I Santi e la provvidenza
San Giuseppe Benedetto Cottolengo (1786-1842) è un santo che credeva in modo speciale nella provvidenza di Dio. La sua vita di carità ed amore per i più poveri ed infermi iniziò il 2 settembre 1827. Una donna francese, Anna Maria Gonnet, arrivò a Torino con suo marito ed i loro cinque figli. Era incinta e molto malata e non la vollero accogliere in nessun ospedale della città, tanto che morì dopo poche ore. Don Giuseppe Cottolengo era accorso a darle l’unzione degli infermi, e davanti alla sua salma, ispirato da Dio, sentì la necessità di creare ospedali per curare quei malati che nessuno voleva. Così inizia la sua opera sociale, basata sulla divina provvidenza. All’inizio fu solo una piccola casa, che dovette chiudere per ordine del governo, ma dopo ne iniziò una nuova nei sobborghi di Torino: La piccola casa della divina provvidenza. Attualmente, vi sono cento case come questa, piccoli cottolenghi in Italia, Stati Uniti, India e Africa.
Per curare i suoi malati fondò una congregazione di religiosi ed una di religiose. Aprì inoltre vari conventi di vita contemplativa. Durante la sua vita, curava centinaia di malati, ai quali dava da mangiare gratuitamente con l’aiuto di benefattori, che per lui erano la mano della divina provvidenza. Senza dubbio, a volte, la provvidenza lo faceva attendere ed in alcune occasioni lo denunciarono per non aver pagato. Ma, di fatto, tutti i suoi creditori furono pagati e con lui tutti fecero dei buoni affari. Si può dire, veramente, che tutte le sue opere sociali le fece a credito e in nome della divina provvidenza.
Una volta, i debiti ammontavano a 100.000 lire; allora un operaio guadagnava una lira e mezza al giorno ed un medico guadagnava da mille a duemila lire in tutto l’anno. In quel tempo, davano da mangiare e curavano gratuitamente 900 malati tutti i giorni. Alcuni creditori lo denunciarono al vescovo e alla giustizia. Ma in meno di due mesi pagò il debito. Il re gli inviò 5.000 lire, il canonico Valletti lasciò 36.000 lire in eredità ed il senatore Giuseppe Roberi gli diede una proprietà di 40.000 lire. Essi furono, in questa occasione, gli strumenti della provvidenza per pagare i debiti.
Al momento della sua morte, tutti i debiti che aveva furono pagati con l’eredità del canonico Anglesio, che succedette al santo nella conduzione dell’opera sociale.
Di san Giuseppe Cottolengo era facile sentir dire che aveva più fede in Dio e nella sua provvidenza che tutti gli abitanti di Torino messi insieme. Egli diceva ai suoi collaboratori: “Se conserviamo il pane ed il denaro per domani, per il mese prossimo o per l’anno che verrà, offendiamo la divina provvidenza, poiché questa è la stessa oggi, domani e sempre”. Diceva anche: “Il Signore pensa a noi più di quanto noi pensiamo a lui e fa le cose infinitamente meglio di quello che noi possiamo pensare. La sua provvidenza fa sempre tutto bene”.
Nominò la Vergine, Signora e Patrona della “Piccola casa della divina provvidenza”.
Nessun commento:
Posta un commento