giovedì 26 dicembre 2019

L'ARALDO DEL DIVINO AMORE



DOTTRINA E MISSIONE DI S. GELTRUDE

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Prima di spiegare le sue ali Geltrude si è lasciata trasportare da quelle della Santa Madre Chiesa: grazie a quel volo vigoroso si è trovata, fin dall'inizio, su alte vette, a cui molto raramente arrivano gli sforzi personali dello spirito umano. Ascoltiamo, a questo proposito, un autore competente: «Nelle grandi scuole della vita contemplativa, si pensava, che l'uomo, per penetrarsi di cose divine, dovesse occuparsi ininterrottamente di Dio. Ora la preghiera individuale, o l'orazione mentale, quantunque minore per dignità, hanno sulla preghiera sociale il vantaggio di poter offrirsi a Dio in ogni tempo e luogo, nella malattia e nella sanità, di giorno e di notte. Pure nessun contrasto fra le due forme di preghiera, giacché si richiamano a vicenda. Felice l'anima che sa disposarle in un unica palpito d'amore, e tenerle al loro posto, nella stima e nella praticai Nel palazzo di un re il cerimoniale determina le forme solenni di omaggio, che sono indispensabili per il decoro della dignità reale: però tali forme non pregiudicano le effusioni personali dell'amicizia e della tenerezza. « Così il nostro sommo Re, il Rex regum et Dominus domínantium » (Apoc. XIX, 16), avendo diritto a tutto lo splendore del culto pubblico, vuole però anche la tenerezza segreta de' suoi amici fedeli, l'amore delle sue spose, la pietà. de' suoi figli, l'attenzione generosa di coloro che si degna chiamare fratelli. Egli vuol vedere, anche nel cuore dell'ultimo de' suoi cortigiani, non la rigida servilità che si piega esteriormente al dovere, ma l'amore che trasfigura ogni atto e lo fa compiere con cura piena di finezze.
Non ignoriamo, è vero, che la preghiera individuale può alimentarsi a sorgenti private: ma non è meno vero che la principale e la più abbondante sorgente della contemplazione, si troverà nell'Ufficio divino. Dice l'Apostolo: « Nam quid oremus, sicut oportet, nescimus: sed ipse Spiritus postulat pro nobis gemitibus inenarrabilibus » « noi non sappiamo neppure come pregare degnamente: ma è lo Spirito di Dio che prega in noi con gemiti ineffabili » (Rom. VIII, 26). Un'anima plasmata dallo Spirito Santo non saprà forse, meglio di altre, conversare con Dio nell'intimità del suo cuore, quando si racchiude nella solitudine, portando seco, come mistica ape, il succo di tanti fiori, raccolto nel giardino della Chiesa? Dopo di essere stata tutta impregnata della preghiera del Verbo, troverà forse difficoltà a parlare con Dio, nel segreto della coscienza? La contemplazione, nella forma più elevata, non è forse la fioritura delle stupende affermazioni che ci offre la preghiera della Chiesa? Si può quindi concludere che l'anima non può trovare una forma più esatta per tradurre la verità ch'ella ha contemplata, della preghiera liturgica, la quale si presta mirabilmente al timido balbettare dell'anima che cerca Dio, come alle effusioni di quella che l'ha già trovato.
Non conviene quindi creare opposizione fra preghiera liturgica, voluta dalla Chiesa, e preghiera individuale, libera nelle sue espansioni e ne' suoi progressi. La prima non esiste con pienezza senza la seconda: la seconda attinge le sue forze dalla prima, appoggiandovisi con piena sicurezza. La Chiesa non mutila l'anima umana, e non attenua i suoi slanci verso Dio, fissa e determina le forme della preghiera ufficiale, lasciando alle anime piena libertà di effondersi in Dio: non sdegna nessun mezzo che possa condurre all'unione divina, e si serve persino del bello fisico, come di un prezioso ausiliare per aiutarci a salire verso l'unica sorgente della vera bellezza. Con ciò non vogliamo confondere lo spirito di preghiera con l'emozione vaga e semplicemente estetica, che afferra l'anima davanti alle bellezze della liturgia: tali impressioni possono colpire anche un incredulo: ma vogliamo soltanto affermare che la S. Chiesa utilizza tutte le energie naturali che trova nell'anima, per aiutarla ad elevarsi fino a Dio.

Così, con un doppio movimento che consiste nel far bene l'orazione per meglio salmodiare l'Ufficio divino, e a cercare nell'Ufficio fresche energie per l'orazione, l'anima giunge senza scosse, senza rumore, direi quasi senza sforzo, alla vera contemplazione. Queste due forme di preghiera non possono essere nè separate, nè opposte nella pratica quotidiana di quelle anime che sono votate, per istato, alle altezze della vita contemplativa. S. Geltrude è ritratta fedelmente in queste righe. Il lettore stesso potrà giudicare se le sue effusioni personali con Dio hanno trovato inciampo nelle forme liturgiche: egli converrà con noi che la dolce Santa ha saputo, ape diligente, comporre un miele squisito e inalterabile, delizia delle generazioni future; giacchè i suoi scritti hanno il privilegio di rivelare bellezze sempre nuove, e di scoprire al lettore riflessivo, tesori inesauribili, attinti alle meravigliose sorgenti della Liturgia.
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RIVELAZIONI DI S. GELTRUDE

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