CAPO X. Si spiegano alcuni istintl di spiriti dubbiosi ed incerti.
§. I.
149. Se tutti gli istinti e le mozioni interne mostrassero apertamente quei caratteri che ho dichiarati, ne' quattro precedenti capitoli, facile sarebbe a chicchessia il decidere, qual sia qualunque spirito, se divino, o diabolico. Ma il male si è, che alcuni movimenti dei nostri animi non danno segni sì chiari, da non lasciar dubbio e sospetto fondato, se abbiano l'origine da Dio o dal demonio; e perciò se siano lodevoli i virtuosi, ovvero difettosi e biasimevoli. Perché, dice il Savio, vi è una strada che par buona, e pur conduce alla perdizione: “C'è una via che pare diritta a qualcuno, ma sbocca in sentieri di morte (Prov.16,25). Ciò che egli dice di questa via fallace si può molto bene applicare a certi istinti che hanno tutta l'apparenza di buoni e pur son cattivi, perché sono mossi o dalla natura guasta, o dal demonio invidioso della nostra salute, e portano l'uomo alla morte. Perciò voglio qui porre a disanima alcuni di quegli spiriti che sembrano sospetti, e dare qualche cenno circa il modo con cui possono da' direttori discernersi.
§. II.
150. Spirito che dopo fatta l'elezione dello stato aneli ad altro stato, deve aversi per molto sospetto: perché vuole l'apostolo, che ciascuno stia fermo e costante nella sua vocazione: “Ciascuno rimanga nella condizione in cui era quando fu chiamato” (1Cor 7,20). Ed aggiunge S. Efrem, che in quello stato in cui siamo stati chiamati, gettiamo l'ancora e fermiamo la fune della nostra navicella, se non vogliamo perderci nel pelago procelloso di questa vita (S. Ephraem Syri. De virtute, adhort. 4.): e però quando alcuno si è legato a qualche stato, non deve aspirare ad altro stato, benché sembra, o sia di fatto, più perfetto; ma ha da industriarsi di perfezionarsi in quello in cui Iddio lo ha posto: perché siccome molte sono le mansioni nella casa dell'Eterno Padre, secondo il detto di Cristo: “Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l'avrei detto. Io vado a prepararvi un posto” (Gv.14,2); così molte sono le strade che conducono a quelle celesti mansioni: e siccome in niuna età sono mancati molti che per queste diverse vie son giunti felicemente allo stesso termine della loro beatitudine; così, camminandovi con rettitudine, potremo giungervi anche noi. Sei coniugato? vivi con innocenza in mezzo al secolo, e sarai salvo. Sei ecclesiastico? sii esemplare nel clero, e sarai santo. Sei religioso? Osserva con esattezza quell'istituto di vita o attiva o contemplativa o mista in cui il Signore ti ha collocato, e sarai perfetto.
151. Così procedeva l’apostolo co novelli cristiani della primitiva Chiesa. Camminate, diceva loro, rettamente. a norma di quella vocazione con cui Iddio vi ha chiamati. La vostra vocazione richiede umiltà, mansuetudine, pazienza, carità. Battete queste strade e giungerete sicuri alla celeste patria:
“Vi esorto dunque io, il prigioniero nel Signore, a comportarvi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto, con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza, sopportandovi a vicenda con amore” (Ef.4, 1-2). Così faceva S. Bernardo, che, per camminare per la via della perfezione con rettitudine e sicurezza, rammentava sempre a sé stesso la sua vocazione «Bernarde, ad quid venisti?» Quindi segue, che certe risoluzioni, benché sante a primo aspetto, di abbandonare la propria vocazione per passare ad altro stato, o più ritirato, o più austero, o più operativo, o più devoto, di ordinario si debbono attribuire o ad incostanza di natura, o ad illusone diabolica.
152. Dissi di ordinario, perché abbiamo esempi di persone santissime che da uno stato sono passate ad un altro in cui si professava maggior perfezione, come fece sant'Antonio di Padova. Ma bisogna in tali casi esaminare diligentemente, se in questa nuova vocazione vi sono quei caratteri di spirito buono che abbiamo dichiarati ne' passati capitoli; se la persona sia di sua natura volubile; se il nuovo stato sia proporzionato alle forze corporali di tal soggetto (giacché Iddio anche nelle opere della grazia suole adattarsi alla natura); se sia conforme alle di lui forze spirituali (senza cui non sarebbe possibile che una tal mutazione sortisse con vantaggio dello spirito, se pure non si potesse fondatamente sperare che tali forze avessero poi a sopraggiungere); se da un tal cangiamento di stato possono nascere sconcerti ed inconvenienti considerabili, ed altre cose somiglianti che possono dar lume al direttore per conoscere la volontà di Dio, e conseguentemente anche il di vino istinto.
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G. BATTISTA SCARAMELLI SERVUS IESUS
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