Il vero contemplativo non ama interessarsi della vita attiva, né di quanto si dice o si fa nei suoi confronti, e non sta a confutare i suoi detrattori
Nel vangelo secondo s. Luca sta scritto che mentre nostro Signore si trovava nella casa di Marta, sorella di Maria, per tutto il tempo in cui Marta si affaccendava a preparargli da mangiare, Maria se ne stava seduta ai suoi piedi. E mentre ascoltava la sua parola, non si curava né dell’affanno della sorella (anche se era un affanno del tutto buono e santo:
non è, infatti, la prima parte della vita attiva?), né della preziosità del sacro corpo di Cristo, né della dolcezza umana della sua voce e delle sue parole (anche se tutto ciò sta a indicare
un progresso, poiché si tratta della seconda parte della vita attiva, ovvero della prima parte di quella contemplativa).
Ma quel che le interessava era la suprema saggezza della divinità del Signore velata dalle parole della sua umanità: a questo mirava con tutto l’amore del suo cuore.
Con tutto quello che vedeva intorno a sé o si diceva o si faceva nei suoi confronti, non voleva assolutamente staccarsi di lì: se ne stava seduta senza batter ciglio e indirizzava un segreto anelito e molti,
dolcissimi slanci d’amore verso quell’alta nube della non-conoscenza che si frapponeva tra lei e Dio. Voglio dirti questo: non c’è mai stata e non ci sarà mai in questa vita una creatura, per
quanta pura ed estasiata nel contemplare e amare Dio, che non abbia sempre tra sé e Dio questa nube della non-conoscenza così alta e misteriosa. Proprio in questa nube Maria era tutta presa dai molti slanci segreti
del suo amore. Perché? Perché è la parte migliore della contemplazione, e la più santa che ci possa essere su questa terra. Per niente al mondo ella avrebbe lasciato questa sua occupazione. Tant’è
vero che quando sua sorella Marta si lamentò di lei con nostro Signore e lo pregò di dirle di alzarsi ad aiutarla e di non lasciarla sola a servire, ella se ne restò seduta senza dire una parola e non
mostrò alcun segno di risentimento, né protestò nei confronti della sorella, come invece avrebbe potuto fare. Niente di strano: ella era intenta a fare un altro lavoro, di cui Marta non si rendeva conto.
Per questo non si curò di ascoltarla, né di rispondere alle sue lamentele.
Vedi, amico mio: tutto quel che avvenne tra nostro Signore e queste due sorelle, in opere, parole e gesti, vale come esempio per tutti gli attivi e i contemplativi che da allora sono
sorti nella santa chiesa e che ancora vi saranno fino al giorno del giudizio.
Maria impersona tutti i contemplativi, perché questi devono modellare la loro vita sulla sua; allo stesso modo e per le stesse ragioni Marta raffigura tutti gli attivi.
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