martedì 28 aprile 2020

LA VERGINE MARIA negli scritti di Luisa Piccarreta



La reciproca benedizione di Gesù e di Maria per iniziare la Passione, come una nuova Creazione 

Stavo pensando, quando il mio dolce Gesù, per dar principio alla sua dolorosa passione, volle andare dalla  sua Mamma a chiederle la sua benedizione, e il benedetto Gesù mi ha detto: “Figlia mia, quante cose dice  questo mistero!  Io volli andare a chiedere la benedizione alla mia cara Mamma, per darle l’occasione  che anche Lei Mi chiedesse la benedizione. Erano troppi i dolori che doveva sopportare ed era giusto  che la mia benedizione La rafforzasse. È mio solito che, quando voglio dare, chiedo. E la mia Mamma  Mi comprese subito, tanto è vero che non Mi benedisse, se non quando Mi chiese la mia benedizione, e  dopo essere benedetta da Me Mi benedisse Lei. Ma questo non è tutto. Per creare l’Universo dissi un  ‘FIAT’ e col solo ‘FIAT’ riordinai ed abbellii cielo e terra. Nel creare l’uomo il mio Alito onnipotente gli  infuse la vita. Nel dar principio alla mia passione, con la mia parola onnipotente e creatrice volli  benedire la mia Mamma, ma non era solo Lei che benedivo; nella mia Mamma vedevo tutte le creature.  Era Lei che teneva il primato su tutto ed in Lei benedivo tutti e ciascuno, anzi, benedivo ciascun  pensiero, atto, parola, ecc., benedivo ciascuna cosa che doveva servire alla creatura. Come quando il  mio ‘FIAT’ onnipotente creò il sole, e questo sole, senza diminuire di luce né di calore, sta per tutti e per  ciascun mortale facendo il suo corso, così la mia parola creatrice, benedicendo, restava in atto di  benedire sempre, sempre, senza mai cessare di benedire, come mai cesserà di dare la sua luce il sole a  tutte le creature. 
Ma non è tutto ancora. Con la mia benedizione volli rinnovare i pregi della Creazione, volli chiamare  il mio Celeste Padre a benedire, per comunicare alla creatura la Potenza; volli benedirla a nome mio e  dello Spirito Santo, per comunicarle la Sapienza e l’Amore, e così rinnovare la memoria, l’intelletto e la  volontà della creatura, restituendole la sovranità di tutto. Sappi però, che nel dare voglio, e la mia cara  Mamma comprese e subito Mi benedisse, non solo per sé, ma a nome di tutti. Oh, se tutti potessero  vedere questa mia benedizione, la sentirebbero nell’acqua che bevono, nel fuoco che li riscalda, nel  cibo che prendono, nel dolore che li affligge, nei gemiti della preghiera, nei rimorsi della colpa,  nell’abbandono delle creature…, in tutto sentirebbero la mia parola creatrice che dice loro (ma  sventuratamente non è sentita): «ti benedico in nome del Padre, di Me, Figlio, e dello Spirito Santo; ti  benedico per aiutarti, ti benedico per difenderti, per perdonarti, per consolarti, ti benedico per farti  santo». E la creatura farebbe eco alle mie benedizioni col benedirmi anch’essa in tutto. Questi sono gli  effetti della mia benedizione, per cui la mia Chiesa, ammaestrata da Me, Mi fa eco, e in quasi tutte le  circostanze, nell’amministrazione dei Sacramenti ed altro dà la sua benedizione”. (12°, 28-11-1920) 

a cura di P. Pablo Martín 

GESU’ AL CUORE DELLE MAMME



Guardami! Guardami nella grotta di Betlem, e vedi che mi sono fatto piccolo per tuo amore. Puoi dubitare di me? Se un re per beneficarti si facesse servo e, ridotto in estrema povertà, si umiliasse per arricchirti, potresti dubitare del suo amore?
Guardami nel mio nascondimento di Nazaret, ridotto ad operaio... Intendi che, avendo creato il mondo con un fiat, mi sono ridotto ad operaio per sollevarti nelle angustie del tuo lavoro? Puoi lamentarti del tuo stato di umiltà, quando io ho scelto uno stato di umiliazione per confortarti?
Guardami sulla Croce, tutto piaghe, nudo come un verme per salvarti: puoi dubitare di un amore che per te s'è immolato?
Guardami risorto e asceso al Cielo, dove sono andato per prepararti il luogo di eterna felicità: puoi sospirare ad altro che alla Patria eterna?
Se tu avessi tutti i beni della terra, non dovresti lasciarli? E se invece di una modesta casa avessi un palazzo reale, potrebbe essere questo per sempre la tua dimora? Vanità delle vanità, figlia mia, è tutto vanità fuorché il vivere di Dio e amarlo sopra tutte le cose! (cf Qo 1,1).
Vivi alla giornata, come pellegrina solitaria, unisciti alle mie umiliazioni e alla mia povertà, ricevimi nell'Ostia d'amore, riguardami come tuo amico, vieni a visitarmi, parlami, sfogati con me, e l'anima tua sarà piena di pace.

don Dolindo Ruotolo

Grazie, mio Dio!



Signore mio Dio, grazie, perché mi hai dato un altro giorno di vita, grazie, perché il mio pensiero si è rivolto spesso a Te, grazie per ogni palpito del mio cuore, grazie, perché le ore di questa giornata sono trascorse serene, nel tuo amore e nella tua luce!

Signore, voglio donarti tutto di me stessa, prendi tutto ciò

che mi hai dato, purificami e rendimi consapevole che tutto ciò che posseggo è un tuo dono gratuito! Grazie, mio Dio! Eccomi, io mi presento a Te in tutta la mia povertà, con tutte le mie miserie e debolezze e mi affido a Te e confido in Te, per essere trasformata, obbediente alla tua volontà, disponibile nelle tue mani, felice di essere una creatura tutta tua!

Vieni, Signore, e non mi lasciare!

Ti amo Gesù, ti amo Maria, Madre mia!

Sia lode in eterno alla Santissima Trinita! Amen!

Geremia



La preghiera del profeta

16Dopo aver consegnato a Baruc, figlio di Neria, il documento di acquisto, rivolsi al Signore questa preghiera: 17'Signore mio Dio, tu con la tua grande forza e potenza hai creato il cielo e la terra. Niente è troppo difficile per te. 18Tu dimostri il tuo amore a mille generazioni, però fai anche scontare ai figli le conseguenze dei peccati dei genitori. Sei un Dio grande e forte e il tuo nome è: Signore dell'universo. 19Fai progetti grandiosi e li realizzi tutti. Tu segui con attenzione l'agire degli uomini per trattare ciascuno secondo la sua condotta e in base al risultato delle sue azioni. 20Da quando il nostro popolo si trovava in Egitto fino ad oggi, tu hai compiuto prodigi e miracoli, non solo tra il popolo d'Israele ma anche tra gli altri uomini, e così oggi il tuo nome è diventato famoso. 21Hai compiuto prodigi e miracoli, hai usato la tua grande forza e potenza e hai riempito di terrore i nemici per far uscire dall'Egitto il tuo popolo Israele. 22Hai dato agli Israeliti questa terra dove scorre latte e miele, come avevi promesso con giuramento ai loro antenati. 23Essi arrivarono in questa terra e ne presero possesso. Però non hanno ascoltato quel che tu dicevi, non si sono comportati secondo le tue istruzioni, non hanno fatto quel che tu comandavi. Perciò tu hai mandato su di loro tutte queste sciagure.
24I Babilonesi combattono contro Gerusalemme e ormai hanno portato le loro macchine di assedio fin sotto le sue mura per occuparla. La guerra, la carestia e la peste stanno per far cadere la città nelle loro mani. È accaduto esattamente quel che avevi minacciato, e tu stai lì a guardare. 25La città sta per cadere in potere dei Babilonesi e tu, Signore mio Dio, mi ordini di comperarmi il campo e di pagarlo davanti a testimoni!'.

La guerra Europea e le Profezie



Profezia di una religiosa di Belley morta nel 1820.

« Guai ! Guai alla città dell’ eresia ! Guai alla città del delitto! « I malvagi vogliono tutto distruggere ; i loro libri, le loro dottrine inondano la terra. « Il giorno della giustizia è venuto. Io veggo il mondo piegarsi e cadere alla presenza di Colui che ha misconosciuto. « Una donna, che segue (Colui che è stato misconosciuto) ha salvato (il mondo). « Un ministro dell’ Altissimo lo sostiene (il mondo). Questo ministro è unto con l’olio santo. Dio l’accompagna. Ecco il vostro Re! 
< Egli apparisce in mezzo della confusione e dell’uragano. « Quale momento spaventoso ! I buoni, i malvagi cadono; Babilonia è ridotta in cenere . Guai a te, città maledetta! « Vidi allora le chiavi luminose apparire verso settentrione. Un santo solleva al cielo le mani, egli placa la collera divina; egli ascende sul trono di San Pietro, ed il grande monarca su quello de’ suoi padri. « Il trono è situato a mezzogiorno. « Tutto s’accheta alle loro parole; gli altari si rialzano; i malvagi sono distrutti e confusi; le ingiustizie si riparano; il grande monarca con la sua mano guidata da giustizia, ha tutto salvato ». 

TRATTATO DELLO SPIRITO SANTO





Monsignor GAUME

Cari figli prediletti ascoltatemi: la vostra Mamma Celeste è apparsa davvero a Ghiaie di Bonate. Ascoltatemi: difendete Bonate.



Maria:
Cari figli prediletti ascoltatemi: la vostra Mamma Celeste è apparsa davvero a Ghiaie di Bonate.  Ascoltatemi: difendete Bonate. Bonate è una fonte di grazie per tutto il mondo specialmente per  tutte le famiglie. Come soffro perché molti miei figli sacerdoti non credono che Io sono apparsa a Bonate alla bambina Adelaide Roncalli, disprezzando il mio messaggio e le mie grazie. E’  necessario fare grandi atti di riparazione per Bonate perché non hanno accettato i miei messaggi  di conversione specialmente tutti i sacerdoti. Miei figli prediletti basta con così grande incredulità.  Non permettete che satana vi derida a causa della vostra incredulità su Bonate.  Forse non siete ancora convinti che il demonio voleva tutto questo perché molte famiglie non  trovassero la strada della salvezza e… fossero distrutte?  Pregate! Pregate! Pregate!  Io la vostra Mamma celeste vi dico che diventi santo il luogo dove sono apparsa a Ghiaie di  Bonate, perché questa è una richiesta del mio Figlio Gesù. 

Ciliverghe, casa privata - 23 maggio 1997 

***

Gesù:
Carissimi figlioli quanto Io vi amo! Vi mando la mia Santa Mamma nelle diverse parti del mondo ma molti non ascoltano i Suoi santi messaggi. Tu devi dire a tutti i Sacerdoti sull’importanza del fatto che si deve santificare Bonate. Che il mio Papa sappia il mio messaggio circa Bonate. La sua venuta in Brasile per l’incontro internazionale delle famiglie: è molto importante, e il messaggio di Bonate deve essere proclamato a tutte le famiglie come pure il messaggio di Itapiranga. Questo è l’appello del mio Sacro Cuore.

25 maggio 1997 – h 17 – Brescia, casa privata

***

Edson chiede circa le apparizioni di Montichiari – Rosa Mistica e Bonate. Risposta:

Maria:
Io sono apparsa davvero a Montichiari e Fontanelle come Rosa Mistica, come pure sono apparsa a Ghiaie di Bonate dando un messaggio speciale a tutte le famiglie. Io sono la Madre della Chiesa e desidero che tutti i miei figli sacerdoti ascoltino i miei appelli materni.

Virle, casa privata - 25 maggio 1997 – h. 21

Regina della Famiglia



Apparizioni a Ghiaie


La deposizione di don Cesare Vitali 

Riporto in parte il verbale della quinta seduta del tribunale, tenuto il 9 giugno 1947, nella Curia di Bergamo. 

Don Cesare Vitali, parroco di Ghiaie, così risponde: 

 Io ho detto subito a don Cortesi che mi sembrava impossibile che l'Adelaide avesse detto una cosa simile perché la  bambina a me ha sempre detto che aveva visto la Madonna. E  poi la bambina mi ha detto che lei ha scritto sotto dettatura. Io  ho inteso queste parole in senso stretto. 
Io ho preso l'Adelaide d'accordo con mons. Bramini nelle  vacanze e le ho parlato facendole presente che se diceva bugie  faceva peccato mortale. E lei mi ha risposto che aveva visto la  Madonna. "Quante volte?" 

— "13 volte". 

E poi ho fatto altre domande su particolari: come, quando  e in modo speciale sull'apparizione del 28 maggio, giorno della  la Comunione, e lei ha aggiunto che in quel giorno la Madonna  era vestita di rosso col manto verde, la corona di regina in testa  e due rose sui piedi. E poi le ho detto: "Ma se hai scritto a don  Cortesi che non l'hai vista?". -. "Ho scritto sotto dettatura", così  ha risposto. In quel tempo, luglio 1946, la bambina ha parlato  anche con la dott. Maggi, la quale portatasi all'asilo con me l'ha  interrogata a lungo e lei ha sempre affermato di aver visto la Madonna. 

Ne avrei cattiva impressione, perché a me ha sempre detto  che l'aveva vista. Quindi o la bambina fa una bugia adesso o  l'ha fatta allora. E non la credo capace di avere fatto una bugia  così marchiana, dicendo di aver visto la Madonna mentre non  l'avrebbe vista. Mons. Merati contesta che don Cortesi possa  aver obbligato la bambina a negare una tale cosa. 

Il parroco risponde: 

 Don Cortesi si è comportato molto male. Ha sempre  interrogato delle donnette, mai persone serie. Io credo che don  Cortesi in un secondo tempo (prima era favorevole) abbia subito  l'influenza dei miei colleghi vicini che erano contrari. 

Mons. Cavadini: 

 E se l'Adelaide confermasse di aver scritto sotto dettatura in senso largo? 

Il teste risponde: Direi che allora a me ha detto una bugia.  I giudici spiegano il pensiero della bambina sulla dettatura; e aggiungono che la bambina oramai nega ripetutamente di  aver vista la Madonna. 
Il teste fa presente che la bambina il giorno in cui venne a  casa fu portata subito in casa sua, senza subire l'influsso di nessuno. In quell'occasione, dopo me, hanno interrogata la bambina don Piccardi, mons. Bramini, padre Petazzi. 

Mons. Patelli: 

La bambina è attendibile? 

Il teste risponde: 

 Io la conoscevo poco; l'ho interrogata dopo il sorgere  dei fatti più volte e non ho avuto l'impressione che dicesse  bugie. E non la credo portata alla menzogna. L'ultima volta che  l'ho vista, sarà un mese fa, dalle Suore della Sagesse, ma non ho  notato nulla di speciale. 

Intorno ai particolari dell'origine dei fatti, mons. Cavadini  prospetta la possibilità che la bambina abbia detto per scherzo  alle compagne di aver visto la Madonna. Il parroco dice che  essa ha affermato subito dopo la prima presunta apparizione (7  o 8 minuti dopo) di aver vista la Madonna. Egli non la ritiene  capace di inventare una cosa simile. 

Mons. Patelli: 

 Lei crede che la bimba sia sempre stata coerente nel riferire i particolari delle visioni? 

 Per quelle poche volte che l'ho interrogata io l'ho trovata sempre coerente. 

Il tribunale fa noto al teste che da quanto risulta finora  essa continua a negare di aver vista la Madonna. Il parroco  aggiunge che la bambina quando è andata a casa la sera piangeva e alla cugina Annunziata che chiese il perché rispose che  piangeva perché aveva detto che non era vero che aveva visto la  Madonna, mentre era vero che aveva visto la Madonna. E il teste  aggiunge che in conseguenza forse fu indotta dal curato a scrivere qualche cosa in merito. Lui però di positivo sa solo che  dalle Suore della Sagesse le fu dato un quaderno per scrivere le  sue note. 

 Mons. Bramini il giorno 13 maggio è stato a Ghiaie; e  mi ha detto che attendeva che il tribunale avesse a dare gli  ordini. E lui aveva fiducia che la cosa sarebbe andata bene... 

 Se ora si trattasse di togliere via gli ex-voto, spegnere le  luci, togliere i segni speciali di devozione che impressione se ne  avrebbe? 

 Pessima impressione, risponde il teste. C'era una persona incaricata di vigilare sul posto e lei ha messo i quadretti.  Certo che se si decidesse che non è vero nulla io sono disposto a  venir via dalla parrocchia. Io ai primi giorni delle apparizioni  sono stato scetticissimo. Poi ho visto delle prime grazie e guarigioni. E allora ho incominciato a essere fiducioso. Anche recentemente, un mese e mezzo fa, all'Adelaide ho domandato  ancora presso le Suore della Sagesse, e lei mi ha confermato che  l'ha vista la Madonna e c'è sempre gente sul luogo. Ieri sera  verso le 9 ci sono andato io e c'erano ancora 8 o 9 persone.  Durante il giorno ce n'erano migliaia. 

Sorprende l'insistenza, con la quale i giudici del tribunale  ecclesiastico, tentano di convincere il parroco don Cesare Vitali,  che la bambina ha mentito, e come prova di questa certezza portano le ripetute negazioni che la bambina ha fatto con don Cortesi e con loro. 

Le prove addotte dal parroco, a favore della sincerità di  Adelaide, non sono tenute in alcuna considerazione. Ciò che  conta è quello che ha scritto e affermato don Cortesi. Si insiste  nel rilevare l'incoerenza della bambina nel riferire i particolari delle apparizioni, a volte insignificanti. Si sa che la bambina era  frastornata da tutto ciò che le era capitato e si svolgeva attorno a  lei, in quei giorni delle apparizioni. Tolta d'improvviso dal suo  ambiente tranquillo, assillata e affaticata dal peso della notorietà, dai lunghi interrogatori, poteva avere dimenticato o confuso, non  solo i particolari, ma anche le parole della Vergine Maria, come  è capitato anche ad altri veggenti, per esempio a Santa  Bernardetta Soubirous, la quale a non molta distanza dagli  avvenimenti, di alcune circostanze non ricordava più nulla e,  tolte le prime tre apparizioni, tutte le altre si erano come  sovrapposte nella sua memoria, per cui preferiva narrare globalmente le visioni senza altre specificazioni. Invece di interrogare  la bambina in quel modo ed esaminare la sua psiche, la sua  coscienza, il suo corpo, si dovevano fare "esami e perizie intorno  alle guarigioni", come aveva chiesto il vescovo di Bergamo, nel  decreto costitutivo del tribunale ecclesiastico. 

La sesta ed ultima seduta viene fatta nella casa del parroco di Ghiaie, il 10 giugno 1947, ne riporto in parte il verbale. 

Severino Bortolan

Il problema dell'ora presente. Antagonismo tra due civiltà



LA FRAMASSONERIA DENUNCIATA


Lo sforzo della framassoneria per rovesciare la civiltà cristiana diviene più manifesto nell'opera della Rivoluzione.

Luigi Blanc ben riconosceva essere codesto lo scopo preso di mira: "Nel grado di cavaliere del sole, allorché aveva luogo una iniziazione, il Venerabilissimo cominciava col domandare al primo sorvegliante: 'Che ora è?'. E questi doveva rispondere: L'ora dell'oscurità tra gli uomini. Interrogato a sua volta dei motivi che lo conducevano, il candidato rispondeva: 'Io vengo a cercare la luce, poiché i miei compagni ed io ci siamo smarriti nelle tenebre che coprono il mondo. Delle nubi oscurano Hesperus, la stella dell'Europa; esse sono formate dall'incenso che la superstizione offre ai despoti'". Non si può dire più chiaramente che la civiltà cattolica ha immersa l'Europa nelle tenebre, che il genere umano ha perduto di vista il fine naturale dell'uomo, e che la framassoneria s'è tolta la missione di aprirgli gli occhi. Da gran tempo gli storici hanno esclusa deliberatamente la framassoneria dalla storia; e perciò hanno presentato la Rivoluzione sotto una luce falsa ed ingannevole. Il sig. Wallon, presentando i processi verbali che furono stesi all'istante, ci ha infine esposto i fatti tali e quali si sono prodotti; ma non risale alle cause e ai primi agenti che produssero questo cataclisma, alle idee la cui propaganda lo rese possibile. Tocqueville e Taine, che hanno fatto uso nello studio della Rivoluzione d'una critica si illuminata, non hanno portato le loro investigazioni sul dominio delle società segrete.

I maneggi della framassoneria in questi ultimi tempi ci hanno fatto aprire gli occhi. La si vede preparare nuovi sconvolgimenti e nuove rovine. Ognuno si domanda se le sventure e i delitti che hanno segnato la fine del XVIII secolo non siano ad essa imputabili. Maurizio Talmeyer tenne recentemente una conferenza che poscia pubblicò in opuscoletto sotto questo titolo: La Framassoneria e la Rivoluzione francese. Copin-Abancelli, Prache ed altri si applicarono, in differenti pubblicazioni, a far uscire dalle tenebre diligentemente conservate, la parte presa dalle società segrete nella Rivoluzione. Per dimostrarlo, essi poterono attingere nell'opera pubblicata trent'anni fa, da N. Deschamps, sotto questo titolo: Les sociétés secrètes et la société, completata nel 1880 da Claudio Jannet. E questi avevano largamente usufruito di un'opera anteriore, pubblicata in piena Rivoluzione, nel 1798, da Barruel: Mémoíres pour servir à l'histoire du Jacobinisme.

Queste Memorie non offrono, come potrebbe far credere il titolo, documenti da usare per comporre la storia dei delitti commessi dai Giacobini; Barruel, nei suoi cinque volumi, si applicò a fornire ai futuri storici del Terrore, le informazioni o gl'indizi che loro permettessero di stabilire il punto di partenza, i primi agenti e le cause segrete della Rivoluzione. "Nella Rivoluzione francese - egli dice

- tutto, persino i suoi misfatti più spaventevoli, tutto era stato preveduto, meditato, combinato, risoluto, stabilito; tutto fu l'effetto della più profonda scelleratezza, poiché tutto è stato condotto da uomini che soli tenevano il filo delle cospirazioni ordite nelle società segrete, e che hanno saputo scegliere e studiare il momento propizio alle congiure".

Il convincimento di questa premeditazione e di queste congiure risulta dalla lettura dei cinque volumi. Sul frontespizio del quarto, nel "Discorso preliminare", egli domanda: "In qual modo gli adepti segreti del moderno Spartaco (Weishaupt) hanno presieduto a tutti i misfatti, a tutti i disastri di questo flagello di brigantaggio e di ferocia chiamato la 'Rivoluzione'? Come presiedono ancora a tutti quelli che la setta medita per compiere la dissoluzione delle società umane? (Ciò ch'essa meditava di riprendere all'indomani della Rivoluzione, lo eseguisce al giorno d'oggi sotto i nostri occhi. E sono ancora i framassoni che stanno alla testa di tutto ciò che noi vediamo). Consacrando questi ultimi volumi a rischiarare tali questioni, io non mi lusingo di risolverle con tutta la precisione e con tutti i particolari di uomini che avessero avuto la facoltà di seguire la setta 'Illuminata' nei suoi sotterranei, senza perdere un istante di vista i capi o gli adepti ... Raccogliendo i tratti che mai sono svelati, ne avrò abbastanza per segnalare la setta dovunque i misfatti additano la sua fatale influenza".

Si comprende il grande ed urgente interesse che presenta la lettura di quest'opera nell'ora presente. Quello che accade, quello di cui siamo spettatori, è il secondo atto del dramma cominciato un secolo fa; è la stessa Rivoluzione, ravvivata nel suo focolare, coll'intenzione che Barruel aveva già potuto constatare, di estenderne l'incendio nel mondo intero. Egli ce ne mostra il proposito, la volontà espressa fin dal principio del XVII secolo. I congiurati potranno essi raggiungere i loro fini di annientare la società cristiana? E' il segreto di Dio, ma è altresì il nostro. Poiché l'esito della Rivoluzione dipende dall'uso che noi vogliamo fare della nostra libertà, come dai decreti eterni dì Dio.

Gli è per sostenere, per incoraggiare le buone volontà, che Barruel scrisse le sue Mémoires: "E' per trionfare finalmente della Rivoluzione e ad ogni costo, e non per disperare che fa d'uopo studiare i fasti della setta. Siate tanto zelanti pel bene, quanto essa lo è pel male. Abbiate la buona volontà di salvare i popoli; i popoli stessi abbiano la volontà di salvare la loro religione, le loro leggi, la loro fortuna, com'essa ha la volontà di distruggerle, e i mezzi di salute non mancheranno". E questa è altresì la volontà e la speranza che noi vorremmo vedere spuntare dalla lettura dei Problema dell'ora presente.

Delasuss, Henri;

Spirito Santo



Spirito Santo, 
sostegno e consolatore degli afflitti, 
infondi nei cuori serenità, 
gioia  e speranza, 
sii conforto e sollievo nelle nostre difficoltà. 
 Nelle ore della prova della nostra vita di coppia 
 ravviva la nostra mutua comprensione e fiducia. 
Confortati e consolati da Te, 
Soffio di vita, 
rendici capaci di diffondere 
serenità e speranza.

Un Mondo secondo il Cuore di Dio



***
Ma come se fosse poco il dire che Gesù scaccia i demoni per arte di Belzebul, lo stesso demonio fa dire, in altra occasione, che Gesù è “indemoniato”. L’insulto viene dall’inferno stesso. Siccome la verità non può essere portata verso la menzogna, la menzogna tenta di macchiarLa dicendo che nella verità risiede il demonio. 

Anche qui si può fare una riflessione pratica: il demonio può far sì che vediamo la verità come cosa diabolica, perché così la respingiamo. I mezzi che egli utilizzerà sono innume- revoli, come innumerabile è l’errore. Da questa terribile rete che costantemente ci tende il nemico non potremo liberarci senza una profonda umiltà e un sincero abbandono nell’Amore e nella Volontà di Dio. La “piccolezza” racco- mandata da Gesù sarà l’unica cosa che ci faciliterà l’uscire dalle maglie di questa rete diabolica che viene dal padre della menzogna. 

Gesù chiama la sua Passione « l’ora del potere delle tene- bre» u . Varie volte i suoi nemici avevano tentato di ucciderlo, ma non era arrivata «l’ora». Questa «ora» non è segnata né da Gesù, né dal Padre, né dal demonio stesso. Questa «ora» deve essere segnata dalla libertà di un uomo, che si decida total- mente per lo spirito del male. Se l’«ora» dell’Incarnazione del Figlio di Dio fu segnata dalla libera volontà di una creatura umana, Maria, l’«ora» della Sua Passione e Morte fu segnata da un’altra creatura umana libera, Giuda. È questo fedele strumento del demonio, colui che inaugura la dolorosa Passione di Gesù, e «il potere delle tenebre»: «E appena preso il boccone, Satana entrò in lui» . 

In questo dramma divino-umano si deve tener presente che gli uomini sono strumenti ciechi del demonio, ma di una cecità alla quale sono arrivati con una responsabilità da essi non ignorata, di cui Dio solo conosce tutta la portata: «Dio ha dato loro uno spirito di torpore, occhi per non vedere e orecchi per non sentire, fino al giorno d’oggi». Se nella vita pubblica di Gesù, il demonio si valeva della ragione umana per ostacolare il suo cammino luminoso, nella sua Passione si vale del fondo più basso dell’uomo: la pungente ironia e il sarcasmo. La corona di spine, il manto di porpora, la canna messa nelle sue mani divine, fu lo scherno del demonio stesso per deridere Colui che si era proclamato Re e che nel deserto aveva disprezzato i regni di questo mondo offertigli da lui. Come nel deserto, anche sul Calvario egli tenta, in un modo beffardo, di fermare Gesù affinché non compisse il sacrificio totale: «Se sei il Figlio di Dio, scendi dalla Croce...» Nel deserto Gesù non cambiò le pietre in pane, e non si gettò dal pinnacolo del tempio. Là Gesù vinse il demonio con la sua Sapienza, qui lo vince con la sua morte, perché questa è la via inevitabile per la sua maggiore vittoria, la risurrezione. E non sarà proprio questo l’atteggiamento che deve assumere la Chiesa di Cristo di fronte ai suoi nemici? Non è Cristo il modello? Anche la stessa morte ignominiosa comincia a strappare terreno al demonio; uno dei ladri, antico possesso suo, supplica il Crocefisso per entrare nel suo Regno, regno ridicolizzato da Satana: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Il “nemico” l’aveva sfidato a scende- re dalla croce per dare una prova della sua divinità: «Se sei il Figlio di Dio ». La sua morte, apparentemente come quella di un impotente, converte il centurione romano e questi confessa proprio ciò di cui il demonio si era burlato: «Veramente quest’uomo era il Figlio di Dio» Proprio nella morte di Gesù, che sembra una sconfitta, comincia la sua vittoria. Questa è la vittoria-modello per tutti quelli che desiderino essere veri figli di Dio.
***
presentato da JOSÉ BARRIUSO 

I doni profusi dallo Spirito Santo su PADRE PIO



Piaga sulla spalla destra 

Il 16 giugno 1921, il visitatore apostolico mons. Raffaello Rossi fece un esame estremamente scrupoloso delle stimmate, sulla loro origine e fenomenologia. Al termine egli chiese esplicitamente a Padre Pio se c'erano altre piaghe o "segni simili". Padre Pio rispose categoricamente: "No! Non ne ho mai avuto." Nel suo rapporto finale mons. Rossi riprende il "no" di Padre Pio e scrive: "Padre Pio mi ha assicurato che sulla sua persona non ci sono altre piaghe." (Francesco Castelli, Padre Pio Under Investigation. The secret Vatican Files, Ignatius Press, San Francisco, 2011,  pag. 58) 

Padre Marcellino Iasenzaniro: "Si scrive che P. Pio, oltre alle stimmate che conosciamo, avesse una piaga o stigma alla spalla destra. Ciò non appare nell'epistolario." (P. Marcellino Iasenzaniro, Padre Pio profilo di un santo, II Volume; Carità e prove, sostenute nella speranza, Edizioni Padre Pio, San Giovanni Rotondo, 2010, pag. 268, nota 70) 

Giovanni Paolo II nel 1947, quando era ancora un semplice sacerdote che studiava a Roma per frequentare gli atenei pontifici, andò in pellegrinaggio a San Giovanni Rotondo e si incontrò con Padre Pio. Sapendo che il santo frate aveva le stimmate gli fece la stessa domanda che San Bernardo fece a Gesù. E la risposta fu la stessa: “Era la piaga sulla spalla.” Quel colloquio rimase un segreto. Padre Pio aggiunse che nessuno ne sapeva nulla e che quella piaga non veniva nemmeno curata.  E nulla se ne seppe sino alla morte del santo frate.  Il futuro papa non ne fece parola ad alcuno, salvo al collega che lo accompagnò e che era il futuro cardinale polacco  Andrej Deskur.  Anche il cardinale tacque sino alla morte del papa Giovanni Paolo II. (Castelli, Padre Pio, pag. 57) 

A San Giovanni Rotondo se ne accorsero soltanto anni dopo, quando Fra Modestino fu incaricato di fare l'inventario di tutti gli effetti  personali di Padre Pio contenuti nella cella n° 5, dove il Padre era spirato.  

Fra Modestino scrive: "Un'altra sconcertante scoperta avrei dovuto fare. Quando fu la volta delle maglie, mi venne alla mente che una sera del 1947, davanti alla cella n. 5, Padre Pio mi confidò che uno dei suoi più grandi dolori era quello che provava quando si cambiava la maglia. Io pensavo che questo fosse causato dalla piega sul costato. Il 4 febbraio 1971 però dovetti cambiare opinione allorché' osservando con più attenzione una maglia di lana da lui usata, notai sopra di essa, all'altezza della clavicola destra, una traccia indelebile di sangue. Si trattava del segno evidente di un'ecchimosi circolare di circa dieci centimetri di diametro, all'inizio della spalla destra, vicino alla clavicola. Avevo letto in qualche libro una preghiera in onore della piaga sulla spalla destra di nostro Signore, apertaGli dal legno durissimo della croce che, scoprendoGli tre sacratissime ossa, Gli avevano procurato acerbissimo dolore.  
Se in Padre Pio si erano ripetuti tutti i dolori della passione, non era da escludere che egli avesse sofferto anche quelli provocati dalla piaga alla spalla. Quella lesione aveva determinato un profondo ematoma e una fuoriuscita di liquido ematico sulla spalla destra, con secrezione sierosa. Ecco quindi, sulla maglia un alone sfocato con al centro la macchia scura del sangue assorbito.   

Quella notte prima di addormentarmi pregai Padre Pio di darmi un segno. All'una e cinque un improvviso acuto dolore alla spalla mi fece svegliare. Era come se un coltello mi avesse scarnito la clavicola. Contemporaneamente sentii una voce che diceva: "Così ho sofferto io." Un intenso profumo mi avvolse e riempì tutta la mia cella.”  (Frà Modestino da Pietrelcina, Io...testimone del Padre, Edizioni Padre Pio da Pietrelcina, San Giovanni Rotondo, V edizione, 2001, pag. 83-5)  


San Bernardo di Chiaravalle (1090 - 1153)  

È a San Bernardo che si deve la conoscenza di alcune devozioni popolarmente riconosciute dalla Chiesa Cattolica ancora oggi, ad esempio quelle sulle Piaghe di Gesù. Il dono mistico del Santo gli consentì, oltre che la Vergine, di ricevere rivelazioni anche da Gesù Cristo stesso. Tra tutte, la più famosa è la rivelazione della Piaga incognita della Sacra Spalla di Gesù Cristo aperta dal peso della Croce. Nei suoi scritti, San Bernardo, racconta di aver chiesto nell'orazione a Cristo quale fosse stato il maggior dolore sofferto nel corpo durante la sua passione. Gli fu risposto: 

« Io ebbi una piaga sulla spalla, profonda tre dita, e tre ossa scoperte per portare la croce. Questa piaga mi ha dato maggior pena e dolore più di tutte le altre e dagli uomini non è conosciuta. Ma tu rivelala ai fedeli cristiani e sappi che qualunque grazia che mi chiederanno in virtù di questa piaga, verrà loro concessa; ed a tutti quelli che per amore di Essa mi onoreranno con tre Padre Nostro, Ave e Gloria al giorno, perdonerò i peccati veniali, non ricorderò più i mortali, non morranno di morte subitanea ed in punto di morte saranno visitati dalla Beata Vergine conseguendo ancora grazia e misericordia. » 

San Bernardo ottenne anche la concessione dell'indulgenza da Papa Eugenio III a chiunque avesse propagato e portato sempre con sé l'orazione scritta all'uopo dal Santo. 

G. C.

La profezia del Virus creato in laboratorio (Anguera)









Il Quinto e Sesto Sigillo di Ap 6,9-17


lunedì 27 aprile 2020

Oltre la morte



I Santi e il Purgatorio

Teresa Musco (1943-1976), la stimmatizzata di Caserta, racconta che il 2 novembre 1962, non potendo andare al cimitero come avrebbe desiderato poiché era il giorno dei defunti, pregò dalla sua casa con grande fervore per le anime del purgatorio. Nelle prime ore della sera, mentre continuava a pregare, vide nella sua stanza molte persone. Chiese loro: «Che volete?» Esse la salutarono con molta gioia e le dissero: «Ci hai liberato dal purgatorio con le tue preghiere e veniamo a ringraziarti» poi sparirono splendenti di gioia e di amore.


P. Angel Peña

CRISTO, VITA DELL'ANIMA



IL DISEGNO DIVINO NELLA NOSTRA PREDESTINAZIONE ADOTTIVA IN GESÙ CRISTO  

La ragione umana può dimostrare che esiste un Essere supremo, causa prima di ogni creatura, provvidenza del mondo, rimuneratore sovrano, fine ultimo di tutte le cose. Da questa conoscenza razionale e dalle relazioni, che essa ci manifesta tra le creature e Dio, derivano per noi certi doveri, il cui insieme fonda ciò che si chiama la legge naturale e la cui osservanza costituisce la religione naturale.  
   Ma la nostra ragione, per quanto potente, non ha potuto scoprire nulla, con certezza della vita intima dell'Essere supremo: la vita divina appare infinitamente lontana, in una solitudine impenetrabile: Lucem inhabitat inaccessibilem (1).  
   La rivelazione è venuta a inondarci della sua luce. Essa ci insegna che c'è, in Dio, una ineffabile paternità.  
Dio è padre: è il dogma fondamentale che tutti gli altri presuppongono, dogma magnifico che lascia confusa la ragione, ma rapisce la fede e entusiasma le anime sante.  
Dio è padre. - Dall'eternità, quando non splendeva ancora la luce creata sul mondo, Dio genera un Figlio, al quale comunica la sua natura, le sue perfezioni, la sua beatitudine, la sua vita, poiché generare è comunicare (2) l'essere e la vita (3), (4). La vita è dunque in Dio, vita comunicata dal Padre e ricevuta dal Figlio.  
   Questo Figlio, in tutto simile al Padre, è unico (5), è unico, perché ha (6), col Padre, una stessa e indivisibile natura divina; e tutti e due, benché distinti l'uno dall'altro (in causa delle loro proprietà personali «di essere Padre» e «di essere Figlio»), sono uniti in un vincolo d'amore potente e sostanziale, da cui procede quella terza persona, che la Rivelazione chiama con nome misterioso: lo Spirito Santo.  
   Tale, per quanto può conoscerlo la fede, il segreto della vita intima di Dio; la pienezza e la fecondità di questa vita   è la sorgente della felicità incommensurabile, che possiede l'ineffabile società delle tre persone divine.

Ed ecco che Dio, non per aggiungere qualche cosa alla sua pienezza, ma per arricchire per suo mezzo altri esseri, estenderà, per così dire, la sua paternità. Questa vita divina, così trascendente, che Dio solo ha il diritto di vivere, questa vita eterna, comunicata dal Padre al Figlio unico, e, per loro mezzo, al loro Spirito comune, Dio decreta di chiamare delle creature a dividerla. Per un trasporto d'amore, che ha la sua sorgente nella pienezza dell’Essere e del Bene, che è Dio, questa vita traboccherà dal seno della divinità per raggiungere e beatificare, elevandoli al disopra della loro natura, degli esseri tratti dal nulla. A queste creature pure, Dio dà la qualità e farà sentire il dolce nome di figli. Per natura, Dio non ha che un Figlio; per amore, ne avrà una   moltitudine innumerevole: tale la grazia dell'adozione soprannaturale.  
   
Questo decreto d'amore, effettuato in Adamo fin dall'alba della creazione, poi attraversato dal peccato del capo del genere umano, che trascina tutta la discendenza nella sua disgrazia; questo decreto d'amore sarà restaurato da una invenzione meravigliosa di giustizia e di misericordia, di saggezza e di bontà. Ecco che il Figlio unico, che vive eternamente nel seno del Padre, si unisce ad un dato momento alla natura umana, ma in modo così stretto che questa natura, pur essendo perfetta in sé stessa, appartiene interamente alla persona divina alla quale è unita. La vita divina, comunicata nella sua pienezza a questa umanità, fa di lei l'umanità del Figlio di Dio: è l'opera ammirabile dell'Incarnazione. Possiamo dire con tutta verità che questo uomo, che si chiama Gesù Cristo, è il vero Figlio di Dio.  
   
Ma questo Figlio, che per natura è l'unico del Padre Eterno, compare quaggiù per diventare il primogenito di tutti coloro, che lo riceveranno, dopo essere stati riscattati da lui presentata da Cristo a suo Padre (1), circonderà il trono di Dio, per attingere, alle sorgenti vive una beatitudine senza fine, per esaltare le magnificenze della bontà e della gloria divina. L'unione sarà eternamente consumata e «Dio sarà tutto in tutti».  
  
 Tale è, nelle sue linee generali, il disegno divino. Tale per sommi capi, la parabola che descrive l'opera soprannaturale.  

Beato Dom COLUMBA MARMION

La guerra Europea e le Profezie



Profezia del P. Necton della Compagnia di Gesù fatta verso 1’ anno 1760.

« ... Perirà una moltitudine sterminata, ma i malvagi non prevarranno. Eglino penseranno di distruggere del tutto la Chiesa, ma non ne avranno il tempo, perchè quell’orribile periodo sarà di breve durata. Nel momento, in cui tutto si crederà perduto, sarà tutto salvato. « Durante uno sconvolgimento siffatto, il quale  per quanto sembra  sarà generale e non solo per la Francia, Parigi sarà distrutta. E così, 20 anni dopo, i genitori, passando sulle sue rovine coi figliuoli, per soddisfare alle loro domande, risponderanno :  V’era qui una grande città : Dio la distrusse a cagione dei suoi delitti. Dopo tali spaventosi eventi tutto rientrerà nell’ ordine : giustizia sarà fatta a tutti gli uomini, la contro rivoluzione sarà consumata, ed il trionfo della Chiesa sarà tale che non se ne avrà avuto giammai uno somigliante. I felici cristiani, i quali saranno sopravvissuti alla prima rivoluzione francese, ringrazieranno Dio d’averli preservati per contemplare un trionfo della Chiesa così completo. L’Inghilterra ancora avrà la sua rivoluzione, e sarà la Francia che l’aiuterà a rientrare nella pace. « Allorquando giungeranno questi avvenimenti, tutto sarà sconvolto in sulla terra, e si crederà che Dio abbia interamente abbandonati gli uomini a’ loro sensi riprovati. In una parola il disordine sarà completo. Nel momento della crisi niente altro vi sarà da fare, che rimanere là dove Iddio ci avrà collocati, e pregare nel nostro interno, mentre passa la collera e la giustizia divina ».


(1) In questo periodo rettorico è magnificamente illustrato il trionfo della Chiesa colla conversione degli infedeli, l abiura degli eretici, 1 abbondanza predetta, il gaudio dei veri cattolici e 1 onore che riceveranno.

PREGANDO PER I FRATELLI NELLA D. V: PER RIDARE A DIO LA GLORIA



(tratto dagli Scritti sulla Divina Volontà della Serva di Dio Luisa Piccarreta)


“Le Ore della Passione di N.S.G.C.” 19a Ora

Mio Gesù, i miei pensieri sono una sola cosa con i tuoi; perciò insieme con Te prego, imploro, scuso e riparo innanzi alla Maestà Divina tutto il male commesso dalle creature con la loro intelligenza. Permettimi che prenda le tue spine e la tua stessa intelligenza e che vada con Te da tutte le creature, ad attaccare la tua intelligenza alla loro. Voglio restituire loro l’intelligenza, come Tu la creasti all’origine, con la santità della tua. [Voglio] riordinare con la santità dei tuoi pensieri tutti i pensieri delle creature in Te, e trafiggere con le tue spine tutte le menti delle creature, per restituirti il dominio ed il regime di tutti. O Gesù, Tu solo sii il dominatore di ogni pensiero, di ogni affetto e di tutti i popoli. Reggi Tu solo ogni cosa; solo così la faccia della terra, che fa orrore e spavento, si cambierà.



Volume 18 Ottobre 1, 1925

La Divina Volontà stava nel centro dell’Umanità di Nostro Signore, e chi vive in Essa vive in questo centro.

Stavo secondo il mio solito accompagnando le pene della Passione del mio dolce Gesù, e offrivo la stessa privazione, la tortura che mi cagionava, come attestato del mio doloroso amore, per suo sollievo e compatimento delle sue pene. Ora, mentre ciò facevo, l’amato mio bene ha mosso un braccio nel mio interno, alzando la sua mano destra, facendo scorrere dalle sue dita rivoli di Sangue e di luce sulla povera anima mia che stava appassita e bruciata dal soffio potente della sua privazione e con una mestizia tale, che Gesù stesso Si è scosso ed intenerito, per compassione e volendomi sollevare mi ha detto: “Figlia mia, coraggio, non temere, chi vive nella mia Volontà sta nel centro della mia Umanità, perché la Volontà Divina sta in Me come il sole nella sua sfera, che ad onta che i raggi invadono la terra, non si parte mai dall’alto, dal suo centro, sta sempre circuito nella sua sfera, nel suo maestoso trono, e mentre la sua luce percorre tutto, dominando tutto, tutto le serve di sgabello, aspettando tutti la sua benefica luce. Così si trovava in Me la Volontà Divina, come centro nella sfera della mia Umanità, e dalla mia sfera partiva la luce a tutti e dovunque. Era stato questo il primo atto dell’uomo, respingere la mia Volontà Suprema, conveniva dunque alla mia Umanità fare il primo passo verso di Essa, accentrando in Me come centro di vita questa Volontà Eterna, e per mezzo della mia vita, delle mie opere e pene, portarla di nuovo all’uomo, affinché ritornasse al suo Creatore, mettendosi nell’ordine per cui era stato creato.
Vedi dunque, figlia mia, che l’anima che vive nella mia Volontà sta nel centro della mia Umanità, e tutto ciò che Io feci e patii sta tutto intorno a lei ed in suo aiuto: Se debole, le somministra la mia fortezza; se ombrata, il mio Sangue la lava e l’abbellisce, le mie preghiere la sostengono, le mie braccia la tengono stretta e la coprono con le mie opere; insomma, tutto sta a sua difesa ed aiuto. Perciò, il pensiero delle mie pene è come connaturale in te, perché vivendo nella mia Volontà, esse ti circondano come tante nubi di luce e di grazia. La mia Volontà, nella sfera della mia Umanità, metteva come in via le mie opere, i miei passi, le mie parole, il mio Sangue, le mie piaghe, le mie pene e tutto ciò che Io feci per chiamare l’uomo e dargli gli aiuti e mezzi sufficienti per salvarlo e farlo ritornare di nuovo nel seno della mia Volontà. Se la sola mia Volontà avesse voluto uscire in campo per chiamare l’uomo, si sarebbe spaventato; invece volli chiamarlo con tutto ciò che feci e patii, come tanti adescamenti, spinte ed incoraggiamenti e mezzi per farlo ritornare nelle mie braccia, sicché tutto ciò che Io feci e patii è il portatore dell’uomo a Dio. Ora, chi vive nella mia Volontà, vivendo nel centro della mia Umanità prende tutti i frutti di tutto ciò che Io feci e patii, ed entra nell’ordine della Creazione, e la mia Volontà compisce in lui il pieno scopo per cui fu creato. Altri, poi, che non vivono nella mia Volontà, trovano i mezzi per salvarsi, ma non godono tutti i frutti della Redenzione e Creazione”.
Ora, mentre ciò diceva il mio amabile Gesù, Gli ho detto: “Amor mio, io non so, mi dici che io vivo nella tua Volontà e poi mi lasci? Ah, a che duro martirio mi sottoponi! Come Tu mi lasci tutto per me si cambia, io stessa non mi riconosco più, tutto per me muore: muore la luce, l’amore, il bene. Sei Tu solo che mantieni il battito della vita nella povera anima mia; come Tu parti e mi lasci, così muore tutto. Vedi dunque in che condizioni dure e dolorose mi lasci. Deh! abbi pietà di me e non mi lasciare più, che più non posso” E mentre volevo più dire, il mio Gesù sospirando ha soggiunto: “Figlia mia, taci, non andare più oltre, le tue parole Mi feriscono il Cuore. Oh! come vorrei toglierti dal tuo cuore questo chiodo sì duro che Io ti lascio, di che potessi lasciarti! Lo so pure Io che per chi Mi ama, questo chiodo è insopportabile, fa ammazzare continuamente senza pietà, perciò deponi il pensiero che Io potessi lasciarti. Invece di lasciarti, dovresti essere convinta che Mi addentro più in te, e faccio silenzio nella navicella dell’anima tua; tanto [è] vero, che nulla è spostato in te, i preparativi che c’erano ci sono, tutti stanno nell’ordine; tanto [è] vero, che basta che la mia Volontà lo voglia, do una giratina ai preparativi che ci sono, e sono già da te. E poi, come posso lasciarti? Per chi fa la mia Volontà e vive in Essa, mantiene integri i vincoli della Creazione che ci sono tra Creatore e creature, i vincoli della Redenzione e i vincoli tra il Santificatore e i santificandi. La mia Volontà suggella tutti questi vincoli e me la rende indivisibile da Me, perciò sii sicura che il tuo Gesù non ti lascia”.
Ora, mentre ciò diceva, vedevo come tanti fili di luce legati al mio cuore, che alcuni erano legati a tutte le cose create, altri fili di luce uscivano da tutto ciò che Gesù aveva fatto e patito, altri dai Sacramenti. Sia tutto a gloria di Dio e a bene dell’anima mia e di tutte le anime. Amen.

Preghiamo lo Spirito Santo



Signore che effondi il tuo Spirito  

Dal tuo seno sgorgano i fiumi d'acqua viva, l'effusione dello Spirito,  
La gloria della tua Resurrezione è l'irradiamento dello Spirito Santo che si è impadronito di tutta la tua natura umana,  
E quella della tua Ascensione, consiste nella facoltà che tu possiedi di diffondere lo Spirito Santo nell'universo per farne il tuo Regno.  
Tutto il frutto del tuo sacrificio redentore sta appunto nel dono dello Spirito, che ci conferisce il perdono dei peccati e la grazia della filiazione divina.  
Riempici di questo Spirito per comunicarci tutta la forza della tua santità e del tuo amore.  
Fa' che esso ci penetri fino in fondo per purificarci, spiritualizzarci, infiammarci.  
Per mezzo del tuo Spirito, imprimi nell'anima nostra la tua somiglianza e formaci secondo il tuo modo di pensare;, comunicaci la tua dottrina e facci vivere integralmente secondo il Vangelo.  
Effondi il tuo Spirito con abbondanza, così che siamo avvolti e penetrati interamente dalla tua carità.