giovedì 26 dicembre 2019

LA SANTISSIMA EUCARESTIA



IL DIO DEI PICCOLI
Io per me son mendico e senza aiuto.
Salmo XXXIX, 18.

I. - Gesù ha voluto essere l'ultimo dei poveri, per stendere la mano al più meschino e dirgli: Io sono tuo fratello.
Durante la sua carriera mortale, il Cielo contemplava un Dio divenuto povero per amor dell'uomo, per dargli l'esempio della povertà e fargliene conoscere il pregio.
Infatti, poteva il Verbo incarnato nascere più poveramente che nella grotta di Betlemme, avendo per culla la paglia degli animali, e per tetto il rifugio del bestiame?
Crescendo, ha mangiato il pane dei poveri e durante la sua predicazione è vissuto di elemosine.
E' morto in una povertà estrema. Ed ecco nella gloria della risurrezione Egli fa ancora della povertà la sua compagna. Vivendo in mezzo a noi nel suo Sacramento, trova il modo di onorare, di praticare la povertà, e anche più che nella sua vita mortale. Una povera chiesa, squallida forse più della grotta di Betlemme, ecco sovente la sua casa. Quattro assi spesso tarlati formano il suo tabernacolo.
Bisogna che i suoi sacerdoti od i fedeli gli facciano elemosina di tutto: della materia del sacrificio, il pane e il vino; dei lini che lo devono ricevere o coprire, i corporali, le tovaglie, ecc.: dal Cielo non porta che la sua Persona adorabile e il suo amore.
I poveri sono senza onore: Gesù è là senza gloria.
I poveri sono senza difesa: Gesù è abbandonato a tutti i suoi nemici.
I poveri non hanno amici o quasi; Gesù in Sacramento né ha pochi e per la maggior parte degli uomini è un estraneo, uno sconosciuto.
O bella, o amabile povertà di Gesù in Sacramento!


II. - Gesù ci domanda di onorare in noi stessi la sua povertà, d'imitarla. Ma saremmo troppo lungi dalla perfezione, se credessimo che la povertà materiale sia tutto quello che ci domanda. Gesù mira più alto, ci vuole poveri nello spirito. Che cosa è la povertà di spirito? E' l'amore perfetto, è l'anima della vera umiltà.
Un uomo povero nello spirito, convinto che non ha nulla e non può nulla da sé, si fa della sua povertà stessa il titolo più prezioso e potente sul Cuore di Dio. Quanto più sarà povero in tal modo, tanto maggiori titoli avrà alla bontà e misericordia divina.
Notiamo che quanto più il povero si tiene nella sua povertà, tanto meglio si trova al suo posto, essendo noi un nulla. E per conseguenza onora tanto più Dio suo Creatore, facendolo in qualche modo più grande e misericordioso. Onde è che il Signore dice per bocca di Isaia: Su chi fermerò il mio sguardo se non sul povero e contrito di cuore? Ecco ove l'amato nostro Signore trova la sua gloria: nella povertà, che tutto gli tende, che gli fa omaggio di tutto.

Oh! Dio ama tanto i poveri in spirito che spoglia di ogni cosa i suoi servi, per farli trionfare per mezzo della stessa loro povertà.
Paralizza la loro intelligenza, inaridisce il loro cuore, li priva della dolcezza della sua grazia e della sua pace, li abbandona alle tempeste delle passioni, al furore dei demoni, loro nasconde il suo sole, li isola da ogni soccorso, sottrae in qualche modo se stesso alla sua desolata creatura. Che doloroso stato!
Anzi, che stato sublime! Il povero trionferà di Dio stesso! Più Dio lo spoglia e più egli né lo ringrazia come di un favore più grande; più Dio lo prova ed egli più mette la sua fiducia nella inesauribile divina bontà. E quando il demonio gli mostra l'inferno, ed i suoi peccati lo accusano e condannano, com'è grande questo povero di spirito che dice: Sì, l'inferno è un giusto castigo per me, anzi non è abbastanza terribile e vendicatore, per i peccati che la mia malizia ha commesso contro di voi, mio Creatore e mio Padre! Io merito milioni d'inferni, ma perciò appunto io spero nella vostra infinita misericordia: né sono degno e più di tutti, perché sono il più miserabile. O mio Dio, fate giustizia su di me in questo mondo; grazie, grazie senza fine, dell'occasione che mi porgete di pagare i miei debiti alla vostra giustizia. Anche più, o Signore, che io merito castighi anche più!

Che cosa può il buon Dio rispondere a questo povero riconoscente?
Iddio si darà per vinto. Lo abbraccerà, gli aprirà tutti i suoi tesori e additandolo agli Angeli dirà: Ecco l'uomo che mi ha veramente glorificato!

III. - Facciamo volentieri l'adorazione e la Comunione come il povero del buon Dio: vi troveremo facilmente l'applicazione dei quattro fini del Sacrificio:

1° Che fa il povero quando domanda l'elemosina ad un ricco caritatevole? Lo saluta dapprima con rispetto e con gioia, e dimenticando di essere un miserabile sudicio e mal vestito, non pensa che alla bontà del ricco. Fate lo stesso con Nostro Signore; dimenticate la vostra miseria e non pensate che alla sua bontà.
Adoratelo con fiducia e umiltà.

2° Il povero loda quindi la bontà del ricco: Voi siete molto buono, tutti lo dicono; e quanto già foste buono con me! - Ed entra nei particolari dei benefizi ricevuti. Voi pure lodate e ringraziate la divina bontà verso di voi: il vostro cuore troverà espressioni e lacrime assai dolci ed eloquenti.

3° Poi il povero espone le sue miserie: Sono di nuovo alla vostra porta con le mie miserie e più grandi che nel passato. Non ho altri che voi! So che la Vostra bontà non si stanca, che è più grande della mia povertà: so che vi rendo felice offrendovi l'occasione di far del bene.
Nello stesso modo sappiamo anche noi esporre le nostre miserie a Nostro Signore, prenderlo per il cuore, mostrandogli il bene che potrà fare: gli sarà cosa graditissima, essendoché il suo amore non si manifesta che attraverso le effusioni della sua bontà.
Quando il povero ha ricevuto molto più di quello che domandava, piange di commozione. E, più che a quanto gli si da, guardando alle belle maniere del suo benefattore, non sa rispondere che queste parole: Ah, quanto siete buono! Io lo sapevo bene! Ma se il ricco fa entrare il povero, lo invita alla sua mensa, siede al suo fianco, il povero non ha coraggio di mangiare, tanto è confuso e commosso da bontà così grande.
Non ci tratta forse così Nostro Signore? Dunque la nostra miseria ci faccia meglio conoscere la sua bontà.

4° Infine il povero lascia il suo benefattore dicendogli: Ah, se potessi fare qualche cosa per voi! Almeno pregherò molto per la vostra famiglia. - E se né va, pregando, pieno di gioia e benedicendo il suo benefattore.

Facciamo lo stesso con Nostro Signore. Preghiamo per la sua grande famiglia. Benediciamo la sua bontà.
Celebriamo dappertutto la sua gloria e offriamogli l'omaggio del nostro cuore, di tutta la nostra vita. 

di San Pietro Giuliano Eymard

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