lunedì 23 dicembre 2019

INTERVISTE COL MALIGNO



QUARTO INCONTRO: NEL PAESE DEI SENZA-DIO  

II quarto incontro non avvenne propriamente come i precedenti e come quelli che seguirono. Questa volta si svolse quasi tutto in un lungo sogno, tra un alternarsi di incubi e di consolazioni che mi strapparono esclamazioni di stupore. 
Tutto avvenne in modo che mi sembrava di essere completamente sveglio. I sogni, dicono, di solito sono brevi, ma quello mi sembrò lunghissimo, se devo giudicarlo dalle cose che vidi e che sentii. 
Mi parve di essermi svegliato di soprassalto al frastuono di migliaia di clakson, di tamburi battenti a ritmo di marcia che scandivano un imponentissimo canto marziale. 
Affacciatomi, mi trovai dinanzi a una grandissima piazza che non avevo mai visto, strapiena di folla, specialmente di giovani, che, con bandiere rosse in testa, continuavano ad affluire da tutte le parti, come fiumi in piena che venissero a sfociare in quel mare di gente. 
Un colpo fortissimo di cannone fu il segnale che intimò e ottenne un silenzio immediato. 
Tutta quella folla era rivolta verso un palco altissimo che sorgeva lontano sul fondo della piazza. Appena comparve un uomo, battimani e grida di evviva frenetiche lo salutarono a lungo. Tomato a un suo cenno il silenzio, egli cominciò a parlare in una lingua di cui non riuscivo a capire nulla. 
Mentre assistevo a quella spettacolare adunata, avvenne un fenomeno strano. Man mano che l'oratore parlava e gli altoparlanti ne diffondevano la voce in tutte le direzioni, la superficie della piazza si dilatava, si allargava fino a non poterne più vedere i confini. 
Soltanto riuscivo ad afferrare un confuso fluttuare di folla verso lontananze sempre più sfumate. 
Fu qui che, nello stupore di quella strana visione, intervenne alta e millantatrice la voce del Maligno: "Guarda, guarda che spettacolo meraviglioso!... E' tutta gioventù passata dalla mia parte. Sono giovani miei. Molti li ho corrotti con la lussuria, con la droga, con lo spirito di ribellione. Ma la maggior parte di questi l'ho conquistata col laccio del materialismo ateo. Quasi tutti sono cresciuti senza i vostri sciacquii battesimali. Questi giovani sono passati attraverso scuole programmate per insegnare un ateismo radicale. 
Lì hanno imparato che non è stato quello di lassù a creare l'uomo, ma è stato l'uomo a creare stupidamente lui. Ora sono pronti e agguerriti per una lotta attiva contro di lui.
Stenta a scomparire, ma scomparirà. E' fatale! Questi miei giovani hanno imparato a disfarsi di tutte le cosidette verità eterne. Per essi esiste solo il mondo materiale e sensibile. E' stato un gigantesco lavaggio del cervello, e di questo continueremo a servirci contro tutti coloro che osassero tenersi ancora aggrappati alle vecchie credenze. 
Egli deve scomparire in modo assoluto dalla faccia della terra. Presto verrà il giorno che neppure il suo nome sarà più ricordato. Le poche zone di resistenza che non riusciremo a eliminare con la nostra filosofia le annienteremo col terrore. Ci sono, per gli ostinati, decine e decine di lager dove li manderemo a marcire. Così per tutti i paesi della terra. 
Uno dopo l'altro, tutti devono cadere ai miei piedi, abbracciare il mio culto, riconoscere che l'unico signore del mondo sono io..." 
A questo punto, mentre il Maligno si esaltava nel parlare con tanta sicurezza, la piazza improvvisamente scomparve, di tutta quella folla sterminata nemmeno la più piccola traccia e il discorso dell'oratore cessò come per una inaspettata interruzione di corrente. 
Subito mi trovai in un profondo sotterraneo illuminato da una luce scarsa che mi fece ricordare i cunicoli delle catacombe romane, dominate da un'aria di serenità e di pace. 
Visto laggiù, lontano, un punto luminoso, mi avviai con animo e passo sicuro in quella direzione. Inoltrandomi, sentii venirmi incontro l'eco di una preghiera corale. Mi fermai, sperando di percepirne il significato e mi accorsi che, sebbene si trattasse di una lingua a me ignota, quella buona gente cantava il "Padre nostro". Una forza interiore mi incoraggiò ad andare avanti. Uno del gruppo, accortosi della mia presenza, mi venne incontro, aprì sorridendo le braccia e in buon italiano mi domandò: "Sei forse un nostro fratello?". 
- "Sì, sono un vostro fratello" e ci abbracciammo calorosamente. 
- "In nome di Dio - gli chiesi - dimmi: dove mi trovo e voi chi siete?"  
- "Ti trovi in un sotterraneo di un paese dei senza-Dio. Due volte la settimana, di notte, ci riuniamo qui per le nostre preghiere comuni, per partecipare alla liturgia e ringraziare Dio meglio che possiamo". Sorrise vedendo il mio stupore e continuò: "Vedi, qui siamo appena un centinaio, ma altrove si raccolgono in numero anche maggiore a pregare per noi, per la patria, per il mondo tutto." 
- "Come ai tempi delle catacombe?" 
- "Esatto, come al tempo delle catacombe; questa è la nostra catacomba." 
- "Non è dunque vero che Dio è stato eliminato da questo grande paese!" 
- "Dio non si può eliminare, fratello mio! Cacciato dalla porta, entra dalla finestra e per tutte le vie misteriose che Egli soltanto sa aprirsi." 
II mio interlocutore si accorse che ero commosso e tacque.  
- "Vedo che ci sono anche dei giovani." 
- "Qui, circa la metà sono giovani. In altri rifugi ce ne sono di più. Giovani che non vengono soltanto a pregare, ma a lavorare. Pensa, caro fratello, dopo una giomata di fatica spesso estenuante, questi figlioli sacrificano, a turno, intere ore, per venire qui a prestare la loro opera."  
- "Che cosa fanno?" 
- "Vieni, te lo mostrerò." 
Dopo una piccola svolta a destra, scesi alcuni gradini, ci trovammo in un antro con alcune uscite di sicurezza. In quell'antro era stata installata una rudimentale officina tipografica: qualche macchina per scrivere, una stampante, una legatoria e altre attrezzature. 
- "Cosa stampano?" 
- "Anzitutto parti della Bibbia, Vangeli, Atti degli Apostoli, piccoli messali per il popolo, libri di preghiera e poi romanzi e poesie di scrittori non allineati e condannati o espulsi dalla patria. Nel nostro paese molte persone hanno già letto così le opere di Pasternak, di Sinjavskij, di Solzenicyn e di altri scrittori contro-corrente; l'esempio di questi uomini è enorme sulla nostra gioventù. Appena questa si è accorta di essere stata per anni e anni turlupinata e imbottita di menzogne nei discorsi di piazza, con i libri, nelle scuole, è stata presa da una fame insaziabile per la verità: vogliono sapere la verità su tutto." 
Mi accorsi che il mio accompagnatore, mentre parlava, continuava a scrutarmi. 
Accertatosi che con me poteva parlare liberamente, continuò a vuotare il sacco. Mi tirò un po' in disparte e, fattosi più vicino, mi prese le mani nelle sue e continuò: "Vedi, io sono un prete ortodosso; ma da anni sono dissenziente con i miei superiori completamente politicizzati dal regime e passati al servizio dei partito. Sono costretto perciò a vivere alla macchia. Questi giovani lo sanno; la voce è passata da qui ad altri rifugi e così mi tocca trasferirmi da un rifugio all'altro per il servizio religioso. Che cari ragazzi! Mi hanno accordato tutta la loro fiducia. Mi trattano come un padre. Mi aprono la loro anima; e vedessi che anime!"  
- "E questo nel paese dei senza-Dio!" 
- "Oh no! non dire così! Qui Dio c'è, e lavora con la sua grazia e ottiene! Credimi, in questi cinquant'anni di prova infernale il popolo russo ha dato a Dio eserciti di santi e di martiri come mai nella storia passata. Tutto ciò che questo popolo ha sofferto e sta soffrendo non è perduto. Io penso che sia il lungo inverno che prepara nel nostro paese una primavera mai vista, una rinascita religiosa che farà invidia a tanti paesi liberi. Vedi, io sono accusato di cattolicizzare troppo; questi giovani lo sanno ed è per questo che mi accordano la loro fiducia. Pensa: ci sono tra questi ragazzi alcuni che sanno a memoria il Vangelo secondo Giovanni, qualche lettera degli Apostoli e altri testi importanti. E stampano e diffondono tutto questo. La Russia ne è piena." 
- "Dio mio, quanto è consolante tutto questo!" - "Anche tu sei sacerdote?" 
- “Si”. 
Mi abbracciò con forza e baciandomi disse: "E vieni dall'Italia?... Da Roma?... Qui dicono che l'Italia è tutta comunista; è mai possibile?..." - "Tutta no, ma in gran parte si." 
- "Ma come è possibile? Ma lo sanno che cosa significa vivere sotto il comunismo? Qui in Russia non c'è più nessuno che ci crede. Qui ai nostri giovani è bastato fare il confronto tra la propaganda ufficiale e la realtà della vita nel nostro paese per perdere la fede nel partito." 
- "Quello che in Italia non riusciamo a far credere, specialmente ai giovani." 
Mi tirò ancora alquanto in disparte e continuò: "Vedi, qui il materialismo ci ha cacciati in un vicolo cieco. L'anima russa non sa fare a meno di una spiegazione sull'uomo e sul mondo, e poiché il materialismo in questo è fallito, ci si rivolge con una sete istintiva ai valori spirituali, alla Chiesa, a Dio. L'ideologia marxista ci porta alla morte e al nulla, e il nostro popolo ha radicata nell'anima la fede nell'aldilà. Tu non puoi credere a quali acrobazie di prudenza ricorre questa povera gente per far dire un 'De profundis' sulla tomba di un loro caro sepolto da poco; a quante strategie ricorre per avere a Pasqua un pezzo di pane benedetto da distribuire in tavola, dopo il saluto familiare: 'Cristo è veramente risorto'. 
- "Tutto questo, fratello mio, lo sappiamo e ci commuove profondamente." 
- "Allora, perché gli italiani vogliono andare sotto il comunismo?" 
- "Perché moltissimi credono più al diavolo che a Dio: ecco la verità."  
- "Qui i nostri giovani hanno imparato che solo il Cristianesimo dà la massima importanza ai diritti della persona umana; il socialismo parla solo di collettivismo, di massa, l'individuo non esiste." 
- "Di questo passo, c'è da sperare che il più grande stato comunista del mondo, per la logica delle cose, possa evolversi nella più grande forza anticomunista." 
- "Lo pensiamo tutti, fratello, anche se siamo in pochissimi a dircelo, perché è orribile il terrore che si ha dei processi, del lavaggio dei cervello, dei lager disseminati su tutto il territorio russo. Qui l'ideologia marxista si regge unicamente sulla violenza. Ma il giorno che questa ideologia cadrà - Dio solo sa quando - la Russia si presenterà con un volto completamente nuovo, religiosamente provata e purificata, grazie all'esperienza di un martirio che nessun popolo ha subito." 
- "Noi confidiamo molto nelle promesse della Madonna di Fatima." 
- “Oh, la santa Madre di Dio! Sapessi come la venera il nostro popolo! E' Lei che ha conservato - sia pure in certi momenti molto ridotta - la nostra fede. Le sue icone sono scomparse da quasi tutte le case, ma tantissimi le conservano nascoste, e soprattutto la invocano.” 
- "Credi che a non lunga scadenza l'opposizione dei giovani, degli intellettuali, della classe che riflette, possa aumentare?" 
- "Per me è cosa certissima. E questo avverrà man mano che progredirà la gioiosa scoperta della fede cristiana e la persuasione, in molti già radicata, che il Cristianesimo è la sola forza capace di cambiare il mondo. Se tra voi si raccogliessero le voci dei nostri convertiti dal materialismo, pensereste che qui sta avvenendo il miracolo di una nuova Pentecoste." 
- "Posso dirti che molte di queste voci arrivano nel nostro paese. Vi sono anche antologie che le raccolgono, ma purtroppo non tutti le conoscono e le leggono." 
- "Conserviamo lettere che giungono dai lager. Sono di uomini, di donne, di giovani condannati che ci incoraggiano a conservare intatta la nostra fede in Dio: impossibile leggerle senza fremere e senza piangere di commozione." 
L'invito di un fratello annunciò la recita comune del "Padre nostro". Qui mi svegliai. Ma mi accorsi che a strapparmi dal sonno era stato un grosso colpo alla porta della camera. 
Guardai l'orologio, erano ancora le ore piccole. Un nuovo colpo mi fece sussultare e gridai: "Chi è?". La risposta fu una sghignazzata folle e sconcia che mi avvertì subito della presenza di lui. 
- "Che bel sogno, eh! Ti sarà piaciuto molto, penso. Chissà quanta gioia avrai provato! 
Ripensandoci, saresti capace di crederle tutte quelle belle notizie! Che ne dici?" 
- "Certo, le credo tutte come cose vere." 
- "Non mi meraviglio, conosco la tua ingenuità. Credi anche nei sogni." 
- "Quanti sogni son venuti da Dio!" 
- "Allora saresti capace di provarmi che una sola di tutte quelle chiacchere risponda a verità? Su, dammi qualche prova." 
Rimasi per un po' in silenzio; poi, stringendo forte tra le mani la corona del rosario, mi levai a sedere sul letto e con tono di comando dissi: "Visto che vieni a sfidarmi, in nome di Colei che è la tua principale nemica ti comando di dirmi se in quel sogno ci sia stata una sola menzogna". 
- "E' tutta una menzogna." 
- "Tu devi rispondermi in nome di Lei, ti ho detto, in nome di Lei." Invece di rispondere il Maligno si imbestialì come non aveva mai fatto. I mobili della camera cominciarono a spostarsi in modo vorticoso, un tavolino si mise a ballare, una sedia a volare da un punto all'altro della camera. 
- "Invece di fare questa commedia, ti ordino di rispondere: dimmi che in quel sogno era tutto vero. In nome di Maria te lo comando, rispondi!" 
Lo sentii ansimare come un leone ferito a morte. 
Un "Sììì!..." urlato con uno sforzo angoscioso fece tremare la camera ed echeggiò disperatamente nella lontananza. 

P. Domenico Mondrone S. J.

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