto uno stralcio della seguente intervista 4 : 
Rosa: "...Mi spiegavano che ciò che conta è la ragione, la materia, che ciò che conta sono solo gli ideali dell'uomo, gli ideali figli della ragione. Mi facevano capire che non è il caso, che è di cattivo gusto parlare di religione. Allora ho sentito questa pressione come un tentativo di annientare la mia identità e ho provato, fortissimo, il bisogno di testimoniare nel modo più chiaro la mia fede...". 
E su quanto sopra riportato siamo tutti d'accordo; su quel che segue invece ci troviamo in aperto contrasto sia con tutto il contenuto Scritturale, sia con quanto la Madonna desidera si faccia e quindi in aperta eresia (Matteo 6,33- Matteo 19,16 seg. - Galati 1,8 seg.-Veritatis Splendor, Nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica ecc.). 
Rosa: "...Ma non è questo l'essenziale. Non dobbiamo confondere la religione, la fede in Dio, la moralità come ce la insegna il Vangelo con la dottrina ufficiale della Chiesa. La dottrina evolve con l'insegnamento dei pontefici, con i concili. L'essenza del cristianesimo non è di proibire questo o quello, ma il senso di fratellanza universale, l'onestà, la rettitudine. L'essenziale è avere un cuore buono, il resto è secondario. E' secondario anche essere praticanti, osservanti..." 
Molti genitori quindi si domanderanno come e con quali mezzi educare religiosamente i figli. La Madonna, come ripeto, con un preciso messaggio ci indica quale "strumento" utilizzare: la Parola di Dio.  
"Cari figli! Oggi vi invito a leggere ogni giorno la Bibbia nelle vostre case: collocatela in luogo ben visibile, in modo che sempre vi stimoli a leggerla e a pregare. Grazie per aver risposto alla mia chiamata!" (Medjugorje-18.10.1984) 

"[25]In quel tempo Gesù disse: «Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli.  
[26]Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te". 
(Matteo 11,25) 

"[10]E non fatevi chiamare "maestri, perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo.  
[11]Il più grande tra voi sia vostro servo; chi invece si innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato". 
(Matteo 23,10-11) 

"[27]E quanto a voi, l'unzione che avete ricevuto da lui rimane in voi e non avete bisogno che alcuno vi ammaestri; ma come la sua unzione vi insegna ogni cosa, è veritiera e non mentisce, così state saldi in lui, come essa vi insegna".
1 Giovanni 2,27) 

"[9]L'abbiamo già detto e ora lo ripeto: se qualcuno vi predica un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anatema!  
[10]Infatti, è forse il favore degli uomini che intendo guadagnarmi, o non piuttosto quello di Dio? Oppure cerco di piacere agli uomini? Se ancora io piacessi agli uomini, non sarei più servitore di Cristo!" 
(Galati 1,19-10) 

"[14]Tu però rimani saldo in quello che hai imparato e di cui sei convinto, sapendo da chi l'hai appreso  
[15]e che fin dall'infanzia conosci le Sacre Scritture: queste possono istruirti per la salvezza, che si ottiene per mezzo della fede in Cristo Gesù.  
[16]Tutta la Scrittura infatti è ispirata da Dio e utile per insegnare, convincere, correggere e formare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona". 
(2 Timoteo 3,14 seg.) 

"[13]Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!» 
(Luca 11,13) 

"[6]Gesù disse loro: «Fate bene attenzione e guardatevi dal lievito dei farisei e dei sadducei»." 
(Matteo 16,6) 

[99]Sono più saggio di tutti i miei maestri, 
perché medito i tuoi insegnamenti.  
[100]Ho più senno degli anziani, 
perché osservo i tuoi precetti. 
[101]Tengo lontano i miei passi da ogni via di male, 
per custodire la tua parola. 
[102]Non mi allontano dai tuoi giudizi, 
perché sei tu ad istruirmi. 
[103]Quanto sono dolci al mio palato le tue parole: 
più del miele per la mia bocca. 
[104]Dai tuoi decreti ricevo intelligenza, 
per questo odio ogni via di menzogna. 
[105]Lampada per i miei passi è la tua parola, 
luce sul mio cammino. 
[106]Ho giurato, e lo confermo, 
di custodire i tuoi precetti di giustizia. 
[107]Sono stanco di soffrire, Signore, 
dammi vita secondo la tua parola. 
[108]Signore, gradisci le offerte delle mie labbra, 
insegnami i tuoi giudizi. 
[109]La mia vita è sempre in pericolo, 
ma non dimentico la tua legge. 
[110]Gli empi mi hanno teso i loro lacci, 
ma non ho deviato dai tuoi precetti. 
[111]Mia eredità per sempre sono i tuoi insegnamenti, 
sono essi la gioia del mio cuore. 
[112]Ho piegato il mio cuore ai tuoi comandamenti, 
in essi è la mia ricompensa per sempre". 
(Salmo 119,99 seg.)
***

PERCHÉ DIO HA DETTO “BASTA!” ALL’UMANITÀ DI OGGI



(GFD/3/181) 1. «E quando Ohlad, il consigliere, si trovò nel tempio con i dieci ministri, egli si prostrò subito sulla sua faccia  dinanzi all’altare e pregò Dio perché volesse mostrare grazia e  misericordia ai novantanove fratelli, compreso il re di facciata. 

2. E il Signore disse: “Ohlad! Io ho considerato te e i tuoi fratelli, e Mi sono rallegrato per il fatto che essi si sono convertiti  ed hanno rivolto a Me il loro cuore e la loro anima; Io però ho  ancora una cosa contro di loro, ed essa è quanto mai importante  per il loro spirito! 

3. Nel mondo essa appare equa, anche giusta e del tutto innocente;  però non così essa appare a Me! 

4. Ma che cos’è dunque che io ho contro di loro?  

5. Ascolta! Essi hanno la passione di visitare, con ogni tipo di  pretesti amichevoli, certe famiglie molto in vista, nonché, viceversa,  di voler offrire a loro volta ricevimenti e ricevere visite! Da questa  maligna passione non è immune neppure Danel, il portavoce dei  consiglieri, il quale è il più saggio fra tutti! 

6. Gli uomini hanno una grande gioia quando le belle donne vanno  a fare loro visita e si rallegrano oltremodo quando possono  ricambiare la visita a tali belle donne. 

7. Le donne invece, al contrario, sono molto avide di visite maschili; e quanto più numerosi sono gli uomini e quanto più spesso  si offre loro occasione di riceverne le visite, tanto più allegre e del  tutto più follemente amichevole esse diventano. 

8. Anche se le donne frequentano meno gli uomini rispetto alle  persone del proprio sesso, in ogni caso tutto il cielo dovrebbe  diventare ardente di fuoco dalla rabbia per lo sdegno suscitato dalle terribili stupidaggini che esse dicono quando spettegolano  insieme!

9. Quanto più insensati, privi di valore e stolti sono i pettegolezzi, tanto maggiore è il loro diletto; e quanto più sciocche, più  pazze, più stolte e più burlone e ridicole sono le cose che  succedono in una simile ricevimento, tanto più gradito e  piacevole riesce anche per loro, ed è per questa ragione che un tale  ricevimento viene anche frequentato di preferenza volentieri. 

10. Ma del tutto particolarmente le donne – sia giovani che vecchie –  guardano che ci siano sempre presenti, in un simile ricevimento dei  pettegolezzi che Io odio completamente, molti esseri giovani di  sesso maschile che conoscano così bene l’arte di fare la corte e che  sappiano anche preparare ogni specie di giochi spassosi, in modo da procurare alle donne un piacevole divertimento; e quanto più insensati  e stolti, e quanto più inutili e insignificanti sono questi giochi, tanto  più popolari essi sono, e del tutto specialmente quando tali giochi sono  eseguiti da giovani che hanno una bella figura! 

11. Vedi, i tuoi novantanove fratelli hanno tali mogli e tali figli; la  moglie di Danel però è fra tutte la più grande amante dei  pettegolezzi! In verità, questo Mi dà nausea e ancora nausea! 

12. Io vorrei tenere una carogna nella Mia bocca per mille anni  piuttosto che guardare, anche solo per un secondo e da molto  lontano, una tale amante della vita di società! 

13. E il motivo sta nel fatto che questo è un ottimo modo per  rovinare e uccidere lo spirito che proviene da Me; infatti è proprio nelle riunioni di tale specie che tanto la donna quanto l’uomo  imparano, meglio che in ogni altra occasione, a dimenticarsi di Me  e a gettarsi del tutto fra le braccia velenose del serpente del  mondo allegro e pieno di lusinghe! 

14. Ebbene, chi pensa a Me quando si trova in una simile riunione  di pettegolezzi, giochi, chiacchiere e risate, mentre Io devo in  ciascun istante conservare loro la vita? 

15. Perciò Io maledico tutte le riunioni di questo tipo, dove gli  uomini si rendono visita a scopo di divertimento, e non per  parlare di Me e per farsi istruire su di Me; e per quanto queste visite  siano di tipo breve, siano comunque maledette, specialmente quando  vi vengono condotti i bambini, nei quali con ciò ogni migliore seme  viene ben presto soffocato. 

16. Va’ dunque fuori e annuncia ai tuoi novantanove fratelli questa  Mia Volontà, e che essi facciano lo stesso anche con le loro ottuse  mogli e figli; e dì loro che Io non benedirò nessuno con la Mia Grazia  prima che egli non abbia ordinato la sua casa in questo modo! 

17. Se questo male non verrà estirpato dalla radice, allora Io, ad un  simile mondo, manderò il Mio Giudizio al posto della Grazia!  Amen”». [...]  

(GFD/3/182) 14. (Continua il Signore:) «O voi uomini e donne  insaziabili, voi volete di più perché in Me non avete abbastanza!  Io sono per voi troppo poco, perciò voi volete i passatempi del  mondo! Perciò volete ridere e spettegolare e giocare in allegra  compagnia, perché Io vi annoio! 

15. Ad Adamo era sufficiente la Mia compagnia, e ad Eva erano  sufficienti Adamo e i propri figli; perciò egli visse contento  novecentotrent’anni senza giochi di società! Perché dunque voi  volete di più? 

16. Io però dico a te Ohlad, poiché ti ho già consacrato: “Se voi  vi fate visita nel Mio Nome, come faceva Adamo perfino  visitando i suoi figli, allora anche ogni riunione sarà benedetta, perché dove due o tre si raduneranno nel Mio Nome, là sono Io  in mezzo a loro! 

17. Dove però si formano riunioni per farsi visite allo scopo di continui divertimenti mondani di qualsiasi tipo, là che sia  pure presente Satana e che, secondo il suo desiderio, strangoli i  suoi figli!». 

Jakob Lorber – Giuseppe Vesco 

AI DONATISTI DOPO LA CONFERENZA



Sentimento della Chiesa che è in Africa contro i Donatisti. 

4. 5. Parli anche la Chiesa cattolica, costituita nell'Africa stessa, e  unita strettamente a tutte le altre nella comunione attraverso la  pace e l'unità di Cristo; anch'essa dica: " La causa di Ceciliano non  pregiudica neppure me, contro il quale, in sua assenza, settanta  vescovi hanno pronunziato una sentenza di condanna, poiché  questa causa non pregiudica affatto la Chiesa che è diffusa in tutto  il mondo e con la quale io permango in comunione, altrimenti deve  necessariamente pregiudicare il partito di Donato la causa di  Primiano, che è stato pure condannato in sua assenza dai suoi  colleghi in un concilio ben più numeroso. Se, dunque, essa non può  pregiudicare, appunto perché una causa non pregiudica un'altra  causa, né una persona pregiudica un'altra presona, a maggior  ragione questo criterio di giustizia deve valere in favore dell'unità cattolica di Cristo, se anche il partito di Donato ne reclama  l'applicazione in proprio favore ". Ecco ciò che proclama la Chiesa  che è in Africa: " O partito di Donato, tu hai pronunciato queste  parole, tu hai riconosciuto come tue queste parole, tu hai  sottoscritto queste parole : una causa non pregiudica un'altra  causa, né una persona pregiudica un'altra persona. Io leggo il nome  di Ceciliano fra gli elenchi delle anime che riposano da gran tempo,  tu vedi tuttora e frequenti fisicamente Feliciano, colui che ha  condannato Primiano. Tu hai condannato Feliciano nella stessa  causa di Primiano e poi lo hai unito a Primiano e a te come era  prima, cioè nella dignità di vescovo. Se il principio, che una causa  non pregiudica un'altra causa né una persona pregiudica un'altra  persona, vale fino al punto che non ti pregiudica la comunione di  Feliciano, il quale attualmente vive con te, come può pregiudicarmi  la memoria di Ceciliano, morto da tanto tempo? ". 


Ritorno a casa



Cristiani, atei ed ebrei convertiti alla fede cattolica


I convertiti dal Protestantesimo

Cornelia De Vogel

Cornelia J. de Vogel è una storica olandese. Racconta nel suo scritto Sino alla pienezza cattolica: Il mio ingresso nella chiesa cattolica non è stata una conversione nel senso abituale della parola. Non avvenne, quindi, quando incontrai Cristo, né ebbi il primo vero contatto con Dio, né il primo contatto con la realtà di una Chiesa visibile. Io appartenevo alla Chiesa riformata olandese. Ma nell’inverno del 1944-1945 feci il mio ingresso nella Chiesa cattolica. 
Non è che io credetti che non vi fossero peccati né apostasie in questa Chiesa, ma erano assolutamente condannati da questa dottrina e fortemente combattuti nella pratica, mentre nella Chiesa riformata, alla quale io appartenevo allora, il peccato era più o meno legittimato dalla dottrina, con un richiamo al testo della lettera ai Romani 7, 14, senza che venissero insegnate ai credenti la vigilanza e la lotta.
Dopo alcuni anni di orientamento generale, iniziai la traduzione della principale opera dogmatica di sant’Atanasio: “Discorsi contro gli Ariani”. Con grande stupore mi ritrovai di fronte ad una teologia puramente cattolica in tutti i suoi punti essenziali. Ovvero osservai che in tutto ciò che nella Riforma del XVI secolo viene opposto alla dottrina di Roma, Atanasio si orienta verso la parte cattolica... Lo studio delle origini della Chiesa modificò a poco a poco la mia visione sulla Storia della Chiesa. Constatai con chiarezza che, su tutta la linea, la Chiesa antica aveva compreso il Vangelo nel cammino cattolico, che vi era continuità tra l’antichità cristiana, il Medioevo, la Chiesa cattolica romana attuale. D’altra parte, la tradizione della Riforma ha introdotto un’interpretazione del Vangelo che non si rifà all’antichità e che non trova appoggi nei suoi rappresentanti più illustri come Santo Agostino e Sant’Atanasio... Chi stava nell’errore? La chiesa dei secoli, la Chiesa di Atanasio e Agostino, la chiesa che costruì le cattedrali del Medioevo, e che ancora oggi dà frutti di una santità eccezionale? O coloro che nel secolo XVI si separarono da questa Chiesa per fondare un’altra tradizione basata su un’interpretazione contraria a quella che ha prevalso fin dagli inizi?
Scrisse un libro Ecclesia Catholica, apparso ad Utrecht nel 1946, dove espone tutti i motivi che la condussero alla Chiesa cattolica. 

Padre ángel Peña

PREGHIERA ALLA S. FAMIGLIA PER LE ANIME DEL PURGATORIO




1. Dagli abissi profondi della terra, ascoltate, o Famiglia Santissima, le grida dolorose che le anime purganti mandano al cielo. O Gesù, sono tue spose, o Maria, sono tue figlie, o Giuseppe, sono tue protette, donate loro la pace eterna. L'eterno riposo…

2. Da tutta la terra, o Famiglia santissima, si sollevano le preghiere delle anime pie, che si interessano per la liberazione degli spiriti prigionieri del Purgatorio.
Guardate, o Gesù, Maria, Giuseppe, quanto soffrirono questi giusti, quante penitenze incontrano volentieri per soddisfare ai debiti di quelle misere, con quanta generosità hanno fatto donazione ad esse di tutte le opere soddisfattorie. Accogliete l'eroismo di queste vittime della carità cristiana, e aprite presto le porte di quel carcere doloroso. L'eterno riposo..

3. Dalla vostra sacra casa di Nazareth, o Gesù, o Maria, o Giuseppe, quale gradito profumo si innalza al cielo per implorare la libertà alle povere schiave del Purgatorio! Voi finché viveste vi offriste, vittime perpetue per i vivi e per i defunti. Le vostre preghiere, i vostri sacrifici nella vita mortale abbracciarono tutti i tempi e tutte le anime.
Applicate pertanto agli spiriti tormentati nel Purgatorio il tesoro dei vostri meriti, mostratevi presto a loro e conducete tutte quelle prigioniere con voi a cantare l'inno eterno del ringraziamento. L'eterno riposo...

4. Accettate, o Famiglia santissima di Gesù, Maria e Giuseppe, la piena e totale donazione che vi facciamo di tutte le nostre opere soddisfattorie a favore dei poveri defunti. Noi vogliamo compiere questo atto di carità con le intenzioni medesime che voi aveste vivendo, e con quelle medesime, che voi avete ora nel cielo. Affrettate il riposo eterno a quelle anime desolate, e fate che con voci gioiose possano cantare: "Noi ci siamo tutte rallegrate all'annuncio che Sacra Famiglia ci ha recato: Andremo nella Casa del Signore".
L'eterno riposo...

5. Per quella dolce soavità ed amabilità ineffabile, con cui voi, o Famiglia Santissima, accoglieste i pastori di Betlemme e le persone di Nazareth e perfino gli Egiziani infedeli; per quelle tenere parole e maniere dolcissime con cui consolaste ogni anima afflitta, che a voi ricorreva, noi vi supplichiamo di voler confortare ugualmente le anime purganti. Soprattutto, solleva, o Gesù, le anime più devote del tuo Cuore; o Maria, le anime più devote dei tuoi dolori; o Giuseppe, le anime più fiduciose nel tuo patrocinio: sollevate anche le anime per le quali siamo tenuti maggiormente a pregare; quelle dei parenti, degli amici, dei benefattori; quelle più dimenticate, più tormentate, e a voi più gradite. L'eterno riposo...

giovedì 27 febbraio 2020

Geremia



Geremia risponde agli inviati del re

1Questo è il messaggio che il Signore affidò a Geremia per il re Sedecia. Il re aveva mandato da Geremia Pascur, figlio di Malchia, e il sacerdote Sofonia, figlio di Maasia, per domandargli: - 2 Poiché Nabucodonosor re di Babilonia ci ha dichiarato guerra, per favore, consulta il Signore per noi. Forse il Signore compirà a nostro favore uno dei suoi prodigi e costringerà il nemico ad allontanarsi. 3Geremia rispose agli inviati del re: - Andate a riferire a Sedecia 4quel che dice il Signore, Dio d'Israele: 'Voi combattete contro l'esercito del re di Babilonia che vi assedia. Ma io farò indietreggiare i vostri soldati dalle mura fino a concentrarli tutti in mezzo alla città. 5Io stesso combatterò contro di voi con tutte le mie forze, con ira, furore e grande sdegno. 6Colpirò quelli che vivono nella città: uomini e animali moriranno con una terribile peste. 7Inoltre consegnerò in potere di Nabucodonosor re di Babilonia, Sedecia re di Giuda, i suoi ministri e la gente che sarà riuscita a sopravvivere alla peste, alla guerra e alla carestia. Li consegnerò nelle mani dei nemici che cercano solo di farli morire tutti. Infatti Nabucodonosor non si lascerà commuovere: li farà uccidere con la spada, non avrà pietà di nessuno, non li perdonerà. Ve lo dico io, il Signore'. 8Il Signore ordinò poi a Geremia di annunziare al popolo questo messaggio: 'Vi offro la possibilità di scegliere tra la via che conduce alla vita e la via che conduce alla morte, - così dice il Signore. - 9Chi vuol rimanere in questa città, morirà in guerra, o di fame o di peste. Ma chi decide di uscire dalla città per arrendersi ai Babilonesi che l'assediano, non sarà ucciso: avrà almeno salva la vita. 10Ho deciso di distruggere Gerusalemme, non di salvarla. Essa sarà occupata dal re di Babilonia che la distruggerà con il fuoco. Lo dico io, il Signore'.

CON L’IMMACOLATA CONTRO MASSONI E “NEMICI” DELLA CHIESA DI DIO



L'Immacolata, segreto di vittoria su tutti i nemici.

Questi interventi di grazia l'Immacolata li effettua o nel mistero del cuore dell'uomo o, anche e spesso, attraverso apparizioni, miracoli, scelte di eccezione, ecc. ecc. Spesso, appare a tutti, che gli interventi prodigiosi sono in diretta opposizione ai piani rivoluzionari dei perversi. Tali appaiono, per es., gli interventi dell'Immacolata nei secoli XIX e XX, quando cioè è appena nata ufficialmente la massoneria (1717) «e i movimenti massonici si diffondono in tutto il mondo. I germi del dissolvimento protestante, grazie alla massoneria, fruttano quel movimento di rifiuto del soprannaturale che ha nome di Illuminismo (...) la rivoluzione francese (1789), che a sua volta diventa punto di partenza e focolaio di ispirazione delle vaste ondate rivoluzionarie dell'Ottocento; portate avanti dalle formazioni massoniche (Illuminati di Baviera, Carbonerie, Alte Vendite, ecc.). Il movimento di scristianizzazione si trasmette dai vertici borghesi alle masse popolari. In questo quadro rivoluzionario di ispirazione illuministica si accendono le luci soprannaturali di Rue de Baca Parigi, La Salette e Lourdes». L'Immacolata, cioè, risponde con la Medaglia miracolosa; suscita quel centro di enorme spiritualità e di conversione che è Lourdes con le sue apparizioni; e pochi giorni prima della Rivoluzione di ottobre in Russia, ella è già apparsa a Fatima. Tutto avviene nel nome dell'Immacolata, e tutto Dio ha voluto che si ispirasse a Lei. La stessa Liturgia, che opera la rigenerazione e la santificazione, è ispirata a Lei: «L'anima si rigenera nell'acqua del santo battesimo e in tal modo diviene figlia di Dio. L'acqua che purifica tutto ciò su cui scorre, è il simbolo di Colei che purifica ogni anima che Le si avvicina, è simbolo dell'Immacolata, di Colei che è senza macchia; su colui che è lavato da quest'acqua discende la grazia dello Spirito Santo. Lo Spirito Santo, il divino Sposo dell'Immacolata, agisce solamente in Lei e attraverso Lei, comunica la vita soprannaturale, la vita della grazia, la vita divina, la partecipazione all'amore divino, alla divinità». La conclusione che ne trarrà P. Kolbe, e che tutti dovrebbero trarre, è unica: la lotta, sempre doverosa ai nemici del bene, o, se si vuole, l'apostolato per la conversione e la santificazione delle anime va portato avanti nel «segno» dell'Immacolata, perché solo Essa è garanzia di completa vittoria. Il ricorso a Lei, anzi - esplicito o implicito -, è «conditio sine qua non», condizione necessaria, cioè. All'Immacolata bisogna rivolgersi sia per strappare le anime a satana, sia per riprodurre in esse l'immagine di Dio: «non solo per ottenere la grazia della risurrezione, ma per raggiungere altresì tutti i gradini elevati, molto elevati della santità». Nell'Immacolata «debbono essere formati d'ora in poi i figli di Dio: riproducendo le sembianze dell'Uomo-Dio, imitando Cristo Signore, le anime tenderanno alla santità; con quanta maggior precisione uno riproduce in se stesso l'immagine di Cristo, tanto più si avvicina alla divinità, si divinizza, diviene uomo-Dio. (...) Pertanto chi non vorrà avere Maria Immacolata per Madre, non avrà neppure Cristo per fratello, Dio Padre non gli invierà il Figlio, il Figlio non scenderà nella sua anima, lo Spirito Santo non formerà con le proprie grazie il corpo mistico sul modello di Cristo, poiché tutto ciò avviene in Maria Immacolata, piena di grazia, e unicamente in Maria. (...) Nel grembo di Maria, l'anima deve rinascere secondo la forma di Gesù Cristo. Ella deve nutrire l'anima con il latte della sua grazia, formarla delicatamente ed educarla così come nutrì, formò ed educò Gesù. Sulle sue ginocchia l'anima deve imparare a conoscere e ad amare Gesù. Dal suo Cuore deve attingere l'amore verso di Lui, anzi amarlo con il cuore di Lei e diventare simile a Lui per mezzo dell'amore».
Con ciò, senza dubbio - non sfuggirà a nessuno - siamo agli antipodi di quella posizione di alcuni teologi, soprattutto del dopoconcilio, che hanno cercato o cercano di estromettere, praticamente, Maria dalla vita cristiana, e che non si sono mai potuto spiegare l'entusiasmo del Popolo di Dio verso l'Immacolata, specialmente dopo la proclamazione del dogma dell'Assunzione.
Per P. Kolbe l'arrivo vittorioso dell'Immacolata è l'arrivo di Dio, di Cristo, del benessere, perché è Lei che porta Cristo, vita e salvezza di tutti. Ciò significa, allora, in definitiva, che quando arriverà, il regno dell'Immacolata segnerà non solo la vittoria di Dio e del bene, ma anche la sconfitta totale di ogni menzogna e di ogni nemico: «Allora - dice P. Kolbe - cadrà ogni forma di socialismo, di comunismo, le eresie, gli ateismi, le massonerie e tutte le altre simili stupidaggini che provengono dal peccato».
Una vittoria tanto più auspicabile e da affrettarsi in quanto, ancora una volta, si tratta di una vittoria di amore e di misericordia. Commentando, una volta di più, le parole della liturgia: «Tu sola hai distrutto tutte le eresie del mondo», P. Kolbe così si esprime: «Che bellissime parole! Ella distrugge le "eresie", non gli eretici, dunque, poiché li ama, desidera la loro conversione: e appunto perché li ama, desidera la loro conversione, e appunto per l'amore che nutre nei loro confronti, Ella li libera dalle eresie, distrugge in essi le opinioni e le convinzioni erronee». Una vittoria che porta con sé ogni benessere e felicità autentica per i popoli e i singoli. Il «paradiso» sognato invano da socialisti, comunisti e simili, diviene realtà dolcissima: «La terra diventerà un paradiso. La pace e la felicità vera entreranno nelle famiglie, nelle città, nei villaggi e nelle nazioni dell'intera società umana, poiché dove Ella regnerà, faranno la propria apparizione anche le grazie della conversione e della santificazione e la felicità».
Chi conosce la felicità dei santi e dei convertiti sa che queste parole non sono menzognere. Ma P. Kolbe, come vedremo, ne darà una dimostrazione pratica, riconosciuta volentieri anche da coloro che vanno a caccia, inutilmente, di utopici paradisi terrestri, fuori di Dio e della verità!

P. ANTONIO M. DI MONDA 

Non datevi pensiero per la vostra vita, di quello che mangerete; né per il vostro corpo, come lo vestirete. 23 La vita vale più del cibo e il corpo più del vestito.



IO VI MOSTRERÒ CHI DOVETE TEMERE .TEMETE COLUI CHE, DOPO AVER UCCISO, HA IL POTERE DI GETTARE NELLA GEENNA. SI, VI DICO TEMETE LUI .Luca 12 : 9,4,5.


LA PRESENZA REALE



IL SOMMO BENE
Resta con noi perché si fa sera. 
Luca, XXIV, 29.


I discepoli avviati ad Emmaus sono interiormente illuminati, infervorati, commossi dalla conversazione del divin pellegrino che si è unito ad essi durante il viaggio. Giunti al villaggio Egli fa per accomiatarsi, ma essi gli dicono: «Rimani con noi che presto si fa sera». Non potevano saziarsi di ascoltarlo; pareva loro di perder tutto al suo dipartirsi.
Anche noi possiamo ben dire a Nostro Signore: Oh! resta con noi, che senza di te è notte, orribile notte.
Infatti l'Eucaristia è il maggior bene del mondo; come sarebbe la sua più grande sventura esserne privo.

I. - Sì, Gesù è il sommo bene. Con lui, dice la Sapienza, mi sono venuti tutti i beni. E S. Paolo esclama: Egli che non risparmiò nemmeno il proprio Figliuolo, ma lo ha dato a morte per tutti noi, come non ci ha egli donato ancora con esso tutte le cose?
Infatti, come dice S. Agostino: Egli ci diede tutto quel che ha, quel che è; non ci poté dare di più. Con Gesù in Sacramento la luce splende sul mondo.
Nell'Eucaristia abbiamo il pane dei forti, il viatico dei pellegrini, il pane di Elia che ci sostiene per farci arrivare alla montagna di Dio, la manna che ci conforta tra gli orrori del deserto. Con Gesù abbiamo la consolazione e il ristoro tra le fatiche, i turbamenti dell'anima, gli strazi del cuore.
Nell'Eucaristia troviamo il rimedio ai nostri mali, il prezzo per soddisfare ai debiti che ogni giorno a causa dei nostri peccati ciascuno di noi contrae con la divina giustizia: Nostro Signore ogni mattina si offre vittima di propiziazione per i peccati di tutto il mondo.

II. - Ma siamo noi sicuri di posseder sempre questo dono che supera ogni dono? Gesù Cristo ha promesso di restar con la sua Chiesa sino alla fine del mondo; ma non ha fatta la sua promessa ad alcun popolo né ad alcuna persona in particolare. Resterà con noi se sapremo circondare la sua divina Persona di onore e di amore. La condizione è esplicita.
Gesù Cristo ha diritto all'onore e lo domanda. E' nostro Re e Salvatore. A Lui l'onore prima che a ogni altro; a Lui il culto supremo di latria; a Lui l'onore pubblico: noi siamo il suo popolo. La Corte celeste si prosterna innanzi all'Agnello immolato. In terra Gesù ha ricevuto le adorazioni degli Angeli al suo entrare nel mondo, quelle delle turbe durante la sua vita, quelle dei discepoli dopo la risurrezione.
I popoli e i re sono andati ad adorarlo. Ora non ha Egli diritto a onori più grandi nel Sacramento, in cui moltiplica i suoi Sacrifici e si abbassa più profondamente?
A Lui dunque gli onori solenni, la ricchezza, la bellezza, la magnificenza del culto. Iddio aveva determinato i minimi particolari del culto antico, figura del nuovo.
Nei secoli di fede non si pensò mai di aver fatto abbastanza per il culto eucaristico, come attestano le basiliche, i vasi sacri, capolavori di arte e di magnificenza. La viva fede operava queste meraviglie, giacché il culto, l'onore reso a Gesù Cristo è la misura della fede d'un popolo, l'espressione della sua virtù. Sia dunque reso onore a Gesù in Sacramento! Egli né è degno e vi ha diritto:

Ma non si appaga soltanto di onori esterni. Domanda il culto del nostro amore: il servizio della nostra anima, l'ossequio della nostra mente, non già rinchiusi dentro di noi, ma fatti palesi dai teneri e amorosi riguardi di un buon figlio verso i suoi genitori; che vive col padre e con la madre, sente il bisogno di vederli, di dar loro prove del tenero suo amore; che lontano da essi soffre e languisce, vola al primo indizio di bisogno, né previene i desideri. pronto a tutto per far loro piacere. Ecco il culto dell'amor naturale.
Lo stesso è il culto d'amore che vuole Gesù Sacramentato. Colui che ama cerca l'Eucaristia; né parla volentieri, ha bisogno di Gesù, tende continuamente verso di lui, gli offre tutte le sue azioni, tutti i diletti del suo cuore, le sue gioie, le sue consolazioni: di tutto fa un mazzo per Lui nel Sacramento. Così facendo conserveremo il Santissimo Sacramento in mezzo a noi ed eviteremo la somma sventura di perderlo.

III. - Quando il sole tramonta, le tenebre si addensano; quando più non risplende, l'atmosfera si raffredda.
Se l'amore dell'Eucaristia si spegne in un cuore, la fede si perde, sottentra l'indifferenza e in questa notte dell'anima i vizi escono fuori, come bestie feroci, per far preda.
Oh incomparabile sventura! Qual cosa potrà ravvivare un cuore gelato che l'Eucaristia più non può riscaldare?

Gesù fa per i popoli quello stesso che per gl'individui. Non più amato, né rispettato, né conosciuto, Gesù fa quel che farebbe un re abbandonato dai sudditi: se né va verso un popolo migliore.
Tristi spettacoli, queste dipartite di Gesù! Oggi il Cenacolo è in possesso dei Turchi: non vi erano più adoratori, che volete che ci facesse Gesù? L'Africa, già terra di santi, abitata da legioni di santi monaci, fu abbandonata da Gesù Cristo e la desolazione vi regna, dacché più non vi è l'Eucaristia; ma tenete per fermo che Gesù Cristo ha lasciato il posto per ultimo, ossia quando non si trovò più neppure un adoratore. Questo uragano di desolazione è passato sulla nostra Europa. Gesù profanato sugli altari, scacciato dalle sue chiese, non vi è più entrato.
La Francia ha veduto diminuita la sua fede, raffreddato il suo amore per l'Eucaristia e parimenti vennero invasi dall'eresia molti paesi nei quali Gesù aveva altra volta ferventi adoratori. Quando il loro amore si spense, Gesù fuggì e non è più ritornato.
Quel che spaventa ai nostri giorni è vedere in tante città Gesù in Sacramento abbandonato, solo, assolutamente solo. E nelle campagne si chiudono le chiese per timore dei ladri, poiché mai non vi entra persona a pregare. Possibile! Vogliamo dunque perdere l'Eucaristia?

Riflettiamo che, se Gesù si allontana, ritorneranno la persecuzione, la barbarie, i patiboli. E chi arresterà questi flagelli? O Signore, resta con noi! Noi saremo tuoi fedeli adoratori: meglio la mendicità, l'esilio, la morte, che essere privi di te.
Oh, non c'infliggere la terribile punizione di abbandonare il Santuario del tuo amore! Signore, Signore, rimani con noi perché si fa tardi e senza di te è fitta notte! 

di San Pietro Giuliano Eymard

CI HAI DATO, O MARIA, FAME E SETE DI ANIME




Ave, o Maria, piena di grazia, intercedi per noi!
  
Ti ricorda, Vergine Madre di Dio, mentre stai al cospetto del Signore, di parlargli e d'implorare per questa umile Congregazione tua, che è la Piccola Opera della Divina Provvidenza, nata ai piedi del Crocifisso, nega grande settimana del Consummatum est.
  
Tu lo sai, o Vergine Santa, che questa povera Opera è Opera tua: Tu l'hai voluta,
  
e hai voluto servirti di noi miserabili, chiamandoci misericordiosamente all'altissimo privilegio di servir Cristo nei poveri; ci hai voluto servi, fratelli e padri dei poveri, viventi di fede grande e totalmente abbandonati alla Divina Provvidenza. E ci hai dato fame e sete di anime, di ardentissima carità:
  
Anime! Anime!
  
E questo nei giorni che più ricordavano lo svenato e consumato Agnello, nei sacri giorni che ricordano quando ci hai generati in Cristo sul Calvario.
  
Che avremmo potuto noi, senza di Te?
  
E che mai potremo, se Tu non fossi con noi? Or dunque, dinne: a chi andremo noi, se non a Te?
  
E non sei Tu la meridiana face di carità? Non sei la fonte viva di olio e di balsamo, non la celeste Fondatrice e Madre nostra?
  
Forse non è in Te, o Benedetta fra tutte le donne, che Dio ha adunata tutta la potenza, la bontà e la misericordia?
  
Oh si: "in Te misericordia, in Te pietade, in Te magnificenza, in Te s'aduna quantunque in creatura è di bontade"*.

Sì, sì, o Santa Madonna mia!
  
Tutto Tu hai, e "tutto Tu puoi, ciò che Tu vuoi!".
  
* DANTE -, Paradiso, c.XXXIII (ndr).


S. Luigi Orione