sabato 5 agosto 2023

SULLA NATURA DEL CIELO.

 


SUL CIELO 


CAPITOLO I.

 SULLA NATURA DEL CIELO 


Non dobbiamo, come fanno alcuni, immaginarci il paradiso come un regno puramente spirituale. Perché il cielo è un luogo preciso, dove non solo c'è Dio e gli angeli, ma dove c'è anche Cristo nella sua sacra umanità e la Madonna con il suo corpo umano. Lì dimoreranno anche tutti i beati con i loro corpi glorificati dopo il Giudizio Universale. Se il cielo è un luogo definito, deve essere di conseguenza un regno visibile e non spirituale, perché un luogo deve essere per sua natura in qualche misura conforme a coloro che vi dimorano. Inoltre, sappiamo che dopo il Giudizio Universale i santi vedranno il cielo con i loro occhi corporei, e di conseguenza deve essere un regno visibile. Ignoriamo di cosa sarà composta la struttura materiale del cielo, sappiamo solo che sarà qualcosa di infinitamente superiore e più costoso della materia di cui sono formate le altre sfere, il sole, la luna e gli altri corpi celesti. Poiché Dio ha creato il cielo per sé e per i suoi eletti, lo ha reso così bello e così glorioso che i beati non si stancheranno mai di contemplare i suoi splendori per tutta l'eternità. Tuttavia, ripeto, non è in potere di chi scrive descrivere, né di chi legge comprendere, di che cosa sia effettivamente composto il cielo. Forse si può imparare qualcosa a questo proposito da ciò che scrive Santa Teresa. Parlando di sé, dice: "La Beata Madre di Dio mi diede un gioiello e mi appese al collo una superba catena d'oro, alla quale era attaccata una croce di inestimabile valore. Sia l'oro che le pietre preziose che mi sono stati donati sono così diversi da quelli che abbiamo qui in questo mondo che non si può fare alcun paragone tra loro. Sono belli al di là di qualsiasi cosa si possa concepire, e la materia di cui sono composti è al di là della nostra conoscenza.  Infatti, ciò che chiamiamo oro e pietre preziose, al loro fianco appaiono scure e prive di lucentezza come il carbone". Da queste parole possiamo farci un'idea della bellezza, della rarità, della natura costosa delle pietre con cui sono costruite le mura del cielo. Ne deduciamo che la luce del cielo è così abbagliante non solo da eclissare il sole e le stelle, ma da far apparire ogni luminosità terrena come tenebra. Abbiamo inoltre tutte le ragioni per credere che nella luce del cielo si vedano balenare tutti i colori dell'arcobaleno, conferendo un fascino indescrivibile agli occhi dei beati. Inoltre, i corpi dei redenti risplendono di luce, e quanto più santa è stata la loro vita sulla terra, tanto più brillano in cielo. Quale deve essere la gloria di quel firmamento celeste, scintillante dello splendore di molte migliaia di stelle! Nulla è più piacevole all'occhio della luce; quanto deve essere brillante, quanto deve essere bella la luce del cielo, dato che, al suo confronto, i raggi luminosi del sole sono solo tenebre. Come devono deliziarsi i redenti nella contemplazione di questo chiaro e abbagliante splendore. O mio Dio, concedimi la grazia di amare sulla terra la luce e di rifuggire le opere delle tenebre, per giungere alla contemplazione della luce eterna e perpetua! Per quanto riguarda le dimensioni del cielo, tutto ciò che sappiamo è incomprensibile, che è incommensurabile, inconcepibile.

Un dotto divino, parlando di questo argomento, dice: "Se Dio facesse di ogni granello di sabbia un nuovo mondo, tutte queste innumerevoli sfere non riempirebbero l'immensità del cielo". San Bernardo dice anche che siamo giustificati nel credere che ognuno dei salvati avrà un posto e un'eredità senza limiti ristretti nel paese celeste. Quanto deve essere immensamente vasto il cielo! Il profeta Baruc può ben esclamare: "O Israele, quanto è grande la casa di Dio e quanto è vasto il luogo del suo possesso? È grande e non ha fine; è alta e immensa" (Baruc iii. 24, 25). Possiamo crederci facilmente, perché abbiamo davanti agli occhi i regni sconfinati dello spazio. Ma della natura degli infiniti regni del cielo non sappiamo nulla, eppure possiamo in qualche modo immaginarli. Sarebbe contro il buon senso pensare che questi vasti domini celesti siano vuoti e spogli, che il grande Artefice, per il quale la creazione dei mondi è una cosa da poco, li abbia lasciati senza abbellimento e senza decorazioni. Se i principi e i signori riempiono ogni spazio e non lasciano nessun angolo dei loro palazzi o dei loro terreni senza abbellimenti e senza decorazioni, possiamo forse supporre che il grande Re del cielo permetta che il suo palazzo regale, il suo paradiso celeste, manchi di magnificenza e di bellezza? Cosa ci sarebbe per deliziare i sensi dei santi se il cielo fosse un grande spazio vuoto?  Quale piacere, a parte la visione beatifica di Dio, ci sarebbe per loro, se stessero tutti insieme in una pianura arida, come pecore in un recinto? Non siamo giustificati a credere che in cielo ci siano dimore splendide e spaziose costruite con materiali incorruttibili? Anzi, un dotto espositore delle Sacre Scritture ritiene probabile che, per la mirabile abilità e saggezza del grande Creatore, questi bei palazzi e dimore siano di forma e dimensioni diverse, alcuni più bassi, altri più alti, alcuni più riccamente adornati di altri. Al di sopra di tutti, e superando tutti in grandezza e magnificenza, si erge preminente il palazzo del grande Re Gesù Cristo; e a seguire, per splendore e dignità, la dimora della nostra Sovrana Signora, la Regina del cielo. Seguono i dodici palazzi dei dodici apostoli, così ricchi e belli che il cielo stesso si meraviglia della loro magnificenza. A questi si aggiungono palazzi e dimore innumerevoli che rendono la Gerusalemme celeste indescrivibilmente imponente e attraente. Queste splendide dimore sono state create quando il cielo stesso è stato creato, e destinate ad essere le dimore dei redenti. La Chiesa ci insegna, nell'ufficio dei martiri, che ognuno degli eletti avrà il suo posto nel regno dei cieli. Dabo sanctis meis locum nominatum in regno Patris mei, dicit Dominus. (In 2 noct. Antiph. I. de Com. pi. Martj.)". Darò ai miei santi un posto stabilito nel regno del Padre mio". E il Salmista reale dice: "I santi gioiranno nella gloria, saranno gioiosi nei loro letti" (Sal. cxlix. 5). Abbiamo anche le parole di Cristo: "Fatevi degli amici del mammona dell'iniquità, affinché, quando verrete meno, vi accolgano nelle dimore eterne"; vale a dire, spendete quello che avete in più per opere di carità e di benevolenza, affinché questi si dimostrino amici per voi, che vi faranno entrare nelle dimore eterne e celesti (Luca xvi. 9). Ancora: "Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore". Da ciò si può dedurre che ognuno dei redenti ha la sua dimora separata in cielo. Infatti, come un padre giusto e prudente divide i suoi beni reali e personali tra i figli, assegnando a ciascuno la sua parte particolare, così il nostro Padre celeste assegna a ciascuno dei suoi eletti una parte dei suoi tesori celesti, sia visibili che invisibili, dando a ciascuno più o meno, secondo la quantità che merita di ricevere. Chi descriverà la maestà e la gloria di queste dimore celesti? Se i re e i principi di questo mondo costruiscono per sé palazzi grandiosi e costosi, quale deve essere lo splendore e la bellezza della città celeste che il Re dei re ha costruito per sé e per coloro che lo amano e sono suoi amici? Ascoltate cosa dice San Giovanni a proposito di questa città: "Un angelo mi mostrò la città santa, Gerusalemme, che aveva la gloria di Dio. La sua luce era come una pietra preziosa, come una pietra di diaspro, come un cristallo. La città stessa era d'oro puro, come il vetro, e le fondamenta delle mura della città erano ornate di ogni sorta di pietre preziose" (Apoc. xxi. u, 18, 19). Parlando delle dimensioni della città, lo stesso apostolo scrive: "L'angelo che parlava con me aveva una misura di canna d'oro per misurare la città, le sue porte e le mura. 

La città si estende su un quadrato e la sua lunghezza è grande quanto la sua larghezza; egli misurò la città con la canna d'oro per dodicimila furlong, e l'altezza e la larghezza sono uguali. E misurò le sue mura per centoquarantaquattro cubiti, la misura di un uomo, usata dall'angelo". Un furlong è pari a duecentoventi metri e otto furlong fanno un miglio. Bisogna osservare che l'angelo non misurò la circonferenza della città, ma solo la lunghezza delle mura, che era di dodicimila furlong. Moltiplicando per quattro, si ottiene come circonferenza della città quarantottomila furlong, che equivalgono a seimila miglia. Per costruire una città di queste dimensioni sarebbero necessarie molte migliaia di milioni di abitanti. Dalle informazioni fornite da San Giovanni, che ci dice che la lunghezza, la larghezza e l'altezza della città sono uguali, ci facciamo un'idea dell'imponente altezza di questa struttura celeste. Questa città non costituisce l'intera Gerusalemme celeste, ma è la dimora speciale del Dio altissimo, dove risiede la sacra umanità di Cristo, insieme a molte compagnie di angeli e ai santi più eminenti. Oltre a questa augusta città, infatti, ve ne sono altre innumerevoli nelle pianure celesti, dove i redenti abitano in compagnia degli angeli. Più un santo ha fatto del bene sulla terra, più grande è la residenza che gli viene assegnata in cielo.  Questi palazzi e dimore sono trasparenti come il cristallo e costruiti con pietre preziose del tipo più costoso. E possiamo aggiungere, con l'autorità di un dotto teologo, che i beati hanno rapporti tra loro e si riuniscono per lodare e magnificare l'onnipotenza dell'Altissimo, che ha preparato per loro dimore così gloriose, e si uniscono per esaltare la sua saggezza e il suo amore.  Non senti forse, o anima mia, un intenso desiderio di vedere questa città celeste e, per di più, di abitarvi per sempre? Consideriamo un piacere visitare una bella città, rinomata per le sue attrazioni architettoniche e di altro tipo; e molti sono i viaggiatori che viaggiano in tutto il mondo per vedere città straniere e rifarsi gli occhi con la loro bellezza. Ma cosa sono queste città della terra in confronto alle città celesti? Se potessimo guardarle solo per pochi istanti, quali cose meravigliose vedremmo! Dovremmo sicuramente esclamare, con le parole del re Davide: "Come sono belli i tuoi tabernacoli, o Signore degli eserciti! L'anima mia desidera e si strugge per i cortili del Signore. Il mio cuore e la mia carne hanno gioito nel Dio vivente. Beati quelli che abitano nella tua casa, Signore; ti loderanno per sempre. Perché è meglio un giorno nei tuoi tribunali che migliaia; ho scelto di essere un abietto nella casa del mio Dio piuttosto che abitare nei tabernacoli dei peccatori" (Sal. Ixxxiii.). Se possiamo azzardarci a parlare dell'interno del regno celeste, possiamo supporre che il vasto e incommensurabile spazio del cielo non contenga solo queste città celesti, ma molto altro ancora, che accresce le delizie di quella terra beata. Infatti, come i re e i principi sulla terra hanno giardini e terreni di piacere accanto ai loro palazzi, dove si divertono nella stagione estiva, così, affermano molti teologi, ci sono paradisi celesti, che offrono una maggiore delizia ai beati. Infatti, non solo le anime dei salvati, ma anche i loro corpi glorificati saranno condotti dagli angeli di Dio in cielo dopo il giorno del giudizio. Sant'Agostino, Sant'Anselmo e molti altri santi non esitano a sostenere che in cielo ci sono veri alberi, veri frutti e veri fiori, indescrivibilmente attraenti e deliziosi alla vista, al gusto, all'olfatto e al tatto, diversi da qualsiasi cosa possiamo immaginare. Nelle rivelazioni dei santi si parla dei giardini del cielo e dei fiori che vi sbocciano; e sappiamo che la leggenda di Santa Dorotea narra che ella inviò a Teofilo, per mano di un angelo, un cesto di fiori raccolti nei giardini del paradiso celeste, di una bellezza così straordinaria che la loro vista lo indusse a diventare cristiano e a dare la vita per la fede in Cristo. Nella vita di San Didaco leggiamo anche che, tornato in sé dopo una trance in cui era caduto poco prima di morire, gridò ad alta voce: "Oh, che fiori ci sono in paradiso! Che fiori ci sono in paradiso!". Episodi simili si incontrano spesso nelle leggende dei santi. Considerate quanto sarà piacevole per i felici che si salveranno vagare nei giardini celesti e contemplare quei bei fiori. 

Quanto sono piacevoli alla vista questi bei fiori, quanto è deliziosa la fragranza che emanano! In verità, se un uomo entrasse in possesso di uno solo di questi fiori celesti, produrrebbe su di lui lo stesso effetto di Teofilo. Si sentirebbe in difetto di tutte le bellezze della terra e cercherebbe con tutta l'anima la bellezza perfetta del cielo. Medita spesso, dunque, sulle cose del cielo; alza gli occhi e il cuore verso il firmamento luminoso dell'alto, e risveglia nel tuo cuore, con questo o con altri mezzi, un vivo desiderio di vedere le dimore dell'eterno Padre e di abitarvi in eterno. O Dio, che hai arricchito la Gerusalemme celeste di tanta bellezza perché noi poveri figli della terra avessimo un maggiore desiderio di vederla, ti supplico, infiamma il mio cuore con un ardente affetto e desiderio per la dimora celeste che hai preparato per noi. Perché benedetti sono coloro, o Signore, che abitano nella Tua casa; essi godranno in eterno di una felicità consumata e per sempre loderanno la potenza, la saggezza e l'abbondanza del nostro Dio. Vorrei essere degno di essere associato a quella compagnia senza peccato, di vedere quella bella città, di diventare uno dei suoi felici abitanti. Concedimi questa grazia, o Dio, ti prego; fa' che non sia escluso dal numero dei tuoi eletti. O benedetti santi di Dio, voi che abitate nei cortili della Gerusalemme celeste, vi supplico umilmente di intercedere per me, affinché nella Sua infinita clemenza il Dio della misericordia mi conceda di vivere in modo tale da essere trovato degno di essere ammesso alla vostra beata compagnia.  Ascolta le preghiere dei Tuoi santi, o Dio compassionevole, e per i meriti di Gesù Cristo rendimi partecipe dell'eredità che Egli ha acquistato per noi con il Suo prezioso sangue. Che il cose di questo mondo perdano ogni valore ai miei occhi, e fai sì che il mio cuore risplenda del desiderio ardente di vedere Te e la città che hai costruito, la Gerusalemme celeste. Amen.


COME GESÙ ENTRA NEL CUORE

 


          Parla con Me, figlio mio. Mi piace anche che tu mi faccia delle domande. Dentro di me rispondo a tutte, sia che riguardino la fede, l'amore, la pace, l'unità. Questi sono i miei argomenti di cui mi piace di più parlare. Per esempio, vedo nella tua mente, figlio mio, che vuoi sapere tutto questo e non hai una definizione certa di come funziona per te attraverso di Me. Il segreto non è misterioso, come molti pensano: "Come fa Benedetto a parlare con Gesù?", dicono quelli che leggono i Messaggi che hai già scritto, figlio mio. Io, Gesù, rispondo con la massima naturalezza: la persona deve aprire il suo cuore, lasciarlo pulito perché Io possa entrare; e attraverso di esso escono tutte le risposte, perché Io sono Colui che sono in te. Ma forse nella tua mente rimane questo dubbio: "Non ho sentito il tuo ingresso, mio Signore!". È facile, figlio mio. Solo perché stai pensando a me e mi dedichi tutta la tua attenzione, sono già con te. Senti un vento piacevole che colpisce il tuo corpo? Direte di sì. E riesci a vederne il colore? No, ma lo senti, vero? Questo sono io, figlio mio. Non entro nei cuori delle persone che non abbandonano i loro vizi e che non mi lasciano spazio.

          Bento, caro figlio, come una persona vuole vedere la sua casa pulita e ordinata, ogni cosa al suo posto, così io voglio il tuo cuore: pulito. Se c'è della sporcizia in esso, impedisce il mio ingresso, perché la sporcizia fa parte del diavolo, è lui che non ama un cuore pulito. Ora, in questi ultimi tempi, la maggioranza si lascia oscurare la vista e mette dentro di sé il piacere della carne, l'odio contro il fratello, l'avidità di possedere tutto, l'invidia per una sedia che ha il posto migliore, insomma, l'abbandono di quasi tutto ciò che è buono. Il bene di cui parlo, figlio mio, è una casa, per quanto piccola, in cui tutta la famiglia è costantemente in preghiera. Lì è più difficile che entri la sporcizia, perché è sotto il mio dominio. Il diavolo sa che chi prega non può essere suo, e chi cerca i piaceri del mondo, allora non c'è posto per Me. Io sono quello che sono: la Luce del mondo, il Salvatore dell'umanità. La maggioranza si è oscurata dentro, facendo sì che i loro cuori vogliano sempre di più; quindi non c'è più posto per Me. La perdita di bambini al giorno è spaventosa, a causa delle invenzioni che satana sta facendo per sottrarre il mio popolo alla preghiera. È così: il calcio, i saloon, le case di prostituzione sono sempre affollati, mentre nella Mia Casa non c'è coda alla porta.

          Così accadrà: quando il popolo non aspetterà, il Mio Segno sarà dato, e tutti quelli che sono lì periranno, perché non ci sarà tempo per prepararsi. Chi ha le sue ricchezze, non serviranno a nulla. Chi pensa che questo sia lontano si sbaglia. Chi pensa che un pastore lo salverà attraverso una falsa chiesa, cadrà nella stessa buca con lui, perché questi sono ciechi, sordi e muti, figli della perdizione.

          Così, figli miei, sono coloro che vivono in un mare di sporcizia. La mia ira non colpirà solo coloro che hanno il cuore pulito.

          Grazie, figlia mia. Rimani con la mia pace.

GESÙ

06/07/1995

I SEGNI DI DIO NELLA VITA DI UN BAMBINO AFRICANO

 


La partenza per il seminario minore non è stata un po' brutale, con questa separazione dal vostro universo conosciuto?


Per una sfortunata serie di circostanze, il primo anno è stato molto negativo. Fino a Natale i miei studi sono andati bene. Poi mi sono ammalato. Ero anemico e debole e mi hanno curato senza sapere cosa avessi davvero. I superiori minacciarono di rimandarmi a casa perché la mia salute non era abbastanza buona. A quel tempo, per continuare la formazione al sacerdozio, ai seminaristi si richiedevano "le tre S": santità, saggezza e salute. E devo confessare che io non avevo nessuna delle tre.

Temendo di essere cacciato dal seminario a causa delle mie carenze, chiesi alla sorella infermiera di parlare al padre superiore del mio miglioramento: una pia bugia non priva di generosità. Non volevo tornare a casa da fallito. La verità è che i medici mi stavano curando alla cieca. Alla fine il padre superiore andò dagli specialisti per ulteriori accertamenti. Scoprirono che avevo un'infezione da anchilostoma che mi stava uccidendo. Un trattamento adeguato mi liberò dal parassita e cominciai a recuperare le forze. A giugno, il superiore, d'accordo con gli insegnanti, mi permise di tornare dopo le vacanze per il secondo anno, alla condizione esplicita che recuperassi il ritardo del primo anno e facessi bene il secondo.

Arrivarono le vacanze estive e tornammo in barca in Guinea. Mi guardai bene dal confessare ai miei genitori che ero stato così male, perché temevo che avrebbero detto: "Non si torna a Bingerville, Robert! Avevo paura di quella terribile sentenza... Quando tornai a casa, mia madre mi trovò debole e molto magro. Ma riuscii a giustificare la mia condizione fisica: "Sono rimasto così", osai spiegare, "perché lo sport e il lavoro manuale quotidiano sono impegnativi, e la vita in seminario è rigorosa"; e aggiunsi sfacciatamente: "Ma sono molto felice e mi sono fatto degli ottimi amici. E poi, mamma, devo abituarmi a questa bella vita un po' alla volta, per quanto impegno richieda".

Sono stata molto fortunato, perché i miei genitori non si sono mai opposti alla mia vocazione. Tuttavia, alcuni loro amici, preoccupati per la loro vecchiaia, cercarono di convincerli che era imprudente permettere al loro unico figlio di diventare sacerdote. Hanno persino alimentato le loro preoccupazioni con domande materiali: "Hai pensato a cosa farai quando sarai vecchio? Chi si prenderà cura di te quando arriverà il momento in cui non sarai più in grado di lavorare per sopravvivere? Inoltre, non avrete mai dei nipoti... Ci avete pensato? Con l'aiuto di Dio e sostenuti dalla preghiera quotidiana, i miei genitori non mi hanno mai mostrato riluttanza: non volevano opporsi ai desideri del mio cuore. Hanno capito la profondità della mia felicità e non si sono opposti al progetto di Dio su di me. Da cristiani, pensavano che se il mio cammino mi avesse portato in seminario, il Signore mi avrebbe guidato fino in fondo.

Fortunatamente, dopo le vacanze, mi imbarcai nuovamente per Bingerville e il mio secondo anno di seminario. Era il 27 settembre 1958 e ci imbarcammo sulla Mermoz.

All'epoca, la Guinea lottava per la propria autonomia. Il Paese gridava: "Preferiamo essere liberi e poveri piuttosto che ricchi e schiavi". Avendo optato per l'indipendenza immediata, il mio Paese stava rompendo tutti i legami con la Francia. Molti dei miei compatrioti pensavano che il primo barlume del sole della libertà stesse ormai brillando all'orizzonte. La Francia del generale de Gaulle, nervosa e sconvolta dalla decisione del governo guineano, si preparava a partire con armi e bagagli. L'atmosfera era di gioia e di tristezza, di euforia e di angoscioso realismo.

In questo clima di incertezza, ci imbarcammo per Abidjan e Bingerville. L'anno scolastico 1958-1959 si svolse senza problemi: i miei voti, pur non essendo eccellenti, erano molto buoni. Avevo più che compensato le mie lacune e potevo continuare la mia formazione come futuro sacerdote.

Poi, ancora una volta, tornarono le vacanze estive in Guinea, inevitabilmente precedute da quattro giorni di digiuno e penitenza. Per la maggior parte di noi il viaggio in barca è stato un vero e proprio calvario, con il mal di mare come fedele compagno di viaggio: lo odiavamo, ma ci aveva preso in simpatia e non ci mollava! Per i seminaristi guineani, l'anno scolastico 1959-1960 fu l'ultimo a St. Augustin de Bingerville. Padre Messner aveva sostituito padre Thépaut come direttore del seminario e i sacerdoti africani Jacques Nomel, Louis Grandouillet e Pierre-Marie Coty erano stati nominati professori. Eravamo felici e orgogliosi di avere modelli africani tra i nostri formatori! Questi giovani sacerdoti erano l'orgoglio e la consolazione dei missionari bianchi, che assaporavano così i frutti del loro sacrificio. Coloro che essi stessi avevano educato partecipavano ora alla formazione del clero africano. Ricordo che a Bingerville c'era un ottimo clima di lavoro e di comunione ecclesiale. Ma noi guineani abbiamo dovuto accorciare un po' l'anno scolastico... Le navi per Conakri erano scarse a causa della politica rivoluzionaria di Séku Turé, che stava radicalizzando e isolando la Guinea. Abbiamo dovuto lasciare la Costa d'Avorio all'inizio di giugno a bordo del Général Mangin da Libreville.

CARDINALE ROBERT SARAH


"La strada di Maria"

 


14 giugno 2012 

Maria 

Non tornate indietro dalla strada della fiducia e della piena confidenza in me. Non esiste un'altra strada per la vita e grandi sono le forze che vi porterebbero fuori da questa strada. 

Innanzitutto, c'è il frutto proibito del mondo. Per coglierlo, dovete lasciare la mia strada, perché su di essa non si trova nulla di proibito. In secondo luogo, ci sono i vostri peccati personali. Quando camminate su questa strada, i vostri peccati diventano evidenti. Questa chiarezza vi viene data perché possiate cercare il perdono. Poi, potrete gioire della bontà di questa strada. 

In terzo luogo, ci sono le paure per il futuro. Cosa vi chiederà questa strada? In realtà, è la strada più facile, priva di problemi causati dal vostro egoismo. E io sono lì per aiutarvi. 


Nessun compromesso 

Non posso scendere a compromessi su questa strada. È la strada stretta di cui Gesù ha parlato e che ha invitato i suoi discepoli a percorrere. Non posso cambiare la sua strada per adattarla ai vostri peccati, ma posso rimuovere i vostri peccati in modo che possiate percorrere questa strada. 

È qui che le persone tornano indietro perché vogliono i loro peccati. Si aggrappano ai loro peccati anche se causano tanti problemi. 


Ai peccatori 

Non parlo ora ai santi e ai devoti. Parlo a coloro che sono impantanati nel peccato, a coloro che non si considerano devoti e non praticano la loro religione. Parlo a tutti coloro che hanno abbandonato la fede della vostra infanzia. Parlo anche a coloro che sono profondamente impantanati nei peccati più gravi. Sì, parlo a tutti voi. 

Potete percorrere la mia strada. Vi voglio sulla mia strada. La mia sarà la gioia di una madre che vede il suo bambino tornare a casa. 

Forse non vi sentite ancora a casa in una Chiesa, ma potete sentirvi a casa nel mio cuore. Vi voglio lì. È da lì che cominceremo! 


IL DISCERNIMENTO DEGLI SPIRITI

 


Caratteri dello spirito diabolico circa i moti o atti della volontà, affatto opposti ai caratteri dello spirito di Dio. 


§. I. 

120. Dice S. Lorenzo Giustiniani che molto conferisce al conseguimento dell'eterna salute, non ignorare le astuzie del nemico infernale. Ma bisogna aver lume nella mente per scoprirle. E lo spiega con la parità di un cieco che venga a singolar tenzone con un nemico che abbia la luce chiara e viva negli occhi. E come dice egli, può sperare costui di riportare vittoria? Così, come potrà un soldato di Cristo vincere il demonio suo capital nemico che ha cent'occhi per ingannarlo, se il suo divin capitano non gli rischiara la vista interiore della mente, per scoprire i suoi inganni? Anche chi ha buona vista, stenta a schermirsi dalle sue frodi: come dunque potrà difendersene chi non ha luce per rimirarle? (S. Laurent. Justin. de inter. conflict. cap. 11). A fine dunque che il lettore non sbagli nella condotta dei suoi penitenti, se egli è direttore delle anime; e se tale non e, non erri nel proprio regolamento: voglio qui dargli alcuni lumi. per conoscere le arti fraudolenti con cui opera nelle nostre volontà il demonio. Nel passato capitolo diedi alcuni contrassegni delle mozioni divine nelle nostre volontà: nel presente esporrò altri contrassegni affatto contrari per conoscere le mozioni diaboliche nelle stesse volontà. Così gli uni posti al confronto degli altri saranno più discernibili, come il nero posto a fronte del bianco. 


§. II. 

121. Primo carattere dello spirito diabolico circa gli atti della volontà, è, come chiaramente dice il Crisostomo, l'inquietudine, la turbazione, e la torbidezza, affetti diametralmente opposti alla pace, che dona Iddio (S. Io. Crys. Horn. 29.in ep. 1 ad Cor.). Ed in realtà, se egli ci tenta apertamente, sveglia dentro di noi o affetti di odi, di sdegni, di rabbie, d'invidie: passioni tutte torbide ed inquiete; o pure desta nelle anime desideri di piaceri, di diletti, di ricchezze, di onori: cose tutte che allettano con una bella apparenza, ma non possedute ci affliggono, e possedute c'inquietano in mille guise; come appunto le Tose che ci rapiscono con la vista della loro bellezza. ma prese in mano ci pungono con le loro spine. Perciò S. Gregorio spiegando quel detto del santo Giobbe: “Dalle sue narici esce fumo come da caldaia, che bolle sul fuoco” (Gb.41,12): dice, che il demonio con l’alito delle sue suggestioni accende in noi il fuoco degli appetiti che non lasciano mai l'animo quieto (S. Greg. Moral. lib. 33, cap. 28). 

122. Se poi viene il demonio copertamente a tradirci con buoni affetti e con pensieri all'apparenza devoti, benché rechi allora nel principio qualche dilettazione, alla fine lascia sempre l'anima turbata ed inquieta. Anzi dice il P. Alvarez de Paz, con la comune dei santi e dei maestri di spirito, che uno dei segni per conoscere se le apparizioni di Cristo e dei santi siano illusioni diaboliche, è appunto questo: vedere se nel principio recano qualche diletto sensibile, e poi sul fine lasciano l'anima con agitazione, con amarezza, con inquietudine e turbazione (Alvarez de Pas tom. 3, lib. 5, part. 4, cap. 5, industr. 9.). Possono bene applicarsi ai nostri nemici quelle parole del profeta reale: “Più untuosa del burro è la sua bocca, ma nel cuore ha la guerra; più fluide dell'olio le sue parole, ma sono spade sguainate” (Ps. 54, 22): le parole, ed ogni altra illusione dei demoni entrano nelle anime nostre più mollemente dell'olio, ma in realtà sono dardi che finalmente la pungono con mille inquietudini, e la lasciano addolorata e mesta. Si stabilisca dunque sicuramente il direttore questa massima di discrezione, che: spirito il quale inquieta, agita, turba, intorbida e mette l'anima sossopra, è spirito del demonio. 


§. III. 

123. Secondo carattere di spirito diabolico si è o una manifesta superbia, o una falsa umiltà; ma non mai l’umiltà vera che dona Iddio. Se il demonio, dice S. Gregorio, se ne viene senza maschera, essendo padre della superbia, non può suscitare nei nostri cuori altri affetti, che di vanagloria, d'enfiagioni e di compiacenze superbe; né altri desideri può risvegliare in noi, che di onori, di glorie, di posti, di preeminenze e di dignità (S. Gregor. Moral. lib. 34, cap. 18). 

 124. Anzi se mai accade, che il nemico introduca nelle cose spirituali per ingannare qualche persona incauta, subito si fa conoscere per quello che egli è, infondendo spirito di vanità e di gonfiezza, onde quello si empia di vane compiacenze, abbia gli altri in dispregio e sé stesso in molta stima. Se poi gli venga fatto d'instillare nel cuore questo suo spirito perverso, ne entra in pieno possesso, e fa di lui ciò che più gli aggrada. Così insegna Giovanni Gersone, e la esperienza tutto dì lo dimostra (Gerson. in centiloq. de impuls. dec. 9.). Sebbene facendosi il demonio vedere sotto queste sembianze altere e vane, è meno pericoloso; perché è facile raffigurarlo per quel ch'egli è. 

 125. È più da temersi, quando viene mascherato sotto le divise di una falsa umiltà; perché il traditore non essendo allora conosciuto, trova ricetto. Questo accade, quando egli ci suggerisce alla memoria i peccati passati o le imperfezioni presenti, e ci fa vedere la perdizione in cui siamo stati, o il misero stato in cui ancor ci troviamo: ma opera tutto questo con una luce maligna, la quale altro effetto non produce, che sollevare l'anima, metterla tutta in rivolta, riempirla di afflizioni, d'inquietudini, di amarezze, di turbazioni, di sgomento, di pusillanimità, ed alle volte di profonda malinconia. Intanto l'anima incauta non si difende punto da questi pensieri; perché trovandosi con i suoi peccati e mancamenti avanti gli occhi, in un basso concetto di sé, crede di esser piena di umiltà, quando per verità è piena di un veleno d'inferno. Sentiamo su questo proposito Santa Teresa. «La vera umiltà, benché l'anima si conosca per cattiva, e dia pena il vedere quello che siamo considerando le grandezze dei nostri peccati e miserie (tanto grandi come le accennavate, e che con verità si sentono) non però viene con sollevazione; né inquieta l'anima, né l'offusca, né cagiona aridità; anzi la consola ... Duolsi di quanto ha offeso Dio, e dall'altro canto le allarga il cuore la sua misericordia: ha luce per confondere sé stessa, e per lodare la divina maestà, che tanto l'ha sopportata. Ma in quest'altra umiltà che mette il demonio, non v'è luce per alcun bene; pare che Dio ponga tutto a fuoco e sangue... È una invenzione del demonio delle più penose, sottili, e dissimulate, che abbia conosciuto di lui” (Vita di santa Teresa scritta da lei stessa, cap. 30.). 

 126. Si persuada dunque il direttore, che vi sono due umiltà: una santa, che la dona Iddio; l'altra perversa, che la muove il demonio. La prima è piena di luce soprannaturale, per cui conosce l'anima chiaramente le sue colpe e le sue miserie, si confonde internamente e si annichila, ma con quiete; e ne sente pena, ma dolce; e mai non perde la speranza in Dio. E questa, è un balsamo di paradiso. La seconda umiltà è piena d'una luce infernale che fa vedere i peccati, ma con un certo cruccio penoso, con turbamento, con inquietezza, con scoramento e con diffidenza nella bontà di Dio. E questa è un tossico d'inferno, che se non dà morte all’anima, la rende almeno debole, inferma ed inabile ad ogni bene. E qui per maggior chiarezza di questa importante dottrina avverta diligentemente il lettore, che tra l'umiltà divina, e la diabolica passa questa differenza: che quella va unita con la generosità, questa va congiunta con la pusillanimità. La prima, è vero, che umilia, e talvolta annichila l'anima a vista del suo niente e dei suoi peccati; ma nel tempo stesso la solleva con la fiducia in Dio, la conforta, la corrobora; e inoltre è pacifica, è serena, è quieta, è soave: onde non solo spera il perdono delle sue colpe, ma si fa animo a riparare con la penitenza e con le opere buone le sue passate, o presenti cadute; e dallo stesso suo niente prende maggior fiducia per far gran cose in servizio di Dio. La seconda poi con una confusione torbida ed inquieta, con un timore pieno di angustia e di affanno, toglie all'anima ogni speranza, la rende vile e neghittosa, la riempie di diffidenza, di sgomento, di pusillanimità e di scoramento; le toglie insomma tutte le forze spirituali, onde non possa muoversi, o al più si muova con languidezza alle opere virtuose e sante. Se accadrà al direttore trovare in qualche suo penitente questa umiltà perversa (come purtroppo gli accadrà, e non di rado, specialmente nelle donne che sono timide e pusillanimi di lor natura) gli apra gli occhi, gli faccia intendere lo spirito diabolico da cui è dominato, e lo riduca sulla buona strada con i mezzi che ora proporrò.  

***

G. BATTISTA SCARAMELLI SERVUS IESUS 

Satana è pienamente consapevole che ora si avvicina la fine del suo regno.

 


Madre della Luce Perpetua


Mi ha dato grande gioia il fatto che mercoledì vi siate riuniti ancora una volta per pregare il Rosario. Anche se il numero di coloro che si riuniranno sarà inferiore a quello di prima, le grazie che Dio sta riversando saranno ancora più grandi.

So che ci sono stati ostacoli e ce ne saranno altri, ma li supererete facendo la volontà di Dio.

Satana, cari figli, insegue tutti coloro che pregano e farà di tutto per disorganizzare ogni evento.

Satana, cari figli, è pienamente consapevole che la fine del suo regno si sta avvicinando.

Farà tutto il possibile, nel tempo che gli rimane, per impedire alle anime di ottenere ciò che Dio ha promesso loro.

Continuate a pregare con la vostra arma in mano; il rosario è la vostra ancora di salvezza per la nuova terra promessa. Presto, cari figli, la terra sarà libera da ogni male, come era destino che fosse.

Non ci sarà più dolore, non ci saranno più lacrime da versare. Condividerete il banchetto mentre sarete nutriti dagli angeli. Vi amerete come il Padre vi ama e saprete che il rosario ha contribuito a realizzare questo sogno.

"Sia fatta la tua volontà".

3 maggio 2008


Ai figli di Dio è chiesta una cosa sola: rimanere sempre veri figli di Dio e mai lasciarsi tentare dalla potenza del male perché diventino non più figli di Dio.

 


LIBRO DEL PROFETA DANIELE


46 I servi del re, che li avevano gettati dentro, non cessarono di aumentare il fuoco nella fornace, con bitume, stoppa, pece e sarmenti. 

I servi del re vogliono essere sicuri che Azaria e i suoi compagni vengano interamente consumati e ridotti in cenere dalle fiamme della fornace. 

I servi del re, che li avevano gettati dentro, non cessarono di aumentare il fuoco nella fornace, con bitume, stoppa, pece e sarmenti.  

Per questo alimentano il fuoco con bitume, stoppa, pece e sarmenti. Azaria e gli altri mai più dovranno rivedere la luce del sole. 

Anche questa azione serve per manifestare, rivelare, dire ai popoli quanto è grande il Signore. Umanamente parlando non c’è vita per Daniele. 

Anzi l’uomo tutto fa e pone in opera perché vita non ve ne sia. Ma è proprio questa ostinazione dell’uomo che rivela tutta la potenza del Signore. 

È quanto avvenne con la morte di Cristo. Si sigillò la sua tomba. Si posero delle guardie a custodia. Furono proprio le guardie a testimoniare la risurrezione. 

Sono sempre i distruttori di Dio e dei suoi figli che dovranno riconoscere la potenza del Signore. La loro malvagità non lo ha vinto, non lo ha sconfitto. 

Se l’onnipotenza di male dell’uomo non è capace di vincere Dio nei suoi figli, allora è segno che veramente Dio è grande oltre ogni potenza umana. 

Sono i nemici di Dio, che mettendo in atto tutta la loro malvagità e cattiveria, confessano l’onnipotenza e l’invincibilità del vero Dio e Signore. 

Questa verità deve essere di grande consolazione per i figli di Dio. Più grande è il male che si abbatte su di essi e più grande sarà la gloria del Signore. 

Se il Signore è capace di abbattere tutta la potenza malvagia e cattiva di un uomo, è segno che Lui è più grande di ogni uomo che vive sulla terra. 

Ai figli di Dio è chiesta una cosa sola: rimanere sempre veri figli di Dio e mai lasciarsi tentare dalla potenza del male perché diventino non più figli di Dio. 

Rimanendo essi veri figli di Dio, permettono al Signore di manifestare tutta la sua onnipotenza, la sua gloria, la sua santità in mezzo alle genti.  

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI 


TRATTATO SULL’INFERNO

 


RACCONTA UN ARCIVESCOVO...


Mons. Antonio Pierozzi, Arcivescovo di Firenze, famoso per la sua pietà e dottrina, nei suoi scritti narra un fatto, verificatosi ai suoi tempi, verso la metà del XV secolo, che seminò grande sgomento nell'Italia settentrionale. 

All'età di diciassette anni, un ragazzo aveva tenuto nascosto in Confessione un peccato grave che non osava confessare per vergogna. Nonostante questo si accostava alla Comunione, ovviamente in modo sacrilego.

Tormentato sempre più dal rimorso, invece di mettersi in grazia di Dio, cercava di supplire facendo grandi penitenze. Alla fine decise di farsi frate. "Là - pensava - confesserò i miei sacrilegi e farò penitenza di tutte le mie colpe". 

Purtroppo, il demonio della vergogna riuscì anche là a non fargli confessare con sincerità i suoi peccati e così trascorsero tre anni in continui sacrilegi. Neanche sul letto di morte ebbe il coraggio di confessare le sue gravi colpe. 

• suoi confratelli credettero che fosse morto da santo, perciò il cadavere del giovane frate fu portato in processione nella chiesa del convento, dove rimase esposto fino al giorno dopo.

AI mattino, uno dei frati, che era andato a suonare la campana, tutto a un tratto si vide comparire davanti il morto circondato da catene roventi e da fiamme.

Quel povero frate cadde in ginocchio spaventato. II terrore raggiunse il culmine quando sentì: "Non pregate per me, perché sono all'inferno!"... e gli raccontò la triste storia dei sacrilegi.

Poi sparì lasciando un odore ripugnante che si sparse per tutto il convento. I superiori fecero portare via il cadavere senza i funerali.


Avete perso la cognizione di tutto!

 


Messaggio della Madonna Madre della Divina Consolazione (Protettrice degli afflitti)


25-07-2023

"Cari figli,

Ecco il Servo del Signore!

Figlioli, conducete una vita semplice, come quella di mio Figlio Gesù qui sulla terra. Il Signore vi ama molto e conosce perfettamente i vostri passi. Nei vostri giorni, vedete come va il mondo! Avete perso la cognizione di tutto! La povera umanità si sta dirigendo verso una grande distruzione, perciò figlioli, continuate a pregare per il mondo intero. Ascoltate la richiesta di vostra Madre! Eseguite sempre i comandamenti della Legge del Signore! Sono qui in questo luogo per parlarvi dell'Amore di Dio, perché Egli ha grandi progetti per i miei consacrati. Vi amo tanto e voglio che siate preparati per poter ascoltare le mie richieste materne qui sulla terra. Abbiate nei vostri cuori umiltà, carità e perseveranza nella preghiera. Siate sempre adempienti a tutti i doveri cristiani.

Che Dio vi benedica e vi conceda la sua pace!

Vi amo! Rimanete tutti nel nome della Santissima Trinità".

Un vescovo parla

 


1969

DOPO IL CONCILIO: LA CHIESA DI FRONTE ALLA CRISI MORALE CONTEMPORANEA *


* Conferenza pronunziata alla Faculté Autonome d'Économie et de Droit di Parigi. Prima di mons. Lefèbvre aveva parlato il Decano della Facoltà, professor Dauphin-Meunier (N.d.E.). Signor Presidente, la ringrazio di darmi l'occasione di parlare davanti a questa assemblea, anche se mi mancherà l'eloquenza del professore di diritto che mi ha preceduto. Sono un missionario, poco abituato a parlare davanti a un uditorio così distinto, ma spero di farlo con la stessa fede e con lo stesso coraggio: sapete quanto ne occorra oggi per opporsi alle idee correnti. Se dirò cose che potrebbero suscitare la loro meraviglia, avrò cura di farle loro osservare affinché vi riflettano e sappiano fare le necessarie distinzioni. Mi è stato chiesto di parlare della situazione della Chiesa di fronte alla crisi morale contemporanea. Ritengo, e loro lo sanno quanto me, che questa crisi morale abbia radici molto profonde nella nostra storia. Occorre certamente risalire al momento in cui nella cristianità la prima crisi morale divenne pubblica (crisi morali personali ne abbiamo tutti), quella crisi cioè che distrusse la base stessa della morale sostituendo all'autorità di Dio la coscienza personale. Fu la nascita del protestantesimo che sostituì il libero arbitrio all'autorità di Dio, all'autorità della Chiesa. Questa crisi morale si manifestò al mondo per la seconda volta in modo ancora più drammatico, più tragico, quando a coloro che ci comandavano e ci guidavano nella vita civile in nome di Gesù Cristo, in nome di Dio, subentrarono coloro che ci guidavano in nome della dea Ragione. In una parola, il fondamento del diritto e del dovere morale, che è Dio, fu sostituito, si trattasse dell'individuo o della società, dalla coscienza e dagli uomini. Era la fine della società! E siamo ancora, più o meno, a quello stesso punto. Ci furono certamente reazioni. Ma dal momento in cui ci consegnarono nelle mani di uomini che non si riferivano più a Dio, siamo diventati schiavi di quegli uomini. Sa il cielo con quali conseguenze! Loro conoscono la storia di tutte le guerre che ne derivarono, di tutti i drammi vissuti dalla Francia da due secoli in qua, di tutto il sangue versato a causa di quella dimenticanza, di quella sostituzione di coscienza e ragione a Dio. Certo, in alcuni paesi, in alcuni casi particolari, la cristianità reagì. Ma quale fu l'atteggiamento della Chiesa davanti a quella ribellione a Dio e a se stessa? L'opposizione dei Papi, di molti vescovi, della maggior parte dei sacerdoti e dei fedeli fu risoluta. Dopo la Rivoluzione nacquero nuove congregazioni religiose, si potè assistere al ritorno di una certa autorità che si diceva ancora unita a Dio e, in alcuni paesi, al ritorno della monarchia cristiana. Ma non va taciuto che durante tutto il secolo XIX si ebbero cattolici (non parlo dei nemici della Chiesa, di coloro che volevano conservare a tutti i costi le loro conquiste) che credettero possibile raggiungere un compromesso, un'intesa con i princìpi della Rivoluzione, i princìpi del protestantesimo. È la storia del liberalismo cattolico. Esso fu affermato, forse, in buona fede, ma la Chiesa rimase sempre fedele ai suoi princìpi e lo condannò. Successori del liberalismo cattolico furono più tardi il Sillon 8 il modernismo e oggi il neomodernismo. Si deve purtroppo in parte ad essi il fallimento dei tentativi fatti dai Papi, da un buon numero di vescovi, da sacerdoti e fedeli di ricollocare Nostro Signore Gesù Cristo a fondamento della società e della nostra morale. Fino al Santo Padre Pio XII abbiamo udito affermare quelle verità in modo chiaro, solenne. Si può dire che Pio XII illuminò di una luce straordinaria tutti i difficili problemi della nostra epoca. Fu un papa eccezionale. Durante il Concilio avremmo potuto limitarci a consultare i suoi scritti inserendo nei nostri schemi le soluzioni da lui date a quei problemi, e il Concilio sarebbe stato infinitamente superiore a quello che è stato. Ai tempi di Pio XII - questo va detto - la Chiesa si trovava in una situazione relativamente fiorente, almeno in alcuni paesi. Pensiamo all'Olanda, i cui cattolici aumentavano con rapidità tale da diventare maggioranza; alla Svizzera, trasformatasi altrettanto rapidamente, per esempio nel cantone di Ginevra. Il Portogallo ritrovava, dopo la rivoluzione, la fede cristiana; la Spagna ritornava alla fede degli avi. Le conversioni erano numerosissime: centottantamila all'anno negli Stati Uniti, da cinquanta a ottantamila in Inghilterra. È incontestabile che i protestanti si stavano avvicinando alla Chiesa cattolica. Come si spiega che le forze sovversive siano riuscite a penetrare dappertutto, nei nostri seminari in particolare? Già vi circolavano, purtroppo, fogli clandestini; l'insegnamento della dottrina di san Tommaso era osteggiata, i professori cominciavano a tenervi corsi privati che sfuggivano a ogni controllo. La maggior parte dei vescovi non riusciva a sapere che cosa si insegnasse nei loro seminari. Lentamente ma sicuramente l'opera di distruzione cominciò fin dal tempo di Pio XII di venerata memoria. Ed eccoci alla vigilia del Concilio. Concilio che non ha ancora finito di far parlare di sé! Nella mia qualità di membro della commissione centrale preconciliare, di cui facevano parte ottanta cardinali, una ventina di arcivescovi, una decina di vescovi e quattro superiori generali di congregazioni religiose, potei constatare personalmente che il Concilio fu preparato con grande serietà e fedeltà alla Tradizione. Bisognerebbe poter pubblicare adesso tutti quegli schemi preparatori per constatare a che punto si trovasse la dottrina della Chiesa il giorno precedente l'apertura del Concilio. Ma ecco dove è il cuore del dramma (non sono il solo a pensarlo): Fin dai primi giorni il Concilio fu investito dalle forze progressiste. Noi ne avemmo la sensazione, ce ne rendemmo conto. E quando dico «noi» posso dire la maggioranza dei padri conciliari. Ci convincemmo che nel Concilio stava accadendo qualche cosa di anormale. Il modo di agire di coloro che, attaccando la Curia romana, volevano distogliere il Concilio dal suo fine e, attraverso la Curia, colpire Roma e il successore di Pietro, fu scandaloso. Quando il cardinale Ottaviani ci sottopose i nomi di coloro che avevano fatto parte delle commissioni preconciliari allo scopo di comporre le commissioni conciliari (cosa normalissima; infatti, essendo duemilaquattrocento, provenienti da tutte le parti del mondo, non ci conoscevamo), un grido di indignazione si levò da parte di «quelli delle rive del Reno», che insorsero contro la pressione esercitata da Roma per imporre i membri delle commissioni. Stupore generale! Ma il giorno dopo ci furono distribuite liste internazionali già predisposte, composte da nomi che non conoscevamo e che finirono con l'essere accettate. Chi le aveva compilate conosceva perfettamente quei vescovi, tutti (è superfluo dirlo) appartenenti alla stessa tendenza. Fu così che le commissioni furono formate per due terzi da membri progressisti. Ovviamente, i testi degli schemi che ci furono consegnati nel corso delle sessioni conciliari rispecchiavano chiaramente le idee della maggioranza dei membri delle commissioni. Ci trovammo quindi davanti a una situazione assolutamente inestricabile. Come cambiare completamente e in profondità quegli schemi del Concilio? È possibile modificare qualche frase, qualche proposizione, non l'essenziale. Le conseguenze di quella situazione sono pesanti. Ma ci viene affermato: Questo Concilio è infallibile, non avete il diritto di dubitarne; tutto quanto è stato approvato dal Papa e dai vescovi deve essere accettato tal quale senza discussione. Io penso che sia necessario distinguere e, per prima cosa, definire questo Concilio. Questo Concilio, infatti, è stato ripetutamente detto «pastorale», e quando volevamo che fosse precisato qualche termine, ci sentivamo rispondere: È inutile: non si tratta di un Concilio dogmatico, ma di un concilio pastorale. Le persone per cui parliamo non sono specialisti, e nemmeno teologi. Per concludere: si tratta di un testo di predicazione, e non di un testo scientifico. Ne avevamo, purtroppo, prove evidenti. Ammetteranno che non fa molto onore a un'assemblea di duemilaquattrocento vescovi compilare uno schema sulla Chiesa avente per scopo principale la collegialità e dovervi poi aggiungere una nota esplicativa per spiegare il significato di tale collegialità! Penso che se il testo fosse stato studiato a sufficienza e fosse stato a sufficienza esplicito non sarebbero occorse note esplicative. I concili furono sempre dogmatici. Certo, il Concilio Vaticano II è un concilio ecumenico per numero di vescovi partecipanti e perché convocato dal Papa, ma non è un concilio come gli altri. Giovanni XXIII si è espresso chiaramente in proposito. Il suo oggetto fu evidentemente diverso da quello degli altri concili. Per evitare l'ambiguità di un concilio pastorale eravamo intervenuti chiedendo due testi: uno dottrinale e uno di considerazioni pastorali. L'idea del testo dottrinale fu esclusa a favore del solo testo pastorale. Penso però che questo fatto abbia un'importanza capitale in quanto ci farà meglio comprendere la situazione in cui ci troviamo. Non so che cosa loro ne pensino, ma ci parlano continuamente dello «spirito postconciliare», causa di tutti i nostri mali, che provoca la ribellione dei chierici, solleva contestazioni, è all'origine dell'occupazione di cattedrali e di parrocchie e di tutte le stravaganze della liturgia e della nuova teologia. Questo «spirito postconciliare» non avrebbe davvero nulla a che fare con il Concilio? Sarebbe un fenomeno totalmente estraneo al Concilio? L'albero si giudica dai suoi frutti… Che fare allora? Qual è l'atteggiamento del Papa? Il Santo Padre ha reso pubblicamente una professione di fede. Ora, questo atto, dal punto di vista dogmatico, è più importante dell'intero Concilio. Sottolineo: dal punto di vista dogmatico. Quel Credo, compilato dal successore di Pietro per affermare la fede di Pietro, ha rivestito una solennità assolutamente straordinaria. Il Papa ha infatti manifestato la sua intenzione di farlo come successore di Pietro, e da solo, in quanto vicario di Cristo. Quando si è levato in piedi per proclamare il Credo, si sono alzati anche i cardinali, e l'intera folla ha voluto fare lo stesso. Ma il Papa ha fatto sedere tutti, volendo con quel gesto dimostrare che era lui solo a proclamare, in quanto vicario di Cristo, in quanto successore di Pietro, il suo Credo; e lo ha proclamato con le parole più solenni, nel nome della Santissima Trinità, al cospetto degli Angeli, al cospetto di tutta la Chiesa. Ha quindi compiuto un atto che impegna la fede della Chiesa. Consolazione e fiducia per noi: lo Spirito Santo non abbandona la Sua Chiesa! Di conseguenza, dato che gli altri concili sono stati concili dogmatici, e considerato che questa professione di fede è una professione di fede dogmatica, si può dire in verità che l'arca della fede, che già poggiava sul Concilio Vaticano I, trova adesso un nuovo punto di appoggio nella professione di fede di Paolo VI. Il Papa ha recentemente confermato il suo Credo intervenendo a proposito del catechismo olandese. I testi del Concilio, specialmente la costituzione Gaudium et spes e la dichiarazione sulla libertà religiosa, sono stati firmati dal Papa e dai vescovi, per cui non possiamo dubitare del loro contenuto. Equivarrebbe a disprezzare quello che ci è stato ripetuto costantemente sul fine e quindi sulla natura dei Concilio Vaticano II. E tuttavia, come interpretare, per esempio, la dichiarazione sulla libertà religiosa, che racchiude una certa contraddizione interna? All'inizio vi si afferma l'adesione totale alla Tradizione. Ma poi nel testo nulla vi corrisponde! Che cosa ci resta infine da fare? Lasciamo alla provvidenza e alla Chiesa la cura di pronunciarsi a suo tempo sul valore dei testi del Concilio Vaticano II. Ma è sulla Fede cattolica e romana riaffermata dal successore di Pietro che la cristianità dev'essere ricostruita. Occorre ricostruirla con i princìpi usati nel costruirla. Come disse molto giustamente il santo Papa Pio X, una civiltà cristiana è già esistita, per cui non occorre più inventarla. È esistita, basta farla rivivere. Non dobbiamo esitare a ricostruire la società su Nostro Signore Gesù Cristo, unico fondamento della nostra morale, della nostra vita personale, familiare e pubblica. È su questi stessi princìpi che oggi dobbiamo rifare una società cristiana. Non vi è motivo per cui non possano essere ricostruiti la società cristiana, la famiglia cristiana, la scuola cristiana, la corporazione cristiana, la professione e il mestiere cristiani, lo Stato cristiano. Rinunciarvi, significherebbe dubitare della nostra fede. Forse ne beneficieranno soltanto coloro che ci seguiranno. Poco importa! Dobbiamo adoperarci a quel fine. Penso che questa Facoltà Autonoma di Economia e Diritto da poco fondata a Parigi ne sarà un magnifico esempio. Ma, come abbiamo detto, occorre costruire con uno spirito di fede sostenuto dalla preghiera. Non dobbiamo accontentarci di mezze misure, né lasciarci indurre a compromessi. Se non edificheremo sulla roccia della cattolicità, sulla pietra angolare che è Nostro Signore Gesù Cristo, ricominceremo a tergiversare ritrovandoci di nuovo, infine, con il liberalismo e il neomodernismo, alle porte del comunismo. Abbiamo, grazie a Dio, motivi di fiducia perché c'è una gioventù che vuole tali soluzioni e si oppone al disordine. Non tutta la gioventù è corrotta, come vogliono farci credere. Molti hanno un ideale, molti sono alla ricerca di qualcuno che risolva i loro problemi. L'esempio della Cité Catholique, come quello di coloro che attraverso la stampa e le associazioni si sforzano di farne penetrare le idee nella mente dei giovani, è significativo. È degno di nota il fatto che a un congresso come quello tenuto l'anno scorso a Losanna abbiano partecipato ottocento giovani tra i venti e i trent'anni. Non mancano neppure le vocazioni di giovani seminaristi che chiedono di essere formati, ma non nei seminari da cui sono state bandite formazione e disciplina, bensì in istituti in cui sanno di potersi preparare al sacerdozio conforme alle sane tradizioni della Chiesa. Possiamo dunque contare sui giovani; con essi, un magnifico lavoro ci attende. Terminerò dicendo per quale ragione dobbiamo restituire a Nostro Signore Gesù Cristo il posto che gli compete, perché senza di lui non potremo far nulla. Egli è il fondamento del diritto, è il perché dei nostri doveri, è il fine della nostra vita, è il protettore dei deboli, è la misericordia verso i peccatori, è il giusto giudice dei nostri tribunali. Poco tempo fa, durante un processo che si svolgeva alla televisione italiana, osservai dietro il giudice il crocifisso e pensai: Per chi è condannato, la vista del crocifisso alle spalle del giudice significa la possibilità di appello. Egli, infatti, può dire al giudice: Forse ho agito male, ma colui che ci guarda sa di certo che anche lei non è senza peccato; sia indulgente con me! Quando il crocifisso è assente, siamo fra uomini, siamo abbandonati alla mercé dei nostri personali giudizi. La Rivoluzione, nel bandire il Cristo, ci ha, come ho detto, consegnati agli uomini. Oggi, anche certi chierici vorrebbero bandire il Cristo dalle nostre chiese affinché ci ritroviamo soltanto fra uomini. Quando ci ritroveremo soltanto fra uomini, in chiese prive della presenza reale di Gesù Cristo, prive di Dio, le stesse chiese diventeranno superflue! Tutti i martiri sono morti nel nome di Cristo. Nella nostra patria sono legione coloro che, come i martiri della Vandea, sono caduti per ricostruire una Francia cristiana! Seguiamoli, affinché la nostra vita abbia una ragion d'essere!

Marcel Lefèbvre


INVOCAZIONE

 


O Amore, Spirito Santo, Voi siete nella Santissima Trinità questo ineffabile bacio che forma il potente legame tra il Padre e il Figlio... O mio Gesù, con il soffio del Vostro Spirito, attiratemi in Voi e assorbitemi in Voi. Fatemi scomparire nella Vostra divina essenza, nell'eterno bacio dell'unione senza fine e concedetemi allora di vedervi, di possedervi, di gioire di Voi per sempre. E' per Voi che il mio cuore languisce, è di Voi che ha sete... Fino a quando, o mio Diletto, attenderò il momento di gioire in voi?... Oh presto, strappatemi da questo esilio, il mio desiderio sempre più forte è quello di conoscervi quale Voi siete, di amarvi con ardore... o mio Diletto, Voi conoscete il desiderio del mio cuore... O Amore, affrettati a soddisfare il mio desiderio.

(Santa Gertrude, esercizi)


(Perché dubitate delle Mie parole?)

 


Messaggio ricevuto il 14 luglio 2023

Mia cara figlia, scrivi a tutti i Miei figli. Tutti dovranno ascoltare questo messaggio che viene dal Cielo alla Terra, perché è qui che desidero raggiungere tutti i miei figli con le cose che voglio annunciarvi per i giorni che si avvicinano. Tutto è vicino e, come vi ho già detto, tutto sarà detto attraverso questa Mia figlia prescelta (Maria), perché voglio chiamare questi tempi finali in questo modo, così sarà. Chi vuole ascoltare, ascolti, perché tutto è scritto. Ciò che viene da Me ha molta forza, e come Padre vi invito all'obbedienza che viene da Me e a una parte di Me per tutti, perché è così che ho creato il mondo, con l'obbedienza.

Coloro che non Mi danno obbedienza saranno lasciati fuori, perché Io voglio sempre che Mi ascoltiate, come era all'inizio del mondo, nella Mia Legge. E come ho chiamato loro attraverso Mosè, così chiamo voi ora, affinché tutti vedano che tutto viene da Dio Padre, Figlio e Spirito Santo. Io sono la Luce del Mondo, chi mi segue non camminerà nelle tenebre, perché voglio che sia detto di dare luce al Mondo. Ho mandato mio figlio Giovanni (il Battista), poi ho mandato mio figlio Gesù, e ora i miei profeti di questi tempi finali, non ci sarà nessun altro che vi darà qualcosa al di fuori di Me. Io sono l'Inizio e la Fine, che ci crediate o no! Perché la scelta viene da Me e non ci saranno interferenze.

Sì, ognuno sceglie il proprio partner, Io ho scelto questa figlia, perché il Padre mio ha fatto tutto fin dall'inizio del mondo, e quindi alla nascita lei era già stata scelta dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santo. Sì, figli miei, ora vi invito a vedere che tutto è molto vicino ad accadere. Perché dubitate delle mie parole? Non vedete che tutto è ormai contaminato e che non c'è altra via? Come sapete, all'inizio c'era tanta tristezza e ora non c'è più controllo, perché non vedete che tutto continua come prima, ma con una cosa (diversa), i Miei figli (Sacerdote) ora lo fanno in modo diverso.

Non si prendono più cura dei figli o dei genitori, né delle mogli e dei loro mariti, non è più come all'inizio, tutto è in disordine. Perché volete vivere in questo modo? Non voglio più che questo mondo continui così, perciò farò nuove tutte le cose, con coloro che mi obbediranno. Chi vuole seguirmi, ascolti bene: dovrà lasciare sua madre, suo padre, i suoi figli, e fare quello che le dirò di fare. Se non farete la Mia volontà (sarete puniti), ecco perché vi invito tutti, dovrete ascoltare questi messaggi, perché d'ora in poi sarà occhio per occhio e dente per dente. Quindi, figli miei, svegliatevi e non dormite più, finché non vi chiamerò a fare la vostra scelta.

Io sono il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Amen.

Maria De Jesus Coelho

 


venerdì 4 agosto 2023

Adorazione

 


Quando il numero degli eletti sarà completo, essi si assideranno alla grande Cena di Nozze.

 


Dice Gesù: 

«… E si avrà un solo Ovile sotto un solo Pastore, e il Regno di Dio sarà composto sulla Terra, pronto  ad essere trasportato e accolto nei Cieli, sotto il mio scettro e il mio segno e il mio vero Nome. Il mio  vero Nome! È noto a Me soltanto! Ma quando il numero degli eletti sarà completo, e fra inni di tripudio  si assideranno alla grande cena di nozze dello Sposo con la Sposa, allora il mio Nome sarà conosciuto dai  miei eletti che per fedeltà ad Esso si saranno santificati, pur senza conoscere tutta l'estensione e la  profondità di ciò che è essere segnati dal mio Nome e premiati per il loro amore ad Esso, né quale sia il  premio... Questo Io voglio dare alle mie pecore fedeli. Ciò che è la mia stessa gioia...». 

DA: L’EVANGELO COME MI È STATO RIVELATO 

Se non inizierete a combattere sulla terra per una vera conversione, potrebbe poi essere troppo tardi.

 


Maria Madre e Maestra


Eccomi di nuovo tra di voi a spronarvi a camminare nella via della vita. Figlioli miei tanto amati, questi sono i giorni che porteranno a Dio tante anime che lo aiuteranno a convincere tanti uomini e donne sulla terra, a cambiare i loro cuori da freddi e increduli a caldi e credenti.
Se non inizierete a combattere sulla terra per una vera conversione, potrebbe poi essere troppo tardi. Gesù vi ama e vuole vedere tutti i suoi figli fare pulizia delle proprie anime.
Figlioli miei, Io ancora verrò a voi per farvi intendere quanto sia importante la nettezza delle vostre anime. Chi non seguirà la Parola di Dio perderà la vita eterna. Io continuerò a venire tra di voi per portarvi la Sua Parola ma, purtroppo, molti di voi, fanno ancora orecchi da mercante.
Conto tanto su di voi, aiutatemi a riportare sulla buona strada i vostri fratelli non credenti altrimenti potrebbe essere troppo tardi. La Santa Messa diventi il vostro Pane Quotidiano, e la Santa Comunione la vostra Forza
Ascoltate ciò che vi dico e mettete in pratica i miei consigli che vi dono con tanto amore materno. Vi benedico, vi amo e voglio portarvi a Gesù per godere del Suo Paradiso Celeste.

Valeria Copponi

Santa Elisabetta fugge di nuovo con il bambino Giovanni - Ven. Anne Catherine Emmerick

 


Secondo le visioni del  

Ven. Anne Catherine Emmerick 


LA VITA DI GESÙ CRISTO E DELLA SUA SANTISSIMA MADRE 

(Dalla nascita di Maria Santissima alla morte di San Giuseppe).


Santa Elisabetta fugge di nuovo con il bambino Giovanni


Santa Elisabetta, avvertita da un angelo prima della strage degli innocenti, si rifugiò di nuovo con il piccolo Giovanni nel deserto. Vidi che aveva cercato a lungo una grotta che sembrava sicura e nascosta: quando la trovò, vi rimase con il bambino per circa quaranta giorni. Poi tornò a casa sua e un esseno del monte Oreb si recò nel deserto per portare cibo al bambino e per aiutarlo nelle sue necessità. Quest'uomo, di cui ho dimenticato il nome, era un parente della profetessa Anna. All'inizio andava ogni settimana e poi ogni quindici giorni, finché Giovanni aveva bisogno di aiuto. Non passò molto tempo prima che al ragazzo piacesse di più stare nel deserto che tra gli uomini. Era destinato da Dio a crescere lì in tutta innocenza, senza contatto con gli uomini e la loro malvagità. Giovanni, come Gesù, non andò a scuola e fu istruito dallo Spirito Santo. Spesso vedevo una luce al suo fianco o figure luminose come quelle degli angeli. Il deserto non era arido e desolato, perché tra le rocce crescevano abbondanti erbe e cespugli con frutti e bacche di vario tipo. Ho visto fragole selvatiche lì, che il ragazzo ha raccolto per mangiarle. Aveva una straordinaria familiarità con gli animali, soprattutto con gli uccelli che volavano per posarsi sulle sue spalle; e quando parlava con loro, sembrava che lo capissero e gli facessero da messaggeri. A volte andava lungo i ruscelli: i pesci gli erano familiari, perché si avvicinavano quando li chiamava e lo seguivano mentre camminava lungo la riva. Ho visto che si allontanava dai luoghi abitati a causa del pericolo che lo minacciava. Gli animali lo amavano così tanto che lo aiutavano in molti modi. Lo portavano nei loro rifugi o nei loro nidi e, quando gli uomini si avvicinavano, poteva fuggire nei nascondigli senza pericolo.  Si nutriva di frutti e radici selvatiche; non gli era difficile trovarli, perché erano gli stessi animali a condurlo e a mostrarglieli. Portava sempre con sé la sua pelle di pecora e la sua bacchetta e si addentrava sempre di più nella natura selvaggia. A volte si avvicinò al suo villaggio e per due volte vide i suoi genitori che lo desideravano. Devono aver avuto delle rivelazioni, perché quando Elisabetta o Zaccaria desideravano vedere Giovanni, questi continuava a venire loro incontro da lontano. 


La Vita nascosta di Gesù a Nazaret

 


La vera attività di Gesù come Capo e Redentore dell’umanità nella vita occulta a Nazaret: 

“Figlia mia, come mi è dolce e gradita la preghiera delle anime intime con Me! Come mi sento ripetere la mia vita nascosta di Nazaret, senza alcuna esteriorità, senza circolo di gente, senza suono di campane, tutto negletto, solo, tanto che appena ero conosciuto. Io mi elevavo tra il Cielo e la terra e chiedevo anime; e neppure un respiro né un palpito mi sfuggiva che non chiedesse anime. E come ciò facevo, suonava nel Cielo il mio squillo, che attirava l’Amore del Padre a concedermi le anime; e questo suono, ripercuotendosi nei cuori, gridava con voce sonora: Anime! Quante meraviglie non operai nella mia vita nascosta, solo conosciuta da mio Padre in Cielo e dalla mia Mamma in terra!  

Così l’anima nascosta, intima con Me, come prega, se nessun suono si sente in terra, le sue preghiere come campane suonano più vibranti in Cielo, da chiamare tutto il Cielo ad unirsi con lei e far scendere sopra la terra misericordie, che suonando, non all’udito, ma al cuore delle creature, le dispongono a convertirsi”. (Vol. XII: 10-12-1918).

Serva di Dio” Luisa Piccarreta

(Non sarà facile d'ora in poi)



 Messaggio ricevuto il 13 luglio 2023  

Mia cara figlia scrivi, Io sono il tuo Dio, il tuo Salvatore. Sono venuto con il Mio Amore per darti un altro messaggio che viene dal Mio Sacro Cuore al tuo. Sono venuto a darti un altro messaggio perché tu lo dia ai miei figli. Voglio che sappiate tutto ciò che voglio dare, affinché sappiate che d'ora in poi non sarà facile. Voglio che tu chiami tutti i miei figli a prepararsi, perché le cose non saranno facili per nessuno, il diavolo farà sparire tutto dalla mia Chiesa, non rimarrà nulla. Non ci sarà nulla che Mi appartiene nel Mio Santissimo Tabernacolo, tutto sarà rimosso perché darà fastidio alla bestia, e voi sapete, figlioli, che egli non vuole nulla di ciò che Mi appartiene nella Mia Chiesa.

Affinché possiate tenere tutto in ordine, allontanatevi dalla Mia Chiesa e non tornate più, finché non verrò presto a portare via tutto ciò che è Mio e vi darò una casa che sarà preparata dai Miei Angeli, perché non avete altro da fare nella Mia Chiesa. Vi avverto ora! Non state con le mani in mano ad aspettare giorni migliori (dove siamo ora), perché non arriveranno, e per avere pace, riparatevi in un luogo di rifugio, perché non avrete pace. Invito tutti i miei figli a prepararsi per giorni migliori (lontano da qui), ma in un luogo dove non vi accadrà nulla. Ma non abbiate paura, perché tutti coloro che sono vicini a Me non hanno paura, ma pregate, state vicini al Mio Tabernacolo, perché così non succederà nulla.

Affinché tutti sappiano che tutto verrà, non pensate alla menzogna, perché nulla accadrà se non sarà dato da Me, perché Io so tutto e sento tutto. Perciò non siate tristi, ma pregate e non siate come le cinque fanciulle stolte (Matteo 25, 1-13). Preparatevi, perché l'ora è imminente.

Io sono Gesù di Nazareth. Amen.

APPARIZIONI MARIANE ATTRAVERSO I SECOLI

 


LA PURIFICAZIONE DELLA VERGINE MARIA

Quaranta giorni dopo il parto, la Vergine Maria si recò a Gerusalemme per obbedire al precetto del Levitico, che prescriveva la purificazione delle madri ebree e il riscatto del primogenito. Naturalmente, questa legge non era vincolante per Maria, perché era la casta sposa dello Spirito Santo, ma lei obbedì.

 Fu allora che il sacerdote del giudaismo, Simeone, le profetizzò che sarebbe stata la Vergine dei dolori, il che sottolinea il suo martirio spirituale e la sua compassione per le future sofferenze del Figlio (cfr. Luca 2, 22-28).

 Dopo aver adempiuto alle prescrizioni della legge, la Sacra Famiglia tornò a Betlemme.


DA ORIENTE ARRIVANO I TRE SAGGI

Durante il regno di Erode, i magi vennero dall'Oriente" (cfr. Luca 2, 22-28). 

Secondo le antiche tradizioni dell'Iran, raccolte da Abulfarage Zerdascht, il restauratore dell'astronomia e ben conoscitore delle profezie degli Ebrei, al tempo del regno di Ciro e qualche tempo dopo il ristabilimento del tempio di Gerusalemme, fu annunciato che un bambino divino, destinato a cambiare la faccia del mondo, sarebbe nato da una Vergine pura e immacolata nella regione più occidentale dell'Asia. Il segno sarebbe stato una stella sconosciuta sul loro orizzonte, che avrebbe segnalato questo evento straordinario e che al suo apparire i magi avrebbero dovuto portare loro stessi dei doni a questo giovane re. Fedeli e religiosi esecutori della volontà di Zoroastro, tre dei più illustri saggi di Babilonia, non appena osservata la stella, suonarono le trombe di partenza per la Palestina per andare ad adorare il bambino.

 I tre saggi, dopo essere passati per Gerusalemme e guidati dalla stella, arrivarono a Betlemme e adorarono il Divino Bambino: Melchiorre gli offrì dell'oro, perché era un re; Gaspare gli offrì dell'incenso, perché era l'unico sacerdote del vero Dio, e Baldassarre gli offrì della mirra, perché era l'unico redentore degli uomini.

 Secondo la tradizione, alcuni anni dopo, i Magi ricevettero il battesimo cristiano da San Tommaso, l'apostolo che predicò in questa regione della Caldea. La festa dei Re Magi si celebra il 6 gennaio.


LA FUGA DELLA SACRA FAMIGLIA IN EGITTO

Dopo l'adorazione dei Magi, la Sacra Famiglia si trasferì a Nazareth, ma ben presto i tre furono costretti a intraprendere un viaggio lontano e pericoloso, che si concluse in Egitto, la terra dell'esilio. Nel frattempo, Erode fece uccidere tutti i bambini innocenti sotto i due anni (cfr. Matteo 2, 16). La Chiesa cattolica ricorda questo evento il 28 dicembre.

Una notte, l'angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: 

"Alzati, prendi il bambino e sua madre, fuggi in Egitto... perché Erode cerca il bambino con l'intenzione di ucciderlo" (cfr. Matteo 2,15).

Partirono in pieno inverno; attraversarono la Palestina e raggiunsero l'Egitto, l'antica culla di ogni conoscenza scientifica e di ogni idolatria, con i suoi obelischi di granito e le sue piramidi colossali.  La leggenda narra che la Vergine Maria rimase impressionata dagli idoli e che questi si ruppero al suo passaggio.

     Dopo un viaggio di 140 leghe, i fuggitivi arrivarono a Eliopoli, la città natale di Mosè, dove gli ebrei della diaspora avevano fondato una colonia.

 Mentre la Sacra Famiglia aspettava il tempo dell'esilio, Erode, disperato, tentò di suicidarsi, ma morì più tardi, divorato dai vermi (cfr. Matteo 2:19).

 L'angelo del Signore giunse infine a porre fine al periodo di esilio sofferto con tanta pazienza e coraggio. Giuseppe ebbe in sogno la notizia della morte di Erode (cfr. Matteo 2, 20-23).

 Tornarono in Palestina lungo la costa mediterranea e si stabilirono a Nazareth.

 Così si realizzò la profezia: "Ho chiamato mio Figlio dal paese d'Egitto" (cfr. Osea 11, 20-23). 


Non cadete nella trappola di Satana perché adesso tutto volgerà all’eternità.

 


Trevignano Romano 3 agosto 2023

Figli miei, grazie per essere qui e per aver ascoltato la mia chiamata nel vostro cuore. Figli miei, l’umanità non accetta Dio nella propria vita e non capisce che è solo per Lui che si ha la vita. Figli miei, siamo nei tempi della rivelazione e vi chiedo di amare, amare Dio, correte da Lui ad abbracciarlo nella fonte del suo amore e lasciatevi abbracciare da Lui, solo così nascosti nelle sue Sante piaghe potrete avere la salvezza. Figli miei, attenti ai vostri bambini, state molto attenti a quell’umanità che vuole stravolgere le leggi del creato e del creatore, Non cadete nella trappola di Satana perché adesso tutto volgerà all’eternità. Oggi scenderanno molte grazie su di voi. Ora vi lascio con la mia benedizione materna, nel nome del Padre e del Fglio e dello Spirito Santo, amen.