Giuda e la prima incrinatura nel suo sacerdozio
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Fu la cupidigia l’inizio della caduta di Giuda? Fu la cupidigia l’inizio della caduta di Giuda? No! La prima testimonianza della caduta di Giuda risale al momento in cui Nostro Signore annunciò l’Eucaristia. La storia di Giuda è strettamente connessa alla Pasqua ebraica. Fu a una Pasqua ebraica che Nostro Signore annunciò per la prima volta l’Eucaristia, e a un’altra Pasqua ebraica che l’istituì. Nell’anima di Giuda, la prima frattura si ebbe quando Nostro Signore disse che avrebbe dato all’uomo il suo Corpo e il suo Sangue come cibo. Il crollo definitivo avvenne la notte dell’Ultima Cena, quando il Signore Santissimo mise in atto la sua promessa. Si ha qui la prova irrefutabile che l’Eucaristia, il Pane della Vita, è legata da un lato alla fedeltà e alla santità, dall’altra al tradimento e alla slealtà. La prima incrinatura nel sacerdozio proviene dal nostro atteggiamento verso l’Eucaristia: la santità con cui offriamo la Messa, la sensibilità della nostra devozione al Santissimo Sacramento. Il primo accenno a Giuda come traditore la Bibbia ce lo offre non quando egli rivelò la sua avidità, ma quando Nostro Signore si dichiarò il Pane di Vita. In quell’occasione vennero meno a Gesù Cristo tre tipi distinti di seguaci: le folle, perché rifiutava di essere un re terreno e invece dell’abbondanza dava l’Eucaristia; parecchi discepoli, i quali «si ritirarono e non stavano più con lui» (Gv 6, 67) perché giudicavano l’Eucaristia uno scandalo; infine, Giuda. San Giovanni contrappone due di coloro che il Cristo aveva chiamati al sacerdozio: Pietro e Giuda. Quando, dopo avere annunciato che avrebbe dato la sua Carne per la vita del mondo, si ebbero le diserzioni in massa, il Signore chiese a Pietro se anche lui voleva andarsene. Pietro rispose: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio» (Gv 6, 68-69). Il cuore di Nostro Signore si rattrista per ciò che è accaduto ai suoi dodici. Il numero era simbolico; datava dai dodici patriarchi e dalle dodici tribù, ed era usato spesso in riferimento agli Apostoli. (Ciascuno di essi non derivava forse da una delle dodici tribù?) Vi è quindi qualcosa di tragico nelle parole divine: Rispose Gesù:
«Non ho forse scelto io voi, i Dodici? Eppure uno di voi è un diavolo!». Egli parlava di Giuda, figlio di Simone Iscariota: questi infatti stava per tradirlo, uno dei Dodici (Gv 6, 70). La cupidigia verrà in seguito! Ma qui, molto tempo prima della cena in casa di Simone, molto tempo prima del suo mercato con i sacerdoti del Tempio, Giuda è già descritto come un traditore proprio nel momento in cui Nostro Signore promette la sua Carne come cibo e il suo Sangue come bevanda. Che cosa aggiunsero i trenta denari d’argento alla vendita di quel Corpo e di quel Sangue? Tanto, li aveva già rinnegati! Giuda è dapprima un ladro, poi un traditore e infine un aperto alleato del nemico. Ha rubato dai fondi apostolici, è stato preso da un odio nevrotico sia per il denaro che per se stesso e, per ultimo, si è tolta la vita, ma l’incrinatura, quando ha fatto la sua prima comparsa? Quando è cominciato l’impercettibile crollo, tanto impercettibile che gli Apostoli, durante l’Ultima Cena, non se ne avvidero? È cominciato quando colui ch’era chiamato a essere Sacerdote e vittima ha rifiutato di accettare le parole del suo Signore: «Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno» (Gv 6, 58). La carne! Indubbiamente essa spiega certi aspetti della debolezza sacerdotale. Attaccamento alle cose del mondo! Amore per i titoli azionari! Lusso! Alcool! Nominiamo qualsiasi peccato che ci possa venire in mente. Sono questi gli strascichi che accompagnano il declino del sacerdozio, ma nella veste della santità vi era già uno strappo ancor prima che queste altre forme di nudità e di vergogna facessero la loro comparsa. Nostro Signore sa dove questi palesi e scandalosi peccati ebbero origine. Forse ebbero origine in una «Messa d’un quarto d’ora»; in un «ringraziamento d’un minuto»; in un rapido salto dalla camicia da notte al camice; in una carenza di visite al Salvatore Eucaristico, essendo queste limitate alle visite «ufficiali», quando si «deve» celebrare la Messa o qualche altro ufficio divino. Quindi, l’uomo che è Sacerdote; sempre e ovunque, per l’Eucaristia non è stato capace di essere un Sacerdote Eucaristico. Se un chirurgo si tiene a distanza dal corpo e dal sangue dell’uomo, non perderà la sua perizia? Non è egli specificamente autorizzato alla sua professione appunto in funzione del corpo e del sangue? Ma noi, che non siamo soltanto «autorizzati» ma «ordinati» in funzione del Corpo e del Sangue, come potremo conservare il nostro potere, la nostra santità, la nostra perizia di Sacerdoti se non mediante la fede più viva nel Corpo e nel Sangue di Cristo? Il tradimento e la festa di Pasqua Si direbbe che i Vangeli si facciano un dovere di associare Giuda alla Pasqua ebraica. L’avidità, una delle cause della sua incapacità a essere eucaristico, è menzionata per la prima volta a questo proposito: Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània (Gv 12, 1). Sono queste le parole con le quali l’Apostolo prediletto alza il sipario sulla tragedia del Golgota. E chi nomina per primo? Giuda! Mentre Maria, sorella di Lazzaro, mostra la sua devozione per il Corpo e il Sangue del Salvatore profumandolo con l’unguento riservato al giorno della sua sepoltura (Gv 12, 7), Giuda tradisce la propria avidità e si prepara a vendere quel Corpo e quel Sangue. L’ipocrisia dimostrata da Giuda nel fingersi preoccupato per i poveri è messa in rilievo dalle parole con le quali il Cristo, proprio in quella settimana, identifica Se stesso con i poveri (Mt 25, 35 e seg.). Quando Gesù rimproverò Giuda dicendogli di «lasciarla stare» (Gv 12, 7), il falso apostolo decise di consumare il suo tradimento: Allora uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai sommi sacerdoti e disse: «Quanto mi volete dare perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnarlo (Mt 26, 14-16). La Croce unì non soltanto gli amici di Nostro Signore, ma anche i suoi nemici. I Sadducei e i Farisei, Giuda e il Sinedrio, Roma e i sacerdoti del Tempio, Erode e Pilato: tutti coloro che avevano inimicizie di piccolo conto si coalizzarono in un’unica, enorme ostilità verso Gesù, il Salvatore del mondo. In tempi di crisi, la Chiesa, che è la continuazione del Cristo, deve sempre aspettarsi coalizioni del genere. Il male è ipersensibile alla bontà. In essa scorge una minaccia alla propria esistenza assai prima che gli uomini buoni si ridestino ai segni dei tempi. Giuda all’Ultima Cena Eccoci dunque alla Pasqua di morte di Nostro Signore, la Pasqua in cui il vero Agnello di Dio viene sacrificato per noi pellegrini che camminiamo verso l’eternità. I dodici Apostoli sono raccolti intorno al Signore. A questa prima Messa, dove sedeva Giuda? Giovanni era certamente dalla parte del suo Cuore. Chi c’era dall’altra parte? Pietro, forse, benché un particolare suggerisca il contrario: Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece un cenno e gli disse: «Di’, chi è colui a cui si riferisce?» (Gv 13, 23-24). Se Pietro fosse stato alla destra di Gesù, è improbabile facesse il gesto che ci è stato descritto. Poteva essere Giuda che sedeva vicino a Nostro Signore? È concepibile, perché Gesù Cristo fa molti tentativi per salvare quelli che ha scelti. Matteo sembra volerlo suggerire; altrimenti, come avrebbe potuto il Cristo dire a Giuda di conoscere le sue intenzioni, mentre gli altri continuavano ad avere l’impressione che egli andasse in giro ad aiutare i poveri (Mt 26, 22-25)? I delatori e i traditori s’accorgono ben di rado di essere scoperti. Dunque, se a Giuda era stato assegnato quel posto come prova dell’Amore divino, nel suo cuore indurito deve avere pensato: «Se Egli sapesse che cosa sto per fare, non mi avrebbe mai dato un tal posto». A questo punto, Nostro Signore accenna di nuovo alla Pasqua: «Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione (Lc 22, 15).
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Tratto da “Il sacerdote non si appartiene” del Venerabile Fulton J. Sheen
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